Nuovo vocabolario siciliano-italiano/FI

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FI

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[p. 377 modifica] Fia. Voce indeclinabile nella frase: unu fia dui ecc.: un fia o via o vie ecc. || Per ficu V. (Aidone).

Fiaccamenti. avv. In modo fiacco: fiaccamente.

Fiaccata. V. fraccata.

Fiacchiceddu. V. fracculiddu.

Fiacchissimamenti. avv. sup. Fiacchissimamente.

Fiacchizza. s. f. Astratto di fiaccu, debolezza: fiacchezza. || fig. Difetto in ciò che appartiene alle cose della mente: fiacchezza.

Fiaccu. add. Fievole, stracco: fiacco. || Che ha poca efficacia: fiacco. Sup. fiacchissimu: fiacchissimo.

Fiàccula. s. f. Torcia, candela o fusto di pino acceso a far lume: fiaccola. || Chi porta lumi in qualche scienza, arte: luminare.

Fiacculidda. dim. Fiaccoletta, fiaccolina, facella.

Fiacculiddu. dim. di fiaccu: fiaccherello, fiacchetto.

Fiaccunazzu. pegg. di fiaccuni.

Fiaccuni. accr. di fiaccu: fiaccone. || Vile. || s. m. Lassezza, ritrosia al moto per debolezza di membra, l’operar lentamente: fiaccona.

Fiamma. s. f. La parte luminosa che esce dalle cose che ardono: fiamma. || Per fuoco semplicemente: fiamma. || Fuoco amoroso: fiamma. || Si suol dire a persona grandemente cara ed amata: fiamma. || In pl. T. mar. Quelle banderuole lunghe biforcute sulle antenne per segnale o per ornamento: fiamme. || Ardore che provasi dentro alle viscere cagionato da infermità: ardore, bruciore.

Fiammelli, Fiammetta. T. mar. V. in fiamma.

Fiammicedda. dim. Fiammella, fiammetta, fiammicella, fiammolina. || V. drappu a fiamma.

Fiammìferu. s. m. Stecchetto con in cima un preparato che strofinato accende: fiammifero, zolfino.

Fiammiggianti. add. Cha fiammeggia: fiammeggiante. || met. Rosseggiante: fiammeggiante.

Fiammiggiari. v. intr. ass. Ardere, convertirsi in fiamma: fiammeggiare. || v. a. Mandar fuori fuoco: fiammmeggiare. || Risplender a guisa di [p. 378 modifica] fiamma: fiammeggiare. || Dicesi anche della vivacità de’ colori: fiammeggiare.

Fiancata. s. f. La parte laterale di checchessia, armadio, ecc: fiancata. || T. mar. Lo sparo di tutta l’artiglieria d’un fianco del legno: fiancata.

Fianchettu. s. m. e si usa al pl. Quaderlettino ripiegato diagonalmente in forma di triangolo cucito a ogni sparato di fondo della camicia: gheroncino.

Fianchiggiari. v. a. T. mil. Fortificar con fianchi: fiancheggiare. || Dar ajuto, fare spalla: fiancheggiare. P. pass. fianchiggiatu: fiancheggiato.

Fiancu. s. m. Parte del corpo tra le cosce e le costole: fianco. || di fiancu, posto avv. di costo: di fianco, per fianco. || Detto di edifizî, muraglie, le pareti laterali: fianchi. || porta di fiancu, che non è nella facciata, ma allato: porta di fianco. || T. mil. Il lato dell’esercito: fianco. || T. mar. La parte esterna della nave, per la sua lunghezza: fianco. || duluri di fiancu o di ciancu, colica: mal di fianchi, o semplicemente fianco.

Fiancunata. V. fiancata. || Per sim. dir checchessia di passaggio che punga o alluda a qualcosa: fiancata, bottata, bottone di passaggio.

Fiaschettu. dim. di fiasco; e quel che serve per tenervi odori ecc: fiaschetta. || E anche quel da polvere pe’ cacciatori: fiaschetta, fiaschino.

Fiaschittineddu. dim. di fiaschettino.

Fiaschittinu. dim. di fiaschetto: fiaschettino.

Fiascu. V. ciascu. || fari fiascu, andar male in un negozio; eludere l’aspettativa: fare fiasco, che dicesi anco di opere teatrali non riuscite.

Fiàscula. (Mal.) V. faidda.

Fìat. Voce latina con cui esprimiamo tempo brevissimo: ntr’on fiat: in un bacchio baleno.

Fiata. s. f. Lo stesso che volta: fiata (Mort.).

Fìbbia. s. f. Arnese quadrato o circolare sbarrato da una traversa dove è infilato l’ardiglione, e serve per fermare: fibbia.

Fibbïaru. s. m. Facitor o venditor di fibbie: fibbiajo.

Fibbïazza. pegg. di fibbia.

Fibbïedda, Fibbietta. dim. Fibbietta.

Fibbiicchia, Fibbiicedda. dim. Fibbiettina.

Fibbiuna. accr. di fibbia.

Fibbra. s. f. Filo di carne che ne’ muscoli, e in altre parti dell’animale ha potenza di naturalmente contrarsi: fibra. || Vena, e si dice delle piante: fibra. || Viscere: fibre.

Fibbraru. V. frivaru.

Fibbretta, Fibbrilla s. f. T. anat. Piccola fibra: fibretta, fibrilla.

Fibbruna. V. frivuni.

Fibbrusu. add. Che ha fibre: fibroso. || Dicesi del sangue consistente a guisa di fibra, non sfibrato: fibroso. || Di ciò che è fatto a foggia di fibra: fibroso. || T. bot. Di quelle radici che si dividon in sottili radicelle come gramigna, orzo ecc: fibroso.

Fìbbula. s. f. T. anat. Il più sottile de’ due ossi della gamba umana: fibula.

Fica. V. ficu (Pasq.).

Ficara. s. f. L’albero di fichi: ficaja. || – sarvaggia, pianta fruticosa e legnosa simile alla ficaja, di cui i frutti divengono nidi di insetti, e che li agricoltori usano appenderli a’ rami delle ficaje: caprifico, fico selvatico.

Ficaredda. dim. di ficaja e di caprifico.

Ficaritu. s. m. Luogo piantato a fichi: ficajo, fichereto.

Ficatali, s. m. Le interiora specialmente del porco: interiora, frattaglie. || Per dispregio, arnese che copre il petto e le spalle di certi ecclesiastici, di color bruno. || V. curata.

Ficatatu. (An. Man.) v. spunzusu.

Ficatazzu. pegg. di ficatu: fegataccio.

Ficateddu. dim. di ficatu: fegatello. E per lo più quel di pollo o piccol animale: fegatino. || met. ficateddu d’unu: amico intrinseco. Che dicesi pure: ficatu e ficateddu o ficateddu e giseri: esser carne e ugna, o pan e cacio. || ogni ficateddu di musca è sustanza, ogni piccola cosa è cosa; ogni cosa è cosa, || jittari li ficateddi: vomitare.

Ficatidduzzu. dim. di ficateddu: fegatelletto.

Fìcatu. s. m. Una delle viscere animali: fègato. || T. chim. Composizione del color di fegato: fegato. || nun aviri nè ficati nè vudedda, d’uomo magrissimo: secco allampanato o come un uscio. E nun sintirisi nè ficati nè vudedda, esser fievolissimo, debolissimo. || ficatu, ficatu, datimi prumuni o un granu di prumuni, modo prov. per rimproverar chi per poca cura dimentica cose facilissime, o fa al contrario di ciò che si è proposto: ove vai? son cipolle. || nisciricci li ficati, stentare: stiracchiar le milze; e si dice per ironia. Si dice anche di chi è pigiato fra la calca. || sintirisi nesciri ’na pinna di ficatu, sentire gran danno, gravezza, dolore, stento ecc. e dicesi per lo più di somma di danaro che si paghi altrui senza poterlo: sentirsi cavare il cuore, sentirsela uscir dagli occhi.

Ficatusu. add. Che è del color del fegato involto, o che ha ribullimento con pustule rosse: fegatoso.

Ficazza. pegg. di ficu: ficaccio.

Ficazzana. s. f. Varietà di fico, grosso, si matura in giugno la prima mano; quelli neri: fichi sampieri, primaticci. Quelli bianchi: fichi fiori. || fari stari ad unu comu ’na ficazzana o comu ’na ficu sfatta, malmenarlo, pigiarlo. E detto di cose: gualcire. || ficazzana cu l’ossu duci tu chi nn’hai? Detto scherzevole e vano, si dice per negare: hai l’osso nel bellico?

Ficazzanata. s. f. Colpo di fico tirato: ficata.

Ficcàbbili. add. Atto a ficcarsi o esser fitto: ficcabile.

Ficcagghiari. v. a. Cacciare, ficcar una cosa con forza in un’altra: conficcare. || Per trafiggere.

Ficcagghiata. V. zagagghiata (Rocca).

Ficcagghiu. V. pugnali. Da ficcagghiari.

Ficcamentu. s. m. Il ficcare: ficcamento.

Ficcareddu. s. m. Ficcanaso V. afficcareddu: ficchino, fiutone. || mittirisi a ficcareddu: cucirsi alle costole, importunare.

Ficcari. v. a. Cacciar una cosa entro un’altra: ficcare. || ficcarila ad unu, dargliela a intendere o ingannarlo: accoccaglierla. || rifl. Cacciarsi dentro: ficcarsi. || Procurare, cercare con premura: ficcarsi. || Intromettersi o adulando o strisciando: ficcarsi. || Farsi innanzi, mettersi [p. 379 modifica] sotto: ficcarsi innanti, ficcarsi sotto. || ficcarisi li causi, li scarpi, ecc.: vestirseli, metterseli. || Nascondersi, segregarsi: ficcarsi, cacciarsi in un luogo. || va ficcati ntr’all’aciu, modo di disprezzare, o scacciar villanamente chi vorrebbe fare o intrudersi. ||ficca e sficca, dalli e dalli, ficca e rificca. P. pass. ficcatu: ficcato.

Ficcarolu. V. afficcareddu.

Ficcata. s. f. ficcamento: ficcatura. || Nell’uso osceno: còito. || Frode, trafarelleria, inganno.

Ficcatedda. dim. di ficcata in tutti i sensi.

Ficcatuna. accr. di ficcata in tutti i sensi.

Ficcatura. s. f. Ficcamento: ficcatura.

Ficci-e-virsicchi. Voce composta. Si dice a un uomo che ha molta astuzia nell’abbindolare: versuto, bindolo, bindolone.

Ficcichïarisi. V. in ’mminzigghiari.

Fichïata. s. f. Mangiata di fichi. || Quantità di fichi: ficame.

Fichitu. s. m. Luogo piantato a fichi, pasticcio di fichi: ficheto.

Fici-Fici. s. m. T zool. Uccellino piccolissimo: luì. Silva rufa L. || Prov. quannu canta lu fici-fici, è vinuta primavera, quando canta il luì è segno che vien primavera.

Ficili. s. m. Per fucili V. || Piccolo ordigno d’acciajo col quale battendo la pietra focaja si trae fuoco: battifuoco, fucile. || petra ficili, quella selce da cui si trae fuoco: pietra focaja. || circari ’na cosa sutta petra ficili, cercarla per tutto, con ogni cura. || scuvari unu o ’na cosa sutta petra ficili, riuscir dopo dubbii e ricerche a rinvenir alcuno o alcuna cosa.

Ficilignu. add. agr. Terreno duro, sterile che si crepaccia facilmente: siliceo, silicioso, selcioso.

Ficu. s. f. (pl. ficu). Albero e frutto noto: fico (s. m.) (però Beato Jacopone usò: la fico). Ficus carica L. || – bifara, che produce due volte, la prima: sampieri, e la seconda: settembrini. Dal Lat. biferi: che produce due volte. || – d’invernu, V. avanti ficu bifara. || – sicchi, il frutto seccato al sole: fichi secchi. || e chi su’ ficu? per esprimere che la tal cosa non è sì facile da farsi presto: che son fichi? || livari ’na ficu di l’arvulu, sciogliere una difficoltà facilissima: levar un ragnatelo dal buco. || aspittari chi chiovinu ficu e passuli: aspettar le lasagne in bocca. || bon’è ca foru ficu! fig. ei ci poteva incoglier peggio: manco male, manco male ch’elle non furon pesche. || bona sira pedi di ficu, modo brusco per significare che non vi è alcun rimedio. || nun valiri o nun impurtari un ficu (qui è m.), non valer o importar nulla: non valer o non importar un fico. || Malore che vien al sesso, consistente in una escrescenza: fico. || Atto che si fa colle mani per dispregio: far le fiche. || fari na ficu, schiacciare, spiaccicare: far un ciaccino V. scafazzari. || darrè lu rre si fa la ficu, di nascosto si fanno certe cose. || ficu larduta e purputa: grassula, fico morbido e buono. || – sanfrancischina, sorta di fico: castagnuolo. || – ottata: dottato. || d’Innia.V. ficudinnia. Per altre qualità cerchisi il suo aggettivo. || – d’Adamu, arboscello: musa. Musa paradisiaca L. || Prov. mancia ficu e ’nzita ficu, mangia fico e innesta fico. || A Nicosia sta per: truogolo. V. schifu. || sarvarisi la panza a li ficu, campar da morte: serbar la pancia ai fichi. || a tempu di ficu nun cc’è nè parenti nè amici, ognuno pensa per sè; vi corrisponderebbe forse questo per l’allegoria in tempo di poponi non prestar il coltello.

Ficudìnnia. s. f. T. bot. Pianta perenne, senza fusto, spuntando le foglie l’una nell’altra, armate di spine, e il frutto ancor esso: fico d’india. Cactus opuntia L. || – sanguigna, il frutto rosso. Cactus cochenillifera. || – muscaredda, il bianco. || Prov. iri a guardari ficudinnia, morire: andar ad ingrassar i petronciani.

Ficudinniara. s. f. L’albero del fico d’india (a Messina). || Venditrice di esse frutta.

Ficudinniaru. s. m. Venditor di fichi d’India.

Ficudinniedda. dim. di ficudinnia.

Ficudinniuna. accr. di ficudinnia.

Ficuni. accr. di ficu: ficone (a Firenze).

Ficunnari. V. fecundari.

Ficurinnia. V. ficudinnia.

Ficuzza. dim. di ficu: fichino.

Fida. s. f. Terreno venduto e assicurato per pascolo di bestiame: fida.

Fidanza. s. f. Fiducia presa nell’altrui fede, e anche generata dalla propria opinione, benchè mal fondata: fidanza. || Sicurtà, malleveria: fidanza.

Fidanzari. v. a. Dar fede di sposo, far fidanza: fidanzare.

Fidanzata. s. f. Promessa sposa, e dicesi rispetto all’uomo cui deve sposare: fidanzata.

Fidari. v. a. Commetter all’altrui fede: fidare. || Dar fidanza, assicurare: fidare. || fidari vistiami, vender la pastura con privativa e assicurazione: fidar il bestiame. || rifl. a. Aver fidanza, fede, opinione di non esser ingannati: fidarsi. || Aver forza, fiducia a fare: fidarsi. Onde nun si fidari, oltre il senso di diffidare di alcuno significa anche non esser buono, aver ripugnanza a fare: non si fidare. || Prov. cui troppu si fidau ristau ’ngannatu: chi si fida rimane ingannato. || di pochi fidati, ma di tutti guardati: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. P. pass. fidatu: fidato.

Fidatamenti. avv. Con fidanza: fidatamente.

Fidateddu. dim. di fidatu.

Fidatizza. s. f. L’esser fidato, lealtà: fidatezza (Tomm. D.).

Fidatu. add. Che è di fede sperimentata, che ispira fiducia: fidato. Sup. fidatissimu: fidatissimo.

Fidatuni. accr. di fidatu.

Fiddamentu. s. m. L’affettare: affettamento.

Fiddari. v. a. Tagliar in fette: affettare. || Per tagliare, fendere. Questo verbo è usato in pochi tempi e in poche frasi come: scuru chi si fedda, cioè molto: bujo che s’affetta. P. pass. fiddatu: affettato.

Fiddazza. pegg. e accr. di fedda: fettaccia (Tomm.). || Incisione, squarciatura, ferita fatta con ferro: taglio, tagliatura.

Fiddazzedda. dim. nel secondo senso. Piccola ferita, piccolo taglio: taglietto.

Fiddazzuna. s. f. accr. Taglio grande: squarcio.

Fiddèccula. s. f. T. zool. Uccello acquatico, nero, col capo simile alla gallina: fòlaga.

Fiddicedda. dim. di fetta: fetticella, fetterella.

Fiddotta. s. f. T. mur. Pezzo di legno che fa architrave: traversa. [p. 380 modifica]

Fidduliamentu. s. m. Il tagliuzzare: tagliuzzamento, || Lo sfetteggiare.

Fidduliari. v. a. Tagliar minutamente, ovvero far molti taglietti e tagliuzzi nella carne: tagliuzzare, frappare. || Ridurre in fette: sfetteggiare. P. pass. fidduliatu: tagliuzzato. || Sfetteggiato.

Fidduliata. s. f. Accoltellamento, tafferuglio.

Fidduliatuna. accr. di fidduliata.

Fidduna. accr. di fedda: fettone (Tomm.).

Fidduzza. dim. di fedda: fettuccia, fettolina, brincello.

Fidelitati, Fideltati. V. A. (Salomone da Lentini) V. fedeltà.

Fidi. s. f. Credenza ferma in una cosa, e antonomasticamente il creder alla rivelazione che Dio avrebbe fatta ad alcuno: fede. || Religione: fede. E per antonomasia la cristiana: fede. || professioni di fidi, dichiarazione della fede professata: professione di fede. || Fidanza: fede. || Lealtà, promessa, onde si dice, mantener la fede, romper la fede. || Testimonianza, onde fari fidi: far fede. || Attestato, o testimonianza in iscritto, fede di nascita ecc. E in pl. s’intendono specialmente quelle che rilascia la curia ecclesiastica: le fedi. || di bona fidi, posto avv. fedelmente: di buona fede. E omu di bona fidi, leale, buono, facile a credere: di buona fede. || in fidi, modo avv. con fede: a fede, di fede. || in bona fidi, innocentemente, lealmente: in buona fede. || supra la fidi, sopra coscienza: sulla fede. || santa fidi, esclamazione di chi non suol altrimenti impazientire: santa fede! Dio buono! || santa fidi dissesi la lega dei nemici della libertà e de’ popoli, uomini religiosissimi ma vera cima di ribaldi che assassinando e spoliando per la santa fede, lasciaron tal voce a significare: ruberia. || omu di nudda fidi: ribaldo. || nun aviri nè liggi nè fidi, viver alla scapestrata, senza freno. || mittirisi in mala fidi, cominciar a sospettare. || dari la sua fidi, promettere. || cummattiri la fidi, arrabbattarsi, far di tutto per ottenere stentatamente checchessia: acciaccinarsi, affacchinarsi. || rinigari la fidi, abiurar la religione: rinnegare. E si dice di chi è estremamente arrabbiato: arrangolare, arrovellarsi. || cu’ nun havi fidi, nun po’ dari fidi: chi non ha fede non ne può dare, chi sospetta d’altrui, sospettate di lui. || fidi di cani, – di mmerda, ecc. motti pungenti per rimproverare o minacciare. || la fidi greca a cui nun è palisi, prov. storico da quando i Greci tradivan i Franchi che di là passavano per andar a massacrar i Saraceni. Anco in Giusti si trova accennata la fede greca in tal senso. || Per verghetta. (An. Cat.). || dari fidi, credere: aggiustar fede a..... || fidi mi sarva e non lignu di varca, secondo la credenza religiosa la fede salva e non la ragione o altro. || Roma viduta fidi pirduta, poichè là ognuno si persuade che chi meno segue l’Evangelo è il Papa-Re. || megghiu muriri chi rumpiri fidi, così dice l’uomo onorato. || cu’ perdi l’onuri perdi assai; ma cu’ perdi la fidi perdi tuttu, son modi di sentire; io direi viceversa.

Fidicummissarìa. s. f. La qualità o i beni del fidecommessario.

Fidicummissàriu. s. m. Quegli in chi va il fidecommesso: fedecommissario.

Fidicummissatu. add. Aggiunto de’ beni soggetti a fedecommesso.

Fidicummissu. s. m. T. leg. Disposizione con cui si lascia una eredità coll’obbligo di poi lasciarla a un terzo: fedecommesso, fidecommesso. || istituiri fidicommissu, vincolar una cosa che non si alieni dal possessore: fare fedecommesso.

Fidili. add. Che osserva fede, leale: fedele. || Costante: fedele. || Sicuro, sperimentato: fedele. || Sincero, schietto: fedele. || Conforme al vero: fedele. || amicu cu tutti e fidili cu nuddu, prov. macchiavellico, ma significa meglio, amico con tutti, impronto, intrinseco con nessuno. || Prov. cu’ è fidili, di tutti è benvulutu, chi è fedele è stimato da tutti. Sup. fidilissimu: fedelissimo.

Fidilissimamenti. avv. sup. Fedelissimamente.

Fidilità, Fidilitati. V. fedeltà.

Fidillini. s. m. pl. Nome di una sorta di pasta finissima: capellini (a Firenze).

Fidilmenti. avv. Con fede, con fedeltà, con verità: fedelmente.

Fidiltà, Fidiltati. V. fedeltà.

Fidiluni. accr. di fedele: fedelone.

Fidizia. s. f. Fede, fidanza, fiducia.

Fidu. add. Che è fedele: fido. Sup. fidissimu: fidissimo.

Fidùcia. s. f. Certa speranza dell’animo di venir a fine o riuscir la cosa sperata o cominciata: fiducia. || Fidanza, fede: fiducia.

Fiduciali. add. Che ha fiducia, affidato: fiduciale.

Fiducialmenti. avv. Con fiducia: fiducialmente.

Fiduciariamenti. avv. T. leg. A modo di fiduciario: fiduciariamente.

Fiduciàriu. add. T. leg. Colui che deve consegnar allo erede la roba lasciata dal testatore, colui alla fede del quale si commette il testatore: fiduciario.

Fieramenti. avv. A mo’ di fiera; aspramente: fieramente.

Fierisssimamenti. avv. sup. Fierissimamente.

Fierizza e Firizza. s. f. È meno e può aver più buon senso di ferità: fierezza. || T. pitt. Forza e vivacità del disegno, del calore: fierezza.

Fieru. add. Non domato; non pieghevole a civiltà; meno di feroce: fiero. || Orribile, spaventevole: fiero. || Eccessivo, acuto, e dicesi di dolore: fiero. || Superbo, insopportabile: fiero. || Cattivo, spiacevole: fiero. Sup. fierissimu: fierissimo. Cade acconcio avvisare coloro che credon rimpulizzirsi infranciosando la lingua, con il dire: io son fiero di questo onore, ecc. come ciò sia erroneo.

Fiesi. V. fesi.

Figghialora. add. Di femmina che sia assai feconda: prolifica, figliereccia.

Figghianna. s. f. Tempo del figliare, il figliare, e il parto stesso: figliatura.

Figghiareddu. dim. di figghiolu: figlioletto.

Figghiari e Figliari. v. intr. Far figliuoli, partorire; parlando con pulitezza s’intende delle bestie sole: figliare. || e chi figghianu! si dice per esclamazione, di cose che finalmente debbono terminare, come chi volesse sempre [p. 381 modifica] danaro, pane, oggetti, ecc. e gli si risponde: ma che credi che ci nascano! || fari figghiari ’na cosa, farla moltiplicare quando par che non basta; o farla rinvenir quando sembri perduta. || tu po’ figghiari e po’ jiri a nurrizza, si dice nel negar assolutamente una cosa; tu puoi crepare. || Detto delle galline: far l’uovo. || Nel contado Toscano dicono anche figghiare (Nerucci). P. pass. figghiatu: figliato. || a chistu l’haju figghiatu, si dice per esprimere che si è veduto nascere.

Figghiastreddu. dim. di figliastro.

Figghiastru e Figliastru. s. m. Figliolo del marito, avuto da altra moglie o viceversa: figliastro. || Prov. fari a cu’ figghi, a cu’ figghiastri, usar particolarità per uno più che per altri.

Figghiata. s. f. Il figliare e quanti figli fa in una volta l’animale: figliata. || add. Che ha partorito: partorita, figliata. || essiri di una cosa prena e figghiata: saperla per lo senno a mente, o esserne annojato: esserne fradicio. || cani figghiata, a chi è rabbiata.

Figghiatu. add. Generato: partorito, figliato.

Figghiatura. s. f. Il tempo del figliare, la cosa figliata e il parto medesimo: figliatura.

Figghiazzu. pegg. di figghiu: figliolaccio.

Figghiolu e Figliolu. s. m. Figlio: figliuolo. || E in pl. si usa per lo più come vocativo ed ha forma di esclamazione, meraviglia, orrore... || Per ragazzo, cioè senza senno, senza esperienza. || In Messina dicono figghiola, ad una ragazza nubile: zitella, pulcella, ragazza. || Nel contado Fiorentino si ode pronunziare figghiolo; e lo scrisse anco Fagioli. || fari figghioli, dicesi delle molte fila di biade che nascono da un sol ceppo: far cesto.

Figghiozzu e Figliozzu. s. m. Quegli che è tenuto a battesimo così è chiamato da chi lo tenne: figlioccio. || Mezzano involto, fascicolo di carte scritture ecc.: fascio, fardello. || quannu mori lu figghiozzu, nun c’è cchiù cumpari nè parrinu, finito l’oggetto cessano le relazioni di esso: morta la vacca, sciolta la società.

Figghittu. V. figghiuzzu.

Figghiu e Figliu. s. m. e f. figghia. Il generato: figlio, figliuolo. || Per amorevolezza si dice nel parlare a qualunque bambino: figliuol mio. || La seconda persona della Trinità: il figliuolo. || – di latti, che non è stato partorito ma allattato solamente: figliuol di latte. || – unicu, unigenito: figlio unico. Anco di cosa che si abbia sola: figliolo unico. || – di famigghia, chi vive sotto potestà paterna: figlio di famiglia. || – di casa o di cunventu, chi vive chiuso in convento: figlio di convento. E si dice anco delle monache. || – d’oru, esemplare, caro, amato. || – la gaddina bianca o figghiu granni, il più diletto tra’ figli: il cucco, il figliolo dei vezzi. E figghiu di la gaddina nivura, è il contrario. || Prov. ogni figghiu a so mamma pari beddu, ciò s’intende: all’orsa pajon belli i suoi orsacchini; e agli autori le loro opere. || nun sugnu figghiu di parrinu, si dice quand’uno non vuol ripetere ciò che ha detto già: non son di maggio. || nun aviri figghi e chianciri niputi, chi dee prender brighe di cose non assolutamente proprie o prodotte da cause estranee: non ho marito e son chiamata mamma! (Tigri, Canti Tosc.) || a cu’ pri figghi s’ammazza, ’ntesta cci sia datu cu ’na mazza, allude alla inutilità, che spesso si prova, nello adoperarsi al meglio della prole. || cu’ havi figghi havi guai: chi disse figliuoli disse duoli. || Quando uno ritrae in tutto e per tutto le buone o male qualità del padre si dice: è figghiu di so’ patri: è figliuol di suo padre. || di figghi masculi nun gudiri, di li fimmini nun ti duliri, pirchì nun sai zoccu havi a viniri, bisogna acconciarsi a ciò che segue, poichè non si sa l’avvenire. || ’na figghia fimmina sta bona a cui addumanna, come quella che anco disutile può arricchirla (Pitrè). || lu figghiu assimigghia a lu patri, e la figghia a la matri, o la figghia comu è allivata, la stuppa com’è filata: quale il padre, tal il figlio; qual la madre, tal la figlia. || li figghi di lu lupu nascinu cu li denti, cioè cogl’istinti di razza: i figliuoli dei gatti piglian i topi. || lu figghiu troppu accarizziatu, (o ’mminzigghiatu) nun è mai ben rigulatu (o crisci malucriatu): chi meglio mi vuole peggio mi fa; o figlio troppo accarezzato non fu mai ben allevato. || cu’ havi mali figghi havi mali vicchizzi, quindi si badi ad educar la prole. || beatu ddu corpu chi nun fici mai figghi, perchè si conserva sempre, lo direbbe una cortigiana che crede si nasca per civettare. || cu’ havi figghi, nun tutti li muccuna su’ soi, deve divider l’alimento o le sostanze con essi: chi ha figliuoli, tutti i bocconi non son suoi. || figghiu di centu patri, figlio di donna pubblica: nato alla macchia. || tutti semu figghi d’Adamu, a chi si crede di sangue azzurro..! a chi crede la propria più antica che l’altrui stirpe: tutti siam figli d’Adamo ed Eva. || megghiu chianciri lu figghiu chi lu patri, la vita del padre importa più che quella del figlio. || fari di ’na figghia tanti jènnari, con pochi mezzi voler imprender molto; operar con inganno: con una figliola si fanno due generi. || lassari pri figghia fimmina, abbandonar in altrui potere ciò che quegli non vorrebbe. || arristari pri figghia fimmina, si usa quando la tal circostanza avviene casualmente senza voglia altrui: rimanere. || la figghia ’ntra li fasci e la dota ’ntra li casci, appena nata la figlia bisogna cominciar a prepararle la dote. || la figghia di la curticiana nun po’ essiri mai bona, non sempre: chi di gallina nasce convien che razzoli. || di li figghi fimmini una è pocu, dui su iocu, quattru ’un hannu locu, sicchè tre dovrebbe essere il buon numero. (Nel contado Fiorentino pronunzian figghio, come noi).

Figghiulami. s. f. agr. Nome collettivo delle masse, rampolli e foglie che metton fuori le piante: figliolame. || Pel vivajo de’ polloni: polloneto.

Figghiulanza. s. f. L’esser figliuolo, filiazione: figliuolanza. || Il numero di figliuoli che altri ha: figliolanza. || T. eccl. L’aggregazione fatta da alcuno alla partecipazione dei beni di qualche pia comunità: figliolanza.

Figghiulara. add. Che fa molti figli: prolifica, figliereccia.

Figghiularìa. V. picciuttaria. [p. 382 modifica]

Figghiulazzu. pegg. di figghiolu: figliolaccio.

Figghiuleddu, Figghiulettu. dim. di figghiolu: figlioletto.

Figghiulinu. s. m. T. agr. Germe rimesso dal fusto vecchio: figliuolo, rampollo. || Per sim. i piccoli bulbi nati fra il bulbo grande, e nelle arance gli spicchi piccoli: figliolino, bambolino, figliolo. || Per dim. di figliolo: figliolino.

Figghiuluni. accr. di figghiolu: figliuolone (Rocca).

Figghiuzzeddu. dim. di figghiuzzu: figliolinetto. || E dim. di figghiozzu: figlioccino.

Figghiuzzu. vezz. di figghiu: figliolino. || E per amorevolezza anco a chi non ci è figlio: ciocino mio!

Figliari. V. figghiari.

Figliastru. V: figghiastru.

Figliolu. V. figghiolu.

Figliozzu. V. figghiozzu.

Figliu. V. figghiu.

Fignu. V. figghiu. (a Noto).

Figottu. dim. di feudo; una estensione di possessione non esterminata.

Figura. s. f. Forma esteriore d’un oggetto, immagine che risulta nella superficie del corpo dal concorso dei lineamenti: figura. || Volto, persona: figura. || Impronta di una cosa scolpita o dipinta: figura. || E si dice della immagine della Madonna o de’ santi: figura. || Mistero che hanno in sè le sacre scritture: figura. || T. rett. Quella maniera di parlare, la quale si parte dal modo comune, che prima e naturalmente ci si offerisce: figura. || T. mat. Lo spazio circoscritto da linee; onde, se da sole linee: figura superficiale se da superficie: figura solida. || T. scult. – tunna, cioè di tutto rilievo: figura tonda. || Presso gli abbachisti è il segno dei numeri: figura. || Nel giuoco delle carte quelle dipinte con figure umane: figure. || Costituzione del cielo e de’ pianeti in un determinato tempo: figura. E per costellazione: figura. || Nel ballo, le linee descritte da’ piedi, e le disposizioni prese da’ ballerini: figure. || Comparsa, mostra, stato quasi; onde fari figura: far figura (e s’intende buona). E vale anche esser in posto eminente. || fari ’na bedda figura, o fari ’na figura, ironicamente è l’istesso di fari mala o brutta figura: far una faccetta, far cattiva figura, scomparire, non adempier agli ufficii di civiltà. E anco fari mali figuri: far delle cattive figure. || fari ’na laida o brutta figura, mancar in fatto d’onestà, onore, ecc: far trista figura. || parrari ’n figura, copertamente, allegoricamente: parlar figurato. || mettiri in figura, gli ottici dicono del dar alle lenti quel lavorio, che specchino bene. || la quarta figura di lu biribbissu, di persona mal messa e mal fatta, o brutta; figura di Callotta. || Prov. oggi ’n figura, dumani ’n sepultura, oggi vivi, domani morti: oggi in figura, domani in sepoltura.

Figuràbbili. add. Che può ricever figura: figurabile. || Che si può figurare.

Figuranti. add. Che figura: figurante. || Coloro che nelle commedie, nella pantomima, ecc. o non parlano o non fanno parti principali: figurante. || E per sim. a chi in un ufficio o società dovrebbe agire, e di proposito non vuole.

Figurari. v. a. Dar figura, scolpire, ecc: figurare. || Far apparire figure: figurare. || Nel ballo, descrivere danzando alcune delle figure: figurare. || rifl. Prender figura: figurarsi. || Rappresentar alla propria immaginazione i modi o ciò che sia di una cosa: figurarsi. || Credere, stimare: figurarsi (benchè riprovato è però d’uso). || intr. Essere molto appariscente: figurare. || E anche far buona mostra: spiccare, primeggiare || Per comparire. p. e. in tal faccenda non voglio figurarci. P. pass. figuratu: figurato.

Figuratamenti. avv. Con figura o in modo figurato: figuratamente.

Figurativamenti. avv. Per figura: figurativamente.

Figurativu. add. Che rappresenta sotto figura: figurativo.

Figuratu. add. Espresso per via di figure: figurato. || cantu figuratu, quello fatto colle regole della musica: canto figurato, contrario del fermo. || linguaggiu, ecc. figuratu, quello dove ricorrono figure rettoriche o grammaticali: linguaggio, ecc. figurato,

Figurazioni. s. f. L’atto di figurare o di dar figura; lo attribuir figura a checchessia, e la figura stessa: figurazione. || Supposizione, fantasia.

Figurazza. s. f. pegg. di figura: figuraccia. || fari la so’ figurazza: far buona figura. || fari ’na figurazza o bedda figurazza, ironicamente, far cattiva figura: far una figuraccia.

Figuredda. s. f. dim. di figura: figuretta, figuruccia.

Figurina, s. f. dim. di figura: figurina. || Statuetta, immagine di santi o che: figurina. || Ironicamente, di persona e per dispregio: figurina.

Figurinedda. s. f. dim. di figurina: figurettina.

Figurinu. s. m. Figura colorita per cui i sarti hanno norma e conoscenza delle mode: figurino. || Giovane vanerello che sta sulle mode: figurino.

Figurista. s. m. T. pitt. Dipintor di figure: figurista.

Figurona. s. f. accr. di figura: figurone, figurona.

Fila. s. f. Numero di cose l’una dietro l’altra per la medesima dirittura: fila, e pl. file (In siciliano il pl. fila è simile al pl. di filu: fila). || a fila, posto avv., un dopo l’altro di seguito: in fila. || in fila o a la fila, l’istesso, di seguito: alla fila, in fila.

Filàbbili. avv. Atto a esser filato: filabile.

Filaccina. s. f. T. bot. Erba nociva alle fave: barbone pannocchiuto. Andropagon hictum L. (Annali di Agr. Sic.).

Filaci. s. m. Il capo della matassa: bàndolo.

Filagnu. V. filaru: filagna, che è continuazione di pezzi di legno in fila.

Filagrana. s. f. Spezie di lavoro fine in oro o in argento, imitante l’arabesco: filigrana.

Filaguteri. V. flautista (Scob.).

Filàgutu. V. flàutu.

Filaloru. V. filaturi d’oru: filaloro.

Filamentu. s. m. Filamento. || Dicesi pure parlandosi de’ muscoli, de’ nervi: filamento. || Filo o simile sottile come quello che si trae dal lino o dalla canape: filamento. || T. bot. Quella parte dello stame dove è attaccata l’antera: filamento.

Filamintusu. add. Che fa filamenta: filamentoso. [p. 383 modifica] E noi anco il diciamo di cacio, vin cotto e simile che fanno fila.

Filànguli. V. sfilazzi.

Filanna. s. f. Luogo dove e per via di macchine, o con ajuto di braccia si tira la seta ecc: filanda.

Filannara. s. f. Donna che fa il mestiere di filatrice: filandaja. || V. indivinagghia al 2 §.

Filannata. V. filarata.

Filannera. V. filannara.

Filanneri. V. nigghiu (Rocca).

Filantropìa. s. f. Amore per gli uomini in generale: filantropìa.

Filàntropu. s. m. Colui che ha filantropia: filàntropo.

Filanu. s. m. Nome qualunque per dir un tale, come Tiziu, Caju, ecc.: Tizio, Cajo, Sempronio, ecc. (Sp. fulano: un tale).

Filara, Filarata. s. f. Tutte le cose insieme che compongono una fila, come alberi, ecc: filare, filarata.

Filareddu. dim. di filaru: filaretto, filarino.

Filarellu. s. m. Ordegno meccanico che mediante una ruota serve a filare. V. manganeddu.

Filari. v. a. Unir il tiglio, o il pelo del lino, lana o altra materia torcendoli e riducendoli in filo: filare. || filari oru, argentu, attorcere sul filo di seta l’oro o l’argento ridotto finissimo: filar l’oro o l’argento. || Smagrire, struggersi: andarsene pel buco dell’acquaio, dar in bucce. || Il muover le dita quando si fa il salasso perchè il sangue abbia più corso. || In senso ass. dicesi del cacio fresco, del vino cotto e ogni altra cosa viscosa che faccia fila: filare. || filari suttili, guardarla pel sottile; ed essere astuto: filar sottile. || E filari grossu: è il contrario: filar grosso. || pigghiari a filari e dari a filari, dar a fare le sue faccende per brigarsi dell’altrui: torre a filare per dare a filare. || nun vuliri filari, fig.: non voler arar diritto. || E vuol dir anco non voler pagare, per sim. del muover delle dita nel contar monete. || filari, dicesi de’ bachi da seta quando fabbricano il loro bozzolo. || passau lu tempu chi Berta filava, non è più quel tempo! non è più tempo che Berta filava. || T. mil. Il marciar in colonna per drappello o per compagnia ecc. (Mort.). || E idda filava la matri di diu, espressione dinotante fastidio, noja di chi sempre è importuno e ripeta la stessa cosa. || va fila! modo di imporre silenzio; quasi dire va via: zitto! tira di lungo! || filarila ad unu, aggirarlo, piaggiandolo o che, per ingannarlo: carrucolarlo. || O soltanto burlarlo, dargliela a intendere: dargliela a bere. || filarisilla, svignarsela: fumarsela. || T. mar. Lasciare scorrere dalle mani misuratamente una corda o che: filare. Contrario di alare. || Prov. cu’ havi pitittu di filari, fila cull’anca di lu cani, chi ha voglia di fare ne sa trovar il modo: a buona lavandaja non mancò mai pietra.

Filarmònicu. s. m. Amatore della musica: filarmònico.

Filaru. s. m. Fila di alberi, piante e simili: filare. || siminari a filaru. V. siminari.

Filastocca, Filastrocca, Filastròccula. s. f. Lunghezza di ragionamenti: filastrocca, filastroccola. || Dicesi anche di lunga serie o di lungo andare di checchessia: filastrocca, filastroccola.

Filastucchiari. v. a. Portar esosamente alle lunghe: storiare, badare, procrastinare.

Filata. V. filara.

Filatista. V. flatista (Rocca).

Filatoràriu. s. m. Chi lavora al filatojo: filatojajo.

Filatòria. s. f. Filastrocca: filatera.

Filatòriu. s. m. Strumento di legno da filar lana, lino, seta, ecc. che ha una ruota con che torce il filo: filatojo. || Il luogo dove sono gli ordegni da filar la seta: filatojo.

Filattera. V. filastrocca: filattera.

Filatu. add. Filato, da filare. || ferru filatu, assottigliato a mo’ di filo: fil di ferro. || s. m. Ogni cosa filata: filato. || Per flatu V. || Per malinconia, tristezza; onde: pigghiarisi di filatu: accorarsi. || E i marini diconlo del vento: andar in poppa o a fil di ruota. || Varietà di pasta in più modi. || filatu cu lu pirtusu: spilloni da osti o foratini. || filatu senza: spilloni senza buco (a Firenze).

Filatura. s. f. Donna che fila a prezzo: filatora. || L’arte e l’atto del filare: filatura. || La mercede a ciò pagata. || Il filato medesimo: filatura.

Filaturàriu, Filaturaru. s. m. V. filatorariu.

Filaturi –tura –trici. verb. Chi o che fila: filatore –tora –trice. || filaturi d’oru, colui che riduce l’oro e l’argento in filo: filaloro.

Filatuseddu. add. Uomo alquanto fastidioso: fastidiosetto. || Detto di cibi che generano flato: un po’ flatuoso.

Filatusu. add. Sofistico, increscevole, intrattabile: fastidioso. || Detto di cibi che generano flati: flatuoso. Sup. filatusissimu: fastidiosissimo. || Flatuosissimo.

Filatusuni. accr. Fastidiosaccio. || Che genera molti flati: molto flatuoso.

Filàutu. V. flàutu.

Filazzata. s. f. Corda formata di fili di vecchie corde disfatte. || (Mal.). Quel laccio che si fa girar attorno alla trottola: ferza, fersa.

Filazzi. V. sfilazzi.

Filèccia. V. freccia.

Filera. s. f. Ordine, fila: filiera. || Un lungo ordine di cose come di stanze, alberi ecc: sfilata, una sfilata di stanze ecc. || Strumento di acciajo bucato con fori di diverse grandezze a uso di passarvi oro, argento, ferro ecc: filiera. || Papilla carnosa bucata che han i bigatti in testa: filiera. (Mort.) || a filera, in fila: per filiera.

Fileri. s. m. T. uccell. Laccio attaccato da una parte allo zimbello, e corre fin al capannino del tenditore per zimbellare: corda dello zimbello, filone (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).

Filettu. s. m. Parte del corpo umano che abbraccia le cinque inferiori congiunture della spina: lombo. In pl. la parte della regione posteriore del tronco, dal dorso alle anche: lombi. || La midolla spinale della bestia macellata: i filetti. || E la polpa sovrapposta alle coste dell’animale: còstola. || Linee di doratura che si tirano per adornamento sopra lavori di arte e mestiere: filatura, filettatura. (Fanf. Casa fior. da vendere). || Imboccatura e parte della briglia o che del cavallo: filetto. Onde attaccari a [p. 384 modifica] filettu, attaccarlo d’ambo i lati del capestro, obbligandolo a tener la testa alta e ferma (Siciliano).

Filiali. add. Di o da figlio: filiale.

Filiana. V. testagrossa, uccello. (Forse da Lanius-rufus fecero rufu-laniu indi fulania o filiana).

Filianedda. dim. di filiana.

Filiari. v. intr. Il girar che fanno gli uccelli per l’aria e particolarmente i rapaci: far ruota, asolare. || Per sim. degli uomini quando spesso bazzicano e s’aggirano per certi luoghi: aliare. || Codiare alcun oggetto amato, ma in modo che altri non s’avveda, così non troppo frequentemente.

Filiazioni. s. f. L’esser figliuolo: filiazione.

Filicciari. v. a. Tirar o colpir con freccia: filecciare. P. pass. filicciatu: frecciato.

Filicciata. s. f. Colpo o ferita di freccia: frecciata.

Filicciaturi. verb. Chi tira di freccia: frecciatore, arciere.

Filiceddu. dim. di filu: filetto.

Filici. V. felici.

Fìlici. s. f. T. bot. Pianta boschereccia ed alpestre le foglie di cui sono minutamente tagliuzzate e distese a guisa di ali: felce. Pteris aquilina L. || – masculina, pianta annoverata nella classe delle felci: felce quercina. Polypodium filix dryopteris. || – florida. Osmunda regalis.

Filicìcchia. s. f. T. bot. Pianta di radice squamosa, nodosa; le fronde numerose a cespuglio, pennate-fesse, con le pennoline parallele bislunghe: polipodio. Polypodium vulgare L. || Prov. curriri como ’na filicicchia, velocemente.

Filicità. V. felicità.

Filicitari. V. felicitari.

Filicitati. V. felicità.

Filiddu. s. m. (pl. filidda) dim. di filo: filettino. || un filiddu di pasta o che, un pochino.

Filìggini. s. f. Quella materia nera, che lascia il fumo su pe’ camini: filiggine, fuliggine.

Filigginusu. add. Che ha filiggine: filigginoso.

Filìina. V. filiggini.

Filìnia. s. f. Tela che fanno i ragni: ragna, ragnatela. || essiri o divintari una filinia, esser magrissimo: esser un filo. E si dice de’ panni quando comincian ad esser logori: ragnare. || Fantasticaggine, scrupolo irragionevole: grullerie. || fari filinii. V. fari puntina.

Filiniazza. pegg. di ragna: ragnaccia.

Filiniedda. dim. Ragnateluccio, ragnuola.

Filiniusu. V. ’nfiliniatu.

Filipèndula. s. f. T. bot. Pianta che ha i fiori internamente bianchi, e rossi fuori, numerosi e a pannocchie pendenti come da un filo: filipendula. Spiraea filipendula L.

Filippinu. s. m. Era prete regolare della congregazione di S. Filippo Neri: filippino.

Filippu. s. m. Era moneta d’uno scudo: filippo.

Filistocchi. s. m. pl. Modi pieni di mollezza e di affettazione usate da donne o da ragazzi: lezii, smancerìe. || E sta per sotterfugi, scappatoje.

Filitteddu. dim. di filettu, picciol lombo.

Filittuni. s. m. Pollone, messiticcio d’albero: germoglio.

Fillastrinu. V. panacea.

Filiu. V. figghiu.

Filoccu. s. m. Filo che spiccia dal panno rotto, o stracciato, o mal cucito: filàccica (in pl. le filàccica). || V. piloccu. || fig. Cosa da nulla: bagattella.

Filodrammàticu. add. e s. Amatore dell’arte drammatica: filodrammatico.

Filologgìa. s. f. Erudizione che abbraccia molti rami letterari, e specialmente sui classici della lingua: filologia.

Filològgicu. add. Appartenente a filologia: filológico.

Filòlogu. s. m. Erudito in filologia; che fa studio sugli autori del ben parlare: filologo.

Filomela. s. f. Nome che si dà pure all’usignuolo: filomela.

Filòsofa. s. f. di filosofo: filósofa.

Filosofàggini. s. f. Dispregio e non curanza stravagante delle cose per lo più curate o stimate: non curanza, sprezzo. || Certa negligenza, anco affettata, negli abiti: sciattaggine.

Filosofali. add. Da filosofo, filosofico: filosofale. || petra filosofali, con cui i credenzoni dicono potersi far l’oro: pietra filosofale.

Filosofanti. s. m. Che attende a filosofia: filosofante. || add. Che filosofa: filosofante.

Filosofari. v. intr. Attender a filosofia, speculare per trovar il vero: filosofare. P. pass. filosofatu: filosofato.

Filosofastru. s. m. Filosofo di poco valore: filosofastro.

Filosofazzu. pegg. di filosofo: filosofaccio. || Che non bada pel sottile intorno agli abbigliamenti.

Filosofettu. dim. di filosofo, ma per dispregio: filosofetto.

Filosofia. s. f. Amore della sapienza, scienza che va al conoscimento delle cose fisiche, e morali per mezzo delle loro cagioni o degli effetti: filosofia. || Dottrina, opinione di qualche filosofo: filosofia. || T. stamp. Certo carattere di mezzo tra l’antico o cicero e il garamone: filosofia. || Certa negligenza nel vestire: trascuranza, sciattezza.

Filosoficamenti. avv. Da filosofu: filosoficamente.

Filosoficchiu. dim. di filosofu ma per ispregio: filosofuolo, filosofuzzo.

Filosoficu. add. Da o di filosofo: filosòfico. || a la filosofica, modo avv., a mo’ de’ filosofi: alla filosofica. E vale anche da uomo schietto, semplice, che non vuole vane apparenze: schiettamente. E vale anche: trascurantemente, sciattamente.

Filosofissa. s. f. Voce di scherzo per filosofa: filosofessa.

Filòsofu e Filòsufu. s. m. Chi professa o studia filosofia: filosofo. || Per sim. Astratto, fantastico: filosofo. || Trascurato nel vestire, mangiare, ne’ doveri di civiltà: positivo, sgloriato, spregiudicato.

Filosofuni. accr. di filosofu: filosofone.

Filosufu. V. filosofu.

Filsa. s. f. Foglio di cartone ripiegato in due, in forma di coperta di libro entro cui si ripongono carte, scritti ecc: cartella.

Filtrari. v. a. Cavar la parte più sottile di un liquido facendolo passare per un panno o simile: feltrare.

Filtratu. add. da feltrare: feltrato. || Di cosa pensata e ripensata ben bene: ponderata, esaminata. [p. 385 modifica]

Filtraturi. s. m. Nome generico di ogni cosa che serve a feltrare: filtro.

Filtrazioni. s. f. Il feltrare: feltrazione.

Filu. s. m. Quel che si trae dalla lana, lino, bambagia, seta: filo. E per sim. d’ogni cosa che si riduca sottile a quel mo’: filo (pl. fila: fila, fili.). || Ogni particella della pasta o maccheroni: filo. || E di altre cose come erba, paglia ecc: filo d’erba, di paglia. || – di perni, – di curaddu, – di domanti ecc. perle, coralli ecc. infilzati in un filo: filza, filo. || Dicesi de’ fluidi quando scorrono a poco: un fil d’acqua ecc. || un filu o un filiddu di frevi, un pocolino. || Per linea: filo. Onde a filu, a linea: a filo. E vale anche, esattamente, senza intermissione: per filo e per segno. || Modo pratico, maniera, ordine di checchessia: filo. || met. La continuazione del discorso, racconto ecc: il filo del discorso ecc. || Taglio del coltello, spada: filo. Onde passari a filu di spata, uccidere: passare a filo di spada. || filu, quello intinto nella sinopia col quale si segna il pancone per segar diritto: filo della sinopia. || di filu, posto avv. continuamente, alla distesa: fil filo. || a filu, dirittamente, con precisione: a filo (Ariosto). || a drittu filu, senza volgere nè a destra nè a sinistra: per diritto filo. || pigghiari ad unu di filu, contrariarlo in tutto e sempre. || teniri pri un filu di capiddu, modo prov. esser lì per fare, per finire, per cascare: mancar poco. || nun pisari un filu di pagghia, non dar veruna molestia. || fila d’oru, i capei biondi. || radica di filu niuru, detto scherzoso che vuol dir nulla. || pigghiari un filu, imprender un tenore di vita, trovar il verso: pigliar il filo. || manciari, o arricòciri filu, aver paura. || filu filu, avverb., successivamente: filo filo. aggruppari fila, rabbiarsi: mangiar rabbia. || a filu di riganu, maniera di tessuto. || fila di lu bustu. V. ossa di balena. || mettiri a filu, detto di muro, metter a piombo. || Stelo delle biade: gambo. || dari filu, far parlare alcuno: dare spago. || a filu d’acqua, a fior d’acqua. || essiri ’ntramatu ’nfilu, dicesi di chi è assai debole: reggersi sui tràmpoli.

Filu-di-pitti. s. f. T. bot. La specie più grande di aloe: aloe-pitto. V. zabbàra.

Filua, Filuca. s. f. T. mar. Bastimento piccolo e soltile che va a vela e a remi velocemente: filuca, feluca, filuga.

Filucazza. pegg. e accr. di filuca.

Filuccheddu. dim. di filoccu.

Filuchedda. s. f. dim. di filuca.

Filucuni. accr. di filuca: filugone.

Filugrana. V. filagrana.

Filuni. s. m. Traccia, vena principale di miniera, e di acqua corrente: filone.

Filunnenti. s. m. Sorta di tela rada e grossa, buona al ricamo: filondente.

Filusella. s. f. Filato di seta stracciata: filaticcio.

Filusi. Voce di gergo e di scherzo per dir: denari.

Filza. s. f. Più cose infilzate: filza. || Fascio di scritture, stampe, unite o legate: filza (Mort.).

Fìmmina. s. f. Il sesso opposto al maschio: femmina, fémina. || Donna: femina. || Per fante, donna, donna di servizio. || Presso gli agricoltori è la pianta che porta i fiori pistilliferi: femmina. || E in alcuni arnesi, si chiama femina quello che riceve altro arnese in sè: femmina. || fimmina di batia o di fora, servigiante delle monache: donna di faccende. || fimmina di ’mmenzu: fattora. E donna di mezzo chiaman i Toscani quella fante che serve a stirare, a tener pulite le stanze, insomma la cameriera. || fimmina di munnu: femina di mondo, scaltrita, o di mal’affare. || Prov. nè fimmini nè tila a lustru di cannila, perchè pajon più belle: nè donne, nè tela non giudicar a lume di candela. || lu munnu non ha persu mai pi fimmini, ma pi dinari, prov. contro coloro che accusan le donne come principal causa d’ogni male. || a la fimmina massara guardacci la scala, se è pulita la scala fa onore alla donna di casa: camera adorna, donna savia. || la fimmina è comu la gatta, quannu s’accarizza allura sgranfugna, la donna quando fa i fichi allora vuol ingannare. || tira cchiù un pilu di fimmina ca centu paricchi di voi, tanto potente è la donna nella società: tira più un filo di benevolenza che cento paja di buoi. || ’na fimmina e ’na papira fannu ’na fera: due donne e un’oca fanno un mercato, tanto schiamazzatrici son le donne. || la fimmina è la causa d’ogni mali, anco di esser causa d’ogni male? || jiri a fimmini, a usare con loro: andar a femmina. || fimmina e birritta tenila stritta, guardale per bene: femmine e galline per troppo andar si perdono. || fimmina barbuta di luntanu la saluta, stalle lontano: donna barbuta co’ sassi la saluta. || fimmina di tilaru, gaddina di puddaru e trigghia di jinnaru, son le più buone. || fimmina chi va ad ogni festa e mulu chi vivi ad ogni funtana, nun su mai boni, è chiaro: chi mena la sua moglie a ogni festa, e dà bere al cavallo a ogni fontana, in capo all’anno il cavallo è bolso, e la moglie p.... || megghiu si pò guardari un saccu di purci, ca ’na fimmina, quando la donna vuole non basta guardia: chi ha rogna da grattare e moglie da guardare non gli manca mai da fare. || casa senza fimmina ’mpuvirisci, poichè manca di chi sappia amministrare le faccenduole domestiche. || fimmini e frumentu nun perdinu tempu: ragazza che dura non perde ventura. || di l’omini pocu su li boni, e di li fimmini nudda, bel complimento! || non cc’è chiù maliziusa di la fimmina: astuzia di donna le vince tutte. || V. in donna altri proverbi.

Fimminarìa. s. f. Moltitudine o universalità delle femine: femminerìa.

Fimminaru. add. Vago di fimmina: donnajuolo. || Di maniere effeminate: femminiere.

Fimminazza. pegg. di fimmina: femminaccia, donnaccia. || Grande e grossa: femminaccia. || Per dispregio: donnacchera. || Sfacciata, che non porta rispetto a nessuno: vacca trentina, donnaccia.

Fimminedda, Fimminetta. dim. Feminetta, femminella, donnina, donnetta, donnicina, femminoccia. || vil. Femminella, donnuccia, donnàccola. || Detto di alcuni arnesi che ne ricevon altro in sè: femmina. || essiri ’na fimminedda, timido, debole: effeminato, donnino. || ogni tinta fimminedda, arricchisci la puviredda, la donna arricchisce la casa. || Gangherella (crucchettu fimmina): femminella. || In pl. que’ termini di [p. 386 modifica] osso fatti a modo di unghia, che nutriscono le unghia al cavallo: tuello. || T. mar. L’occhio delle bandelle saldamente conficcate nel corpo del bastimento, che ricevono gli aghi degli agugliotti, e così il timone trovasi collocato e girevole: femminelle (Car. Vor. Met.).

Fimminicchia. dim. Femminina, donnina.

Fimminili. add. Di femmina: femminile. || Aggiunto a nomi di quel genere: femminile.

Fimmininu. add. Di genere di femmina: femminino. || Detto di chiave femmina: chiave femminina.

Fimminiscamenti. avv. Femminilmente: femminescamente.

Fimminiscu. add. Da femmina: femminesco.

Fimminitu. V. fimminarìa: donneto.

Fimminuna. accr. di fimmina: femminona. || Savia, brava donna.

Fimminunazza. pegg. di fimminuna.

Fimminuzza. vilif. di fimmina: femminuccia, femminuzza.

Fimu. s. m. Sterco, letame: fimo.

Fina. prep. Di tempo, di luogo e si unisce come: finattantu, finacquannu, finchì, finora o finadora ecc: fino a tanto, fin da quando, finchè, fin d’ora, ecc.

Finàita. V. lìmmitu. || essiri a finaita, contiguo, confine: confinare.

Finaitari. V. allimitari.

Finali. s. m. Qualunque cosa con che si finisce, si chiude checchessia: finale. || T. mus. Pezzo che chiude un atto: finale. || T. stamp. Fregi e rabeschi onde si adorna nei libri il fine dei capitoli: finale.

Finali. add. Definitivo, ultimo: finale.

Finalizzari. v. a. Portar a fine, a termine: finire, terminare. P. pass. finalizzatu: finito (in italiano finalizzare è barbarismo. Ugolini).

Finalmenti. avv. In fine, alla fine: finalmente.

Finaloru. s. m. Chi porta il fieno a vendere.

Finamenti. avv. In modo fine o fino: finamente.

Finanza. s. f. Il danaro e rendite dello Stato: finanze (benchè francesismo, è d’uso).

Finanzieri. s. m. Amministrator di finanze: finanziere.

Finata. s. f. Campo da cui sia segata erba secca per pastura.

Finchì. V. in fina: finchè.

Fincimentn. s. m. Il fingere: fingimento.

Finciri. v. a. Inventare, ritrovare di fantasia: fingere. || Simulare, far vista: fingere. || Rappresentare in iscena: fingere. || Formare, modellare, met. tratta dagli artisti: fingere. || intr. Immaginare: fingere. || rifl. pass. Finger d’essere un altro: fingersi. || lu finciri è virtù, in certi casi bisognasi fingere, ma che sia virtù è troppo! || fincirisi oricchi di mircanti, far credere di non udire: farsi sordo. || Prov. cu’ nun sapi finciri nun sapi rignari, bisogna spesso saper fingere: chi non sa fingere non sa regnare. P. pass. finciutu: finto.

Fincituri –trici –tura. verb. Chi o che finge: fingitore –trice.

Finestra. s. f. Apertura nel muro per dar lume: finestra. || E le imposte di essa: finestra. || finestra supra lu tettu, apertura sul tetto per dar lume: abbaino, finestra sopra tetto. || trasiri pri la finestra, fig. arrivar non per le rette vie, ma per altre: passar per la finestra e non per l’uscio. || stari a la finestra, fig. vedersi la fine d’un affare senza prendervi parte, o senza pericolo. || o ti manci sta minestra o ti jetti di sta finestra, dicesi di chi è messo fra due partiti durissimi: o mangiar questa minestra o saltar questa finestra. || chiùdiri la finestra ad unu, lo fan le donne per istizzire l’amante o chi vuol amoreggiarle: far una finestrata. || corpu di finestra, corpu di balestra, l’aria che entra dalle finestre è micidiale: aria di finestra, colpo di balestra.

Fingiri. V. finciri.

Fini. s. m. e f. Ciò che ha innanzi e non ha dopo: fine. || dari fini, finire: dar fine, por fine. || Confine, limite: fine. || Morte: fine. || Parte estrema di checchessia: fine. || Compimento, esito, riuscita: fine. || Causa, cagione, finale intenzione dell’operante: fine. || ultimu fini, secondo i teologi, Dio, la eterna beatitudine: fine ultimo. || essiri ’n fini o ’n fini di morti, vicino a morire: stare in fine. || essiri ’nfini o versu lu fini, essere in sul finire: toccar una, due ecc. parole della fine. || viniri a fini, riuscire: venirne a capo. || fari bonu o malu fini, compiere la sua carriera laudabilmente o no, far buona riuscita o cattiva. || a la fini, o a lu fini, o ’n fini, finalmente, in somma, in conclusione: alla fine, al fine, in fine. || non aviri mai fini, nel parlare o che, esser lungo, noioso. || a la fini a la fini, in somma: alla perfine, alla fin delle fini. || a fini, a effetto: a fine di... || senza fini, infinito: senza fine. || E avv. infinitamente: senza fine. || Prov. ogni cosa veni a fini: ogni dì vien sera. || a lu fini si canta la gloria, all’ultimo si vede la perdita o il guadagno: alla fin del salmo si canta il gloria. || lauda lu fini, massima gesuitica: il fine giustifica i mezzi. || lu fini curuna l’opera, è il finis coronat opus de’ Latini: il fine dimostra la cosa.

Finiari. V. nitriri (Pasq.).

Finiceddu. add. dim. di fino: finetto (ma si usa di una specie di lana).

Finici. s. f. Uccello favoloso, o specie di farfalla: fenice. || Persona o cosa rara: fenice. || Moneta d’oro siciliana.

Finili. s. m. Luogo dove si ripone il fieno: fenile, fienile.

Finimentu. s. m. Il finire e il fine stesso: finimento. || Compimento, fornimento, ornamento: finimento. || Perfezionamento di alcun lavorìo: finimento. || Tutto ciò che si mette in opera ad abbellir e corredar checchessia: finimento. || Per guarnimentu V. || Quelle parti che terminano ed adornano le opere d’arti: finimento. || Orecchini, braccioletti e spillone d’una fattura, per adorno della donna: finimento. || – di jocu di focu, lo sparo di molti fuochi che è in ultimo: gazzarra.

Finiri. v. a. Dare, porre fine: finire. || Morire, intr. ass.: finire. || Per finiari V. || a. Uccidere: finire. || Finir di pagare, far quittanza: finire. || – la festa, dar fine a checchessia: finir la festa. E in senso intr. esser tutto finito: finir la festa. || finirila, farla finita, desistere: finirla, smettere. Onde: finiscila, finèmula, imperativamente: finiscila, finiamola, smetti, smettiamo. [p. 387 modifica] || finirila cu unu,romper seco ogni pratica: finirla con alcuno. || finiri, ass. aver suo fine, il suo effetto: finire. || a finiri, si dice di tutto ciò che finisce assottigliandosi, o sfumandosi. || e finiu, modo reciso di chiuder un discorso, e anche modo di mostrarsi già convinto: è finita, è bell’e finita. || cu’ beni cunsidera lu fini, ben finisci, chi ben pondera, ben si trova. || e finisci, modo prov. con cui si termina una minaccia o come formula conclusiva: e tutti lesti, p. e. si ddura, mi nni vaju, e finisci: se dura, me ne vo, e tutti lesti. || T. pitt. con cui esprimono che le loro opere son condotte ad ultimo lavoro: finire. P. pass. finutu: finito.

Finissimamenti. avv. sup. Finissimamente.

Finistraleddu. dim. di finistrali.

Finistrali. s. m. Muraglia bassa a fianco degli usci da bottega, che serve ad esporvi la roba; e forma come una finestra per dar lume dentro: davanzale.

Finistrazza. pegg. di finestra: finestraccia.

Finistredda. s. f. dim. di finestra: finestrina, e se più piccola: finestrino, finestrella, finestretta. || Per ischerzo, spacco nella biancheria o altro.

Finistrinu. dim. di finestra: finestrino (Rocca).

Finistruna. s. f. accr. di finestra: finestrone.

Finistrunata. s. f. Serie di terrazzini che continuano e girano una parete o più: ballatojo, verone.

Finistruneddu. dim. di finistruni: terrazzinetto, poggiuolino.

Finistruni. s. m. Finestra aperta fin al pavimento, con ringhiera fuori per affacciarvisi: terrazzino, poggiuolo. || E nell’uso si chiama la sola ringhiera o parapetto. Onde finistruni a pettu d’oca: ringhiera inginocchiata. (pl. finistruna).

Finitamenti. avv. Con finità: finitamente. || Con finitezza: finitamente.

Finitissimamenti. avv. sup. Finitissimamente.

Finitizza. s. f. Esecuzione perfetta, esatta: finitezza.

Finitu. s. m. Ciò che ha termine, fine: finito. || add. Compiuto con ogni perfezione: finito. Onde il sup. finitissimu: finitissimo.

Finitura. s. f. Finimento: finitura (che è V. A.), fine.

Finizza. s. f. Qualità di ciò che è fine, eccellente, ottimo nel suo genere: finezza. || Squisitezza di lavoro: finezza. || Accoglienza, cortesia, vezzi: finezza. || Favore, piacere: finezza.

Finnicca. Nella frase una finnicca: Un tantino, un pochino.

Finòcchiu. s. m. T. bot. Pianta nota, che meglio noi chiamiamo: finocchiu duci o di jardinu: finocchio. Anethum foeniculum L. || – di muntagna, è piccolo e nasce spontaneo pe’ monti, di buon sapore e acuto: finocchio comune o selvatico. Foeniculum dulce gusto acuto L. E per trasl.: villano, si dice per ingiuria. || – d’asinu o sarvaggiu fitenti, altra specie non buona però a mangiare. Foeniculum piperitum Lin. || – anitu, di cui le foglie son simili al finocchio, di odore forte e grato: aneto. Pastinaca anethum Spreng. || – marinu o erva di lu pitittu, nasce presso il mare: finocchio marino. || – marinu spinusu, pianta umbellifera di frutti irsuti, con foglie terminate da aguzze punte, e fiori bianchi: echinofora. Echinophora spinosa L. || – di porcu, erba la cui foglia si credeva scacciasse il dolor di denti: finocchio porcino. V. peucedanu. || – ’ngranatu, il seme del finocchio: finocchio. || finocchi! si dice per esclamazione, corbezzoli: finocchi! capperi! || nun jiri circannu finocchi di timpa, non cercar cose non comuni, inutili o disagiose o pericolose: non cercar altro pane che di grano.

Finòminu. V fenòmenu.

Finta. s. f. Finzione: finta. || fari finta, fingere, simulare: far finta, far le viste. || T. sart. Quella parte del vestito che fa finimento alle tasche: finta. || finti di capiddi, ricci o altro posticci, e alle volte tutta la chioma: capelliera, o se pochi: fintino. || In pl. quelle rivolte di panno sui petti o su altre parti della giubba, per lo più di color diverso o d’altra stoffa: mostre, mostreggiature (Gior. la Sicilia). || Per zimbellata (An. Cat.). || T. scherm. Un movimento finto: finta.

Fintamenti. avv. Con finzione, simulatamente: fintamente, infintamente.

Fintazzu. pegg. di finto, falso: fintaccio.

Fintiari. V. azzimmiddari.

Fintissimamenti. avv. sup. Fintissimamente.

Fintizza. s. f. S’usa in pl. Pezzetti di pelle che reggono il tomajo dove s’unisce al quartiere: lunette. V. fermi. || V. nell’ultimo § di finta; e al § 4. || Spranghette che servono ad assicurar le commessure delle casse, o que’ ferri a uncino fissi al muro da un capo e coll’uncino trattengono l’imposta che non chiuda o si muova: contrafforte (Biundi).

Fintizzu. add. Finto, non sincero, simulato: fittizio. || Dicesi di cosa o di rappresentazione al naturale: fittizio.

Fintu. add. Non vero: finto. || Detto di persona, o azione, falsa, simulata: finto. || Porta o finestra finta, non vera, dipinta per ornamento o per ordine: porta o finestra finta. || ciuri fintu: fiore finto, e così di seguito. Sup. fintissimu: fintissimo.

Finu. add. Sottile, minuto: fine. || Ottimo di qualità: fine. || Astuto, sagace: fino. || Valente, valoroso: fino. || Delicato, squisito: fino (Tigri, Canti pop. tosc,). || malu finu, detto per vezzo a ragazzetto: vezzosetto. Sup. finissimu: finissimo.

Finucchiaru. s. m. Chi vende finocchi. || add. Di terra che produce finocchi.

Finucchiastru. s. m. Il gambo del finocchio che tiene del legno.

Finucchiata. s. f. Vino dove sia stato infuso del finocchio o del seme di esso.

Finucchiazzu. pegg. di finocchio: finocchiaccio (credo d’uso).

Finucchieddu. dim. di finocchio: finocchietto, finocchino.

Finucchina. s. f. Pianterella di finocchio (Rocca).

Finucchineddu. dim. di finucchinu.

Finucchinu. s. m. Il primo germoglio che spunta dalla radice del finocchio: finocchino. || Pollone sottile di canna d’India che portasi come mazza: mazzettina, finocchino (a Firenze). || E per sim., persona magretta, esile: smingherlino.

Finuta. s. f. Fine: finita. || a la finuta, modo avv., alla fine: alla finita, al fin del giuoco.

Finutu. add. da finire: finito. || Rifinito, lasso, [p. 388 modifica] che non ne può più: finito. || Per finitu V. || Disperato dai medici, presso a morire: finito. || mortu finutu, stracco, preso da gran paura o gran vergogna. || farila finuta, finirla, smettere di fare o dire: farla finita.

Finzioni. s. f. Il fingere: finzione.

Fioccagghiu, Fioccagliu. s. m. E per lo più in pl. V. aricchina.

Fioccari. v. intr. Il cascar della neve in abbondanza a falde: fioccare. || Per sim. di altre cose che vengon in quantità: fioccare.

Fioccatu. add. Da fioccare, e si dice di cosa che sia come sparsa e coperta di fioccbi di neve: fioccato.

Fiocchettatu. add. Trapuntato con fiocchetti, che forman il punto, e per sim., picchiettato, indanajato, biliottato: fiocchettato.

Fiocchettu. dim. di fiocco: fiocchetto.

Fioccu. s. m. Piccola particella di lana: fiocco. || – di la pruvigghia, nappettina di piume di cigno che si intride di fior di riso o di cipro per passarla al viso o che: piumino. || Per scocca: fiocco. V. || cu li fiocchi, si dice di cosa eccellente nel suo genere: co’ fiocchi. || T. mar. Vele triangolari senza antenna e senza pennone, vele di straglio: fiocco. || – di lu vintagghiu, fiocco di nastro al ventaglio: cicisbèo.

Fioratu. add. Di drappo tessuto a fiori: fiorato.

Fiorettu. V. ciurettu. || Spada con cui s’insegna a schermire: fioretto.

Fiorinu. s. m. Antica moneta: fiorino.

Fiottari. v. intr. Mormorare forte, bofonchiare: fiottare.

Firaci. V. feraci.

Firanti. s. m. Mercante da fiere: fierajuolo. || Uomo astutissimo, scaltrito: dirittone, da bosco e da riviera. E preso anco in mala parte: uomo da tutta botta.

Firari. V. fidari.

Firaru. V. firanti al 1º §.

Firbia. V. furchettu. (Pitrè).

Firbittina. s. f. Funicella di felpa, di seta col pelo, usata anticamente: felpettina.

Firbuni. s. m. Tessuto di lana molto ordinario, e fitto per modo, che non ritiene le pieghe, oggidì non più in uso con tal nome.

Fireti, Firettu. V. furettu. || V. anco filettu all’ultimo §.

Firiali. V. feriali.

Firianti. V. firanti.

Firiati. V. feriati.

Firìbbili. add. Atto a esser ferito: feribile.

Firicedda. dim. di fiera: fieruola. || vilif. di fiera: fierucola.

Firili. V. fidili.

Firiotu. V. firanti.

Firiri. v. a. Percuotere con ferro fino a effusione di sangue: ferire. || Per semplicemente percuotere: ferire. || jiri a firiri, andar a battere, a riuscire, pigliar la dirittura: andar a ferire. || – lu cori ad unu, addolorarlo, od offenderlo in ciò che più gl’importa: ferire nel cuore. || – giustu, fig., dar nel segno, apporsi: ferire nel punto. || – l’oricchi, gridare e fig.: ferire l’udito. || rifl. a. Ferirsi. P. pass. firitu e firutu: ferito.

Firita. s. f. Percossa, taglio con ferro o altro: ferita. || Nel senso morale è offesa all’onore, alla fama, ecc: ferita.

Firitazza. pegg. e accr. di ferita: feritaccia.

Firitedda. dim. di ferita: lieve ferita, scalfittura, leccatura.

Firitina. s. f. Il ferire: ferimento, feritura.

Firituna. s. f. accr. di ferita.

Firituri – trici. verb. Chi o che ferisce: feritore –t rice.

Firizìa. V. fidi (Pitrè).

Firizioni. s. f. Il ferire: ferimento.

Firizza. V. fierizza.

Firiazzola. V. firrazzolu.

Firlizzu. V. firrizzu.

Firma. s. f. Sottoscrizione autentica: firma.

Firmagghiu. V. fermagliu.

Firmamenti. V. fermamenti.

Firmamentu. s. m. Il cielo stellato, l’ottava sfera: firmamento. || Stabilimento, fermanza: fermamento.

Firmareddi. s. f. pl. Frequenti e brevi passate, fermate.

Firmari. v. a. Apporre la firma: firmare. || Per fermari. V. Anco vi è una A. V. ital. firmare per fermare. P. pass. firmatu: firmato.

Firmata. V. fermata. || Il firmare.

Firmatedda. V. fermata.

Firmatura. s. f. Strumento che tiene serrati gli usci, le casse, ecc: serratura.

Firmaturazza. pegg. Serraturaccia.

Firmaturedda. dim. Serraturina.

Firmaturuna. accr. di serratura.

Firmintari. V. fermentari.

Firmizza. V. fermizza.

Firmu. V. fermu. || locazioni o gabbella di firmu, per un corso di tempo certo: di fermo.

Firnàculi. V. frìnnuli.

Firneticari. (Mal.) v. intr. Delirare: farneticare freneticare.

Firnica, Firnicchia (Caruso) V. finnicca.

Firnicìa. s. f. Cura, pensiero, affanno per checchessia: sollecitudine. || stari in o cu firnicia: star in sollecitudine. È metatesi di frinicia già usato per frenesia nel senso di pensiero fantastico.

Firnicïedda. dim. Lieve sollecitudine.

Firnicïuna. accr. Grande sollecitudine, passione.

Firnicïusu. add. Persona che ha gran sollecitudine, che sta in pensiero; e detto di cosa che reca affanno, pensiero.

Firocia. V. ferocia (Minutilla).

Firotu. V. firanti al 1 §.

Firramentu. s. m. Strumento o arnese di ferro: ferramento. || In pl. moltitudine di ferri da lavoro o da metter in opera: ferramenta.

Firrari. v. a. Munir di ferro, e specialmente le bestie: ferrare.

Firrarìa. s. f. Fabbrica dove si lavorano ferri grossi da fabbro: ferraría. || E la contrada ove abitan i ferrai.

Firraru. s. m. Artefice che lavora il ferro: ferrajo. || Chi ferra i cavalli: maniscalco. || Prov. a firraru nun tuccari, a spiziali nun tastari, essendo dal ferraio e toccando può bruciarsi o farsi male, e assaggiando cosa dallo speziale si può avvelenarsi: al fabbro non toccare, al maniscalco non accostare, allo speziale non assaggiare.

Firrata. s. f. Colpo dato colla ferula o sferza: sferzata. || Grata di ferro: ferrata. [p. 389 modifica]

Firratazza. pegg. di firrata.

Firratedda. dim. di firrata: sferzatina. || Piccola ferrata.

Firratu. add. da ferrare: ferrato. || met. Saldo, costante: ferrato. || vinu o acqua firrata, in cui sia stato spento un ferro rovente: vino o acqua ferrata. || – ’n dui o ’n quattru, dicesi del cavallo, secondo che sia ferrato a’ due o a’ quattro piedi.

Firratuna. accr. di firrata in ambo i sensi.

Firratura. s. f. L’atto e il modo di ferrare i cavalli o altro: ferratura. || Tutto il ferro che si mette in opera da’ legnajuoli, carradori, ecc.: ferratura.

Firraturi. (D. B.) Maniscalco: ferratore (qual voce ital. è poco in uso).

Firrazza. pegg. di ferra.

Firrazzeddu. V. firrazzolu al § 1.

Firrazzolu. s. m. T. bot. Erba spontanea alta un uomo, fusto diritto, e foglie come il finocchio; il sugo fa gonfiare, e serve alla pesca intorpidendo i pesci, così detta da noi perchè somiglia alla ferra: tassia. Thapsia garganica L. || dari vastunati cu lu firrazzolu a locu di ferra, in Catania dicesi per gastigare, dare col bastone della bambagia.

Firrazzu. pegg. di ferro: ferraccio. || Grosso paletto.

Firredda. V. firricedda. || Prov. firredda ’nsigna zitedda, le batoste fanno arar diritto: buona e mala femmina vuol bastone, che civiltà a mo’ dell’ex paterno Borbone!

Firrera. s. f. La cava ed il luogo dove si raffina il ferro: ferriera.

Firrettu. dim. di ferru: ferretto.|| Arnese di fil di ferro ripiegato che usan le donne per fermar i capelli: forcina. E s’usa per lo più al pl.

Firriàbbili. add. Atto a girare o a girarsi: girabile.

Firrialoru. s. m. Giuoco da saltimbanchi, che è un disco a spartimenti ne’ quali si punta, un ferro gira attorno a sè, e dove ferma fa guadagnare: girello. || Trastullo di carta, fisso da uno spillo in una canna, e gira col vento, e altri simili: mulinello, frullino. || Detto ad uomo volubile e mal fermo nelle idee: girandolino. E fari lu firrialoru, girare attorno senza pro: non aver posa. E anche ghiribizzare, fantasticare: girandolare.

Firrialureddu. dim. di firrialoru.

Firriari. V. girari. || fig. Trasmutare, convertir una cosa in altra: girare. || – la troffa, o la coffa, cercar vane ragioni, allungandosi nel discorso per tentare di uscir a bene da un imbarazzo, ecc: menar il can per l’aja. || Muoversi in giro: rotare. || firriarisi o firriarisilla a ’na parti, frequentar un luogo: bazzicarvi, avvolgersi per di là. || firriarisi cu unu, cercarne il favore: andar alle belle con alcuno. || jirisi firriannu, darsi gran da fare: acciaccinarsi. E jirisi firriannu casa casa, perder il tempo a nulla: gingillarsi. || sapirisi firriari, esser destro nell’approfittare per procacciarsi vantaggi: rigirarsi, sapersi barca menare. E nun sapirisi firriari il contrario. || firriari tunnu, fig., non aver soggezione, non esser subordinato ad alcuno. E anco non aver coscienza di aver offeso o mancato. || Il girar degli uccelli rapaci nell’aria: andare a... o far ruota. || firriarila, cercare d’interpretare al rovescio e stortamente: girar nel manico. P. pass. firriatu: girato. || Rigirato. || Bazzicato ecc. (Potrebbe venire dal Lat. feriari, far festa e quindi ozieggiare, girovagare, ecc., o dal Gr. περια).

Firriata. V. girata. || met. Cavillazione, frode: gherminella. || –di la quasetta. V. giru.

Firriatedda. V. giratedda.

Firriateddu. dim. di firriatu e nel senso di chiuso; e nel senso del P. pass.: girato. || E sta per ornatello. (S. Salomone Marino. Canti Pop. Sic.).

Firriatu. s. m. Luogo o campo chiuso da mura, siepi, ecc.: chiuso.

Firriatuna. V. giratuna.

Firriaturi. s. m. Uomo furbo che aggira e trae alle sue: giuntatore, dirittone.

Firricedda. dim. di ferra.

Firriceddu. dim. di ferru: ferretto. || Piccolo ferro da stirare: ferretto. || Piccolo ferro da serrare porte, finestre: palettino. || – di la toppa: stanghettina.

Firrieddu, v. firriuneddu.

Firriggiaru. V. spagnuletta.

Firrignu. add. Che tien del ferro: ferrigno. || Detto d’uomo robusto: ferrigno. || met. Rigido, ostinato: ferrigno. || Detto di colore, simile alla ruggine del ferro: ferrigno, ferrugine. || Specie di frumento.

Firriolu e Furriolu. s. m. Sorta di mantello: ferrajolo, ferrajuolo. || a lu cogghiri li firriola, in conclusione: al levar delle tende. || ’mmenzu li galantomini spirìu lu firriolu, fra persone oneste è seguita una frode. || d’un firriolu nni fici un buttuni, ridurre il molto a poco: ha fatto d’una lancia un zipolo. Onde poi si dice: nun veniri nè un firriolu nè un un buttuni, si dice di chi non riesce a formare nulla da checchessia: non farne nè un aspo nè un arcolajo.

Firristò (A. Modo avv. e vale con mente traviata: col cervello in volta, alla pazzesca.

Firrìu. V. giru. || – di testa, vertigine: capogiro, giracapo. || met. Fantasticheria, bizzarrìa: ghiribizzo.

Firriulazzu. pegg. di ferrajolo: ferrajolaccio.

Firriuleddu. dim. di ferrajolo: ferrajolino.

Firriulicchiu. dim. e vilif. di ferrajolo: ferrajoluccio.

Firriuluni. accr. di firriolu.

Firriuneddu. dim. di firriuni: giratina.

Firriuni. s. m. accr. di firrìu, giro grande o violento: girone. || dari un firriuni, quel moto circolare che fa l’animale percosso mortalmente prima di giacere: sventolone (Rigutini).

Firriusu. V. sfirriusu.

Firrizzeddu. dim. di firrizzu.

Firrizzu. s. m. Sgabello di pezzi di ferula: sgabello rustico, scannello. || dari firrizzi ’ntra li pedi, metter impacci, inciampi onde attraversare checchessia. || livari seggi, e mettiri firrizzi, affaticarsi onde accogliere e render servigio a persona amica. || aviri firrizzi pri li manu, aver per le mani cose difficili: tener la serpe, (o l’anguilla) per la coda.

Firrùggiu. s. m. Strumento meccanico a spire nel quale la vite maschio s’insinua: chiocciola. [p. 390 modifica]

Firruna. accr. di ferra, sferza grossa.

Firruni. s. m. accr. di ferro. || Ordigno di legname a guisa di cassone, dove per mezzo di un burattello di stamigna o di velo, scosso dal girar d’una ruota dentata, cerne la farina: frullone. Il solo buratto si chiama: crivu di lu firruni: staccio del frullone.

Firrùnia. V. mali miccinu in miccinu.

Firruzza. dim. di ferra. || Prov. firruzza ’nsigna zitidduzza. V. in firredda.

Firruzzu. dim. di ferro: ferruzzo. || Piccolo paletto che si mette agli usci, finestre, ecc. per serrarle: palettino.

Firtilità. V. fertilità.

Firuta. V. firita (A. V. ital. feruta, Dante).

Firutu. add. da ferire: ferito. || Prov. non sapiri quantu su’ li morti e li firuti, ignorar le circostanze di un fatto o che: esser al buio (A. V. ital. feruto, Guido Cavalcanti).

Firvuri. V. fervuri.

Firvurusu. V. fervurusu.

Fiscali. s. m. Capo e sopraintendente del fisco: fiscale. || Colui che soprintende al criminale: fiscale.

Fiscali. add. Appartenente al fisco: fiscale. || Che tratta come persona addetta al fisco: fiscale. || Detto ad uomo, destro nel cavar di bocca altrui qualche secreto: fiscale.

Fiscalìa. s. f. Inquisizione a danno de’ sospetti di reità, e la ragione del fisco: fiscalità. || Ghiribizzo, fantasticaggine.

Fiscalissa. s. f. Colei, che a modo di fiscale, sa cavar di bocca altrui un segreto: fiscalessa.

Fiscalizzari. v. a. Far da fiscale, sottilizzare, esaminare esattamente: fiscaleggiare.

Fischia. V. pila (Crede il Vinci derivarlo dal Gr. φύσκη: utero, vaso).

Fìschiu. V. friscu.

Fischiuni. s. m. T. zool. Uccello acquatico, di primavera, e quando si tuffa fischia: fischione. Anas penelope L.

Fisciari. v. intr. Balbettare: balbutire. || Stridere. || Per friscari V. || Detto di cose scagliate che fauno rumore per l’aria: rombare.

Fisciata, Fisciatina. s. f. Quel rumore che fa il sasso lanciato per l’aria: rombo.

Fiscina. s. m. T. pesc. Strumento a tridente con cinque o più denti di acciajo a foggia di ami, si adatta a un’asta di legno e serve a colpire i pesci: fiocina, pettinella. || Sorta di corba V. friscina.

Fiscinata. s. f. Colpo di fiocina.

Fiscinedda. dim. Fiocinella (An. Cat.).

Fiscineri. s. m. T. pesc. Colui che pesca colla fiocina: fiociniere.

Fìsciu. V. friscu. E si dice però del fischio che fa il razzo. || Prov. finiri a fìsciu, riuscir a nulla: dar in nonnulla, far vescia (D. B. e Rocca).

Fisciù. s. m. Fazzoletto scempio da collo, con gale o altro guarnimento, con cui le donne si cuoprono il seno e le spalle: fisciù. (Benchè francesismo, Fanf. l’ammette d’uso).

Fiscu. s. m. Pubblico erario a cui si versano le facoltà de’ condannati o dei senza eredi: fisco. || fari lu fiscu, voler fiscaleggiare senza averne l’autorità. || Prov. zoccu nun duni a Cristu, duni a lu fiscu, se non li arrendi alla giustizia divina, incontri però l’umana.

Fisiari. v. a. Cavar pietre col beccastrino (Fesi).

Fìsica, s. f. Filosofia naturale, scienza della natura: fisica. || L’arte medica: fisica.

Fisicamenti. avv. In modo fisico, realmente: fisicamente.

Fisichïari. v. intr. Fantasticare, ghiribizzare: fisicare.

Fìsicu. s. m. Scienziato di fisica: fisico. || Medico: fisico.

Fìsicu. add. Di fisica: fisico.

Fisicusu. add. Ghiribizzoso, fantastico, scrupoloso: fisicoso.

Fìsima. s. f. Voglia capricciosa: fìsima.

Fisonomía. s. f. Aria ed effigie degli uomini: fisionomìa.

Fisonomista. s. m. Chi dalla fisonomia pretende intravvedere l’indole, il carattere, l’ingegno, ecc. dell’uomo: fisonomista. || Che ha memoria nel rammentarsi le fisonomie vedute.

Fissa. s. f. Sinonimo di sticchiu: fica, potta. || Per ingiuria ad uomo da nulla, o non buono nella sua arte: scagnozzo, barbino, sciattino, sbercia. || Minchione. || nun è fissa, non è minchione: non dorme nel loglio (Pauli).

Fissamenti. avv. Con fermezza, attentamente ed è del guardare: fisamente, fissamente. || Stabilmente: fissamente. || Continuamente.

Fissamentu. s. m. Il fisare: affissamento. || Stabilimento, determinazione.

Fissari. v. a. Guardar fisso: fisare, affisare, fissare. || Determinare, stabilire: fissare. || Render fisso, fermo: fissare. || rifl. Ostinarsi: fissarsi. || Perder quasi la ragione, circa però una data cosa: fissarsi. || fissarisi ad una cosa, porvisi del tutto: fissarsi ad una cosa. P. pass. fissatu: fissato, fisato, ecc.

Fissarìa. s. f. Sbaglio, errore, azione da citrullo: trulleria, marrone, arrosto, pàpera. || fari ’na fissarìa: far un arrosto, errare. || nun essiri fissaria, non esser cosa da nulla: non esser lolla. || fissarii comu trona! spropositoni.

Fissariuna. accr. di fissarìa.

Fissazioni. s. f. L’atto del fissare, lo stato di cosa fissata: fissazione. || Fisso pensamento, attenta applicazione della mente: fissazione. || – di menti, il tener la mente fissa in una cosa; pazzia derivata da travolgimento di mente intorno a una data cosa: fissazione di mente. || T. chim. Il render fisso, consistente: fissazione.

Fissazza. pegg. di fissa: ficaccia. || Detto ad uomo, gran babbeo.

Fissiamentu. s. m. Lo sbraveggiare, lo sbravazzare: sbravazzamento. || Lo sgallettare: sgallettìo. || Caricature smorfiose in atti o in parole: daddoli, moine.

Fissiàrisi. v. intr. pass. Ostentare per millanteria, bravura: sbraveggiare, sbravazzare. || Fare il galante, studiarsi di apparire: coglieggiare (Fanf. Voci e man. d. parlar fior.) || Vagheggiarsi come bello o ben vestito: pavoneggiarsi, far la ruota. E ostentar ricchezze, grandezze: pompeggiarsi. || Far atti di vivacità per parere spiritoso, amabile: sgallettare. || Volere padroneggiare: far il potta. || Dimenarsi nel camminare per far la spocchia: scodinzolare, culeggiarsi; o languidamente e volteggiandosi: andar a daddolo o daddolescamente. P. pass. fissiatu: sbraveggiato. || Pavoneggiato. || Pompeggiato. [p. 391 modifica]

Fissiata. s. f. Lo sbravazzare: sbravazzata, bravata. || Pavoneggiamento. || V. fissiamentu.

Fissicedda. dim. di fissa: fichina.

Fissiusamenti. avv. Smorfiosamente, con caricatura: daddolescamente.

Fissiusu. add. Che sbraveggia: sbravazzone. || Pavoneggiatore, spocchioso. || Si dice di donna leziosa: smancerosa. Onde fari la fissiusa, far la smorfiosa: far la patita. || Che va languidamente o agisce smorfiosamente: daddoloso, daddolo (add.).

Fissizza. s. f. Proprietà di non disciogliersi al calore: fissezza. || Applicazione della mente: fissezza (Mort.).

Fissu. add. Fermo e stabile: fisso. || Affisato, attento: fiso. || Fissamente, in forza d’avv.: fisso. || aria fissa, T. chim., gas-acido-carbonico: aria fissa. || sali fissi, estratti da’ corpi per via di calcinazione, o lozione; che non possono essere sciolti da nessun corrosivo: sali fissi. || stiddi fissi, quelle che non alterano la loro posizione e la loro distanza: stelle fisse. || fissu a la memoria, ecc., impresso bene: fisso nella memoria, ecc.

Fissuliddu. dim. di fissu.

Fissuni. accr. di fissa nel senso di sciocco, dappoco.

Fissura. s. f. Piccolo fesso, piccola e stretta apertura: fessura.

Fissuredda. dim. Fessolino, fessurino.

Fistaloru. s. m. Colui che imprende e dirige gli apparati delle feste: festajolo, festajuolo.

Fistanti. add. Che fa festa; allegro: festante.

Fistarizzu. s. m. Festeggiamento: festeggio.

Fistazza. pegg. e accr. di festa: festaccia.

Fistetta. s. f. Pietra tagliata regolarmente: cantone. Così alla Favarotta.

Fisticedda. dim. di festa: festicciuola, festicina.

Fistiggiari. V. festeggiari.

Fistiggiu. s. m. Festeggiamento: festeggio.

Fistina. s. f. Adorno di mattoni dipinti ed invetriati ne’ pavimenti delle stanze nobili. || Per fistuni. V.

Fistinedda. dim. di fistina.

Fistineddu. dim. di fistinu.

Fistinu. s. m. Trattenimento signorile di ballo, o altro, di notte: festino. || Festa grande popolare in Palermo per S. Rosalia. || met. Giubilo, allegrezza. || Accoglienza lieta, festevole: feste.

Fistivamenti. avv. Solennemente: festivamente.

Fistività, Fistivitati. V. festività.

Fistivu. V. festivu.

Fistu-e-rifistu. Modo avv. Dire o fare reiteratamente, batti e ribatti: dàgli, picchia e mena.

Fìstula. s. f. Strumento da fiato, di cannucce proporzionatamente disuguali: fistola (Mort.). || Piaga incurabile, cavernosa e callosa: fistola. || Aggiunto d’una specie di cassia medicinale: cassia fistola.

Fistulìggiu. V. fistinu al 2º e 3º §.

Fistulità, Fistulitati. V. festività.

Fistulìgiu. V. fistinu al 2º e 3º §.

Fistulusu. add. Travagliato da fistole: fistoloso. || Detto di piaga convertita in fistola: fistoloso.

Fistuna. accr. di festa.

Fistunazzu. accr. e pegg. di fistuni.

Fistuneddu. dim. di fistuni: festoncino.

Fistuni. s. m. Fascetto di rami, frutti, fiori veri o finti per adornar muri, o vani di archi o porte per apparato: festone, fiorita.|| Specie di ricamo in tal guisa: smerlo, smerlatura.

Fistusamenti. avv. In modo festoso: festosamente.

Fistuseddu. dim. di festoso: festosetto.

Fistusissimamenti. avv. sup. Festosissimamente.

Fistusu. add. Allegro, gaudioso: festoso. Sup. fistusissimu: festosissimo.

Fistusuni. accr. Di molto festoso.

Fisulera. s. f. T. mar. Barchetta sottile senza coperta che va a remi velocemente, per la caccia di fisoli: fisolera.

Fita. V. figghiata.

Fitàggia, Fitàggiu. s. f. o m. Tempo che la puerpera sta a letto: soprapparto, puerperio.

Fitari. V. figghiari: fetare (usato in ital. per gli ovipari).

Fitazzu. pegg. di fetu: puzzaccio.

Fitenti . add. da fètiri: puzzolente , fetente . fig . Brutto, sconcio: sudicio, fetido. || fitenti-cani, fitenti-diavulu, fitenti-pesta, parole di bravata, di minaccia o anco ridevoli: corpo di mille bombe, del diavolo, ecc. || Prov. lu valenti mori ’mmanu di lu fitenti, alle volte uno spaccone, un ammazzasette è ucciso da un nonnulla, e ha senso fig.: e’ dà talora tal uccello nella ragna, ch’è fuggito dalla gabbia. Sup. fitintissimu: puzzolentissimo.

Fitentimenti. avv. Con puzzo, con fetore: puzzolentemente, fetidamente.

Fiticeddu. dim. di puzzo: puzzino.

Fitìgghiu. s. m. Figlio adottivo (Biundi).

Fitintissimamenti. avv. sup. Puzzolentissimamente.

Fitinzìa. s. f. Fetore: fetenza, fetenzia. || Laidezza, schifezza: lerciume, sudiciume. || Stomacaggine: schifezza. || Cosa malfatta, cattivissima. || fari stari ’na fitinzia, ridurla a mal partito: bruttarla, sconciarla, scazzottarla. || fari stari ad unu ’na fitinzia, ridurlo male, maltrattarlo: conciarlo, ironic. || aviri lu spiritu di la fitinzia, dicesi per ischerzo a chi vuol dare ad intendere di saper le cose avvenire.

Fitìri. V. fètiri.

Fitta. s. f. e per lo più in pl. Dolore pungente e intermitiente: fitta. || li fitti di Nina, detto mordace che esprime una soperchia agitazione, turbamento vero o imaginario: travaglio, passione. || Prov. cu’ havi fitti nun dormi, nel fig. significa che chi ha impegno ne è sollecito: chi ha da fare non dorme. || aviri li fitti, sollecitudine, pensiero. || darinni ’na fitta, dare una fioccata di bastonate: dare un diluvio di bastonate.

Fittata. V. fitta. || V. fittiamentu.

Fittiamentu. s. m. Il frizzare: frizzamento, cuocimento.

Fittiari. v. intr. Il tormentare che fa il dolore dell’ulcera quando genera putredine: frizzare. || Il dolore cagionato da’ corpi acri in contatto alla carne viva: martellare. || Molestar uno a chiedergli continuamente checchessia: importunare.

Fittiata, Fittiatina, Fittiatura. V. fittiamentu.

Fittiziamenti. avv. In modo fittizio: fittiziamente.

Fittìziu. add. Finto, simulato, falso: fittizio. [p. 392 modifica]

Fittizza. s. f. Foltezza, qualità d’esser fitto: fittezza.

Fittu. s. m. V. affittu.

Fittu. add. Cosa sì prossima a cosa, e parte a parte che pajon quasi affiggersi l’una all’altra: fitto. || Ficcato: fitto. || fittu fittu, ha maggior forza: fitto fitto. || mittirisi fittu e ’ncuttu, molestar troppo da presto alcuno: esser alle costole d’alcuno, o esser cucito a’ fianchi. || purtari ad unu fittu, sollecitar alcuno che faccia: star alle costole d’alcuno. || Detto di ’nvernu, notti, ecc. dinota il colmo, il cuore: fitto verno, ecc. Sup. fittissimu: fittissimo.

Fittuccedda. dim. fittuccia: nastrino, fettuccina.

Fittuccia. s. f. Striscia appositamente tessuta: nastro. La fettuccia è sempre di cotone o di seta e serve ad avvolgere o legare: il nastro può anco essere lavorato con oro, e serve inoltre per abbigliamento, ornamento.

Fittucciami. s. f. Assortimento di nastri: nastrame.

Fittucciaru. s. m. Chi fa o vende nastri: nastrajo.

Fittuccina, Fittuccinedda. dim. Nastrino, nastretto.

Fittuliddu. dim. di fittu.

Fittuni di l’ugnu dei cavalli: fellone, fittone (An. Cat.).

Fituni. accr. di fetu.

'Fitura. s. f.’ Gran puzzo: fetore.

Fitusamenti. avv. Con puzzo, fetore: fetidamente.

Fitusarìa. s. f. Molto lezzo, casa puzzosa: lercia, sudiceria, lezzume.

Fitusazzu. pegg. di fitusu: lezzonaccio.

Fituseddu. dim. Alquanto lezzone. || Sudicetto, sudiciotto. || A ragazzo per dispregio: scazzatello.

Fitusu. add. Che fa puzzo: fetoso, lezzoso, sitoso. || Sporco: sudicio, lercio. || Detto di cosa di verun conto: ciarpa. Sup. fitusissimu: puzzolentissimo. || Sudicissimo.

Fitusuni. accr. e si dice per dispregio: lezzone, sudicione, sozzone.

Fiumi. V. ciumi.

Fiùra. V. figura (Anco i Toscani fognando la g dicono fiura).

Fiuri. V. ciuri. || Per certa poesia di tre versi: stornello.

Fiurinu. v. figurinu. || V. fiorinu.

Fìzziu. V. offiziu.

Fizzuseddu. dim. di fizzusu.

Fizzusu. add. Pien di feccia: feccioso. Sup. fizzusissimu: fecciosissimo.

Fizzusuni. accr. di fizzusu.

Supplemento

[p. 1146 modifica] Fiammingu. T. zool. Sorta di uccello: fenicottero (Caglià).

Fibbiagghiu. s. m. Fermaglio: fibbiaglio (Caglià).

Fica. V. cunnu (In Messina).

Ficili. V. crapuzza al § 2.

Ficu. || – d’austu, varietà del fico, di buccia verde: verdino (Perez).

Ficutu. V. ficatu (In Licata).

Fida. s. f. Donna partorita di fresco: puerpera.

Figghiu. – spirituali, il penitente di un confessore. || Prov. li figghi nun su parenti, ma [p. 1147 modifica] su vudedda di lu ventri, i figli son più che parenti.

Figliuzzu. V. figghiozzu e V. figghiuzzu.

Fignari, Fignu. Così a Noto per figghiari e figghiu V.

Figurari. si lu figura! si figura! crede, immagina, suppone. A tal proposito dice Tomm. Io m’immagino una cosa se la suppongo di pianta, e mi figuro i modi, gli andamenti ecc. di ciò che conoscevo in genere.

Filaca. s. f. Ognuna delle verghe che servono a mantenere le frasche della capannuccia.

Filarini. V. fidillini (In Licata).

Filìcia. V. filici.

Fillena. s. f. Un po’ di freddo: frescura.

Fillandriu. s. m. T bot. Sorta di pianta: fellandrio. Phellandrium acquaticum L.

Filosu. V. filosofu.

Filu. a filu ’nn unu: a filo scempio. || a filu ’n dui o a filu duppiu: a filo doppio. || nesciri lu filu, affilare un ferro: metter a filo.

Fimminedda. – di lu piruni, T. tip.: lucerna. || add. Detto del legname, il più leggiero.

Finci. V. filici.

Finistredda. Per sim. l’apertura che rimane fra i denti cascatone uno. Tomm. dice averne udito chiamare per soprannome finestrino uno a cui mancava un dente.

Finnazza. V. cripazza. || V. spiragghiu.

Firrialettu. V. turnialettu.

Firriari. firriariccilla, usar tanti ripieghi da coonestar checchessia, o da imbrogliare o canzonar alcuno.

Firrina. V. virrina; e simili (In Messina).

Firringhiddu. V. funneddu (In Messina).

Fissarìa. s. f. Cosa da nulla. || Ciancia, bubbola, bubbolata.

Fissariedda. dim. di fissarìa.

Fitusu. Per spilorciu V.

Fiu. V. figghiu. Simile ad altri dialetti dell’alta Italia.