Storia della rivoluzione di Roma (vol. I)/Capitolo XVI
Questo testo è completo. |
◄ | Capitolo XV | Capitolo XVII | ► |
[Anno 1847]
Cenni storici sui circoli o casini tanto di Roma quanto dalle provincie, durante la rivoluzione romana.1
Relativamente ai circoli in generale non dubitiamo punto di affermare, che ove le autorità pontificie avessero avuto presenti le opinioni di Tucidide e di Washington avverse in genere ai circoli politici, non ne avrebber pemesso la istituzione; ma in quel tempo, tempo di frenesia per gli uni, di beatitudine irreflessiva per gli altri, di amorevole espansione del Santo Padre per tutti, pur troppo volevasi che Roma fosse una città eccezionale, e che ivi fosse bianco quello che altrove era nero, in guisa che non fosse a temersi pericolo veruno per la sovranità in tanta gioia popolare.
In così erronea sentenza poi tutti siffattamente convenivano, che non esitiamo a credere che ove il Santo Padre avesse consultato qualcuno in proposito, lo avrebbe rassicurato sulla innocuità del permesso, quasi che col l’introdurre i circoli in Roma, e sopratutto quello che assumer voleva il nome di romano, venisse a formarsi un baluardo per proteggere la società contro la irruzione delle idee democratiche.
Quanto a noi, cui son tuttavia presentì le fasi della rivoluzione francese del 1789, direm francamente e senza ambage che permettere i circoli e voler governare, egli è cosa impossibile: poichè, impiantati una volta che siano. sono essi che danno gl’impulsi, e, formando un governo dentro al governo stesso, finiscono essi soli col governare effettivamente ed in modo tirannico. Resta allora il governo di nome soltanto, come un ente puramente nominale ed astratto, ma ligio e subordinato al potere dei circoli divenuti i veri padroni.
Nè i tempi moderni sono in ciò dissimili dagli antichi.
In prova di che ci basta di citare il Guerrazzi, uno dei campioni, della rivoluzione toscana.2
«In quei tempi, esso dice, i circoli niente meno si reputavano ed erano padroni, e lord Hamilton, ministro inglese in Firenze, scriveva a lord Palmerston: queste formidabili assemblee (i circoli) governano il governo. È impossibile esagerare il terrore e la desolazione di questa bella città.»
Ed il Brofferio dice quanto appresso:
«Il circolo nazionale stabilivasi in Torino al tempo delle prime elezioni dei deputati. Aveva origine dal comitato elettorale del quinto collegio ec. In mezzo al popolo era Brofferio nel suo elemento; quindi poneva ogni maggiore diligenza perchè il circolo assumesse l’importanza di un consesso nazionale e si trovasse in relazione colle camere e coi ministri. Per tal modo queste cittadine adunarne acquistavano tale popolarità, che le loro deliberazioni avevansi in particolar riguardo non meno dal governo che dal parlamento.3
Vedano i nostri lettori che non si tratta di bagattella, perchè i circoli, secondo il Brofferio, eran considerati eguali in potenza al governo ed al parlamento piemontese.
Passiamo ora a sentire ciò che ne dice Felice Orsini nelle sue Memorie4.
«Il Manin in Venezia pose direzione alla cosa pubblica, e con man ferma fece si che i circoli popolari, i quali altrove avevan creato un nuovo stato nello stato, si tacessero, o le lor mene paralizzate fossero affine che venisse impedito il segreto e tenebroso maneggio delle società segrete e delle sètte, che pure non si sa con quale scopo osavano alzare la testa.»
Sostenendo, siccome facciamo, la gran potenza che assunsero i circoli, abbiamo citato tali autori che non ci si accagionerà al certo di averli scelti nel partito clericale, poichè il Guerrazzi, il Brofferio e l’Orsini sono a tutti noti pei loro principî.
Dopo dati questi brevi cenni generici sulla potenza perniciosa dei circoli, passiamo a parlarne in ispecie, incominciando dal
Circolo Romano.
Questo circolo fu il primo ed il più influente di tutti in Roma. Esso fu il centro dal quale emanava l’indirizzo e la forma che dar si voleva alla manifestazione della pubblica opinione. In esso discutevansi le grandi questioni del giorno; da esso venivan deliberate e promosse molte di quelle dimostrazioni che costituirono il carattere della rivoluzione pacifica durante l’anno 1847, e nei primi periodi dell’anno successivo, come verremo narrando.
Gran parte degl’ingegni e de’ migliori politici, non che degli uomini di facondia ed influenza sociale in esso confluivano. La nobiltà romana, quella parte vogliam dire che si associò al movimento del giorno, ebbe nel circolo romano il suo centro direttore. Eranvi inoltre molti forensi di conto, ed una eletta di commercianti e di possidenti. Vi era in somma, direm quasi il fiore della società animata dalle idee di ordine e di progresso.
E tanta fu la politica importanza che a poco a poco venne assumendo, da poter senza tema di esagerazione asserire ch’esso quasi governò Roma nell’epoca sovraccitata.
Lo spirito che dominò il circolo romano nel primo periodo fu pressochè eccellente, come accader suolo in cosiffatte istituzioni; fu spirito in somma di concordia, di pace, di ordine e di progresso. La cittadinanza sentiva il bisogno di un centro comune per determinare un compito certo all’iniziato movimento, e credette di averlo rinvenuto nel circolo romano.
Se non che gli elementi torbidi non mancarono d’introdurvisi a poco a poco, e quanti più di essi vi s’infiltravano, tanti più dei moderati se ne allontanavano, in guisa che ne venne tralignando lo spirito, e da moderato e pacifico, divenne torbido e sedizioso, perchè gli elementi torbidi e sediziosi che in sui primi appena appena vi comparivano, in sugli ultimi, aumentatone il numero, vi ebbero la più grande prevalenza.
Ma quando ciò accadeva, ossia quando la rivoluzione in Roma incominciò ad assumere uno spirito più decisamente democratico, il circolo romano veniva già perdendo gradatamente della sua influenza, ed il circolo popolare per converso prendeva il di sopra, e terminava coll’assorbire in sè, non solo il circolo romano, ma tutti gli altri ancora, ed assumeva e riconcentrava in sè l’alta direzione della cosa pubblica, come in seguito verremo narrando.
Ciò non esclude che il circolo romano avesse il primato nell’anno 1847, e nei primi mesi del 1848. Esso educò e fece adulta la rivoluzione in Roma, ma non ebbe poi la forza di contenerla. E quindi, sottrattasi alla sua tutela, e passata sotto quella del circolo popolare, non ebbe il circolo romano la forza e l’ascendente d’impedire che agisse sbrigliatamente, percorrendo quella strada che è nell’indole della rivoluzione di percorrere.
Il giudizio pronunziato dal Farini nella sua storia 5 sulla mite e quasi diremo innocua influenza del circolo romano, non solo non ci soddisfa, ma consuona assai male colla storica verità?. I fatti, e non le ciancie, che verremo narrando, chiariranno, meglio che tutte le dissertazioni, la verità della nostra sentenza.
Per rispondere poi a quelli fra i nostri concittadini, cui potesse sembrare acerbo il giudizio che abbiam pronunziato su quel circolo, al quale e di buona fede, e con rettitudine d’intenzioni si aggregarono, non sia discaro di leggere la nostra narrazione, e vi scorgeranno che abbiam già prevenuto la loro osservazione, quando abbiamo detto che man mano che gli esagerati vi entravano, davan lo scacco a quelli di più moderati sentimenti; cosicchè i nostri concittadini non avran che a dire: «ed io fui di quel numero.»
Chi è poi non sappia che in aggregazioni siffatte giuocasi il più delle volte con colpi di destrezza, e si fan comparire atti e risoluzioni, che la maggiorità non conobbe o alle quali non prese parte veruna? Troviamo più esplicito, e più sincero il Montanelli, il quale ci dice: «Che tutte le deliberazioni di momento si agitavano nel circolo romano come in parlamento supremo.»6
Ebbe incominciamento il circolo romano, secondo l’opini di di molti, da una semplicissima riunione di alcuni giovani, che in casa Muti all’Ara Coeli tenevasi nell’anno 1846 col solo intendimento d’istruirsi e comunicarsi vicendevolmente le cose che in allora occorrevano, e che tanto interesse destavano nella romana gioventù.
Vuolsi che sullo scorcio del detto anno e sui primi del 1847 un illustre professore di chirurgia assumesse l’impegno di regolarne la formazione e l’assetto mediante uno statuto, e che si adoperasse per ottenerne l’approvazione dalla competente autorità.
Nel marzo del 1847 venne approvato lo statuto,7 e nell’aprile, secondo il Ranalli,8 venne aperto ostensibilmente nel palazzo Bernini al Corso.
Durante tutta la state del 1847, e specialmente quando ebbe luogo l’istituzione della guardia civica, e il divulgamento della pretesa congiura, la cui scoperta si attribuì a Ciceruacchio, il circolo romano era il punto di riunione d’onde partiva il motto d’ordine sulle cose del giorno.
Per chi volesse conoscere i nomi degli ascritti al circolo romano nell’anno 1847 esiston due liste stampate che ciascuno potrà consultare.9
Il 24 giugno fu decretato l’affratellamento del circolo romano, colla società artistica italiana.
Promosse lo stesso circolo in quel tempo circa, la sottoscrizione di un foglio di domande al Santo Padre per ottener concessioni, riforme e garanzie. Il foglio fu sottoscritto dai soci, ma poi non ebbe seguito.
Il 17 luglio, giorno anniversario dell’amnistia, dette un banchetto di ottanta coperti nelle sue sale e a Ciceruacchio venne regalata dai soci una tabacchiera d’oro.
Essendo in quel tempo segretario di stato il cardinal Ferretti, ed il conte Pietro suo fratello figurando fra i membri più influenti del circolo, di leggieri si comprenderà quanta politica importanza assumesse, e quale influenza esercitar dovesse, non solo sull’ordine della borghesia, della quale quasi esclusivamente componevasi, ma eziandio sulle primarie autorità del paese.
La sera del 6 settembre, dandosi un magnifico concerto musicale nel teatro di Apollo per solennizzare l’anniversario dell’amnistia (concerto che per cagione della pretesa congiura del luglio venne differito), il circolo romano, quasi fosse una delle autorità costituite, volle assistervi in corpo, riunito in vari palchi.
Il 23 dello stesso mese dette un banchetto al conte Mamiani nel locale nomato il Vascello fuori porta san Pancrazio.10 Il 4 novembre accolse nelle sue sale lord Minto e sua famiglia per osservare il passaggio del Santo Padre che recavasi a san Carlo. E fu allora che il Ciceruacchio venne presentato al lord inglese.11
Il 5 dicembre, giorno in cui ebbe luogo la pompa funebre per l’avvocato Silvani di Bologna, i membri dei circolo seguivano processionalmente il feretro.12
Durante l’anno 1847 fu presidente del circolo il principe Aldobrandini.13
Riunitisi i soci nelle sere del 22 e 23 dicembre per la elezione delle nuove cariche per l’anno 1848, venne nominato presidente il duca Don Michele Caetani, e vice presidente il duca Don Filippo Lante di Montefeltro.
Avendo però, poco dopo, rinunziato il primo, gli venne sostituito il marchese Giovan Paolo Muti.14
11 2 gennaio 1848, allorquando il Santo Padre s’indusse a mostrarsi per le vie di Roma, e passò pel Corso (ebbri ed esultanti i circoli del riportato trionfo) lord Minto era nel balcone del circolo romano, esultando e applaudendo ancor esso, e mescolando le sue grida a quelle della farneticante moltitudine della strada. Onde solennizzare poi quello che si disse un trionfo del popolo, e che fu invece il principio e l’insediamento dell’anarchia, dette il circolo stesso un lauto banchetto, al quale intervennero la principessa di Belgioso ed il generale inglese sir Frederick Adam.15
Il giorno 4 dello stesso mese l’anzidetta principessa, celebre già negli annali del movimento italiano, arringò dal balcone del circolo quelli che chiamavansi allora popolo romano, e corrispose ai loro applausi facendo i suoi ringraziamenti.16
Il 12 gennaio i membri del circolo romano assistettero al gran funerale che si celebrò nella chiesa di san Carlo al Corso pei morti in Milano nella collisione ch’ebbe luogo il 3 colle austriache soldatesche.17
Circa poi alla metà del detto mese fu presentato alla Consulta di stato da una deputazione del circolo romano un indirizzo firmato da molte centinaia di cittadini. Esso porta la data del 10. L’oggetto del medesimo era precipuamente per ottenere il generale armamento onde assicurare la indipendenza italiana.18
E continuavansi pure nei prìmi quindici giorni di gennaio a ricevere nel circolo romano le sottoscrizioni di adesione all’indirizzo, che i Piemontesi inviavano al re di Napoli per eccitarlo ad entrare nella via delle riforme, le quali sottoscrizioni s’incominciarono a ricevere in sul finire del decembre. L’indirizzo era opera del conte Camillo di Cavour.19
Il 29 gennaio tanto il circolo romano, quanto quello dei commercianti, divisarono di donare ciascuno un cannone alla guardia civica.20
Nel circolo romano, in sul finire di gennaio e nei primi di febbraio 1848, venne consegnato e regalato a Lorenzo Brunetti, figlio di Ciceruacchio, da lord Minto il libro del poeta scozzese Macaulay, sul margine del quale il nobile lord inscrisse dei versi in favore del padre. Di ciò parleremo a proposito di lord Minto nel capitolo XX.21
Dal circolo romano furono eletti i generali Durando e Ferrari per capitanare la guerra di Lombardia, mettendosi in opposizione colla volontà del pontefice, che di guerra mai e poi mai non voleva sentire parlare.22
Il 23 marzo dell’anno 1848 il circolo romano prese la iniziativa della compilazione di tre indirizzi al Santo Padre affine di ottenere col
1° La mobilizzazione delle truppe, col
2° La riforma dello statuto costituzionale, e col
3° La proposta di accettare la presidenza della Dieta italiana.23
Il 29 di marzo si associò il circolo romano agli altri circoli o casini dì Roma per esporre la situazione del paese e chiedere, a scanso di ulteriori inconvenienti, l’allontanamento dei Gesuiti.24
11 5 aprile figurò nella processione imponentissima che recossi a san Pietro per cantarvi il Te Deum in rendimento di grazie per il ritrovato busto di sant’Andrea. Associandosi il circolo a queste pompe maestose, darsi voleva l’aria di corpo che in certo modo rappresentava il paese.25
Circa il 20 di aprile essendosi conosciuto lo sconfinamento delle truppe regolari pontificie e dei volontari, incominciarono nel circolo romano le discussioni per ispingere il papa a dichiarar la guerra all’Austria; le quali discussioni non solo non fecer raggiungere lo scopo, ma indussero il Santo Padre a pubblicare la famosa allocuzione del 29 del detto mese.
Si elessero inoltre nel seno del circolo romano alcuni deputati per presentare al ministro Recchi i voti del medesimo onde adottare la emissione dei buoni del tesoro ipotecati sui beni ecclesiastici, e così sopperire ai bisogni pressanti dell’erario.
Il 28 aprile, formatosi in Roma un comitato di guerra, il circolo romano delegò due dei suoi membri non romani per rappresentarlo, e furono
- 1.° Mamiani conte Terenzio di Pesaro.
- 2.° Beretta banchiere Cesare di Ancona.26
Il 1 maggio il circolo romano, in unione di tutti gli altri circoli di Roma, si raccolse nella sala di quello dei commercianti, posta nel palazzo Theodoli al Corso, ove fu discussa e respinta la proposta di un governo provvisorio. In detta riunione venne proposto a primo ministro il Mamiani, che venne poi chiamato da Sua Santità per formare la nuova amministrazione.
In questa epoca dell’anno 1848, e specialmente nei mesi di marzo e aprile, ebbe a verificarsi ciò che dicemmo in principio di questo capitolo sull’alterazione graduale degli elementi che formavano la composizione del circolo, il quale di romano non conservava più altro che il nome; imperocchè vi si ascrissero individui non romani, e che appartenevano a qualunque paese d’Italia. Gli esteri poi di tutte le nazioni vi erano invitati per assistere alle discussioni; e così ancor essi coi loro applausi davan forza e sostegno alle deliberazioni, siccome fanno le tribune nei parlamenti. E che questi elementi, a Roma estranei, avesser già preso la somma direzione nelle deliberazioni del circolo, cel provano luminosamente i nomi degl’indivìdui che fino dal 23 marzo, come dicemmo, sottoscrissero il primo e il terzo indirizzo al Santo Padre per ottenere la mobilizzazione della civica, ed affinchè accettasse la stessa Santità Sua la presidenza della Dieta italiana, i quali indirizzi, quantunque portino tredici firmo, non hanno un nome solo che appartenga a Roma. Ma di ciò si parlerà meglio nel capitolo VII del secondo volume.
Dal circolo romano erano uscite le prime scintille del fuoco che divampò e accese la guerra di Lombardia, ed è tanto vero che ciò conoscevasi puro dal pubblico che, saputasi appena la disfatta dì Cornuda, una turba di popolo si recò sotto le finestre del circolo romano, prorompendo in vociferazioni ed imprecazioni contro i membri del circolo che avevano scelto i generali Durando e Ferrari, alla cui incapacità o infedeltà attribuivasi quel disastro.
Dal fin qui esposto chiaramente emerge non solo la immensa importanza, ma eziandio la quasi esclusiva autorità che il circolo romano era venuto ad assumere, e la iniziativa assoluta che in cose, anche del più grave momento, attribuivasi, intervenendo non solo gli ordini dello Stato, ma erigendo un governo di fatto entro il governo di diritto, o meglio un governo reale entro uno reso nominale e impotente, con una non saprem dire se più fragrante irregolarità o più mostruosa usurpazione.
E difatti qual maggiore sovvertimento di ordino, di leggi, di politica sociale può presentarci la storia, che quello di vedere che alcune private riunioni assumano il diritto di romper la guerra; diritto che in tutti gli stati, in tutti i governi, in tutte le costituzioni al solo sovrano appartiene?
Che cosa può mai immaginarsi di più riprovevole, che quella di adottare provvedimenti guerreschi, prima di conoscere le intenzioni del sovrano stesso e quelle del suo governo? E ciò, dove? Nello stato il più pacifico del mondo, qual è e dev’essere lo stato pontificio; in Roma, in quella Roma che è sede del cattolicismo e residenza del vicario in terra del Dio di pace.
Ritornando a narrare quel poco che sul circolo romano troviamo ancora nei ricordi storici, diremo che il 29 maggio 1848 il famoso Gioberti, giunto di fresco in Roma, si recò al circolo anzidetto ove ricevette applausi fragorosi. Recitò un discorso in lode del Santo Padre e del circolo, in proposito del quale disse e così terminò il suo discorso: «Viva dunque il circolo romano, iniziatore in Roma della vita civile, esempio di concordia e di moderazione a tatto la penisola.»
Fattogli un complimento dal ferrarese avvocato Gnoli, rispose Pietro Sterbini al discorso del Gioberti: e tuttociò può leggersi nel Contemporaneo.27
La sera del 30 luglio si annunziò dalla loggia del circolo romano le pretesa vittoria di Carlo Alberto, vittoria che dopo essere stata creduta e festeggiata, si convertì in isconfitta.
L’allocuzione pontificia però del 29 di aprile, e la rotta appunto delle anni piemontesi a Custoza e Somma Campagna, avendo portato lo scoramento in chi guidava in allora il movimento italiano, suggerirono il partito di affidare le sorti italiane alla guerra di popolo, in luogo della guerra regia ch’era riuscita sì male. Si escogitò a tal effetto l’affratellamento fra loro dì tutti i circoli, ed il circolo romano presane la iniziativa, decretò nella tornata del 25 agosto 1848 un progetto di lettera da inviarsi a tutti i circoli d’Italia, il quale può leggersi per intero nell’Epoca, ch’era il giornale del conte Mamiani, e sottoscritta dall’in allora presidente del circolo marchese Giovanni Paolo Muti. 28
Siccome il detto progetto di circolare è un atto di molta importanza, crediamo di riportarne i due brani seguenti.
«Poichè gli sforzi generosi di una parte d’Italia non giunsero ad ottenere lo scopo, che pure in cuor suo si era prefisso ogni buono, è mestieri che si rinnovi più attiva, più energica, più efficace che mai, l’opera di coloro ch’ebber l’iniziativa di questo movimento nazionale italiano, che poi fu movimento europeo e forse universale.»
» È cosa ben dolorosa il rammentare che niuno si curò della necessaria unità di azione in tutto e in tutti predicata un milione di volte nei giornali, nelle adunanze, nei circoli, e persin nelle Camere. Quest’unità senza la quale (dicevamo or sono due anni) nulla di bene potersi ottenere, quest’unità dì tendenze, di opinioni, d’azione, fu dimenticata come inutile, fu trascurata come opera di secondario momento.»
Dicemmo essere interessante oltre modo il detto documento e lo ronfenniarno, perchè prova tre cose al tempo stesso; tutte ila noi sostenute e ripetute nelle presenti carte.
1.° L’affratellamento dei circoli e l’unità d’azione venire a provarci che coll’incastrare il governo di popolo nei vari governi regi della penisola, si voleva camminare verso la repubblica.
2.° Che l’iniziato movimento non era romano soltanto, ma italiano e forse universale. Noi sempre sostenemmo e sosteniamo che il movimento rivoluzionario in genere ha per base il repubblicanismo universale.
3.° Che il circolo romano, sebbene non riconosciuto ancora, esisteva fino dal 1846, e che venne iniziato in casa Muti, ed il linguaggio del marchese Giovan Paolo che da due anni predittiva l’unità d’azione, come dice nella circolare, viene a convalidare il nostro asserto.
Nell’assemblea generale del circolo romano del 1 di ottobre si elesse il conte Terenzio Mamiani per rappresentare il circolo al Congresso federativo di Torino.29
L’importanza del circolo però a questa epoca era già di molto scemata. Visse è vero per alcuni altri mesi ancora, ma di una vita languida e sonnolenta. Ciò si rileva da un indirizzo del 13 decembre riportato nella Speranza.30 Una delle ragioni del rattiepidimento del circolo si ebbe nella diminuzione dei soci, perchè molti passarono al circolo popolare, altri, in numero di quaranta circa, si recarono al campo. Ma l’altra ragione più vera fu che, stante la diffusione delle idee democratiche, nel secondo semestre dell’anno 1848 il circolo popolare veniva acquistando maggior vita e vigore, a detrimento del circolo romano. E tale e tanta fu la influenza che il primo venne gradatamente acquistando che, dopo accaduta la catastrofe del Rossi, si trovò nel caso di comandare decisamente Roma. Ciò accadde nei giorni 17, 18 e 19 novembre, come meglio si dirà alloraquando avremo occasione di parlarne.
Comunque si voglia, egli è incontrastabile che il circolo romano nei mesi del suo pieno vigore acquistò tale im- portanza ed influenza da equivalere poco meno che ad un corpo politico deliberante; tale in somma da’ esercitare un predominio sui cittadini romani, e tenere in rispetto le stesse autorità governative, in guisa che può dirsi fonda- tamente ch’esso guidò e capitanò il movimento nel primo stadio della rivoluzione romana.
Passiamo ora a parlare del
Circolo Popolare.
Ebbe principio il detto circolo mentre era segretario di stato il cardinal Gabriele Ferretti. Nella deficienza però di esatte notizie sulla origine del medesimo giovaci riportare ciò che ne dice il Farini.31
» Chiamato in quel mese di novembre 1847 monsignor Savelli da Forli ov’era prolegato, al ministero di polizia, egli lasciò a breve andare costituirsi un circolo appellato popolare. Fu detto allora e creduto che monsignore avesse in mente di contrapporre questa nuova adunanza, cui sperava governare e capitanare per mezzo do’ suoi fidi, così come le polizie sogliono, all’adunanza del circolo romano, la quale gli dava molestia, forse perchè si travagliava in mantenere la concordia e stemperare le passioni: fatto è che il circolo popolare surse in Roma, auspice monsignor Savelli; o se ciò credere non si voglia surse certo lui governante la polizia.»
Sembraci non impossibile del tutto che venisse accordata la creazione del detto circolo sia da monsignor Savelli sia da altri, in questo intendimento. Certo è però che si disse, e più fondatamente, che la domanda venisse avanzata dal conte Pietro Ferretti, fratello dell’eminentissimo in allora segretario di stato, e che il vero e principal motore ed istigatore fosse Angelo Brunetti detto Ciceruacchio. E difatti nel paragrafo II dello statuto ciò viene dichiarato formalmente.32
Nulla di notevole, per quanto è a nostra cognizione, accadde nell’anno 1847.
Quanto all’anno 1848 troviamo che lo statuto compilato per reggere il circolo venne approvato dall’autorità il giorno 8 marzo,33 e che, sottoposto alle assemblee generali del circolo stesso del 21 maggio e 15 giugno, riportò egualmente l’approvazione delle medesime.
Il 20 marzo i membri del circolo recaronsi alla osteria così detta della Botticella in Trastevere, per affratellarsi coi Trasteverini.34
Non istaremo a dire, essendo ciò naturalissimo, che prese parte a tutte le dimostrazioni fatte in quei tempi. Ci occuperemo soltanto di quelle cose che, potendosi documentare,, non van soggette a controversia; e quindi rammenteremo che:
Il giorno 8 di giugno 1848 conferì al famoso Gioberti il titolo di presidente onorario perpetuo, e che ciò venne inserito perfino nello statuto del circolo.35
Il 3 ottobre elesse il dottore Pietro Sterbini per rappresentarlo al Congresso federativo di Torino.36
La sera del 15 novembre, in seguito della uccisione del ministro Rossi, vi fu una riunione straordinaria nel circolo. Vi si tennero discorsi veementissimi, nei quali si propose la Costituente del Montanelli, lo innalzamento dello Sterbini al ministero, e si stabili l’affratellamento del circolo colla truppa per effettuare la dimostrazione ostile al papa nel giorno seguente.37
Il 16 detto, appena accaduti i tristi fatti al Quirinale, emise un proclama col quale annunziava al popolo l’assunzione del comando della città di Roma,38 e con altro indirizzo del 17 al medesimo lo invitava di riferire al circolo, costituitosi in seduta permanente, qualunque avvenimento dal quale potesse esser turbata la tranquillità di Roma.39
In quei giorni difatti tutti i corpi militari e civili fecero atto di sommissione al detto circolo, e ad esso ubbidivano rigorosamente, come si proverà a suo luogo.
Il giorno 20 annunziò lo scioglimento della sua permanenza essendo cessate, com’esso diceva, le cause che vel costrinsero.40
Il 23 dello stesso mese mise fuori una circolare sui mezzi da concertarsi per dare al più presto possibile lavoro al popolo.41
Il 25 pubblicò un proclama col quale annunziava al popolo romano la partenza del pontefice.42
Il 6 decembre fece un rapporto che venne letto alF assemblea, e spedi un indirizzo al Consiglio dei deputati sulla necessità di convocare immediatamente la Costituente.43Ed a questo proposito egli è bene non perdere di vista che come conseguenza dell’affratellamento dei circoli, quello popolare di Firenze spinse a questo passo il circolo popolare di Roma mediante un indirizzo scritto in termini fortemente stringenti, e che portava la data del 28 novembre.44
Il 12 decembre, giunto appena in Roma il generale Garibaldi, fece il suo ingresso nel circolo popolare, recandovisi in compagnia di monsignor Muzzarelli, dove fatto un breve discorso, riportò applausi fragorosi. Volevasi condurlo al Campidoglio, ma egli si ricusò.45
Il 21 mandò fuori due indirizzi, uno dei quali diretto alla guardia civica, l’altro ai soldati di ogni arma, per congratularsi del loro operato il giorno 19.46
Il 29 detto un altro ne emise a tutti i circoli dello stato sulla Costituente, ove fra Io altre cose si dichiarava di non riconoscere più il potere temporale dei papi, preludendo con ciò alla proclamazione della repubblica.47
Il 4 febbraio 1849 inviò un indirizzo ai Bolognesi per rallegrarsi dello essere riusciti nell’impedire la partenza del generale Latour.48
Il 13 di febbraio si oppose alla rinunzia del ministro della guerra conte Campello, e indusse tutti gli altri circoli a secondarlo.49
Il 2 marzo emanò il seguente decreto. «Il circolo popolare nazionale, componente una delle più democratiche associazioni del popolo sovrano, s’è radunato in piena assemblea la sera del 1 corrente marzo per dichiarare alla presenza di Dio e degli uomini. — Che esso ripugna alla politica vile e liberticida dell’abate Vincenzo Gioberti. — Che cancella eternamente il di lui nome dal grado di presidente e di socio onorario a cui lo assunse un sentimento tradito di buona fede italiana. — E sopra il capo dell’empio che armava le braccia alla guerra fraterna scaglia col cuore fremente la maledizione e l’infamia.» E fu in seguito di ciò che la via Borgognona, convertita in via Gioberti, fu restituita alla pristina denominazione.50
Il 2 aprile pubblicò un indirizzo ai soldati per eccitarli a difendere la repubblica da una minacciata reazione interna.51 Alludevasi con ciò al progetto di reazione di cui parla il Torre nelle sue Memorie.52
Il 4 pubblicò un avviso ai Romani per informarli ch’era stato formato un comitato di pubblica sorveglianza.53
Il 29 domandò che si sopprimesse il giornale il Costituzionale a cagione dell’articolo intitolato «Scandali in Roma» nel num. 43 del giorno 9 aprile; nel quale articolo dicevasi: «Che la sera del Venerdì Santo, in cui fu illuminata la croce nella chiesa di san Pietro, vi fosse stato qualche scandalo,» Il Monitore che ne parlò, riportò eziandio i nomi di tutti i soci del circolo, che sottoscrissero la domanda di soppressione del Costituzionale.54
Avendo detto abbastanza del circolo popolare, passiamo a parlare di quello dei commercianti.
Circolo o Casino dei Commercianti.
Fu aperto il 21 aprile 1847 nel palazzo Lepri in via de’ Condotti, ed in tale occasione Leopoldo Fabri recitò il discorso d’inaugurazione.55
Nell’anno 1848 fu trasferito al palazzo Theodoli al Corso. Il 28 febbraio, essendo divenuto già abbastanza numeroso il circolo dei commercianti, fece pubblicare per le stampe la lista dei soci.56
Il 5 marzo, nell’ampia sala del circolo fu dato un gran pranzo ai Piemontesi ch’erano in Roma, nel quale furono recitati dei componimenti sia in prosa sia in versi, facendosi dei brindisi ai convitati. Vi recitarono il marchese Pareto di Genova, ed il marchese Massimo d'Azeglio piemontese. Terminato il pranzo, Pareto e d’Azeglio furono chiamati dal pubblico al balcone, da dove arringarono il popolo. D’Azeglio presentò il piemontese generale Durando ai sottostanti, facendo cenno che ad esso più che ad ogni altro dovevano dirigere gli applausi, come quello ch’essendo militare, doveva regger le sorti italiane. Quindi le signore che avevan preso parte al banchetto, uscirono recandosi pel Corso in legno, colle bandierette tricolori spiegate.
Il casino dei commercianti inoltre dette opera per sostenere il credito della banca romana, ed a tal effetto in di marzo mandò fuori un avviso al pubblico per rassicurarlo.57
La sera dell’11 le commissioni per la elezione dei deputati al Consiglio, a forma dello statuto, si riunirono nelle sale del casino dei commercianti, e nelle sere dei 7 e 11 maggio si tennero riunioni, e vennero scelti quindici nomi delle persone che si giudicarono più meritevoli per rappresentare Roma al Consiglio dei deputati.58
Acquistò celebrità in seguito, e specialmente per la riunione nella sua sala dì tutti i circoli la sera del 1 maggio, alloraquando sì discusse sulla opportunità o inopportunità d’impiantare un governo provvisorio. Della detta riunione esiste un disegno in caricatura coi ritratti dei principali membri che preser parte alla discussione.59
Il dì 7 ottobre essendo presidente del circolo l’avvocato Giuseppe Galletti, e vice segretario il legale Antonio Fabi, venne spedito Michelangelo Pinto all’assemblea federativa di Torino, qual suo rappresentante.60
I tre circoli sopramenzionati cioè:
Il romano, il popolare, e quello dei commercianti furono quelli i quali dettero più ostensibilmente saggi di vita politica.
Essi difatti pubblicarono circolari e indirizzi, elessero deputati per rappresentarli, e concorsero quindi in un modo più segnalato allo sviluppo della rivoluzione, come si rileva abbastanza da quel poco che ne abbiam detto e con documenti corroborato.
Accenneremo quindi di volo alcun che sui circoli o casini di minore importanza, i quali, nel periodo che trascorse dal 1846 al 1849, furono dodici. Essi ancora più o meno preser parte alla vita pubblica, e trovaronsi in qualche modo affratellati cogli altri. Havvi però una differenza, ed è che tanto quello così detto dei nobili, quanto l’altro che chiamavasi dei particolari, erano entrambi semplici riunioni di giovani; riunioni già esistenti fin dal pontificato di Gregorio XVI, coll’innocente scopo di amichevole trattenimento. Essi ancora non poterono esimersi dal partecipare alla temperie comune nell’epoca sopra tutto delle pacifiche dimostrazioni, ma in ciò sono più che scusabili.
Lo stesso diremo dei tre casini dei Francesi cioè, degl’Inglesi e dei Tedeschi, i quali ancora esistevano dapprima e la cui fondazione fu estranea alla vita politica.
Fra questi tre, il solo casino francese assunse un carattere politico più consonante colla natura dei tempi, e coll’indole vivace e proclive a cambiamenti, che è propria della nazione francese.
Circoli Minori — Casino degli Artisti.
N.° 1. — Venne aperto il 7 aprile 1847 nel palazzo Galitzin al Clementino, sotto la presidenza del conte Giuseppe Catterinetti Franco.61 Esso aveva esistito per qualche tempo in un locale alle Convertite.62
Circolo degli Esuli Napolitani.
N.° 2. — Si parla semplicemente dell’apertura del detto circolo nel giornale la Pallade.63
Casino degli Ecclesiastici.
N.° 3. — La prima riunione del detto casino ebbe luogo in casa dell’abate Don Tommaso Mazzani, la sera dell’11 gennaio 1848. Secondo il Contemparaneo vi si lessero anche gli statuti.64 Erano per la massima parte que’ medesimi ecclesiastici che poi fondarono il Labaro.
Casino dei Francesi.
N.° 4. — Risiedeva nel palazzo Mignanelli in piazza di Spagna.
Il 5 marzo 1848 fece un indirizzo ai Romani in prova di simpatia, e di spirito di fratellanza.65
Sotto il governo della repubblica esistono parecchi indirizzi del comitato francese o dei Francesi, ma non potremmo con certezza assicurare se fossero i medesimi individui ascritti al circolo.
Casino Inglese (English Club).
N.° 5. — Esisteva in piazza di Spagna al N. 31 fin dal tempo di Gregorio XVI.
Nell’anno 1849 si trasferì al palazzo Lepri in via de’ Condotti.
Esiste stampato il suo statuto, che può vedersi nella nostra raccolta.66
Circolo Medico o Confederazione Ippocratica.
Incominciò le sue pubblicazioni il giorno 2 ottobre 1848, sotto la presidenza del dottor Mengozzi.67 Ne era segretario il dottor Clito Carlucci.
Nell’Indicatore del 1849 si dà la nota delle cariche. Il segretario fa lo stesso Carlucci, ma la presidenza del circolo venne conferita al dottor Carlo Maggiorani.68
Casino detto dei Nobili.
N.° 7. — La residenza era al cantone di piazza di Sciarra con ingresso sotto all’arco de’ Carbognani.
Casino dei Particolari.
N.° 8. — Esisteva nel palazzo Costa al Corso; l’ingresso era in via di san Claudio.
Questo casino ancora esisteva fin dal pontificato di Gregorio XVI.
Casino dei Reduci.
N.° 9. — Esisteva nella sala del teatro Capranica, ove fu fondato nell’autunno del 1848.
Ne era presidente il colonnello Grandoni.
Se ne parla molto nel ristretto del processo Rossi.
Casino dei Tedeschi.
N.° 10. — Risiedeva nel palazzo Simonetti a san Marcello sul Corso, ora divenuto palazzo Piombino.
Esisteva prima della rivoluzione.
Durante la medesima fu ridotto quasi o del tutto al silenzio.
Casino Universitario.
N.° 11. — Aveva esso la sua residenza nel palazzo della Sapienza.
Nell’anno 1848 ne fu presidente l’avvocato Pasquale De Rossi.
Fu presieduto nell’anno 1849 dall’avvocato Giuseppe Soldini, e ne eran segretari Silvagni e Alibrandi.
Casino degli Zappatori.
N.° 12. — Venne eretto il 12 novembre 1848.
Il 6 gennaio 1849 tenne un’assemblea nelle terme di Caracalla per approvare lo statuto.
Il giorno 18 dello stesso mese venne approvato formalmente dal governo, come rilevasi dallo statuto riportato interamente dal Monitore romano.69
La sua residenza era nella sala dell’Apollinare; n’era presidente il conte Alfonso Muzzarelli.
Ricapitolazione di tutti i Circoli o Casini.
Circoli maggiori. | ||
---|---|---|
N.° | 1. | Circolo Romano. |
» | 2. | Circolo Popolare. |
» | 3. | Circolo o Casino dei Commercianti. |
N.° | 1. | Casino degli Artisti. |
» | 2. | Circolo degli Esuli Napolitani. |
» | 3. | Casino degli Ecclesiastici. |
» | 4. | Casino dei Francesi. |
» | 5. | Casino Inglese. |
» | 6. | Circolo Medico, o Confederazione Ippocratica. |
» | 7. | Casino dei Nobili. |
» | 8. | Casino dei Particolari. |
» | 9. | Casino dei Reduci. |
» | 10. | Casino dei Tedeschi. |
» | 11. | Casino Universitario. |
» | 12. | Casino degli Zappatori. |
Riassunto generale.
Circoli Maggiori | N.° | 3 |
Circoli Minori | » | 12 |
In tutto | » | 15 |
Dopo aver dato questi cenni sulla importanza storica dei tre circoli che ebbero in Roma una maniere rinomanza, non sarà male il gittare uno sguardo sulla importanza numerica dei socî, o soscrittori ai medesimi.
Abbiamo consultato le varie liste dei soci che ci sono rimaste, e che possono leggersi nella nostra raccolta.
Ne possediamo una del circolo romano che presenta
Numero | 378 | nomi. | |
Altra | » | 309 | » |
Altra del circolo dei commercianti | 251 | » |
Del circolo popolare non ne abbiamo veruna, ma possiamo arguire ragionatamente non essere stati meno di un trecento individui ascritti al medesimo.
Dal che risulterebbe che i soli tre circoli maggiori avrebbero avuto un novecento, o mille socî circa. Aggiungondo per tutti gli altri circoli, che furon dodici, altri cinquanta individui a circolo, si avrebber seicento individui. E quindi i tre circoli maggiori avrebbero avuto da novecento a mille socî, e i dodici circoli minori numero seicento circa, che in tutto sarebber milleseicento individui ascritti ai circoli. Ogni individuo poi, fra i quali molti capi di famiglia, costituendo un piccolo centro d ’idee politiche, spiegherassi quanto si fosse diffuso e compenetrato il principio politico in tutte le parti della città ed in tutte le gradazioni sociali.
Questi furono dunque i circoli o casini che avevamo in Roma durante il tempo della rivoluzione. Circa poi alla loro importanza ne abbiam detto quel poco che credemmo meritevole di ricordo per farla apprezzare. Essa però fu molto maggiore di quello che apparisce, imperocchè molte cose, come ben si comprende, o non si sanno o non si scrivono, e quindi non resta di loro traccia veruna.
Ma se la capitale sovrabbondò nella vita politica, anche in fatto di circoli non è a presumersi che le provincie ne rimanessero indietro. E siccome uno era il principio che dominava, quello cioè di associare associare, sansa di che nulla sarebbesi potuto operare, così l’associazione per mezzo dei circoli trovar doveva la sua applicazione ed il suo svolgimento secondo la popolazione o l’incivilimento di ciascuna città.
Formaronsi pertanto circoli da per tutto. Moderati e papalini in principio, caldi d’indipendenza italiana in seguito, repubblicanissimi tutti in fine. Ovunque poi arrogavansi la pretensione non solo ma il diritto di dominar la opinione, rappresentare il popolo, e deliberare eziandio su cose di politica e di governo, quasi fossero regolari assemblee legislative.
E siccome i pianeti nell’ammirabile ordine dell’universo hanno per centro il sole, ed intorno ad esso come a loro sovrano percorrono le orbite loro, così i circoli delle provincie da Roma ricevevan la vita e l’impulso, ed a Roma pagavano tributo di sottomissione e di ossequio.
Saliti però in ardire e possanza, fuvvi perfino il caso che i circoli secondar! delle provincie, riuniti tutti in generale assemblea mediante i loro rappresentanti, detter consigli non solo, ma imposero leggi ai circoli maggiori di Roma, e questo fu il caso della Costituente, che in luogo di diffondersi dal centro alla superficie, ci presentò l’effetto della forza ripercossa, che dalla superficie reagisce verso il centro. Vogliam dire alloraquando tutti i circoli delle Provincie, avendo deliberata l’attuazione della Costituente, convertita poscia in repubblica, riunironsi il 13 decembre 1848 in generale, assemblea a Forlì, ne decretarono la proclamazione, e ne inviarono il decreto a Roma, ove, ad eseguimento del volere delle provincie, se ne doveva promulgare l’atto supremo affinchè la città capitale si conformasse alla risoluzione dei circoli delle città di provincia. 70
In Bologna ancora, la cui condotta politica, come seconda città dello stato e centro in passato di politici rivolgimenti, era osservabile accadde che il municipio il quale rappresentavala, risolvesse, come aveva risoluto il municipio di Roma, di non volersi immischiare nè punto nè poco dell’attuazione della Costituente.
Allora i due circoli di Bologna, cioè il popolare ed il nazionale, eccitati da un impeto subitaneo, riunironsi per annullare la risoluzione municipale e decretare l’attuazione della Costituente, istigando il popolo bolognese ad appoggiare 1 circoli.
Riportiamo per disteso, come cosa di grave momento, l’atto dei circoli che convoca il popolo, nonchè la risoluzione che ne seguì. Eccone il tenore:
I Circoli Popolare e Nazionale.
- Bolognesi Concittadini!
«Il municipio di Bologna, non eletto dal libero voto del popolo, ed in gran parte opera del cessato sistema politico, arrogandosi il diritto di rappresentare l’opinione dell’intera città, ha ieri votato e pubblicato un indirizzo al Consiglio dei ministri contro la suprema giunta e sue proposte, ed ha suscitato in tale guisa il pericolo che lo stato si divida, che fra noi si agiti la face della discordia.
» Mossi dal desiderio del bene, dall’amore del vero, dalla carità della patria, i circoli popolare e nazionale che certamente non arrogansi il mandato di rappresentare l’opinione del paese, hanno divisato di convocare oggi 31 decembre 1848 ad un’ora pomeridiana nelle proprie sale tutti i cittadini bolognesi, perchè liberamente, e pacificamente pronunzino: se le decisioni del municipio corrispondano ai loro voti, alle loro opinioni.
» Cittadini tutti, e in ispecie voi, civici, cui tanto sta a cuore l’ordine della città, e voi che con tanta gloria ritornaste dalle venete lacune, non come appartenenti ad un corpo armato, ma come cittadini, che tali siete pur sempre, rispondete all’appello, correte tutti perchè la sana opinione della maggioranza prevalga, perchè il decidere delle sorti della patria non sia privativa di pochi, perchè l’Italia conosca quale è il libero volere della seconda città delle stato romano.
» Dalla residenza dei circoli, Bologna 31 decembre 1848.
«Al Consiglio comunale di Bologna
» l'adunanza straordinaria del popolo bolognese.
» Voi non eletti dal suffragio del popolo, e la più parte reliquie di un regime che per generosità vorremmo dimenticato, ieri osaste protestare, a nome del popolo contro il progetto di legge che convoca l’assemblea generale dello stato; il popolo offeso nei suoi diritti, nella sua dignità, oggi calmo, imponente, protesta contro il vostro atto, contro di voi.
» Quando il principe costituzionale abbandonava Roma e stato, senza lasciare alcuno in sua vece; quando dalla commissione da lui creata, contro la legge, altri rinunziava, altri fuggiva; quando i deputati delle camere, e del municipio romano, erano con onta da lui respinti, il governo mancò, ogni patto anteriore si ruppe, il popolo tornò nel suo naturale diritto, spetta a lui solo il provvedere a se stesso. Tutte le misure onde si venne dalle Camere provvedendo fin qui alla cosa pubblica, non potevano più oltre durare, come quelle che non davano- luogo all’esercizio di questo sacro diritto: la proclamazione delP assemblea generale era inevitabile necessità.
» Erraste pertanto opponendovi alla proclamazione di quest’assemblea; erraste, credendola causa di nuovi e gravissimi ostacoli al ricomponimento politico della nazione, poichè essa non ha altro fine che quello di stabilire un ordinamento allo stato nostro, conforme ai voti od alle tendenze del popolo, il quale ha ben mostrato se voglia più del principe l’indipendenza della nazione.
» Non vedete voi la serie de’ mali che verrebbero a Bologna, allo stato, all’Italia, col porre in atto la minacciata separazione?
» Le discordie intestine, lo spargimento del sangue fraterno, lo sprezzo delle sorelle provincie, l’odio e la vendetta di Roma, le imprecazioni d’Italia, la via aperta all’invasione straniera, la negletta indipendenza italiana, ecco i frutti del seme che sconsigliatamente avete gettato.
» Cosi la sente il popolo di Bologna che ha consacrato la sua fede politica con lunghi e penosi sacrifici, e voi se ne volete essere i fidi interpreti, o ritrattate la vergognosa dichiarazione, o lasciate quegli scanni a chi meglio che voi sappia il volere del popolo significare.
» Bologna dalla residenza del circolo popolare il 31 dicembre 1848.
» I Segretari | » I Presidenti dell’adunanza |
» Savini | » Filopanti |
» Ergovaz. | » Savelli.71 |
Non si può non essere colpiti, dopo letti questi due atti, da un senso di stupore, considerando che mentre vantavansi i circoli di non arrogarsi il mandato di rappresentare la opinione del paese, riunivano il così detto popolo nelle sale del circolo popolare per deliberare, e che esso in numero di mille pronunziò il suo verdetto, annullando l’operato del municipio, ed approvando invece il decreto in favore della Costituente, cui si diè il nome di Assemblea generale dello stato.
Ma come potrebbero schermirsi i circoli dall’accusa di palpabile ipocrisia e di flagrante impostura, attribuendo da un lato alla libera e pacifica risoluzione del popolo l’annullamento dell’atto del municipio, mentre i circoli stessi preser la iniziativa, convocarono gli amici, e riunironli nelle sue sale per deliberare? E quanti furon quelli che rappresentarono il popolo? Un migliaio di persona, mentre la popolazione di Bologna è composta di quasi un centomila abitanti! Dunque la volontà di un centesimo della popolazione fu considerato come il voto universale del popolo bolognese, e venne imposta ai novantanove centesimi degli abitanti che rimasero in silenzio.
Per far conoscere poi chi fosse il Filopanti, che sottoscrisse l’atto e che figurò come presidente del circolo popolare, rammenteremo ch’esso teneva la cattedra di matematica applicata nella università di Bologna, che in seguito venne eletto come uno dei membri della Costituente in Roma, che fu quegli che formulò il decreto della decadenza del papato dal governo degli stati romani la notte del 9 febbraio 1849, e quello stesso che tre mesi dopo, mentre il 5 maggio facevasi la restituzione dei prigionieri francesi, fattili inginocchiare sulla piazza di san Pietro, disse: «preghiamo insieme l’Onnipotente per la liberazione di tutti i popoli dalle catene della tirannia, e per la fraternità universale.»
Questo saggio ci basta per dare una idea della grande importanza ed influenza non solo, ma della pressura potremmo dire tirannica, ch’esercitarono i circoli delle Provincie. Il parlarne più a lungo ci menerebbe tropp’oltre, ed i lettori potranno immaginare il resto.
Sottoporremo bensì in fine del presente capitolo i nomi dei circoli delle provincie che conoscemmo, e le indicazioni degli atti stampati, dei proclami e degl’indirizzi che pubblicarono, e che come vennero affissi al pubblico nel loro formato originale, abbiamo riuniti in un volume speciale in foglio atlantico, che chiunque voglia potrà consultare.
Dopo quanto abbiamo discorso sui circoli di Roma e delle Provincie dello stato pontificio, di leggieri comprenderà ognuno com’essi formavano una specie di rete che avviluppava tutto lo stato, le cui fila convergevano a Roma, ma collegavansi pure con quelle degli stati limitrofi; cosicché può dirsi francamente e veridicamente, che mentre permanevano intatti i governi italiani, il mal seme dei circoli avea fruttificato siffattamente, che simile a molesta gramigna il suolo italico teneva ingombro ed infestato.
L’azione loro poi, comecchè o disconosciuta o disprezzata dai governi che credutili innocui, se pure non ne favorirono, non ne avversarono lo stabilimento (per quella fatalità di consigli che in allora prevaleva), veniva guadadagnando e masse di popolo, e guardie cittadine, e borghesia, insinuandosi perfino negli alti ordini dello stato, e paralizzando la libera azione dei governi stessi.
Ciò venne dichiarato dal Manin e dal Guerrazzi, i quali appunto per averne riconosciuta l’azione infesta, li ripudiarono. La loro somma importanza venne pure riconosciuta dal liberalissimo Brofferio, il quale giunse a paragonarla a quella del governo stesso del Piemonte cui apparteneva.
Sulla importanza dei circoli avendo detto bastantemente, non è più luogo per ora ad aggiunger parola. Vedranno bensì i nostri lettori, allorquando narreremo i fatti degli ultimi mesi del 1848, che cosa facessero i circoli di Firenze, di Pisa, di Siena, e di Livorno, e come ancor essi s’immischiassero nelle cose nostre, e i consigli che dettero ai nostri circoli ed al popolo romano; ed i consigli de’ circoli in que’ tempi valevan pressura e spinta potentissima. Chi poi volesse conoscere ancor meglio la quantità dei circoli, da cui l’Italia tutta venne avviluppata, e le loro ramificazioni e gli atti ch’emisero, non avrà che a consultare il giornale toscano che pubblicavasi a Firenze, e che dal suo titolo: «La Costituente italiana,» indica chiaro qual fosse l’oggetto cui propugnava. 72
NOMI DEI CIRCOLI
ohe conosciamo, e che abbiam desunto dagli atti
che possediamo nella nostra raccolta.
Ancona | Circolo | Anconitano. |
» | » | Popolare. |
Bologna | » | Nazionale. |
» | » | Popolare. |
» | » | Universitario. |
Bagnacavallo | » | di Bagnacavallo. |
Cesena | » | Popolare. |
Camerino | » | Popolare. |
Cingoli | » | Popolare. |
Castel S. Pietro | » | Popolare. |
Forlì | » | Nazionale. |
» | » | Popolare Forlivese. |
Faenza | » | Patriottico. |
Ferrara | » | Nazionale. |
Fano | Adunanza Cittadina. | |
Fermo | Circolo | Popolare e Club Democratico. |
Fossombbone | » | Popolare. |
Lugo | » | Popolare. |
Matelica | » | Popolare. |
Monte S. Vito | » | Popolare Monsanvitese. |
Mondavio | » | Popolare Mondaviese. |
Pesaro | » | Popolare. |
» | » | Cittadino. |
Perugia | » | Democratico. |
Pergola | » | Democratico. |
Ravenna | » | Popolare. |
Rimino | » | Popolare. |
Russi | » | Popolare. |
Recanati | » | Popolare Nazionale. |
Sinigaglia | » | Popolare. |
S. Severino | » | Popolare. |
Staffolo | » | Popolare Staffolano. |
Spoleto | » | Popolare di Spoleto. |
» | » | Popolare Spoletino. |
S. Benedetto del Tronto | » | Popolare. |
Todi | » | Popolare Nazionale. |
Treia | » | Popolare. |
Urbino | » | di Urbino. |
Urbania | » | Popolare. |
Viterbo | » | Popolare. |
INDICAZIONE DEGLI ATTI DEI CIRCOLI
che possediamo
e che trovansi riuniti in un volumi in foglio atlantico.
2. Indirizzo del circolo italiano di Bologna, del 15 detto, ai popoli delle provincie lombardo-venete per chiamarle alle armi.74
3. Programma dei circoli anconitani per una spontanea contribuzione onde soccorrere Venezia, del 20 ottobre 1848.75
4. Indirizzo dei circoli di Ancona, del 24 novembre, diretto ai Romani per formare la sacra alleanza dei popoli italici.
5. Indirizzo dei circoli anconitani ai popoli ed ai circoli dello stato, per promuovere un’Assemblea generale con voto universale.76
6. Indirizzo, del 3 novembre 1848, del circolo nazionale di Forlì ai ministri e alle Camere, per rallegrarsi del già operato, e per eccitarli a promuovere la Costituente.77
7. Indirizzo, del 5 detto, del circolo popolare di Spoleto ai circoli bolognesi, per assicurarli delle sue simpatie, e giacchè il papa ha disertato, per eccitare i popoli a fare da sè.78
8. Simile del circolo popolare spoletino, del detto giorno, ai Bolognesi, presso a poco dicente lo stesso.79
9. Simile di tutti i circoli riuniti e rappresentati in Forlì dai loro delegati, diretto ai cittadini rappresentanti in Roma, onde dare opera alla istituzione di un governo provvisorio, e di un’Assemblea costituente.80
I circoli rappresentati in detta riunione furono i seguenti
Il Circolo | Nazionale Bolognese. |
» | Popolare Bolognese. |
» | Popolare di Ravenna. |
» | Patriottico di Faenza. |
» | Popolare di Rimini. |
» | di Bagnacavallo. |
» | Cittadino di Pesaro. |
» | Nazionale di Ferrara. |
» | Popolare di Forlì. |
» | Popolare di Cesena. |
» | Popolare di Lugo. |
» | Popolare di Bussi. |
L’Adunanza | Cittadina di Fano. |
11. Simile del circolo popolare di Rimini al governo in Roma, del 2 Gennaio 1849, per lo stesso oggetto.82
12. Simile del suddetto alla Commissione provvisoria di governo, del 12 detto, per lo stesso oggetto e per provvedere alla Costituente italiana.83
13. Simile del comitato centrale delle sale del circolo di Ferrara, del 18 detto.84
14. Simile, di detto giorno, del circolo popolare nazionale di Todi sullo stesso oggetto.85
15. Simile, del 6 febbraio, del circolo popolare di Castel san Pietro ai circoli romani, per educare alla libertà i popoli delle campagne.86
16. Programma del circolo popolare di Treia, del 1 marzo 1849.87
18. Indirizzo del circolo popolare di san Benedetto del Tronto, del 15 detto, ai circoli romani per aderire alla repubblica romana.89
19. Indirizzo dei circoli bolognesi, cioè nazionale, popolare, e universitarìo all’Assemblea romana, del 27 detto, per chiamare alle armi, e alla guerra.90
20. Proclama dei circoli anconitano e popolare, del 31 detto, ai loro concittadini per chiamarli alle armi.91
21. Simile del circolo popolare di Viterbo, del detto giorno, diretto ai carabinieri. Termina così: «Un giuramento, vincere, o morire, via lo straniero, morte ai re.92
22. Indirizzo del circolo popolare nazionale di Recanati sulla guerra italiana, del 1 aprile.93
23. Invito del circolo popolare di Sinigallia ai circoli dello stato romano, del 2 aprile 1849, per promuovere una riunione di tutti i deputati dei circoli in una città dello stato.94
24. Indirizzo del circolo democratico di Perugia ai circoli dello stato romano, del 10 detto, per formare una giunta di militi della indipendenza, ed una cassa della nazione.95
25. Indirizzo del circolo popolare di Matelica a quello di Camerino in segno di fratellanza.96
26. Proclama del circolo di Bologna al Triumvirato, del 20 aprile, onde non cedere e non transigere.97
27. Indirizzo del circolo popolare di Pesaro, del 27 detto, per protestare contro la spedizione francese.98
29. Dichiarazione del circolo democratico di Pergola al governo della repubblica romana, e protesta di voler resistere a qualunque intervento, del 28 detto.100
30. Indirizzo del circolo popolare e del club democratico di Fermo all’Assemblea, del 28 aprile 1849, col quale si emette la speranza che la Francia sia colla repubblica romana.101
31. Simile del circolo popolare di Fossombrone, di detto giorno, e protesta contro l’invasione francese ed il ripristinamento dell’aborrito scettro sacerdotale.102
32. Simile del circolo popolare di S. Severino, del 29 detto, al governo di Roma.103
33. Simile del comitato di pubblica sorveglianza di Cingoli, del 29 detto.104
34. Simile del circolo popolare di Urbania, del 30 detto.105
35. Simile del circolo popolare forlivese ai circoli romani, del 30 detto.106
36. Simile del circolo popolare di Forlì, del 30 detto, al popolo romano.107
37. Indirizzo del circolo popolare monsanvitese, del 1 maggio, per aderire agli atti di Roma contro l’intervento.108
38. Simile del circolo popolare di Viterbo al popolo romano, del 3 detto, in cui si dice: «Non più regno, non più triregno.109
40. Simile del circolo popolare staffolano, del 5 detto, al Triumvirato ed all’Assemblea per aderire alle proteste contro l’invasione straniera.111
41. Simile del circolo mondaviese, del 7 detto, per protestare contro la restaurazione clericale.112
42. Simile del circolo popolare di Viterbo, del 15 giugno, per rallegrarsi con quel preside Ricci.113
Con questi poniam fine ai capitolo sui circoli.
Note
- ↑ Dobbiamo avvertire i nostri lettori che, avendo voluto dare tutta unita a storia dei circoli, è stato forza di narrare seguitamente quelle stesse cose che abbiam dovuto memorare nell’epoche rispettive in cui accaddero.
- ↑ Vedi Apologia della vita politica di F. D. Guerrazzi pag. 313.
- ↑ Vedi Brofferio, Storia del Piemonte, pag. 191.
- ↑ Vedi le Memorie di Felice Orsini.
- ↑ Vedi Farini, vol. I, pag. 276, terza edizione di Firenze.
- ↑ Vedi giuseppe Montanelli. Memorie vol. II, pag. 49.
- ↑ Vedilo nel vol. II, Miscellanee, n. 9.
- ↑ Vedi Ranalli. vol. I. pag. 93.
- ↑ Vedi un Elenco de’ soci del circolo romano nel vol. II. Docum. n. 4; e l’altro nel. vol. III. n. 54. A.
- ↑ Vedi Mamiani, Scritti politici, pag. 53.
- ↑ Vedi la Pallade del 5 novembre.
- ↑ Vedi il Diario di Roma del 7. — Vedi il Mondo illustrato pag. 324. — Vedi il Documento n. 123 nel vol. III. Documenti.
- ↑ Vedi la Pallade n. 129.
- ↑ Vedi la suddetta del 23 e 24 dicembre 1847.
- ↑ Vedi l’Italico del 5, ed il Contemporaneo del 4 gennaio 1848
- ↑ Vedi il Contemporaneo del 6.
- ↑ Vedi la Pallade del 12 gennaio 1848. — Vedi il Contemporaneo del 13.
- ↑ Vedilo nel vol. IV, Documenti, al n. 6.
- ↑ Vedi la Pallade del 31 dicembre 1847, 5, 10 e 11 gennaio 1848. — Vedi il Risorgimento del 21 dicembre 1847.
- ↑ Vedi il Contemporaneo del 29 gennaio.
- ↑ Vedi la Civiltà Cattolica, Anno 1. 1850, vol. II. pag. 356.
- ↑ Vedi Lubiensky, Guerres et révolutions d’Italie, pag. 9.
- ↑ Vedi la Pallade, n. 200, o l’Epoca del 24 mano 1848.
- ↑ Vedi il vol. IV. Documenti, n. 131. — Vedi la Pallade del 29 marzo e l’Epoca di detto giorno.
- ↑ Vedi la Gazzetta di Roma del 6 aprile 1848. — Vedi la Pallade del detto giorno.
- ↑ Vedi la Pallade del 28 aprilo 1848. — Vedi l’Epoca, n. 38.
- ↑ Vedi il Contemporaneo, n. 61.
- ↑ Vedi l’Epoca del 31 agosto 1848.
- ↑ Vedi l’Epoca del 5 ottobre 184S.
- ↑ Vedi la Speranza del 11 dicembre 1848; la quale per isbaglio porta la data del 14 ottobre.
- ↑ Vedi Farini, vol. I, pag. 276; terza edizione di Firenze.
- ↑ Vedilo nel vol. XXXV. delle Miscellanee, n. 18.
- ↑ Vedi il vol. IV, Documenti, n. 61.
- ↑ Vedi la Pallade del 20 marzo 1848.
- ↑ Vedi lo Statuto fra i Documenti vol. V, n. 61, e Documenti n. 21 del vol. VI.
- ↑ Vedi i Documenti del vol. VII, n. 3, 4 e 5.
- ↑ Vedi i Documenti del vol. VII. n. 31 ½. 31¾, 32. 34.
- ↑ Vedi Documenti vol. VII, n. 35.
- ↑ Vedi Documenti, vol. VII, n. 43.
- ↑ Vedi Atti Ufficiali, n. 110.
- ↑ Vedi Documenti, vol. VII, n. 51.
- ↑ Vedi Documenti, vol. VII, n. 52.
- ↑ Vedi Documenti, vol. VII, n. 59.
- ↑ Vedi Documenti, vol. VII, n. 69.
- ↑ Vedi Documenti, vol. VII, n. 100.
- ↑ Vedi Atti Ufficiali, n. 121.
- ↑ Vedi Documenti, vol. VII, n. 116.
- ↑ Vedi Documenti, vol. VIII, n. 49. A.
- ↑ Vedi la Pallade del 14 febbraio 1849.
- ↑ Vedi la Pallade del 5 marzo 1849.
- ↑ Vedi Documenti, vol. IX, n. 8.
- ↑ Vedi Torre, vol. I, pag. 185 e 186.
- ↑ Vedi il vol. IX, Documenti, n. 9.
- ↑ Vedi il Monitore romano del 20 aprile, pag. 355.
- ↑ Vedilo nella Rivista dell’anno XIV, n. 12.
- ↑ Vedila nel vol. IV, dei Documenti al n. 47.
- ↑ Vedi Documenti del vol. IV, n. 68.
- ↑ Vedi Documenti, vol. 7, n. 63. A.
- ↑ Vedi il n. 9. del Casotto dei burattini.
- ↑ Vedi l’Epoca, pag. 669 e 670.
- ↑ Vedi l’Italico dell’8 e 9 aprile 1847.
- ↑ Vedi il Contemporaneo, n. 11.
- ↑ Vedi la Pallade del 15 febbraio 1849.
- ↑ Vedi il Contemporaneo del 15, pag. 22.
- ↑ Vedi la Pallade n. 187 dell’8 marzo 1848.
- ↑ Vedilo nel vol. 59 delle Miscellanee, n. 6.
- ↑ Vedi il Monitore del 22 marzo 1849.
- ↑ Vedi l’Indicatore del 24 gennaio 1849, pag. 195 — Vedi pure lo Statuto nel vol. XXXI, Miscellanee, n. 18.
- ↑ Vedi il Monitore del 3 febbraio, pag. 19.
- ↑ Vedilo nel volume Proclami e indirizzi dei circoli e municipi, al n. 25.
- ↑ Vedi Documenti, vol. VII, n. 119.
- ↑ Vedi la Costituente italiana, n. 1, 2, 5, 6, 11 e 13.
- ↑ Vedi il vol. intitolato Proclami e indirizzi dei circoli e municipi, n. 11.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 13.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 14.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n, 17.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 19.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 20.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 21.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 22.
- ↑ Vedi il vol. intitolato Proclami e indirizzi dei circoli e municipi, n. 26.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 27.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 28.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 34.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 34. A.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 44.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 54.
- ↑ Vedi il vol. intitolato Proclami e indirizzi dei circoli e municipi, n. 63.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 65.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 66.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 67.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 67. A.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 68.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 69.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 70.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 72.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 72. A.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 80.
- ↑ Vedi il vol. intitolato Proclami e indirizzi dei circoli e municipi, n. 81.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 87.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 88.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 89.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 91.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 92.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 93.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 95.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 97.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 98.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 104.
- ↑ Vedi il vol. intitolato Proclami e indirizzi dei circoli e municipi, n. 105.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 107.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 112.
- ↑ Vedi il vol. id. id. n. 123.
- Testi in cui è citato Tucidide
- Testi in cui è citato George Washington
- Testi in cui è citato Francesco Domenico Guerrazzi
- Testi in cui è citato Angelo Brofferio (1802-1866)
- Testi in cui è citato Felice Orsini
- Testi in cui è citato Daniele Manin
- Testi in cui è citato Luigi Carlo Farini
- Testi in cui è citato Giuseppe Montanelli
- Testi in cui è citato Ferdinando Ranalli
- Pagine con link a Wikipedia
- Testi in cui è citato Pietro Ferretti
- Testi in cui è citato Terenzio Mamiani
- Testi in cui è citato Michelangelo Caetani
- Testi in cui è citato Cristina di Belgioioso
- Testi in cui è citato Camillo Benso, conte di Cavour
- Testi in cui è citato Giovanni Durando
- Testi in cui è citato Gaetano Recchi
- Testi in cui è citato Vincenzo Gioberti
- Testi in cui è citato Pietro Sterbini
- Testi in cui è citato Pellegrino Rossi
- Testi in cui è citato Giuseppe Garibaldi
- Testi in cui è citato Carlo Emanuele Muzzarelli
- Testi in cui è citato Pompeo di Campello
- Testi in cui è citato Federico Torre
- Testi in cui è citato Lorenzo Pareto
- Testi in cui è citato Massimo d'Azeglio
- Testi in cui è citato Giuseppe Galletti (politico)
- Testi in cui è citato Michelangelo Pinto
- Testi in cui è citato Tommaso Mazzani
- Testi in cui è citato Clito Carlucci
- Testi in cui è citato Carlo Maggiorani
- Testi in cui è citato Pasquale De Rossi
- Testi in cui è citato Savino Savini
- Testi in cui è citato Quirico Filopanti
- Testi in cui è citato Edward Lubienski
- Testi SAL 75%