Il nostro padrone/Parte prima/XI

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XI

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XI.

La domenica seguente scese ancora, ma andò alla messa bassa e si indugiò in chiesa finchè vide entrare Sebastiana. Il cuore gli batteva come se stesse per compiere una cattiva azione.

Uscì di chiesa e si fermò ancora davanti alla casupola di Antonio Maria, guardando il cavallino baio che sonnecchiava sotto il sambuco fiorito e si sbatteva lentamente la coda sui fianchi. La porta della casina Perrò era socchiusa, ed egli vi passò due volte davanti pensando che il caso favoriva il suo progetto.

Bastava entrare, chiamare; Marielène, sola in casa, sarebbe stata costretta a riceverlo.... e poi? Egli non sapeva che cosa sarebbe accaduto poi, ma si sentiva battere sempre più forte il cuore.

In quel momento una ragazza con un cestino sul capo uscì dal cortiletto di Antoni Maria. Gli occhietti maligni videro subito l’uomo che andava su e giù per la strada, distinsero lo stato indecente delle sue vesti, la malinconia del viso invecchiato. [p. 104 modifica]

— E come andiamo, signor Predu Marì? È vivo, o morto?

— Mezzo morto, Predichedda mia! E tu, come vai? E Antonio Maria?

— Lui? Lui sta bene: più s’arrabbia e più ingrassa. Poco fa è uscito, con tutti i diavoli in corpo, dicendo che andava a bastonare le sue cugine; ma credo che per via abbia riflettuto bene. È lui che scappa, quando le vede. Ma lei non entra? Venga.

Egli la fissava senza ascoltarla, con uno sguardo vago e inquieto.

— Che dice di me Antonio Maria?

— Ne parla sempre come di un fratello. Ma venga avanti, le darò un bicchierino di acquavite.

Antonio Maria parlava di lui come di un fratello? Forse era una caritatevole bugia di Predichedda; ad ogni modo egli sentiva che un uomo come lui non aveva alcuna ragione per esser fiero. Entrò dunque, rivide la stanzetta d’ingresso, con le botti, la panca, la brocca; rivide il lettuccio che per tante notti Antonio Maria gli aveva fraternamente ceduto, e sopra il letto un vestito nuovo piegato e lucido. Egli si curvò a guardarlo, appoggiandosi con una mano al ferro del letto e con l’altra palpando la stoffa, mentre la ragazza, senza levarsi il cestino dal capo, gli [p. 105 modifica] versava un bicchierino di acquavite. Egli prese il bicchierino e domandò:

— Glielo ha regalato la nonna questo vestito?

— E dunque vuole che glielo abbia regalato io?

— Perchè non lo ha messo, oggi?

— Perchè dice che andava a bastonar le cugine e non voleva sciuparselo. Ci sono grandi questioni in famiglia, appunto per questo vestito. Il bello è che ne vado di mezzo io, sempre, sia tutto per l’amor di Dio! Bene, un altro bicchierino?

Egli bevette un altro bicchierino, e subito sentì il coraggio di dire quello che pensava.

— Senti, per piacere....

— Parli....

— Predichedda, tu devi farmi un piacere; tu me lo farai, lo so. Tu devi lasciarmi indossare questo vestito: fra mezz’ora sarà di nuovo qui al suo posto. Quando saprà il perchè, Antonio Maria non ti sgriderà.

Ella non si stupì: era abituata a vederne e sentirne d’ogni colore. Pensò che Predu Maria poteva indossare il vestito e partire per un lungo viaggio, e l’idea della conseguente rabbia di Antonio Maria, delle cugine, della nonna, la riempì di [p. 106 modifica] gioia. A lei non poteva capitarle di peggio di quel che le capitava tutti i giorni.

— Presto, lo indossi. Dove va? A visitare il vescovo?

— No, il sotto‐prefetto.

— E la camicia? Vuole una camicia, anche?

Sempre col cestino sul capo ella aprì il piccolo armadio e trasse una camicia di colore, mentre Predu Maria già si levava la giacca.

— Vattene, — egli disse, cercando di scherzare. — Non vorrai vedere un uomo nudo.

— Cristo in croce è nudo, — ella disse, e uscì nel cortiletto, poi nella strada, ove si nascose dietro un angolo di muro, pronta a ricevere i pugni di Antonio Maria pur di assistere alla fine dell’avventura.

Sperava che il Dejana prendesse anche il cavallino, lo inforcasse e partisse per ignota destinazione; ma dopo un momento vide che egli usciva a piedi dal cortiletto e si dirigeva, impacciato e barcollante, alla casa di mossiù Perrò.

Là giunto egli entrò senza picchiare e salì le scale tenendosi alla balaustrata. Nonostante l’aria profumata e calda che penetrava dalle finestre socchiuse, la scala [p. 107 modifica] era umida, inondata da un odore di cuoio e di vivande. A un tratto, mentr’egli attraversava il pianerottolo del primo piano, una donna vestita di rosso apparve sull’uscio socchiuso dell’uffico, e una voce aspra domandò:

— Che vuole?

Egli la guardava senza riconoscerla, sebbene gli sembrasse vagamente di aver altra volta veduto quel visetto giallognolo illuminato dagli occhi neri obliqui. Siccome egli s’avanzava senza rispondere, ella alzò la voce:

— Il signor Perrò è fuori di paese.... e non.... Ah!

Diede un grido e si ritrasse: lo aveva riconosciuto.

— Marielè! Ebbene, e come stai? Hai paura di me? Andiamo, stringimi la mano, — egli disse turbato, porgendole la mano attraverso l’uscio socchiuso; ed ella porse la sua, ma le loro dita si sfiorarono senza stringersi, come dita di fantasmi.

— Entra, — ella disse, aprendo l’uscio. — Siediti. Come ti sei invecchiato, Predu Maria Dejà!

Egli sedette impacciato, cercando di nascondere il suo cappello.

— Eh, non avevo ragione, d’invecchiare? Ma anche tu non hai l’aria d’una ragazza [p. 108 modifica] acerba. Perchè sei vestita in quel modo? Chi te l’ha fatto quel vestito?

Ella si mise a ridere e guardò il suo grembiale.

— Sono vestita da signora! E tu, non sei vestito da signore?

Sebbene ella parlasse con ironia, egli si accorse che il vestito nuovo di Antoni Maria le imponeva un certo rispetto e la rassicurava.

— Ma io son sempre stato così! — disse, toccandosi la giacca. Si fissarono un momento in silenzio, ed egli ricordò perchè era venuto. — Senti, adesso, Marielène; io ti domando scusa se son venuto così, all’improvviso. Ma desideravo domandarti una cosa: perchè non hai voluto ricevermi, qualche tempo fa, e perchè non hai risposto alla mia lettera? Non venivo a domandarti da mangiare, nè a chiederti denari in prestito; venivo solamente per salutarti; ma tu, non solo mi hai respinto, ma hai persino sparlato di me!

— Questo non è vero! Io non ho nulla da dire contro di te. Son dieci anni che non ci vediamo, e quasi può dirsi che non ci conosciamo più!

— Tu hai detto che ero sempre ubbriaco! M’hai veduto, tu, ubbriaco?

— Ebbene, me lo riferirono! [p. 109 modifica]

— Ah, dunque vedi, qualcuno ti ha parlato di me! Dunque vuol dire che un pochino ancora ci conosciamo! Perchè dunque non volevi vedermi? Che male ti ho fatto io? È stata colpa mia se un turbine ci ha travolto come due festuche di paglia?

Ella si nascose gli occhi con una mano: le sue labbra tremavano, ed egli ricordò le parole di Bruno e gli parve che anche lei fosse infelice.

— Non volevo vederti appunto per non ricordare queste cose, — ella disse con dolore; — quando tu me le hai dette ed io le ho ascoltate, che profitto ne ricaviamo?

— Nessuno! Però io te le dico adesso per sfogarmi. Se mi avessi ricevuto subito io non ti avrei parlato così. Che credi che io sia diventato un animale? Povero sì, disgraziato sì, ma beneducato ancora; questo posso dirlo altamente; e tu pure puoi dirlo perchè anche tu sei beneducata.

Ella tornò a guardarlo e accennò di sì: e poichè egli era venuto a farle semplicemente una visita, come da uomo beneducato a donna beneducata, ella credette bene di prender una sedia e sedersi. E come fra persone beneducate in visita cominciarono a far pettegolezzi. [p. 110 modifica]

— Io vorrei sapere chi ti ha detto che ero sempre ubbriaco.

— Chi ti ha veduto. Molta gente va in casa del tuo Antonio Maria, mala fata lo guidi, e in un momento tutto Nuoro sapeva che tu eri là, che bevevi acquavite da mattina a sera, che parlavi di me raccontando ciò che è vero e ciò che non è vero.

— Marielè! Ti giuro che io non ho parlato di te che con Antonio Maria e con un’altra persona. Ma questa non può averti detto niente; e sarà Antonio Maria che avrà chiacchierato: io non ci ho colpa.

— Può darsi. Egli è un intrigante, un uomo che vive per dar noia al prossimo.

Dopo essersi sfogata ben bene contro Antonio Maria, ella domandò:

— Tu lavori lassù? Starai molto tempo a Nuoro?

— Questo dipenderà da te.

— Perchè da me?

— Ascoltami.... non adirarti. Io vorrei riparare.... vorrei cancellare il passato. Sono venuto per questo.

— Non ti capisco.

— Vorrei sposarti.... Non ridere....

— Non rido, non rido! Ho voglia di piangere, non di ridere! [p. 111 modifica]

Ella non rideva e non piangeva; il suo viso però s’era come coperto d’ombra.

— Tu sei un uomo che capisce la ragione, — disse guardando Predu Maria negli occhi. — Io ti conosco; e tu, a quel che mi sembra, non sei cambiato. Tu non pensavi più a me; dimmi la verità, ma qualcuno ti ha messo in mente di venire a cercarmi. Qualcuno ti deve aver detto: Marielène ha fatto un passo falso, come lo hai fatto tu; non badare a quello che ha fatto lei, e va dritto per il tuo scopo: farai un buon affare.

Egli arrossì, e scuotendosi tutto gridò:

— Tu credi così?

— Io credo che ti abbiano detto così: non altro. Non sei un uomo interessato, lo so; altrimenti, quando eri ricco, non avresti amato me che ero povera. Oh, me lo ricordo bene; ero povera e maltrattata; ero anche brutta, ero peggio d’una povera serva. Lo ricordo, Predu Maria, non ho dimenticato nulla, io; e sempre ti ho benedetto dal profondo dell’anima, perchè mi hai voluto bene, allora! Adesso, se qualche volta mi arrabbio, è perchè tu parli male di me, non sapendo se quello che dice la gente sia vero o no. Cosa ne sanno loro di me? Tu puoi credermi ricca e invece posso essere miserabile, tu puoi [p. 112 modifica] credermi felice e invece posso essere disgraziata. Che ne sai tu, di me?

— Io non so nulla, Marielène; ma so questo solo; che se tu credi che io possa riparare son pronto a farlo. Io non voglio denari, sorella cara, io voglio solo liberarmi dal rimorso di averti fatto deviare dalla retta via. Senza di me....

— Senza di te.... la mia sorte sarebbe stata eguale! E del resto è inutile ritornare a guardare indietro! Scoperchia una tomba, tu, e guardaci dentro! Gli avanzi che contiene appartenevano un tempo a persona viva: adesso sono ossa insensibili!

Suo malgrado egli sorrise del macabro paragone; ma benchè sentisse che ella non aveva torto rispose:

— Noi siamo ancora vivi, Marielène! Che dici? Io sono entrato e uscito vivo dalla tomba; tu poi sei tanto viva che ti sei persino vestita di rosso come una maschera.

— Anche al nostro paese, raccontava mia nonna, negli antichi tempi i morti li vestivano di rosso. Basta, senti, Predu, non parliamo più di queste cose. E tu dicevi ch’eri venuto a visitarmi solamente! Ora ti verserò da bere; e tu mi darai notizie del nostro paese. [p. 113 modifica]

— No, no, non voglio niente: ho già bevuto!

Ella si alzò, tuttavia, e andò a prendere una bottiglia; allora egli si affacciò alla finestra, inquieto per il vestito; vide Predichedda ferma accanto al muro, col cestino sul capo, e rassicurato si ritrasse e si guardò attorno. La stanza era vasta, piena di scaffali, con due scrittoi ingombri di carte; libri e registri s’ammucchiavano sulle sedie e sulle pelli di muflone che coprivano il pavimento. Ma ciò che attrasse maggiormente l’attenzione di Predu Maria fu una cassaforte foderata di lamine di ferro e cerchiata di liste di acciaio. Egli fece un passo per esaminarla bene; ma a un tratto si fermò pensando:

— Ella mi ha lasciato solo, qui! — e quest’atto di fiducia, per parte di lei, lo colmò di gioia. Era la seconda prova di bontà e di generosità che in quella mattina gli davano le donne.

Marielène rientrò e gli versò un bicchierino di acquavite.

— Un altro? — disse, con la bottiglia sollevata.

Ed egli ne accettò un altro, ed i suoi occhi diventarono lucidi, e il mondo gli parve ancora popolato di gente buona, di [p. 114 modifica] donne generose, di persone disposte a ricever confidenze. Tuttavia sospirò e disse, come riprendendo un racconto già incominciato:

— Così ti dico! Quando ritornai, un anno fa, mia sorella m’accolse con affetto, ma mi fece capire che ben poco poteva aiutarmi. Ben presto me ne convinsi anch’io. Tutto il nostro avere è andato in fumo, tu lo sai; la Giustizia s’è mangiato tutto, ci ha rosicchiato persino le ossa, come un cane affamato. Allora pensai di cercar lavoro, ma là non c’era niente da fare. Ho passato un brutto anno, te lo giuro in mia coscienza. Ah, tu lo sai, sorella cara, io non sono di quelli che vanno di focolare in focolare, cercando storie e bicchieri di vino. Meglio morire.... Morire, sì; forse Dio perdona quelli che muoiono disperati....

— E tu vuoi prender moglie, Predu Maria! Che cosa le daresti da mangiare?

Egli arrossì di nuovo e aggrottò le sopracciglia e scosse la testa con fierezza.

— Oh, perdio, non credermi così disperato, poi! Sono sano; le braccia le ho. Eppoi se mi sposassi con te....

— Ti prego, non parliamone più!

— Eppure pensaci, Marielè! Io so di certo che tu devi maritarti, Marielè! Non [p. 115 modifica] credere che io pensi a te per interesse: no, no, cara mia, ti sbagli! Se tu dovessi maritarti pensa a me, se hai cuore. Io ti sposerei anche se tu non avessi neppure camicia. Pensaci!

Ella era diventata pensierosa.

— Tu sei certo che io devo maritarmi! Chi ti ha detto questo? Voglio saperlo.

— E tu, forse, mi dici i tuoi segreti? Dimmi i tuoi e ti dirò i miei!

— Chi non conosce i miei segreti? Vedo che persino tu li conosci! Su, dimmi quello che sai; ti giuro che se c’è qualche cosa di vero te lo confesserò!

— Sentimi, — egli disse, mentre ella si morsicava le labbra per vincerne il tremito, — ti parlerò come in confessione. Però non domandarmi il nome di chi mi ha date queste informazioni. Io so dunque di certo, che il.... tuo padrone vuole andarsene da Nuoro e vuol disfarsi di te; ma prima vuol darti marito.

— Non è vero niente! — ella gridò, e si nascose il viso fra le mani, come per mascherare la sua rabbia e il suo dolore. Egli pensò:

— Adesso l’ho fatta bella!

— Però, intendiamoci, Marielène! ti ripeto ancora che non son venuto con idee interessate. Io sarei contento se egli ti [p. 116 modifica] cacciasse via: ti aspetterei davanti alla porta e ti direi: vieni con me, cara mia; ho un pane? Dividiamolo!

Ella si strinse la testa fra le mani, cacciandosi le dita fra i capelli, e guardò per terra digrignando i denti, mentre egli, pauroso d’essere andato troppo oltre, si alzava dicendo:

— Scusami, se ti ho fatto dispiacere. Ma tu hai voluto che dicessi la verità.

— Tu ora mi dirai da chi l’hai saputo? — ella gridò, sollevando gli occhi minacciosi.

— Oh, questo poi, no, non posso!

— Tu l’hai saputo da Antonio Maria! È lui che ti ha fatto venire, è lui che si è preso gioco di te e di me; è lui che ordisce tutta la trama, lui, miserabile sfaccendato! Oh, me la pagherà!

— Marielène, ti giuro, non è lui! Se egli sa qualche cosa gliel’ho confidata io: non molestarlo!

— Allora è una donna!

— Sì, una donna, — egli disse, e sperò che ella si calmasse. Marielène invece gli saltò davanti come una furia e gli strinse le braccia con le sue mani nervose.

— Tu devi dirmi chi è!

— Ma che t’importa? Tu stessa hai detto che tutti sanno i tuoi segreti. [p. 117 modifica]

— Tu non uscirai di qui se non mi dirai quel nome. Io lo conosco; ma voglio sentirlo da te.

— Ma, figlia di Dio, io non voglio far pettegolezzi. Non farmi pentire di aver parlato.... di esser venuto....

— Te ne pentirai davvero.... se non dirai quel nome! Parla, dillo! Sono risoluta a tutto.

— Lasciami andare. Ora sei troppo agitata: ne riparleremo un altro momento.

Egli cercava di andarsene, ma aveva paura; ella sembrava fuori di sè, e gridava e lo seguiva, risoluta ad aggrapparglisi addosso come un gatto arrabbiato, e a non lasciarlo finchè egli non pronunziava «quel nome».

— Marielène! Tu diventi pazza? Lasciami. Fai accorrer gente.

— Sia pure! Vengano! Griderò: dirò:... ecco.... dirò: anche costui sa che mi si vuol cacciare via come una serva.... dopo che ho lavorato.... che ho sofferto!... Tutti lo sanno, tutti! Che cosa ho goduto, io? Sono stata una schiava.... e adesso!... Parla! Di’ quel nome.

Ella gridava con voce rauca, incoraggiata dal contegno timido di lui: ed egli sentiva un pazzo desiderio di prenderla a schiaffi, ma la paura di compromettersi [p. 118 modifica] lo frenava. Fece un tentativo energico per liberarsi, la spinse verso la scala, supplicò, minacciò:

— Lasciami, figlia del demonio, fammi il piacere, lasciami.

— No, se non dici quel nome. È stata Sebastiana?

— Lasciami! Va al diavolo!

— È stata Sebastiana?

— Ma sì! È stata lei! — egli disse alfine infastidito, e Marielène lo lasciò e cadde rantolando sugli scalini del pianerottolo. Egli scese di corsa, ma quando fu al primo rampante della scala, preso da rimorso sollevò il capo e gridò:

— Non è lei, sai: non è lei!

Nella strada vide Predichedda e Sebastiana che ridevano e confabulavano assieme, forse parlando di lui, e si affrettò alla loro volta.

— Devo dirti una parola, vieni, — disse afferrando Sebastiana per un braccio e attirandola entro la casupola di Antoni Maria.

La gente che ritornava dalla messa li vide entrare nel cortiletto, mentre Predichedda rimasta fuori, al sole, non sorrideva più e guardava alquanto spaurita la sua ombra che aveva una testa enorme.

— Senti. Ho lasciato adesso adesso [p. 119 modifica] Marielène. Essa è infuriata contro di te, — disse Predu Maria a Sebastiana.

— Si potrebbe sapere perchè?

— Ma.... non so.... per pettegolezzi. Io le ho riferito ciò che ho sentito dire da molti.... che cioè il Perrò desidera darle marito.... Ella si è messa in mente che sei stata tu a dirmelo.... Sta attenta, quando rientri, perchè ho paura che ti salti addosso....

Sebastiana si mise a ridere, ma impallidì e tese le braccia, coi pugni stretti, come per provare la sua forza; e le sue narici fremevano ed i suoi occhi scintillavano quasi feroci.

— Non mi ammazzerà, certo! Provi solo a toccarmi, provi! È questo che voglio!

Ritornò nel cortile e uscì di corsa battendo i piedi e dondolandosi come una puledra selvaggia quando si prepara a saltare un muro.

Predichedda la chiamò e non ottenendo risposta corse dentro la casupola.

— Che è stato? — domandò al Dejana che sembrava istupidito. — Che è accaduto?

Egli le raccontò confusamente d’essere andato a visitar Marielène, e d’averle riferito scherzando le voci che correvano sul suo conto, e le furie di lei contro Sebastiana. [p. 120 modifica]

— Non si preoccupi, — disse la ragazza, — Sebastiana si difenderà e se occorre caverà anche gli occhi alla sua compagna.

Ma egli non si calmò. Disse che avrebbe atteso il ritorno di Antonio Maria, e invece di spogliarsi, come Predichedda desiderava, sedette sul lettuccio e curvò la testa sul petto. Intorno alla sua bocca s’era scavato un solco, e tutto il suo viso esprimeva disgusto e tristezza. Predichedda uscì nella strada, ma ritornò indietro inquieta.

— Signor Dejana, non mi dia un dispiacere; si spogli e ripieghi il vestito.

— Va bene; non dubitare, va pure tranquilla.