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Nuovo vocabolario siciliano-italiano/PI

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PI

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[p. 722 modifica] Pi. Apocope di pir o per V.

Piacenti. add. Che piace, affabile: piacente.

Piacèvuli. add. Affabile, cortese: piacevole. || Di cosa che rechi piacere: piacevole. Sup. piacevulissimu: piacevolissimo.

Piacevulizza. s. f. L’esser piacevole: piacevolezza.

Piacevulmenti. avv. Con piacevolezza: piacevolmente.

Pacimentu. s. m. Il piacere: piacimento.

Piacintina. s. f. Forma di cacio piacentino: piacentino.

Piacintinu. add. Di certo cacio delicato, venuto prima da Piacenza, città della nostra penisola: cacio piacentino. || sost. V. piacintina.

Piacireddu. dim. di piaciri: piaceretto, piaceruccio (in Firenze).

Piacìri. s. m. Giocondità d’animo, nata da soddisfacimento di qualche senso o altro: piacere. (A. V. ital. piacire. Latini). || Voglia, volontà: piacere. || Favore, servigio: piacere. || essiri un piaciri, esser una cosa eccellente: esser un piacere. || cci haju piaciri, suol dirsi quando udiamo novella che ci dia nel genio, e alle volte ironic. il contrario: ci ho gusto. || chi piaciri! o bellu piaciri! Ironic. di uno che sciupi checchessia, o faccia cosa sconvenevole o a noi cattiva: be’ gusti! || a piaciri, posto avv., a volontà: a piacere. || essiri una cosa a piaciri o in piaciri, piacere, desiderarla: esser una cosa a o in piacere. || fammi lu mmalidittu piaciri, vattinni, usato così ironicamente: fammi il maledetto piacere, vattene. || Prov. una fimmina pi fari un piaciri stetti novi misi gravita, si dice per ischerzo quando ci si domanda da alcuno un piacere, a Firenze dicono, rispondendo, volendo negar un piacere: i piaceri li fa il boja. || pr’un picculu piaciri, milli patimenti, V. in gaudiu un prov. simile. || cu’ fa piaciri, piaciri trova: piacere fatto non va perduto. || fa piaciri e dimenticatillu, facendo bene, o nulla o bene si può aspettare, per cui si può star tranquilli; si usa anco per dire che facendo bene bisogna dimenticarne il guiderdone, perchè l’uomo è ingrato.

Piàciri, Piacìri. v. intr. Cagionar piacere: piacère. || Esser grato, soddisfare, aggradire: piacere. || mi nni piaci ca tu ecc., mi meraviglio ecc. (A. V. ital. piacire. Latini). P. pass. piaciutu: piaciuto.

Piaciribbili e Piaciribbuli. add. Inclinato a far piaceri: piaceroso. || Per piacevuli V.

Piacirìvuli. V. sopra.

Piaciruni. accr. di piaciri: piacerone (in Firenze).

Piaciuta. s. f. Il piacere.

Piacivuli. V. piacevuli e seg.

Piaga. V. chiaga. || Prov. piaga antividuta mancu doli, le cose prevedute riescon meno cattive: carestia prevista non venne mai.

Piagari. v. a. Far piaga: piagare. P. pass. piagatu: piagato.

Piaghetta, Piaghicedda. dim. di piaga: piaghetta.

Pialla. s. f. Strumento de’ falegnami per assottigliare e pulir il legname: pialla.

Piallari. v. a. Digrossar o pulire con pialla: piallare.

Piallata. s. f. L’azione del piallare: piallata.

Piallicedda. dim. di pialla: pialletto.

Pïamenti. avv. Con pietà: piamente.

Piancetta. dim. di piancia: piastrella.

Piància. s. f. Ferro o altro metallo ridotto a sottile lamina: piastra. || T. rileg. Piastra di metallo che ha, in incavo, o in rilievo, il disegno da imprimersi colla pressa sulla coperta [p. 723 modifica]del libro: plancia (Car. Voc. Met.). || Piastra di metallo ove sopra vi sian incise figure o altro: stampa, rame, piastra cesellata. || Carta su cui vi siano stampate figure o altro: stampa, imagine. || T. mar. Dado concavo raccomandato con un cojo alla palma della mano del veleggiatore, ad uso di anello da cucire: palmeto (Pitrè). (Sp. plancha: lamina di ferro. Fr. planche: rame, stampa ne’ sensi sopra detti).

Piancietta. V. piancitedda.

Pianciola. s. f. Filacciche spalmate di ungeento per le piaghe: pezza.

Piancitedda, Piancittedda, Piancittina. dim. di piancia: piastretta. || Stampettina, imaginetta.

Pianella. V. tappina.

Pianeta. s. m. Globo che gira intorno al sole: pianeta. || s. f. Certo paramento che porta il prete, sopra gli altri nel dir la messa: pianeta.

Piangenti. add. Che piange, si dice di certe statue di mausolei, e di certi salici: piangente.

Piàngiri. (Pasq.). V. chianciri.

Pianta. V. chianta. || Lo spazio dove posa l’edifizio, il piano di esso: pianta. || di pianta, dal principio: di pianta. Detto di bugia vale del tutto, cioè senza appoggio o fondamento di vero: inventar di sana pianta. || Disegno del piano di una casa, un giardino, un paese ecc: pianta. || T. scher. V. guardia § 11.

Piantatu. V. chiantatu e simili. || ben piantatu, ben fatto; Giusti: di que’ piedi diritti e ben piantati.

Pianticedda. dim. di pianta: pianticella, pianterella.

Piantimi. || V. chiantimi. || essiri di la chiantimi, essere del numero, della criocca.

Piantu. V. chiantu.

Piantumaju. (An. Cat.) s. m. T. agr. Terreno dove si trapiantano le pianticelle tratte dal semenzajo: piantonaja, piantonajo.

Piantuni. s. m. Soldato che si mette senza archibugio in un luogo per guardare o che: piantone. || di piantuni, fermo ove che sia: di piantone.

Pianu. V. chianu. || I diversi ordini nei quali si divide l’altezza delle case: piano. || Disegno, progetto di una impresa: piano. || Superficie di un corpo rispetto alla posizione più o meno inclinata: piano. || T. tip. Asse di legno o metallo quadrangolare, fermata orizzontalmente alla inferiore estremità della vite: piano.

Pianu. add. Che ha nella superficie egualità in ogni sua parte: piano. || Orizzontale: piano. || Chiaro, intelligibile: piano. || ’m pianu, orizzontalmente: in piano. Sup. pianissimu: pianissimo.

Pianu. avv. Contrario di forte, senza rumore: piano. || Adagio: piano. || Formola usata da chi non ha finito di parlare, o da chi vuol minacciare, avvertire o ripigliarsi, o far sospendere il discorso altrui: piano. Sup. pianissimu: pianissimo.

Pianuforti. s. m. Strumento musicale a tasti di varie forme: pianoforte.

Piastra. s. f. Ferro o altro metallo ridotto a sottigliezza: piastra. || Sorta di moneta d’argento equivalente a cinque lire: piastra. || T. magn. La lastra di ferro dove son incastrati gli altri pezzi della serratura: piastra.

Piastrella. s. f. Que’ sassi di cui si servono i ragazzi per giocare invece delle pallottole: piastrelle.

Piastricedda. dim. di piastra: piastrella.

Piastruna. accr. di piastra (Pasq.).

Piatà, Piatati. V. pietà (A. V. ital. piatà. Favole di Esopo; e piatate, Pucciandone Martelli).

Piatiari. v. intr. Aver compassione: compassionare. || rifl. pass. Lamentarsi, rammaricarsi: dolersi.

Piattu. V. pitanza. || T. past. Disco di rame bucherato per dove esce la pasta cacciata dallo strettojo, sonvene di diverse guise, secondo la forma che deve avere la pasta: stampa (Car. Voc. Met.). || – di pernu: stampa ad anima. || V. anco piattu.

Piattaforma. s. f. T. di fortificazione. Ammassamento di terra fatto sopra la cortina, per collocarvi cannoni: piattaforma. || Ciò che è costruito a retta linea nel piano orizzontale, e che col cannone rade la linea delle difensioni: piattaforma. || T. mar. Piano d’assi che si fa a diverse altezze intorno a un bastimento in cantiere per comodo dei lavoratori: piattaforma.

Piattarìa. s. f. Quantità o assortimento di piatti: piatterìa. || La bottega ove si vendon piatti.

Piattaru. s. m. Chi fa o vende piatti: piattajo.

Piattazzu. pegg. di piattu: piattaccio (in Firenze).

Piatteddu. (An. Cat.) dim. di piattu: piattello.

Piattera. s. f. Arnese dove si tengon le stoviglie: rastrelliera.

Piattiari. v. intr. Si dice delle lame di arme da taglio, quando, contro voglia di chi dà piattonate, accidentalmente fan sangue. || att. Riferire checchessia non del tutto e apertamente, ma a poco a poco per non recar molta impressione: palliare.

Piatticeddu. dim. di piattu: piattello, piattino, piattellino. (pl. piatticedda e piatticeddi). || farisi li piatticedda, accordarsi di nascosto per macchinar checchessia: far combriccola. || piatticeddu cupputu: scodellino.

Piattidduzzu. dim. di piatteddu: piattellino, piattelletto.

Piattigghiu. s. m. Piatto di argento, piccolo.

Piattineddu. dim. di piattinu.

Piattinu. dim. di piattu: piattino. (pl. piattina e piattini). || Vivande che si servono tra l’un servito e l’altro: intramesso, tornagusto. || Quello su cui posa la chicchera o la tazza: piattino. || In pl. due dischi di metallo concavi che si battono per far suono nella banda: piatti, piatti turchi. || piattinu di l’attizzaturi: vassojo o piattello delle smoccolature.

Piattu. s. m. In generale quel vaso piano con cui si portano le vivande: piatto; e quello più usuale nel servizio delle mense, e meno fondo: tondo. (pl. piatta o piatti: piatti). || – di suppa: scodella. || T. gioc. Quello in cui si metton i danari del giuoco, o i segni: piattino. || Appannaggio, assegnamento che si fa altrui: piatto. || La provvisione del vitto: piatto. || La vivanda che è nel piatto: piatto. || Vivanda, pietanza: piatto. || – muntatu. V. cumpustera. || – di rinforzu. V. piattinu al § 2. || – di l’attizzaturi. V. piattinu, § 5. || La bocca larga [p. 724 modifica] del martello da rilegatore: piatto. || Per piatta V. || add. V. chiattu.

Piattuni. accr. di piattu: piattone.

Piatusamenti. avv. Compassionevolmente: pietosamente. || Scarsamente: grettamente, strettamente.

Piatuseddu. dim. di piatusu: pietosino, pietosetto (in Firenze). || Meschinello.

Piatusiari. V. piatiari.

Piatusu. add. Pieno di pietà, o che muove pietà: pietoso. || Povero: meschino. || Scarso, ristretto: meschino. || E per magro, macilento, mal cresciuto: stento (add.). || (A. V. ital. piatoso. E Jacopone ha piatuso). Sup. piatusissimu: pietosissimo.

Piatusuni. accr. di piatusu.

Piazza. V. chiazza. || T. mil. Quel luogo dove risiede il comando della guarnigione: piazza. || Per posto, impiego, (Ugolini biasima piazza in tal senso siccome francesismo). || lettu a du’ piazzi, cioè per due posti: letto a due (Car. Voc. Met.). || carrozza a dui o a quattru piazzi: a due o a quattro posti; onde posti d’avanti, posti di fondo.

Pica. s. f. Sorta di arme in asta lunga: picca. || Gara, emulazione: picca. V. picca. || Astio, sdegno, stizza: ruggine. || V. carcarazza: pica. || La bocca dell’uccello: becco. (Sp. pico: becco Vinci).

Picamolu. s. m. Strumento di ferro dall’una parte a punta, dall’altra a taglio per aggiustar la pietra d’arrotare.

Picanteddu. s. m. di picanti: piccantino, frizzantino.

Picanti. add. Che picca, pungente, frizzante: piccante. || Di vivanda condita con ingredienti aromatici, senza dolce.

Pìcara. s. f. T. zool. Pesce che ha il corpo liscio, coperto d’una materia viscosa, la testa a punta, la pupilla nera e l’iride gialla in forma di mezza luna, orlata di bianco: razza (z dolce ). Rhaja L. || Cosa cattiva: cattiverìa (Sp. pícaro: birbante). || V. tuppu.

Picaredda. dim. di picara: razzina.

Picari. v. a. Pungere: piccare. || fig. Offendere, e anche metter al punto: piccare. || Dicesi del vino allorche frizza e morde: piccare. || Detto dei raggi solari: sferzare, scottare. || picarisi d’una cosa, pretendere di saperne: piccarsi di una cosa. || picarisi di qualchi cosa cu’ unu, entrar in gara o in contesa: piccarsi d’alcuna cosa con alcuno. P. pass. picatu: piccato.

Pìcaru, Picaruni. V. briccuni (Sp. picaro e picaron: briccone). || Per spilorcio (An. M.).

Picata. s. f. Composto medicinale fatto principalmente di cera o materia tenace perchè si appicchi: cerotto. || Cosa nojosissima, molestia, traversia: ricadìa. || Cosa mal fatta e senza pregio: cerotto, nonnulla. E si dice per più forza picata netta: piastriccico, pottiniccio. || Di persona malata, uggiosa, da nulla: cerotto, camorro. || Detto o fatto languido, scipito: scipitaggine, freddura. (Lat. picatus: impeciato).

Picataru. s. m. Saltimbanco che vende cerotti, ricette ecc: cerretano.

Picatedda. dim. di picata: cerottino.

Picateddu. s. m. T. magn. Arnese di ferro ripiegato a staffa dalle due estremità, così conficcandosi nel muro, nel legno ecc. fa che il paletto o altro ferro di chiusura scorra senza deviazione: piegatello, di cui forse è corruzione.

Picatigghia, Picatigghiu, Picatigliu. s. m. e f. Manicaretto che si fa di carne minuzzata e altri ingredienti: piccatiglio. || fari ’na picatigghia, malmenare, sconciare checchessia. || Per picca V. Onde a picatigghiu, a gara: di riotta. Vale anco: a dispetto.

Picatu. V. in picari. || Si dice anco di cosa minutamente tagliuzzata.

Picazzi. s. pl. Pezzi di legno, ritti verticalmente sul banco del tornitore: i toppi (Di Marco).

Picca, s. f. Gara: picca. || Ostinazione, puntiglio: picca.

Picca. add. Contrario di assai: poco. Talora si usa sost.: poco. || picca picca, pochissimo: poco poco. || nun mittirisi pri picca, pretendere troppo, cercar molto: non uccellar a pìspole. || nun essiri cosa di picca, esser molto: non esser cosa di poco. || sapiri di picca, esser poco. || nè picca nè assai: nè punto nè poco. || Prov. cci voli assai a fari picca, ci vuol molto a far qualche cosa. || cu’ picca simina, picca arricogghi, è chiaro. || cu’ picca havi, caru teni, chi ha poco tien molto caro. || lu picca m’abbasta l’assai mi suverchia, per chi ha modesti desideri: l’assai basta e il troppo guasta, o meglio: col poco si gode coll’assai si tribola. || tanti picca fannu un assai: molti pochi fanno un assai.

Picca. avv. Poco. || a picca a picca: a poco a poco. || Vale pure lentamente, adagio adagio: a poco a poco, a poco per volta. || di picca, p. e. mancari di picca ecc., esser lì lì: mancar poco, tenersi a poco di fare...

Piccabbili. add. Soggetto a peccare: peccabile.

Piccaminusu. add. Che ha in sè peccato: peccaminoso.

Piccaredda. dim. di picca: pochino, pochettino.

Piccari. v. intr. Commettere peccato: peccare. || V. picarisi. P. pass. piccatu: peccato.

Piccatazzu. pegg. di piccatu: peccataccio.

Piccateddu. dim. Peccatuccio.

Piccatu. s. m. Trasgressione della legge di Dio, colpa: peccato. || chi piccatu! esclamazione di pena: che peccato! peccato! || pariri piccatu, essiri piccatu, parer cosa dolorosa, esser penoso: esser peccato. E nelle Favole d’Esopo vi è: presenegli peccato. || essiri piccatu a fari ’na cosa, oltre al significato proprio, dinota sconvenienza e disordine: esser peccato a far checchessia. || piccatu cu la cuda, quelli che portano conseguenze. || fari lu piccatu cu una, usare con donna: far il peccato con una. || Prov. piccatu vecchiu, pinitenza (o sintenza) nova (o fa virgogna nova), dell’aver pena anco dopo molto tempo del peccato: peccato vecchio penitenza nuova. || piccatu cilatu (o occultu) è mezzu pirdunatu, il peccato occulto è meno del palese, ciò per lo scandalo: peccato celato mezzo perdonato. || piccatu cunfissatu menzu pirdunatu, e si dice anche, cu’ nun cunfessa lu so piccatu nun pò essiri pirdunatu, quando uno confessa di aver peccato, è segno che si pente, quindi è perdonabile certo più di chi vi si ostina: peccato [p. 725 modifica] confessato è mezzo perdonato. || li piccati di li patri li chiancinu li figghioli, per tal quale feroce giustizia che s’appone a Dio. || li piccati di la giuvintù si paganu a la vicchiaja, i disordini pella gioventù portano conseguenze nella vecchiaja. || pri li piccati vennu li miserî, è chiaro. || lu piccatu affretta (o genera) la morti, ovvero pri lu piccatu nni vinni la morti, insomma la morte invece di esser una legge di moto della natura, sarebbe una pena, così anco la bestia morrebbe perchè avrebbe forse commesso peccato! || un piccatu tira a n’autru, è proprio vero. || ’n jocu ’n jucannu si fannu piccati comu trona, quando si è arrivato al punto di stabilire che il giusto pecca sette volte al giorno, non v’è che dire. || nun c’è piccatu tantu cilatu, chi nun vegna palisatu: non si fa cosa sotto terra che non si appia sopra terra. || anni e piccati sempri su cchiù di quantu si dicinu: i peccati e i debiti son sempre più di quelli che si crede. || cu’ di lu so piccatu cerca emenna, a Diu si raccumanna: chi fugge il peccato, cerca Dio.

Piccatuni. accr. di piccatu: peccatone (in Firenze).

Piccaturazzu. pegg. di piccaturi: peccatoraccio.

Piccatureddu. dim. Peccatorello.

Piccaturi –tura –trici. verb. Chi o che pecca: peccatore –trice –tora. || V. in giustu un prov.

Piccatuzzu. dim. di piccatu: peccatuzzo.

Picceri. Forse corrotto da bicchiere. V. bucali.

Picchegnu. add. Uomo di piccolo statura: cazzatello, caramogio (Sp. pequeño: piccolo).

Picchia. V. picca.

Picchïameatu. s. m. Il piagnucolare. || Il piangere: piangimento.

Picchïari. v. intr. Piangere sommessamente, con lagrime molte e nojosamente: piagnucolare, smocciare, piolare, lucciolare (Lori nella Mea). || Rammaricarsi, non esser mai pago: pigolare. || Per semplicemente piangere. || picchïaricci l’arma, seccar uno di continuo con querele e doglianze. || picchiaricci una cosa ad unu, invidiargliela con malaugurio, o rimbrottar sempre un dono. P. pass. picchïatu: piagnucolato.

Picchïata. V. picchiuliata.

Picchicedda, Picchidda. dim. di picca: pochino.

Picchidditta. dim. di picchidda: pochettino, pocolino.

Picchignu. V. picchegnu.

Picchinnicchi. (A. V. tacimaci (a.

Picchipacchi. s. m. Chiocciole minute preparate con apposito intingolo per cibo: galantina.

Picchitta. V. picchidda.

Picchiu. s. m. Pianto nojoso, continuo: piagnistèo, frignistèo. || Per semplice: pianto. || a picchiu, vale a poco, e si dice del lume smorto. || fariu lu picchiu, piangere il morto: far il piagnisteo. || picchiu di stomacu, debolezza: lentore. || T. zool. Spezie d’uccello: picchio. Picus L.

Picchiuliamentu. V. picchïamentu.

Picchiuliari. V. picchïari.

Picchiuliata. s. f. Lungo pianto, lungo rammarichìo: frignolìo (Nerucci). || Per piangimento.

Picchiuliatedda. dim. di picchiuliata.

Picchiuliatuna. accr. di picchiuliata.

Picchiusa. s. f. Lumicino che si tiene per la notte: lumino da notte.

Picchiusamenti. avv. Si dice di fiamma fievole.

Picchiusedda. dim. di picchiusa.

Picchiuseddu. dim. di picchiusu.

Picchiusu. add. Che piange assai o sempre: piagnoloso, || Detto a bambino che sempre pianga: boccalone. || Detto di fiamma poco viva, smorta.

Piccicaneddu. V. cunnu.

Piccicanninu. (Mal.). V. nicu o piccinicu.

Piccicusa, Piccicuta. V. ’mpiccicuta.

Picciddu. add. V. nicu. V. picciriddu.

Picciliddu. V. picciriddu.

Piccinicu. add. Piccolo, nano: piccinaco (benchè sia V. ital. A.).

Picciotta. s. fem. di picciottu: ragazza. || Fanciulletta che sta ad imparar qualche mestiere, e che dalla maestra è usata anche a qualche servigio: fattora. || L’innamorata: dama, ragazza.

Picciottu. add. Fresco di anni, non maturo di età: giovane. || sost. Giovane. Detto di donna, è fanciulla già venuta in pubertà e da marito: ragazza. || Ragazzo che si tiene pei servigî della bottega, quegli che apprende un’arte: garzone. || Servo adoperato a vile esercizio: ragazzo. || Di persona che non abbia gran fatto senno maturo: ragazzo. || Giovane scapolo e senza moglie: garzone. || Quegli che va con altrui per lavorare: garzone. || Onde mittirisi o iri a garzuni: andare per garzone. || Servo: garzone. || picciottu di scola, inesperto, di poco senno: ragazzaccio, ragazzo da scuola. || Colui che fa le infime faccende della stalla: mozzo di stalla . || Ragazzo che nelle navi fa i più vili servigi: mozzo. || picciotti, si dice così in generale per chiamare gli amici, i compagni di brigata in buono e cattivo senso, collega, o tutti coloro che combattono per la stessa bandiera, nel qual senso divenne storica dai celebri picciotti delle nostre rivoluzioni, così anche chiamati dal magnanimo Garibaldi. || Prov. sia picciottu e sia orvu d’un occhiu, dice colei che vuol marito giovane. || li picciotti su comu li cani, vannu unni sunnu chiamati, non sempre vanno dove pensano, ma dove son chiamati o adescati. || li picciotti fannu picciuttarii, è chiaro. || picciotti e puddicini cacanu la casa: ragazzi e polli imbrattano la casa. Da picciolo, picciolotto forse nacque il nostro picciottu.

Picciriddami. s. f. L’universalità, quantità di piccini: ragazzame.

Picciriddarìa. s. f. Atto o detto da bambino, da persona di poco senno: piccinerìa, bambinerìa, bambinata.

Picciriddaru. add. Che ama seguire o far lezî o cose da fanciullo: attoso, daddolone. || Sempliciotto: bamboccione. || V. picciuttaru.

Picciriddata. V. picciriddaria.

Picciriddazzu. pegg. e accr. di picciriddu: piccinaccio.

Picciriddignu. V. picciriddaru.|| Puerile: bambinesco. [p. 726 modifica]

Picciriddittu. V. picciridduzzu.

Picciriddu. add. Piccolo.

Picciriddu. s. m. Uomo fra l’età dell’infanzia e dell’adolescenza: fanciullo, ragazzo. Se è più piccolo: bambino. E bambina si dice per vezzo anco a fanciulla. || addivintari comu un picciriddu, tornar quasi bambino: rimbambire. || add. Bambino, fanciullo, piccino. || Semplice, soro: bambino. || picciriddu picciriddu, ha forza di superlativo: piccin piccino. || fari un picciriddu, partorire: far il bambino. || Prov. ad asini (o ’mbriachi) e picciriddi Diu l’ajuta, se no soccomberebbero ad ogni piè sospinto: Dio ajuta i fanciulli e i pazzi. (Da picciulu, picciuliddu o picciliddu indi picciriddu). || li picciriddi su comu l’acidduzzi, ogni tanticchia aprinu la vucca, i piccini ogni momento mangiano. || essiri o pariri lu picciriddu di la minna, far da bambino.

Picciridduni. accr. di picciriddu: bamboccione, bamboccio.

Picciridduzzu. dim. Fanciullino, bambinuccio, piccinino. || picciridduzzu miu, voce per esprimere ed imitare il verso del merlo: mio ben ti veggo.

Piccirillu. V. picciriddu. Così in Bronte.

Piccittu. V. picciriddu. Così in Piazza. E in Piemonte dicon infatti pcitt. E a Siena: citto.

Picciu. V. pettini. Così in Piazza. || Per picchiu V.

Picciulami. s. f. Moneta spicciola: spìccioli.

Picciuliddu. dim. di picciulu: picciolino, piccioletto.

Picciulillu. V. A. per picciuliddu V. sopra.

Picciulitati. s. f. L’età d’esser fanciullo: fanciullezza. || Piccolezza: picciolezza.

Picciulizza. s. f. Qualità di ciò che è piccolo: picciolezza. || Meschinità di pensare, corto vedere, parsimonia: picciolezza, grettezza, piccinità. || Cosa da nulla: bambocceria, piccolezza.

Picciulottu. V. picciuliddu.

Pìcciulu. add. Di poca età, grandezza, quantità ecc.: pìcciolo. || in picciulu, in piccolo. || Prov. lu picciulu ’mpara di li granni, ciò è secondo l’ordine naturale. || picciulu o sardiscu, detto di cavallo vale: ronzino (An. Cat.). Sup. picciulissimu: picciolissimo. || sost. La sesta parte della abolita moneta il grano; quasi un terzo di centesimo. A Firenze anticamente v’era il picciolo che valeva un quarto del quattrino.

Picciunara. s. f. L’ultimo piano de’ palchi di un teatro: piccionaja.

Picciunastru. s. m. Piccione giovane, ma grosso anzichè no: pippionotto. || Si dice a persona inesperta e facile ad esser ingannata: piccione.

Picciunazzu. pegg. e accr. di picciuni: pippionaccio.

Picciuneddu. dim. di picciuni: piccioncello.

Picciuni. s. m. T. zool. Uccello azzurrognolo rilucente e la parte posteriore del corpo bianca: piccione. Columba oenas pipio L. || Colombo in generale giovane di nido: pippione. E dicesi anche di qualunque uccello ancora di nido: pulcino.

Picciuniarisi. v. rifl. pass. Dar piccoli e spessi baci, quasi come fanno i piccioni: baciucchiarsi.

Picciuttami. s. f. Moltitudine di giovani, di ragazzi: ragazzame.

Picciuttanza. s. f. L’età del giovane: giovanezza, gioventù.

Picciuttarìa. s. f. Cosa da ragazzi: ragazzata, monelleria, scapataggine.

Picciuttaru. add. D’uomo che si balocchi a mo’ di ragazzo: ragazzuomo, bacchillone. || Uomo leggiero, e che fa frascherie: fraschiere. || Per donnajuolo.

Picciuttazzu. pegg. di ragazzo: ragazzaccio, giovinaccio. || accr. di giovane: giovanone. || Nel fem. vale donzella fresca, grassoccia, alta: mastiotta.

Picciutteddu. dim. di picciottu: giovanetto, ragazzetto. || Chi a prezzo porta robe per servizio altrui: zanajuolo. || Ragazzo tenuto pe’ servigi della bottega: fattorino.

Picciuttiscamenti. avv. In modo fanciullesco: giovanamente, fanciullescamente.

Picciuttiscu. add. A mo’ di giovane: giovanesco.

Picciuttìsimu. s. m. Moltitudine di ragazzi: ragazzaja. || V. picciuttanza.

Picciuttu. Idiotismo di S. Cataldo per picciottu V. (Verdone).

Picciuttunazzu. pegg. e accr, di picciuttuni: giovanottaccio.

Picciuttuni. accr. di picciottu: giovanone. || Robusto: bastracone. || picciuttuna, detto a ragazza robusta, giovane: mastiotta, donnone, donnona.

Piccognu. V. picchegnu.

Piccomu. Si usa dire delle volte pirchì e piccomu, come i Toscani dicon anche perchè e percome (Buscaino).

Piccu. V. picu al § 2. || V. picuni anco, quello a due punte.

Picculizza. s. f. Qualità di ciò che è piccolo: piccolezza. || Cosa meschina e da poveri: piccolezza. || Atto o pensiero da cervelli piccoli: piccolezza.

Pìcculu. s. m. Parvolo bambino: piccolo. || add. Di poca quantità, volume ecc.: piccolo.

Pichè. V. mmuttita.

Picheri. (D. B.) s. m. Soldato armato di picca: picchiere.

Pichettu. s. m. T. mil. Numero di soldati che servono a far guardia in un posto: picchetto. || Il luogo stesso dove son questi soldati: picchetto.

Pichiesci. V. facchina. Nel messinese (Verdone).

Pici. s. f. T. st. nat. Gomma resina di pino, che si riduce nera e tenace: pece, pègola. Pix L. || pici greca, quella di miglior qualità: pece greca. || – nivura, quella che adoprasi per coprir i commessi delle navi: pece nera o navale. || mettiri ’m pici, il far un letto di pece alle piastre da cesellarsi: metter in pece. || pici liquida.V. catrama. || essiri n’tra la pici, esser in garbuglio tale da non poterne escire facilmente. || fari l’occhi pici pici, avere gran sonno. || V. in cuncïari un prov. || essiri ’ntaccatu di la stissa pici, aver i medesimi difetti: esser macchiato di una stessa pece. || niuru comu la pici, modo di paragonare: nero come la tinca. || essiri comu la pici ca unni va ’mpiccica, di chi si ferma in ogni luogo: esser come la pece che dove va impegola. || Prov. cu’ tocca la pici s’allorda li manu: chi tocca la pece s’imbratta. Si usa anco fig. [p. 727 modifica]

Piciniari. v. intr. Ciarlare, discorrere susurrando continuamente: pispillare. || Per chiuviddichïari V.

Picozza. s. f. Martello tagliente da una parte a guisa di scure: picozza.

Picu. s. m. Sommità, estremità dell’altezza: cima. || Arnese che serve, a preparare i buchi ove metter i cunei per romper le pietre. || iri a picu, dicesi di barca o nave che si affonda: andar a picco. || di picu o a picu, perpendicolarmente: a picco. || cadiri a picu, vale anco: venir bene. || a picu, vale anche a punto, a puntino. || di picu, vale anche: fiso. e si usa dir solo picu avverbialmente per: intento, fisso. || di picu e picu, a picu a picu, o picu picu intento, applicato sopra una cosa: fiso fiso. || mittirisi picu picu p. e. al lavoro, mettervisi con tutto l’animo o le forze: star aggangato o accanito al lavoro. || picu, T. pesc. sughero di segnale: maestra (An. Cat.). || T. mar. Sorta di pennone di cui una estremità è fermata girevolmente all’albero, per orientare a destra o a sinistra la vela: pico, boma, ghisso. || a lu picu, posto avv. indefessamente. || Prov. picu picu picuraru, megghiu buffa ca vaccaru, assiduamente il pecorajo, meglio rospo che vaccajo (Minà Palumbo).

Picùliu. V. pecùliu.

Picuneddu. dim. di picuni.

Picuneri. s. m. Colui che lavora di piccone: picconiere, picconajo.

Picuni. s. m. Strumento di ferro a punte quadre, con cui si rompono le pietre e fansi altri lavori: piccone.

Picuniari. v. a. Lavorar con piccone: spicconare (in Firenze). || Scrostare le mura col piccone per arricciarle di nuovo: spicconare. || – li balati, passarle di subbia onde renderle scabre: subbiare. P. pass. picuniatu: spicconato.

Picuniata. s. f. L’azione dello spicconare: spicconata (V. participiu).

Picuniatedda. dim. del precedente: spicconatina.

Picuniateddu. dim. del part, picuniatu.

Picuniatina. V. picuniata.

Picuniaturi. V. pirriaturi.

Picurami. s. f. Moltitudine di pecore, le pecore in generale: bestiame minuto.

Picurareddu. dim. di picuraru.

Picurarìa. s. f. Dove stan le pecore: pecorile. || E per greggia.

Picuraru. s. m. Guardiano di pecore: pecorajo. || Prov. si picuraru avissi un vistitu di scarlatu e pecuri muncissi, sempri feti di lacciata, i vestiti non salvano dall’esser quel che si è; e si dice anche lu picuraru vistutu di sita, sempri feti di latti e lacciata. || li dui o tri jorna di lu picuraru, gli ultimi giomi del Carnevale, così detta da una storiella curiosa popolare. E si dice per accennare anco a pochi giorni di sfrenamento o anarchia a guisa del settembre 1866 in Palermo.

Picurazza. pegg. di pecura: pecoraccia.

Picuredda. dim. Pecorella, pecorina. || fig. Mansueto: pecorella, agnellino. || met. I fedeli cattolici relativamente a’ pastori loro come parrochi, vescovi ecc.: pecorella. || Certe nuvolette a mezz’aria: pecorelle. || Prov. poviri picureddi sunnu sfatti, ca nun cci dasti du’ misi di latti, se non poppano almeno due mesi non rigogliano gli agnelli.

Picurina. Per picurami V.

Picurinu. add. Di pecora: pecorino. || Attenente a pecora: pecorino. || sost. Lo sterco della pecora: pecorino. || Prov. lu celu è picurinu, si nun chiovi oggi, chiovi dumani matinu, (o a lu matinu), ovvero celu picurinu, acqua e ventu vicinu: cielo a pecorelle, acqua a catinelle.

Picurumi. V. picurami. || Scimunitaggine, stoltezza: pecoraggine.

Picurunazzu. pegg. di picuruni.

Picuruneddu. dim. di picuruni.

Picuruni. accr. di pecuru: pecorone. || fig. D’uomo timido, sciocco: pecorone. || E dicesi anche d’uomo mansueto.

Picuzzedda. dim. di picozza.

Pidocchi. V. pidaloru. (Pasq.).

Pidaggiu. s. m. Paga che si dà per passare da qualche luogo privilegiato: pedaggio. || Paga che si dà per fatica di cammino.

Pidagna. s. f. Arnese di legname sul quale, sedendo, si tengon i piedi: predella. || Per turnialettu V. || Quel pezzo di legno su cui posan i piedi i cocchieri: pedana. E di altre cose per simile uso: pedana. || L’insieme dei legnami ond’è formato il piano delle carrozze e degli altri legni dove posan i piedi interiormente: pedanino. || T. mar. Pezzi di legno messi per traverso ad una galea o altro legno a remi, paralleli a’ banchi de’ rematori, che serve per posarvi i piedi e far forza quando vogano: pedagna. || T. stamp. Travicello con due robuste gambe, sul quale posano due testate delle guide del torchio: capretto. || Le due parti orizzontali dell’intelajatura, uno da capo, l’altra da piedi: spranghe. || Rinforzo di panno ordinario che si mette nel lembo inferiore interno delle vesti: pedana.

Pidagnedda. dim. di pidagna.

Pidalera. s. f. Tastiera dell’organo che si suona coi piedi: pedaliera (Perez).

Pidali. V. piduni. || Negli organi o pianoforti son que’ pezzi che si toccano co’ piedi: pedale. || – di la tunnara: pedale (An. Cat.). || T. calz. Quella striscia di cuoio con cui tengono fermo sulle ginocchia il lavoro: pedale. || T. torn. Lieva di legno collocata presso il suolo, che dall’un capo è rialzata dalla corda del tornio: asta.

Pidalina. V. basi.

Pidalinu. s. m. Ramicello tenero che mettono gli alberi, dal pedale: pollone. || Di ragazzo che sia nato co’ piedi avanti.

Pidaloru. s. m. Regoli appiccati con funicelle ai licci del pettine, su cui i tessitori tengono i piedi per lavorare: calcola. || Fune che si lega a’ piedi delle bestie: pastoja. || – di viti: saeppolo. V. varvotta. || In pl. catene ai piedi. || Strumento fatto a similitudine di seste, del quale i segatori si servono a tener sollevati i legni e acconci a poterli segare: pièdica.

Pidaluni. s. m. Ceppo e piede dell’albero: pedale.

Pidamentu. s. m. Muramento sotterraneo di base all’edifizio: fondamento. Usasi anche fig.

Pidamintari. V. appidamintari.

Pidana. s. f. Parte di cortinaggio che pende, o [p. 728 modifica] la estremità degli abiti donneschi, o di tappeti ecc.: balza. || V. pidagna. || – di la staffa: tavola (An. Cat.). || Scaletta per montar in carrozza: predellino.

Pidani. V. pedani.

Pidantarìa. s. f. Composizione o affettazione o azione pedantesca: pedanterìa.

Pidantazzu. pegg. di pidanti: pedantaccio.

Pidanteddu. dim. di pidanti: pedantello, pedantino.

Pidanti. s. m. Pedagogo: pedante. || s. e add. Colui che servilmente segue le norme: pedante. Sup. pidantissimu: pedantissimo.

Pidanticchiu. dim. di pidanti e vilif.: pedantucolo, pedantuccio.

Pidantiscamenti. avv. In modo pedantesco: pedantescamente.

Pidantiscu. add. Da pidanti: pedantesco.

Pidantìsimu. V. pidantaria.

Pidantuni. accr. di pidanti: pedantone.

Pidata. s. f. L’orma che lascia il piede: pedata. || T. arch. La parte piana dello scalino: pedata. || Colpo dato col piede: pedata. || Macchia rotonda a guisa di maglia generata nulla luce dell’occhio: maglia. || Ciò che pagavasi per lo primo ingresso delle donzelle in ritiro. || Per passo. || Esempio, o simile: pedata. || In pl. quelle lamine tonde di ferro a varie altezze, colle quali il cocchiere e il servitore s’aiutano nel montare ciascuno al loro posto nella carrozza: pedanine (Car. Voc. Met.). || cuntari li pidati. V. in cuntari. || pirdiricci li pidati, non poter guadagnarvi nulla: perder il ranno e il sapone. || Prov. cu’ veni appressu cunta li pidati, di chi non pensa a quelli che dovranno succedergli, o vuol far il suo tornaconto senza badare al danno che sarà de’ successori: chi vien dietro serri l’uscio. || hai la vacca e cerchi la pidata, di chi avuto il tutto, faccia ancora cavilli.

Pidatedda. dim. di pidata.

Pidatuna. accr. di pidata.

Piddami. s. f. Quantità o varietà di pelli: pellame. || Colore e qualità della pelle: pellagione. || Per pelle in generale.

Piddaru. s. m. Colui che vende o concia le pelli: pellajo.

Piddàta s. f. Tantà quantità di biade in paglia che empian l’aia: ajata. || Quantità di busse: carpiccio.

Piddazza. pegg. di peddi: pellaccia.

Piddemi o Piddèmia. s. f. Coperta ordinaria delle donne del popolo che portano quando van fuori di casa, suol esser di lana o di cotone, e di figura rettangolare.

Piddiari. v. a. Detto di cacio, agitarlo per farlo rapprender ineglio: tramestare, macerare. || fig. Maltrattare: trassinare, tartassare. || Per molestare. || piddiarisi. V. pizzuliarisi. P. pass. piddiatu: tramestato ecc. (Dal Lat. pello significante agito ecc. Pasq.).

Piddiaturi. s. m. T. past. Cerchio di legno ben piallato, nel quale si mette il cacio per ridurlo a forma: cascino.

Piddicedda. dim. di peddi: pellicella, pellicina.

Piddimiedda. dim. di piddemia.

Piddirinu. V. pilligrinu.

Piddizza. s. f. Vestimento o qualsivoglia panno consumato: straccio. || essiri comu lu zu piddizza, cencioso: strambellato. || nun vuliri perdiri la piddizza, ingegnarsi a non ricever un torto, non lasciarsi soperchiare. || Per pilliccia, di cui anzi è corruzione.

Piddizzaria. V. pillicciarìa.

Piddizzaru. V. pillicciaru.

Piddizzeri. s. m. Di uomo tutto stracciato, malmesso: straccione.

Piddizzuneddu. dim. di piddizzuni.

Piddizzuni. s. m. Pidocchio de’ polli: pollino. || fig. Piccoli piccini, e in molti. || Per poverino, pitocco. || trimaricci lu piddizzuni, aver paura: rizzarsi i bordoni, tremar i pipponi ad alcuno. || scutulari lu piddizzuni ad unu, bastonarlo: spianargli le costure. (Dal Lat. pullix quasi pullixuni. Pasq.).

Piddoccia. V. pidduncia.

Piddotta, Piddòttula. V. baddottula.

Piddu. s. m. Tritume di panno ecc. || – di pagghia: pagliericcio. || – di buda, peluja di mazza sorda. || Per picciriddu V.

Pidduncedda. dim. di pidduncia: pellicolina.

Piddùnchia, Piddùncia. s. f. Tunica, buccia, membrana: pellìcola. || Pelle piccola e sottile: pellicina. || Membrana che cuopre tutta la superficie della pelle: epiderme, cutìcula. || T. bot. Quella parte della pianta che è composta di fibre a mo’ di rete: membrana. Quelle pellicole a foggia di sottil membrana che si trovano dentro i bocciuoli delle canne: cartilagine. || – di lu granatu, quella che ne divide gli spicchi: pellicola. || – di la racina, la buccia dell’acino: fiocine. || Quella degli spigoletti delle melarance e simili: rèzzola. || Quella della cipolla: pellicina. || E in generale, quella che ricopre alcune frutte: buccia.

Pidduniari. v. a. Tormentare: vessare.

Pidduòrtula. V. baddottula.

Pidduzza. dim. di peddi: pelluzza.

Pidiari. v. a. Calcar co’ piedi in andando: calpitare, scalpitare. || V. pistuniari. || V. anco pidinari. P. pass. pidiatu: calpitato.

Pidiata, Pidiatina. s. f. Impressione che in andando si fa col piede: pedata, orma. || Rumore che si fa col piede nel camminare: pedata.

Pidicari. V. appidicari.

Pidiceddu. s. m. Bacolino che si genera nella rogna, è bianco e veloce: pellicello.

Pidicinazzu. accr. di pidicinu.

Pidicineddu. dim. di pidicinu.

Pidicinu. s. m. Estremità de’ canti delle balle e dei sacchi, per la quale si possano pigliare: pellicino. || Quella specie di manica nella quale finiscon le reti da pescare, che si tien in fondo ben legata, e si scioglie per trarne poi il pesce: pellicino, verta. || Per omicciàttolo. || Angolo, estremità prolungata di checchessia come di terre ecc.

Pidicuddicchiu. dim. di pidicuddu: picciuolino. || – di fraula, a bambino vispo, arrogantello: cecino.

Pidicuddu. s. m. Il gambo delle frutte: picciuolo. || Per sim. il gambo de’ bottoni: picciuolo. || E ad uomo o ragazzo di piccola statura, che diciamo anche pidicuddu di fraula: ' [p. 729 modifica] caramògio, mezza cicca. || il picciuolo della ciriegia: grappa. Dal Lat. pediculus quasi pedicullus.

Pidicuni A). Posto avv. Dietro a piede con piede. Detto degli uccelli che camminano co’ piedi.

Pidina. s. f. Quel pezzo che nel giuoco degli scacchi si pone innanzi gli altri pezzi: pedina, pedona. || moviri ’na pidina, met. entrar in qualche proposito, operare comecchessia a un dato effetto: toccar un tasto, muover una pedina || V. pidana.

Pidinari. v. a. Seguitar altrui passo a passo da vicino, par ispiare: pedinare.

Pidinedda. dim. di pedina: pedoncina.

Pidistalleddu, Pidistalliceddu. dim. di piedistallu: piedistalletto.

Piditamentu. s. m. Il petare o spetezzare: spetezzamento.

Piditari. v. intr. e intr. pass. Trar peti: petare, spetezzare (z dolce), scoreggiare. P. pass. piditatu: petato, ecc.

Piditaru. s. m. e add. Che tira spesso peti: petardo. || Fantastico: fisicoso. || V. priganneddu.

Piditazzu. pegg. di piditu.

Piditeddu. dim. di piditu: petuzzo. || Di ragazzo piccino di statura o d’età: cazzatello, cecino.

Piditera. s. f. Arnese che usavasi per ispetezzare.

Piditozzu, Piditòzzulu. Rumore de’ piedi in andando: pedata, scalpiccio, calpestìo. || Segno, cenno, gesto.

Pìditu o Pìritu. s. m. Quel rumore che fa il vento che esce dalla parte di basso: peto, coreggia. || fig. Cosa da nulla: baja, frascheria, minchioneria. || Ragione frivola e falsa, cavillo: abbrìccico (Rigutini). || Capriccio, fantasia fisicosa, ticchio: fisima, grillo. || Orgoglio vano: fumo. || piritu sfumatu o lascu, quello senza rumore: loffa, loffia, vescia. || – ’ncunfittatu, met. pensamento strano di persona che voglia passare per importante. || jittari pidita, petare: tirar peti. || firriarisi comu un piritu in braca, affaticarsi in una impresa senza raccapezzarvisi: aggirarsi come un paléo. || un piditu di bon sapuri, un che di propizio da parte di chi è solito esser avverso o scortese. || farinni iri lu tempu a pirita, perder tempo inutilmente: dondolarsela, uccellar a pispole. || aviri pidita ’n testa, aver il cervello a’ capricci o a cose poco sode: il capo a’ grilli. O aver fumo, orgoglio vano. || pigghiari lu piritu cu li jidita, di chi crede aver fatto un gran che, o sogna farlo. || aduraricci macari li pidita, stare servilmente sommesso anche a tutte le stranezze di alcuno: unger gli stivali. || tri pirita e un pizzuddu, si dice di un omicciattolo o ragazzuolo piccolo di statura: caramogio, cecino, cazzatello. || lu piritu di la vecchia ca tuttu l’annu fici fetu, cosa di gran momento e di cui si sia fatto gran puzzo, gran rumore. || sagna pirita, per beffa, sparuto e segaligno: sparutello, allampanato. E per avaro, spilorcio: mignella, spizzeca. || jittari o lassari iri li paroli comu li pidita di li pecuri, parlar all’impazzata, senza proposito e connessione: cornacchiare, cinguettare. || jittari pidita ’ncucchiati, met. concepire interno cruccio, fremere di sdegno: stiacciare come un picchio. || piditu di lupu, sorta di erba. (Più vicino al Gr. περδο: spetezzo).

Pidituni. accr. di piditu.

Pidocchiu e Pirocchiu. s. m. Insetto che sta addosso gli animali e spezialmente in capo alle persone sudice: pidocchio. || Per sim. di altri insetti che rodano erbe, legumi, fiori ecc.: pidocchio. Quello che rode il grano: tignuola, punteruolo, curculione. || Tralcio della vite: saèppolo. || In pl. per piducchiarìa V. || pidocchiu di ficu: cocciniglia. Coccus fici Fab. || – di mari, insetto acquatico: pidocchio di mare. || essiri un pidocchiu a reficu, di chi sta sempre alle costole d’alcuno: mosca culaja. || pidocchiu cu un’ala, dicesi a un miserrimo: stremo, nullo. || Prov. pidocchi cu pidocchi fannu linniri, poveri con provri fanno poveri: tapini con tapini fan tapinelli. || lu pidocchiu mancia ’n testa di lu patruni, ha anco senso allusivo.

Pidotu. V. pilotu. || Guida: pedotto.

Piducchiarìa. s. f. Estrema avarizia: pidocchieria. || Cosa di poco momento: pidocchieria, avarizia.

Piducchiazzu. pegg. di pidocchiu: pidocchiaccio.

Piducchieddu. dim. di pidocchiu: pidocchietto, pidocchino.

Piducchitu. s. m. Lo stesso che morbo pedicolare.

Piducchiu. (Rocca) V. pidocchiu.

Piducchiuni. accr. di pidocchiu.

Piducchiusazzu. pegg. di piducchiusu.

Piducchiuseddu. dim. di piducchiusu.

Piducchiusu. add. Chi ha pidocchi: pidocchioso. || fig. Gretto, avaro, sudicio: pidocchioso. || Estremamente povero, miserabile: pidocchioso (Buonarr. il Giov.). Sup. piducchiusissimu: pidocchiosissimo.

Piducchiusuni. accr. del precedente.

Piduneddu. dim. di piduni.

Pidunettu. s. m. Quella parte della calza che calza il piede: pedule. || Calzamento di lana o altro che si porta in certi tempi sotto le calze: calzino, calzerotto, calcetto. || Unzione di mercurio che si fa ai piedi.

Piduni. V. sopra. || Detto dei vasi di legno ad uso di conservarvi liquori. || Chi fa viaggio a piedi: pedone. || a la piduna, posto avv. a piedi a piedi; alla pedona.

Piduzzu. dim. di pedi: piedino, peduccio. (pl. piduzzi o piduzza). || V. culazzu (di scupetta). || Piccola pianta: pianterella. || Arnese a foggia di piccola tavoloccia che tiensi agli angoli della stanza onde posarvi su piccoli oggetti: cantoniera. || Il lato inferiore della vela: piede, fondo. (Pitrè). || T. oref. Ferrino a taglio rettilineo o curvo, che l’artefice adopera per lo più a mano: ciàppola, ciappoletta (Car. Voc. Met.).

Piega. s. f. Raddoppiamento di panno, carte ecc. in sè stessa: piega. || Quella riga che s’imprime nella cosa piegata: piega. || T. sart. La parte ripiegata delle falde del vestito: piega. || Vezzo, costume: piega. || pigghiari bona o mala piega, inclinar al bene o al male, e detto di negozio o simile avviarsi bene o male: prender o pigliar buona o mala piega.

Piegabbili. add. Atto a esser piegato: piegabile. || met. Trattabile, arrendevole: pieghevole.

Piegamentu. s. m. Il piegare: piegamento.

Piegari. v. a. Metter i panni o simile a più doppi, con cert’ordine: piegare. || Curvare sopra di sè: piegare. || Volgere verso una parte: piegare. [p. 730 modifica] || Persuadere: piegare. || Far cedere: piegare. || rifl. att. Piegarsi. P. pass. piegatu: piegato.

Piegata. s. f. L’azione del piegare: piegata.

Piegatedda. dim. Piegatina. (V. participiu).

Piegateddu. dim. del part. piegatu.

Piegatina. V. piegata, di cui non è dim.

Piegatura. s. f. Piega, torcimento: piegatura.

Piegaturedda. dim. Piegaturina (in Firenze).

Pieghetta. dim. di piega: pieghetta.

Pieghettu. dim. di piegu: pieghetto.

Pieghèvuli. add. Arrendevole, piegabile: pieghèvole. || met. Trattabile, agevole: pieghevole.

Pieghevulizza. s. f. Flessibilità, arrendevolezza: pieghevolezza.

Piegu. s. m. Plico di lettere o scritti: piego.

Piègura. V. pecura. Così in Nicosia.

Piena. V. pena.

Piena. s. f. Sovrabbondanza di acqua ne’ fiumi ecc.: piena. || Gran concorso ad un teatro o simile: piena. || V. china.

Pienamenti. avv. Appieno, interamente: pienamente.

Piènciuni. V. pettini. In Nicosia.

Pienissimamenti. avv. sup. Pienissimamente.

Pienizza. V. chinizza. || Grandezza: pienezza.

Pienottu. add. Alquanto pieno, grasso: pienotto.

Pienu. V. chinu. || Grasso, carnoso: pieno. || in piena conversazzioni, in presenza di molti. || a pieni voti, unanimemente: a pieni voti.

Pieri. V. pedi.

Piernu. V. pernu.

Pietà, Pietati. s. f. Sentimento che inclina l’uomo a riverire e difendere quelli che sono principio e mantenimento del suo essere: pietà, pietade, pietate. || Compassione: pietà. || Cosa o fatto compassionevole: pietà. || Divozione: pietà. || T. pitt. o scult. Il corpo di Cristo sceso della croce: pietà. || pri pietà, posto avv.: per pietà. || fari pietà, muover a compassione: far pietà. || è ’na pietà, si dice di cosa che arrechi dolore o compassione: è una pietà.

Pietra. V. petra.

Pifanìa. V. epifània.

Pìfara. s. f. Strumento da fiato simile al flauto, si suona di traverso nell’apertura verso l’una estremità: pìffero, pìfera.

Pifaredda. dim. di pifara: pifferina.

Pìfaru. s. m. Suonator di pìffero: pìffero.

Pifaruni. s. m. Sorta di strumento da fiato: pifferone.

Piffina o Priffina. propos, composta da pri e fina: infino, insino.

Pigghiabbili. add. Che può pigliarsi: pigliabile.

Pigghiareddu. s. m. Il pigliare: pigliamento.

Pigghiamuschi. s. m. T. zool. Uccello col becco quasi triangolare, le narici quasi rotonde, che si pasce d’insetti e di mosche: pigliamosche. || Per appappamuschi V.

Pigghiari. v. a. Ridurre in sua potestà o con violenza o senza: pigliare, prendere. (Nerucci ha: pigghiare usato nel contado fiorentino). || Accettare, ricevere: pigliare. || Acchiappare: pigliare. || Apprendere, imparare: prendere. || Eleggere, scegliere: prendere. || Radicare, vegetare in un luogo, detto di pianta: prendere, attaccare. || Per indovinare, stimare, credere: pigliare. || Per rubare: prendere. || Incamminarsi per una via, verso un luogo ecc: prendere, pigliar una strada, p. e. prendete di lì, presero per Roma. || intr. Detto di colori, lo allegare che fanno sopra loro: pigliare. || Detto di legna ecc. accendere: pigliare. || att. In significato di mangiare, ricever cibo, medicina ecc.: pigliare, prendere. || Comperare checchessia in una certa maniera: pigliare. || Il montare di alcuni animali come becco ecc: coprire. || Attaccare, unire, incollare: appiccare. || Cominciare: prendere. || Ed è certo modo di riempitivo presso noi, come p. e. pigghiò e rispusi, e in molte dizioni simili. Quando tal senso è affine a risolvere, determinare: prendere. || Ritrarre tanto o quanto d’una cosa venduta: prendere p. e. vendette la casa e ci prese 100,000 lire. || Occupare: prendere. E dell’occupare spazio che fa un oggetto p. e. sta casa pigghia menzu migghiu: questa casa prende mezzo miglio. E Villani scrisse: la oste teneva più di dodici miglia. || pigghiaricci, dicesi del lotto, uscire tal numero giocato: prenderci. || sta pinna nun pigghia, cioè non intinge e perciò non dà l’inchiostro: non rende, non butta. || pigghiari aria, andar o star in luogo arioso per ricrearsi: pigliar o prender aria. Si dice anche di panni, legni ecc. || sta facenna, a comu pigghia, sarà causa di...: questa faccenda, a come mette, sarà causa di... || – terra, portu, della barca che s’accosta alla terra, al porto: prender terra, porto. || pigghiari a fari a diri ecc. ecc, cominciar a fare, a dire ecc.: pigliar a fare, a dire ecc. || – armu, incoraggiarsi: pigliar animo. || – maritu o mugghieri, ammogliarsi o maritarsi: pigliar marito o moglie. || – la frevi, lu sonnu ecc., venir la febbre, il sonno: pigliar la febbre, il sonno ecc., p. e. le prese una febbre grossa (Giuliani). E fig. aver paura, aver noja: far venire la febbre. || pigghiari spassu: pigliar diletto. || – la muntagna, camminare su pel monte: pigliar il monte. || – di fittu, aver l’occhio fiso, volger l’attenzione su checchessia: pigliar di mira. || – ciatu, respirare e fig. riposarsi: pigliar fiato. || – abbagghiu, commetterlo: pigliare abbaglio. || pigghiari a proteggiri, mettersi a proteggere, e viceversa pigghiari a cuntrariari ecc. || – ’ntrall’aria, intender subito: prender le cose per aria. || – a lueri, abitar casa non propria, ma presa a fitto: star a pigione. || – a terruri, aver tema grande di cosa o persona anco senza più ragione. || – cu’ pigghia pigghia, per indicar un confuso torre con violenza e scompiglio: arruffi chi può. || pigghiari li cimi di l’arvuli, adirarsi fortemente, proromper in eccessi: furiare, saltar in bestia, || pigghiari amicizzia, far amicizia: prendere, attaccar amicizia. || pigghiarila auta, cantar in suon alto superiore alle forze od al bisogno; e fig. passare colle pretensioni, colle parole o col pensiero oltre al segno debito: andar su pelle cime degli alberi. || pigghiari a tusa, met. aver fatto un gran che: toccar il cielo col dito, pigliar Buda. || pigghiari a lu lottu: vincer al lotto. || – in doti: torre in dote. || – angustia o pesti, prendersi dispiacere sommo. || – lu largu, allontanarsi: prender il largo. || – passu, acquistar il diritto di passare col legno per [p. 731 modifica] tal mare: prender passo (Pitrè). || pigghiaricci lu diavulu, infellonire, arrabbiarsi: pigliarlo una rapina. || pigghiaricci, per non andar a verso; p. e. a sta scarpa ogni tantu ci pigghia, non va per bene. || pigghiari ’n testa, detto di puzzo o simile: dar alla testa. || pigghiari d’unu, rassomigliargli: tirare, ritirare da alcuno, riportare alcuno. p. e. io pigghiavi di me patri: io ho ritirato da mi’ babbo. || pigghiarila d’una manera ecc., interpetrarla a quel modo: pigliarla così o così. || – li distanzi, misurar e notar le distanze: pigliar le distanze ecc. || pigghiarisi pena, darsi fastidio: pigliarsi pena. || Onde cu’ si pigghia di pena prestu mori, bisogna non accorarsi troppo: chi se ne piglia muore. || – pri li capiddi, accapigliarsi: pigliarsi a’ capelli. || pigghiarisilla cu unu, attaccar briga con alcuno: attaccarla con uno, pigliarla, pigliarsela con alcuno. E vale anche incolpar alcuno: accagionare, rifarsela con alcuno. || pigghiarisi lu jiditu cu tutta la manu, cominciare coll’abusar poco e finire coll’abusar molto. || pigghiarisi di forti, dicesi del vino quando inforza: pigliar il fuoco. || pigghiarisi di fumu ecc.: puzzare, o render un sapore del fumo ecc.: pigliare di fumo ecc. || nun essiricci comu pigghiallu ad unu, non sapere come fare a contentarlo: non potere con uno andar nè piano, nè forte. || pigghiati chista ora! si dice a chi abba ricevuto meritato gasligo, brutta risposta e simile: succiala! || Diu si lu pigghiau, quando uno muore: Dio l’ha chiamato. || pigghiarisi ’na cosa cu li pedi, abbondare straordinariamente: averne a isonne. || pigghiarisi assai di lu chianu, met. abusare dell’altrui condiscendenza. || pigghiarisilla, accorarsi: pigliarsela. || pigghiarisi, sposarsi: pigliarsi. || pigghiarisi di sùggicu, aver peritanza: peritarsi ||pigghiarisilla cu lu megghiu chi si senti, affrontar chicchessia: ribadire col maestro. || pigghiarisilla in barzelletta, non si dar cura di una cosa ancorchè grave: pigliarsela in barzelletta. || Prov. non pigghiari lu munnu a pugna, non poter andare contro la forza delle cose. || pigghia e addumanna, cioè non ti contentar tosto. || cu’ di lu so nun havi e d’autru nun pigghia, friddu si curca e friddu s’arruspigghia, chi non ha del suo bisogna che pigli dell’altrui: chi abbisogna non abbia vergogna. || pigghia e porta, si dice ad un commettimale. || a lu pigghiari pappa pappa, a lu pagari piritu ti scappa, ovvero, a lu pigghiari semu duci a lu pagari isamu li vuci: al mangiare gaudeamus al pagare suspiramus, al pigliar non esser lento, al pagare però indugia quanto puoi. || pigghiari di susu comu la lavanca, chi ha meno ragione grida più forte: chi ha a dare, domanda. || lassa e pigghia, di uomo che a chi dà e a chi ne promette, o che non fa mai le cose intere: piglia e lascia (Batacchi). || cu’ sempri pigghia e nenti duna l’amicu l’abbannuna, sfido io se può essere altrimenti.

Pigghiata. s. f. L’azione del pigliare: pigliata, presa. || Quella quantità di tabacco che si mette al naso: presa. || Vincita al lotto: presa. || Le carte pigliate in una giocata. || V. prisa. || Lo imprigionare, presura: pigliata. || vidiri la mala pigghiata. V. in parata. || pigghiata di frevi: accessione di febbre. || – pri fissa: beffa.

Pigghiatedda. dim. di pigghiata per tutti i significati: presina, preserella ecc.

Pigghiateddu. dim. di pigghiatu.

Pigghiatina. V. pigghiata. || Diritto che si pagava a’ birri per la cattura: presura.

Pigghiatu. add. di pigghiari: pigliato. || – di friddu: infreddolito. || – di mamma. V. acculazzatu.

Pigghiatuna. accr. di pigghiata.

Pìgghiula. V. pìsula (in Aci).

Piggiuramentu. s. m. Il peggiorare: peggioramento.

Piggiurari. v. a. Ridurre di cattivo stato in peggiore: peggiorare, piggiorare. S’usa anco intr. P. pass. piggiuratu: peggiorato.

Piggiurativu. add. Che peggiora, atto a peggiorare: peggiorativo. || T. gram. Variazione dello aggettivo quando qualifica peggioramento: peggiorativo.

Piggiuri. comparativo. Peggio: peggiore, piggiore.

Piggiurmenti. avv. Con modo peggiore: peggiormente.

Pighicedda. V. piighicedda.

Pìghiru. Idiotismo per pigru. E si dice pure in Toscana pighero.

Pigliari. V. pigghiari.

Pigmèu. s. m. Uomo piccolo, detto così dai favolosi indiani Pigmei, che eran nani; pigmèo.

Pigna. V. pegna.

Pignari. Idiotismo secondo la pronunzia di Noto, per pigghiari V.

Pignata. s. f. Vaso da cucina, per cuocervi dentro vivande, pèntola sol di terra cotta: pignatta anco di rame. || Per marmitta V. || Quantità di roba che stiavi dentro: pajolata. || Prov. cu’ a spiranza d’autru la pignata metti, non havi paura di lavari piatti, non bisogna del tutto rimettersi in altrui, ma bisogna anco ajutarsi da sè: chi per le mani d’altri s’imbocca, tardi si satolla. || a la pignata chi vugghi li muschi nun s’accostanu, a chi mostra i denti difficilmente si fanno le beffe, o a chi si risente non bisogna aizzarlo: alle pentole che bollono non s’accostan i gatti. || la pignata di lu cumuni non vugghi mai, ciò che dipende dalla volontà di molti non vien a fine: consiglio di due non fu mai buono, o per troppi cuochi si guasta la minestra. || cci voli carni ’ntra la pignata, ci vuol affezione nata da parentela perchè le cose piglino buon verso. || la pignata vecchia servi pri purtari focu pri li casi, s’allude fig. anco alle vecchie che van ciarlando o portando ambascerie. || dura cchiù ’na pignata ciaccata ca una sana, si dice di certi malsani, però non è regola: basta più una conca fessa che una nuova. || a li grasti si conuscinu li pignati, alla lunga pruova si conosce chi resiste. || a tali pignata, tali cuverchiu: tal guaina, tal coltello. || ad ogni pignata si trova lu so cuverchiu, ognuno vuol apparire, ed avere ciò che gli va, e vale anco, ogni donna trova marito e viceversa: non vi è pentola sì brutta, che non si trovi il suo coperchio. || vonnu essiri di patti li [p. 732 modifica] pi fari la minestra sapurita, è quasi dire patti chiari, amici cari; si scherza nel doppio senso di Patti città e patti accordi.

Pignataru. s. m. Quegli che fa o vende pentole: pentolajo, pignattajo. || V. pignatiddaru.

Pignatata. s. f. Quanto cape una pentola: pentolata.

Pignatazza. pegg. di pignata: pentolaccia.

Pignatedda. dim. Pentolina, pignattina.

Pignateddu, dim. Pentolina più piccola: pentolino. || Vasettino di terra dove si mette del fuoco, per iscaldarsi: cècia. || Colpo sul capo dato co’ nodelli delle dita: nocchino. E giuoco che consiste nel rompere una pentola appesa dove ci sta dentro un premio: la pentola. || a pignateddu, modo di portare altrui per sotto le braccia, mentre quegli si sta a coccoloni: pigliar o portar a pentola.

Pignatiddaru. V. pignataru. || add. Di una spezie di terreno abbondante di ossido di ferro, e che presenta alla superficie un color rosso.

Pignatidduzza. dim. di pignatedda: pentolinetta.

Pignatidduzzu. dim. di pignateddu.

Pignatu. V. pignata.

Pignatuna. accr. di pignata: pentolona.

Pignatuneddu. dim. di pignatuni.

Pignatuni. accr. di pignatu: pentolone.

Pignitu. s. m. Luogo piantato a pini: pineto.

Pignola s. f., Pignolu s. m.. Seme della pina: pinocchio, pignolo, pignola. || frucetti o tavoletti di pignolu, confettura di zucchero e pinocchio: pinocchiata.

Pignu. s. m. Quel che si lascia in mano al creditore per sicurezza del debito: pegno. || fig. Cosa cara: pegno. || Ne’ giuochi da veglia, quella cosa che vien lasciata da chi sbaglia al giuoco: pegno. || fari un pignu, metter qualche cosa al monte di pietà: far un pegno. || – di la quasetta: la mandorla, il fiore (An. Cat.) || a pignu, vale a forma di pino. || E mittirisi lu culu a pignu, attender al dovere con assiduità e impegno. || pagari lu pignu, ne’ giuochi di penitenza: metter pegno. || Prov. malu fuiri fa cu’ pignu lassa, poichè non guadagna nulla, anzi perde. || T. bot. Albero alto, diritto, forte, frondoso; le foglie dure, e strette: pino. Pinus pinea L. || pignu sarvaggiu V. zappinu. || Il frutto: pina.

Pignuccata. V. pignulata.

Pignulata. s. f. Dolciume fatto di globetti di pasta bolliti nello strutto e poi rappresi col miele, a forma di mandorlato. || Dolce di pinocchi: pinocchiata. || Per sassata. Così in Piazza.

Pignuleddu. dim. di pignolu: pinocchino, pignoletto. || Per sim. Specie di pasta buona per brodo.

Pignuramentu. s. m. Il pegnorare: pignoramento.

Pignurari. v. a. T. leg. Sequestrare, staggire i beni per pegno di pagamento: pignorare, pegnorare. P. pass. pignuratu: pignorato.

Pignuratariu. add. Colui che ha ricevuto il pegno per sicurezza del suo credito.

Pignuratìzziu. add. Che ha relazione a pegno giudiziario.

Pignurazzioni. s. f. Il pegnorare.

Pigramenti. avv. Con pigrizia: pigramente.

Pigrìzzia. s. f. Lentezza nell’operare, infingardaggine: pigrìzia.

Pigru. add. Che ha pigrizia: pigro. Sup. pigrissimu: pigrissimo.

Pigula. s. f. I rintocchi delle campane da orologio quando suonan a distesa: squilla. || fig. per lastima V. || Lume da notte. || mettiri a pigula, metter il lume a fiamma piccina. || pigula per varvajanni V.

Piguliamentu. V. pìgulu.

Piguliari. v. intr. Il mandar fuori la voce che fanno i pulcini: pigolare. || Gocciolare, stillare. || met. Lamentarsi, piagnucolare: pigolare. || a piguliari, posto avv., vale a poco a poco: a miccino.

Pigulidda. dim. di pigula.

Piguliddu. dim. di pigulu.

Pìgulu. s. m. Il pigolare: pigolìo. || Pena che si sente allo stomaco per inedia o per malattia: languore. || essiri o mittirisi a pigulu, nojare con piagnistei, lai, rammarichìo. Attapinarsi, darsi passione.

Pigulusu. add. Che spesso e nojosamente pigola, impronta: pigolone.

Piighicedda. dim. di piega: piegolina.

Pijulu. V. pìgulu.

Pijuncu. V. piuncu.

Pijurari. V. piggiurari.

Pila. s. f. Vaso di pietra, e anco di legno, che contenga acqua per diversi usi: pila, pèlago, truogolo, lavatojo. || ’na pila, vale una gran quantità.

Pilacciuneddu. dim. di pilacciuni.

Pilacciuni. dim. di pilu.

Pilaccuni. V. piloccu (Pasq.).

Pilaccunusu. V. piluccusu.

Pilagra. Idiotismo per pudagra.

Pilaredda. s. f. Infermità che fa cascar i peli: pelatina, alopecia.

Pilamentu. s. m. Il pelare: pelamento.

Pilami. s. f. Qualità e colore del pelo: pelame (s. m.). || Pelo, manto degli animali. || Le pudende.

Pilari. v. a. Sverre i peli: pelare. || Scorticare || rifl. pass. Strapparsi i peli: pelarsi. || E met. dolersi grandemente, piangere, quasi strappandosi i peli dalla disperazione. P. pass. pilatu: pelato.

Pilastrata. s. f. Ordine di pilastri: pilastrata.

Pilastrazzu. pegg. di pilastro: pilastraccio.

Pilastreddu. dim. Pilastrello, pilastretto, pilastrino.

Pilastrinu. dim. Pilastrino. || Que’ piccoli pilastri che in serie co’ balaustri fanno il principio e il termine della balaustrata, e talora sonvene nel mezzo: pilastrino (Car. Voc. Met.).

Pilastru. s. m. Colonna quadra per lo più contro il muro, e delle volte isolata: pilastro. || mittirisi com’un pilastru, star fermo, inoperoso, e non lasciando talvolta agio agli altri di operare: far il pilastro.

Pilastruneddu. dim. di pilastruni: pilastrotto.

Pilastruni. accr. di pilastru: pilastrone. || Ciascun dei quattro corpi isolati che sostengono una cupola della loro crociata, nelle Chiese a una cupola: pilastrone, pilone di cupola.

Pilata. s. f. Tanta quantità che cape la pila: pilata, truogolata, pelagata. || Il pelare o pelarsi.

Pilatina. s. f. Il pelare o pelarsi: pelatura. || Il dolersi grandemente. V. pilari. [p. 733 modifica]

Pilatru. s. m. T. bot. Pianta medicinale che ha le foglie piene di bucolini; fiori gialli: pilatro, perforata. Xypericum perforatum L.

Pilatuni. s. m. Giudice prepotente. Tolta l’idea da Pilato.

Pilatura. s. f. Il pelare: pelatura. || Qualità e colore del pelo d’un animale: pelame.

Pilazzu. pegg. di pilu: pelaccio. || T. capp. Pelo bianco e grossolano, non buono a feltrarsi e di cui si servon piuttosto i sellai a farne borra: pelo vano.

Pileri. s. m. Contrassegno di confine: termine, ciglione. || mettiri li pileri: ciglionare. || Per pilastretto. || a pileri: a pilastri.

Pilesi. s. m. Ripiegatura che si fa alle estremità del ferro del cavallo: rampone.

Piletta. s. f. Piccolo vaso di checchessia, che si appende vicino al letto per tenervi l’acqua benedetta: piletta.

Piliari. v. intr. Il pascersi stentatamente che fanno le bestie di quei pochi fili d’erba che ritrovano, quasi pelo e filo per filo. || piliari ad unu, tormentare, importunare alcuno: vessare. || piliarisi. V. mpiliarisi.

Pilicedda. dim. di pila: piletta, lavatojo.

Piliceddu. dim. di pilu: peletto, pelolino.

Piliddu. dim. e vezz. Peluzzo, peluzzino. || fig. Sofisticheria: sottigliezza. || Per sparaciu V. Così a Modica.

Pilingueddu. V. linguedda.

Pilìu. s. m. Appetito, desìo, voglia spasimata: frega.

Pillicarisi. v. intr. pronom. Avere per male una cosa: impermalirsi. || Muoversi la lingua attorno le labbra, o nettarsi che fanno gli animali leccandosi: spiluccarsi. || E semplicemente per leccare.

Pilliccia. s. f. Veste fatta o foderata di pelle a lungo pelo: pelliccia.

Pillicciari. V. impillicciari.

Pillicciarìa. s. f. Luogo dove si vendon le pelli: pellicceria.

Pillicciaru. s. m. Artefice o venditor di pellicce: pellicciajo.

Pillicciuna. accr. di pilliccia: pelliccione.

Pìllicu. add. Avaro: pelagrilli .

Pillicuseddu. dim. di pillicusu.

Pillicusu. add. Dicesi di chi tutto si ha per male: permaloso. || Che fa caso o ha apprensione di tutto: casoso. || Scrupoloso, fantastico: fisicoso.

Pilligrina. s. f. Mantello che cuopre le spalle, il petto e parte delle braccia: pellegrina, bavera.

Pilligrinaggiu. s. m. Il pellegrinare: pellegrinaggio.

Pilligrinari. v. intr. Correr il mondo, andare per gli altrui paesi: pellegrinare. P. pres. pilligrinanti: pellegrinante. P. pass. pilligrinatu: pellegrinato.

Pilligrinedda. dim. di pilligrina: baverina.

Pilligrineddu. dim. di pilligrinu: pellegrinetto.

Pilligrinità. s. f. Modo o usanza straniera, singolarità: pellegrinità (Mort.).

Pilligrinu. s. m. Colui che va per divozione a far viaggi in luoghi santi: peregrino, pellegrino. || Povero, tapino. || È anche un giuoco a dadi sur un foglio come quello dell’oca V. || ’nsignari la via a li pilligrini, insegnar cosa a chi ne sappia di più: portar nottole ad Atene.

Pillirina. V. pilligrina e seguenti.

Pillunchi. s. f. pl. T. batt. Carta fatta di intestini di bue, con cui si tramezzano le foglie d’oro ed argento per batterlo: carta di buccio.

Piloccu. s. m. Piccola particella di lana staccata dalla lana, o da sui panni: biòccolo. || – di varva: calùgine. || In generale per ogni peluzzo appiccato o staccato da stoffa, panno ecc.

Pilota, Pilotu. s. m. Colui che sta alla prora della nave per osservare i venti e istruire il nocchiero: pilota, piloto. || fig. Direttore, preso generalmente: piloto. || – d’altura, pilota buono a lunga navigazione: pilota alturiere o di lungo corso. || – custeri, quel pratico per cabotaggio: piloto costiere. || – lucateri, pratico d’un luogo: piloto locatiere. || Prov. a li burraschi si canusci lu pilota: il buon marinaro si conosce al cattivo tempo. || pri tanti piloti si perdi la navi, si dice quando tutti voglion comandare o consigliare: i troppi cuochi guastan la minestra. || senza pilotu si perdi la navi, cioè senza capo la faccenda non va. || a bon pilotu nun manca vasceddu, a chi sa non manca da fare: a buon pilota non manca mai legno.

Pilu. s. m. Filamento che cresce sulla pelle: pelo. (pl. pila: peli). || Quella peluria che hanno i pannilini: pelo. || fig. Spazio, quantità minutissima: pelo. || Piccole crepature, di mura, vasi ecc.: pelo. || Cosa vile o di poco conto: baja, ciancia. || Collettivamente i peli d’un animale: pelo. || Capigliatura e barba dell’uomo: pelo. || – caninu, la prima lanugine che spunta agli animali, e anco all’uomo nel metter il pelo, le penne: peluria, pelo vano, calugginoni. || – di culu o di nespula, per ischerzo a persona vile : pela piedi, cialtrone. || – biancu, vecchiaja: pelo bianco. || – di minna, malore alle poppe delle donne che allattano, congelazione di latte: cacità, grumo. || – cuvertu, infiammazione nel piede del cavallo, cagionata dal sangue putrefatto nella parte interna dell’unghia: riprensione. || – di cuda di cavaddu: sétola. || – di crapa: camojardo (An. Cat.). || pilu suppilu V. suppilu. || luciricci lu pilu, esser grasso e fresco: lustrare o rilucer il pelo. || truvari lu pilu ’nt’all’ovu, guardare pel sottile ogni minuzia, sofisticare: veder il pelo nell’uovo. || scutulari lu pilu ad unu, dargli busse: riveder il pelo a uno. || aviri tantu di pilu, concepire odio segreto. || canusciri a pilu, conoscere altrui pienamente: conoscer uno a pelo. || attaccarisi a un pilu, metter difficoltà dove ella non è: cercar cinque piedi al montone. || sapiri lu pilu ’ntall’ovu, conoscere minutamente un affare V. in cucchiara. || pri un pilu, per una cosa da nulla: per un nonnulla. || a pilu, per l’appunto, con tutta l’esattezza: a pelo, a capello. || teniri pri un pilu di capiddu, stare per cascare e fig. essere minacciato da un momento all’altro: tener per un fil di seta. || botti, vastunati ecc. a leva pilu, fortissime e dolorose: botte, colpi ecc. da levar il pelo. || vinnirisi macari li pila, ridursi a grande povertà: ridursi fra l’uscio e il muro. || [p. 734 modifica] arrizzaricci li pila ad unu, concepir orrore, aver ribrezzo o paura, raccapricciarsi: rizzarsi i bordoni. || levati ssu pilu di ’m mucca: taci là. || aviri contra d’unu lu pilu, aver odio, cruccio contro alcuno. || trent’un pilu, per ischerzo a chi è calvo o quasi. || aviri lu pilu arsu. V. scannaliatu. || ’n pilu, detto del cavalcare vale a la sdossa V. || nun ci iri un pilu a versu, non andargli nessuna cosa bene. || aviri certi pila, aver certi ghiribizzi: star su lo spilluzzico (Guerrazzi). || fari pilu, usar coito. || mettiri pilu biancu: incanutire. || Prov. ogni pilu cci pari un travu, o fari d’ogni pilu un travu, di chi fa gran caso d’ogni piccola cosa: ogni bruscolo gli pare una trave. || la casa chi fa pilu o la sdirrubbi o tu la metti a filu, se no casca e fa rovina.

Pilu-caprinu. s. m. T. bot. Pianta: logliarella. Lepturus filiformis Trin.

Pilucca. s. f. Capelli posticci: parrucca, perrucca. || Ubbriachezza. Onde pigghiari ’na pilucca: pigliare una sbornia. || V. cuscuta.

Piluccazza. pegg. di pilucca: parruccaccia.

Pilucchedda. dim. Parrucchina, parrucchino.

Piluccheddu. dim. di piloccu.

Pilucchireddu. dim. di piluccheri.

Piluccheri. s. m. Colui che fa parrucche ed eziandio tosa i capelli: parrucchiere.

Pilucchinu. s. m. Mezza parrucca che copra solamente metà del capo: parrucchino, toppino.

Pilucchiricchiu. dim. e vilif. di piluccheri.

Piluccuna. accr. di parrucca: parruccone.

Piluccuni. V. piluccuna. || Dicesi di vecchio che sta in sul sodo o attaccato al passato: parruccone. || Per scartazza V.

Piluccusu. add. Pieno di velli: velloso.

Piluja. V. piluria: peluja.

Piluncinu, Pilunettu. dim. di piluni.

Piluni. accr. di pilu: pelone. || Nome di panno grosso: pelone. || Pilastro con ismussi che formano figura ottangolare, sotto le cupole: pilone.

Pilùria. s. f. Il pelo che rimane nella carne agli uccelli pelati, e anche la prima lanuggine che spunta agli animali: pelùria.

Pilusedda. s. f. T. bot. Pianta di tralci strascinanti; foglie ovato-bislunghe, pelose sotto, distese sul terreno; fiore giallo sopra e rosso sotto: pelosella. Hieracium pilosella L.

Piluseddu. dim. di pilusu: pelosetto.

Pilusità. s. f. Qualità di ciò che è peloso: pelosità.

Pilusu. add. Che ha peli: peloso; e men usato: piloso. || Di persona apparentemente scrupolosa: infinto. || carità pilusa, infinta e volta al proprio interesse: carità o pietà pelosa. || grammatica pilusa, per ischerzo di chi invece di studiare si volge a tutt’altre distrazioni. || Prov. uomu pilusu o pazzu o bonu o vinturusu: umo peloso o forca o lussurioso, o buono o avventuroso. Sup. pilusissimu: pelosissimo.

Pilusuni. accr. di pilusu.

Pilutaggiu. s. m. L’arte del pilota: pelotaggio.

Pilutinu. s. m. Giovane pilota o apprendista di pilotaggio: pilotino (Pitrè).

Piluzzu. dim. di pilu: peluzzo.

Pimpinedda. s. f. T. bot. Erba di più spezie: pimpinella, salvastrella. Sanguisorba officinalis L.

Pinali. V. penali e seg.

Pinari. V. penari e piniari.

Pinatizzu. V. malatizzu.

Pinatu. V. malatu. || V. angustiatu.

Pìncinu. V. pettini.

Pìnciri. v. a. e intr. Rappresentare per via di linee e colori la forma e figura di alcuna cosa: dipìngere, pìngere. || met. Rappresentare con parole: dipingere. || E si dice del descrivere perfettamente, far esquisitamente checchessia: dipingere. || – ad ogghiu: dipingere ad olio. || – a sguazzu, con colori stemperati: dipinger a guazzo. || si pò pinciri, modo prov., e dicesi di cosa particolare e bella, e per ironia, tutto al contrario. Dicesi pure d’uomo goffo o ridicolo. || Prov. cu’ davanti ti pingi, darrè ti tinci, chi dinanzi t’adula, dietro ti sparla o ti nuoce: tal ti ride in bocca che dietro te l’accocca. P. pass. pinciutu: dipinto.

Pincisanti. V. pitturicchiu.

Pincisbeccu. s. m. Sorta di metallo risultato dalla lega dello zinco col rame: princisbech.

Pinciuta. s. f. Il pingere.

Pincu. s. m. Bastimento mercantile a vele latine: pinco, pincio. || – marinu, T. st. nat. nome di certo zoofito o sia mollusco: pincio marino.

Pinedda. V. pinnedda.

Pinesa. s. m. Si dice per ingiuria: scalzagatti.

Pinfina. Parola composta da pi (o per) e ’nfina: per infine, per fino, infino (Nerucci).

Pìngiri. V. pinciri.

Pinguèdini. s. f. Grassezza: pinguèdine.

Pinguedinusu. add. V. pìngui.

Pingui. add. Grasso: pingue. Sup. pinguissimu: pinguissimo.

Piniari. v. a. Tormentare, dar pena: penare. || intr. Patir pene: penare. || Affaticarsi: penare. || Avere scarsità delle cose necessarie: stentare. || fari piniari, mandar in lungo, indugiare: far penare. || E si dice del far vedere una cosa a’ bambini e fargliela stentare: far la cilecca.

Piniata. s. f. Il penare.

Piniatu. add. Pien di pene.

Pinicedda. dim. di pena: penarella.

Pinisi. s. m. Marinajo il cui ufficio è quello di stivare e tener sempre pronta al bisogno la roba del bastimento: penese.

Pinitenti. V. penitenti.

Pinitenza, Pinitenzia. V. penitenza e seg.

Pinitinziedda. dim. di pinitenzia.

Pinìu. s. m. Fatica, pena: affanno.

Pinna. s. f. Quelle di che son coperti gli uccelli: penna. Quelle più fine, più morbide: piuma. || Arnese col quale si scrive: penna. || Misura d’acqua, la 256a parte della zappa V. Penna in italiano ha senso di tubo, cannello, e da qui è che l’abbiamo usato come misura di getto d’acqua. Una penna d’acqua riempie due litri in un minuto. || Nome di una piccola vela che si usa quando fa bel tempo: penna. || E la estremità superiore dell’antenna: penna. || Per ischerzo il pene de’ bambini: pi-pi. || pinna zona, punta metallica delle penne da scrivere: penna metallica o di ferro. || pinna di [p. 735 modifica] marteddu, la parte assottigliata del martello: penna. || pinna a du’ ganghi, la penna del martello rifessa e curva: penna a granchio. || – maistra, le penne principali delle ali: penna maestra. || – di ficatu, una delle parti nelle quali è diviso il fegato: lobo. || scippari ’na pinna di ficatu, torre altrui la miglior parte dell’avere: cavar la penna maestra. || nesciri ad unu ’na pinna di ficatu, fare una cosa con grande sforzo. || passaricci la pinna, cancellare: dar di frego. || arristari o scurdarisi ’ntra la pinna, dimenticarsi nello scrivere qualche cosa: restare o lasciar nella penna una cosa. || pinna canina, le penne che cominciano a spuntare: bordoni. || – marina, sorta di verme: pinna. || nun fari vulari pinna ad unu, non dargli appicco di far a suo modo: tener a segno. || scriviri comu la pinna jetta, scrivere come vien giù: scrivere come la penna getta. || a pinna, scritto o fatto a mano: a penna. || pigghiari pinni, pigliar animo.

Pinnacchieddu. dim. di pinnacchiu: pennacchiuolo.

Pinnacchiera. s. f. V. pinnacchiu.

Pinnacchiredda. dim. di pinnacchiera.

Pinnacchiu. s. m. Arnese di penne che si porta al cappello: pennacchio, pennacchiera. || pinnacchiu di gioi, ornamento da capo delle donne: pennino. || – di farauni. V. spatulidda viuletta.

Pinnacqua. s. f. Scoscendimento di montagna da dove precipiti acqua piovana.

Pinnàculu. s. m. La sommità di checchessia: pinnàcolo. || La più alta parte de’ tetti: comignolo. || Straccio che ciondoli da checchessia: sbrèndolo; deriva dal verbo pènniri.

Pinnagghia. s. f. Cosa che pende, ed alla quale possa appiccarsene altra: pendaglia, pendaglio. ||Cosa che ciondola, vano ornamento: ciòndolo. || – di lu gaddu, la carne rossa sotto il becco: bargiglio, bargiglione. || V. pinnenti. || – di tuvagghia ecc: frangia, o anche quell’orlo tessuto naturale: penerata. || In pl. pinnagghi di riggina, pianta di stelo diritto, ramoso, peloso, foglie di un verde cupo sopra, glauche sotto; fiori turchini che variano in bianchi, in gialli, rosa, violetti e brizzolati, senza odore: aquilegia, calza a braca, fior cappuccio, perfetto amore. Aquilegia vulgaris L.

Pinnagghiedda. dim. di pinnagghia.

Pinnagghieddu. dim. di pinnagghiu.

Pinnagghiu. V. pinnagghia.

Pinnagghiuni. accr. di pinnagghiu.

Pinnaglia. V. pinnagghia.

Pinnaloru. s. m. Arnese da tenervi le penne da scrivere: pennajolo. || Pene: pennajolo (Batacchi).

Pinnalureddu. dim. di pinnaloru.

Pinnari. V. spinnari. || – la racina, levarne i granelli: piluccare. || rifl. V. pilarisi. || Per bruciarsi (Rocca).

Pinnata. s. f. Tanto inchiostro quanto ne intinge una penna: pennata. || Colpo di penna: pennata. || Tetto fatto in luogo aperto, se grande: tettoja; se piccola: tettuccio, tettino. || La parte del tetto che sporge fuori il muro: gronda. || E per portico. || fari pinnata, riparar il sole agli occhi, colla mano tesa sulla fronte: far solecchio. (Pinnacolo è la cima de’ tetti, il comignolo, d’onde l’origine della nostra voce).

Pinnatedda. dim. di pinnata.

Pinnazza. pegg. di pinna: pennaccia.

Pinnedda. s. f. Mensola del fondo della botte: lunetta. V. anco lunetta. || Pastiglia di farina d’orzo o zucchero, per la tosse: pennito. || La parte del martello tagliente o quasi: penna.

Pinneddu. V. pinzeddu. || V. ghinnanti. || Banderuola stretta che è segno di grado o di comando ne’ bastimenti: cornetta. || Specie di girandola, composta di un bastone, nel quale è attaccato un filo che attraversa in distanze eguali alcuni pezzetti di sughero aventi alla circonferenza alcune piume, per conoscer i venti: pennacchio (Pitrè). O segnale che si mette alla cima dell’albero per conoscere il vento: pennello, pennacchio. || – di l’oricchia, la parte bassa dell’orecchio. || stari cu l’oricchi a lu pinneddu, stare attento coll’udito: tender gli orecchi, star in orecchi. || fari ’na cosa a pinneddu, farla eccellentemente bene: far alcuna cosa a pennello. || stari cull’occhi a lu pinneddu, star cauto, badare: avere gli occhi al pennello.

Pinnenti. add. Che pende: pendente.

Pinnenti. s. m. Ornamento d’oro o altro che si porta agli orecchi: pendente.

Pinnica. zu pinnica, per ischerzo chiamasi il sonno.

Pinnicedda. V. pinnuzza. || V. anco cutra.

Pinnicuneddu. dim. di pinnicuni: pisolino.

Pinnicuni. s. m. Sonno breve che fassi anco non istando a letto: pìsolo, sonnellino. || fari un pinnicuni, dormire un poco: stiacciar un sonnellino.

Pinnidduzza. dim. di pinnedda.

Pinnidduzzu. V. pinzidduzzu.

Pinnina. V. pinninu.

Pinninata. s. f. La china: chinata, discesa.

Pinnineddu. dim. di pinninu.

Pinninteddu. dim. di pinnenti.

Pinninu. s. m. Declività: china, pendío. || a pinninu, posto avv., a basso, in giù: a o al chino, a pendio; a lu pinninu: alla china. || cadiri o jittarisi di ’na banna a pinninu: buttarsi giù da..., buttarsi di sotto. || dda a pinninu: laggiù. || Prov. a lu pinninu ogni santu t’ajuta, nelle cose facili ognuno può dar ajuto: alla china ogni santo ajuta. || cu’ tant’autu lu so carru teni, tantu cchiù prestu la pinnina pigghia: chi monta più alto che e’ non deve, cade più basso che e’ non crede (pl. pinnina).

Pinniri. V. pènniri.

Pìnnula. s. f. Pallottolina medicinale composta di ingredienti. che s’inghiotte senza mastigarla: pìllola. E anco quelle medicine avvolte nell’ostia a pallottoline. || dari ’na pinnula, fig., dar un’amarezza: dar una pillola. || agghiuttiri ’na pinnula, fig., soffrire una noja, un’amarezza: inghiottir la pillola.

Pinnularu. s. m. Orlo delle palpebre dell’occhio: làppole (Tomm. D.), nepitello. || Strumento da far pillole: pillolajo, pilloliere. || – di lu gaddu, la carne rossa che gli pende sotto il becco: bargiglione. || – di li crapi, quel che pende dal mento delle capre: bargiglione. Da penniri.

Pinnulazza. pegg. di pinnula: pillolaccia. [p. 736 modifica]

Pinnuledda. V. pinnulicchia.

Pinnulera di spizziali. V. scanzia.

Pinnuliamentu. s. m. Lo spenzolare.

Pinnuliari. v. intr. Pendere, sospeso a uno o più punti e mosso dal muoversi d’altri corpi: spenzolare, pendolare, ciondolare || L’agitarsi qua e là di cosa che penzoli o caschi per isciattezza o altro: sbrindellare. || V. penniri. P. pass. pinnuliatu: spenzolato. || Sbrindellato.

Pinnulicchia, Pinnulidda. dim. di pinnula: pilloletta, pillolina.

Pinnulinu. V. pinnulu.

Pinnuluna. accr. di pinnula.

Pinnuluni. (A. posto avv. Penzoloni, ciondoloni.

Pinnuni. s. m. Lunga asta tonda di legno, alla quale è inserita la testiera di una vela quadra: pennone. || – quatri: pennoni quadri. || – a bica: pennone a corno. || Velo che cali giù a coprire il volto di alcune donne: bendone. || Stendardo, insegna con coda lunga: pennone.

Pinnutu. add. Che ha penne: pennuto.

Pinnuzza. dim. di pinna: pennuccia, pennolina. || Piumolina. || Il bischerellino o pipì de’ bambini. || Per vezzo si dice a una ragazza, a una donnetta: sbarba, grillo.

Pinsari. V. pinzari.

Pinsina. V. pinfina.

Pinsioni. V. penzioni.

Pinsiunedda. V. pinziunedda.

Pinta. s. f. Quel segno che rimane nella faccia dopi il vajuolo: bùttero (Sp. pinta).

Pintari. V. pittari.

Pintera. V. sempriviva (Scob.).

Pinticosti. V. pentecosti.

Pintimentu. s. m. Il pentirsi: pentimento. || Prov. lu pintimentu è figghiu di la fretta, per far le cose in fretta si sbaglia, quindi il pentimento, onde dice il prov. toscano: chi fa in fretta ha disdetta.

Pintirisi. v. intr. pron. Mutarsi d’opinione e di volontà: pentirsi. || Aver dolore di aver fatto checchessia: pentirsi. || sacusu a cu’ si penti, imprecazione condizionata, per ispinger alcun a perseverare: malanno a chi muta pensiere. || lu pintirisi poi, caru custa e nun servi a nenti, o è comu un cornu di voi, val meglio pensarvi avanti che pentirsi dopo: il pentere di dietro nulla vale. P. pass. pentitu: pentito. E A. V. ital. pentuto.

Pintu. add. di pinciri: pinto, dipinto. || o tintu o pintu, V. in tintu. || lintu e pintu, assettato, acconciato tutto: attillato. || è iddu pintu paratu o pintu e prittu: è lui in carne e in ossa. || Per pintuliatu V.

Pintuliari. v. a. Forar con ispessi e piccoli fori: foracchiare. || Far butteri.

Pintuliata. s. f. Il foracchiare.

Pintuliateddu. dim. di pintuliatu.

Pintuliatu. add. Pieno di butteri (pinta): butterato, ticchiolalo. || Da pintuliari: foracchiato.

Pintuta. s. f. L’azione del pentirsi: pentimento. E A. V. ital. pentuta.

Pinuni. V. pinnaculu.

Pinuria. V. penuria.

Pinuseddu. dim. di pinusu.

Pinusamenti. avv. Con pena: penosamente.

Pinusu. add. Che reca pena: penoso.

Pinza. s. f. T. rileg. Ferro che ha una figura incavata o rilevata per lasciarne l’impressione sull’oggetto mediante una forte pressione: plancia.

Pinzabbili. add. Che può pensarsi: pensabile.

Pinzamentu. s. m. Il pensare: pensamento.

Pinzanti. s. m. Che pensa: pensante. || malu pinzanti: sospettoso, ombroso e malizioso.

Pinzari. v. a. e intr. Rivolger l’intenzione a più idee o a più cose per conoscere, discernere: pensare. || Determinare, stimare: pensare. || Imaginarsi, credere: pensare. E in questo senso puossi usare anco colla part. pronom. || Prendersi cura o pensiere: pensare. || Cercare, desiderare: pensare. || dari a pinzari, metter in travaglio in pensiere: dar che pensare. || pinzarila, stare tra il sì e il no di fare una cosa: pensarla. || penza!, pinzati!, modo di esclamazione: pensa!, pensate! || penzu ca, sta assolutamente per forse. || Prov. zoccu si penza si parra, ma v’è di quelli che dicono ciò che non pensano. || si a zoccu penzi, pinzatu cci avissi, a zoccu penzi nun pinzirissi, chi pensa prima di fare, non si trova in travaglio poi. || oggi cci penzu iu, dumani cci penza Diu, accuserebbe di poca previdenza: far come lo sparviere, dì per dì. || penza la cosa prima ca la fai, ca la cosa pinzata è bedda assai: pensarci bene, per non pentirsi dopo. || nuddu cci penza a chiddu chi havi a vèniri, da qui tutte le miserie, e le rovine. P. pass. pinzatu: pensato.

Pinzata. s. f. Pensamento, pensiero: pensata. || V. tirata di memoria.

Pinzatamenti. avv. Consideratamente: pensatamente.

Pinzativu. V. pinzirusu.

Pinzatu. s. m. Pensiero, divisamento.

Pinzaturi –trici. verb. Chi o che pensa: pensatore –trice.

Pinzeddu. s. m. Arnese con cui i pittori dipingono: pennello (Sp. pencel).

Pinzeli. V. pinzeddu.

Pinzeri. s. f. L’atto con cui l’anima percepisce e considera, riflette: pensiero, pensiere, pensieri. || Quella lieta o trista affezione d’animo che nasce dal pensare: pensiero. || Concetto: pensiero. || Cura, diligenza, affetto inteso a checchessia: pensiero. || Prima idea, disegno d’una cosa: pensiero. || stari cu pinzeri, aver apprensione, temere: star in pensiero. || essiri supra pinzeri, aver pensieri così premurosi che anco dall’aspetto si conosca la perturbazione interna: essere sopra pensiero. || mettiri pinzeri, cominciare ad attender a’ fatti propri: mettersi a partito. || Ravvedersi, tornar nella buona via: ravviarsi. || mettiri in pinzeri, dar da pensare: dar pensiero, metter in pensiero. || mittirisi in pinzeri, stare in perturbamento: entrar in passione, mettersi pensiero. || senza pinzeri, è l’istesso che spinziratu V. || mutari pinseri, mutar opinione: voltar casacca. || pigghiarisi lu pinzeri di unu, badar al fatto altrui. || pigghiati lu to pinzeri, bada al fatto tuo, e non t’impacciar dei fatti altrui: bada a te. || pigghiarisi lu pinzeri d’autru o di lu russu, prender brighe che non appartengono: darsi gl’impacci del rosso. || livarisi lu pinzeri, [p. 737 modifica] non pensarvi più. || lassari lu pinzeri ad autru d’una cosa, non pensarvi più egli: levarsene del pensiero. || adurari lu pinzeri a ’na persuna, idolatrare altrui. || cu’ muta pinzeri muta mugghieri, chi pensa in altro modo, gli segue in altro modo. || lu friddu, la mistizzia e li pinzeri su li nnimici di lu corpu umanu, è chiaro: vita quieta, mente lieta, moderata dieta, e questi sarebbero gli amici. || l’omu ’nvecchia chiù pri li pinzeri ca pri l’anni, per quelli però che hanno pensieri. || ammatula ti pettini e t’allisci, ssu pinzeri chi hai non t’arrinesci: i pensieri vano falliti. || pri lu pinzeri anniuricau lu corvu, per solo pensare non si ottiene poi gran fatto: pensiero non pagò mai debito. || su varî li culuri di li panni, comu varî di l’omini li pinzeri, si dice per indicar la differenza del pensare di uno coll’altro: tante teste, tanti cervelli. || cu’ havi pinzeri nun dormi, chi è poltrone può dormirsela, ma no chi vuol fare: chi ha da fare non dorme.

Pinzetta. s. f. Strumento a guisa di molletta per tirare, strappare o prendere checchessia di minuto: pinzette (pl.).

Pinziddaru. s. m. Chi fa o vende pennelli: pennellajo (in Firenze). || Per uomicciattolo (Pasq.).

Pinziddata. s. f. Tirata o colpo di pennello: pennellata.

Pinziddari. v. a. e intr. Lavorar col pennello: pennellare, pennelleggiare.

Pinzidduzzu. dim. di pinzeddu: pennelletto, pennellino. || met. Dicesi di giovanetto galante e pulito: sermolino, logica. Onde essiri un pinzidduzzu, dicesi di giovine attillato, profumato: parer uscito dallo scatolino, esser un figurino, o un sermolino.

Pinzioni. V. penzioni.

Pinzirazzu. pegg. di pinzeri: pensieraccio.

Pinzireddu. dim. Pensieretto, pensierino, pensieruccio. || Lieve sollecitudine.

Pinziruni. accr. Pensierone.

Pinzirusu. add. Pieno di pensieri: pensieroso. || Mal contento, travagliato: pensieroso. Sup. pinzirusissimu: pensierosissimo.

Pinzirrusuni. accr. di pinzirusu.

Pinziruzzu. dim. e vezz. di pinzeri: pensieruccio.

Pinziunedda, Pinziunetta. dim. di penzioni. || Pensioncella.

Pinziununa. accr. di penzioni.

Pinzocca e Pinzòccara. V. bizzocca.

Pinzunazzu. pegg. di pinzuni.

Pinzuneddu. dim. Fringuellino. || met. Giovane inesperto: novellino.

Pinzuni. s. m. T. zool. Uccello bajo fosco, che ha le ali e la coda nera con istrisce bianche: fringuello, pincione. Fringilla L.

Pinzusu. add. Pieno di pensieri, travagliato dal pensiero: pensoso (A. V. ital. pensuso. Pugliesi).

Piòggia. s. f. Acqua che cade dal cielo: pioggia. || met. Cose in abbondanza che caschino dall’alto: pioggia. || Prov. piccula pioggia abbatti forti ventu, è chiaro. || li pioggi di frivaru, inchinu lu granaru, cagionano buon ricolto: pioggia di febbrajo riempie il granajo.

Piònia. V. pionica.

Piònica. s. f. Pianta di radici tuberose; foglie doppiamente pennate; foglioline trilobi; le radici e il seme di questa pianta vuolsi abbian efficacia contro il mal caduco: peònia. Paeonia officinalis L. || apertu comu la pionica, di cosa sconciamente larga, e maltrattata. || pari ’na pionica, far perdere il suo primo essere e l’antica figura, guastare maltrattare.

Pipa. s. f. Arnese da fumarvi il tabacco trito: pipa. || Vaso di legno più piccolo della botte: botticello. || Per zitto, onde fari pipa: stare zitto.

Pipanti. add. Che pipa, che fuma colla pipa: pipante.

Pipareddu. dim. di pipi: peperoncino. || Spezie d’uva minuta. || addivintari come un pipareddu, rosso di rabbia.

Pipari. v. intr. Trar fumo per mezzo della pipa: pipare. P. pass. pipatu: pipato.

Piparu. s. m. T. mar. Albero di un sol pezzo o di più alberi innestati l’un sull’altro, senza interruzione di gabbia: pible.

Pipata. s. f. L’azione del pipare: pipata. || Colpo dato colle dita nella faccia: lecchino.

Pipatedda. dim. di pipata: pipatina (in Firenze).

Pipatuna. accr. di pipata.

Piperiti. s. f. T. bot. Pianta sempre verde, che ha gli steli e i rami a cespuglio; foglie sparse, spatolate, lisce, ottuse, carnose, integerrime: fiori bianchi porcellanacei a corimbo: piperite, iberide, lepidio. Iberis semperflorens L.

Pipetta. V. pipicedda.

Pi-pi. Voce del pulcino, dell’uccello ecc: pi pi. || fig. L’uccello medesimo. || Il tacchino: billo. || V. cci cci.

Pipi. s. f. T. bot. Pianta d’origine affricana, ha il caule erbaceo, i frutti pendenti, di sapore acre e bruciante: peperone, pepe indiano. || acitu di pipi! esclamazione: cappiterina! || essiri un pipi, dicesi di vecchio ardito e vispo: rubizzo. || essiri tuttu pipi, vivacissimo, focoso: esser un pepino, di pepe o tutto pepe, essere scaltro, astuto: esser di pepe. || ognunu havi lu so pipi, ognuno ha la sua ira: anco la mosca ha la sua collera.

Pipiari. V. pipari.

Pipicedda. dim. di pipa: pipina.

Pipiceddu. V. pipareddu.

Pipinera. s. f. Luogo dove si seminano e nascono le piante che si debbono trapiantare: semenzajo (Perez).

Pipirata. s. f. Intingolo siccome salsa e savore fatto di sapa, peverada, farina e spezierie: pèvero.

Pipirinu. add. Di specie di capra di occhi e muso nero e di vello a macchie bianche.

Pipirita. V. piperiti || V. in amenta.

Pipiritana. s. f. Sgualdrina donnaccia disonesta: torcia. Dalla via pipiritu dove eransi riunite ad abitare tali donne.

Pipiritu. s. m. Luogo piantato di papiri: papireto. Onde in Palermo evvi una via detta del pipiritu. || Per piperiti V.

Pipistrellu. V. taddarita. || V. donninnaru.

Pipita. s. f. Filamento nervoso, che si stacca da quella parte della cute che confina colle unghia: pipita. || Malore che vien a’ polli nella punta della lingua: pipita. || È una imprecazione per dire: taci! || pipita ’nta la lingua: ti potessi morder la lingua. || chi hai la pipita! [p. 738 modifica] che se’ nojoso, si dice di chi annoja con cantilena o simile.

Pipitari. v. intr. S’usa colla particella negativa, p. e. nun pipitari, tacere: non zittire, non musare.

Pipitedda. dim. di pipita.

Pipituneddu. dim. di pipituni.

Pipituni. s. m. T. zool. Uccello poco più grande d’un merlo, con cresta di penne in capo, di color cenerino con alcune strisce bianche: bùbbola, ùpupa. Upupa L. || V. pupujanni.

Piplu. s. m. T. bot. Pianta indigena che fiorisce di estate, è purgativa: eufòrbia peplo. Euphorbia peplus L.

Pir. V. pri.

Pira. V. minchia (in Messina).

Piragna. V. pidagna.

Piraineddu. dim. di pirainu.

Pirainitu. s. m. Luogo dove sian molti peruggini.

Piràinu. s. m. Pero selvàtico: peruggine. || E anche parte di pianta, che essendo stata per qualche tempo tagliata e coperta di terra acciocchè producesse radici, si svelle e si trapianta: margotta. || Prov. lu pirainu nun pò fari pira lisci: da vacca non nasce cervo.

Piramentu. V. pidamentu.

Piramidali. add. Che ha forma di una piramide: piramidale.

Piramidalmenti. avv. In modo piramidale: piramidalmente.

Piramidatu. add. Fatto a forma di piramide: piramidato.

Piramidetta. dim. di piramidi: piramidina.

Piràmidi. s. f. Figura solida che va ristringendosi in punta: piràmide. || T. orol. Largo e basso cono sulle spire del quale s’avvolge la catena dell’oriolo: piramide.

Piramidicchia. dim. e vilif. di piramidi: piramidùcola.

Piramiduna. accr. di piramidi.

Piramitedda. V. piramidetta.

Piràmiti. V. piramidi.

Piràniu. V. pirainu.

Piranu. s. m. T. legn. Sorta di scarpello poco largo, grosso, su cui è una ralla; serve a intagliare stretti e profondi canali: pedano (Car. Voc. Met.).

Pirara. s. f. Albero delle pere: pero.

Pirari. v. intr. Il girar che fa la trottola, e per sim. di altre cose: prillare, trottolare.

Pirastru. V. pirainu.

Pirata. V. pidata. § 1, 3, 4 e 8. || Dolciume fatto di pere cotte nello zucchero. || Corsaro: pirata.

Pirazzu. pegg. di piru. || pegg. di pedi: piedaccio.

Pirberu, Pirbiru. Ammirazione di chi si rammenta di cosa che avea dimenticata: per vero!

Pircacceddu. V. prucacceddu.

Pircacciari. V. prucacciari.

Pircacciu. V. prucacciu.

Pircalli. V. matapollu.

Pircantari. v. a. Replicar più volte una cosa (Mal.): ricantare.

Pirchì. Particella interrogativa: perchè. || Talora si usa senza interrogazione e vale l’istesso: perchè. || Particella responsiva: perchè. || pirchì pirchì o pirchì dui nun fannu tri ecc., modi di rispondere: perchè no e perchè sì, o perchè le due non fan le tre. || Alle volte è preceduto dall’articolo, in forza di nome: il perchè. || jocu di lu pirchì, giuoco da veglia, che consiste nel far mettere pegno a chi dice perchè nel discorso: giuoco del perchè.

Pirchiarìa, Pirchitati. V. pricchiarìa.

Pirchiu. V. pricchiu.

Pirciali. s. m. Frantumi di sassi che servono a far il battuto degli stradali: breccia. || jittari lu pirciali, inghiajare di breccia: imbrecciare.

Pircialignu. add. Di sasso non serrato, ma ghiajoso, quasi un mucchio di breccia.

Pircialisa. add. Di terra, grotta ecc.

Pirciamentu. s. m. Il perforare: perforamento.

Pirciari. v. a. Forare, perforare. || Passar addentro nelle parti interiori: penetrare. || met. Conoscer addentro, indovinare, dar nel segno: imberciare. || pirciarisi la testa, figgersi in capo. || Prov. percia cu’ voli, fuddassi cu si doli, buchi chi vuole, calchi chi si duole, per piantar vigna bisogna far buchi lunghi e pigiar attorno la terra (Fr. percer: forare).

Pirciata. s. f. L’azione del forare: forata.

Pirciatedda. dim. di pirciata.

Pirciateddu. dim. di pirciatu.

Pirciatina. V. pirciata.

Pirciatu. add. Forato. || Penetrato. || aviri la manu pirciata, essere sciupone o semplicemente liberale. || sost. Quel cavo che si fa in un pezzo di legname in cui deve internarsi un dente per calettatura: camera (Zan. Voc. Met.).

Pirciaturi. s. m. T. calz. Ferro che serve a fare fori nella pelle delle scarpe: stampa. || Altro strumento da forare, fatto a vite: succhiello. || Per sculapasta V. || buco onde entra aria nelle cave o miniere.

Pircipiri. V. percepiri.

Pircitturi. V. percetturi e derivati.

Pirciuliamentu. s. m. Il bucherare: bucheramento.

Pirciuliari. v. a. Far lievi buchi: bucherare, bucacchiare. || Punteggiare: picchiolare. || È freq. di pirciari.

Pirciuliata. s. f. L’azione del bucacchiare e del picchiolare.

Pircirciuliatedda. dim. di pirciuliata.

Pirciuliateddu. dim. di pirciuliatu.

Pirciuliatina. V. pirciuliata.

Pirciuliatizzu. add. Alquanto bucherato o picchiolato.

Pirciuliatu. add. Bucherato, da pirciuliari. || Detto spezialmente di uovo nella cui superficie appajono certi bucherelli o punti trasparenti: picchiettato. || facci pirciuliata. V. in pintuliatu.

Pircomu. V. piccomu.

Pircopu. V. varcocu.

Pircurriri. v. a. Scorrere: percorrere. P. pass. pircursu: percorso.

Pircòtiri. V. percotiri.

Pirdicana. V. pirnicana.

Pirdicanu. add. Dicesi a uomo svelto, pulito.

Pirdimentu. V. perdimentu.

Pirdìri. V. pèrdiri e derivati.

Pirdunàbbili. add. Degno di perdono: perdonabile. [p. 739 modifica]

Pirdunanza, Pirdunanzia. s. f. Il perdonare: perdonanza.

Pirdunari. v. a. Rimettere dalla colpa: perdonare. || Donare, rilasciare: perdonare || nun la pirdunari, non la risparmiare: non la perdonare. || pirdunatimi, modo di contraddire altrui dolcemente: perdonatemi. || signuri pirdunatimi, modo di chieder perdono a Dio di cosa che si debba dire. || cu pirduna sarà pirdunatu, chi perdona sarà perdonato. || lu pirdunu è vinditta divina, è sublime! || pirduna ad autru e castiga a te stissu: perdona a tutti, ma niente a te. || cu’ pirduna a so figghia l’erruri, la metti a la perdizzioni: chi meglio mi vuole peggio mi fa. || la prima si pirduna, la secunna si conduna, e la terza si bastuna: la prima si perdona, alla seconda si bastona e alle tre si cuoce il pane, ovvero si dà il cavallo. P. pass. pirdunatu: perdonato.

Pirdunaturi –tura. verb. Perdonatore –trice.

Pirdunu. s. m. Il perdonare, rimessione dell’offesa: perdono. || V. pure in scusa.

Pirdutizzu. add. freq. Mezzo smarrito.

Pirdutu. V. persu.

Pirettu. s. m. Sorta di limone di figura simile alla pera. || a pirettu, a guise di una pera: a peretta.

Pirfìddia. V. pirfidia.

Pirfidiari. V. perfidiari, e seguenti.

Pirfilari. V. perfilari.

Pirfilatu. V. anco profilatu.

Pirfilaturi. s. m. T. oref. Cesello per far linee rette, in rilievo o in cavo: proffilatojo.

Pirfina. prepos. fino: per fino.

Pirfizzioni. V. perfizzioni e derivati.

Pirfuliata. s. f. T. bot. Pianta di stelo liscio, affilato ai due lati, ramoso; le foglie bislunghe, ottuse, con punti trasparenti: perforata. Hjpericum perforatum L.

Pirfumari. V. profumari.

Pirfumu. V. profumu.

Pirfunnari. V. profunnari.

Pirgiari. V. priggiari.

Pirgulatu. s. m. Quantità di pergole unite: pergolato.

Pirguledda, Pirguletta, Pirgulicchia, Pirgulidda. dim. di pergula: pergoletta.

Pirgulitu. s. m. Pergolato: pergoleto.

Piri-Piri. Voce per chiamare i polli: pire pire. (E nel pistojese chiaman piro il pulcino).

Piribbissu. s. m. Giuoco che si fa con una specie di trottolina, sur un piattello con numeri, e vince chi ha posto dove si forma la trottolina; o alto giuoco simile: biribisso.

Piriceddu. dim. di pero e di pera.

Piricò. V. pirfuliata.

Piricuddu. V. pidicuddu e derivati.

Piriculari. V. periculari.

Piriddu. dim. di pero. || dim. di pera: perina (in Firenze). || Per pidicuddu V. || Strumento con cui i pescatori tiran la corda della sciabica.

Piripacchiu. s. m. Carta ravvolta in modo che percossa nell’aria scoppî, serve di trastullo ai ragazzi (Biundi).

Piripagnu. V. sucuzzuni.

Piripicchiu. V. pirrichicchiu.

Piripilli. V. cacciottu.

Piripiriddi. s. f. T. bot. Pianta. Eypsophyla strutium.

Piriri. V. periri.

Piritolla. s. f. Voce di spregio a donna: cialtrona, zambracca. Forse da piritu o piditu, cosa vile.

Pirittuneddu. dim. di pirittuni.

Pirittuni. s. m. Varietà del citrus limon, che ha il frutto come un grosso limone, di buccia doppia e polputa: zinna di vacca, cedrato. Perez spiega: canerone.

Pìritu. V. pìditu.

Pirìtu. s. m. Luogo piantato di molti peri: pereto. || Per perito.

Pirituri. V. preturi.

Pirliccari, V. perliccari.

Pirmèttiri. V. permettiri.

Pirnedda. s. f. L’apertura dell’iride dell’occhio: pupilla.

Pirnicana. s. f. Pernice; e il pulcino della pernice. || Per ischerzo si dice a’ gobbi, dalla somiglianza dell’andatura che ha questo animale co’ gobbi.

Pirnicanedda. dim. di pirnicana.

Pirnicedda. dim. di pirnici.

Pirniceddu. dim. di pernu: pernetto.

Pirnicheja. S’usa nella frase in pirnicheja: ad onta, a dispetto. Parola composta da pir e nicheja.

<span id="pirnici._s._f.'_t._zool._uccello_noto,_grosso_quanto_una_colomba:_pernice,_starna_minore._" style="border-bottom:1px blue dotted" title="Àncora: pirnici._s._f.'_t._zool._uccello_noto,_grosso_quanto_una_colomba:_pernice,_starna_minore._ (link a _ad_occhiu_di_pirnici,_si_dice_di_un_ricamo_a_forellini_ordinati,_disegnati._)" class="Citazione Backlink" data-link="_ad_occhiu_di_pirnici,_si_dice_di_un_ricamo_a_forellini_ordinati,_disegnati._">Pirniciotta. s. f. Pernice giovane: perniciotta.

Pirniciuna. accr. di pirnici.

Pirnuttari. V. pernuttari.

Pirnuzza. dim. di perna: perluzza.

Pirnuzzu. dim. di pernu: pernuzzo, perniettino.

Pirò. V. però.

Pirollu. s. m. Per scherzo, piede storpio, che zoppica.

Piròscafu. s. m. Bastimento a vapore: piròscafo.

Pìrpisa. V. pìspisa.

Pirrarìa. s. f. Azione o detto da villano: villanìa, sfregio (Sp. perro: cane).

Pirreddu. s. m. T. bot. Pianta Pyrrhiscus.

Pirrera. s. f. Luogo donde si cava la pietra: cava, petriera, cava di pietra, petraja (Fr. pierre: pietra). || Per rupe.

Pirri! Voce di contumelia diretta ad alcuni zotici villanzoni, stupidacci, che han più del fantoccio che dell’uomo.

Pirriari. v. a. Tagliar o lavorar pietra. || rifl. Svillaneggiarsi (da pirrera).

Pirriaturi. s. m. Colui che lavora alle cave di pietra: cavajolo, cavatore. || Colui che lavora con piccone: picconiere, picconajo (Da pirriari).

Pirricaneddu. V. cazzu.

Pirrichettu. V. pirrichicchiu.

Pirrichïari. v. intr. Industriarsi per campacchiare: sbarcarsela, campucchiare. [p. 740 modifica]

Pirrichicchiu. s. m. Per ischerzo: ometto, omicciàttolo.

Pirrimpimpiu. (Vinci). V. junta.

Pirrinzicu. V. pirrichicchiu.

Pirruni. s. m. T. tip. Pezzo conico di ferro, la cui base è annessa e fermata alla estremità inferiore della vite, e la cui punta ottusa posa e gira nel centro della lucerna del torchio: pirrone, perno.

Pìrsica. Idiotismo per pèrsica V.

Pirsicara. s. f. Albero delle pesche: pesco.

Pirsicaria. V. persicaria.

Pirsicaru. add. di una sorta di albicocco.

Pirsicatu. V. persicarìa. || Idiotismo per prusicutu V.

Pirsicutari. V. perseguitari.

Pirsuadiri. V. persuadiri.

Pirsuna. s. f. Nome generico che vale tanto l’uomo quanto la donna: persona (A. V. ital. persuna. Notar Jacopo). V. persuna.

Pirsunaggiu. s. m. Persona: personaggio. || Uomo di alto affare: personaggio. || Per comico interlocutore: personaggio. || fari un pirsunaggiu, rappresentar checchessia: far un personaggio.

Pirsunaleddu. dim. di pirsunali nel § 2: personaletto.

Pirsunali. add. Della persona, attenente alla persona: personale. || sost. L’abito esterno e la persona stessa: il personale. p. e. chi beddu pirsunali: che bel personale. || Dicesi anche il ruolo delle persone: p. e. in quel Ministero ci è un personale di cento impiegati (Fanf. Voci ecc. d. parlar Fior.).

Pirsunalità. s. f. Qualità di ciò che è personale: personalità. || Stizza, odio personale.

Pirsunalmenti. avv. In persona, da sè: personalmente.

Pirsunatu. s. m. Dignità o titolo di onore che ha qualche preminenza in alcuni corpi morali ecc.

Pirsunazza. pegg. di pirsuna: personaccia.

Pirsunedda. dim. Personcella, personcina. || Di persona di bassa condizione: personcella.

Pirtantu. avv. Nondimeno: pertanto.

Pirtempu. avv. Di buon ora: pertempo. Sup. pirtimpissimu: pertempissimo (Bresciani).

Pirterra. V. perterra.

Pirtìa. Nella frase aviri pirtia cu unu: pigliarsi arie con alcuno. Composta da pir e tia.

Pirticunata. s. f. Colpo di migliarole.

Pirticuneddu. dim. di pirticuni. || In pl. sorta di pastina a guisa di palline: semini (Perez).

Pirticunera. s. f. Tasca ove si conserva la migliarola: borsotto, borsetta, palliniera.

Pirticuni. s. m. (pl. pirticuna). Palla piccolissima di piombo, per la caccia minuta: pallini, migliarola. || met. Di fanciulletto picciolino: scrìcciolo. Da pèrticu V. O da pirdicuni o pirdici.

Pirtimpali. add. Di colui che s’ alza di buon mattino: sollecito, buon levatore.

Pirtimpeddu, Pirtimpuliddu. dim. di pirtempu.

Pirtinaci. V. pertinaci.

Pirtusari. V. spirtusari. (A. V. ital. pertusare). || V. anco purtusari.

Pirtusazzu. pegg. di pirtusu: bucaccio (Tomm. D.).

Pirtusicchiu, Pirtusiddu. dim. di pirtusu: bucherello, bucolino, buchino, forellino. || fig. Piccolo stanzino: bugigàttolo. || Quelli del ditale: butteri del ditale. (A. V. ital. pertuso, Jacopone).

Pirtusu. s. m. (pl. pirtusa). Buco da parte a parte: pertugio. || Vano tondo, o su panni e simili, o su altro ma che non passi da parte a parte: buco. E se più grande, o informe, e in materia solida come p. e. in terra, nel muro ecc.: buca. || Buco grande, profondo e da parte a parte: foro. || fari pirtusu, far effetto. || a pirtusu fattu, agevolmente: a fatto lesto, ad affare fatto. || – di lu nasu: nari. || – di li picazzi. foro bislungo nel codolo dei toppi da tornitori: lunetta. || – di l’oricchia, il foro dell’orecchio. || – di la grattalora: occhi, buchi. || – di la vrisca: celle. || – di lu culu: ano. || modo proverb. fari un pirtusu ’ntall’acqua, far opera inutile e vana: far un buco nell’acqua. || ogni pirtusu havi lu so chiovu, cu’ l’ha vecchiu, cu’ l’ha novu: ognuno ha il suo diavolo all’uscio. || Per acchettu V. || (A. V. ital. pertuso. Jacopone).

Pirtusuni. accr. di pirtusu bucone.

Piru. s. m. T. bot. Albero di frutte note: pero (pl. pira). || Il frutto: pera. || – cucuzzaru: pera zucchetta. || – bergamottu: pera bergamotta. || – di S. Giuvanni: pera di S. Giovanni. || – muscareddu: pera moscadella. || – farcuneddu: pera giugnola o zuccherina. || – galoffu, pera rossa. || – adamu, altra sorta verdognola. || – sorbi, altra sorta. || – sarvaggiu: perùggine. || piru per strummula V. || dari li pira, dar batoste: dar le pesche, o le pacche o le frutta. || facci di piru, detto scherzevole per dileggiar alcuno: ceffaccio. || Prov. quannu lu piru è fattu, cadi: quando la pera è matura casca da sè.

Pirucchiusu. V. piducchiusu.

Piruetta. s. f. Giro che fa il cavallo quanto è lungo senza cambiar di sito: piroetta.

Pirula. s. f. T. bot. Pianta medicinale: pirola. Pyrola rotundifolia L.

Pirullè. s. f. Quel giro che il ballerino fa sulla punta de’ piedi: piroletta.

Piruneddu. dim. di piruni. || V. piduneddu.

Pirunettu. V. pidunettu.

Piruni. s. m. Quel piccolo legnetto col quale si tura la cannella della botte o di altro vaso simile: zìpolo. || V. piduni. || V. pirruni. || mettiri piruni, met. usar coito.

Pirutu. add. Da perire: perìto. || Atterrito: sbigottito. || a lu pirutu Diu l’ajuta, la provvidenza sollieva chi trovasi in grave necessità.

Piruzzu. dim. di pedi: piedino. || santi piruzzi ajutatimi: gambe mie non è vergogna il fuggir quando bisogna. || V. piduzzu. || E V. in pedi altri prov.

Pirversu. V. perversu e derivati.

Pirvirtiri. V. pervertiri.

Pisa. s. f. Quantità corrispondente a cinque rotoli, quasi mezzo miriagramma. || Spezie di scarabeo.

Pisagghia. s. f. Cappio ad uso di sostener i sacchi de’ mulinai, quando si pesano, e simili usi: ranfione.

Pisamentu. s. m. Il pesare: pesamento. [p. 741 modifica]

Pisanteddu. dim. di pisanti.

Pisanti. add. Che pesa, grave: pesante. || T. art. Dicesi di quello che è corto, grosso, tozzo: pesante. || met. Importante, ragguardevole: pesante. || Nojoso, fastidioso, uggioso: pesante. Sup. pisantissimu: pesantissimo.

Pisantizza. s. f. Gravezza: pesantezza. || Senso di peso: pesantezza.

Pisantuliddu. dim. Alquanto grave: gravòccio.

Pisanu. add. Di una sorta di melo.

Pisari. v. intr. Il tendere dei corpi verso il centro della terra: pesare. || Aver autorità: pesare. || Valere, esser valente: pesare. || Importare: pesare. || Rincrescere, e si usa colle particelle pron.: pesare. || In sig. att. Tener sospeso, o sopra bilancia o statera ecc. per conoscer il peso: pesare. || Contrappesare: pesare. || met. Considerare: pesare. || Detto del capo quando vi si ha gravezza per malore: pesare della testa || pisari cu la statia, esaminar alla grossa: pesar colla stadera del mugnajo. || sapiri quantu pisa, conoscere per l’appunto chicchessia: saper quanto pesa. || Prov. pisa giustu e vinni caru, purchè si sia onesto nel peso, non vale che si venda caro: pesa giusto e vendi caro. || pisari, T. agr. il batter il grano, e se ciò fassi co’ cavalli o similmente: trebbiare, se col coreggiato: coreggiare (Sp. pisar: pestare, e Lat. pinseo es: pestare). P. pass. pisatu. pesato. || Trebbiato. || Coreggiato.

Pisata. s. f. L’azione del pesare: pesata, pesatura. || Del trebbiare: trebbiata. || La cosa stessa che si pesa: peso. || fig. Avventura sinistra, intoppo: contrattempo.

Pisatamenti. avv. Con giudizio e considerazione: pesatamente.

Pisatedda. dim. di pisata.

Pisatina V. pisata.

Pisatura. s. f. Il trebbiare: trebbiatura.

Pisaturi –tura. s. m. e f. Chi o che pesa: pesatore –trice. || Colui che regge le bestie nel trebbiare: toccarello, toccatore, trecciajolo (Pal. Voc. Met.). || Vaso di legno ad uso di pesar uva nella vendemmia.

Pisca. s. f. Il pescare: pescagione, pesca. || Ciò che si è pescato: pesca. || Arte di pescare e il luogo acconcio: pescagione. || essiricci ’na pisca, esservi molta acqua in un luogo: esservi un lago.

Piscami. s. f. Ciò che si pesca, quantità di pesci pescati: pescagione, pescherìa.

Piscari. v. a. Tender insidie a’ pesci o con l’amo o con le reti ecc.: pescare. || E fig. di tutto ciò che si cerca cavar dall’acqua: pescare. || Cercar semplicemente: pescare. || fig. Cercare di saper con fondamento: pescare. || Ritrovar checchessia con industria: ripescare. || Dar nel segno: imberciare, cogliere. || intr. L’immergersi più o meno di un bastimento nell’acqua: pescare. || piscari funnu, saper con fondamento: pescar a fondo. || piscari a unu, coglierlo sul fatto; o adescar alcuno. E per gabbarlo: acchiapparlo. || va piscatillu, si dice di cosa malagevole a indovinarsi, a sapersi: vattel’a pesca. P. pres. piscanti: pescante. P. pass. piscatu: pescato.

Piscarìa. s. f. Luogo dove si vende il pesce: pescherìa. || Prov. a buon ura in piscarìa, tardu in bucciria, bisogna andar di buon ora alla pescheria e tardi al mercato. || essiricci ’na piscarìa. V. in pisca, ultimo §.

Piscata. s. f. L’azione del pescare: pescagione. || Retata di pesce: pescata.

Piscatara. add. Di barca da pesca: pescareccia.

Piscatedda. dim. di piscata.

Piscatina. V. piscata.

Piscatòriu. add. Appartenente a pesca: pescatorio. Ed è aggiunto di alcune poesie.

Piscatrici. s. f. di pescatore: pescatrice. || Sorta di pesce che ha la testa piatta, spinosa e più larga del corpo: diavolo di mare, pescatore, pastinaca. Lophius piscatorius L.

Piscaturazzu. pegg. di piscaturi.

Piscatureddu. dim. di piscaturi: pescatorello.

Piscaturi. s. m. Chi o che pesca: pescatore, pescadore. || T. mar. Manovra che serve a sollevar l’ancora e collocarla al suo posto: candelizza (Zan. Voc. Met.). || Prov. piscaturi di cimedda, nè brachi, nè guarnedda, cioè son poverissimi.

Piscaturicchiu. V. piscatureddu.

Piscera. s. f. Vaso da cucina, lungo, stretto e profondo da cucinarvi il pesce: pesciajuola.

Pischera. s. f. Ricetto d’acqua per tenervi i pesci: peschiera, vivajo.

Pisci. s. m. T. zool. Animale che vive nell’acqua: pesce. || Duodecimo segno dello zodiaco: pesce. || pisci porcu, pesce che cava la terra sotto mare per trovar nutrimento: pesce porco. || – d’ortu. V. milinciana. || – d’ovu, frittata: pesceduova. || essiri sanu comu un pisci, godere perfetta salute: esser sano come un pesce. || nun sapiri s’è carni o pisci, non saper che sia: non saper s’è carne o pesce. V. in carni altro modo. ||chi pisci pigghiamu? che cosa facciamo, dove stiamo: che pesce si piglia? Onde si dice nun sapiri chi pisci pigghiari: non sapere che pesci pigliare. E vidiri chi pisci si pigghianu. star a vedere che segue: veder che pesci si pigliano (Buonarr. il giov.). || pigghiari lu pisci, conseguire quel che si desidera: è preso il pesce. || essiri com’un pisci fora di l’acqua, trovarsi in istato e condizione contrarie alle abitudini: esser come un pesce fuor dell’acqua. || Prov. lu pisci grossu si mancia lu pisciteddu, i prepotenti sopraffanno i deboli: il pesce grosso mangia il minuto o il piccino.|| pisci chi cerca l’amu la sua morti va circannu, a chi si lasci adescare: pesce che va all’amo, cerca d’esser gramo. || pisci grossu, pigghiati la testa, è la migliore. || pisci a mari e padedda supra, tanto fresco dev’essere il pesce, che nemmeno deve aspettarsi che si metta su la padella, ma deesi trovar già pronta. || cincu f voli aviri lu pisci pri esseri gustatu, cioè fresco, fritto, e per gli altri si domandi a’ cuochi. || nun si pisci pri la me’ cimedda, non se’ cosa per me. || nun si mancia pisci senza resca: non si può aver il mele senza le mosche.

Pisci. s. f. Orina: piscia. || fari la pisci: far la piscia.

Pisciacalamaru. s. m. Per ischerzo a scrittoruccio da nulla, e ancora scolaretto.

Pisciacani. s. m. T. bot. Sorta d’erba nociva: pisciacane. || Per senapa. [p. 742 modifica]

Pisciacozza. V. tartuca.

Piscialettu. s.m. Si dice ai ragazzi che pisciano il letto: piscialletto.

Piscialoru. s. m. Chi va vendendo pesci: pesciajuolo. || Per canaletto.

Pisciaredda. s. f. Frequente bisogno di orinare, incontinenza d’orina.

Pisciareddu. s. m. Vino leggiero, buono a far pisciare: pisciarello.

Pisciari. v. intr. e att. Mandar fuori l’orina: pisciare. || Per ischerzo, piovere. || fari pisciari ad unu ntra un ciaschiteddu, fargli batter il diritto sentiero: farlo star a segno. || pisciari fora di lu rinali, andar fuori del proposito: uscir di carriera, passar la parte. || a lu pisciari ti nn’addunirai, modo di minacciare, te n’ avvedrai quando avrai il male: al cul l’avrai. || pisciarisi di sutta, fig. avere gran paura: pisciarsi sotto. || E vale anche ridere smoderatamente: scompisciarsi dalle risa. || pisciarisi di qualcunu, averne timore o soggezione. || vinu chi piscia lu signuruzzu, per dire, eccellente: vino o altro pisciato dagli angeli. || Prov. tutti omini nun su chiddi chi piscianu a lu muru, non perchè alcuno ha la barba è uomo, cioè uomo valente, bravo: tutto il rosso non son ciriege. || piscia chiaru e fa ’na ficu a lu medicu, quando l’orina è chiara si sta sano, e fig. chi ha la coscienza netta non ha paura: piscia chiaro ed abbi in tasca il medico. P. pass. pisciatu: pisciato.

Pisciaru. V. sarmeri.

Pisciata. s. f. L’azione del pisciare: pisciata.

Pisciatedda. dim. di pisciata: pisciatina.

Pisciatina. V. pisciata.

Pisciatuna. accr. di pisciata.

Pisciaturazzu, Pisciatureddu. dim. di pisciaturi.

Pisciaturi. s. m. Vaso o luogo da pisciarvi: pisciatojo. || Per sim. luogo sporco, brutto: trojajo.

Pisciaturicchiu. V. pisciatureddu.

Pisciavini. s. m. Parte di suola che si mette sotto il calcagno: calcagnetto.

Pisciazza. s. f. Orina: piscio. || jirisinni ’m pisciazza, provare gran godimento: andar in brodo di sùcciole. || pisciazza di mulu, vino cattivo: posca, cercone. || fici ssu fetu di pisciazza, ha fatto gran che, ironicamente.

Pisciazzaru. s. m. Che piscia sempre: piscione.

Pisciazzata. V. pisciata.

Pisciazzatedda. dim. di pisciazzata.

Pisciazzatuna. accr. di pisciazzata.

Pisciazzedda. dim. di pisciazza.

Pisciazzu. pegg. di pisci: pesciaccio.

Pisciazzuna. accr. di pisciazza.

Piscicani. s. m. Sorta di pesce che suol inseguire i tonni: pesce cane.

Piscicantannu. V. giurana.

Piscidda. dim. di pisci per orina.

Piscina. s. f. Peschiera: piscina.

Piscispatu. s. m. T. zool. Pesce grosso che ha un rostro nel muso: pesce spada. Xiphias gladius L.

Piscistoccu. V. stoccafissu.

Pisciteddu. dim. di pisci: pesciolino, pescino, pesciarello, pesciatello, pescello (Tomm. D.)

Pìsciu. s. m. Orina: piscio.

Pisciunara. V. pisciunera.

Pisciunazzu. pegg. di pisciuni.

Pisciuneddu. dim. di pisciuni.

Pisciunera. s. f. Vaso di creta da cuocervi la carne per farla stufata, oggi non in uso: stufaruola. || Per piscera V.

Pisciuni. s. m. Polpa delle gambe: polpaccio. (pl. pisciuna).

Pisciunuti. add. Polputo: polpacciuto.

Pisciusi. V. pisciacani.

Piscòrnia. s. f. Spezie d’incudine di corna lunghe, e maneggevole, e l’usa per lo più lo stagnajo: bicornia. (Come dire biscornia).

Pisedda. Legume o civaja nota: pisello.

Pisemi. avv. Nel tempo stesso: insieme, in uno.

Pisera. s. f. Tanta quantità di biada in paglia che empia un’aja: ajata. || L’aggregato dei diversi pesi che si tengono dai venditori. V. anco piseri.

Piseri. s. m. Appiccagnolo portatile dove si tengon i pesi dei venditori: rastrelliera. (Da pesare).

Pisicedda. dim. di pisa.

Pisiceddu. dim. di pisu: pesetto.

Pisiddata. s. f. Luogo piantato di piselli: pisellajo.

Pisiddazza. pegg. di pisedda: pisellaccio.

Pisidduni. accr. di pisedda. || V. anco fasola.

Pisidduzza. dim. di pisedda: piselletto.

Pisirineddu. dim. di pisirinu.

Pisirinu. add. Di persona smunta, gracile, misera: sparutino, spersonito. (Forse corruzione da miserino). || Di persona mal vestita, con robe logore: tritone.

Pismina. V. sifuni. || V. cannolu.

Pisola. V. scaluni.

Pisolu. V. jittena. || Il muricciolo che fa da parapetto alle finestre: davanzale. V. buzzolu.

Pispinu. V. cannolu.

Pìspisa. s. f. T. zool. Uccello che si pasce di mosche; di più maniere, quella col petto giallo: strisciajuola, batticoda o cutrettola gialla. Motaccilla flava L. Se più grossa: catti. Quella col petto bianco: ballerina o cutrettola. Motacilla alba L. Quella che si pasce di vermini, e che stando in terra dimena sempre la coda: coditrèmola. || fig. Si dice di persona attillata e leggiadra: milordino, figurino, profumino. || E per ischerzo a quell’abito nero, a coda, da società: la falda, il faldino. (Da pispis, voce onomatopeica del suo canto, sarà nata questa parola).

Pispisazza. pegg. di pispisa.

Pispisedda, Pispisetta. dim. Cutrettolina. || fig. Fanciulla elegante, vispa, leggiera: fraschettuola.

Pispisuni. accr. di pispisa in tutti i significati.

Pispularu (Pasq.), Pispuleru. s. m. Faccendone, ciaccione.

Pissi o Pissi pissi. Suono che mandasi colle labbra nel chiamar alcuno: psi, psit, pist. || Bisbiglio, favellìo segreto e affrettato: pissi o pissi pissi.

Pissidetta. dim. di pissidi.

Pìssidi. s. f. Vaso in cui i preti serbano il sacramento: pisside.

Pissilliu. s. m. T. bot. Pianta di molti rami e pelosi; foglie strette, quasi lisce; fiori in [p. 743 modifica] capolini rotondi, nudi un po’ pelosi: psillio. V. erva di purci.

Pìssima. V. pìssidi.

Pissinari. V. piditari.

Pissinu. s. m. Peto senza rumore: loffa, vescia.

Pissitedda. V. pissidetta.

Pìssiti. V. pìssidi.

Pista. s. f. Utensile da cantina: calcatojo (An. Cat.). || L’atto del pestare: pesta. || ’na pista di..., una quantità di...: un carpiccio, una pesta di...(Buonarr. il giov.) || V. ’na letta.

Pistacchia. s. f. Frutto del pistacchio: pistacchio.

Pistacchiata. s. f. Confezione di pistacchi: pistacchiata.

Pistacchiedda. dim. di pistacchia.

Pistacchiu. s. m. T. bot. Albero del pistacchio: pistacchio. Pistacium L. || Sorbetto di pistacchio: pistacchio. || Colore simile al midollo del pistacchio V. fastuchinu.

Pistagna. s. f. Strisciuola di panno o altro che circonda il collo del vestito o simile: pistagna. || Per finta V.

Pistagnedda. dim. di pistagna, que’ pezzi laterali che finiscono la toppa de’ calzoni. o che forman la bocca delle taschine: pistagnino. || Quello del lembo inferiore delle brache: cinturino.

Pistagnuni. accr. Pistagnone.

Pistamentu. s. m. Il pestare: pestamento.

Pista e ’mmutta, Pistammutta. Dicesi del vino o mosto che non ha bollito nella vinaccia, ma che appena pesto s’imbotta: presmone.

Pistari. v. a. Ammaccar una cosa per ridurla in pezzi o in polvere: pestare. || fig. Ammaccare con percosse: pestare. || Calcar co’ piedi: pestare. || Dar altrui delle sconce busse: pestare. || pistari ’nta la menti, ’nta la testa, imprimere fortemente: pestar nella mente, nella testa. || pistarisi, fig. affaticarsi grandemente; chiedere con grande istanza; incollerirsi; attapinarsi per grave cruccio e simili significati. V. pistuniarisi. || Per munciuniari V. || pistari la facci ad unu, maltrattarlo, fargli torto. || Premer l’uva per farne uscire il sugo: pigiare. P. pass. pistatu: pestato. || Pigiato.

Pistata. s. f. L’azione del pestare: pestata. || Il ballare all’impazzata e senza regole.

Pistatedda. dim. di pistata: pestatina.

Pistatina. s. f. V. pistata. || Ciò che si paga ai pestatori.

Pistatuna. accr. di pistata.

Pistatura. s. f. L’atto e l’effetto del pestare: pestatura. || Pigiatura.

Pistaturi. s. m. Colui che pesta: pestatore. ||Colui che pigia le uve: pigiatore. || Strumento per pigiare l’uva: pigio. || Per dileggio si dice a chi non sa sonare, ma strimpella sopra uno strumento.

Pistazza. spreg. di pesta. E si dice per imprecazione.

Pistazzu. (Pasq.). V. putruni.

Pistiari. v. a. e intr. Sinonimo odioso di mangiare, detto per isfregio o sprezzo: scuffionare. P. pass. pistiatu: scuffionato.

Pistiata. s. f. L’azione del pistiari.

Pisticedda. dim. di pesta: pesterella. || Detto a persona molesta: mosca culaja.

Pistidda. s. f. Affanno (Mal.).

Pistiddusu. add. Affannoso; sollecito.

Pistigni. Nella frase fari pistigni, batter i piedi in terra per cruccio, rabbia o altro (Vinci).

Pistignusu. V. pistusu.

Pistilenza, Pistilenzia. s. f. Male contagioso, peste: pestilenza, e ant. pestilenzia, pistolenzia. ||Puzzo, fetore: pestilenza.

Pistocchi. Nella frase dari li pistocchi, ammaccar gli occhi, dar negli occhi.

Pistola. s. f. Arme da fuoco, corta: pistola. || Forma di pane a quella guisa.

Pistoru. V. pistola.

Pistu. add. Pestato: pesto.

Pistulana. s. f. Quel sovatto che per sostenere lo straccale s’infila ne’ buchi della sua estremità e si conficca nella sella: pòsola.

Pistulata. s. f. Colpo di pistola: pistolata.

Pistulatedda. dim. di pistulata.

Pistulatuna. accr. di pistulata.

Pistuledda. dim. di pistola: pistoletta. || Per pistuluneddu.

Pistulena. V. pistulana.

Pistulenzia. V. pistilenza.

Pistuletta. V. pistuledda (pl. pistuletti e pistuletta).

Pistuliari. V. pistiari.

Pistulittata. s. f. Colpo di pistola: pistolettata.

Pistulittatedda. dim. di pistulittata.

Pistulittatuna. accr. di pistulittata.

Pistuluneddu. dim. di pistuluni.

Pistuluni. s. m. Forma di pane a bastone: pan a bastone, filone (in Firenze, sebbene il filone non sia veramente simile al pistuluni).

Pistunazzu. pegg. di pistuni: pestone.

Pistuneddu. dim. Pestellino.

Pistuni. s. m. Strumento col quale si pesta nel mortajo: pestello, pestone. || – di l’arbitriu, nello strettojo dei pastai è: il toppo dello strettojo. || E quello degli orefici: macinello, rullo (Car. Voc. Met.). || met. A bamboletto che sempre voglia star in collo: bicone. || sapiri d’agghiu lu pistuni, fig. di cosa che minacci riuscir a male: non saper di buono. || d’un arvulu farinni un pistuni, aver consumato un oggetto per poi non farne che poca cosa.

Pistuniarisi. v. intr. pron. Dar in grande escandescenza, disperarsi: batter i piedi, dar nelle smanie, sbatacchiarsi. P. pass. pistuniatu: sbatacchiato.

Pistuniata. s. f. Il disperarsi, il dar nelle smanie.

Pisturali. V. crapettu (An. M.).

Pisturedda. s. f. Pesta che vien alle pecore.

Pistuseddu. dim. di pistusu.

Pistusitati. s. f. Spiacevolezza, stucchevolaggine: rincrescevolezza.

Pistusu. add. Nojoso: increscevole, stucchevole, gravoso. || Fantàstico: fisicoso. || Per lesu V. || Di uomo non facile a contentarsi, a convincere ecc.: difficile. Sup. pistusissimu: increscevolissimo.

Pistusuni. accr. di pistusu.

Pisu. s. m. Proprietà de’ corpi per cui tendon al centro della terra: peso. || Il pesare, gravezza: peso. || La cosa stessa che pesa, soma, carico: peso. || met. Gravezza di cura, di pensiero, di noja: peso. || Pregio, importanza: peso. [p. 744 modifica] || Strumento con cui si pesa nella bilancia ecc: peso. || Quella pesantezza che la dissenteria fa sentire: prèmito, pondo. || Imposizione, gravezza: peso. || essiri a pisu, detto di persona vale spesato del tutto; e detto di cosa alla quale noi siamo obbligati. || essiri di pisu, detto di persona, esser gravoso: pesare, met. Detto di cosa, increscere: pesare. || accattari o vinniri a pisu, comprar o vendere pesando la roba: a peso. || di pisu, posto avv., interamente, del tutto: di peso. || jittari di pisu, d’un sol tratto, senza rimbalzo: gettar di posta o di romano (Nerucci). || a pisu, detto di terreno, vale: acclive. || Prov, lu pisu doma la bestia: la soma la bestia doma, fig. anco degli uomini. || pisu e misura, nun ti leva nè ti duna, e credo anzi che dia, poichè l’onestà alla fin fine torna ad utile: misura e pesa, non avrai contesa.

Pìsula. s. f. Piccola pietra o sasso con cui i ragazzi giocano; onde jucari a li pisuli: far a’ cinque sassi o a ripiglino. (Gr. πεισω: cado; alla latina pisulo: piccolo peso).

Pisulata. s. f. (Pasq.) Peso che passi il rotolo.

Pisuli-pisuli. posto avv. A maniera delle cose che penzolano: pèsolo, pesolone, pensoloni. || pigghiari ad unu pisuli pisuli, caricarselo sulle braccia qualora non voglia o non possa camminar da sè. || pisuli pisuli, detto di pioggia o simile vale abbondantemente: a bigonce. || pisuli, vale anche uomo leggiero.

Pisuliari. v. a. Sospender uno col capo in giù: capovolgere, mettere a querciola. P. pass. pisuliatu: capovolto.

Pisulicchia, Pisulidda. dim. di pisula.

Pisuliddu. add. Dicesi d’uomo che d’ogni cosa facilmente si risenta: ombroso, permaloso (Forse da peso add. per pesante, quindi nojoso.

Pisusu. V. pisanti.

Pitacchia. s. f. Bastimento non molto grande, armato a guerra: petacchio. || Quel bastimento che si tiene in porto per guardare: guardaporto (Fr. patache). || E galea di messa che serve di infermeria ai marinari ammalati, mentre sta in porto: pulmonara (Pitrè).

Pitàfiu. V. epitafiu.

Pitaggeddu, Pitagginu. dim. di pitaggiu.

Pitaggiu. s. m. Specie di manicaretto brodoso: zuppa (Fr. potage: zuppa, minestra).

Pitali. V. càntaru.

Pitanza. s. f. Vivanda servita a mensa: pietanza, pitanza. || fig. Lavoro che ci venga imposto di fare, o qualche taccolo o altra cosa spiacevole.

Pitanzedda. dim. di pitanza: pietanzina.

Pitanzuna. accr. di pitanza.

Pitardu. s. m. Ordegno concavo di ferro carico di polvere che si fa scoppiare per rovesciare muro o altro: petardo.

Pitarra. s. f. T. zool. Uccello grosso che vola stentatamente, ma corre ajutato dalle ali: gallina pratajuola. Otis tetrax L.

Pitarredda. dim. di pitarra.

Pitarreddu. dim. di pitarru.

Pitarru. add. Dicesi per ischerzo ai contadini goffi e grossolani: buzzurro (in Firenze). (Vinci crede venga da pietra, quasi fra le pietre nato).

Pitazzeddu. dim. di pitazzu: quadernetto.

Pitazzu. s. m. Alquanti fogli di carta, cuciti a libro, per iscrivervi memorie, conti e altro che vi si voglia: cartolare, quaderno. (Dall’antico uso delle tavolette di cera o pece, dal Gr. πιττα pece, πιττάκιον, o dal Gr. πετάζω: stendo, spiego). || V. cartularu.

Pitazzuni. accr. di pitazzu.

Pitèrniri. Metatesi di pretènniri V.

Piticchi. s. f. pl. Macchiette rosse e nere che accompagnan alcune malattie acute: petecchie.

Piticchia. s. f. T. agr. Malattia che danneggia gli agrumi, i quali restano come vajolati: picchiuola.

Pitigghia. s. f. Cosa malmenata, acciaccata, sbertucciata. E in pl. vale frantumi. (Forse corruzione da pottiglia, intruglio qualunque).

Pitiggia. s. f. Pianta di cui il fiore stropicciandosi manda puzzo: ficàttola.

Pitìina, Pitìnia. s. f. Volatica che nasce nella cute umana: empetìggine, volàtica. || Per pipita V. || putiri sputari ’na pitinia, essere digiuno, ma si usa ironicamente.

Pitiniedda. dim. di pitinia.

Pitiniusu. add. Che ha empetiggine.

Pitirri. s. m. Quella sostanza di solfato di ferro che si attacca ai sassi superficiali del calcarone delle zolfaie.

Pitisciu. s. m. Affanno, dispetto (An. M.).

Pititteddu. dim. di pitittu. || Sorta di pagnotta di varie guise. || Cosa ghiotta: ghiottume. || Manicaretto di buon gusto: borbottino.

Pitittiari. v. intr. Far cose da capriccio per ispassarsi: spassar tempo.

Pitittìvuli. add. Che desta appetito: appetitoso, appetitevole.

Pitittòria. s. f. L’operar da capriccio, voglia di spassarsi: trastullo, passatempo.

Pitittu. s. m. Voglia di cibo: appetito. || Qualsivoglia altro desiderio: appetito. || Per voglia. || livarisi di pitittu, perder l’appetito col mangiare o simile: levarsi d’appetito. || di tutti pititti, vale di ogni genere. || smoviri lu pitittu, stuzzicar l’appetito: aguzzar l’appetito; o detto di cosa che stuzzichi la voglia: far venire l’acquolina in bocca. || aviri pitittu, dicesi di scarpe, vesti ecc. rotte: rìdere || passarisi lu pitittu, appagar il desiderio: cavarsi la voglia. || passaricci lu pitittu, passare la voglia. || fari passari la fami e lu pitittu, stufare, venir a fastidio. || Prov. lu pitittu fa nesciri la serpi di la tana: la fame caccia il lupo dal bosco. || aviri li pititti di soru Giulia, avia carni arrustuta e vulia calia, si dice di chi lascia il migliore pel peggiore: a vecchia che mangia pollastrelli le vien voglia di carne salata. || pitittu friscu e pani duru, l’appetito bisogna che sia buono, non le pietanze.

Pitittuni. accr. di pitittu: fame. || V. pirittuni.

Pitittuseddu. dim. di pitittusu.

Pitittusu. add. Che desta appetito: appetitoso. || Di persona che brama, desideroso: appetitoso. || Di chi appetisce cibi capricciosi, e mangia poco di altro: svogliatello. || Di chi fa baje o scherzi: ruzzante. Sup. pitittusissimu.

Pitittusuni. accr. di pitittusu. [p. 745 modifica]

Pitiusa. V. camarruni. || V. esula.

Pitòciu. V. pitarru. Possa derivare da pitocco?

Pitraliari. V. pitruliari.

Pitrata. s. f. Colpo di pietra: pietrata, sassata. || – di l’aria, fig. danno inatteso e subitaneo: una folgore. || stari ’na pitrata, si dice quando un adorno, un abito ecc. non istia bene alla persona o alla cosa: starvi a locanda (Pauli).

Pitratedda. dim. di pitrata.

Pitratuna. accr. di pitrata.

Pitrazza. pegg. di petra: pietraccia.

Pitrera. s. f. T. mil. Mortajo meno carico di metallo del mortajo ordinario, per iscagliar pietre: petriero. || Per mascuni V.

Pitrificari. v. a. Far divenir pietra: pietrificare. || rifl. pass. Impietrirsi: pietrificarsi. P. pass. pitrificatu: pietrificato.

Pitrificazzioni. s. f. Il petrificare o petrificarsi: pietrificazione.

Pitrisa. add. e s. f. Sorta di uva simile alla duracina, ma più piccola, ve n’è di due specie.

Pitròliu, Pitrolu. s. m. T. not. Varietà di bitume, liquido, combustibile; galleggia sopra l’acqua: petrolio. || agghiuttiri o calari comu ogghiu pitrolu, agevolmente e con piacere: gli pare uno zucchero di tre cotte. || chi è ogghiu pitroliu? per dire, che è buono?: che è balsamo del Perù?

Pitrotta. s. f. Sasso di mediocre grandezza: sassuolo.

Pitrudda. dim. di petra: pietrina, pietrolina, sassolino.

Pitruddicchia. dim. di pitrudda.

Pitruliamentu. V. pitruliata.

Pitruliari. v. a. Scagliar sassi contro alcuno: assassare, lapidare. || recipr. Tirarsi l’un l’altro pietre: assassarsi, far a’ sassi. P. pass. pitruliatu: assassato, lapidato.

Pitruliata. s. f. Battaglia fatta co’ sassi: sassajuola.

Pitruliatedda. dim. di pitruliata.

Pitruliatuna. accr. di pitruliata.

Pitrulizzu. s. m. Luogo piano di sassi, o terreno ciottoloso, sassoso. || V. chiarchiaru.

Pitruna s. f., Pitruni s. m. accr. di pietra, di sasso: pietrone, sassone.

Pitrusinazzu sarvaggiu. V. cicutaria.

Pitrusineddu. dim. di pitrusinu: petrosellino. || – di muntagna. V. cicutaria. || – velenusu. Selinum sylvestre Ucr.

Pitrusinu. s. m. T. bot. Pianterella nota di fiori gialli, che adoperasi per condimento: prezzémolo, petrosello, petrosèmolo. Apium petroselium L. || – cu fogghi comu accia: prezzemolo romano. Apium latifolium Mill. || – rizzu, quello a foglie crespe. Apium crispium Mill. (Macaluso). || era beddu lu pitrusinu, vinni la gatta e cci pisciau, quando una cosa brutta più si sconcia: era poco brutta, ora sì che è diventata beghina.

Pitrusa. s. f. Pesce con molti ossini tondi sparsi nella carne.

Pitrusu. add. Pieno di pietre: pietroso, sassoso.

Pitruzza. dim. di petra: pietruzza, pietrùzzola.

Pitruzzu. s. m. Quella quantità di vino che è regalato a’ vetturali, allorchè portan il vino. || Vasetto a doghe: bottaccio, barlotto. (Forse dal Lat. potus: vaso; fatto dimin. Pasq.).

Pittali. V. pitturina.

Pittaloru. s. m. Pannolino legato al collo del bambino e pendentegli allargato sul petto: bavaglino (Car. Voc. Met.).

Pittalureddu. dim. di pittaloru.

Pittari e ant. Pintari. v. a. Dipingere: pitturare. || E semplicemente: colorire. V. pìnciri.

Pittarra. V. pitarra.

Pittarutu. V. pitturutu.

Pittata. s. f. L’azione del pitturare, del colorire: colorita. || Percotimento di petto: pettata. || Grande e aspra salita, detta dall’affanno del petto che si patisce in salirla: pettata. || fig. Gran fatica. E si dice p. e. ’na pittata di chiantu, un prolungato piagnimento; ’na pittata di fami, diuturna e sforzata inedia.

Pittatedda. dim. di pittata.

Pittatu. add. Da pittari: pitturato, dipinto. || Colorito. || staricci pittatu, dicesi di un vestito che stia bene alla persona: stare dipinto. || mancu pittatu cci starria, non vorrei starvi in alcun modo: non vi starei nè anco dipinto.

Pittavelli. s. m. pl. T. tip. Due grossi mastietti che uniscono il timpano del torchio alla cassa, sì che l’uno e l’altra possano sovrapporsi parallelamente: bartoloni (Car. Voc. Met.).

Pittazzu. pegg. di pettu. || Vale anche: gagliardia, franchezza, coraggio.

Pittedda. (Vinci) Nella frase farinni pittedda, tagliuzzarlo, malmenarlo, tartassarlo. (Ha analogia con pittiddi V.).

Pittègula. s. f. Donna ciarliera, che si mette a tu per tu: pettegola.

Pittera. s. f. Si dice di un bel petto popputo. || Per pitturali V. || Per pittinu V. || E per bustu V.

Pittiddi. s. f. pl. Carta tagliuzzata in minutissime parti le quali si buttano nel carnovale, divertimento più gentile e migliore del getto di curiandoli o altro che possa qualche volta recare danno; potrebbe tradursi: truciolini. (Potrà derivare dal Fr. petits: piccoli).

Pittigghia. V. pittinu.

Pittignuni. V. pittinali. || Usasi sovente come nome di persona immaginaria, onde si dice la nascita di pittignuni.

Pittigulazza. pegg. di pittegula: pettegolaccia.

Pittiguliari. v. intr. Ciarlar a mo’ di pettegola, o de’ fatti altrui: pettegoleggiare.

Pìttima. s. f. Decozione d’aromati in vino prezioso, per mitigar dolore o confortare: pìttima. || fig. Dicesi ad uomo nojoso che mai si vuole spiccare d’attorno: pittima. || fari li pittimi o mittirisi a pittima, nojare, importunare: pittimare (Rigutini).

Pittimedda. dim. di pittima.

Pittimusu. add. Nojoso, seccatore, che non si leva mai d’attorno: appiccaticcio, ciòndolo.

Pittinali. s. m. Quella parte del corpo che è tra la pancia e le parti vergognose: pettignone.

Pittinari. v. a. Ravviar i capelli col pettine: pettinare.|| met. Rimproverare, far una bravata: pettinare uno. || Far una critica mordace: pettinare uno. || cu’ nun havi chiffari pettina li cani, è chiaro.

Pittinaru. s. m. Quegli che fa i pettini: pettinàgnolo, pettinajolo. [p. 746 modifica]

Pittinata. s. f.L’azione del pettinare: pettinata. || fig. Bravata: risciacquata.

Pittinatedda. dim. di pittinata.

Pittinateddu. dim. di pittinatu.

Pittinatu. add. da pittinari: pettinato. || asciuttu e pittinatu, dicesi a chi dissimula e sa infingersi: come se il fatto non fosse il suo. || lisciu e pittinatu, attillato. E talvolta fig. spensierato.

Pittinatuna. accr. di pittinata.

Pittinatura. s. f. Ornamento che si pongon in capo le donne: acconciatura, pettinatura, cresta. || Per pittinata V. || pittinatura di tauru, le corna.

Pittinaturedda. dim. di pittinatura.

Pittinazzu. pegg. di pettini.

Pittineddu. dim. di pettini: pettinino (in Firenze).

Pittinera. s. f. Quell’arnese dove si tengono i pettini: pettiniera. || Anco l’arnese dove le donne tengono gli aghi, gli spilli ecc.: torsello.

Pìttini. s. m. Idiotismo di S. Cataldo per pettini V.

Pittini. s. m. Calcoli cabalistici.

Pittinicchiu. dim. di pettini: pettinino. || facci di pittinicchiu, sparutino.

Pittinu. s. m. Quella parte di sopravveste, che si tiene davanti al petto delle donne, e si mette al dinanzi del busto: modestina, pettorina. || In pl. le parti estreme dei petti o busti, dov’è l’abbottonatura: pettìne (pl. Fem.). Perez. || Un rialzo fatto sulla soglia, per fermar meglio le imposte: battente, battitojo. || vistitu a pittinu: vestito a fisciù. (Tumminello).

Pittiredda cu li tiranti: bustino colle falde (An. Cat.) per insegnare i bambini ad andare.

Pittirrussiàri. v. intr. Andar a caccia di pettirossi: pettirossare (Nerucci).

Pittirunata. V. pittata.

Pittòricu. add. Appartenente a pittura: pittorico.

Pittrici. fem. di pitturi: pittrice.

Pittu. V. pettu.

Pittura. s. f. Dipintura, l’arte del dipingere: pittura. || La cosa rappresentata per via di dipintura: pittura. || Descrizione sensata, chiara, toccante. || stari ’na pittura, si dice di una opera ben fatta, ben acconcia: star dipinto, p. e. sta ’na pittura, sta bene: sta bene che è una pittura.

Pitturaleddu. V. pitturali.

Pitturali. s. m. Parte del fornimento del cavallo, che passa pel petto: pettorale, pettiera. || Per sim. una specie di busto con tirelle, che si pone a’ fanciulli per avvezzarli a camminarc: busto con falde. || V. tiranti. || Guancialino di pelle imbottito, con cui il maestro di scherma si cuopre il petto e il fianco: petto.

Pitturali. add. Di petto: pettorale.

Pitturazza. pegg. di pittura: pitturaccia.

Pitturedda. dim. di pittura.

Pittureddu. dim. e vilif. di pitturi: pittorello.

Pitturi. s. m. Chi professa l’arte della pittura: pittore.

Pitturicchiu. dim. e vilif. di pitturi: pittoruzzo.

Pitturina. s. f. Quella parte della camicia dal cinto fino nel collo, che cuopre il petto: i petti. || Quella pezza triangolare che le donne pongonsi sul petto sotto il busto: petturina.

Pitturinata. V. pittata. || Tanta quantità di roba che entri nel petto del vestito o della camicia: grembiata.

Pitturinedda. dim. di pitturina.

Pitturiscamenti. avv. In modo pittoresco: pittorescamente.

Pitturiscu. add. A maniera di pittore: pittoresco.

Pitturìssa. V. pittrici.

Pitturusu, Pitturutu. add. Alto di petto: petturuto. || fig. Orgoglioso: petturuto.

Pittuzzu. dim. di pettu: pettino, pettuccio (in Firenze). V. pitruzzu al § 2.

Pitulanti. V. petulanti e seg.

Piu. add. Religioso, divoto: pio. || Pietoso, misericordioso: pio. Sup. piissimu: piissimo.

Piu. È anco voce onomatopeica della voce dell’uccello, del pulcino: pio. || piu piu, la voce che mandan molti uccelli insieme: pispillòria.

Piuggiu. V. pidocchiu. Così a Piazza. Dalla corruzione di pidocciu, piducciu, piucciu e così piuggiu.

Pìula. V. pìgula.

Piuliari. V. piguliari.

Pìulu. V. pìgulu.

Piulu. s. m. Piccolo legnetto o bastoncello aguzzo, per varî usi: piuolo.

Piulutu. V. pigulusu.

Piuma. s. f. Penna gentile da servire per ornamento: piuma.

Piuminu. s. m. Nappa di piume di cigno, o di seta, a uso di dare la polvere di cipro: piumino. ||Mazzo di penne lunghe, legate in cima d’un corto manico, serve per ispolverare cose gentili: pennacchio, pennarolo.

Piuncu. add. Malaticcio, poco sano: malito (male ito), bacato (Tomm. D.). || Storpio, tristanzuolo. (Io direi sia corruzione di ciuncu. Pasq. dice del Lat. peius e uncus (o pedes), quasi peggio che un uncino, giacchè noi a un malaticcio diciamo che è come un croccu).

Pìura. V. pecura. Così in Aidone. Fognando la c e stringendo la e.

Piutru. s. m. Stagno raffinato con argento vivo: peltro (Pasq.).

Piviali. V. cappa.

Pivireddu. s. m. T. mar. Ripiegatura del cucito dei ferzi, dentro la quale, come in una guaina, si cuce per fortezza una corda: bigorello.

Pìvulu. V. pigulu.

Pizza. s. f. Sorta di focaccia: pizza. || mettiri pizza avanti furnu, precipitare con poco senno un affare. || pizza, vale anche il pene: coso. Dallo Sp. pixa: pene. || pizza di re, sorta di pesce piccolo, strisciato di colori diversi: minchia o cazzo di re. || pizza fridda, vale flemmatico, posato. || fraccu di la pizza, impotente. || essiri comu la pizza di lu surdu, non voler intendere nè per diritto nè per traverso.

Pizzaferru. V. appizzaferru.

Pizzajuolu. V. spatajolu.

Pizzaloru. s. m. Colui che va raccattando gli stracci, i cenci: cenciajuolo. || V. pizzaru.

Pizzalureddu. dim. di pizzaloru.

Pizzami. s. f. Rottame, quantità di pezzi: pezzame.

Pizzarruneddu. dim. di pizzarruni.

Pizzarruni. s. m. Forma di pane, un po’ appuntata alle estremità (Da pizzu). [p. 747 modifica]

Pizzaru. s. m. Chi fa negozio di cenci: cenciajo. || Chi fa o vende pizze.

Pizzata. s. f. Colpo dato col ferro della trottola. V. pizzinnòngulu.

Pizzazza. pegg. di pizza, e di pezza.

Pizzazzu. pegg. di pezzu: pezzaccio. || Relativamente a tempo bastantemente lontano o lungo: bel pezzo. || pegg. di pizzu.

Pizzeddu. s. m. Quel canaletto adunco d’onde esce l’acqua da’ vasi ecc.: beccuccio (Da pizzu: becco).

Pizzellatu. s. m. Cavallo pezzato: burella (An. Cat.).

Pizzenti. add. e sost. Mendicante, che va pezzando: pezzente. || Spilorcio: gretto. || Prov. cogghi cchiui un pizzenti ca un patruni di mannira, un industrioso guadagna più che un possidente. || pizzenti virgugnusu nun porta mai la tasca china in casa, bisogna essere alle volte ardito o un po’ sfacciato: chi è vergognoso, vada straccioso.

Pizzetta. s. f. Macchia di color diverso nel pelame degli animali. || Quell’iscrizione del titolo dell’opera, solita apporsi sulla parte superiore del dorso del libro: cartello, cartellino (Car. Voc. Met.).

Pizzettu. V. pizzuddu. || Sorbetto servito in pezzetti, invece che nel bicchiere: pezzo gelato. || Per pidunettu V.

Pizziari. V. minuzzari. || Tagliare il lembo a punte o a simile disegno: smerlare, frastagliare, smerluzzare. || rifl. Azzuffarsi. E anco incollerirsi.

Pizziata. s. f. L’azione del pizziari. V. sopra.

Pizziatu. add. da pizziari: smerlato, frastagliato. || Per macchiato.

Pizziatura. V. pizziata. || Ornamento a foggia di merli: merlatura.

Pizzicajoli. s. m. pl. Arnese da tirar peli: pinzetta (Spat.).

Pizzicamentu. V. pizzicata.

Pizzicammerda. s. m. e fem. Misero, avaro, spilorcio: gretto, spizzeca.

Pizzicanteddu. dim. di pizzicanti.

Pizzicanti. add. Che fa pizzicare: pizzicante. || Detto di linguaggio: frizzante.

Pizzicari. v. a. Dar pizzicotti: pizzicottare. || Il lavare un panno o altro, giusto in quella parte dove si è macchiato, senza bisogno di bagnare tutto il resto. || pizzicari d’una cosa, averne qualche poco: pizzicar di checchessia. || Farsi sentire senza violenza o a riprese, dicesi di febbre, dolore e simile. || pizzicari li favi, levarne la punta nera. || – li castagni, intaccarle acciò non iscoppino quando si metton ad arrostire: castrar le castagne. || pizzicari, nel giuoco, vincer a poco per volta. || Per cuccïari V. || fig. Offender altrui mordendolo con parole: pugnere. || pizzicari di spuntu, detto di vino, incominciar ad inacidirsi: pigliar la punta. || pizzicari un strumentu, di quelli a corda, vale sonarlo: pizzicare. || pizzicari, intr., dar indizio di checchessia: saper di... || – fùari, bestemmiare: attaccar mòccoli. || – di rivugghiu, accennare di rifermentare. || pizzicarisi d’una cosa, pretendere intendersene: piccarsene. || E offendersi: recarsi a male || mi pizzicanu li manu; vorrei dar batoste: mi pizzicano le mani. P. pass. pizzicatu: pizzicottato. || Pizzicato ecc.

Pizzicata. s. f. Toccata di strumento da corda colle dita: pizzicata. || V. pignulata. || L’azione del pizzicare, e del pizzicottare: pizzicottata. || Quantità di tabacco o simile che si piglia colle dita: pìzzico.

Pizzicatedda. dim. di pizzicata. || E nel § 4: pizzicottetto.

Pizzicatina. V. pizzicata al § 3.

Pizzicatu. Termine usato nelle parti di strumenti ad arco, e significa che le note così segnate, non si debbono sonare coll’arco, ma col dito: pizzicato (Perez).

Pizzicatuna. accr. di pizzicata.

Pizzicedda. dim. di pizza, e di pezza.

Pizziceddu. dim. di pizzu. || dim. di pezzu: pezzetto, pezzettino (in Firenze).

Pizzichiddiari. V. chiuviddichiari.

Pizzicunazzu. pegg. e accr. di pizzicuni.

Pizzicuneddu. dim. di pizzicuni: pizzicottino, pizzicottetto. || vasata a pizzicunedddu, tenendo colle dita ciascuno la guancia dell’altro, in Firenze ho udito chiamarlo alla francese.

Pizzicuni. s. m. (pl. pizzicuna). Quantità di cose che si possano pigliare colle punte delle dita: pìzzico. || Lo stringere forte colle dita la carne altrui: pizzico, pizzicotto, pulcesecca. || Prov. tanti pizzicuna fannu li carni niuri, tanti pochi forman un assai: a granello a granello si fa lo stajo e si empie il monte.

Pizzicutu. V. ossu pizziddu.

Pizziddari. V. pizziari. || V. pizziddicari.

Pizziddarotu. V. curtigghiaru.

Pizziddicari. V. chiuviddichïari.

Pizziddu. V. guarnizziunedda. || V. in ossu.

Pizzineddu. dim. di pizzinu.

Pizzingòngulu, Pizzinnòngulu. s. m. Colpo dato colla punta della trottola sopra altra, in segno di vittoria. E il segno che lascia: bùttero. || fari lu pizzinnongulu: far a butterare. (Da pizzu-’n-angulu). || V. tàfara.

Pizzintarìa. s. f. Strettezza nello spendere, azione da pitocco: pitoccheria.

Pizzintiari. v. intr. Mendicare, far il pitocco: pitoccare.

Pizzintuni. accr. di pizzenti; avaronaccio: cacastechi.

Pizzinu. s. m. Piccola carta contenente breve scrittura: polizza. E in generate per viglietto. || Il polizzino su cui stanno scritti i numeri della lotteria: cartella (da pezzu).

Pizzipitirru, Pizzipiturru. s. m. Si dice ad uomo o bambino prosuntuoso, arrogante.

Pizziteddu. dim. di pizzu. || In pl. V. puntina.

Pizzìu. s. m. Usato per lo più in pl. e vale: rissa, contesa.

Pizzocca, Pizzòccara. V. bizzocca.

Pizzolu. V. maniscu (Mal.).

Pizzottu. dim. di pezzu: pezzuolo. || Pietra o legno mezzanamente grande e maneggevole. || Per pilucchinu. V. || Per mancia, regalo al di là del pattuito: sopraggiunta, soprammercato. || Correggia di cuojo che s’attacca al ferro del collare, e si unisce con le tirelle. || E anco una specie di tela; forse dal pizzotto che usan i [p. 748 modifica] Genovesi. || Pezzo di suolo che va in giro nel calcagno: guardione.

Pizzu. s. m. L’estremità acuta di checchessia: punta. || Orlo estremo d’una ruina, d’una fossa, del tetto ecc.: scrìmolo. || Merletto: pizzo. || La bocca degli uccelli: becco. || Membro virile: bischero. || Quei becchetti de’ goletti all’antica: pinzo (In Siena). || ’m pizzu: in punta. || V. in sediri. || pizzu di lu cuvirtuzzu, la più alta parte: comìgnolo. || L’angolo che fanno i panni piegati, la estremità d’una giubba, d’un fazzoletto: cocca. || Prov. pari a lu pizzu s’è marvizzu, di persona che ci basta vederla per conoscerne l’indole: a’ segni si conoscon le balle. || pizzu di cicogna. V. giraniu. || – di corvu, ferro da cavar i denti: cane. E pizzu di corvu, si dice ad una specie di uliva nera. || farisi la facci pizzi pizzi, vergognarsi. || pagari lu pizzu, scrocco che fa la camorra nelle carceri, facendosi dar una mancia dal nuovo capitato. || pizzu, anco per sito, posto.

Pizzucorvu. s. m. T. bot. Erba della famiglia delle borragini: polmonaria officinale. Symphytum bulbosum L.

Pizzudda. dim. di pezza: pezzuola, pezzetta.

Pizzuddiari. V. pizziari.

Pizzuddicchiu. dim. di pizzuddu: pezzettino.

Pizzuddu. dim. di pezzu: pezzetto, pezzuccio. || Detto di tempo, vale tempo brevissimo, p. e. a ’n’autru pizzuddu: da qui a un poco ecc. || vuliricci un pizzuddu e tanticchia, esser cosa difficile: volerci del buon e del bello, esservi che ire.

Pìzzula. s. f. Detto a persona nojosa: camorro, impaccioso. || pigghiari a la pizzula: pigliar di mira. || pizzuli, vale anche rottami di legno.

Pizzulami. s. f. T. st. nat. Materia terrosa cacciata da’ vulcani, che forma buon cemento, di colore rossiccio: pozzolana.

Pizzulari. V. pizzuliari.

Pizzuliamentu. s. m. L’atto del bezzicare: bezzicatura.

Pizzuliari. v. a. Percuotere e ferir col becco: bezzicare. || intr. Beccare, procacciarsi il cibo: bezzicare, beccuzzare (Nerucci). || met. Anco di altri animali, per mangiare: beccare. || rifl. Bezzicarsi.

Pizzuliata. s. f. Il bezzicare o bezzicarsi: bezzicata.

Pizzuliatu. add. Bezzicato. || facci pizzuliata, piena di butteri: butterata.

Pizzuluneddu, dim. di pizzuluni.

Pizzuluni. s. m. Il bezzicare: bezzicatura, bezzicata. || Ferita o margine che resta dal bezzicare: bezzicatura. || Per pizzicuni V. || met. dari un pizzuluni, scroccare destramente; e se in giuoco, vincere largamente.

Pizzutazzu. pegg. di pizzutu.

Pizzuteddu. dim. di pizzutu.

Pizzutteddu. dim. di pizzottu.

Pizzutu. add. Appuntato, aguzzo: acuto, pinzuto (ma è V. A. ital.). || fig. Petulante, rispondiero, prosuntuoso: beccuto (Lori), foraficchio, sputapepe, galletto, pepino, e di donna si dice pure cicigna. || essiri pizzutu: far il gallo, rispondere sempre, e non cederla. || Arditello. Sup. pizzutissimu: acutissimo.

Supplemento

[p. 1153 modifica] [p. 1154 modifica] Piari. V. pigghiari (In Licata).

Piattuzzu. V. piatticeddu.

Piccicanu. V. cunnu.

Picciuni. Per cunnu.

Picciusu. V. picchiusu (In Licata).

Pichesci. V. suprabbitu (In Messina).

Picinaru. V. cunnu (In Terranova).

Picu. – di lu suli. V. scattiu.

Pìcura. V. pecura.

Pidania. V. pidana.

Piddicchia. V. piddicedda. || V. pidduncia.

Pidòcchia, Pidocciu. V. pidocchiu.

Piecura. V. pecura.

Pigna. Il frutto del pino: pina.

Pignara. s. f. L’albero delle pine: pino (In Messina).

Pignata. – china, per dire cornuto.

Pignateddu. arriminari lu pignateddu, fare stregherie.

Pignatuni. Vasetto di creta per iscaldarsi: cècia (In Licata).

Pilesi. Pezzi di ferro da cavallo rotti.

Pinna. – di pasta, una foglia di pasta spianata per poi tagliarne lasagne o che (In Licata).

Pinnedda. Per pannedda V.

Pintumiraula. V. ajula.

Pinturu. V. punturu.

Pipiramuri. V. pumadamuri.

Pipìu. V. pi-pi al § 3 (In Licata).

Piracchia. s. f. Parte del telajo da tessitore, che egli fa muovere co’ piedi: càlcola.

Piralettu. V. pidunettu. || Mezze calze.

Piricocu. V. culu.

Piripiddu. s. m. La pietra che mettono ritta i ragazzi quando giocan alle murelle o simile, e su cui metton i danari: sussi.

Pirnici. – pettu russu: grandule. || – pettu cinnirusu: ganga. || – tunisina: pernice turchesca. || –di mari: pernice di mare.

Pirniciaru, V. spraviruni.

Pirnicunera. V. pirticunera.

Pirnicuni. V. pirticuni.

Pirnizzola. s. f. T. zool. Sorta d’uccello: cincia codone.

Pirrichicchiu. V. birrittuni (In Caltanissetta).

Pirticchiu. V. virticchiu.

Pirtusu. fari pirtusu, allargarsi il tempo.

Pirucca. V. pilucca.

Piscazzata. V. pitrata.

Piscazzu. s. m. Sasso. Nel centro dell’Isola.

Pischiu. s. m. Luogo fangoso, motoso. || pischi, mota.

Piscificu. s. m. Sorta di pesce piatto (In Licata).

Pisciluna. s. m. Sorta di pesce: rondinino.

Piscirova. V. in pisci, pisci d’ovu.

Pisedda. Per fasola V. In Riesi, Bronte.

Pisi-piri. V. pisuli-pisuli.

Pispisè, s. m. Sorta d’uccello: basettino.

Pìssina. V. pissidi.

Pistuddusu. V. pustiddusu.

Pitara. V. giarra (In Licata).

Pitìnia. Anco per pidina V.

Pitirri. Per pappitaciò V. (In Valledolmo).

Pitirru. Sorta d’uccello: tuffetto. || V. pitirri.

Pittinissa. V. pettini.

Pittinissaru. V. pittinaru (Caglià).

Pitturali. Pelle che si pongono al petto i contadini nel formar i covoni.

Piulidda. dim. di piula. || Per seccatore.

Pizzicaferru. V. lingua longa: picchio rosso maggiore. Uccello. || – niuru: picchio nero. || – virdi: picchio verde. || – nicu: picchio piccolo (Caglià).

Pizzuluneddu. a pizzuluneddu, è un modo di seminare.