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Nuovo vocabolario siciliano-italiano/GU

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GU

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GR H

[p. 452 modifica] Gu. Voce del gufo.

Guaccianu. V. quercia.

Guacciareddi. V. ammucciareddi.

Guadagghiari. V. badagghiari (Rocca).

Guadagnabbili. add. Atto a guadagnarsi: guadagnabile.

Guadagnamentu. s. m. Guadagno: guadagnamento.

Guadagnari. v. a. Trarre utile, profitto dal lavoro, capitale, ecc. ecc.: guadagnare. || Acquistar qualunque altra cosa in qualunque modo: guadagnare. || guadagnarisi lu pani, industriarsi per vivere: guadagnarsi il pane. || guadagnarisi ’na malatia, ecc. per ironia, tirarsela addosso: guadagnarsi una malattia, ecc. || Dicesi che una arte guadagna o non guadagna quando è cagione o no di lucro. || Prov. lu malu guadagnatu è prestu cunsumatu, le cose di mal acquisto non recano contento o pro: la farina del diavolo va in crusca. P. pass. guadagnatu: guadagnato.

Guadagneddu. dim. di guadagnu: guadagnetto, guadagnerello (Tomm. D.), guadagnuccio.

Guadagninu. (Mal.) Ironicamente per poltrone.

Guadagnu. s. m. Ogni sorta di utilità che si ottenga o per merito di lavoro o per accidente, da qualunque fonte: guadagno. || mittirisi a lu guadagnu, far l’usurajo: dare o metter a guadagno. || Prov. lu guadagnu di la bedda si nni va a bianchettu, quando la spesa è maggior della entrata. || guadagnu poi chiamari chiddu chi riscoti di lu malu pagaturi, è chiaro! || lu guadagnu risbigghia lu vurdunaru, il guadagno move l’attività. || lu guadagnu fa passari stanchizza. senza speranza di guadagno non v’è voglia di operare. || pocu servi lu guadagnu si nun si sapi mantiniri: i danari non bastano, bisogna saperli spendere. || guadagnu di luntanu arresta pri la via, contro il commercio lontano. || guadagnu ’ngiustu, giustu dannu, o guadagnu malu fattu, t’apporta dannu: la farina del diavolo non fa pane. || lu guadagnu t’insigna a spènniri: il guadagnare insegna spendere, poichè chi non lavora il danaro, non ne conosce il valore.

Guadagnuni. accr. di guadagnu.

Guadagnusu. add. Lucroso, utile: guadagnoso (poco usato).

Guadagnuzzu. dim. di guadagnu: guadagnuccio, guadagnuzzo. [p. 453 modifica]

Guàddara. s. f. Malattia per lui le budella escono dal proprio luogo e calano nella borsa: crepatura, allentatura, èrnia, bònzola. || Prov. supra guaddara cravunchiu, quando a un male ne segue altro: il danno, il malanno e l’uscio addosso. || nesciri la guaddara, creparsi, allentarsi, sbonzolarsi. (Pasq. crede dall’Ebr. ghaddah: troncare, rompere).

Guaddarusu. add. Cha ha l’ernia: crepato, sbonzolato, ernioso. || E in forma di sost. crepato.

Guaddemi. s. m. Uomo dappoco: midollonaccio, tempellone. (Crederei da guaddara).

Guadu. s. m. T. bot. Pianta che ha la radice a fittone, lo stelo diritto, le foglie alterne, i fiori gialli, e i semi violetti, serve a tinger azzurro: guado. Isatis tinctoria L.

Guagghiardamenti. avv. Con gagliardia: gagliardamente. || Per prestamente.

Guagghiardìa. V. guagghiardizza.

Guagghiardissimamenti. avv. sup. Gagliardissimamente. || Prestissimamente.

Guagghiardizza. s. f. Possanza, vigore, robustezza di corpo: gagliardìa, gagliardezza. || Prestezza.

Guagghiardu. add. Cha ha gagliardìa: gagliardo. || Che opera con prestezza, prontezza: pronto, presto, sollecito, lesto. || Detto di vino, spiritoso: gagliardo. || Di medicina che opera con gran forza: gagliarda.

Guagghiarduni. accr. del precedente.

Guagliardu. V. guagghiardu.

Guagnustra. (Pasq.) V. garza.

Guaguagnata. s. f. Riprensione, rabbuffo: canata.

Guaguasciarisi. v. intr. pass. Gridar forte dallo spavento o altro: strìdere.

Guaguasciu. (Pasq.) s. m. Grido forte, acuto: strido.

Guaguasciusu. add. Si dice di qualunque cosa disformemente grande nel suo genere: bracato.

Guaìna. s. f. Strumento di cuojo dove si tengon i ferri da taglio: guaina. || Tutto ciò che serve a conservar checchessia, a guise di astuccio: guaina. || Specie di cucitura a basta dove si può passar cordoncino o altro: guaina. || Per vajana. V.

Guainetta. V. bajunetta.

Guaittaru. s. m. T. zool. Uccello d’acqua.

Guaituni. s. m. T. mar. Guardia che si fa in mare dalle ore quattro alle otto della sera: gaetone; e si divide in due cioè primo e secondo gaetone.

Guajana. V. vajana.

Guajassa. V. curtigghiara (Scimonelli).

Guaju. s. m. Disgrazia, danno: guajo. || Impaccio, imbroglio: guajo. || guai a tia, a vui, ecc., locuzione minaccevole: guai a te, a voi, ecc. || guai e tacchi d’ogghiu, pericolo o danno difficile a schivarsi. || passari un guaju: incorrere in un malanno. || Prov. cu’ cancia la via vecchia pri la nova, li guai chi nun cerca ddà li trova o sapi chi lassa e nun sapi chi trova: chi lascia la via vecchia per la nuova spesse volte ingannato si trova, prov. noto. || guai e maccarruna si manciano caudi, bisogna spacciarsi presto delle cose pericolose: di colta son le buone sassate. || li guai vennu senza chiamati: le disgrazie van sempre apparecchiate. || un bonu muccuni e centu guai, chi per un piccolo bene presente non cura mali futuri: un buon boccone e cento guai. || essiri un saccu di guai, aver moltissimi acciacchi. || guai cu la pala e morti mai, tutti i guai sono meno che la morte: a palate i guai, e morte mai.

Gualignu. V. eguali.

Guancia. (D. B.) V. mascidda.

Guappu. V. vappu e derivati. Ritrae più dal Napolitano; che dice: guappu.

Guaragnu. V. guadagnu e simili.

Guaranu. (Pasq.) V. scapulu.

Guardabbordu. V. parabbordu.

Guardabboscu. s. m. Ch’è preposto alla guardia de’ boschi; guardabosco.

Guardacascia. s. m. Arnese verticale dietro la carrozza.

Guardacoffa. s. f. T. mar. Pezzo di tela a basso della vela di gabbia, per difenderla dallo sfregamento: batticoffa (Zan. Voc. Met.).

Guardacosti. s. m. Chi è preposto alla guardia delle coste: guardacoste. || T. mar. Bastimento destinato a guardia delle coste: peniche (Pitrè nel Borghini).

Guardafraschi. s. m. Arnese dell’archibugio che difende e ripara il grilletto dalle frasche, quando il cacciatore entra fra le macchie: guardamacchie.

Guardafrenu. s. m. Sorta di spada.

Guardafrunti. s. m. Arnese che si tiene in capo ai ragazzi, acciò se cascano non si faccian male alla fronte: cércine.

Guarda Guarda. Interiezione che importa lo stesso che: guarda! cessi Dio, Dio non voglia.

Guardamagaseni. s. m. Chi custodisce i magazzini: guardamagazzini (Mort.).

Guardamanu. s. m. Arnese onde alcuni lavoranti ricuoprono la mano per ripararla nel lavoro: guardamano, manòpola. || L’elsa della spada: guardamano.

Guardamentu. s. m. Il guardare: guardamento.

Guardanappa. s. m. Sciugatojo: guardanappa o guardanappo (ma entrambo antiquate).

Guardanàtichi. Nome scherzevole che si dà ai servidori piccini.

Guardanfanti. s. m. Arnese che portavano le donne come oggi il crinolino, per gonfiar i vestiti: guardanfante, guardinfante.

Guardapanza. s. m. Fascia di roba, alle volte armata di stecche, per istringere la pancia.

Guardapettu. V. bustu.

Guardapiattu. s. m. Arnese da custodire le vivande nei piatti: guardavivande.

Guardaporta. V. guardapurtuni.

Guardaportu. s. m. Chi è preposto alla custodia del porto: guardaporto.

Guardapurtuni. s. m. Colui che sta alla custodia della porta di un palazzo, di una casa: portinajo, portiere, guardaportone (quest’ultima voce a molti non garba).

Guardari. v. a. e intr. Dirizzare la vista sopra un oggetto, osservare: guardare. || Essere volto verso di una parte, rispondere, riuscire, e si dice anco di cose inanimate: guardare. || Custodire, tener in guardia: guardare. || Far la sentinella: guardare. || Procurare, cercare: guardare. || Scampare, difendere, assicurare: guardare. || Aver l’occhio, avvertire, prender guardia: guardare. || Aver riguardo, considerare: guardare. || guardari di una cosa o persuna, [p. 454 modifica] cercarla: guardar di una cosa, o di una persona. || Diu mi nni guarda: Dio mi guardi. || rifl. a. Astenersi: guardarsi. || Evitare, sfuggire, tenersi sull’avviso: guardarsi. || guardari cull’occhi torti, o di squinciu, biecamente: guardar a traverso o a stracciasacco. || lu guardari, parlandosi di donne si dice del tempo che passa dal maritaggio alla pregnezza o dallo sgravamento a nuova gravidanza: la quarantena. || guardari, detto di cani da caccia: appuntare. || – li spaddi ad unu, difenderlo: fare spalla, spalleggiare. || Prov. cu’ guarda lo sò nun fa a nuddu latru o nun fa mali a nuddu, chi guarda il suo, non fa offesa a nessuno: guarda il tuo e non far ladro alcuno. || cui bonu si guardau bonu si truvau, o cu’ si guardau, si sarvau, è quasi l’istesso del precedente: chi ben si guarda scudo si rende. || guarda! esclamazione di avviso o minaccia: bada! || guarda a tia e poi parra a mia: prima di domandare pensa alla risposta. || nun guardari a spisa ecc., non essere rattenuto da considerazione di spesa ecc: non guardar a spesa, ecc. || nun guardari unu, non favellargli per odio, sdegno: non guardar uno. E di due che sono in broncio o nemicizia si dice: non si guardano. || Prov. guardari ’n terra e cuntari li stiddi, essere sommamente destro o ipocrita. || guardarisi ’na cosa cu l’arma e cu lu ciatu, custodirla gelosamente. || guardari, per osservare, ubbidire: guardare. || – a vista unu, fargli gelosa guardia: guardar a vista uno. || guarda a tia e poi parra di mia, prima di farti meraviglia di altrui, passati la mano pel petto. P. pass. guardatu: guardato.

Guardarnesi. s. m. Stanzetta o armadio dove conservansi i fornimenti da cocchio.

Guardarrobba. s. m. Stanza o armadio dove si ripongono gli abiti: guardaroba. || Colui che ha cura della guardaroba: guardaroba.

Guardasiggilli. s. m. Custode del sigillo: guardasigilli.

Guardasirenu. s. m. Velo di capo da donna.

Guardaspaddi. s. m. Drappo quadro ripiegato a mo’ di triangolo, grande, che portano le donne sulle spalle: scialle, spallino.

Guardaspaddicchiu. dim. Scialletto (credo d’uso).

Guardata. s. f. L’atto del guardare: guardata, sguardata (Jacopone). || Il guardare in senso di custodire: guardatura (poco usato così).

Guardatedda. dim. Sguardolino, sguarduccio, guardatina (Tomm. D.).

Guardatina. Non dim. ma l’istesso che guardata.

Guardatissimu. sup. di guardato per custodito: guardatissimo.

Guardatuna. accr. di guardata: lunga guardata. || Occhiataccia.

Guardatura. s. f. Il modo del guardare: guardatura, guardo.

Guardaturi –tura. verb. Chi o che guarda: guardatore –trice.

Guardavasciu. s. m. T. bot. Pianta. Festuca elatior.

Guardazzucchi. Cioè assassino, dall’uso che hanno di nascondersi dietro i tronchi o altro. || Traditore.

Guardia. s. f. L’atto del custodire: guàrdia. || Persona che guarda: guardia. || fari la guardia, far la sentinella: far la guardia. || essiri di guardia, o surdatu di guardia, essere di sentinella, o soldato che dev’essere in sentinella: essere di guardia, o soldato di guardia. || Prov. pri guardia nun si persi mai muragghia, nè pri furtizza si persi mai casteddu, la cautela non pregiudica: bocca chiusa e occhio aperto, non fe’ mai nessun deserto (misero). || la bona guardia è causa di la paci, poichè non si dà l’occasione di offenderci. || nun si pò durmiri e fari la guardia: non si può attendere alla casa e a’ campi. || Quell’astante che nello Spedale nelle ore assegnate assiste gl’infermi: guardia. || Quella parte del morso a cui sono allocate le redini: guardia. || L’elsa della spada: guardia. || Nella scherma o positura o atto di difesa: guardia. Onde mettersi o porsi ’n guardia. || Moltitudine di animali insieme: branco, torma. || T. magn. Lastrette di ferro, fisse sul fondo della toppa: ingegni della toppa.

Guardianatu. s. m. Ufficio del guardiano: guardianato.

Guardianeddu. dim. di guardianu: guardianello.

Guardianìa. s. f. Guardianato: guardianerìa.

Guardianu. s. m. Colui che custodisce: guardiano. || Capo di convento, ecc.: guardiano. || Colui che ha in custodia le bestie: guardiano.

Guardiedda. dim. di guardia, nel senso di branco: branchetto.

Guardignu. add. Càuto, circospetto: guardingo.

Guardiola. dim. di guardia, il luogo ove stanno i soldati: guardiolo. || Luogo alto per veder da lontano: vedetta.

Guardiuni. s. m. Pezzo di suolo che va in giro in giro nel calcagno: guardione.

Guardu. V. sguardu.

Guarìbbili. add. Facile a guarire: guaribile. Sup. guaribbilissimu: guaribilissimo.

Guarimentu. s. m. Guarigione: guarimento. || Per godimento, godìo.

Guariri. v. a. Restituir la sanità: guarire. || intr. Recuperar la sanità: guarire. || Per godere. P. pass. guarutu e guaritu: guarito. (Nel Tigri Canti pop. tosc. vi è guaruto). || Per goduto.

Guarizzioni. (D. B.) s. f. Il guarire: guarigione.

Guarnaccia. s. f. Vite d’uva bianca che fa buon vino: vernaccia. || Il vino: vernaccia. || (Pasq.) Specie di zimarra o veste lunga: guarnacca, guarnaccia.

Guarnamentu. V. guarnimentu.

Guarnamintaru. s. m. Artefice che lavora i fornimenti di cuojo de’ cocchi, cavalli, ecc.: valigiajo, in generale.

Guarnaminteddu, Guarnamintuzzu. dim. di guarnimentu: fornimentuzzo.

Guarnazioni. V. guarnizioni e seguenti.

Guarniggiuni. s. f. Quella quantità di soldati che stanno a guardia di fortezza, paese, ecc.: guarnigione.

Guarnimentu. s. m. Tutto il guarnimento e gli arredi del cavallo: fornimento.

Guarniri. v. a. Ornare con guarnizione: guarnire. P. pass. guarnutu: guarnito.

Guarnitura. s. f. Fornimento o ornato d’abiti, o di arnesi: guarnizione, guarnitura. || Nelle vivande è l’intingolo o altro con che si accompagna la vivanda. [p. 455 modifica]

Guarnizioni. s. f. Adornamento di abiti, fregio: guarnizione. || V. francia.

Guarniziunedda. dim. di guarnizioni.

Guarnutu. V. in guarniri.

Guarrarisi pri d’avanti V. ’mpajarisi d’avanti.

Guarrettu. s. m. Ferro in forma di l, del quale si fa uso per tener fermo sul banco il legno che si vuol lavorare: barletto, granchio.

Guaruta. V. guduta.

Guarutu. V. in guariri.

Guastafesti, Guastajocu. s. m. Quegli che disturba l’allegria, la festa: guastafeste.

Guastamentu. s. m. Il guastare: guastamento.

Guastari. v. a. Sconciare la forma, la proporzione dovuta: guastare. || fig. Corròmpere, bruttare, alterare: guastare. || Mandar a male: guastare. || Mandar a nulla checchessia, romper un disegno: guastare. || Dar il guasto: guastare. || Acconciar un abito, adattandolo ad a altro uso, o ad altra persona: rifare, accomodar un abito. || rifl. Guastar sè stesso: guastarsi. || Infracidare, putrefarsi: guastarsi. || Detto del vino, divenir cercone: guastarsi. || Adirarsi con alcuno, romperla con esso: guastarsi con... || guastarisi lu ciriveddu, innamorarsi di alcuno: venir il baco con uno, girar il capo per... || – lu stomacu, sciuparselo con cattive vivande: guastarsi lo stomaco. P. pass. guastatu, guastu: guastato, guasto.

Guastatina. s. f. Rimescolamento (Rocca).

Guastatizzu. add. Che è non poco guasto: guastaticcio.

Guastaturi –tura. verb. Chi o che guasta: guastatore –trice.

Guastedda s. f. Specie di pan buffetto, che si empie dentro di ricotta, ciccioli o che, a Firenze chiamano simili pagnotte: pantondo, pan gravido. || si nun è pani è guastedda, quando fra due cose vi scatta poco: se non è lupo sarà can bigio. Potrebbe derivate da pastella, onde pastedda e poi guastedda. || V. in dari un prov.

Guastiddaru. Chi vende guasteddi.

Guastiddazza. accr. e pegg. di guastedda.

Guastiddunazzu. accr. e pegg. di guastidduni: pagnottone.

Guastidduneddu. dim. Pagnottina.

Guastidduni. s. m. Pane tondo e di varie forme: pagnotta. || facci di guastidduni, paffuto.

Guastidduzza. dim. di guastedda. || Son anco specie di frittelle.

Guastisegreti. (D. B. e Pasq.) s. m. Denari che riceve la moglie o altri per ispese minute.

Guastu. s. m. L’atto del guastare: guasto. || add. Malconcio, difformato: guasto. E per ciuncu. V.

Guàttaru, Guàttiru. V. sguàttaru.

Guazari. V. quasari.

Guazzariari. V. sguazzariari.

Guazzarizzu. (Mal.) V. pisca.

Guazzettu. V. sguazzettu.

Guazzu. V. sguazzu.

Gubbernari. V. guvirnari. (V. A. usata da Salom. da Lentini).

Gubbizza. s. f. L’esser gobbo: gobbosità.

Gucceri. V. vucceri e simile.

Guccetta. s. f. Gonorrea perpetua che dà sempre una gocciolina di tabe.

Gùccia. s. f. Piccolissima parte di liquido: gòccia, gòcciola. || a guccia a guccia, una gocciola appresso l’altra: a goccia a goccia. || V. gutta.

Gucciardu. add. Di mantello di giumento grigio.

Gucciddateddu. dim. di gucciddatu.

Gucciddatu. s. m. Forma di pane a cerchio: pan a ciambella; in ital. vi è bucellato, e bracciatello, che han la detta forma, ma soglion esser dolci. || gucciddatu cu li passuli: maritozzo. || Prov. me patri era gucciddatu e io moru di fami, quando gli agi andando via colle persone, i successori rimangono poveri. || T. mar. Pezzo di legno inchiodato nei pennoni di maestra o trinchetto, ecc. per ricevere i bastoni di coltellaccio: bucellato (Zan. Voc. Met.).

Guccitedda. dim. di gùcciula: gocciolina, goccioletta.

Gùcciula. V. goccia. || Apoplessia: gòcciola.

Gucciuliari. V. stizziari.

Gucciulidda. V. guccitedda.

Guddefi. V. macchia nel senso di boscaglia, selva, ecc.

Guddimu. V. ’ngrunnatu. || Per scornabbeccu. V.

Guddimusu. V. guttimusu.

Gudìri. V. gòdiri.

Guduta. s. f. Scialo, tripudio, il godere: goduta, godimento.

Gudutedda. s. f. Godutina, godimentuccio (crederei usabili).

Gudutuna. accr. Lunga goduta, godìo.

Guència. V. vencia.

Guèrciu. add. Che ha gli occhi torti: guèrcio.

Guerra. s. f. Dissidio definito per via di combattimenti, o serie di combattimenti per una causa, ecc.: guerra. || met. Difficoltà, contrasto, travaglio: guerra. || a guerra finuta, fin alla fine della guerra, fin allo sterminio: a guerra finita. || E per sim. fin alla fine, all’ultimo: a guerra finita. || jiri a la guerra, in certe frasi, vale: andar di mezzo, p. e. all’urtimata du’ liri cci vannu a la guerra. || guerra civili, fra cittadini medesimi: guerra civile, intestina. || Tutto ciò che ha somiglianza di battaglia: guerra. || cu’ cchiù voti a la guerra va, la peddi ci lassa, è chiaro che se non è l’una sarà l’altra volta. || fari la guerra, guerreggiare: far la guerra. || Di cosa sdrucita e vecchia dicesi: pari c’avissi jutu a la guerra. || Prov. comu sì in guerra resisti e cummatti, comu sì in curti dici beni di tutti, così deve comportarsi chi vuol onore ed affetto. || jiri a la guerra nè maritari, a nuddu lu cunsigghiari, mi par troppo che il matrimonio sia riguardato cattivo come la guerra. || la guerra pari bedda a cu’ nun l’ha pruvatu: Non conosce la pace e non la stima. Chi provato non ha la guerra prima. || a tempu di guerra li minzogni terra terra: a tempo di guerra con bugie si governa. || a tempu di guerra ogni cavaddu ha soldu, nella necessità ognuno acquista valore: al tempo di guerra ogni cavallo ha soldo. || lu fini di la guerra è la paci: la guerra cerca la pace.

Guerreggiari. V. intr. Far guerra: guerreggiare.

Guerreggiaturi. verb. m. Chi o che guerreggia: guerreggiatore.

Guerrieru. s. m. Chi guerreggia, ammaestrato nell’arte della guerra: guerriere, guerriero. [p. 456 modifica]

Guffàggini, Guffarìa. s. f. Scempiaggine, gofferìa: goffàggine, goffezza.

Guffazzu. pegg. di goffu.

Gufficeddu. dim. di goffu.

Guffizza. V. guffaggini.

Guffuni. accr. di goffu: goffone (Tutti in D. B.).

Gufu. V. jacobbu. || Prov. quannu canta lu gufu a lu chiarchiaru, carria ligna a lu pagghiaru, quando il gufo canta alla petraja, è principio d’inverno, per cui bisogna pensare a provvedersi di legne.

Gugghia. V. agugghia.

Gugghiata. V. agugghiata. || gugghiata di lavuraturi. V. ràsula. || ’na bona gugghiata, vale anco un cammino abbastanza lungo a piedi.

Gugghiatedda. dim. di gugghiata: gugliatina.

Gugghiatuna. accr. di gugghiata.

Gugghiola. V. agugghiola: ago da mòdano.

Gugghiozzu. s. m. T. mar. Gli aghi dell’arpione inchiodati nella miccia del timone: agugliotti (Car. Voc. Met.).

Gugghitta. V. magghietta.

Gugghittedda. V. magghittedda.

Guglia. V. agugghia.

Gu Gu. V. gu.

Guida. s. f. Quegli che va con altrui a mostrargli la via: guida. || T. stamp. Stecchetta di legno che tien fermi sul cavalletto i fogli dell’originale, e si fanno scorrere su di esso man mano che si va componendo: guida. || E in pl. travicelli di legno o ferro paralleli, orizzontali fermati all’un de’ capi al mozzo inferiore, e gli altri due capi sostenuti dalla capretta: guida. || Dicesi di molti arnesi che servono come segni e quasi conduttori in tante operazioni: guida. || T. mil. Quel soldato che portando una banderuola serve per allineare: guida. || La redina con cui si guidan i cavalli da tiro: guida. Libro ove son indicati i monumenti, ecc. da visitarsi: guida.

Guidari. v. a. Mostrar altrui andando avanti la via: guidare. || Maneggiare, regolare: guidare. || rifl. a. Regolarsi, governarsi: guidarsi. P. pass. guidatu: guidato.

Guigliuttina, Guilluttina. V. cullittina.

Guirriari. V. guerreggiari. P. pres. guirrianti: guerreggiante (A. V. ital. guerreante, Bandi Lucchesi).

Guirricedda. dim. di guerra: guerricciuola.

Guisa. s. f. Modo, maniera: guisa. || a guisa, posto avv., a similitudine: a guisa.

Guìsina. s. f. Serpe lunga non velenosa, che per lo più sta nell’acqua: biacco. || Per sim. persona sparuta, magra: stecchito, affusolato. Forse dal Lat. anguis.

Guisinedda. dim. di guisina.

Guisiniari. v. intr. Far come la guisina: serpeggiare. || Mettersi in brio, lascivire, detto delle bestie e degli uomini: ruzzare.

Guìttu. (Caruso) add. Sciatto, sudicio: guitto.

Guizzari. V. sguizzari.

Gujatu. V. nutaru.

Gula. s. f. La parte interna del collo per dove passan i cibi: gola. || Smoderato desiderio di cibi: gola. || Desiderio, appetito, agonia: gola. || fari li così cu lu chiaccu a la gula, farle proprio quando non possono più differirsi. || fari la gula nnicchi nnicchi, appetir grandissimamente: avere o venire l’acquolina in bocca. || ristari cu lu pumu ’n gula, esser deluso. || aviri la gula longa setti canni, esser di troppo ingordo: esser gola d’acquajo. || T. geog. Passo stretto fra montagne: gola. || Pelle pendente dal collo de’ bovi: giogaja, pagliolaja. || chinu finu a la gula, aver mangiato molto: essere pieno fino a gola. || Prov. nn’ammazza cchiù la gula chi la spata, son più quelli che muojono per disordini che per la guerra: ne ammazza più la gola che la spada. || gula di la rriti: gola della rete. E gole diconsi le due parti laterali della manica della rezzuola, della sciabica a cui son annessi gli scaglietti. || aviri gula o la gula di una cosa, desiderarla ardentemente: aver gola o la gola di checchessia. || fari gula, venir voglia: far gola.

Gularìa. s. f. Avidità di gola: golosità. || Cose ghiotte: golosità.

Gulariedda. dim. di gularia: ghiottoneriuzza. || Coserella golosa: ghiottume, ghiottumino.

Gularina. V. vusciularu.

Gularu. s. m. T. bot. Erba pur detta da noi erva di porcu o ansaru senza macchi: piè vitellino senza macchie. Arum immaculatum L.

Gulazza. pegg. di gula: golaccia.

Gulè, Gulera. s. f. Catena d’oro o gioje che si portan al collo per ornamento: monile, collana.

Guleru. V. gulutu.

Guletta. s. f. Sorta di piccolo navilio: goletta.

Gulfu. s. m. Parte del mare che s’insinua entro terra: golfo. || passarisi lu gulfu, fig., frase marinaresca: mangiare.

Guliari. v. intr. Spesseggiare in pascer la gola, satisfare alla ghiottoneria: ghiottoneggiare. || Appetire, aver gola: golare (A. V. ital. goliare). || Vale anco far moine.

Guliata. s. f. Il ghiottoneggiare: ghiottoneggiata (V. participiu).

Gulidda. s. f. Lo spazio d’angolo che è nell’aratro, dove s’incastra il timone.

Guligghia. s. f. Parte del vestito, che cuopre il collo: goletta.

Guliredda. dim. di gulera o gulè: collanetta, collanuccia.

Gulìzia. s. f. Cosa da esser desiderata da’ ghiotti, cosa gustosa: ghiottumino. || Attrattive, blandimenti.

Gulpi. V. vulpi e derivati: golpe.

Gulpiarisi. (Pasq.) rifl. a. Scansar fatiche: sbucciare, ciondolarsi.

Gulpigghiuni. V. vulpigghiuni.

Gulusamenti. avv. Con golosità: golosamente.

Gulusazzu. V. gulutazzu.

Guluseddu. V. guluteddu.

Gulusità. s. f. Avidità di gola: golosità. || Cose ghiotte: golosità.

Gulusu. V. gulutu. || Di cosa da averne gola: goloso.

Gulusuni. V. gulutuni.

Gulutamenti. V. gulusamenti.

Gulutazzu. pegg. di gulutu: golosaccio.

Guluteddu. dim. Un po’ goloso: ghiottoncello.

Gulutizzu. accr. Alquanto goloso.

Gulutu. add. Che ha il vizio della gola: goloso. || Prov. di l’avaru si nn’avi qualchi cosa, ma [p. 457 modifica] di lu gulusu nenti, quegli lascia dopo la morte, questi mangia tutto. || cu’ è gulutu s’ardi, chi è goloso si brucia. Sup. gulutissimu: golosissimo.

Gulutuni. V. gulutazzu.

Gùmina. s. f. Il canape attaccato all’àncora: gòmena.

Gumma. s. f. T. st. nat. Succo viscoso di certi alberi, che si condensa all’aria e si scioglie all’acqua: gomma. || La gomma di alcuni alberi nostrali come pesco, mandorlo, ecc. dicesi: orichicco. || gumma elastica, produzione vegetale, che dopo la disseccazione conserva elasticità: gomma elastica. || gumma arabbica, gomma bianca dell’albero acacia, serve a varî usi: gomma arabica. || gumma gutta, gomma resina cròcea, serve a colorir gallo, e come purgante drastico: gomma gutta. || In pl. i medici chiamano certi enfiati che si mostran in chi è attaccato di sifilide: gomma.

Gummari. (D. B.) v. intr. Mandar gomma.

Gummusu. add. Che ha o produce gomma: gommoso.

Gumunedda. dim. di gumina: gomonetta (Zan. Voc. Met.).

Gunciamentu. s. m. Il gonfiare: gonfiamento. || fig. Alterigia, superbia: gonfiamento. || – di cugghiuna: noja.

Gunciari. v. a. Empier di fiato o d’aria checchessia: gonfiare. || intr. Crescere o rilevare ingrossando: enfiare, gonfiare. || fig. Insuperbirsi, divenir vanaglorioso, e s’usa a. e intr.: gonfiare. || gunciari ad unu, aggirarlo, ingannarlo piaggiandolo: gonfiare alcuno. || gunciari la panza, ingravidare: gonfiar la pancia. || Preparar le gote a ricevere ceffate per passatempo: gonfiare. || Dar segni di stizza, sbuffare: gonfiare, ingrossare. || gunciari li c... stuccare, nojare: gonfiar uno o gonfiar i nugoli. || Dicesi da’ macellai il soffiare entro la pelle della bestia morta e poscia batterla per istaccarla meglio o tirarla: tamburare. P. pass. gunciatu: gonfiato, gonfio. || Tamburato.

Gunciateddu. dim. di gunciatu: gonfietto. || Piccolo enfiato: enfiatello.

Gunciatèmpula. s. m. Uomo orgoglioso, fastoso: gonfiagote.

Gunciatizzu. add. dim. Alquanto gonfio. || Enfiaticcio. || Stizzito: imbronciato.

Gunciatuni. accr. Di molto gonfio.

Gunciazzumi, Gunciazzuni. s. m. Gonfiamento: gonfiagione.

Gunfaluni. V. cunfaluni.

Gunfiari. V. gunciari.

Gunfiu. V. gonfiu.

Gunfiuri. s. m. Gonfio, gonfiamento: gonfiore.

Gunfizza. s. f. Gonfiamento: gonfiezza.

Guniatu. V. ’ngusciatu.

Gunnedda, Gunnella. s. f. Noi intendiamo la sottana (fadedda), però in italiano è la parte del vestito dal busto a’ piedi (caduta): gonnella. || Prov. mentri hai gunnedda vesti, e mentri hai maritu gaudi: finchè hai detta sappila conoscere. || met. Femmina: gonnella.

Gùnnula. s. f. Barca propria di Venezia: gòndola.

Gunnuledda. dim. Gondoletta.

Gunnuleri. s. m. Barcajuolo che voga in gondola: gondoliere.

Gunocchiu. V. dinocchiu (Pitrè).

Gunzu. add. Goffo, rozzo: gonzo.

Gurfu. V. gulfu.

Gurgana o Gargana. s. f. T. zool. Uccello silvano, con becco triangolare, ha una fascia nera sotto gli occhi: velia, averla maggiore. Lanius excubitor L.

Gurgari. V. sgurgari.

Gurgata. s. f. L’acqua che si raccoglie per far macinare i mulini: colta, raccolta. || a gurgata, posto avv., vale anco avidamente, a gran fiato: a gorgate.

Gurghicedda. dim. di gorga.

Gurghigghiamentu e Gurghiggiamentu. s. m. || gorgheggiare: gorgheggiamento.

Gurghigghiari. V. gorgheggiari.

Gurghiteddu. dim. di gurgu.

Gurgialinu. s. m. Collaretto: gorgiera.

Gurgiata. s. f. Quanto liquido si manda giù a gola aperta in una volta: gorgata.

Gurgiatedda. dim. di gurgiata: gorgatina.

Gurgiolu. s. m. Vaso dove si fondon i metalli: crogiuolo. || mettiri o essiri ’ntr’on gurgiolu, modo prov., mettere o essere in gravi angustie, o tener a freno alcuno con rigore.

Gurgiuleddu. dim. di gurgiolu: crogioletto.

Gurgiulinu. V. gurgialinu.

Gurgiunata. V. gurgiata.

Gurgiuneddu. dim. di gurgiuni.

Gurgiuni. s. m. T. zool. Pesciatello verde, della grandezza di un muggine: ghiozzo. || Per gurgiata. V. || gurgiuni di furtuna, i ghiozzi presi colla lenza in tal tempo che sono molto stimati. || Per sucuni. V.

Gurgu. s. m. Luogo dove l’acqua che corre è in parte ritenuta da checchessia e rigira per trovar esito: gorgo.

Gurgugghiamentu. s. m. L’atto del gorgogliare: gorgogliamento.

Gurgugghiari. v. intr. Mandar fuora quel suono strepitoso, che si fa in gorga gargarizzando, o favellando in maniera che si oda indistinta la parola: gorgogliare. || Per sim. il romoreggiare delle acque uscenti di luogo stretto: gorgogliare.

Gurgugghiu. s. m. Gorgogliamento: gorgoglio.

Gurguri. fari gurguri: gorgogliare.

Guricchina. Idiotismo S. Cataldese per oricchina. V.

Gurna. s. f. quel ricettacolo d’acqua stagnante nella quale si pratica la macerazione del lino o canape: maceratojo. (Sarà la voce urna colla g d’avanti per vizio di pronunzia).

Gurpagghiuni. V. vulpigghiuni e così pe’ derivati.

Gurpi. V. vulpi e seguenti: golpe.

Gurra. V. augurru.

Gurriari. v. intr. Si dice del rumore che fan le budella: gorgogliare, borbottare, romoreggiare. || Per gurruliari. V.

Gurruliari. v. intr. La voce che fanno le colombe: gèmere, tubare. || V. gurriari.

Gurruliatina. s. f. Il gorgogliare delle budella: gorgoglìo.

Gusciteddu. (D. B.) dim. Guscetto.

Gùsciu. s. m. Scoria, corteccia: gùscio. || T. arch. Uno de’ membri di architettura: guscio, cavetto. [p. 458 modifica]

Gustàbbili. add. Che si può gustare: gustabile.

Gusatamentu. s. m. Il gustare: gustamento.

Gustardedda. Pesce. V. agugghia.

Gustari. v. a. Apprendere per mezzo del gusto i sapori: gustare. || Per mangiare o per assaggiare: gustare. || Per trasl. si dice di qualsivoglia altra cosa che rechi diletto e piacere: gustare. || Dar gusto: gustare. || Sperimentare, provare: gustare. || gustariti ’na cosa, andarti a genio: gustarti una cosa. || V. agustari. || ognunu si frusta comu cci gusta, ognun fa a suo modo. P. pass. gustatu: gustato.

Gustaturi –tura. verb. Chi o che gusta: gustatore –trice.

Gustazzu. pegg. di gustu: gustaccio.

Gusticeddu. dim. di gustu.

Gustìbbuli. add. Gustevole.

Gustu. s. m. Uno de’ cinque sensi, che serve pel sapore: gusto. || Diletto, piacere: gusto. || aviri bon gustu, esser intelligente conoscitore del buono: aver buon gusto. || Dello stile d’un pittore, scultore, o del carattere generale d’un tempo: gusto. || Prov. a lu bon gustu nun cc’è prezzu, perchè è virtù naturale, inapprezzabile. || jiri a gustu o a li gusti, piacere: andar a gusto. || aviri gustu di tali cosa, desiderare ch’ella avvenga: aver gusto di tal cosa. Onde si dice cci haju gustu: ci ho gusto, mi piace che sia così. || gustu, vale anche indole, inclinazione: gusto. || E anco per ispecie, qualità p. e. di questo o di quest’altro gusto. || Vale anco il modo come è fatta una cosa p. e. a gustu di tali maistru: in sul gusto ecc. || Prov. ognunu havi li so gusti: ognuno ha i suoi gusti. || a gustu mio, tuo, ecc., secondo il mio, il tuo gusto. || Prov. mancia (e bivi) a gustu to, (causa e) vesti a gustu d’autru, è chiaro: mangiar a modo suo, vestir a mo’ degli altri. || unni cc’è gustu, nun cc’è pirdenza, quando le cose si fanno con piacere non ci s’annoja, o non ci è dolore: chi perde piacere per piacere, non perde niente. || ogni gustu è gustu, ognuno ha i propri gusti: tutti i gusti son gusti. || bellu gustu! si dice ironicamente ad uno che rovini un oggetto o faccia un danno qualunque: bei gusti!

Gustusamenti. avv. Con gusto: gustosamente.

Gustuseddu. dim. di gustusu: un po’ gustoso.

Gustusu. add. Piacevole al gusto, al palato, che apporta diletto: gustoso.

Gutta. s. f. Malore che vine nelle giunture per lo più de’ piedi o delle mani, e impedisce il moto: gotta. || gutta chi ti torci! imprecazione: un accidente ti colga! ecc. || Per goccia, onde il prov. a gutta a gutta si cava la petra, a poco a poco si fa il molto, insistendo: a goccia a goccia s’incava la pietra. In questo caso viene del Lat. gutta.

Guttana. s. f. Fessura o buco di tetto o di muro donde entra l’acqua a gòccioli: gòcciolo. || E il gocciolar dell’acqua da questi buchi: gemitìo, stillicìdio. || Quel segno o macchia che lascia la goccia: gocciolatura. (Da gutta).

Guttaneddu. dim. Gocciolina.

Guttuniari. V. guttiari.

Guttareddu. V. gutticeddu.

Guttaru. Per vuttaru V. || Chi fa gotti.

Gùttaru. V. gùttura.

Guttaruseddu. dim. di guttarusu.

Guttarusu, Guttarutu. add. Chi ha gozzo: gozzuto. || Chi patisce gotta: gottoso.

Guttasirena. s. f. Perdita di vista per vizio de’ nervi ottici: gotta serena, amaurosi.

Guttazza. pegg. di gutta.

Guttazzu. pegg. di gottu.

Guttena, Guttera. V. guttana (Fr. gouttière).

Gutti. V. vutti.

Guttiari. v. intr. Cascar gocciole o a gocciole: gocciolare. (Lat. guttare).

Gutticeddu. dim. di gottu.

Guttimusu. V. ’nguttumatu.

Guttinu. dim. di gottu.

Guttirutu. V. vuzzusu.

Guttumamentu. V. ’nguttumamentu e seguente.

Guttumi. s. m. Dolore travaglio interno e intenso: crepacuore.

Gùttura. s. f. Pinguedine soverchia che vien sotto il mento di alcuni: gozzo (Lat. guttur.). || aviri la guttura, aver materie di sdegno raccolte: aver gozzaja. || sburrari la guttura: sfogar la collera.

Gutturali. add. Di o da gola: gutturale.

Gutturalmenti. avv. In modo gutturale: gutturalmente.

Gutturusu. V. guttarusu.

Guttusu. add. Infermo di gotta: gottoso. || Dicesi di terreno senza pendìo in cui l’acqua vi si stagna: paludoso. Sup. guttusissimu: gottosissimo. || Paludosissimo.

Guttusuni. accr. In senso di gottoso, e di paludoso.

Guvernamentu. V. governamentu.

Guvernaturatu. V. guvirnaturatu.

Guvernu, V. governu.

Guvirnari. V. governari.

Guvirnaturatu. s. m. L’ufficio del governatore e la sua durata: governo.

Guvitata. s. f. Percossa col gomito: gomitata.

Guvitatedda. dim. di guvitata.

Guvitatuna. accr. di guvitata.

Guviteddi. s. m. pl. Popolo favoloso, alti un palmo: cubitelli (Gigli). || di la razza di li guviteddi, si dice ad uomo nano: pigmeo.

Guviteddu. dim. di guvitu: gomitello.

Guvitiari. V. attigghiari.

Gùvitu. s. m. La congiuntura esterna del braccio coll’avambraccio: gòmito (A. V. ital. gòvito, Buti). || Per angolo: gòmito. || Sorta di misura: gòmito, cùbito. || Doccione ricurvo. || a guvitu, posto avv., ripiegato a guisa di gomito: a gòmito. || manciarisi o pigghiarisi li guvita a muzzicuna, stizzirsi, rabbiarsi: mangiar l’aglio, far gàngola, rodersi l’anima. || fari guvitu, si dice di strada o altro che svolti: far gomito (pl. guvita: gomiti e gomita).

Guzza. s. f. Nome d’una campana del Duomo di Palermo. || Aggiunto di cagna piccola da caccia: piccola levriera.

Guzzaloru. s. m. Marinajo che voga sul gozzo o sul bordonaro: barchettajuolo.

Guzzalureddu. dim. di guzzaloru.

Guzzareddu. dim. di guzzu in senso di barchetta. || In senso di cagnolino.

Guzziceddu, Guzziteddu. dim. di guzzu. [p. 459 modifica] Guzzu. s. m. T. mar. Barchetta con che i tonnarotti fan la guardia sul bordonaro: gozzo, bordonaro.

Guzzu. add. Di piccola statura, basso: caramogio, scazzatello. || Di piccolo can da caccia, forse storpiatura di cuccio.

Guzzuni. s. m. Così chiamasi colui che ha in custodia i cavalli corridori: cozzone, fantino.

Guzzuniari cu la cuda. v. a. Dimenar la coda: scodinzolare.

Supplemento

[p. 1147 modifica] [p. 1148 modifica] [p. 1149 modifica] Guaddaredda. dim. di guaddara. || Prov. havia 99 mali, vinni guaddaredda e fici 100, V. in pitrusinu, era beddu ecc.

Guardamanu. Laminetta curva che fa riparo al grilletto dell’arma: guardamano (Perez).

Guardanasu. s. m. Visiera dell’elmo.

Guardaòmini. V. lucirtuni.

Guardianìa. La estensione di terreno guardato dal guardiano. || Pagamento, salario del guardiano. || I guardiani tutti presi insieme. E anco un guardiano solo. || Il tempo in cui uno sta guardiano di un podere. || Il guardar così la terra.

Guarratu. V. quatratu.

Guastari. || guastarisi per scantarisi V.

Guastatina, Guastu. Per scantu V. (All’Etna).

Guerra. Per quantità, abbondanza; p. e. cc’era ’na guerra d’omini. Dante a un bel circa disse: per l’esercito molto ecc.

Gufu. V. fuganu (In Castrogiovanni) (Caglià).

Guiolè. V. olè (Caltanissetta).

Guisina. Il Perez spiega: natrice.

Gulìu. s. m. Gola. || Desìo, ùzzolo.

Gurgana. V. murgana.

Gurgazzeddu. dim. di gurgu.

Gutticedda. dim. di gutta.