Nuovo vocabolario siciliano-italiano/FA

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FA

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F FE

[p. 357 modifica] Fa. T. mus. La quarta delle note musicali: fa

Fabbarìa. V. fava inversa.

Fàbbrica. s. f. Il fabbricare e la cosa fabbricata. fàbbrica. || Luogo dove si fabbrica o lavora checchessia: fabbrica. || Prov. fabbrichi e liti mai su finiti: tanto costano!: il fabbricare è un dolce impoverire. || fabbrica ’ntra strati architetti ’n quantitati; le cose esposte al pubblico non soddisfanno tutti: chi fa la casa in piazza, o l’è troppo alta o troppo bassa. Ognuno trova a ridirvi.

Fabbricabbili. add. Che può essere fabbricato: fabbricabile.

Fabbricamentu. s. m. L’atto e l’effetto del fabbricare: fabbricamento.

Fabbricari. v. a. Edificare ed è proprio di opere manuali, il lavorar con materiali pria esistenti e condurre a forma, case, navi, carri, stoffe, ecc: fabbricare, quando si dice di case, muri e simili anco: murare. || fig. Immaginare, inventare: fabbricare. || – a siccu o asciuttu: murare a secco. || – supra rrina, fig. sopra vanità farci conto: fabbricare sopra rena. Onde; cu’ fabbbica supra rina, la caduta è vicina, prov. chiaro. || Prov. unu fabbrica e nautru sfabbrica, uno fa i denari e chi vien dopo ne gode. P. pres. fabbricanti: fabbricante. P. pass. fabbricatu: fabbricato.

Fabbricateddu. Lo dicono in alcuni siti pel semplice participio, e dim. del sost. fabbricatu.

Fabbricatu. s. m. Edifizio: fabbricato. [p. 358 modifica]

Fabbricatura. s. f. Fabbricazione, ii risultato del fabbricare: fabbricatura.

Fabbricaturi –trici. verb. Chi o che fabbrica: fabbricatore –trice. || s. Muratore.

Fabbricazioni. s. f. L’atto di fabbricare: fabbricazione. || Magistero di arte manuale o la cosa fabbricata: fabbricazione.

Fabbrichedda. s. f. dim. di fabbrica; fabbrichetta.

Fabbrichicchia. V. fabbricuzza.

Fabbricuna. s. f. accr. di fabbrica: fabbricone.

Fabbricuzza. dim. di fabbrica, da poco: fabbricuccia.

Fabbrili. add. Di fabbro: fabbrile (Mort.).

Fabbru. s. m. Nome generico di chi fa arte manuale e specialmente di chi lavora ferro: fabbro. || fig. Inventore, facitore di checchessia: fabbro.

Faccera. (Mal. e Pasq.) V. mascara.

Facceri. V. facciolu.

Faccetta. s. f. Piccola faccia o lato di oggetto tagliato a molti angoli: faccetta. || V. facciuzza; ma in senso spregiativo. || a faccetti, posto avv., si dice di gomma o altro la cui superficie sia a molti lati e piani: a faccette.

Facchina. s. f. Abito con falde: giubba, abito o vestito di conversazione, farsetto.

Facchinaggiu. s. m. Diritto che si paga pe’ facchini: facchinaggio.

Facchinarìa. s. f. Arte di facchino: facchineria. || Azione incivile: villanìa.

Facchinata. s. f. Fatica da facchino: facchinata. || Azione incivile: villanìa. || Il darsi gran fatica, l’affacchinarsi: affacchinata (V. participiu). || Forte cruccio. || Briga, impegno.

Facchinazza. pegg. Farsettaccio.

Facchinazzu. pegg. di facchino: facchinaccio. || Talora per celia è maschile di facchina.

Facchinedda. dim. di facchina: giubbetta, giubbello, farsettino.

Facchiniscamenti. avv. In modo facchinesco: facchinescamente.

Facchiniscu. add. Da o di facchino: facchinesco (Tomm.).

Facchinu. s. m. Quegli che porta pesi addosso per prezzo: facchino. || Un tempo si chiamavan così i bettolieri, i canovai. || Per ingiuria: facchino, e si usa anco add. per dire: villano, incivile. || E per ischerzo il masc. di facchina.

Facchinuneddu. dim. di facchinuni: giubboncello.

Facchinuni. accr. di facchina: giubbone, farsettone.

Facci. s. f. La parte dinanzi del capo: faccia. || Muso, ceffo di animale: faccia. || Ciascun lato o parte di superficie: faccia. || met. Apparenza, dimostrazione, vista: faccia. || – di la scarpa. V. ’mpigna || – di coriu V. sfacciatu. || – tosta, uomo che non sente vergogna: faccia tosta (Tomm. D.) || – granni V. addimannuni. || – a prova di bummi, – facci di nega debbiti o chi si po’ dari ntra li cantuneri, dicesi di uno svergognato: uomo senza faccia. || – cchiù dura d’una petra, svergognato: fronte invetriata o incallita. || – di boja, di cani, di cavaddu, di ’mpisu, di judeu, di scumunicatu, di piccatu murtali, di cusunuvru, di galera, ecc. tutti epiteti insultanti: faccia di boja, di giudeo, di posali lì o d’assassino ecc. || – di mortu: sbiancato. E cu la facci comu li morti, si dice di chi per paura sia impallidito: allibito. || tipita, a chi per color naturale che dà nell’itterizia sembri malsano e non l’è. || – di trippa o arripizzata, colui a cui in viso siano rimaste le margini del vajuolo: butterato. || fari facci, accoglier urbanamente, far buon viso: far cera, e viceversa mala facci: cattiva cera. || canciarisi di facci, impallidire: cangiare la faccia. || vutari facci, fuggire: voltare le spalle. || aviri quattru facci comu lu cascavaddu o essiri omo di dui o quattru facci, esser doppio, traditore, finto: essere a due facce, o esser più doppio delle cipolle. || di facci e facci, in presenza: di faccia a faccia. || jiri ’nfacci ad unu, vale esser ad uno per pregarlo, e vale anche: affrontarlo. || – bianca, vale galantuomo: dabbenuomo. || a prima facci, posto avv., a prima vista: a o di prima faccia. || a facci scuperta, scopertamente: a faccia scoperta. || nun aviri o nun appurtari facci di...: non aver faccia. E aviri facci di...: aver arditezza, sfacciataggine: aver faccia (Crusca). || comu havi la facci havi lu cori, se è brutta perciò crudele, se bella mansueto. || la facci currispunni cu lu cori, dice un proverbio, ma non è sempre vero. I sembianti soglion essere testimoni del cuore, disse Dante. || jittari ’nfacci ad unu, buttare in sul viso checchesisia: buttar in faccia a uno. E vale anche, dar prontamente ciò che è dovuto a uno che ci molesti perciò. || rumpiri ’nfacci ad unu, parlare risentitamente alla presenza di colui di cui si tratta: spiattellarla in sul muso. || diri ’nfacci ’na cosa, dirla alla presenza di colui di cui si parla: dire in faccia una cosa. || ’nfacci, rimpetto: di faccia. || in facci a la chiesa, ala liggi, ad unu, secondo la chiesa, secondo alcuno ecc. || supra la facci di lu locu. T. leg. Sopra il luogo presenzialmente: sulla faccia del luogo. || mettiri ’nfacci beni, casi, ecc.: ipotecare. || dari o mmiscari cu la facci ’nna l’eccetera: dar del naso in culo o nella cupola. || aviri la facci di liuni, e lu cori di cunigghiu:avere la faccia di leone e il cuor di sgricciolo o di coniglio. || avirinni la facci, aver le sembianze: tener faccia di alcuno. || – frunti, dirimpetto. || cu leta facci piacevolmente, lietamente: di buona cera. || – di suli, – di luna, ecc. fresca, grossa, tonda. || – di ternu, gioviale: cuor contento. || dari facci o ’na facci, quando taluno si porta in qualche affare con modi piacevoli anco coonestando un mal fatto altrui o far cosa bramata da altri ma con suo dispendio momentaneo. Vale anche: far le viste. || pigghiari facci, acquistare man mano la forma: pigliar figura, e acquistare man mano quel colore che deve, o che si accostino man mano alla cottura voluta ecc. || – di lu pani, la superficie superiore. || – e ’infurra. T. de’ valigiai. || – ammucciata o chi nun è vista è disiata: più da noi è bramato chi più ci vien negato. || stari a la facci di autru, a servigio: star a posta di alcuno. || dari la facci a la lavina, affaticarsi senza badare a difficoltà. || nun guardari ’nfacci, procedere con dignità non guardando i rispetti umani, gittar [p. 359 modifica] la vergogna: tirar giù il cappuccio. || cadiri la facci ’n terra, venir meno l’ardire, esser preso da vergogna: cader la faccia. || jittarisi ’na cosa facci facci, aver di una cosa grande abbondanza da buttarne via. || canciarisi la facci pri dinari, lasciarsi corrompere: mutar viso. || oh pri la facci mia! tua! ecc. esclamazioni di dolore: tapino a me! lasso a me! || aviri o nun aviri facci di una cosa, mostrare o no apparenza, attitudine a una cosa: tener o no faccia di alcuna cosa. || – di picchiu, dicesi a persona magra, malinconiosa o infermiccia: viso di sentenza contro. || a facci abbuccuni: bocconi. || a facci all’aria, posto avv., volta colla faccia in su: supino. || cu’ havi facci (s’aggiunga anche granni) si marita, chi è bella si marita, però anco le brutte si maritano. E vale anche che chi è ardito, ottiene. || facci senza culuri, o fintu o tradituri, potrebbe non esser nè l’uno nè l’altro, ma essere ammalaticcio: poca barba e men colore, sotto il ciel non è il peggiore. || – di la tavula: fasce (Tumminello). || a cu’ ti voli dari ’n facci, e tu daccilla ’n barba, a chi vuol farti male, sii sollecito rispondergli per bene. || – di la terra, la superficie: faccia della terra. |, modi avv. in danno, in ischerno: alla barba tua, mia, ecc. || pri la tò bedda facci, si dice contro alcuno pizzicandolo per la sua presunzione: pel tuo bel muso. || jittarisi facci pri terra, buttarsi a pregare o ringraziare: cader in sulla faccia (Vinc. Di Giovanni). || – di vecchia, sorta di pane a testa: schiacciata, focaccia. || manciata di zappagghiuna: mangiata da zanzare. || cui fa facci guasta facci, le donne per replicati parti perdono la bellezza. || lavarisi la facci, dicesi del gatto quando si pulisce collo zampino: lisciarsi il capo. || vutari facci ad unu, mancargli di rispetto. || la facci di l’omu è facci di liuni, forte, virile, audace. || facci per facciata V. || lavari la facci ad unu, rimproverarlo: fargli una risciacquata.

Faccialata. s. f. Bravata che facciasi con parole minaccevoli e di rimprovero sul viso altrui: rabbuffo, canata.

Faccialatu. add. Coperta la faccia d’una cappa o bacucco per non farsi riconoscere: imbacuccato.

Facciali. s. m. Arnese di panno che mettesi in capo per coprirsi il volto e non essere riconosciuto: bacucco. || add. Della faccia.

Faccïari. v. a. Ridurre a faccette la superficie di un solido come gemme ecc.: faccettare, affaccettare. P. pass. faccïatu: faccettato, affaccettato.

Facciata. s. f. T. arch. Prospetto, la fronte principale di un edifizio o altro: facciata. || Pagina: faccia, facciata.

Facciatazza. pegg. di facciata.

Faccïatedda. dim. Facciatella.

Faccïateddu. add. dim. di faccïatu: un po’ faccettato.

Faccïatìna. s. f. L’atto e l’effetto dell’affaccettare.

Facciatuna. accr. di facciata.

Facciazza. s. f. pegg. di facci: facciaccia. || a la facciazza mia, tua, ecc. V. facci. || fari facciazza, contraffarsi colle mani il viso, la bocca ecc. in modo da somigliare ad animale feroce: far S. Marco.

Faccicchia. V. facciudda.

Faccicutu. V. facciutu.

Faccifarìa. s. f. Apparenza di amorevolezza o deferenza, tutta contraria a ciò che si ha in animo: simulazione. || Alle volte non procede da tristizia ma dall’uso delle formalità: cerimonia. || Deferenza, rispetto.

Faccifrunti (A. Rimpetto, di faccia: di fronte.

Facciola, Facciolu. s. f. e m. T. zool. Varietà della gaddinedda d’acqua V. che ha una macchia carnea nel becco. || La parete di quella parte degli stipiti che formano il battitojo dell’uscio.

Facciolu. add. Doppio, finto: simulato, falso. || V. cavaddu. || Per pagina V. facciata.

Facciprova, Facciprovi. Composta da facci e prova; ripetizione, di ciò che s’è detto in pregiudizio di alcuno, a faccia a faccia per cavarne la verità: atto di affronto.

Faccipròvitu. (Mal.) Quasi facci proìbitu. V. sfacciatu: faccione.

Faccitedda. dim. di facci: facciuola, faccetta, visetto. || Dicesi ad uomo di faccia piccina.

Facciudda. dim. di facci: visino, visettino.

Facciularìa. s. f. Abitudine, azione da simulato, doppio: doppiezza, simulamento.

Facciulazzu. pegg. di facciolu: fintissimo, doppionaccio.

Facciuleddu. dim. di facciolu.

Facciuluni. accr. di facciolu.

Facciuna. V. facciuni.

Facciunazzu. s. m. accr. di facciuni: gran faccione.

Facciuneddu. Piccolo viso rotondo e grassoccio; e dicesi per lo più de’ fanciulli.

Facciuni. accr. di facci: faccione.

Facciuteddu. dim. di facciutu: bofficiotto, paffutello.

Facciutu. add. Di faccia grassoccia, polposa: boffice, paffuto, grassottone.

Facciuzza. dim. e vezz. di facci: visuccio, visettino.

Facenda, Facenna. s. f. Cosa da farsi, affare, negozio. faccenda. || Cosa assolutamente: faccenda. || strascinari facenni, affaccendarsi molto, volersi dare per tutto un gran da fare: acciaccinare. E sta pure per: adulare. || strascina facenni, uomo che s’intriga in ogni cosa: ser faccenda. || mettiri in facenna, dar da fare: metter in faccenda. || facenni di casa: faccende domestiche.

Facetamenti. avv. In modo faceto: facetamente.

Facetu. add. Piacevole nel dire, gioviale: faceto. Sup. facetissimu: facetissimo.

Facèzia. s. f. Detto arguto e piacevole, giocoso: facezia.

Faci. V. facci.

Faciana. s. f. T. zool. Pesce del genere triglia che si trova nel mediterraneo e nell’oceano; di color rosso pallido: perlone. || f. di facianu: fagiana. || Dicesi a ragazza avvenente.

Facianeddu. dim. di facianu: fagianotto.

Facianu. s. m. T. zool. Uccello salvatico della grandezza di un gallo, di carne squisita: fagiano. Phasianus L. || Giovinetto di bello aspetto.

Facianuna. accr. di faciana. [p. 360 modifica]

Facigghiuneddu. dim. di facigghiuni: falcetto, falciuola.

Facigghiuni. s. m. falce larga, di manico lungo per mietere biade, fieno: falce fienaja.

Fàcili. add. Che si può fare senza molti impedimenti, ostacoli: facile. || In forza di avv. facilmente, facile. || Per forse p. e. facili ca veni: forse viene. Sup. facilissimu: facilissimo.

Facilimenti. V. facilmenti.

Facilissimamenti. avv. sup. Facilissimamente.

Facilità. s. f. Qualità dell’esser facile: facilità, facilitade, facilitate. || Bontà, benignità, disposizione buona: facilità. || T. pitt. Prontezza nell’operare: facilità. || Modo facile con cui sembra fatta una cosa, contrario di artifizioso: facilità.

Facilitamentu. s. m. Il facilitare: facilitamento (Tomm.).

Facilitari. v. a. Render facile: facilitare. P. pass. facilitatu: facilitato.

Facilitati. V. facilità.

Facilitazioni. s. f. Il facilitare: facilitazione. || Agevolezza, facilità. || Alleggerimento, scemamento di prezzo per condiscendenza ecc.

Facilmenti. avv. In modo facile, probabile: facilmente.

Faciltà. V. facilità.

Faciluni. accr. di facili. Persona che tutto creda e faccia facile.

Facinnazza. pegg. di faccenda: faccendaccia.

Facinnedda. dim. di faccenda: faccendella, faccendetta.

Facinneri. s. m. Colui che volentieri s’intriga in ogni cosa: faccendiere, faccendino.

Facinnunarìa. s. f. Affannoneria, curiosità di chi vuol impacciarsi di faccende altrui: faccenderia.

Facinnuni. s. m. Faccendiere: faccendone. || E quando è in buona parte cioè atto alle faccende: faccendevole. || V. marauni.

Facinnusu. add. Faccendiere: faccendoso (Tomm.).

Facinnuzza. dim. di faccenda: faccenduccia, faccenduzza. || Per facinnuneddu. V.

Facinurusu. add. Malvivente, che fa male: facinoroso. || Per animoso, ardito: bravo (Mort.).

Facituri. verb. m. Facitore.

Facitura. s. f. Fattura: facitura.

Facoltà. V. facultà.

Factotum. s. m. Voce latina che vale persona che fa di tutto: factotum. || Intrinseco, confidente che agisce gli affari tutti di alcuno: factotum di...

Facultà, Facultati. s. f. Potenza, altitudine di operare: facultà, facoltà, facoltade, facoltate. || L’uso della ragione: facoltà. || Diritto, privilegio, possibilità di fare o dire: facoltà. || Tutti insieme gli studî che servono per imparare una scienza come: facoltà medica ecc. || In pl. ricchezze: facoltà. || dari facultà, permettere: dar facoltà.

Facultativu. add. T. leg. Che dà facoltà: facoltativo. (Questa voce biasimata dai più è difesa dal Parenti).

Facultusu. add. Ricco: facoltoso, facultoso. || tirrenu facultusu: fertile, produttivo, ubertoso, fruttuoso. || Detto di pianta: vigorosa, rigogliosa. Sup. facultusissimu: facultosissimo.

Facundamenti. avv. In modo facondo: facondamente.

Facùndia. s. f. Prontezza e abbondanza di parole: facondia, facundia.

Facundissimamenti. avv. sup. Facondissimamente.

Facundu. add. Che ha facondia: facondo. Sup. facundissimu: facondissimo.

Facunnu. V. sopra, e così gli altri.

Fadalata. s. f. La quantità che può capire nel grembiale: grembialata, grembiata.

Fadalazzu. pegg. di fadali: grembialaccio.

Fadaleddu. dim. Grembialino, grembiulino, grembiuletto.

Fadali. s. f. Pezzo di panno lino o altro, che tengono dinanzi cinto le donne e pende loro fin sotto i ginocchi o più giù: grembiule, grembiale. E l’usano anco gli artisti, e guastatori ecc. ed è di pelle: grembiale. || Quel cuojo che ora libero ora mastiettato è nella carrozza e si tira su avanti a sè per difendersi dalla pioggia o dal fango: parafango, grembiale. (Da fauda: falda, quasi faudale).

Fadalinu. V. fadaleddu.

Fadaluni. accr. di fadali.

Fadata. V. caduta della veste. || spincirisi la fadata: succinger le vestimenta; stare o andare alzata.

Faddetta. V. fadedda. Così nel Messinese.

Faddittina. s. f. Abito donnesco corto, che oggi dicesi in costume: gonna, gonnella.

Faddu. (Rapisardi) V. fallu.

Fadedda. s. f. Quella parte del vestire donnesco che sta sotto il vestito immediatamente e serve a gonfiar la gonnella: sottana. || V. anche fadetta. || fig. Dicesi d’uomo debole, che sottostia alla moglie, e da lei si lasci guadagnar la mano. || Per donna, fig. || Prov. unni cc’è cappeddi, nun ci vonnu fadeddi, dove ci vogliono gli uomini, non valgon le donne.

Fadetta. V. fadedda. || E si dice anche per gonnella cioè l’abito di sopra dalla cintola in giù. || farisi mettiri la fadetta, lasciarsi comandar dalla donna: lasciarsi metter la gonnella. || tirari pri li fadetti, esser donnajuolo: tirar alle gonnelle.

Fadiari. v. a. Separare con granata o altro dal monte di grano o biade quelle spighe o baccelli sfuggite alla trebbiatura: vigliare.

Fadiddazza. pegg. di fadedda: sottanaccia (a Firenze). || fig. Ad uomo che troppo si lasci menar pel naso da donna: dolcione. || Dicesi pure di uomo che stia sempre in mezzo alle donne. || Per donnaccia.

Fadiddiari. v. intr. Far cose da donne. || Andar dietro a donne: donneare. P. pass. fadiddiatu: donneato.

Fadidduzza. dim. di fadedda: sottanina.

Fadigghia. V. fodigghia e derivati.

Fadili. s. m. Pezzo piccolo di pannolino per fasce o altro: pannicello, pannicino. || Panno lino con cui si copre il pitale: pezza d’agiamento.

Fadillinu. V. fodillinu.

Fadittazza. V. fadiddazza.

Faduzza. dim. di fauda: faldolina. || – di càntaru. V. pannu di còmmura. || Appendici che pendevan dietro de’ giupponi: bendone.

Faenza. s. f. Vasellami di terra invetriate che venivano dalla città di Faenza. [p. 361 modifica]

Fafajana. s. f. Le fave verdi nel baccello: baccelli.

Fafèu. V. ciafeu. (Pasq.).

Fagghiari. v. intr. Scartare a un seme dove si ha poche carte o non aver del seme delle carte di cui si giuoca: fagliare. P. pass. fagghiatu: fagliato.

Fagghiu. s. m. Mancanza di un seme delle carte da giuoco: faglio. || fagghiu a mazzi, per ischerzo significa lontano da bastonate. || V. fallutu (Rocca).

Fagottu. s. m. Strumento da fiato che fra gli oboè sta come il violoncello fra’ violini: fagotto. || Fardello, involto: fagotto. || Registro d’organo o pianoforte che imita il fagotto: fagotto.

Fagu. s. m. T. bot. Albero che ha il tronco diritto e grosso, ramoso e alto; le foglie alterne: i fiori verso la estremità de’ rami; di cui il frutto o seme che è come una mandorla dicesi faggiuola: faggio. Fagus sylvatica L.

Fagnanu. (Caruso) add. Sciocco, baccellone. || V. jacobbu.

Faguriri. V. favuriri e derivati.

Faguttista. s. m. Sonator di fagotto: fagottista.

Faidda. s. f. Parte minutissima di fuoco: favilla. Le scintille sono schizzi di luce.

Faiddazza. accr. e pegg. di faidda.

Faiddunazzu. pegg. di faidduni.

Faidduneddu. dim. polloncello . || Piccola pustola: pustoletta.

Faidduni. s. m. Ramicello tenero che mettono gli alberi o lasciato sulle piante potate: pollone, brocco. || Per pustola. V. cocciu. || essiri beddu faidduni, dicesi ironicamente di chi si tenga per un bel giovane: essere un bel cesto. || accr. di faidda.

Faidduzza. dim. di favilla: favilluzza, favillettina.

Failla. V. faidda. Così a Bronte.

Faina. s. f. T. zool. Animale carnivoro simile alla donnola, color rosso e sotto la gola bianco, e grosso come un gatto: faina. Mustela faina L.

Faitton e Fattuni. s. m. Carrozza scoperta leggiera a due o a quattro ruote: faetòn, faetonte (Mort. Fr. phaéton).

Faittuneddu. dim. di faitton (Siciliano).

Faittuni. V. faitton.

Fajanca. Voce corrotta da fianco e s’usa avverb. di fajanca, per via indiretta storta: a sghembo, a schiacìo (Spagn. fayanca: posizione vacillante del corpo). || Vale anche di passaggio, incidentemente.

Fajuna. Forse raviola (Rocca).

Falacunazzu. pegg. di falacuni: bronconaccio.

Falacuneddu. dim. di falacuni.

Falacuni. s. m. Bronco o sterpo grosso tagliato dal ceppo ma non rimondo: broncone, troncone. || essiri com’un falacuni, d’alta statura: essere una pèrtica.

Falacuzzu. V. falacuneddu.

Falanga. s. f. T. mar. Pancone che serve di ponte posticcio fra la barca e la terra, per comodo di caricare o scaricare: trasto, pontile. || Per vanga.

Falangaggiu. V. ancuraggiu.

Falangana. V. palangana.

Falanghi. V. fussati (Mal.).

Falangi. s. f. Schiera, eletta: falange. || T. anat. La serie delle tre ossa che compongon le dita: falange.

Falangiu. s. m. T. zool. Ragno velenoso: falangio. Phalangium L.

Falanguni. V. fussati.

Falari. V. fadali.

Falbu. add. Colore di mantello di cavallo giallo oscuro con crine e coda neri: falbo. || s. m. Il color falbo, e cavallo di questo colore: falbo.

Falcata e Farcata. s. f. (An. Cat.) Salto che il cavallo eseguisce in due tempi; piega le gambe dietro ed eleva quelle dinanzi, indi spiega le gambe dietro e si slancia: falcata. || V. farcati.

Falcatu. add. Curvo a guisa di falce: falcato. || luna falcata, quando è nel suo quarto: luna falcata.

Falchettu. dim. di falco: falchetto.

Falci. V. fauci.

Falciari. v. a. Segar le erbe, le biade colla falce: falciare.

Falciaturi. verb. Chi o che falcia: falciatore –trice.

Falcu e Farcu. Lo stesso che falcuni V.: falco.

Falcunazzu. s. m. T. zool. Varietà del falcone: falco cappone. Falco buteo L.

Falcuneddu e Farcuneddu. s. m. dim. di falcuni: falconcello, falconetto. || piru falcuneddu: pera giugnola o zuccherina.

Falcuneri. s. m. Chi governa i falconi: falconiere.

Falcuni e Farcuni. s. m. T. zool. Uccello di rapina, con rostro uncinato ed alla radice coperto da una sostanza cerosa: falcone. || falcuni piddirinu V. albaneddu. || falcuni di smidigghiu, raro fra noi, è della razza più piccola de’ falconi: smeriglio. Falco lithofalco L. || falcuni di Malta: falco grillajo. Falco tinnunculoides Netter. || falcu palummu: falco cuculo. Falco vespertinus L. || met. Ladro ardito.

Falda. V. fauda. || V. farda.

Fallaca. (Pasq.) V. falanga. || V. ancuraggiu.

Fallaci. add. Ingannevole, che falla alle promesse: fallace. Sup. fallacissimu: fallacissimo.

Fallàcia. s. f. Inganno artifizioso, falsità in atto o in parole: fallàcia.

Fallanti. add. Che falla: fallante. || avv. Subito. || nt’on fallanti, subito: in un bacchio baleno, incontanente. || fallanti, fallanti, subito, subito. (Deriverebbe dal fiat biblico).

Fallari. v. intr. Errare: fallare.

Fallenti. V. fallanti.

Fallenza. s. f. V. fallimentu (È biasimata la voce: fallenza per fallimento).

Fallìbbili. add. Che può fallire, errare: fallibile.

Fallibbilità. s. f. Capacità, possibilità d’errare: fallibilità.

Fallignami. V. mastru d’ascia.

Fallimentu. s. m. Mancamento di denari a’ negozianti per cui non posson pagare: fallimento. || Il restar a un tratto deluso di sue speranze: fallimento. || Furto di denaro pubblico o privato da chi dovea custodirlo: peculato. || Perdita della salute: malore.

Falliri. v. intr. Nel senso di errare, sbagliare: fallare. || Se vale mancare: fallire. || Non corrispondere all’aspettazione: fallire. || Venir meno: fallire. || – la memoria, mancare. || [p. 362 modifica] Mancar il danaro ai mercanti onde corrispondere agli obblighi: fallire. || Ingannarsi nel fare checchessia: fallire. || – lu colpu, non cogliere dove si era mirato: fallire il colpo. || Si dice dagli uccellatori quando l’uccello si stacca dalle paniuzze e fugge: spaniarsi. || Ammalarsi. P. pass. fallitu e fallutu: fallito (Dante da Majano ha: falluto).

Falliri. s. m. Errore, fallo: fallire.

Fallituri. verb. Chi o che fallisce, o trasgredisce: fallitore –t rice.

Falloppianu. add. Delle parti del corpo umano primieramente osservate da Falloppio: falloppiano.

Falloppiu. s. m. Dicesi oggi per: impostore, ciarlatano. L’avrebbe mai creduto il grande anatomico Falloppio?

Fallu. s. T. Mancamento meno leggiero, il mancare che si fa al bene o al vero: fallo. || Trasgredimento o contraffacimento delle condizioni del giuoco della palla (palluni): fallo. Onde fari fallu, mandar la palla in fallo: far fallo. || jiri ’n fallu, andar fuori del dovere, del desiderio ecc.: andar in fallo. || dari un colpu ’n fallu, non colpire, si dice al proprio e al figurato: dar in fallo. || mettiri lu pedi ’n fallu, inciampare, sdrucciolare: metter piede in fallo, e fig. ingannarsi, errare: prender fallo. || ’n fallu, in vano, indarno: in fallo. || senza fallu, sicuramente, certamente: senza fallo. || pigghiari ’n fallu, trovar in peccato: coglier in fallo.

Fallutu. add. Si dice de’ mercanti che non avendo denaro dichiarano non poter soddisfare i creditori: fallito. || Misero, dappoco: fallito.

Falò. s. m. indecl. Fuoco di grandi fiamme in segno di allegrezza: falò. || fari falò, dar segni di gioia: far falò. Vale anche abbruciare: far falò. E met. far comparsa, risplendere, consumar tutto il suo: far falò.

Falpalà. V. farbalà.

Falsamenti. avv. In modo falso, con inganno: falsamente.

Falsamentu. s. f. Il falsare: falsamento.

Falsàriu. add. Che fa, che commette falsità: falsario.

Falsarrètina. s. f. Norma che fa l’ufficio di redina per impedire lo sviarsi dell’animale: falsaredine.

Falsarriga. s. f. Foglio rigato che si pone sotto quello in cui si scrive, per andar dritto con la mano: falsariga.

Falsettu. s. m. T. mus. Piccola voce fatta a stento, voce di testa: falsetto.

Falsìa. V. A. (Salom. da Lentini). V. falsità.

Falsificamentu. s. m. L’atto del falsificare: falsificamento.

Falsificari. v. a. e intr. pron. Falsare, contraffare, adulterare: falsificare. P. pass. falsificatu: falsificato.

Falsificata. s. f. L’azione del falsificare: falsificata (Jacopone).

Falsificatedda. dim. del precedente.

Falsificatina. V. falsificamentu.

Falsificaturi –trici. verb. Chi o che falsifica: falsificatore –trice.

Falsissimamenti. avv. sup. Falsissimamente.

Falsità, Falsitati. s. f. Vizio contrario della lealtà, l’abito di operare contrariamente ai detti, alle promesse per ingannare: falsità, falsitade, falsitate. || Sentenza contraria a ciò che si sente, opinione contraria al vero: falsità. || T. arch. Lo stato di ciò che posa in falso: falsità. || Contraffacimento, falsificazione: falsità.

Falsu. V. fausu. || delittu di falsu, T. leg. lo adulterare le scritture, il deporre in falso: delitto di falso. Sup. falsissimu: falsissimo.

Falta. s. f. Mancamento, errore: falta. || Diffalta, fallo: falta. || Diminuzione di paga per mancamento commesso. || fari falta, mancar al proprio obbligo; e scemare per ciò la paga. || dari la falta, far nota di chi è mancato all’ufficio per iscemargliene poi il premio: dar l’appuntatura.

Faltari. v. a. Mancare: faltare (voce poco usata). || Scemare di qualcosa la paga di alcuno che abbia mancato: diffalcare.

Falteri. s. m. Incaricato di notare i mancamenti degli obbligati a intervenire, per tor loro parte di paga.

Fama. s. f. Nome e grado che corre fra le genti di una cosa fatta o da farsi: fama. || farisi fama, rendersi famoso: venir in fama. || dari fama, mettere in reputazione: recar in fama. || spargiri bona fama di unu: metter in fama. || la fama vola, si sparge presto: la fama vola. || essiri fama, esser opinione, correr voce: esser fama. || aviri fama di..., esser lodato per...: aver fama di... || livari la fama o nesciri ’na mala fama, infamare: torre la fama, diffamare. || Prov. fatti fama e curcati, chi gode la fama non è creduto se agisce diversamente: fa prima il credito, e poi va e dormi o acquista fama e poniti a sedere, ma la seggiola spesso si rompe sotto (dice Giusti). || la bona fama supera la morti, la fama resta dopo la morte. || la bona fama nascunni li furti: chi è reo e buon è tenuto, può far il male e non è creduto. || di forti acquista fama, cui resta vincituri, potrebbe anco intendersi: a chi la va destra par savio, ma rare volte va destra per averla saputo far andare. || la mala fama è peju di tutti, avviso agli intruglioni ecc: chi è diffamato, è mezzo impiccato. || cu’ havi bona fama, havi chiddu chi brama, poichè ognuno gli ha fede: chi ha nome, ha roba. || cu’ havi fama nun senti fami, i letterati, in buona parte, possono sbugiardare questo proverbio!

Famazza. (Mal. e Rocca) pegg. di fame.

Famèlicu. (Rau e Mort.) add. Grandemente affamato: famèlico. || met. Avido: famelico.

Fami. s. f. Bisogno e voglia di mangiare: fame, E fig. brama, desìo di qualunque cosa: fame. || fami canina, male di chi mai non si sazia, perchè subito smaltiscon il cibo: fame canina, mal della lupa. || muriri di fami, esser travagliato dalla fame: morir di fame. || mortu di fami, fig. miserabile, povero in canna: morto di fame. Nel senso proprio, avere gran fame: veder la fame. || vidiri la fami cull’occhi, o pigghiaricci la fami darrè lu cozzu, essere affamato: veder la fame, sentirsi divorar dalla fame. || Prov. la fami fa nesciri la serpi di la tana, tanto è potente! la fame caccia il lupo dal bosco. || la fami è la megghiu cucinera: la fame è il miglior cuoco, allora piace [p. 363 modifica] tutto. || fari la fami, dicesi de’ venditori che inducono carestia dove non è, e si dice anche di chi prima cercava con immensa bramosia e poscia non ne gode. || cani chi havi fami mancia cipuddi, quando c’è fame si mangia d’ogni cosa: fa forame il can per fame o lupo affamato mangia pan muffato. V. in asinu altro prov. || pigghiari ’n fami, costringere per mezzo della fame: affamare un paese. || essiri pigghiatu ’n fami, essere costretto dalla fame e fig. essere violentato. || Prov. ogni cosa si pò suppurtari a poi di la fami: la fame non conosce legge. || la fami nun fa vidiri di l’occhi: ventre digiuno non ode nessuno. E diciamo; haju una fami chi nun ci viju: ho una fame che non ci vedo. || la fami è bagascia e latra, è causa di tutte le cattiverie: fame affoga fama. || la fami cu la siti sunnu junti, quando le sventure vengono unite e terribili: aver il danno il malanno e l’uscio addosso. || cu’ havi fami nun cerca cumpanaggiu, e cu’ havi sonnu nun cerca capizzu: a chi è affamato ogni cibo è grato. || essiri capaci di muriri di fami ’mmenzu li guasteddi, dicesi di chi per dappocaggine e inerzia non sappia procurarsi i mezzi di vivere: morirsi di fame in una madia, o in un forno.

Famicedda. dim. di fami: famuccia.

Fàmicia. s. f. T. calz. La parte più stretta del suolo delle scarpe vicin il calcagno: fiosso.

Famiggeratu. add. Famoso non in buon senso: famigerato.

Famigghia. s. f. Figliuoli sotto potestà del padre, moglie, sorelle e nipoti del padre se gli tiene in casa: famiglia. || Più persone che vivono sotto un corpo naturale, civile o religioso: famiglia. || Tutti i serventi che vivon in casa di alcuno: famiglia. || La moglie del famiglio: famiglia. || Per progenie, stirpe: famiglia. || Complesso di generi che han carattere comune: famiglia. || vinu, pani ecc. di famigghia, di poco costo e buono: vino, pane ecc. di famiglia.

Famigghiazza. pegg. di famiglia: famigliaccia. (Tomm. D.)

Famigghiazzu. pegg. di famigghiu: famigliaccio.

Famigghiedda. dim. di famigghia: famigliuola, famigliola.

Famigghiu. s. m. Servo che serve alla stalla, la pulisce ecc.: famiglio, stalliere.

Famigghiuna. accr. di famiglia, numerosa famiglia o nobile famiglia.

Familiari. s. m. Di famiglia, servidore: familiare, famigliare. || Intrinseco, domestico, confidente: familiare.

Familiari. add. Domestico, intrinseco, della famiglia: familiare, famigliare. || a la familiari, conforme alla maniera familiare: alla familiare. Sup. familiarissimu: familiarissimo.

Familiarissimamenti. avv. sup. Familiarissimamente.

Familiarità e Familiaritati. s. f. Domestichezza, intrinsichezza: famigliarità, famigliaritade, familiaritate. || la troppu familiarità genera disprezzu, e dovrebbe generar affetto invece.

Familiarizzari. v. a. Render familiare, addomesticare: familiarizzare. || rifl. Prender domestichezza: familiarizzarsi. P. pass. familiarizzatu: familiarizzato.

Familiarmenti. avv. In modo familiare: familiarmente.

Famuna. accr. di fame.

Famusamenti. avv. In modo famoso: famosamente.

Famuseddu. dim. di famusu.

Famusità. s. f. Fama: famosità (ma è voce antica).

Famusu. add. Di gran fama, chiaro, rinomato: famoso. || Detto di cosa, chiara, nota: famoso. || Lo diciamo anche di cosa buona, eccellente. Sup. famusissimu: famosissimo.

Famusuni. accr. di famusu.

Famuzza. dim. di fame: famuccia.

Fana. s. f. Cenno lontano di cosa che si prometta, si presuma, si pretenda; lu tali jittau ’na fana di tali cosa: il tale ha fatto accenno alla tale cosa. || Per fiaccula V.

Fanalaru. s. m. Chi è preposto al fanale del faro: fanalajo (Guerrazzi). || Chi accende i lumi della città: lumajo.

Fanalazzu. pegg. di fanali.

Fanaleddu. dim. di fanali: fanaletto.

Fanali. s. m. Quella lanterna che fa lume in sui navigli o ne’ porti: fanale. || I lampioni delle strade: lampione, fanale. || Quelli da carrozze: fanali e più propriamente: lampioni. || E lampioni o lanterne quelle delle scale, corti ecc.

Fanalicchiu. V. fanaleddu.

Fanara. V. fiaccula. || V. vampa.

Fanaticarìa, Fanaticàggini. V. fanatìsimu.

Fanaticamenti. avv. In modo fanatico: fanaticamente.

Fanaticheddu. V. fanaticuliddu.

Fanàticu. add. Che s’immagina avere apparizioni, visioni: fanàtico. || Mosso da eccesso superstizioso di religione: fanàtico. || Che si appassiona eccessivamente per una opinione, setta, persona: fanatico. || Elegante e sfarzoso nel vestire: logica. Sup. fanatichissimu: fanatichissimo.

Fanaticuliddu. dim. di fanatico: alquanto fanatico.

Fanaticuni. accr. Molto fanatico.

Fanatìsimu. s. m. Illusione di fanatico; entusiasmo superstizioso, eccessivo: fanatismo. || Eleganza ed affettazione nel vestire: logicata.

Fanatizzari. v. a. Produrre eccessivo entusiasmo: render fanatico. (Ugolini biasima la voce fanatizzare).

Fanciuleddu. V. fanciulleddu.

Fanciulla. V. fanciullu.

Fanciulleddu. dim. di fanciullu: fanciullino.

Fanciulliscu. add. Da fanciullo: fanciullesco.

Fanclullu. V. picciriddu: fanciullo.

Fanella. s. f. Panno di lana fino e morbido pel freddo: flanella, frenella e fanella (come dicon a Lucca. Però Ugolini lo biasima) (Fr. flanelle).

Fanfaluni. V. fanfaruni.

Fanfanugghì. V. fanfugghi.

Fanfarata. V. luminaria. || Millanteria, jattanza: fanfaronata.

Fanfarra. s. f. Banda di trombe e strumenti a fiato: fanfara.

Fanfarricchia. V. meli d’apa.

Fanfarricchiaru. s. m. Che fa e vende fanfarricchi ossia meli d’apa, che sono spezie di dolciumi. [p. 364 modifica]

Fanfaruni. s. m. Colui che fa gran vantazioni e rumorose senza proposito, e spesso è codardo: fanfarone.

Fanfazzi. V. scanfazzi.

Fanfirlichi. s. m. T. bot. Sorta di biada simile al grano: spelda, spelta. Triticum spelta L.

Fanfònia. V. fannonia.

Fanfugghia. s. f. Frasca, paglia, carta ecc. che abbruciata si leva in aria: fanfaluca. || met. Ciance, fole, bagattelle: fanfaluca.

Fanfulicchi. s. m. pl. I bozzoli de’ bigatti indozzati e malsanicci, che servono per cattivo filaticcio: faloppo. || Per fanfugghia V.

Fanga. V. vanga.

Fangazzu. pegg. di fangu: fangaccio.

Fanghiari. V. infangari. || Camminar pel fango: sfangare.

Fangottu. s. m. Involto di roba per essere trasportata: fangotto (A. V. ital. fangotto). || Piatto ovale, grande e molto fondo. V. spirlongu.

Fangu. s. m. Terra delle strade intenerita dall’acqua: fango, se meno grassa e meno fonda: mota. Quel che depositan i fiumi: belletta, e in fondo vi è la melma. Quel che è in fondo delle paludi: limo, limaccio. || met. Lordura dei peccati, dei vizî: fango. || nesciri di lu fangu, per sim. sollevarsi da vile stato ad alto: uscir di fango (pl. fanghi e fàngura).

Fanguseddu. add. dim. di fangusu: fangosello.

Fangusu. add. Imbrattato di fango: fangoso. || Intenerito dall’acqua o facile a far fango: fangoso. Sup. fangusissimu: fangosissimo.

Fangutteddu. dim. di fangottu V.

Fanguttuni. accr. di fangottu nel senso di piatto.

Fani. s. m. pl. Fuochi che si facevano sulle torri del litorale di Sicilia per dar segnali (Gr. φανός, η, ον: splendido.) || (Caruso) Per fanale. || fari fani, far segni d’intelligenza, ammiccare: far occhiolino.

Fannònia. s. f. Chiacchierata vana, bugia: fandònia.

Fanò. V. ciàccula. Così verso Castrogiovanni.

Fautali. V. fadali. Così nel Messinese.

Fantarìa. s. f. Nome collettivo dei soldati a piedi: fanteria, infanteria.

Fantasìa. s. f. Facoltà immaginativa dell’anima: fantasia. || L’effetto cioè l’immagine, l’idea compita: fantasia. || Bizzarria, capriccio: fantasia, || Fantasma: fantasia. || Opinione, pensiero, parere: fantasia. || veniri in fantasia o veniri fantasia di una cosa, venir desiderio, venir in pensiero: venir fantasia di... o in fantasia una cosa. || guastari la fantasia, importunare, deviar dal pensiero: rompere la fantasia. || nesciri di fantasia, dimenticarsi: uscir di fantasia. E si dice per ismetter la voglia: attaccar alla campanella dell’uscio la voglia. || Invenzione strana, cosa fantastica: fantasia. || aviri fantasia a ’na cosa, aver voglia: aver fantasia d’una cosa. || fari di fantasia, di propria immaginativa, senza copiare e lo dicono gli artisti: far di fantasia. || T. mus. Pezzo di musica eseguito mentre si compone: fantasia. || mettiri li sensi in fantasia, torturar il cervello, scervellare. || Abito ora di moda, che è un: giubbetto. || di o a fantasia, a capriccio: a fantasia.

Fantasiazza. accr. di fantasia; fantasiaccia.

Fantasiedda. dim. di fantasia: fantasîuccia.

Fantàsima. s. f. Apparenza di cosa conceputa dalla fantasia: fantàsima, fantasma. || Segno di false immagini o spaventose che appariscon in fantasia: fantasima. || Spettro, larva: fantasma. || pariri ’na fantasima, di chi per magrezza, bruttezza o terrore che faccia sembri una larva: parere una fantasima. || Quella oppressione che altri sente nel dormire, incubo: fantasima.

Fantasiuna. accr. di fantasia. Vasta, robusta fantasia.

Fantasiusu. add. Appartenente a fantasia: fantasioso.

Fantasma. V. fantàsima.

Fantàstica. s. f. Potenza dell’apprendere: fantàstica.

Fantasticàggini. s. f. Fantasticheria, e par che indichi più biasimo: fantasticàggine.

Fantasticamenti. avv. Con immaginazione; in modo bizzarro: fantasticamente.

Fantasticamentu. s. m. Pensiero strano, il fantasticare: fantasticamento.

Fantasticari. v. intr. ass. Abusare della fantasia in pensieri vani o troppo sottili: fantasticare. P. pass. fantasticatu: fantasticato.

Fantasticarìa. s. f. Esercizio della fantasia o dell’intelletto in operazioni inutili, non solide, non lodevoli: fantasticherìa. || Bizzarria, fastidiosaggine: fantasticheria.

Fantasticaturi. verb. m. Chi o che fantastica: fantasticatore –trice.

Fantasticheddu, Fantastichettu. dim. di fantasticu: fantastichetto.

Fantastichissimamenti. avv. sup. Fantastichissimamente.

Fantàsticu. add. Strano per movimenti di fantasia abbondante: fantàstico. || Detto di cosa, non vera, immaginata, inventata: fantastico. || Cosa fatta con poco fondamento: fantastico. || Per lunàticu V. Sup. fantastichissimu: fantastichissimo.

Fantasticuliddu. add. dim. di fantasticu: fantasticuzzo.

Fantasticuni. accr. Di molto fantastico.

Fanti. s. m. Servo, garzone: fante. || Soldato a piè: fante (Mort.).

Fantisca. s. f. Serva: fantesca.

Fantòcchiu, Fantòcciu. V. pupu: fantòccio.

Fanu. V. fani. || fari un fanu, fare una scioccheria grossa: farla marchiana.

Fanusu. V. mazzulina.

Farabbuttari. v. intr. Fare da farabutto (Salv. Salomone Marino).

Farabuttu. s. m. Tristo, sbarazzino: farabutto.

Faraci. add. Dicesi di piccolo mare, seno, piccolo golfo.

Faràcicu. s. m. Facchino di tonnaja.

Farali. V. fadali.

Faràticu. s. m. Nome di una delle camere della tonnara forse la camera di morte. || Quegli che ferisce di rampone il tonno: ramponiere (Zan. Voc. Met.). || Facchino che trasporta i tonni all’appiccatojo.

Faràutu. V. flautu.

Farbalà. s. m. Ornamento increspato intorno al mezzo della gonnella, come balzana o [p. 365 modifica] fregio; ed è pure ornamento in su cappelli da donna, in su cortine ecc.: falpalà, fàrpalo, farpalino. (Buscaino Campo). || a farbalà, modo avv. a modo di farpalo: a farpalo.

Farbu. V. falbu.

Farcata. v. falcata.

Farcati. s. m. T. mar. Tavole sottili che si mettono nel bordo dei battelli per rialzare i bordi e chiudere le aperture destinate al passaggio de’ remi per impedir all’acqua d’entrare: falche.

Farcu. V. falcu.

Farcuneddu. V. falcuneddu.

Farcuni. V. falcuni.

Farda. s. f. V. fersa. || Pannolino del pitale: pezza d’agiamento. || farda di lardu. V. lardu. || Qualunque straccio di panno e simili: strambello, brandello. || Onde fari fardi: strambellato, lacerato. || farda d’apparatu, pezzi di drappo appiccati per parato: drappelloni. || E farda di pavigghiuni: cortinàggio. || Que’ pezzi di tela che s’adoperano o per le fasce di bambini o per altri usi dalle donne: pezze. || – di lu cappeddu. V. in fauda. || – di tuma. V. tuma. || – di pasta. V. pasta.

Fardata. V. fardiddata.

Fardellu. s. m. Fagotto più regolare di robe, arnesi da portarsi in ispalla o sotto braccio pel viaggio: fardello. || fari fardellu, affardellare e fig. andarsene: far fardello.

Fardicedda. dim. di farda. || Brandelluccio. || Pezzuola.

Fardiddata. s. f. Pezzo lungo e stretto di checchessia: striscia. || – di carni: falda.

Fardillettu. dim. di fardello: fardelletto, fardellino.

Farduzza. dim. di farda.

Faredda. V. fadedda.

Faretra. s. f. T. stor. Turcasso, guaina dove si portavan le frecce: faretra (Mort.).

Farfadda (Mal.) e Farfagghia (Aur.). V. farfalla.

Farfagghiari. V. tartagghiari. Scilinguare: farfocchiare (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).

Farfalla. s. f. T. zool. Insetto volante, noto; e noi il diciamo specialmente per quelle che giran intorno al lume, e tutte le altre parpagghiuni: farfalla. || Prov. tantu la farfalla gira a lu lumi fina ca s’abbrucia: tanto vola il parpaglione intorno al fuoco, che vi s’abbrucia.

Farfallazza. pegg. e accr. di farfalla: farfallone.

Farfalledda, Farfalletta. dim. Farfalletta.

Farfallicchia. dim. Farfallina.

Farfallunarìa. s. f. Detto vano, ciarla: ciància, castroneria, farfallone.

Farfallunazzu. pegg. di farfalluni.

Farfalluni. accr. di farfalla: farfallone. || Sproposito grosso: farfallone. || Chi ne’ modi e nelle parole è sregolato: sparpaglione, farabolone. || Chi conta sempre favole, bugie: bombone.

Farfantarìa. s. f. Detto non vero: bugía.

Farfantariedda. dim. bugietta, bugiuzza.

Farfantazzu pegg. di farfanti: bugiardaccio.

Farfanteddu. dim. di farfanti: bugiardello, bugiarduolo.

Farfanti. s. m. Chi dice bugie: bugiardo. In italiano furfante è birbante sebbene un po’ meno. || Per astuto, mariuolo: furbo, tristo.

Farfantiari. v. intr. Dir ciance, ciarle: ciarlare, cianciare, bugiare (Fra Bartol. da S. Concordio).

Farfantiscamenti. avv. In modo bugiardo: bugiardamente.

Farfantiscu. add. Che ha del mentitore, che dice bugie: bugiardo add. Mendace.

Farfantottu. dim. di farfanti: bugiarduolo.

Farfantunazzu. accr. e pegg. di farfanti: bugiardaccio.

Farfantuneddu. dim. di farfantuni.

Farfantuni. accr. di farfanti: bugiardone.

Fàrfara. s. f. T. bot. Pianta che ha lo scapo bratteato, cotonoso, con un sol fiore giallo, raggiato; foglie radicali, picciolate, cuoriformi, angolate, tomentose sotto: farfaro, tossilagine.

Farfareddu, Farfaricchiu. s. m. Nome finto di demonio: farfarello. || Per sim. ragazzo inquieto, vivo, che non istà fermo: frùgolo, fèrfero (Rigutini).

Farfaridduzzu. dim. di farfarello: diavolettino. || Nel 2º sign, frugolino.

Fàrfaru. add. Sperto, astuto, sagace: furbo.

Farginisi. V. filiggini.

Fari. v. a. Fare. || Per creare, formare, produrre, generare, fabbricare, eleggere, comporre ecc.: fare. || Adoperarsi attorno a checchessia per darvi forma, ornamento o perfezionarla: fare. || Detto di opere drammatiche, rappresentare: fare. || Esser utile, giovare: fare; p. e. nun fa pri mia: non fa per me. || Esser a sufficienza; p. e. stu pannu fa dui abiti: questo panno fa due abiti. || Stimare; p. e. sta robba la fazzu tri unzi: fare. || io pazzu lu fazzu, cioè credo che sia, lo stimo, lo credo tale. S’usa pure così, p. e. io ad autru fazzu pazzu; e il Rigutini ha in questo senso p. e. il tale è pazzo? ne farebbe, risponde un altro. || Imitare, fingersi, p. e. fari lu babbu: far lo sciocco. || chi ura fa? che ora fa? dell’orologio. || Sommare, dui e dui fannu quattru: due e due fan quattro. || Ritrovarsi, abbondare detto di produzioni, p. e. sta terra fa funci: questa terra fa funghi. || Nascere, apparire di giorno, notte, p. e. fici l’alba: fece l’alba. || Camminare, p. e. fici un migghiu: feci un miglio. || ora fa un annu, un misi: ora fa un anno, un mese, si compie ora. || fari la luna, cominciar le sue variazioni: far la luna, il quarto ecc. || Vendere, dar prezzo, p.e. a quantu faciti sta robba: quanto fate questa roba. || aviri chi fari cu unu, aver che trattare con esso: aver a fare con alcuno. E anche aver con esso carnale dimestichezza: aver a fare o che fare ecc. || dari chi fari, apprestar fatica: dar che fare. Far impedimenti, travagliar alcuno: Villani ha: per dar a fare... allo ’mperadore che non potesse venir in Toscana. || fari chiurma, omini, genti, dinari ecc. raccogliere: far gente, uomini, danari. || fari terra-trimari, fare paura immensa. || Questo verbo unito cogl’infiniti di altri verbi vale fare in modo che si faccia l’azione p. e. fari vidiri, fari sentiri ecc.: far vedere, far sentire. Però noi abusando l’usiamo pel verbo lasciare, p. e. fa passari ad iddu: lascia passar lui; nuddu si facissi truvari ecc. che Villani scrisse: niuno si lasciasse trovare. E farisi vidiri o a bidiri, andare o ritornare da una persona: lasciarsi vedere. || fari l’omu, [p. 366 modifica] chi sa tener il secreto, e sa dissimulare. || fari un omu, deputar alcuno in sua vece. || chi nn’ naju a fari, si dice di cose inutili o quando non ci vogliam impicciar in affari pericolosi: che mi cale, che serve... || chi cci fa? o ’un ci fa nnenti: non fa, non importa, ovvero che importa? che fa? || nun nn’haiu chi nni fari: non ho che farne, non m’importa. || farila ad unu, faricilla ad unu, o farila niura, usar fraude con alcuno, giuntarlo, calargliela: farla ad uno. E semplicemente burlare: farla ad uno. E quando si froda o si burla più destramente e prestamente diciamo: fariccilla ’nt’all’occhi. || quantu minni fannu: come mi canzonano. || fariccinni una, s’intende un rabbuffo: dar una sbarbazzata. || fari fari: ordinar che altri faccia: far fare. || fari lu pitturi, lu scarparu ecc. esercitar quell’arte, quel mestiere: far il pittore, il calzolajo. || rifl. Detto di frutta, maturarsi: farsi, ammezzire. || Trasformarsi, divenire: farsi, p. e. comu ti fai bruttu: come ti fai brutto. || Detto di posteme: maturarsi. || Fingere di essere: farsi. || Riputarsi, stimarsi o voler esser reputato: farsi. || farisi ad unu, volgerlo della propria parte, opinione, guadagnarselo. || farisi cristianu, volgarmente si dice per essere condiscendente, persuadersi. || farisilla cu unu, esser in concordia e buona corrispondenza con alcuno: dirsela con alcuno, farsela con alcuno (Pauli.) || farisilla ’n’ t’ona banna, capitare spesso in un logo: frequentare, bazzicare. || farisi fradiciu o li vudedda fradici, rabbiarsi, arrovellarsi: scorrubbiarsi, acciapinarsi. || fari a la riversa: far al rovescio. || farilu apposta: farlo a posta. || fari beni: far del bene. || cu’ fa zoccu nun divi, zoccu aspetta nun ricivi: chi fa quel che non deve, gl’interviene qual che non crede. || fatti agghìri ddocu, scostati da qui, o avvicinati costì: fatti costà (Pauli). || fari bonu, portarsi bene, scrivere operare per bene. E in senso attivo vale: bonificare. || farila cauda, non indugiare. || fari di manciari, saper cucinare, far da cucina: far da mangiare. || fari discursu, trattare, metter in campo: discorrere. || fari l’amicu, infingersi amico: far l’amico. || fari l’asinu. V. asinu. E vale fingersi goffo: far il fagnone. || fari la quaresima, osservarne i digiuni: far la quaresima. || fari largu, lasciar passare, darsi da banda: far largo. E farisi fari largu, farsi rispettare: farsi far largo. || fari lettu, dicesi dei fiumi, correnti ecc. allorchè si scavano l’alveo naturale: farsi il letto. || fari lu lettu o lu litticeddu, acconciar un sostegno o simile a checchessia per posar saldo: far il letto. E fig. disporre le cose o gli animi a riuscir bene in checchessia; farsi il letto. || fari lu beddu giuvini, starsene scioperato: far il bello in piazza. E detto di donna: civettare, accivettare. || fari lu bellu, opporsi, contraddire, per leggerezza, pretesto. || fari lu cussaluti, congratularsi: dar il buon prò. E detto di roba, averla di prima mano. || fari lu sceccu. V. asinu, sottomettersi a fatiche grandi anco per utile altrui: far come l’asino che porta il vino e bee l’acqua. E mostrar ripugnanza a cosa volute o accettata da altri: ricalcitrare. || fari lu so bisognu o li nicissità, andar del corpo: far i suoi agi. || fari rrobba, aumentar gli averi. || fari vidiri un s. Paulu, dicesi di chi ingoi con tal avidità che altri appena si avveda: scuffiare. || Prov. ognunu la fa comu la ’ntendi, ognuno fa come gli pare: ognuno a suo modo e gli asini all’antica. || cui nni fa nni ricivi, del male: chi lo fa l’aspetti. E diciamo anche cu la fa, la paga. || ’nton fari e diri, subito: fra il dire e il fare. || ’nta fari e diri, intanto, fra l’una e l’altra cosa. || chistu nun fa nè dici: questo non fa farina, non fa nè caldo nè freddo. || fari Sicilia, non andar alla scuola, all’ufficio ecc.: marinar la scuola, ecc. || Prov. cu’ fa, fa per iddu, giusta le proprie azioni ognuno sarà rimeritato: chi fa, fa a sè. || zoccu facemu nn’è fattu: quel che è fatto è reso. || fari persuasu, persuadere: far persuaso. || fari capaci a unu, far comprendere e anche persuadere: far capace uno. || isti, vinisti, e chi c....u facisti? si dice tra rimprovero e beffa a chi non sia riuscito a una cosa: far come il burbassi perder il tempo e i passi! || farisinni, offendersi, recarsi a male: farne caso. E nun si nni fari: non se la recare. E anche non maravigliarsi. || tra fari e diri, tra una cosa e l’altra, nel mentre: tra il dire e il fare. || Roma nun fu fatta ’nt’on gnornu, ci vuol tempo a far certe cose: Roma non fu fatta in un giorno. || cu la fa si la scorda, ma cu la ricivi si la singa a jditu, chi fa male se lo dimentica, ma no chi lo riceve: chi la fa se la dimentica, ma non chi la riceve. || chiddu chi facemu nni truvamu, quel che si fa in vita, si trova di là, cioè di bene o di male: cita cita chi vuol del bene sel faccia in vita. || cu cchiù fa cchiù merita, chi più fa del bene più mercede merita. || chi nn’ha fari? che t’importa?: che n’ha a fare. || farisi tanti di gargi, gridare da averne male alla gola, rimproverare, consigliare e non esser mai ascoltato. || Prov. lu ben diri vali assai, ma lu ben fari vali cchiui: altro è dire altro è fare. || farinni quantu cinchedda, o farinni di tutti sorti, darsi a far ogni sorta di scempiaggine, di ribalderia: darla par mezzo (Buonarroti il giovine). || fa comu pòi, si nun po’ fari comu vòi, o cui nun po’ fari comu voli, fazza comu po’: chi non può far come vuole faccia come può; e anche, cu’ nun fa quannu po’ nun fa quannu voli: chi non fa quando può, non fa quando vuole. || comu si fa, o comu si po’ fari, modo di esprimere maraviglia p. e. signuri mei comu si fa a vidiri un pezzu di giuvini di sta fatta, addumannari l’elemosina: guardate come si fa a vedere un pezzo di giovine a quel modo chieder l’elemosina. || fa ’na cosa, si dice per confortar altrui a fare. p. e. fa ’na cosa, vacci ecc.: fa una cosa, vacci ecc. || farisilla o farisi di sutta, cacarsi: farsela addosso o farsela sotto. || Prov. é megghiu nun fari nenti chi mali fari, è chiaro. || faciti zoccu dicu io, e nun faciti zoccu fazzu io, brutto predicare. || fari danari, guadagnarli: far quattrini. || fari a morti subitania, operar subito e senza riflessione: far di fatto. || fari l’erva, fari ligna, segare, tagliare, andar raccogliendo: far l’erba, far legna ecc. || fari la varva, raderla: far la barba. || Prov. fazza cui cchiù mmegghiu sa: lascia colui fare che sa [p. 367 modifica] meglio operare. || farisillu, ucciderlo. Sacchetti usa fare in tal senso, e Dante: Quel da Este il fe’ far. Vale pure conquiderlo, giuntarlo. Diciamo pure, farisi lu coriu d’unu, per dire ucciderlo. || nun aviri chi cci fari, non saper come aiutare, come operare a riescirlo; ovvero non aver ragione da star in un luogo: non averci che fare, non ci aver da fare. || nun ci la fazzu, non so farlo: non ce la faccio. (Buscaino Campo). || Prov. megghiu s’insigna cu lu fari, chi cu lu diri, val più un esempio che cento parole. Che dicesi anco lu fari ’nsigna fari: il fare insegna fare. || fari li capiddi, pettinarli: far i capelli. || Indicar proporzione tra la sementa e il prodotto p. e. lu frumentu mi fici lu quattru, mi produsse il quattro per uno: mi fece il quattro o le quattro (sacca). || aviri di fari, aver da lavorare, da darsi briga; aviri abbastanza di fari, è più; e Villani ha: se il rinfrescamento della gente...... fossono giunti a tempo, il popolo di Firenze avea quello giorno assai a fare. || fatti a ghiri dda, a ghiri a sta via, ecc., avanzati, accostati in là, in qua ecc.: fatti in là, in costà, in qua ecc. (Castrogiovanni). || avogghia di fari: aver un bel fare. || Usar carnalmente: fare. || a fari assai, al più, al più: a far assai. || faciti vui, fa tu, io mi rimetto: fate voi, fa tu. || farisi fari, farsi ritrarre: farsi fare. || Per seminare, p. e. fari favata; e vi è un proverbio: chi fa fave senza concio le raccoglie senza baccelli, dove fare sta per seminare. || si la fici o si la fici franca, fuggirsene: se l’è fatta. || fari stari o farisi stari, sporcare o sporcarsi: insafardarsi, conciarsi male, insudiciarsi. || E fari stari, significa anche fare stare cheto altrui. || farisicci tantu, per dire che uno si compiace, si diletta di checchessia: coccolarvisi, grogiolarvisi. || nun nni fa una, non ne riesce una: non ne ’nfila una.

Fari. s. m. Il fare; usanza, costume, contegno: fare (Rigutini.).

Fariddazza. V. fadiddazza.

Farina. s. f. Polvere delle biade macinate, e assolutamente s’intende quella del grano: farina. || Qualunque polvere o cosa polverizzata: farina. || essiri di la stissa farina, d’una medesima qualità: esser tutti d’una buccia, esser della medesima o d’una tal pannina. || fari farina modda, met. condiscender tosto, o ritirarsi senza far resistenza: esser agevole. || nun essiri farina di lu saccu di unu, fig. non essere cosa fatta o detta spontaneamente da alcuno, ma suggerita, imbeccata: non esser farina di alcuno. || sta farina jittavi?: così furbo eri? modo di esprimere l’altrui astuzia. || Prov. guarda non jiri pri la farina e cci lassi lu saccu, a chi va per guadagnare e ci perde. || mittirisi la ganga ’n farina, di chi comincia a cicalare e non finisce mai: metter il becco in molle.

Farinàciu. add. Che è della natura della farina: farinàceo. || T. chir. Frattura d’ossa in minuti pezzi: farinàceo.

Farinaru. s. m. Venditor di farina: farinajuolo e fem.: farmajuola. || Luogo ove si ripone e conserva la farina: farinajo.

Farinata. Vivanda di farina cotta nell’acqua: farinata. || Dicesi anco di cosa ridotta in polvere, stritolata.

Farinatura. V. infarinatura.

Farinazza. pegg. di farina: farinaccia.

Farinazzu. s. m. Polvere di legno tarlato; farina cattiva o di materie cattive: farinaccio. || Parte sottilissima della farina che nel mulino vola per aria: friscello, spolvero (Car. Voc. Met.).

Farinedda. vezz. di farina. || Per friscello, spolvero. V. farinazzu.

Faringi. s. m. T. anat. L’orifizio dell’esofago: faringe.

Farinuseddu. add. dim. di farinoso.

Farinusu. add. Che produce che ha in sè, molta farina: farinoso. || T. bot. Di quelle foglie che hanno certa velatura o rugiada biancastra: farinoso. || E d’ogni cosa aspersa di polvere simile a farina, e che si stritola facilmente.

Farisàicu. add. Di fariseo, ipocrita: farisaico.

Farisèu. s. m. Uomo d’una setta d’Ebrei ipocrita: fariseo. || facci di fariseu, brutto ipocrita: viso di fariseo. || Nei passii quegli che canta le parti della Sinagoga.

Farmaceùtica. s. f. T. med. Ramo della medicina che tratta delle qualità fisiche, chimiche ecc. de’ rimedi: farmaceutica (Mort.).

Farmaceùtica, add. Attenente alla farmacia: farmaceutico.

Farmacìa. s. f. T. med. Arte di scegliere, preparare e comporre i rimedî: farmacia. || Fondaco, bottega dello speziale: spezieria, farmacopea. Ugolini non ammette in tal senso farmacia.

Farmacista. V. spizziali.

Farmacopea. V. farmacìa.

Farpalà. V. farbalà.

Farpari. V. frappari (Pasq.).

Farracani. s. m. Ingiuria che si dà a un nemico disonesto e scellerato: marrano.

Farràggini. s. f. Ferrana: farraggine. || met. Mucchio confuso e mescolanza di varie cose: farragine, farraggine.

Farragna. V. furraina.

Farriceddu. s. m. dim. di farro: farricello.

Farru. s. m. T. bot. Pianta che differisce dal grano comune per le spighette più appuntate e più sottili e per le valve più dure: farro. Triticum spelta L. || Il grano comune mezzo infranto dalla macina.

Farsa. s. f. Sorta di commediola breve, burlesca: farsa. || met. Qualunque impresa ridicola: farsa.

Farsetta, Farsicedda. dim. di farsa: farsetta.

Faruncina. dim. di fauda: faldetta. || Abito corto dal cinto fin al ginocchio come quello delle ballerine e simili: gonnellino. || Piccolo panno, falda che pende dal seggiolo del cocchiere: balza.

Faruncinedda. dim. di faruncina: faldelletta.

Farutu. add. Di covoni quando han le spighe piene e di lungo gambo; o di covoni legati con maggior quantità di biada.

Fas. Voce latina. Nella frase: o pri fas o pri nefas, o in uno o in altro modo, o lecito o no: o per fas o per nefas.

Fascedda. s. f. Cestella tessuta di vinchi, per mettervi ricotta o cacio fresco: fiscella. || dintra la fascedda chi cc’è? ricotta, per [p. 368 modifica] garrire un baccellone incapace di indovinar checchessia.

Fasceddu. s. m. Cassetta parallelogramma, fatta di ferule, entro cui le pecchie fan la cera e il miele: àrnia, coviglio.

Fascetta. s. f. dim. di fascia: fascetta. || T. calz. Le strisce di sovattolo o allro con cui soppannano in giro l’orlo interiore de’ quartieri: lunette (Car. Voc. Met.). || Presso gli archibusieri, quelle lastrucce d’ottone o altro metallo che tengono congiunta la canna alla cassa: fascette. || Le due laminette di metallo che fasciano la guaina della sciabola all’imboccatura.

Fascettu. s. m. dim. di fascio: fascetto. || Per sim. dicesi dai notomisti, naturalisti ecc. di cose congeneri che vi han somiglianza: fascetto.

Fàscia. s. f. Striscia di checchessia che s’avvolge per legare o stringere: fascia. || Tutte le cose che cuoprono o difendon le altre: fascia. || T. arch. Membro di superficie piana: fascia. || Giri o cerchi del cielo: fasce. || I panni in cui son involti i bambini: fasce. Onde essiri ’n fasci, essere nella infanzia: esser in fasce. || Ornamento di una striscia di legname ne’ lavori come porte, finestre ecc.: fascia. || T. dei gettatori di campane. Quell’ornato che rigira l’esterno della campana: fascia. || Quell’occhio che forma il corpo del tamburro: fascia del tamburro. || fascia di li parocchi, parti laterali della briglia che dal sovraccapo attaccano alla museruola: sguancia. || Nastro largo che si porta a traverso il dosso in segno di titoli, dignità ecc.: fascia.

Fasciacuda. s. f. T. valig. Striscia di sovatto o di pelle con cui si fascia e tiensi ripiegata la coda del cavallo: fasciacoda.

Fasciami. s. m. T. mar. Tutte le assi che vestono e ricuoprono l’esterno d’una nave: fasciame.

Fascianni. V. fasciaturi. Quasi si dicesse fasciande da fasciare.

Fascïatu. s. m. Ornamento piano intorno agli edifizî, e intorno a lavori da legnajuolo.

Fasciatu. V. in infasciari. || fascïatu, colla dieresi sull’i. Detto di drappo a diverse righe di colore o tessitura: panno vergato. || fasciatu si dice di persona insignita della fascia d’un ordine o d’una dignità.

Fasciatura. V. infasciatura e seguenti.

Fasciazza. pegg. di fascia.

Fasciazzu. pegg. di fasciu.

Fascicedda. V. fascitedda.

Fasciculeddu, Fasciculettu, Fasciculicchiu. dim. di fasciculu: fascicoluccio. (Tomm. D).

Fascìculu. dim. di fasciu: fascìcolo. || Ciascuna dalle parti d’un’opera pubblicata a intervalli: fascìcolo.

Fasciculuni. accr. di fasciculu.

Fasciddaru. V. aparu. || Chi fa le fiscelle.

Fasciddata. s. f. Quanto cape una fiscella.

Fasciddazza. pegg. di fascedda.

Fascidduna. accr. di fascedda.

Fascidduzza. dim. di fascedda: fiscelletta (An. Cat.).

Fascidduzzu. dim. di alveo; arnia piccola: alvèolo.

Fascina. s. f. Fascetto di legne minute o di sermenti: fascina. || T. mil. Fascette di legne legate con ritorte, per innalzar ripari: fascine.

Fascinari. v. a. Procacciar fascine: fascinare. || Per affascinari V.

Fascinata. s. f. Quantità di fascine per empier fossi, far ripari: fascinata.

Fascinazioni. s. f. Mal de’ bambini che proviene dal veder oggetti spaventevoli: fascinazione, mal d’occhio. || Malìa: fascinazione.

Fascinedda. dim. di fascina: fascinello, fascinola.

Fascinu. V. fascinazioni.

Fascitedda. dim. di fascia: fascetta, fasciuola, fasciolina. || Pezzuola che si dà ai principianti di cucito: imparaticcio, cigna (Car. Voc. Met.).

Fasciteddu. dim. di fasciu: fascetto, fasciuolo, fasciatello, fascettino.

Fascittedda, Fascittina. dim. di fascetta: fascettina. || fascittedda di lu parasuli: ghiera. (An. Cat.).

Fàsciu. s. m. Qualunque cosa legata insieme e trasportabile: fàscio. || pigghiari unu a fasciu di cavulu, prender uno per la vita sotto il braccio come un fascio di checchessia: pigliarlo a mezza vita. || ’ntr’on fasciu, in un gruppo: in un fascio. || mettiri ’nfasciu una vutti, scomporla levando i cerchi e accogliendo in fascio le doghe: metter in fascio una botte. || fari un fasciu d’una cosa, malmenarla, mandarla in rovina: mandar in fascio. || mettiri tutti ’nt’on fasciu, non far distinzione fra persona e persona, o cosa e cosa: far d’ogni erba fascio. || T. stor. Quei fasci di verghe de’ littori Romani: fasci. || fasciu d’armi. T. mil. Modo di metter i fucili, che fanno i soldati incrocicchiando le baionette e appoggiandovi poi su i fucili: fascio d’armi. || trasiri ’ntra lu fasciu, intromettersi in una faccenda: entrar nel mazzo. || fari fasciu, arruffarsi.

Fasciucarìa. s. f. Bagattella, cosa di verun pregio: cianciafrùscola. chiappolerìa.

Fasciunazzu. pegg. di fasciuni: fastellonaccio.

Fasciuneddu. dim. di fasciuni: Fastellino.

Fasciuni. accr. di fascio, grande da non potersi portare: fascione, fastellone. || Per ’nfasciagghia V.

Fasesu. add. Bizzarro, d’apparenza lindo: spocchioso. Nell’alta Italia faseusa è una ragazza belloccia, agevole. Forse dal fr. faseuse. || a la fasesa, modo avv. bizzarramente.

Fasi. s. f. Variazioni d’aspetto della luna e anco de’ pianeti: fase. || Vicende, mutazioni.

Fasioni. s. f. Piccola quantità, tantino: un miccino. || Garbo. Dall’ingl., fashion: belle maniere.

Fasola. s. f. T. bot. Pianta nota: fagiuolo, fagiolo. || fasoli frischi munnati: fagiuoli bazzotti. || fasoli turchi, piccoli, giallognoli con macchia nera: fagiuoli dall’occhio. || – palini, tutti rossi coll’occhio bianco. || – tènniri: fagiuoli in erba o verdi. || – marmurina, fagiuolo macchiato: fagiuolo grigiolato. || – sarvaggia, Anagyris foetida. || Ballo popolare; così detto perchè v’abbondano le note fa, sol, la.

Fasolu. V. causolu. || Della piccolezza di un fagiuolo, e generalmente per piccolo p. e. facci fasola: faccia piccina. || Per falso, bugiardo.

Fasti. s. m. pl. Memorie di atti più che altro onorevoli: fasti. [p. 369 modifica]

Fastiddiari. v. a. Recar fastidio: infastidire, fastidiare; è più d’annojare. || rifl. Aver in fastidio: infastidirsi. || Incollerirsi. P. pass. fastiddiatu e fastidutu: infastidito, fastidiato.

Fastiddieddu. dim. di fastidio: fastidiuccio.

Fastìddiu. s. m. Noia forte: fastidio. || dari fastidiu, molestar molto: dar fastidio. E venir a noia: esser o venir in fastidio. Far fastidio è meno di dar fastidio e riguarda più l’intelletto. || Per nausea: fastidio. || lu zu fastiddiu, si dice ad uomo fastidioso, bizzoso, permaloso. || Per merda; e per tutta sorta di sporcizia: fastidio. || pigghiarisi fastiddiu, incollerirsi: montar in bizza.

Fastiddiusamenti. avv. In modo fastidioso: fastidiosamente.

Fastiddiusazzu. pegg. di fastidioso: fastidiosaccio.

Fastiddiuseddu. dim. di fastidioso: fastidiosello, fastidiosetto.

Fastiddiusissimamenti. avv. sup. Fastidiosissimamente.

Fastiddiusu. add. Che reca fastidio: fastidioso. || Colui a cui dà tutto noia, inquieto: fastidioso. || Incontentabile, bizzoso: fastidioso. || Detto di cosa, operazione: malagevole, spinoso. Sup. fastiddiusissimu: fastidiosissimo (Lib. Cur. Mal.).

Fastiddiusuni. accr. di fastiddiusu: di molto fastidioso.

Fastìu. V. fastiddiu per merda.

Fastu. s. m. Pompa, lusso ad apparato, per grandigia: fasto.

Fastuca. V. pistacchiu. || essiri comu la fastuca e lu scornabbeccu, esser sempre insieme: esser come la chiave e il materozzolo. || Dicesi a donna che ad ogni costo voglia marito.

Fastucata. s. f. Confezione di pistacchi sfarinati: pistacchiata.

Fastuchedda. dim. di fastuca.

Fastuchera. s. f. Luogo piantato a pistacchi.

Fastuchinu. add. Colore simile all’interno del pistacchio: festichino.

Fastusamenti. avv. Con fasto: fastosamente.

Fastusazzu. pegg. di fastusu.

Fastuseddu. add. dim. di fastusu: fastosetto.

Fastusissimamenti. avv. sup. Fastosissimamente.

Fastusu. add. Pieno di fasto: fastoso. Sup. fastusissimu: fastosissimo.

Fastusuni. accr. di fastusu.

Fasularu. s. m. Cocitore o venditore di fagiuoli.

Fasulazzu. pegg. di fasolu: fagiolaccio.

Fasuluzzu. s. m. T. bot. Legume di verun pregio, che cresce tra i grani; è di fusto sottile, ramoso e s’avviticchia; ha fiori bianchi, e baccelli pelosi: veccia selvatica. Lathyrus aphaca L. Ochrus pallida.

Fasuledda. dim. di fasola: fagioletto, fagiolino. || – sarvaggia, pianta simile al fagiolo, mette de’ cirri o capreoli che si avviticchiano; ha semi piccoli e giallicci. Pisum ochrus L.

Fasulina. V. fasuledda.

Fata. s. f. Incantatrice, maga: fata. || Donne favolose credute immortali, di gran potenza e buon genio, le ninfe moderne: fate. || fata murgana, fenomeno che appare in Messina, consiste nel vedersi per aria castelli, palagi, campi ecc. tutto prodotto dalla luce: morgana.

Fataciumi. s. f. Incantesimo per cui si rende impenetrabile la persona: fatagione, fatazione. || Potenza favolosa a cui s’attribuivano prodigi e prescienza: fatagione.

Fatali. add. Che viene o è destinato dal fato, inevitabile: fatale. || Dannoso, pernicioso: fatale. || Presso i legisti vale senza proroga p. e. termini fatali: termine estremo. Sup. fatalissimu: fatalissimo.

Fatalìsimu. s. m. Dottrina di coloro che tutto attribuiscon al fato: fatalismo. || Alcuni erroneamente l’usano per fatalità V.

Fatalissimamenti. avv. sup. Fatalissimamente.

Fatalista. s. m. Chi professa il fatalismo: fatalista, fatista.

Fatalità, Fatalitati. s. f. Necessità del destino: fatalità, fatalitade, fatalitate. || Checchessia di sinistro e non evitabile: fatalità.

Fatalmenti. avv. In modo fatale: fatalmente.

Fatancina. V. faruncina.

Fatazza. pegg. di fata: fataccia.

Fatìa, Fatica. V. fatiga.

Fatìdicu. add. Indovino, che predice le cosa future: fatidico (Mort.).

Fatiga. s. f. Pena che si patisce nell’operare. È più di lavoro; è un effetto di questo, ovvero accenna una maggior difficoltà: fatica; e fatiga (poco usato). || Per lavoro. || a fatiga, modo avv., con istento: a fatica. || senza nudda fatiga: senza fatica al mondo. || fatiga di facchinu: facchineria. || scanza fatiga, pigro: fuggi fatica. || Prov. ogni fatiga lu sò premiu aspetta: ogni fatica merita ricompensa. || fatiga pri nun aviri a fatigari, fatica per farti uno stato indipendente. || di fatiga, si dice d’uomo atto a durar fatica: da fatica. E si dice pur di bestia.

Fatiganti. add. Che ama la fatica, che dura la fatica: faticante. || Per garzone. || Chi dà fatica: faticante.

Fatigari. v. intr. ass. Durar fatica: faticare. Denota meno di affaticare che si dice sol degli uomini. || v. a. Semplicemente fare una cosa, operar manualmente o no: lavorare. || rifl. a. Sostener fatica, travagliarsi: faticarsi.

Fatigatu. add. Stracco, affannato dalla fatica: faticato, affaticato. || vita fatigata, piena di fatiche: vita affaticata. || Detto di cosa fatta con cura, lavoro molto: lavorata, elaborata. || Difficile: faticoso.

Fatigaturi –tura. verb. Chi o che fatica; o lavora: fatigatore –trice, lavoratore –trice –tora. || Chi lavora molto o dura fatica: faticante, lavoratore –trice –tora.

Fatigazza. accr. e pegg. di fatiga: faticaccia.

Fatighedda. dim. di fatiga: fatichetta, faticuccia.

Fatiguna. accr. di fatiga: faticaccia.

Fatigusamenti. avv. Con fatica, difficilmente: faticosamente.

Fatiguseddu. add. Alquanto faticoso: faticosetto.

Fatigusissimamenti. avv. sup. Faticosissimamente.

Fatigusu. add. Che apporta fatica, difficile: faticoso. || Affaticante; affaticato: faticoso. || Sup. fatigusissimu: faticosissimo.

Fatigusuni. accr. di fatigusu: faticosissimo.

Fàtta. s. f. Spezie, sorta: fatta. || Grandezza, dimensione, p. e. mi detti un pumu di sta fatta: mi dette una mela di questa fatta. un omu di [p. 370 modifica] sta fatta: un uomo di questa fatta, di questa posta. || di la vostra, sò fatta, della vostra condizione ecc: della vostra, tua fatta. || Fatto, operazione. || fatta d’opera, rappresentazione effettiva. || – di quacina o di qualunque altra cosa che si esegua in periodi interrotti: facimento, fattura. || fari la fatta di unu, far come fece l’altro. || fari la fatta di ’nautra vota, ripetere di nuovo come seguì altra volta. || essiri tutti d’una fatta, esser simili o uguali: esser di una buccia. || Presso i cacciatori è la pedata, l’orma delle fiere: traccia. || Fatto, avvenimento.

Fattamenti. avv. Preceduto da cusì: sì fattamente, in tal modo.

Fattareddu. dim. di fatto, faccenduola: fattarello. || Storiella curiosa di cosa avvenuta, racconto: fattarello. || Alquanto maturo (Rocca).

Fattarellu. V. fattareddu al 2º §.

Fattazzu. pegg. di fattu: fattaccio.

Fattetta. s. f. dim. di fatta; è un’azione a fine di ingannare, per agirare. tranelleria, trufferìa. E anco: gofferìa. || Alle volte semplicemente per atto, movimento, azione.

Fattiari. v. a. Seguir le orme: ormeggiare, ormare. || jiri a fattiari (Catania) Andare alla caccia, o sulle tracce: andar sulla fatta o sulle orme.

Fattìbili. add. Agevole a farsi: facile, facitojo, fattevole.

Fatticeddu. V. fattareddu. || aviri lu fatticeddu sò, aver ciò che gli fa comodo: aver gli agi suoi. || farisi li fatticeddi soi, attender alle proprie cose senza inframmettersi nelle altrui.

Fattivu. add. Che fa: fattivo. || Faccendiere, operoso, indefesso: fattivo. || Uomo da far roba e mantenerla: massajo. || Preso da soverchio amore pe’ figli: imbrogiottito.

Fattìziu. add. Fatto con arte, artifiziato: fattizio.

Fattizza. s. f. Forma, figura, fazione delle membra: fattezza. || Forma di qualsivoglia cosa: fattezza. E nel pl. si dice delle forme del corpo: fattezze.

Fattòticu. Storpiatura di factotum V.

Fattu. s. m. Negozio, faccenda, azione, cosa ecc: fatto. || Faccende, affari, bisogne: fatto. Ma nota il Parenti che fatto riferiscesi al passato e faccenda al futuro. || Modo di procedere: fatto. || fattu d’armi, combattimento, battaglia che abbia avuto prove onorevoli: fatto d’armi. || nun fari paroli, fari fatti, non far ciarle, ma fatti. || farisi lu fattu so o li fatti soi, attender alle sue cose senza impacciarsi d’altrui: far i fatti suoi. E vale anche far il proprio vantaggio: far il fatto suo. E vale anche operar nascosamente o comodamente: far i suoi agi. || iri pri li fatti soi, attender alle faccende proprie: andar pei fatti suoi. E fig. non dar fastidio ad alcuno: andar per i fatti suoi. || supra lu fattu, nell’istante: in sul fatto. || jirisinni supra lu fattu, seguir ciò che prima fu fatto: andar in sul fatto. || veniri a lu fattu, lasciar i preamboli: venir al fatto. || sapiri fari lu fattu sò e chiddi di l’autri, esser accorto, sagace: saper dove il diavolo tien la coda, o a quanti dì è S. Biagio. || lu fattu è fattu, la faccenda è finita, è conchiusa: il fatto è fatto. || cosa passata in fattu di unu, vale o sotto gli occhi suoi, o alla quale ha avuto parte o interesse. || doppu lu fattu ognunu è dottu, cosa veramente comunissima: dopo il fatto ognuno è savio. || midicari un fattu, esporre od avviare una faccenda pel suo verso. || fattu sta, o lu fattu sta ed è, è formola conclusiva: fatto sta. || aviri paroli assai e fatti pocu, esser di molta ciarla e di pochi fatti: molti pampani e poca uva. || li fatti l’hannu a diri, no li paroli, bisogna star a’ fatti non alle parole. || cu li paroli e cu li fatti, in tutto e per tutto: in fatto e in detto. || unni nun bastanu li paroli cci vonnu fatti, o li fatti su’ masculi, e li paroli su’ fimmini, dove bisognano si faccian fatti: i fatti son maschi e le parole son femmine... || di fattu, posto avv., subito, assolutamente: di fatto. || in fatti, in conclusione: in fatti, in fatto. E vale anche effettivamente, in realtà: in fatto. || Prov. lu megghiu di lu jocu è fari fatti e paroli pocu, ovvero fa di fatti e parla pocu, chi far di fatti vuole, suol far poche parole. || cu lu fattu, in realtà: in fatto, di fatto. || ’mmiscarisi nta li fatti d’autri: entrar nei fatti altrui. || cu’ a fatti d’autru s’impaccia, nun resta senza taccia, o cu’ a fatti d’autru s’intrica si trova ’ntricatu: chi s’impaccia dei fatti altrui, di tre malanni gliene tocca dui, o chi troppo s’impaccia, non è senza taccia. || cu li fatti o di fatti, davvero, realmente, e Villani ha: così di fatto facea le cose il popolo. || lu su fattu a...espressione di sprezzo quasi, come dire, un sedicente: un così detto. || lu fattu è nnemicu di lu perfettu, alle volte per volere troppo ben fare non si fa: il meglio è nemico del buono. || fari zoccu hai di fari e fatti d’autru nun guardari: pazzo è colui che bada a’ fatti altrui. || autru fa di fatti, chi tu fai di paroli ovvero cu’ fa di fatti, fa pocu paroli: chi le vuol fare non le dice. || a li fatti, posto avv. in conclusione, alla fin delle fini: in fine, al fatto. || in fattu di... rispetto a, in opera di: in fatto di... || è un fattu, modo comunissimo o di affermare, o di sostenere, o di aderire ecc.: è un fatto.

Fattu. add. Da fare: fatto. || Finito, adempiuto: fatto. || omu, fimmina fatta, pervenuti all’età di sviluppo, formati: uomo, donna fatta. E si dice di animale pervenuto alla età, voluta: pecora fatta ecc. || Detto di frutte, biade ecc. venute a maturità: fatto. || Detto di persona che ha molto bevuto: cotto. || fattu a manu, fatto artificialmente, o senza macchina: fatto a mano. || Prov. li così fatti su comu li morti, le cose fatte son irremovibili, irrimediabili. || è fatta, la cosa è fatta: è fatta. || aviri ’na cosa pri fatta, non dubitarne punto: averla per fatta. || pigghiarisi ’na cosa pri fatta, averla per fatta. E si dice anco di chi se la beve facilmente e poi resta scornato. || perdiri lu fattu pri lu sfattu, perdere una cosa certa per una incerta; o sperar il suo per altri: perder il trotto per l’ambiatura. || fattu e bbonu, si dice di abiti o altro comperati già fatti: bello e fatto. || Di chi è affatto privo della conoscenza d’una cosa, si dice: nun sapi comu è fatta: non sa com’è fatta. Sup. fattissimu: fattissimo.

Fattucchiara. s. f. Strega, maliarda: fattucchiera, fattucchiara. [p. 371 modifica]

Fattucchiarìa. s. f. Stregoneria: fattucchierìa.

Fattucchiaru, Fattucchieri. s. m. Colui che fa fattucchierie: fattucchiere.

Fattuliddu. add. dim. di fatto: alquanto fatto. || Un po’ ubbriaco: cotticcio.

Fattumi. s. f. T. comm. Seta floscia inferiore, non lavorata, non buona nè per torcere nè per filare: catorzo.

Fattura. s. f. Facimento, opera: fattura. || Creatura: fattura. || Nota de’ pesi, numeri, misure ecc. delle cose che i mercanti commettono o ricevono: fattura. || Le polize ove accennasi il contenuto di alcuni fascetti di scritture avvolte perchè possa alla prima vedersi: fattura (Mort.). || E la somma scritta sur un pezzo di carta, attaccata alla bocca di un sacco per indicar la somma da esso contenuta: polizzino. || Malìa, stregoneria: fattura. || Tutto ciò che costituisce la mano d’opera, la lavorazione, manufattura: fattura. || fem. di fatturi: fattora, fattoressa. || jittari o fari fattura, far malìe.

Fatturari. v. a. Lavorare: fatturare (Ugolini), p. e. questo panno è fatturato a Londra. || Adulterare, e dicesi del vino: fatturare. || Far la fattura nel senso del 6 §. P. pass. fatturatu: fatturato. V. affatturari.

Fatturedda. dim. di fattura: fattoruzza.

Fattureddu. dim. di fatturi: fattoruzzo, fattoretto.

Fatturi. s. m. Chi o che fa: fattore. || Agente che fa i negozi altrui: fattore. || Chi ha cura delle possessioni altrui, campagne ecc: fattore, castaldo. || T. met. Ciascuna quantità onde formasi un prodotto: fattore.

Fatturìa. s. f. Ministero di chi sopraintende alle possessioni altrui: fattorìa. || Tenuta di beni o poderi con tutto il bisognevole: fattorìa.

Fatturuna. accr. di fattura, nel senso del penultimo §.

Fatu. s. m. Disposizione fissa e ineluttabile delle cose avvenire: fato. || Il succedere necessario degli eventi: fato.

Fàtuu. add. Scemo, stolto: fatuo. || focu fatuu, meteora che si vede nelle notti oscure sopra i prati, le paludi o luoghi grassi: fuoco fatuo.

Fatuzza. dim. e vezz. di fata. || pl. V. spirdu.

Fau. V. fagu. || V. vrisca: favo.

Faucetta. dim. di fauci: falciuola. || – di chirurgu: lancetta.

Fauci. s. f. pl. Sboccatura della canna della gola: fauci. || Per sim. apertura: fauci. || sing. Strumento di ferro, curvo, tagliente, per segare, mietere ecc.: falce. || Prov. fauci meti e ventu spagghia, la falce miete e il vento spaglia, ci vuol anco il vento.

Faucïari. v. a. Segare le erbe, le biade colla falce: falciare.

Fauciata. s. f. Colpo della falce: falciata. || faucïata, il menar della falce: falciata.

Fauciazza. pegg. e accr. di falce: falciazza. || Cattiva falce.

Faucicchia. dim. di falce: falciuola.

Faucigghia. s. f. Falce piccola più maneggevole: falciuolo.

Faucigghiuneddu. dim. di faucigghiuni.

Fauciggiuni. s. m. Strumento simile alla falce, ma più piccolo: falcetto, falcino.

Faucitedda. V. faucetta.

Faucitta. s. f. Sorta di strumento chirurgico adunco, che serve per aprir tumori grandi: gambautte.

Fauciumi. s. m. Coltello grande da cucina: coltella.

Fauciuni. accr. di falce: falcione.

Fauda. s. f. Quella parte della sopravveste o del farsetto che pende dalla cintura in giù; si dice anche del lembo di qualsiasi veste: falda. || T. capp. Quella parte del cappello che fa solecchio: tesa, falda. || faudi di la cammisa, le estreme parti che calano dinanzi e dietro: lembi, quarti. || – di la muntagna, striscia o pendio della montagna o le radici: falde. || T. anat. Qualsiasi appendice carnosa: falda. || L’estrema parte di checchessia, di terra o altro: lembo. || E particolarmente la estrema parte o l’orlo delle vesti: lembo.

Faudalata. V. fadalata.

Faudalazzu. V. fadalazzu.

Faudaleddu. V. fadaleddu.

Faudali. V. fadali.

Faudalinu. V. fadalinu.

Faudaluni. V. fadaluni.

Faudata. V. fadalata. || Vale anche quanto cape un lembo, una falda. || E vale anche, coda folta di pelo, lunga: coda a spazzola.

Faudatedda. dim. di faudata.

Faudatu. add. Guarnito di falde, o fatto a falde: faldato. || Con coda: coduto.

Faudàu. V. fadali (in Nicosia).

Faudedda, Faudetta. V. fadedda.

Faudiari. v. a. Coglier le foglie delle falde d’un albero: succidere. || V. rifodari.

Faudiddazza. V. fadiddazza.

Faudidduzza. V. fadidduzza.

Faudigghia. V. fodigghia.

Faudili. V. fadili.

Faudillina. s. f. (Damiano). Piccola gonnella: gonnellino.

Faudincina, Fauduncina. V. faruncina.

Faudutu. add. Dicesi di bestie che hanno lunga e folta coda: di molto coduto.

Fauduzza. V. faduzza.

Fàula. V. fàvula (A. V. ital. faula).

Faura. V. fauda.

Faùri. V. favuri.

Fauriari. V. faudiari. || V. rifodari.

Fausamenti. V. falsamenti.

Fausascritta. s. f. Errore nello scrivere, per inavvertenza: cacografia. || fari fausiscritti: cacografizzare.

Fausìa. V. falsità.

Fausiari. v. intr. Si dice quando un bove nello arare esce dalla linea: falsare, tortire, sviarsi.

Fausitùtini. V. falsità.

Fàustu. add. Fortunato, propizio, di buon augurio: fausto. Sup. faustissimu: faustissimo.

Fàusu. s. m. Falsità, cosa falsa, non vera: falso. || ’n fausu, T. art. Che è fuori il perpendicolo o fuori posto: posare, essere, stare in falso. || mettiri lu pedi ’n fausu, metterlo dove non posi: metter il piede in falso. E met. per procedere malcauto, pigliar un granchio. || mittirisi ’n fausu, cominciare a sospettare. || E detto di bestie: ombrare. V. appagnarisi.

Fàusu. add. Non vero, corrotto, finto: falso. || [p. 372 modifica] fausu di carriaggiu, si dice di uomo non integro: malvagio. || Detto di bestia: vizioso. || porta fausa, nascosta, secondaria: porta falsa. || tràsiri pri la porta fausa, fig. ottener una cosa non per merito o retta via, salir a dignità per sotterfugi. || cu fausu ’ngannu: ad ingegno, ad inganno, astutamente. || fausu tunnu, dicesi di chi sia furbo in estremo grado: furbo in chermisì. Sup. fausissimu: falsissimo.

Fausuni. accr. di falso: falsissimo.

Fauturi –trici. verb. Chi o che favorisce: fautore –trice.

Fauzìa. V. falsità.

Fauzigghia. V. faucigghia. Così nel Piazzese.

Fauzigghiuni. V. faucigghiuni.

Fàuzu. V. fausu.

Fauzuni. V. fausuni. || V. fauciuni.

Fava. s. f. Pianta nota: fava. Vicia faba L. || la vucca di la fava: il nero della fava. || Enfiatura sulla pelle, per morsicatura di insetto, o scottatura: cocciuola. || Quella parte del pene simile alla ghianda: fava. || quantu una fava, per esprimere cosa piccola. || unu dici ciciri e n’autru rispunni favi, non intendersi, un dice una cosa e altri ne intende o risponde altra. || essiri dui menzi favi o ’na fava spaccata ’n dui, esservi perfetta somiglianza: somigliarsi come due gocciole. || Guadagno tratto con violenza, astuzia, camorra: scrocco. Onde tirari la fava, far lo scrocco. || T. vet. Gonfiezza del palato presso i denti incisivi del cavallo: fava, palatina. || favi palini, le nere. || Sorta di postema: ranella. || favi virdi, quelle fresche ancora nel baccello: baccelli. || Prov. favi e linu mentri su’ ’n ciuri su’ ’n caminu, le fave e il lino quando fioriscono dan bene a sperare. || favi e linu parmentu chinu; o sicuru simina li favi e linu, quann’hai ancora lu parmentu chinu, sul tempo da seminar fave. || favi ’n ciuri acqua a vadduni, quando la fava fiorisce vuol acqua: fava e mela coll’acqua allega. || favi pizzicati, toltole l’occhio, la parte nera, e quindi cotte. || E fari la fava pizzicata, far atto di sfregio: far le fiche. || aprili favi chini, ’ntra maju li cucini, in aprile si mangian fresche, in maggio poi ve n’ha da cuocere per tutti. || la fava fa la via o fava fa via, è la prima seminagione che si fa, indi si semina biada; vuol dir anche che pel suo calore fa sì che la terra frutti poi bene, onde dice il toscano: chi semina fave pispola grano. || s. Martinu favi e linu, si nun su nati su siminati, in italiano evvi invece: a S. Martino la sementa del poverino, sta meglio il grano al campo che al mulino. || fava nica e lavuri a voi pasciri, la fava vuol essere zappata (la 1ª zappa) piccola, e la biada quando è più alta. || rusicari favi, contendere, tenzonare per gelosia o altro. || – inversa, pianta di stelo dritto, frondoso, alta un braccio; foglie sessili e opposte, ovate, seghettate, carnose; fiori porporini o bianchi: fabaria, erba S. Giovanni, fava inversa o grassa, Sedum telephium. Telephium album L. || – lupina. Vedi fasulazzu.

Favaloru. add. Chi scrocca sottomano, o che scrocca sopra negozi: scroccone, scrocchino.

Favanata. s. f. (Pasq.) Riprensione: canata, rabbuffo, bravata.

Favara. s. f. Sorgente di acque: scaturigine, bulicame. || na favara di focu, per sim. una uscita di fiamma a guisa di scaturigine (Arabo favar: lo scaturir dell’acqua).

Favaraggi. V. caccamu (D. B.).

Favata. s. f. Campo dove siano seminate fave: favajo, faveto. O dove siano state seminate fave, caloria ottenuta per mezzo delle fave: favule. || I gambi delle fave svelti e secchi: favule. || Vivanda di fave: favata. || Mangiata di fave: favata. || Prov. la favata cuntrasta cu la mal’annata, il favule fa bene ad onta anco della cattiva annata. || a favata, posto avv. seminato a fave, a caloria: onde dari o pigghiari a favata, dare o prender terra per metterla in caloria. || fari la favata, seminar del grano in quel terreno ove sieno state dianzi coltivate fave: seminar le terre in caluria o caloria (Pitrè).

Favazza. s. f. accr. e avvil. di fava.

Favetta. dim. di fava, ed è di scadente qualità e piccola, e si dà ai cavalli. || Qualità di caccao di minor pregio.

Faviana. V. favi virdi, in fava.

Faviari. v. intr. Produr fave. || Prov. quannu favìa nun si pinìa, quando l’annata produce fave, non fa carestia.

Faviatu. add. Dicesi del colore del manto di cavallo, o delle penne de’ polli, spruzzato di macchiette d’altro colore: moscato, brizzolato, macchiellato.

Favu. V. vrisca.

Fàvula. s. f. Racconto in cui si racchiuda qualche verità o moralità sotto il velo della finzione: fàvola. || Falsa narrazione: fiaba, favola. || essiri o divintari la favula di lu paisi, rendersi oggetto di derisione: esser o rendersi favola del popolo, del paese. || la favola o lu cuntu di la gugghia, il ripeter nelle domande sempre le stesse cose, senza venire a conchiusione: la favola o la canzone dell’uccellino. || Rappresentazione scenica, e intreccio di dramma, poema: favola. || lu lupu ’ntra la favula, si dice quando capita alcuno di cui si stava ragionando: aver fra’ denti alcuno.

Favulazza. pegg. di favula: favolaccia.

Favuletta. dim. di favula: favoletta.

Favuliari. V. favuliggiari.

Favulicchia. dim. di favula: favoluccia, favoluzza.

Favuliggiari. v. a. Raccontar favole: favolare, favoleggiare. || Metter in canzone, far beffe: favoleggiare.

Favuliggiaturi –trici. verb. Chi o che compone o racconta favole: favolatore –trice, favoleggiatore –trice.

Favuliscu. add. Favoloso: favolesco (poco usato).

Favulista. V. favuliggiaturi.

Favuluna. accr. di favula, lunga o ardita.

Favuluni. s. m. Raccontator di favole, bugie: favolone.

Favulusamenti. avv. In modo favoloso: favolosamente.

Favulusità, Favulusitati. s. f. Astratto di favoloso: favolosità.

Favulusu. add. Che ha della favola; spropositato, iperbolico: favoloso. Sup. favulusissimu: favolosissimo.

Fàvura. V. fauda. [p. 373 modifica]

Favurèvuli. add. Che è in favore, in aiuto altrui: favorevole. || Aggiunto a vento che porta la nave al destino: vento favorevole. || Opposto di avverso: favorevole. Sup. favurevulissimu: favorevolissimo.

Favurevulissimamenti. avv. sup. Favorevolissimamente.

Favarevulimenti, Favurevulmenti. avv. In modo favorevole: favorevolmente.

Favuri. s. m. Grazia che si conferisce altrui, dimostrazione di affetto: favore. || Protezione, aiuto: favore. || diri o parrari ’n favuri, difendere, approvare la opinione di alcuno: parlar in favore. || dari ’n favuri, sentenziare favorevolmente: darla in favore. E fig. rispondere secondo il desiderio d’alcuno: darla in favore. || pigghiari ’n favuri: favorire. || Detto di cibi, aria ecc.: far pro, conferire. || fari un favuri ad unu, servirlo, fargli cosa grata: far un favore ad uno. || a favuri o in favuri di unu, in suo pro: a favore o in favore di uno. || Prov. nun dumannari favuri a cui nun nni pò fari, perchè è tempo perso. || cu’ d’autru cerca li favuri, li soi così divi offriri, è naturale che chi vuole gli altri liberali debba esser egli liberale.

Favurìbbili. add. Favoreggiante: favorabile.

Favuriggiari, Favuriggiatu. V. favuriri: favoreggiare, favoreggiato.

Favuriggiaturi –trici. verb. Fautore: favoreggiatore –trice.

Favuriri. v. a. Far favore, dar favore, difendere, aiutare: favorire. || Giovare, far pro, conferire: favorire. || Compiacersi di dare, prestare ecc: favorire. Accettar cosa profferta: favorire. || Detto di abbigliamenti che adornano, abbellano la persona, che dànno od accrescono avvenenza. || favurisca, modo di chiamar altrui perchè entri o venga avanti: favorisca. P. pass. favuritu e favurutu: favorito.

Favurita. s. f. Colei che è amata dai grandi signori: favorita.

Favuriteddu. add. dim. Favoritino (Gigli).

Favuritu. s. m. Chi è in grazia dei grandi: favorito. || add. Favorato: favorito. E detto di cosa, che è più cara delle altre: favoritissimo. Onde il Sup. favuritissimu: favoritissimo.

Favurituri –trici. verb. Chi o che favorisce: favoritore –trice.

Fàvusu. V. fàusu.

Favuzza, dim. di fava: favina (Pal. voc. met.). || T. art. Piccolissime spranghette di ferro schiacciate che si conficcano a traverso i buchi di certi lavori per tenerne fermi i pezzi, spezie di copiglia; e pe’ carrozzieri sono i fermagli perforati che ricevono in sè le spire delle viti.

Fazzioni. s. f. Parte, unione di persone, setta: fazione. || La figura, le fattezze di chicchessia: fazione (ma è voce antica). || Sentinella, scolta.

Fazziunàriu. s. m. Aderente ad una fazione: fazionario.

Fazziusu. add. Autore di fazioni, turbolento, settario; e si usa anco sost.: fazioso. || Che è delle fazioni: fazioso.

Fazzolu. V. velu.

Fazzulettu. s. m. Pezzuola da naso: fazzoletto, pezzuola, moccichino. || – biancu, di facci o di suduri, quello per asciugarsi il sudore: fazzoletto da sudore. || – di ’ncoddu, quello che le donne si mettono al collo; o la cravatta degli uomini: fazzoletto da collo. || – di ’ntesta: fazzoletto da capo.

Fazzulittata. s. f. Quanto cape nel fazzoletto, nella pezzuola: pezzolata.

Fazzulittazzu. pegg. di fazzulettu.

Fazzulitteddu. dim. di fazzulettu: pezzuolina, fazzolettino.

Fazzulittinu. dim. di fazzulettu; fazzolettino. Ed è certa gala da donne, di sottili tessuti diversi e colorati, tagliati a fazzoletti o a metà, detti perciò menzi fazzulittini. || Diconsi pure fazzulittini quelle pezzuole lavorate all’uncinetto, che si pongono sui cuscini dei divani.

Fazzulittuni. accr. di fazzulettu, ma s’usa per guardaspaddi V.

Fazzumi, Fazzuni. s. f. Effigie, aria, figura: fattezze, fazione e fazzone (son voci antiquate).

Supplemento

[p. 1146 modifica]Facci. – di lu libbru: il davanti. || bedda facci, avaro, ironicamente. || a la facci tua ecc., si dice pure quando uno nomina cosa sporca.

Facciola. Uccello ecc. Perez traduce: voltolino.

Faciola. V. fasola.

Fadagghia. V. fauda (All’Etna).

Fadata. V. fadalata.

Fafajana. Uccello V. anatredda: mestolone (In Castrogiovanni).

Falcuni. || – di rocca, V. falcuni di smidigghiu.

Fallari. V. fadali.

Falletta. V. fodetta.

Famiari. V. camiari.

Fanfalicchia. s. f. Bozzolo incominciato ma non terminato dal baco: falloppa.

Fangi. V. facci (In S. Cataldo).

Fanzu. V. fasesu.

Fardiari. v. intr. Cader la neve a falde a fiocchi: fioccare.

Farfariddiari. v. a. Luccicare, scintillare.

Fari. Nel senso di opinare, credere. Dante ha: Con Epicuro tutti i suo’ seguaci Che l’anima col corpo morta fanno. E nel senso di rappresentare per tale, creder tale, Dante stesso ha: E color che tu fai cotanto mesti. || aviri chi fari, aver briga: aver che ungere. || fari lu lettu, prepararlo per dormirvi: fare o rifare il letto. || – la cammara, pulirla, rassettarla: far la camera.

Fasciaturi. V. litigaturi.

Fasola. In Bronte, Riesi ecc. chiaman così la pisedda V.

Fasìa. s. f. Contegno, sussiego (Pitrè).

Fassa. V. juduni (In Messina).

Fàucia. V. fauci al § 3.

Faultà. V. facultà e simili.

Faurali. V. fadali.

Fausitati. V. falsità.

Fava. Piccola enfiatura cagionata dal morso di insetto: cocciuola. || – larduta, fava bianca maggiore. – pugghisa, altra qualità.

Favanazzu. V. varvaciazzu.

Fazulità. V. fatalità. [p. 1147 modifica]