Viaggio da Milano ai tre laghi Maggiore, di Lugano e di Como e ne' monti che li circondano/Capo XXIV

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Capo XXIV. Da Como a Milano

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CAPO XXIV.

Da Como a Milano.


Due strade conducono da Como a Milano, cioè quella di Barlassina e quella di Canturio. Saliasi dianzi per ripida salita a s. Carpoforo, già badia di monaci Gerolamini, or casa de’ sigg. Venini; e andavasi sotto castel Baradello, comodissima torre telegrafica e forte rocca una volta, ove nel 1277 perì in una gabbia esposto all’inclemenza dell’atmosfera quel Torriani che dianzi era stato Signor di Milano. Or la strada, tenuta più bassa, s’allunga alquanto, ma riesce molto men ripida. Nel formarla trovati vi furono de’ vetusti monumenti1. Il naturalista osserverà la durissima breccia, su cui il mentovato castello è piantato, e oltr’essa, poco lungi dalla Camerlata, la pietra arenaria detta Mollegna, da cui molto sasso ricavasi per le fabbriche. Sfiorisce da questo sasso dell’allume. V’è pure qualche striscia di bitume e di zolfo. [p. 284 modifica]Si passa entro valli che sembran chiuse come catini di laghi; e in fatti tali furono un tempo, come rilevasi dalla torba di [p. 285 modifica]Pratipagano, dalla quale però non si trae nessun vantaggio, sebbene sia stata sperimentata buona a cuocer tegole e mattoni.

Viensi a Fino, lasciando a destra la Cassina Lambertenga, or Porro: si ascende per [p. 286 modifica]poco e si ridiscende verso Vertemate, che vuolsi essere il vetusto Bardomagum. Fu fondata nel secolo xii a Vertemate nel luogo il più inospito una badia di Cluniacensi; e i buoni monaci coltivarono parte di quella solitudine. Sur un di que’ colli v’è Casnate; v’è sur un altro colle Cusciago, ove il prete Arialdo cominciò nell’undecimo secolo le sue predicazioni contro i Simoniaci e i Concubinarj, le quali crudeli guerre presso di noi suscitarono; e sul più vicino sorge Monsolaro, vaga [p. 287 modifica]villa de’ sigg. Vismara. Il piano in cui scorrono la roggia di Desio, tratta da moltiplici sorgenti di quel contorno, e il torrente Seveso, è torboso in parte, come a Prato-pagano, al Bassone e sotto la badia mentovata. Forse torboso è pure il prato per cui, passando all’est d’Asinago, vassi alla vicina terra e al vecchio castello di Carimate. Ma stando sulla via maestra, si lasciano a sinistra Asinago, Lentate e molti altri paesi, posti per lo più su poggi. Vedesi quindi a destra Capreno, e poco dopo Birago, villa già de’ Casnedi, or de’ Raimondi, su d’una costa che continua sino a Senago, e a cui par che si appoggiasse il Seveso, che ben altro fiume esser dovea da quello che ora è.

Barlassina è grosso borgo, che la sua ampiezza dee probabilmente al vicino convento de’ Domenicani, fondato presso al luogo ove fu ucciso il primo Inquisitore Lombardo s. Pietro Martire, ed ora soppresso. In fatti la chiesa matrice è nel vicin villaggio di Seveso. Presto s’arriva a Cesano, ove bella e magnifica villa ha il sig. co. Borromeo, la quale aria più libera e miglior vista certamente avrebbe se collocata fosse sulla vicina altura: se non che non v’avrebbe quel bel rivo d’acqua perenne tratta da vene de’ vicini colli; e vuolsi pure che poco salubre colassù sia [p. 288 modifica]l’aria della brughiera che lì comincia, e immensamente estendesi, quasi del tutto incolta, verso ovest. Questo timore non ebbero i Crivelli, quando presso Bovisio, villaggio che dopo due miglia si attraversa, fondarono sull’alta riva il bel palazzo di Monbello. Il sig. ab. Crivelli, fu un de’ primi a coltivare in quell’orto le piante esotiche. Di là non lungi, all’est poc’oltre Varedo, è la Vallera, ove bel giardino di rare piante, ha il sig. Agnesi, fratello della cel. Matematica. Viensi quindi per la via maestra a Cassina-Amata, ad Affori (bella villa Gherardini), rimpetto a Bruzzano, poi a Dergano e a Milano.

La coltivazione si fa in tutto il tratto di questo viaggio con somma cura e con profitto. La scarsezza d’acqua fa che manchino i prati irrigatorj, ai quali non suppliscono abbastanza i prati asciutti artificiali di trifoglione (trifolium purpureum L.). I gelsi maggiormente si scapezzano, men bene si coltivano, e meno durano a misura che si discende: cosi men buono n’è il vino; ma i fondi assai più rendono e vendonsi, pel comodo degl’ingrassi, che traggonsi dalla città, e per la facilità di trasportare a questa i prodotti de’ campi.

L’altra via, più breve, e che sarà ora anche più comoda pe’ nuovi adattamenti che vi si sono fatti, costeggia in certo modo il torrente Cosia. Si sale. dolcemente, tragittando [p. 289 modifica]alcuni burroni, che formano il Seveso, viensi al villaggio di Trecallo, e s’ascende, attraversando i colli, finché s’arriva presso Canturio, ove si giugne dopo breve discesa e breve salita. Era questo il luogo d’osservazione in tempo delle guerre civili fra i Milanesi ed i Comaschi, poichè dalla sua torre comodamente vedeasi se un armata venia dal piano, e sen dava l’avviso a Castel Baradello, distante quattro miglia. Così da Castel Baradello davasi avviso a Canturio de’ nemici che venivano dal lago. Sin dal x secolo è rinomato Canturio per le picciole manifatture di ferro, e queste vi son tuttavia.

Più antico di Canturio è il vicino Galliano, ove l’amator delle antichità andrà a vedere la chiesa di s. Vincenzo, altre volte matrice (or ridotta ad uso di magazzino), costruita in parte con avanzi del Gentilesimo, la quale sin da’ primi tempi servì alla vera religione, come rilevasi dalle iscrizioni cristiane del iv e v secolo pubblicate dall’Allegranza, e dalle reliquie ultimamente trovatevi. Questa al principio del secolo xi fu fatta riattare secondo il rito ambrosiano, e dipingere dal famoso Ariberto d’Intimiano, che fu poi arcivescovo e ristorator di Milano. Da quelle pitture non trarrà certo gran lumi l’amatore delle belle arti, ma la storia ecclesiastica de’ bassi tempi vi troverà cose [p. 290 modifica]pregevoli. Fra gli avanzi del Gentilesimo è ragguardevole una lapide che riuscimmi di far estrarre da un muro cui servia di base, e che fummi da chi quell’edificio acquistò dalla nazione, cortesemente donata. Riferirolla fra poco parlando della villa Cusani a Desio, ove si è fatta trasportare2. Il vicin Battistero è pur esso antico e di regolare costruzione; e merita ivi d’esser veduto il tondo vaso battesimale che ha circa quattro piedi d’altezza, e altrettanto di diametro, scavato in un masso granitoso trovato in quelle vicinanze.

Stando sulla stessa cresta de’ colli vassi all’est a Cremnago, villa grandiosa del sig. Perego, e all’ovest a Monsolaro, già mentovata villa dei Vismara, che ha un’immensa prospettiva dinanzi. Molti paesi e amene ville pur sono ove ha principio la valle, che versa le acque, nel laghetto d’Alserio. Viensi da Canturio al grosso borgo di Mariano, forse anticamente Fundus Manlianus, o Villa Mauriana che la Chiesa Romana rendè alla Comense nel sesto secolo.

Da Mariano breve cammino conduce a Meda, ch’era poco dianzi ed era stato per più di mille anni (poichè fondato nel 790), monistero di vergini. Dalla storia miracolosa della sua fondazione rileviamo una verità [p. 291 modifica]naturale, ed è che tutti questi contorni erano boschi abitati da selvaggiume e da fiere. La soppressione del monistero m’ha dato il comodo di leggere l’iscrizione d’Attilio Mocelio, che fu poi trasportata nel R. Palazzo delle Scienze, Lettere ed Arti, e correggere così gli errori commessi da tutti i raccoglitori d’antiche iscrizioni.

Un’importante iscrizione di Veraciliano era a Giussano in casa Torri, ed or è a Verano. Volendo colà andar da Giussano, si passa a Robiano, ove pochi anni addietro fu scoperto a poca profondità un pavimento a musaico non lungi dalla chiesa. Per coltivarne il fondo, è stato poi ricoperto.

A Verano, che sta sopra Agliate in riva al Lambro, vassi a vedere la Villa Trotti, ove cento cose, che non sembrano fatte per istare insieme, son raunate. Ivi ognun trova di che occuparsi, e anche l’antiquario e l’amante delle belle arti vi vedrà cose importanti. Vi sono parecchi antichi bassi rilievi ed alcune iscrizioni, e fra queste il mentovato epitaffio di Veraciliano.

Questa lapide è stata negli anni addietro trovata nel distrutto castello d’Agliate con qualche altro pezzo antico, e varie monete a argento e di bronzo assai pregevoli, che mostrano quanto colti fossero que’ Confalonieri che il possedeano, e che, sul finire del xiii [p. 292 modifica]secolo, crudeli contrasti ebbero colla nascente Inquisizione. Nella chiesa d’Agliate, formata di ruine d’un tempio Gentile, v’ha delle iscrizioni romane di varj secoli, e merita pur d’essere veduto il vetusto Battistero.

La Costa chiamasi la vicina villa de’ Calderari, or Pino, alla sinistra del Lambro. Ivi la strada conduce ai paesi del monte di Brianza, ove numerose e amene sono le ville signorili, e ben popolate le frequenti terre. Sulle altre ville lì presso sollevasi Bel-dosso dei Busca.

Poco lungi è villa Raverio, memorabile perchè lì presso fu trovato quel gran masso di ferro nativo che ora sta nel Museo di S. Alessandro, e che, secondo Chiadni, è un’aerolite, cioè una massa caduta dalle nubi, come quella che Pallas trovò in Siberia.

Da Giussano viensi presto a Paína. Un fenomeno rimarchevole qui osservasi, ed è che circa 70 braccia di profondità hanno in Paína i pozzi, laddove nel vicinissimo e sottoposto casolare di Brugaccio non n’hanno che da 10 a 12. L’acqua che viene da nord-est, cioè da Robiano, ove le fonti sono a fior di terra, sin qui senza dubbio sostienisi su una striscia di fondo argilloso. A Seregno, distante da Paína un miglio e mezzo, i pozzi son più profondi ancora; ma a poche centinaia di passi scorrono neglette sotterrane [p. 293 modifica]vene non più profonde di 30 piedi, o dieci metri. Ricco e popolato borgo è Seregno, ove la tonda chiesa è disegno del già lodato prof. cav. Pini, alterato però per l’economia voluta dalle circostanze.

Due brevi miglia v’ha da Seregno a Desio, considerevol borgo, ove nel 1277 diedesi la battaglia che decise della sorte dei Visconti, dai quali i Torriani furono interamente disfatti. Alcune romane iscrizioni leggerà l’uom erudito nel muro esterno del campanile, ed altri nella villa Cusani. Ivi ora sta quella di cui parlai alla pag. 290. Essa è sur un cippo di quel granito che chiamiamo scerizzo gentile, alto più di quattro piedi parigini, e largo piedi uno, pollici otto. In alto v’è inciso un doppio fulmine trisulco, sótto il quale stanno le seguenti lettere:3 [p. 294 modifica] Non è forse sì facil cosa il tutta ben tradurre l’iscrizione; ma pare che vi si parli [p. 295 modifica]del rito con cui i Quinqueviri Seniori volean che si coprisse il fulmine caduto in luogo pubblico, mettendovi in giro de’ sassi onde formare una bocca di pozzo, per lo che puteali diceansi; e quel rito chiamavano condere fulgura, come rileviamo da Lucano e appunto un di que’ Seniori che gravemente seppelliva la folgore, e poi andava a medicar con incantesimi la sordità di ricca vecchia, mette in derisione l’arguto Giovenale (Sat. vi) in questo verso, a spiegare la nostra lapide opportuno:
Aut aliquis senior qui pubblica fulgura condit.
La penultima lettera però della sesta [p. 296 modifica]linea è fatta in modo che lascia dubbio se una E sia o una L, e se sia unita alla S o siane separata. Nel secondo caso le ultime quattro lettere sarebbero queste: V. S. L. M. che comunissime sono. Vero è che allora non vi si parlerebbe de’ Seniori; ma la lapide non lascerebbe d’essere importante, perchè rare sono quelle che parlino della folgore. Le lettere D. P. potrebbono leggersi: Dedicavit Puteal.

La villa Cusani, ove gran parte di questo libro io scrissi, a più titoli merita d’esser visitata, essendo forse la più bella della Lombardia per la varietà, l’ampiezza, il buon gusto, e l’opportuno uso dell’acqua; giacché vi scorre un abbondante rivo, o roggia, di cui parlossi, e che va poi tutta a perdersi nella irrigazione de’ vicini prati. I pergolati d’agrumi, le ricche serre degli ananassi e delle piante esotiche de’ caldi climi, gli alberi e gli arbusti dell’America settentrionale in pien’aria, attireranno gli sguardi dell’osservatore, mentre il curioso percorrerà i boschetti abbondantissimi di saporiti tartufi, le vigne, i frutteti, l’artefatta collina, le grotte, il tempietto, i laghetti ec. ec. Elegante e comodo n’è pure il palazzo, ove i fratelli Gerli fecero il loro primo lavoro all’encausto. Ad abbellirla maggiormente s’è data la forma di pronao d’un tempio al vicino mulino, che [p. 297 modifica]merita d’esser veduto anche per la non comune sua costruzione. Vi si passa innanzi andando da Desio a Monza per comoda via, o per Lissone si passi, o per Muggiò; e la distanza è di tre miglia e mezzo. La seconda conduce sullo stradone che mette dirittamente alla R. Villa, e piegando a destra prima di giugnervi, va in linea retta a Sesto e di là a Milano.

Viensi da Desio a Nova, indi a Cusano, ove de’ buoni quadri (e fra questi il Belisario dello Spagnoletto) veggonsi tuttavia nel Palazzo Omodei, or de’ Lumiares, eredi di quella famiglia. Ne dista un sol miglio Bresso: incontrasi il torrente Seveso, s’attraversa Niguarda, ove belle sono le ville Biglia e Trotti: vedesi Prescentenè, o Prato Centenaro (Pratum Centenariorum), ed ecco Milano.

Per altra via si va da Desio a Milano. O si passa presso a Muggiò e la Taccona, villa dei sigg. Bertolio, e giugnesi presso al giardino de’ Silva a Cinisello; o per la via maggiore, piegando da Nova, vassi in mezzo a Cinisello medesimo, ove il curioso potrà visitare la casa dei sigg. Silva, e in essa una bella raccolta di storia naturale, e il rimodernato giardino. Da Cinisello si passa presso il vicino Balsamo, ove ameno e vago è il giardino del sig. conte di Breme, la [p. 298 modifica]Torretta e la Bicocca, rammentata ancora per una battaglia che vi si diede nel secolo xv; e s'arriva alla strada di Monza presso Greco e la Cassina de’ Pomi.

Da Como a Barlassina |||
 Poste 1 ½
Da Barlassina a Milano |||
 1 ½
Da Giussano a Milano per Desio |||
 2     


Note

  1. Fra i monumenti che si rinvennero nel costruire questa via, vuolsi nominare la grandiosa tavola in marmo che il viaggiatore erudito avrà osservata nella casa de’ Giovii sulla scala rasenta il muro. Manca di un terzo dall’alto al basso, ed ebbe rasa ab antico la quarta linea. Veggasi nella qui annessa figura rettangolare come sta oggidì. La quale si legga per disteso così supplita.
    ImpERATORI . CAESARI
    Divi . SEVERI . PII . NEPOTI . DIVI
    AntoNINI . MAGNi PII . Filio . Marco AVRELIO
    Severo . Alexandro . Pio . Felici . Augvsto
    PontiFici . MAXimo TRIBVNiciae . POTestatis . II.
    COnSuli . Patri . Patriae . (an. 223).
    ComeNSes . DEVOTI. NVMINI . MAIESTATI
    Que EIVS
    Decreto                                                            Decurionum

    E che debba supplirsi col nome dell'Imp. Alessandro, se non bastano le note croniche certificate dalle medaglie (V. Mediob. in Alex. Eckel Catal. Mus. Vind.), chiara dimostrazione faranno le lapidi, in cui si legge imp. caes . divi . severi . piI . nepoti . divi . mag. piI . fil. m. avrelio . severo . alexandro (Grut. 178. 8); Divi Severi Pii nepoti . divi . antonini . piI . mag. filio . m . avr . severo . alexandro (Rein. Cl. 2 n. 14); severI . piI . nepotis . dIvI magni . antonini . piI fili . marci avaeli . severi . alexandri (Marin. Fr. Arv. tav. 45 ) e in altre ancora, che serbata la stessa genealogia, cominciano dal grado più prossimo. (V. Grut. 190. 13, ripetuta 191. 7). A quest’ottimo Angusto i Comaschi divoti in bella mostra di gratitudine eressero adunque un magnifico monumento, dal quale se il nome dell’Imp. fu cancellato ciò dee attribuirsi alla miseria di que’ tempi infelici in cui spento Alessandro a Magonza da militar furia concitatagli contro dal tristissimo Massimino i fautori di costui giudicarono lavare la macchia loro col far guasto ed onta al caro nome di quello. Anche io una colonna miliaria, e in un’ara votiva trovata nella Pannonia, (Schoenwinser Iter. Taur. pag. 145 e 153) e nelle stesse tavole arvaliche vedesi medesimamente raso Alessanrdro (Fr. Arv. tav. 45). Così raso vedesi pure Filippo in un'ara del Museo Nani (Guarn. diss. epist.), e in altra disotterrata dalle rovine di Gardun (Lovrich osserv. sui viaggi di Fortis, pag. 65). All'incontro per onta de’ mortali oltraggiati rimase intatto l’aborrito nome di Nerone in un' ara e in un epitaffio del Gori (T. i. n. 7, T. ii. pag. 46, T. iii. pag. 173); quello di Domiziano in più lapidi (Grut. 244. 2. 245. 3; Maff. Mus. Ver. 822, e Morcelli n. 36); e quello di Commodo in Brescia (Manuz. Ort. Rat. pag. 373, ov’è a correggersi il luogo), e quel d'altri mostri sì fatti; intorno a che non crediam fermarci con riflessioni che spontanee discendono e che lasciamo al lettore (Nota tratta dall'esemplare postillato dal sig. dott. Gio. Labus).

  2. Veggasi pag. 293.
  3. Niuna iscrizione si vede nel muro esterno del campanile di Desio. Quella poi che qui allegasi, vuolsi legger così:

    Iovi . Optimo . Maximo . COmensi
    EX . PRaEMISSA
    FVLGVRIS
    POTESTATE
    FLAVIVS . VALENS
    Vir .Clarissimus . EX . Decreto .
    Votum . Solvit . Libens . Merito .
    Datum .                Publice


    Parendo a noi che i quinqueviri seniori, la sordità della vecchia, il concetto di Giovenale e la dedicazione del Pozzale non ci abbiano che fare, crediamo che Flavio Valente Uomo Chiarissimo e quindi quindi Pontefice od Augure, presiedute le solite cerimonie in occasione di fulmini, di che il Valeriano (de fulm. signif.) e il Bulengero (de terrem. et fulm.), innalzò quest’ara in testimonio di grato animo verso il Tonante l'avviso o l'afflato, come diceasi, del quale fu consigliero di lieti eventi ai paurosi Vicani. Diciam COmensi per congettura, tolto il nome dal vicin luogo, potendo anche leggersi COnsiliario ZEΥC BOΥΛAIOC, com’è in una moneta di Mitilene (Spanhem. de V. et Pr. P. I. pag. 133), e meglio ancora COnservatori com’è in un marmo del Gadio, iovi . optimo . maximo . fvlgeratori . conservatori (pag. 4 n. 8), e in un altro in Maffei, iovi . monitori . conservatori (Mus. Ver. pag. 148. 1). Diciamo Ex Decreto, perchè dopo l’opera degli Aruspici, e l’approvazione de’ Pontefici facea mestieri anche il decreto del pubblico magistrato; onde Varrone, Lacun Curtium fulguratum ideo ex Senatus Consulto septum esse (de L. L. l. 4) e nei marmi, iovi fvlminatori . fvlgeratori . tonanti . rvstivs . pontifex . ex senatus. consulto . dedicavit . (Grut. 21. 6) deo . fvlgeratori aram . ex harvspicum sententia pvblicivs . pontifex . posuit et . dedicavit (ind n. 4). Ma ciò basti, se non è anche troppo per una nota. Nel giardino della stessa villa Cusani vedrà il viaggiatore anche queste due lapidi che non crediamo mai pubblicate:

    herc hercvli . im
    vli . in victo
    victo votum. solvit. libens. merito
    myris lucius domitivs
    mos germanvs
    et. qvim salvo . patrono
    tivs
    votum sovunt libentes merito

    (Nota tratta dall’esemplare postillato dal sig. dott. Gio. Labus).