Archivio storico italiano, serie 5, volume 7 (1891)/Corrispondenze

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Archivio storico italiano 1891|Corrispondenze

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Archivio storico italiano, serie 5, volume 7 (1891) Archivio storico italiano, serie 5, volume 7 (1891)


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CORRISPONDENZE





GERMANIA.


Pubblicazioni del 1889 sulla storia medioevale italiana.



Tra le opere storiche stampate nel detto anno in Germania non troviamo alcuna pubblicazione grande, dedicata esclusivamente e, per così dire, ex professo alla storia italiana, ma bensì, oltre opuscoli di minor volume, un bel numero di edizioni di fonti ed altri libri, che hanno molta importanza per l’Italia, sia che trattino distesamente della storia di questa nazione, sia che le idee in esse svolte meritino l’attenzione degli storici di qualunque paese. Verrò enumerandole in questa Corrispondenza col medesimo ordine tenuto nella prima1.

I. Edizioni di fonti e relative ricerche.


Cominciando colla grande collezione dei Monumenta Germaniae historica, Carlo Zeumer nell’ultimo (3.°) fascicolo del V volume delle Leges ha edito la Lex Romana Raetica Curiensis2, conosciuta anche col nome di Lex Romana Utinensis. Nelle notizie preliminari l’editore svolge i risultati dei suoi studi profondi sulle questioni controverse della età di questa legge e del luogo ove fu composta, aggiungendo nuovi argomenti al Saggio già da lui pubblicato nella Zeitschrift der Savignystiftung 1888, vol. IX, 1 e segg. Quanto alla patria già il titolo dato dallo Zeumer indica, che egli ritiene che questa legge (che ha base nel Breviario Alariciano) sia composta nella Rezia, ed in effetto mi pare, che egli abbia vinto definitivamente sopra l’opinione dello Schupfer e di altri, che assegnano questa redazione al Friuli. Secondo lo Z. la legge è più antica di quello [p. 153 modifica]che si ammettesse finora, perchè fu composta poco prima dell’anno 766. Enrico Brunner comunica, nella prefazione del volume, che con questo volume la sezione delle Leges in folio viene terminata: le continuazioni future si stamperanno nel più comodo formato in quarto.

Gli altri volumi di questa Collezione, che uscirono nell’anno 1889, non contengono nessun monumento appartenente specialmente all’ Italia, ma della Storia dei Goti del Jordanis3 è stata fatta una nuova edizione, da per sé, curata dal Closs.

In maggior numero ci occorrono pubblicazioni di documenti. Guglielmo Meyer ha fatto ristampare nell’Index scolarum dell’università di Gottinga i numeri più antichi della Raccolta di epistole e canoni detta l’Avellana4, cioè le lettere degli anni 418-419, che riguardano lo scisma fra i papi Bonifazio I e Eulalio. Vi stanno innanzi pregevoli schiarimenti, e fra le altre cose si dimostra come la collezione ricevesse un tale nome senza alcuna precisa ragione, e come sia stata compilata verso l’anno 553. Una nuova edizione del più antico e più importante formulario della cancelleria papale, cioè del Liber diurnns, ci ha regalato il Sickel5. Dobbiamo essergliene tanto più grati, in quanto che l’edizione precedente del De-Rozière non è più in commercio, e le anteriori stampe sono quasi affatto inservibili. L’edizione del Sickel riproduce strettamente il codice dell’Archivio Vaticano, che fu coscienziosamente collazionato. Il manoscritto più recente, il così detto Claromontanus da Parigi, è, come si sa, da qualche tempo sparito, ed un terzo codice dell’Ambrosiana in Milano, sebbene accennato dal Montfaucon, restò sconosciuto a tutti i successivi indagatori, finché il dotto bibliotecario dell’Ambrosiana lo scoprì di nuovo, ma, sventuratamente per il Sickel, al momento, che la sua edizione era già venuta in luce. Ma dalle indicazioni pubblicate dall’ab. Ceriani risulta, che la base critica di questa edizione non n’è alterata per niente, perchè anche il codice milanese appartiene alla classe più recente. Nella prefazione il Sickel dà un sunto dei risultati, per molti rispetti nuovi, delle sue ricerche sull’origine, sulla divisione e sull’uso del Liber diurnus, e sul ragguaglio dei relativi manoscritti; un indice ampio giova tanto al diplomatista quanto al filologo. Invece l’argomentazione delle sue conclusioni il Sickel ha riservato ad una serie di saggi, i quali sta [p. 154 modifica]pubblicando negli scritti dell’Accademia imperiale in Vienna sotto il titolo Prolegomena al Liber diurnus6. Nei due primi tratta dell’età del formulario, e dimostra che si debbono distinguere quattro parti, raccolte ed aggiunte in tempi diversi, e dall’ordine delle formole e delle parti in ambedue i codici desume l’età di questi supplementi e dei rispettivi manoscritti.

Dalla seconda edizione dei Regesti dell’impero nei tempi carolingi è ora terminato il primo volume, compilato eccellentemente dal Mühlbacher7. Questo volume contiene gli estratti dei diplomi dei Carolingi veri dal 751 al 911 (eccetto i regesti dei Carolingi francesi) e del re tedesco Corrado I. 912-918. L’introduzione dà le spiegazioni necessarie sul concetto e disegno dell’opera, poi uno splendido ristretto della storia dei Carolingi, un trattato critico sugli usi e sulla organizzazione della cancelleria dei rispettivi sovrani, una rassegna delle fonti e della letteratura di quest’epoca, e finalmente una tavola genealogica. Il secondo volume comprenderà i regesti dei Carolingi francesi da Carlo il calvo, e dei re di Burgundia e d’Italia dall’anno 875, come anche un indice dei destinatari dei diplomi per tutti e due volumi. Tutti gli studiosi, e specialmente gli italiani deploreranno, che l’autore non possa promettere una continuazione rapida della sua opera.

L’ultimo volume di questa raccolta, contenente i Regesti dei diplomi di Carlo IV, pubblicato nel 1877 dal prof. Alfonso Huber di Vienna fu arricchito dall’autore stesso di un primo supplemento8, nel quale son indicati non meno che 1467 documenti, in buona parte inediti, fra i quali un numero ragguardevole di privilegi concessi a destinatari italiani, specialmente in occasione delle due spedizioni che intraprese questo imperatore oltralpe negli anni 1353-1354: e 1368-1369. Vi troviamo una prefazione con buone contribuzioni alla storia della cancelleria imperiale sotto Carlo IV ed un indice preciso.

Mercè il lodevole ed assiduo zelo di tante società e di tanti dotti, abbiamo una tanto abbondante e svariata ricchezza di pubblicazioni [p. 155 modifica]storiche, che fa nascere il desiderio di una scelta dei documenti più importanti per l’uso quotidiano degli studiosi e delle scuole speciali. A questo mirano i Monumenta Germaniae selecta che comincia a stampare il Doeberl9; i quali bensì paiono esser poco esatti per i dilettanti, e anche meno per i dotti, ai quali non offrono nulla di nuovo. Nell’unica terza dispensa, finora uscita, è inserita una serie di documenti specialmente considerevoli per la storia italiana, come la legge feudale di Corrado II, il famoso decreto di Nicolao II sulla elezione papale etc.

L’accademia imperiale di Vienna si è risoluta di pubblicare in una collezione speciale, sotto il titolo Comunicazioni dall’Archivio Vaticano, frutti delle ricerche, fatte dai membri dell’Istituto austriaco di studi storici in Roma nei tesori del Vaticano. Il primo volume, la cui edizione fu curata da Ferdinando Kaltenbrunner, contiene Documenti per la storia dell’impero durante il governo di Rodolfo I ed Alberto I (1272-1308)10. La raccolta offre un materiale ricco per la storia degli stati e delle città italiane, e illustra ampiamente le relazioni di Gregorio X con Carlo d’Angiò e coi partiti italiani, non che il contegno di lui riguardo ai progetti del re Rodolfo d’acquistarsi la corona imperiale, e contiene anche tutti i documenti sulla cessione della Romagna a Gregorio X, 1278. Il testo è accompagnato da un continuo commentario11.

Enrico Finke ha consacrato da più tempo i suoi studi al concilio di Costanza. Il suo libro intitolato: Ricerche e fonti per la storia del concilio di Costanza12 (di cui alcune parti furono già pubblicate altra volta in periodici) riguarda i preparativi del concilio, il regolamento dell’assemblea e le sue relazioni coll’imperatore Sigismondo.

Tra le fonti raccolte nella seconda parte del libro, e che contengono trattati, proposizioni, pareri, carte e lettere, e perfino documenti relativi alla storia dell’antipapa Benedetto XIII, la più importante [p. 156 modifica]di tutte è il Diario, finora quasi affatto trascurato, che il cardinale Filastre scrisse dal principio del concilio fino alla partenza per la Francia nel marzo 1418. Il Finke, che lo trasse dalla Biblioteca vaticana, ha il merito, di aver per il primo riconosciuto il valore dell’autore di questa fonte importante per la storia di quel Concilio. Inoltre con buone ragioni difende l’opinione di coloro che vogliono, che il trattato de reformatione ecclesiae, da lui pure stampato, sia opera di Teoderico di Niem.

Fra le illustrazioni delle fonti storiche ricorderò, oltre al saggio che il Lechler pubblicò pure nel 1888 sui Rescritti di Teoderico contenuti nelle Varietà di Cassiodoro13 ed alle osservazioni fatte dal Mai sull’epoca e sul valore della biografia di Leone IX scritta da Wiberto14, le indagini acute di Iacopo Marx sulla Vita Gregorii IX15, nelle quali sono documentati l’epoca (1239-40) e il carattere ufficiale di questa biografia, scritta coll’aiuto degli atti, ufficiali e delle testimonianze oculari dal cameriere del papa Giovanni da Ferentino, e sono rilevati la ricchezza e il valore delle notizie contenute in questa biografia, nella quale non s’insinua nessuno inganno frode, per quanto parziale sia pur l’autore per il papa e la di lui curia.

Il padre Emilio Michael discorre nel suo libro su Salimbene e la sua cronaca16, in bel modo, della vita e dell’indole di questo notevole ed interessante cronista. Nella seconda parte vi si tratta pur delle fonti e della critica di questa cronaca; ma, secondo il giudizio del prof. Holder-Egger, che preparava l’edizione della medesima per i Monumenta Germaniae, non furono in questo lavoro sciolte tutte le questioni.


II. Sussidi generali e bibliografici.


A capo di questa sezione merita di esser posto un libro che sarà di grande e pregevole sussidio per lo studio ed anche per lo sviluppo della critica storica, cioè il Manuale del metodo storico di Ernesto Bernheim17. L’accentuarsi del fatto innegabile, che la storia non [p. 157 modifica]diventa una scienza, se non per la conoscenza delle condizioni fondamentali della critica storica, che questa conoscenza non è sparsa come sarebbe da desiderarsi, anzi che proprio negli ultimi anni si scorge una specie di ritorno ad una mancanza di critica nella intelligenza e nella esposizione dei fatti, ha indotto il Bernheim a esporci nel presente Manuale il metodo storico, partendosi dai concetti fondamentali fino alle nozioni particolari dell’uso della critica, a darci una descrizione enciclopedica del carattere speciale e dei sussidi della ricerca storica. Questo Manuale, così per gli argomenti che tratta, come pel modo con cui li espone, sarà generalmente e con ragione lodato. 11 Bernheim tratta successivamente del concetto e della essenza della scienza storica, della metodologia (carattere speciale, fondamento e sviluppo del metodo) ed espone ampiamente e con molta chiarezza gl’importanti principi fondamentali del metodo pratico: la conoscenza, la critica, l’interpretazione e l’esperienza delle fonti. Una esposizione critica così sobria dello stato presente del metodo storico, non può che avere una feconda influenza sulla scienza storica. E diligenti indicazioni bibliografiche aumentano ancora il valore pratico di questo libro.

Di opere bibliografiche ricorderò anzi tutto gli Annali della Scienza storica18, dei quali nel 1889 sono usciti tre volumi, che contengono la rassegna delle pubblicazioni venute alla luce negli anni 1885, 1886, 1887. Con ciò l’editore d.r Jastrow, ha mantenuto la sua promessa di sollecitare per quanto gli fosse possibile la pubblicazione di questi Annali e di aumentarne in modo sensibile il valore pratico. La bibliografia storica italiana è compilata anche in questi tre volumi dal Cipolla (medio evo) e dal Morsolin (tempi moderni) 5 ed i capitoli relativi al papato e alla chiesa dallo Zöckler (1885, 1886) e dallo Schultze (1887). Al posto delle Forschungen zur deutschen Geschichte (indagini sulla storia tedesca), cessate colla morte del Waitz, esce dall’anno scorso sotto la direzione di Quidde (prima in Königsberg, ora direttore dell’istituto storico prussiano a lioma) un nuovo periodico intitolato: Periodico tedesco per la scienza storica19. Il cui programma non è più ristretto, come quello delle Forschungen alla storia tedesca, ma si è allargato alla storia generale del medio evo e dei tempi moderni. Uno dei maggiori meriti di questo periodico consiste nelle notizie bibliografiche. Con esso è fusa la biblioteca storica del Masslow20; ed ogni dispensa contiene un [p. 158 modifica]indice completo delle pubblicazioni storiche tedesche, anche degli articoli e delle recensioni contenute nei diversi periodici, ed oltre a ciò, accurate corrispondenze, che danno notizia delle principali opere venute alla luce all’estero.

Il monastero benedettino di Mölk nell’Austria inferiore, noto per lo spirito scientifico, che vi regnava nel secolo scorso, ha celebrato l’ottavo centenario della sua fondazione colla pubblicazione del Catalogo dei manoscritti21 conservati nella sua ricca biblioteca. Il catalogo è quasi tutto lavoro del defunto bibliotecario, padre Vincenzo Staufer, e nel primo volume finora pubblicato, sono descritti 234 dei 2133 manoscritti che appartengono a questa badia. A cagione della continua esportazione dall’Italia di manoscritti che facevano tali conventi, non è certo inutile per gli studiosi italiani di esaminare anche questi cataloghi; e in questo dei mss. di Mölk la ricerca è agevolata da un ottimo indice.


III. Storia politica.


La dissertazione di K. Martin su Teoderico il grande fino all’occupazione d’Italia22) appena tocca il nostro tema; nell’epoca longobarda entra Wollschack cercando di descrivere le condizioni d’Italia e specialmente del regno Longobardo secondo le epistole di Gregorio Magno23.

D’un valore molto maggiore sono le Ricerche sulla storia dell’amministrazione bizantina in Italia, pubblicate da Ludo Hartmann24, che riempono veramente una lacuna della letteratura storica. L’Hartmann analizza, fondandosi sulle fonti contemporanee, l’organizzazione di tutta l’amministrazione bizantina in Italia dopo la la caduta del governo dei Goti. Comincia colla storia e lo sviluppo dell’esarcato da Belisario e da Decio, che portano per i primi questo titolo nel 584, fino a Eutychio, col quale cessa questa dignità nel 751, dando così nello stesso tempo un ristretto preciso della storia politica d’Italia in questi due secoli. Poi descrive l’organizzazione [p. 159 modifica]dell’amministrazione civile, militare e fiscale, mostrandoci come l’Italia per gli assalti che i Longobardi minacciavano di fare, divenisse un Thema, cioè una provincia confinante, che doveva esser sempre sotto le armi contro le invasioni ostili, come poi questo stato fosse cagione che l’amministrazione militare, fondata nelle città fortificate respinge tutti gli altri riguardi e come finalmente l’Italia, lasciata quasi senza aiuto da Costantinopoli, si avvezzasse ad ubbidire a degli ufficiali locali e specialmente ai vescovi, i quali assumevano gli obblighi trascurati dai Greci, finchè la minaccia continua del giogo longobardo fu tolta dall’aiuto dei Franchi, richiesto dai papi. Queste belle ricerche mostrano chiaramente l’influenza delle istituzioni bizantine sullo sviluppo della costituzione italiana nei tempi posteriori.

In qualche punto si avvicina al predetto lavoro un saggio del Luther, che studia le varie fasi della lotta fra Roma e la Metropoli di Ravenna25 dalle prime origini fino al secolo nono, o precisamente fino all’anno 862, nel quale l’arcivescovo Giovanni si sottomise al primato romano. La scarsità delle fonti non permette di risolvere con certezza tutte le quistioni relative a questo argomento, anzi troviamo in questo libro molte opinioni assai problematiche; ma coll’autore si può dire che la rivalità delle due sedi sia connessa essenzialmente col fatto, che Ravenna nei tempi bizantini ed anche sotto il governo franco era centro della potenza politica secolare e che più d’un sovrano favori per aver un contrapeso contro i papi, l’ambizione di Ravenna di farsi indipendente da Roma.

Citeremo adesso parecchi opuscoli, che occupandosi ancora della famosa donazione di Costantino, ci conducono al tempo carolingio. Il Martens e il Friedrich hanno pubblicato le loro ricerche su questo argomento; l’uno è del tutto indipendente dall’altro; ambedue si fondano su diverse idee e principi, e giungono a risultati affatto opposti. Però nessuno dei due dà una soluzione definitiva della questione. Il Friedrich vuole provare nel suo libro sulla donazione Costantiniana26, che questa impostura fu fabbricata prima del secolo nono, perchè è già citata in lettere scritte sotto Carlo Magno; un’altra tesi ch’egli sostiene è questa: che nel secolo VIII dal papa Paolo I (757-767), quando era ancora diacono, sia stata alterata la parte già falsificata nel secolo settimo. La critica, riconoscendo bensì la dottrina dell’autore, ha sollevato, e con ragione, dei dubbi su queste conclusioni27.

[p. 160 modifica]Il Martens dall’altro lato ammetto, che la falsa concessione, generale di Costantino28 sia stata compilata un po’ più tardi, sotto il pontificato o poco dopo la morte di Adriano I (772-795) da un chierico della cancelleria papale, il quale fece questo suo lavoro in tre parti non già per uno scopo pratico, ma soltanto per la glorificazione della chiesa romana. Anche questa ipotesi non è convincente. A noi basti però di avvertire i lettori, che il libro del Marteus contiene fra altre cose una serie importante di documenti che vanno fino all’anno 1245, nei quali è fatta menzione della donazione costantiniana.

Scopi non dissimili ebbero pure le alterazioni sleali, che vennero introdotte nel testo autentico dei patti e diplomi carolingi in favore della Chiesa romana. Carlo Lamprecht dedica a chiarire questo punto oscuro moltissima dottrina piena d’arguzia nel suo libro: La questione romana da Pipino fino a Lodovico il Pio29. È noto che di tutti questi patti carolingi non giunse fino a noi che quello solo di Lodovico Pio del 817; e dei patti dei sovrani posteriori, solo d’Ottone I del 962 e d’Enrico II; ma da fonti sicure sappiamo che una volta n’esisteva un numero più grande, che furono col tempo perduti. Il Lamprecht cerca non soltanto di ricostruire coll’aiuto delle fonti sicure l’intera serie di questi diplomi dal 754 al 962, ma anche (cosa assai più difficile) di ricomporre, il tenore e perfino il testo dei documenti perduti per mezzo d’un acuto confronto delle notizie che si trovano nel liber pontificalis coi diplomi che sussistano e per mezzo di una interpretazione ingeniosa dei diplomi stessi. Mercè il profondo acume di questi indagini il Lamprecht viene a risultati nuovi e sorprendenti così rispetto alle relazioni di questi diplomi fra loro, come rispetto al rapporto dei Papi coi Signori franchi. E vero però, che, per lo stato sfavorevole delle fonti, è difficile e quasi impossibile porgere argomenti irrefragabili per sostenere tutte le asserzioni ed opinioni svolte in quest’opera.

Le relazioni del papato coll’impero durante tutta l’epoca carolinga sono studiate dal Doppfel30 che non ci offre però molte conclusioni nuove. Egli dice, che il Patriziato degli imperatori bizantini non fu connesso coll’obbligo di difendere la sede apostolica, e che [p. 161 modifica]nemmeno re Pipino non ebbe questo peso, perchè fu nominato patrizio, ma lo ebbe bensì perchè fu eletto espressamente protettore e difensore della chiesa Romana31.

La storia primitiva dei popoli romani e germanici del Dahn32 (della quale feci cenno nella mia corrispondenza precedente), che vuole dimostrare, che le tre nazioni latine contemporanee, cioè gli Italiani, Spagnuoli e Francesi sono derivate dalia unione dei Germani con i Romani e cogli Iberi e Celti latinizzati, è terminata col 4.° volume uscito nel 1889. In questo volume quella storia è fino a Carlo Magno; il solo capitolo relativo ai Longobardi si riferisce in modo speciale all’Italia. Alla storia dei tre secoli seguenti si riferiscono due brevi lavori, quello del Wimmer, che è una biografia di poco valore della imperatrice Adelaide33, moglie d’Ottone I, e del Dehnike sulle misure prese da Gregorio VII contro Enrico IV34.

Meglio rappresentati troviamo i tempi degli Hohenstaufen. Giorgio Matthaei si occupa della fondazione della città d’Alessandria, sulla quale nel 1888 era uscito uno scritto del Graef, e la considera da un punto di vista più elevato, cioè la pone in relazione colla politica lombarda di Federico Barbarossa35. Il discepolo del compianto Nitzsch, e pubblicatore della storia del popolo tedesco lasciata dal suo maestro, espone in questa sua dissertazione assai importante i mezzi, coi quali Federico I tentava di ricomporre ed accrescere l’entrate del regno italico quasi del tutto dissipate e di riformare l’amministrazione fiscale. Egli spiega perchè proprio nel nord-ovest d’Italia si mantenesse un nucleo grande ed unito di demani reali, che non fu diminuito e disperso, che dalla ribellione di Corrado contro il suo padre Enrico IV. Federico cercava di rivendicare al regno anche tutte queste possessioni con tutte loro rendite: e da questo tentativo nacquero i fieri combattimenti contro le città, che da poco tempo fiorivano su quei territorio. Fra i suoi provvedimenti vi era quello di ridurre i comuni, che erano sorti dalle corti regie e dai benefizi ecclesiastici, in villaggi senza mura ed autonomia. Ed i Comuni ed i cittadini, che [p. 162 modifica]da tali decreti si videro rovinati, andarono allora a fondare e munire una nuova città sopra un’area indipendente dal fisco imperiale.

Al conte Schack dobbiamo una Storia dei Normanni in Sicilia36, scritta in buono stile, ma non del tutto corrispondente alle più rigorose esigenze della scienza.

Nella collezione degli Annali della storia tedesca, Edoardo Winkelmann ha pubblicato il primo volume della Storia di Federico II37, che abbraccia gli anni 1218-1228, perchè i primi anni del governo di codesto imperatore già furono narrati da lui nella storia dei re Filippo e Ottone IV, che egli pubblicò nella stessa collezione nel 1873. Il centro dell’imperio tedesco-romano era sotto Federico II principalmente in Italia, e così anche nell’opera del W. la storia italiana forma la base del racconto. All’Italia sono dedicati tre dei 4 libri, cioè i seguenti: 1.° Federico II negli ultimi anni come re; 2.° dalla coronazione imperiale fino al trattato di S. Germano; 3.° Federico nelle relazioni col papìa e coi Lombardi; e 6 degli 8 aggiunti. Winkelmann ha già trattato della medesima materia in un libro che recava il medesimo titolo e che fu stampato nel 1863, ma veramente si può dire che questo sia un libro nuovo, poichè in questa opera egli studia coscenziosamente ed assiduamente tutta la farragine di fonti pubblicate da quell’anno in poi ed i resultati della dotta critica, raccolti specialmente nei regesti di Federico, magistralmente compilati dal Ficker. Così quest’opera, frutto maturo di uno dei migliori conoscitori di quell’epoca, sarà valido aiuto agli storici italiani.

Un particolare non senza importanza dell’amministrazione siciliana sotto Federico II ha studiato il Maerker, raccogliendo le notizie che si riferiscono alla Colletta nella Monarchia sicula38. Risulta da questi studi, che questa Colletta, già conosciuta sotto i re della dinastia normanna, fu imposta da Federico II sempre p’ìi spesso ed in quote crescenti sulla gente sottoposta al fisco reale ed anche sui feudatari per sopperire ai bisogni delle guerre39.

Da questo punto facciamo un salto fino all’epoca del grande scisma. Allato alle ricerche del Finke, delle quali tenni parola nel [p. 163 modifica]primo capitolo della presente Corrispondenza, pongo 11 saggio dello Scheuffgen, che nelle sue Contribuzioni alla storia del grande scisma40 studia l’origine del medesimo, la elezione di Urbano VI e l’attività del partito aderente alle riforme, specialmente del cardinale Zabarella. Il Kötzschke da parte sua illustra le Relazioni del re Roberto col concilio di Pisa41.

In uno scritto accademico: Don Rodrigo de Borja ed i suoi figli, Don Petro I e Don Juan II duca di Gandia di casa Borja42, Costantino Höfler tenta di giustificare con documenti per la maggior parte spagnuoli la politica avversa a Napoli ed il nepotismo di Calisto III, almeno dal punto di vista politico.

Della Storia dei Papi nel rinascimento di Ludovico Pastor43 è uscito il secondo volume, che comprende i pontificati di Pio II, Paolo II e Sisto IV (1458-1484), e ci dà in 590 pagine un racconto molto particolare e preciso di tutti i fatti che questi tre papi compirono od ebbero intenzione di compiere nella lor qualità di capi della chiesa cattolica e sovrani dello stato pontificio, come anche di patroni e fautori delle loro famiglie e in altra qualità privata; ed anche degli avvenimenti, che si riferiscono a quei progetti, intenzioni e pretensioni dei papi. La bibliografia è anche in questo volume tale che si può dire completa, ed è con grande vantaggio del lettore indicata in principio del libro. Dei documenti inediti più importanti, che l’autore trasse da diversi .archivi e biblioteche, troviamo un sunto nell’appendice. Il disegno e il metodo della compilazione rimangono gli stessi del primo volume; e non sono cambiati lo spirito e i principi dell’autore. V’è poi allegata un’aspra e passionata polemica contro chiunque abbia fatte osservazioni sul suo primo volume, non interamente favorevoli all’autore, siano esse giuste o no.

IV. Storia particolare, Miscellanea.


Comincio colla storia del diritto. Massimiliano Conrat (Cohn) ha pubblicato la prima dispensa di una Storia delle fonti del diritto [p. 164 modifica]romano nei primi secoli del medio evo44, nella quale abbiamo prove dell’uso delle fonti del diritto romano nel medio evo fino al see. XII. Questa influenza ebbe luogo quasi esclusivamente nei paesi romani e principalmente in Italia, e questo è un fatto la cui prova evidente si trova in tutti i capitoli di questa dispensa, nella quale il Conrat riporta le menzioni che si fauno dell’uso del breviario e delle decretali di Giustiniano nelle legge e nella letteratura giuridica ed anche nella storica, cioè negli annali e nelle cronache del tempo. Egli espone poi la propagazione del diritto romano nei secoli anteriori del medio evo, e accenna che altre fonti del diritto romano, oltre alle due sopra citate erano in uso.

La prolissa composizione del Diritto canonico di Giorgio Phillips, lasciata incompleta per la morte dell’autore, viene continuata dal prof. Vering, il quale offre nella prima parte dell’ottavo volume45 una descrizione assai particolareggiata delle elezioni vescovili secondo i principi strettamente cattolici.

Quello che dobbiamo all’Hartmann per la cogu’zlone dell’amministrazione bizantina l’abbiamo già detto. Sull’amministrazione dei papi nel secolo XV pregevoli notizie ci dà il libro di Luigi Gottlob: Della camera apostolica nel secolo XV46. Dopo aver dato un catalogo ragionato dei libri di conti esistenti nell’Archivio Vaticano da Martino V fino a Giulio II, l’autore espone l’importanza e l’organizzazione della camera apostolica nella sua qualità di ufficio per gli affari secolari e fiscali della curia romana e tratta specialmente delle finanze della Chiesa, prendendo con ciò l’occasione di combattere efficacemente l’opinione generalmente accettata sulla ricchezza delle rendite pontificie. Sebbene il libro non esaurisca il tema proposto, esso contiene tuttavia un ricco materiale per la stona d’Italia e sopra tutto dello Stato pontificio, ma è deplorevole che la mancanza d’un indice vi renda difficile ogni ricerca.

Guglielmo Wattenbach fa importanti osservazioni sulla paleografia latina nel suo scritto accademico Sull’evangeliario della biblioteca Hamilton scritto con oro su pergamena purpurea47. [p. 165 modifica]L’illustre paleografo crede, che il codice sia stato scritto a Roma d’ordine dell’Inglese Wilfrid circa gli anni 670-680, ma esprime anche ragioni che potrebbero riportarlo ad un’età più recente. Sono degne specialmente d’attenzione le osservazioni preliminari che l’illustre Autore fa sul valore dei diversi mezzi per constatare l’età della scrittura e sulle difficoltà che ne nascono per l’imitazione di scritture antiquate da parte de’ calligrafi.

Lo studio crescente della storia della civiltà richiama sempre maggiormente l’attenzione sulle condizioni di questo ramo delle scienze. Finora fu trascurata da non pochi uomini serii e sobri, come campo prediletto di dilettanti e poligrafi superficiali, ma ora quegli si ravvedono; e uno dei più dotti e valenti rappresentanti di questa disciplina, il prof. Gothein di Bonn ricerca quali siano i problemi della storia della civiltà48. Secondo lui, essa è una scienza propria ed indipendente, quasi il più alto grado di congiunzione delle scienze relative ai singoli rami della coltura umana: come sarebbero quelle dello stato, della religione, dell’arte ecc. Dice che la storia della civiltà è la storia delle idee, e che essa deve dimostrare, come le idee importanti per l’umanità si prepararono, come e perchè furono sviluppate, ristrette modificate. La differenza di essa colla storia politica egli crede sì trovi in questo: che la storia della civiltà analizza le forze agenti per capare la loro essenza, mentre la storia politica cerca sinteticamente il prodotto delle diverse forze, dalle quali risultano i singoli avvenimenti.

Però molto ci vorrà prima che tutti concordano in queste idee.

Della storia dell’università di Bologna trattano il Leonhard nel suo libro L’università di Bologna nel medio evo49 e il Luschin–Ebengreuth, che nel saggio Fonti per la storia degli studenti tedeschi alle facoltà di leggi italiane50 parla dei documenti importanti, conservati nell’archivio arcivescovile e in quello di stato di Bologna.

Per la storia del commercio debbo aggiungere uno studio importante uscito nel 1888. Adolfo Schaube tratta del Consolato del mare51; istituzione esistente a Pisa, a Genova e a Montpellier, dove era una specie di dogana del porto, mentre in tutte le altre città si è sviluppata da un principio affatto diverso. La sua prima origine fu in Pisa; dove nelle lunghe e fiere lotte del secolo XIII fra i nobili e [p. 166 modifica]popolani si costituì una società dei più ragguardevoli interessati alla navigazione per la tutela del commercio: la quale società, diretta prima contro i pirati, crebbe poi man mano ed acquistò grande influenza in diversi altri indirizzi. L’origine di questo consolato, il suo sviluppo ed allargamento, e la sua decadenza ci viene raccontata dallo Schaube distesamente col sussidio dei documenti del tempo.

Per la cognizione delle società ed associazioni commerciali del medio evo sono importanti gli studi di Massimiliano Weber Sulla storia delle società commerciali nel medio evo52, nei quali egli descrive i cambiamenti prodotti in queste istituzioni dallo sviluppo del commercio marittimo italiano, e confronta queste istituzioni dei paesi romani coi tipi delle associazioni nel diritto commerciale d’oggi.

La vasta opera del generale Köhler sullo sviluppo delle cose militari, sulla strategia e tattica nell’epoca cavalleresca dalla metà del secolo XI fino alle guerre contro gli Hussiti53 è giunta al suo compimento. La seconda e terza parte del III volume trattano degli elementi, della composizione e dell’organizzazione degli eserciti medioevali, della loro bassa ed alta strategia e tattica. È un libro molto importante ed utile, sebbene la critica delle fonti storiche non corrisponda sempre al grado elevato di sapere, che l’autore ha nelle cose proprio militari.

Innsbruck.




Note

  1. Arch. Stor. ital., 1889, IV, 60 e segg.
  2. Monumenta Germaniae historica, Leges: Lex Romana Baetica Curiensis, ed. C. Zeumer, vol. V. 289-450, Hannover 1889.
  3. Iordanis De Getarum sive Gothorum origine et rebus gestis recensuit A. Closs, ed. III, Reutlingen 1889.
  4. Wilh. Meyer. Epistulae imperatorum Eomanorum ex collectione canonum Avellana editae. Index der Göttinger Universität 1889.
  5. Liber diurnus Romanorum pontificum, ex unico codice Vaticano denuo edidit Th. E. ab Sickel. Consilio et impensis academiae lit. caes. Vindabonae 1889.
  6. Th. R. von Sickel. Prolegomena zum Liber diurnus I. II., Sitzungsberichte der K. Akademie, philosophisch-historische Classe, vol. 117. Vienna 1888-89.
    Sul Liber diurnus e sui Prolegomena del Sickel, ved. la recensione di S. Giorgi in Arch. Stor, ital., 1889, III, 451.
  7. I. F. Böhmer. Regesta imperii. Die Regesten des Kaiserreiches unter den Karolingern 751-918, neubearbeitet von Engelbert Mühlbacher, I volume, Innsbruck 1889.
  8. Additamentum primum ad I. F. Böhmer Regesta imperii VIII, Erstes Ergänzungsheft zu den Regesten des Kaiserreiches unter K. Karl IV. 1346-1378 von Alfons Huber, Innsbruck 1889.
  9. Monumenta Germaniae selecta ab a. 768-1250, ed. Doeberl, Monaco di Baviera 1889.
  10. Mittheilungen ahs dem vaticanischen Archive, I Band: Actenstücke zur Geschichte des deutschen Reiches unter den Königen Rudolf I und Albrecht I, gesammelt von Fanta, Kaltenbrunner, Ottenthal, mitgetheilt von F. Kaltenbrunner, Vienna 1889.
  11. Mi sia permesso di richiamare l’attenzione sopra un’altra pubblicazione intrapresa anch’essa dalla medesima accademia, cioè un’edizione dei dispacci degli oratori veneziani residenti alla corte imperiale al loro Governo. Il primo volume dei Venetianische Depeschen vom Kaiserhofe contiene i dispacci degli anni 1538-1546.
  12. H. Finke. Forschungen und Quellen zur Geschichte des Konstanzer Konzils, Paderborn 1889.
  13. Lechler. Die Erlässe Theodorichs in Cassiodors Varia, Programm des Gymnasiums, Heilbronn 1888.
  14. Mai. Untersuchungen über die Abfassungszeit und Glaubwürdigkeit von Wiberts Vita Leonis IX. Beilage zum lahresbericht des Gymnasiums, Offenburg 1889.
  15. Jacob Marx. Die Vita Gregorii IX, Berlino 1889.
  16. Emil Michael. Salimbene und seine Chronik, eine Studie zur Geschichte des 13. Jahrlmnderts, Innsbruok 1889.
  17. Bernheim. Lehrbuch der historischen Methode, Leipzig 1889.
  18. Jahresberichte der Geschichtswissenschaft herausgegeben von Iastrow. VII, VIII, IX. Jahrgang, Berlino 1889.
  19. Zeitschrift für Geschichtswissenschaft herausgegeben von Quidde. Freiburg 1889.
  20. Cfr. Arch. Stor. Ital., 1888, I. 412.
  21. Catalogus codicum manuscriptorum, qui in bibliotheca monasterii Mellicensis O. S. B. servantur, vol. I, Vienna 1889.
  22. K. Martin. Theoderich der Grosse bis zur Eroberung Italiens. Dissertation, Freiburg im Breisgau 1889.
  23. Th. Wollschack. Die Verhältnisse Italiens insbesondere des Langobardenreiches nach dem Briefwechsel Gregors I. Programm des Gymnasiums. Horn 1889.
  24. L. Hartmann. Untersuchungen zur Geschichte der byzantinischen Verwaltung in Italien, Leipzig 1889.
  25. P. Luther. Rom und Ravenna bis zum 9. Jahrhundert, Berlino 1889.
  26. Friedrich. Die Constantinische Schenkung, Nordling 1889.
  27. Si veda particolarmente l’ampia esposizione dello Scheffer-Boichorst nelle Mittheilungen des österr. Instituts, 11, 128-146.
  28. Martens. Die falsche General-Concession Konstantins des Grossen (sogenannte konstantinische Schenkung), München 1889.
  29. K. Lamprecht. Die römische Frage von König Pippin bis auf Ludwig den Frommen in ihren urkundlichen Kernpunkten esläutert, Leipzig 1889.
  30. H. Doppfel. Kaiserthum und Papstwechsel unter den Karolingern, Freiburg im Breisgau 1889.
  31. Sulle elezioni dei papi sotto i Carolingi tratta anche Heimbucher. Die Papswahlen unter den Karolingern, Augsburg 1889.
  32. Dahn. Urgeschichte der romanischen und germanischen Völker, 4 vol. (nella collezione dell’Onken: Allgemeine Geschichte in Einzeldarstellungen), Berlino 1889
  33. Wimmer. Die Kaiserin Adelheid, Regensburg 1889.
  34. Dehnike. Die Massnahmen Gegor VII gegen Heinrich IV. Dissertatiou, Halle 1889.
  35. G. Mathaei. Die lombardische Politik Fridrichs und die Gründung von Alessandria. Programm des Progymnasiums, Grosslichterfelde 1889. — Per l’opuscolo del Graef, ved. Arch. stor. ital. 1888, 1, 251.
  36. Friedrich Graf von Schack. Geschichte der Normannen in Sicilien, Stuttgart, I vol. 1888, II vol. 1889.
  37. Jahrbücher der deutschen Geschichte: E. Winkelmann, Kaiser Friedrich II, I vol. Leipzig 1889.
  38. O. Maerker. Die Collecta in der Monarchia sicula Friedrichs II, Heidelberg 1889.
  39. Aggiungo che Busson nelle Waitzgaben menzionate nella corrispondenza dell’anno passato tratta del progetto dei Ghibellini di alzare il Lantgravio della Turingia Federigo pretendente contro Carlo di Angiò (1269).
  40. F. I. Scheuffgen. Beiträge zur Geschichte des grossen Schismas. Freiburg im Breisgau 1889.
  41. K. R. Kötzschke. Ruprecht von der Pfalz und das Concil zu Pisa, Dissertation, Iena 1889.
  42. Höfler. Don Rodrigo de Borja und seine Söhne. Denkschriften der K. Akademie der Wissenschaften, 37° vol., Vienna 1889.
  43. Pastor. Geschichte der Päpste, II vol., Freiburg im Breisgau 1889.
  44. Conrat (Cohn). Geschichte der Quellen des römischen Rechtes im früheren Mittelalter, prima dispensa, Leipzig 1889.
  45. Phillips. Kirchenrecht, vol. 8, parte I, continuato da Vering, Regensburg 1888.
  46. Gottlob. Aus der Camera apostolica des 15. Jahrhunderts, Innsbruck 1889.
  47. Wattenbach. Ueber die mit Gold auf Purpur geschriebene Evangelienhandschrift der Hamiltonschen Bibliothek. Sitzungsberichte der Berliner Akademie, XIII, 143-15G, Berlino 1889. — Cfr. la recensione di C. Paoli in Arch. Stor. Ital., 1889, III, 459-462.
  48. Gothein. Die Aufgaben der Kulturgeschichte, Leipzig 1889.
  49. Leonhard. Die Universität Bologna in Mittelalter. Leipzig 1889.
  50. Luschin-Ebengreuth. Quellen zur Geschichte deutscher Rechtshörer in Italien, Sitzungsberichte der Wiener Akademie, vol. 118, Vienna 1889.
  51. Schaube. Das Consulat des Meeres in Pisa. Nelle Staats- und socialwissenschaftliche Forschungen von Schmoller, vol. VIII, dispensa II, Leipizig, 1888.
  52. Weber. Zur Geschichte der Handelsgesellschaften in Mittelalter, Stuttgart 1889.
  53. G. Kohler. Die Entwickelung dcs Kriegswesens und der Kriegsführung in der Ritterzeit von Mitte des XI. Jahrhunderts bis zu den Hussitenkriegen, vol. III, parte prima e seconda, Breslau 1889.