Nuovo vocabolario siciliano-italiano/SE

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SD SF

[p. 905 modifica] Sdari. v. intr. Scoppare, correr a tutta lena: dare per... Sdare hanno in Toscana (Fanf. Voc. d. u. Tosc.) per errare, dar fuori del segno, ed ha analogia col nostro. || fig. Cavarsi ogni capriccio senza ritegno: scorrer la cavallina. || Prender il moto con velocità: pigliar l’aire. || sdari pri li campagni: darla per le campagne, pigliar la corsa per le campagne. || att. Rompere: fiaccare. || Finire, terminare. || Distruggere. || Venire o ridurre in povertà: ammiserare. || nun putirisi sdari, non poter mancare, non poter finire, e simile. || nun putirisi sdari, detto di persona di grande statura, quasi non finisca mai; detto di altre cose, vale in gran quantità. || io nun la pozzu sdari sta minestra, non la posso mangiar tutta.

Sdatizzu. add. freq. di sdatu: fuggiasco.

Sdatu. add. di sdari: fuggito. || Terminato ecc. || Per fuggiasco.

Sdazziari. v. a. Detto di derrate, liberar dalle imposte o pagare il dazio perchè possan entrare in commercio: affrancare, sgabellare, sdaziare (l’ha solo l’Ugolini e se ne lava le mani).

Sdecenti. V. indecenti.

Sdèciri. v. intr. Non esser dicevole, sconvenirsi: disdirsi.

Sdegnamentu. s. m. Sdegnosità: sdegnamento.

Sdegnari. V. sdignari.

Sdegnu. s. m. Indegnazione, affetto che muove [p. 906 modifica] l’animo a cruccio: sdegno. || Dispetto. || Nausea: sdegno. || motu di sdegnu, V. vomitu. || a sdegnu, posto avv.: a sdegno. || madama sdegnu, per baia si dice a donna schifiltosa, ritrosetta, che stia troppo in sui convenevoli: schizzinosa. || Prov. picciulu sdegnu rumpi granni amuri, ovvero cent’anni d’amuri un mumentu di sdegnu. è chiaro. || amuri si fabbricau ’nta tant’anni, sdegnu ’nt’on fari di cruci allura vinni, un momento di sdegno spegne un lungo amore.

Sdibbitari. v. intr. pron. Satisfar al suo debito: sdebitarsi.

Sdicenti add. Sconvenevole: sdicèvole.

Sdiciri. V. sdeciri.

Sdiciurari. v. a. Levar il fiore a una cosa: sfiorare.

Sdiddiccari. v. a. Torre l’usanza, il vezzo: svezzare (contrario di addiccari).

Sdignari. v. a. Spregiare, avere a schifo: sdegnare. || Provocar a sdegno, mettere sdegno fra le persone: sdegnare. || Detto di cose troppo grasse, troppo dolci: stuccare; e se più: ristuccare. || farisi sdignari dette di persona: rendersi uggioso. || intr. Muover a sdegno: disdegnare. || rifl. a. Pigliar a sdegno; aver a schifo: sdegnarsi.

Sdignatizzu. add. freq. Alquanto sdegnato. || Senza voglia, senza appetito: svogliato.

Sdignatu. add. Da sdegnare: sdegnato. || Stomacato: sdegnato. || Stucco, ristucco.

Sdignettu. dim. di sdegnu.

Sdignusaggini. s. f. Sdegnosità: sdegnosaggine.

Sdignusamenti. avv. Con isdegno: sdegnosamente. || Stomacosamente.

Sdignusazzu. pegg. di sdignusu.

Sdignuseddu. dim. Sdegnosello, sdegnosetto. || Alquanto stomachevole.

Sdignusità. s. f. Qualità astratta dell’essere sdegnoso: sdegnosità. || Stomacaggine.

Sdignusu. add. Pieno di sdegno, cruccioso: sdegnoso. || Che facilmente si sdegna: sdegnoso. Delicato, tenero, che facilmente è alterato: sdegnoso. || Che genera disgusto: stomacoso, stomachevole. || Senza voglia o appetito: svogliato. || Di cosa che abbia troppa dolcezza nauseante: smaccato.

Sdignutticari. v. a. Contrario di piegare o ripiegare: spiegare, sciorinare. P. pass. sdignutticatu: spiegato, sciorinato.

Sdilinguatu. V. scilinguatu.

Sdillabbrari. v. a. Guastare, rompere l’orlo, la bocca de’ vasi o simili: sboccare, sbreccare. || intr. Uscir fuori dei labbri: slabbrare. P. pass. sdillabbratu: sbreccato, slabbrato, sboccato.

Sdillabbrata. s. f. L’azione dello sbreccare, o dello slabbrare.

Sdillabbrateddu, dim. Un po’ sbreccato, o slabbrato.

Sdillabbratizzu. add. freq. Alquanto sbreccato.

Sdillabbratuni. accr. Di molto sbreccato, o slabbrato.

Sdillaccari. V. allaccarari.

Sdillannatu. V. sdillassatu.

Sdillassamentu. s. m. Il rilassare: rilassamento. || Rottura.

Sdillassari. v. a. Allentare: rilassare. || Staccare, rompere. || rifl. a. Rilasciarsi. || Detto di terreno, risolversi, stritolarsi: rilassarsi. || Perdere il natural vigore: rilassarsi (da lassari; nella Mea del Lori si legge ... e ’l panno si dilassa).

Sdillassata. s. f. Il rilassare.

Sdillassatu. add. Da rilasciare: rilassato. || Rotto. || Stanco, debole: rilasso.

Sdillattamentu. s. m. Lo stemperare, o stemperarsi: stemperamento.

Sdillattari. v. a. Far divenir quasi liquido checchessia disfacendolo con liquore: stemperare. || rifl. pass. Disfarsi, corrompersi: stemperarsi. || fig. Anneghittirsi, impigrirsi: sdarsi. || Esser prolisso.

Sdillattata. V. lattata. || Stemperamento.

Sdillattatu. add. Stemperato. || Affettato: lezioso. || Lento, tardo: pigro. || Prolisso.

Sdillavatu. add. Smorto: dilavato.

Sdillazzari. v. a. Sciorre il laccio: dislacciare, slacciare.

Sdilliccari. V. sdiddiccari.

Sdilliggianti. add. Dileggiante. || V. disprezzanti.

Sdilliggiari. v. a. Deridere, schernire, beffare: dileggiare. P. pass. sdilliggiatu: dileggiato.

Sdilliggiata. s. f. Il dileggiare: dileggiamento.

Sdilliggiu. s. m. Derisione: dilèggio.

Sdillinchiari. v. intr. e intr. pass. Commuoversi per effetto di tenerezza: sollucherare (intr.), sollucherarsi.

Sdilliniari. V. delirari. || Insanire.

Sdillìniu. V. delìriu. || V. frinisìa.

Sdilliniusu. add. Delirante, frenetico, farnètico.

Sdillizziarisi. V. delizziarisi (Biundi).

Sdillizziu. V. delizzia. || Divagamento.

Sdillodari. V. sdilliggiari (quasi slodare).

Sdillucamentu. s. m. Il dislogarsi delle ossa: slogamento, dislogamento.

Sdillucari. v. a. Muovere dal luogo, e propriamente dicesi delle ossa quando escono dal loro sesto: slogare. || rifl. a. Slogarsi (non essendo conforme del tutto al genio della nostra pronunzia la sl, si cambierebbe in disl e più facilmente per metatesi in sdill). P. pass. sdillucatu: slogato.

Sdillucata, Sdillucatina, Sdillucatura. s. f. Slogamento: slogatura.

Sdillummari. v. a. Guastar i lombi: slombare. P. pass. sdillummatu: slombato.

Sdilluviari. V. dilluviari. Qui per vezzo vien aggiunta la s.

Sdilluviu. V. dilluviu.

Sdiminticanza. s. f. Dimenticanza: sdimenticanza.

Sdiminticari. v. a. Vale quanto dimenticare, però secondo Tommasèo denoterebbe dimenticanza più grave, più volontaria, e sovente più colpevole: sdimenticare.

Sdiminticata. s. f. Il dimenticare: dimenticamento.

Sdiminticatu. add. Sdimenticato. || a la sdiminticata, impensatamente.

Sdiminticusu. add. Che facilmente dimentica: dimenticone.

Sdimustari. V. ’ngaspari.

Sdingannu. posto avv. Di mala voglia: a mal in cuore.

Sdingari. v. a. Contrario di anningari, spregiare: disdegnare. || V. sdignari. [p. 907 modifica]

Sdingusu. V. sdignusu.

Sdinijari. v. a. Negare, ricusare: dinegare.

Sdinnazari. V. A. per quacïari V. (An. M.).

Sdintari. v. a. Cavar i denti di bocca. || T. art. Romper i denti di uno strumento, ordegno ecc.: sdentare. || intr. pass. Perder i denti.

Sdintatu. add. Senza denti: sdentato.

Sdiri. v. a. Negare di aver detto: disdire, sdire. || intr. Non esser conveniente: disdirsi. || Contrariare: contraddire. || rifl. pass. Disdirsi. || pigghiari a sdiri, dichiararsi avversario, contraddicendo.

Sdirradicamentu. s. m. Lo sradicare: sradicamento.

Sdirradicari. v. a. Cavar dalle radici: sradicare, disradicare, diradicare. || met. Estirpare, disperdere: diradicare. P. pass. sdirradicatu: sradicato, diradicato.

Sdirramari. v. a. Spiccare, troncar i rami: disramare, scoscèndere, diramare. || rifl. a. Spaccarsi, fendersi: scoscendersi. P. pass. sdirramatu: diramato, scosceso.

Sdirrazzinari. v. a. T. agr. Tor via dalle piante i troppi polloni che le isteriliscono: spollonare (Da razzina).

Sdirrera (A la. posto avv. Alla fine: da ultimo. || Addietro, in dietro.

Sdirri. s. m. Ultimo, si dice però degli ultimi giorni del carnovale (forse da ex terus. Pasq.). || Prov. tuttu l’annu cu ccu voi, ma li sdirri cu li toi, per contro dice il toscano: carnovale a casa d’altri, Pasqua a casa tua, Natale in corte. || senti lu primu e parra lu sdirri: chi vuole ben parlare, ci deve ben pensare.

Sdirrigulamentu. s. m. L’esser privo di regola d’ordine: sregolamento.

Sdirrigulari. v. a. Fare uscir di regola: sregolare.

Sdirrigulatu. add. Senza regola, senza modo: sregolato.

Sdirrinari. v. a. Guastar i lombi: slombare (Giuliani ha l’add. direnato nel senso di slombato, non so però se esista un verbo direnare). || rifl. pass. Sforzarsi i lombi sì che dolgano: dilombarsi. || Parlando di giumenti, disciorli da come eran legati un dietro l’altro, contrario di arrinari. P. pass. sdirrinatu: slombato, dilombato.

Sdirrittari. V. ammusciri.

Sdirrubbamentu. s. m. Il dirupare: dirupamento.

Sdirrubbari. v. a. Buttar giù quel che stava elevato, da rupe: dirupare. || Abbattere. || Stramazzare. || Abbattere mura, fabbriche e ciò che è edificato: demolire. || Demolire edifizi forti, o con violenza: diroccare. || Far cascare. || Far cadere con impeto: rovinare. E anco in senso fig. || rifl. a. Cader giù da alto, da un precipizio: diruparsi. || Cascare, dirupare (intr.). || Prov. a sdirrubbari basta unu, a fabbricari nun bastanu centu, è molto chiaro e profondo (Sp. derrumbar: dirupare).

Sdirrubbata. s. f. Il dirupare: dirupamento. || Cascata.

Sdirrubbateddu. dim. di sdirrubbatu.

Sdirrubbatizzu, add. freq. Alquanto dirupato, che minaccia rovina: rovinaticcio.

Sdirrubbatu, add. Da sdirrubbari: dirupato. || Rovinato. || Cascato. || Precipitoso per rupi pendenti e rovinate: dirupato. || Erto, quasi inaccessibile: dirupato.

Sdirrubbu. s. m. Luogo facile a poter precipitare, precipizio di rupe: dirupo. || Caduta da alto in basso precipitosamente: rovina.

Sdirrubbuni. s. m. Precipizio, rovina. || a sdirrubbuni, precipitosamente.

Sdirrubbusu. add. Erto, inaccessibile: dirupato, scosceso, dirotto.

Sdirrupari. V. sdirrubbari.

Sdirrupu. V. sdirrubbu e derivati.

Sdirruttu. add. Dirotto. || avv. Dirottamente. || a la sdirrutta, posto avv. dirottamente: a dirotta, alla dirotta. Vale anche alla scapigliata: alla rimpazzata.

Sdisabbitari. V. disabbitari.

Sdisaggiu. V. disaggiu e seg.

Sdisallintari. V. sdillassari (Sp. desalentar).

Sdisamari. V. disamari.

Sdisamuratu. V. disamuratu.

Sdisamuri. V. disamuri.

Sdisangatu. V. greviu. || V. disamuratu (quasi senza sangue nel senso di genio, attraenza).

Sdisanuri. V. disonuri.

Sdisanzatu. add. Dissennato (da sdi e sanzatu o senzatu).

Sdisappassiunatu. V. spassiunatu.

Sdisarari. v. a. Contrario di saldare: dissaldare (Da sarari).

Sdisarmari. V. disarmari.

Sdisciurari. v. a. Guastare, torre il fiore: deflorare. || Si dice delle bestie quando il basto produce loro piaghe o guidaleschi: inguidalescare.

Sdisepelliri. V. disuttirrari.

Sdisèrramu. V. diserramu.

Sdisiccumari. v. a. Levar i seccumi delle piante, recidendo i rami vecchi e inutili: svecchiare.

Sdisiminzari. v. m. Cavar il seme (Da sdi e simenza).

Sdisinnatu. add. Forsennato, dissennato.

Sdissa. s. f. (Biundi) Ghiottoneria, leccornìa.

Sdisormiggiari. v. a. T. mar. Levar l’ancora di afforco, o la seconda ancora, di posto, e restare con una sola ancora per esser più pronti a mettersi alla vela: disormeggiare (Zan. Voc. Met.).

Sdisumanu. V. disumanu.

Sdisunciari. V. disunciari.

Sdisurdinari. V. disordinari.

Sdisuricchiatu. add. Senza orecchi (Pasq.).

Sdisurvicari, V. disuttirrari.

Sdisussamentu. s. m. Il disossare.

Sdisussari. v. a. Trar le ossa dalla carne: disossare.

Sdisussatu. add. Disossato. || met. Ridotto alla miseria: al verde.

Sdisùttili. V. disùtili.

Sdisuttirrari. V. disuttirrari.

Sdisùttuli. V. disùtili.

Sditta. s. f. Il disdire: disdetta. || Disgrazia, sventura: disdetta. || E quando nel giuoco si ha la fortuna contro, si dice: avere disdetta o essere in disdetta. || chiancirisi la sditta, aversi la sventura, la disdetta: aversi la sperpetua. [p. 908 modifica]

Sdivacamentu. s. m. Il votare: votamento. || Versamento.

Sdivacari. v. a. Contrario di empiere, evacuare: votare. || Rovesciare: votare. || Fare uscir fuori quello che è dentro a sacco, vaso e simile, rovesciandolo, facendolo traboccare, o spargendolo in altro modo: versare. || Versar liquori in un vaso: mèscere. || Dire, replicare, fare in abbondanza checchessia: scoccolare, scodellare. || Ridire le cose udite o vedute: spifferare. || V. cacariarisi. P. pass, sdivacatu: votato. || Versato. || Mesciuto. || Scoccolato ecc. (da vacuo).

Sdivacata. s. f. L’azione del votare: votato, votagione. || Versata. || Mescita.

Sdivacatedda. dim. di sdivacata: votatina. || Versatina (V. participiu).

Sdivacatina. V. sdivacamentu.

Sdivacatizzu. add. freq. Alquanto votato.

Sdivacatuna. accr. di sdivacata.

Sdivacatura. s. f. Votamento, evacuazione: votatura.

Sdivacaturi –tura. verb. Chi o che vuota o versa: votatore ’–’trice. || Versatore –trice.

Sdivacuni. accr. di sdivacu per sdivacata. Soverchia evacuazione di escrementi.

Sdivigghiari. V. arrispigghiari.

Sdivinari. (Scob.) V. indovinari.

Sdiviscari. (Pasq.) v. a. Liberare dal vischio: disvischiare.

Sdivizzari. V. divizzari.

Sdossa (A la. posto avv. Si dice del cavalcare senza nè sella, nè basto: a bisdosso, a pelo.

Sdossu. s. m. T. mar. La posizione della vela, quando l’antenna è sopra vento dell’albero, e la vela essendo per conseguenza sull’albero, si formano due sacchi, uno sul davanti l’altro all’indietro: bisdosso (Zan. Voc. Met.).

Sdradicari. V. sdirradicari.

Sdragari. v. intr. Piover a dirotta. || Esser in gran copia, e dicesi di checchessia: abbondare, e spezialmente degli alberi che dànno molto frutto.

Sdrajari. v. a. Porre sdrajone: sdrajare. || rifl. a. Porsi a giacere, sdrajone: sdrajarsi. P. pass. sdrajatu: sdrajato.

Sdraiata. s. f. L’atto dello sdraiarsi: sdrajata.

Sdrajatedda. dim. Sdrajatina .

Sdrivigghiari. V. arrispigghiari.

Sdrucciulari. V. sciddicari. || Prov. megghiu sdrucciulari di pedi ca di lingua, meglio cadere anzichè compromettersi in parole: è meglio sdrucciolar co’ piedi, che colla lingua.

Sdrùcciulu. add. Dicesi della parola che ha lo accento prima della penultima sillaba: sdrùcciolo. || E del verso che termini in voce sdrucciola: sdrucciolo.

Sducirisi. v. rifl. pass. Perder il dolce (Scob.).

Sduganari. v. a. Cavar di dogana, liberar di dogana checchessia pagando la dovuta gabella: sdoganare. P. pass. sduganatu: sdoganato.

Sdugghiarisi. v. intr. pron. Liberarsi dalle doglie: sdogliare.

Sdummari. V. stuppari.

Sdunari. V. sdari. || Cavar di cervello: cavar da’ gangheri.

Sdunatu. add. da sdunari. || Smemorato. || Insensato.

Sdunchiari. V. sgunciari.

Sdunniarisi. v. intr. pron. Baloccarsi, dondolarsela: sdonzellarsi. || Godersela, stare con tutto suo agio e diletto: coccolarsi.

Sdurvicari. V. disuttirrari.

Sduvacari. V. sdivacari.

. pron. pers. . || da se, del suo: da sè. || Prov. cu si guverna da se stissu, spissu sgarra: chi si consiglia da sè, da sè si ritrova.

Sebbeni. cong. Benchè: sebbene, se bene.

Seca. s. f. Coito. || Per sfizziu V.

Sècala. s. f. T. bot. Spezie di biada, più minuta, più lunga, più fosca del grano: sègale, sègala, sègola. || V. sècara.

Sècara. V. gira (Sp. aselgas. Vinci).

Secentata. s. f. Composizione o altro a mo’ degli scrittori o artisti del seicento: secentata.

Seccentìsimu. s. m. Maniera di scrivere da secentista: secentismo.

Secentista. s. m. e f. Scrittore, artista ecc. vissuto al seicento, secolo di corruzione letteraria: secentista.

Secentu. add. e sost. Nome numerale di sei centinaja: seicento, secento. || Il secolo XVI: secento.

Sèchili. V. gira. Nel Messinese.

Secla. V. sècara.

Secretu, V. segretu.

Sècula. Nella frase purtari ’n secula seculoru: portar a barella.

Seculari, Secularu. V. siculari. || Di secolo, che si fa ogni secolo: secolare.

Sèculu. s. m. Spazio di cento anni: sècolo. || Lungo tempo indeterminato: secolo. || Il mondo e le cose mondane: secolo. || Lo stato di vita mondana, in opposizione alla vita claustrale: secolo. || pri tutti li seculi, in eterno: per tutti i secoli. || seculu, dicesi di un tempo famoso per qualche grand’uomo o qualche gran fatto, p. e. il nostro secolo si direbbe per noi: il secolo del risorgimento d’Italia, dell’unione italiana, il secolo di Garibaldi ecc.

Secunna. V. secunnina. || a secunna V. secunnu.

Secunnamenti. avv. Nel secondo luogo: secondamente.

Secunnari. v. a. Seguitare, andar dietro sì nel parlare che nel fare: secondare. || met. Andar ai versi: secondare. P. pass. secunnatu: secondato.

Secunnariamenti. avv. Nel secondo luogo: secondariamente.

Secunnàriu. add. Che succede dopo il primo: secondario. || Di minor pregio, inferiore: scadente. || avv. Nel secondo luogo: secondario.

Secunnina. s. f. Membrane in cui sta rinvolto il feto nell’utero, le quali escono dopo il parto del feto: seconda, secondina.

Secunnu. add. Quel che seguita al primo: secondo. || Favorevole, felice: secondo. || minutu secunnu, la sessantesima parte di un minuto primo: minuto secondo. || a secunna, posto avv., secondo la corrente di un fiume, o secondo il piacere altrui, e simili: a seconda o alla seconda.

Secunnu. avv. Nel secondo luogo, secondariamente: secondo.

Secunnu. prop. Conforme: secondo. || Dipendentemente: secondo. || Per quanto comporta [p. 909 modifica] l’essere o la qualità di checchessia: secondo. || Si adopera a nome di reticenza, e vale secondo le circostanze: secondo, p. e. ci vieni da me? e l’altro risponde: secondo...

Secunnucchì, avv. Conformechè: secondochè.

Secunnuggenitu. s. m. Il secondo nato: secondogenito.

Sècusu. V. sacusu.

Sedari. v. a. Calmare, quietare: sedare. P. pass. sedatu: sedato.

Sedativu. add. T. med. Calmante, sedante: sedativo.

Sedda. s. f. Arnese che si pone sul dosso del cavallo per cavalcarlo comodamente: sella. || ’n sedda, contrario di in groppa: in sulla sella, in sella. || fig. Qualunque incavo abbia similitudine alla sella. || purtari ’n sedda, V. in cavusedda. || Prov. a cu’ fu misa la sedda cci sarà misa la vardedda: chi si lascia metter la capra, indi a poco è forzato a portar la vacca.

Seddu. Voce composta da sia e iddu, p. e. seddu binidittu! sia egli benedetto!

Sedentàriu. add. Dicesi della vita che fanno alcuni, sempre immobili: sedentàrio.

Sedi. s. f. Sedia: sede. || Luogo dove certe persone o cose principalmente riseggono o dominano: sede. || – celesti, il paradiso: sede superna. || – piena, consesso di persone di grande affare; e per ironia qualche brigatella o crocchio.

Sedicenti. add. Che dice o mostra di essere checchessia.

Sedimentu. s. m. Fondata, posatura di liquori: sedimento.

Sèdiri. v. intr. Si dice degli uomini e di alcuni altri animali, l’adagiarsi posando le natiche su checchessia: sedere. || Andar a gusto, ai versi: quadrare, calzare. || Convenire, esser dicevole, non esser nè largo nè stretto ecc.: star bene, una cosa avvenirsi a uno, seder bene o male una cosa a chicchessia, rifarsi di una cosa, p. e. le si avviene ogni cosa, tutto le sta bene; il color celeste si avviene a quella donna. lu celesti cci sedi a dda fimmina. || Regnare, e dicesi de’ papi: sedere. || Oziare, non aver lavoro: essere in ozio. O non essere impiegato: essere fuori di padrone, essere a spasso. || Ristare, cessare di muoversi, di agire. Giusti scrisse: la sorte non sa sedere. || E in Toscana: porre a sedere uno, vale levarlo dal grado o dall’ufficio, o superarlo in checchessia in modo da torgli gli affari. || va sedi, si dice per cacciar alcuno, o per dire ch’egli non sa fare, o non debba mischiarsi: vatti a riporre, va via. E anche per raccomandare a un ragazzo di star cheto: sta buono. || sediri ’m pizzu, fig. aversi a male ogni cosa o facilmente: essere permaloso, esser uomo risentito. || Prov. cu’ bonu sedi malu penza, l’ozio è causa d’ogni vizio: chi ben siede mal pensa o posa. || E vale anco, che il sazio non crede al digiuno. || sedi sedi, ca vintura ti veni, aspetta che farai fortuna, si dice delle fanciulle da marito: ragazza che dura non perde ventura. || cu’ sempri sedi nun strazza li scarpi, si dice di coloro che vanno tutto il dì girovagando. || V. assittari. P. pass. sedutu: seduto.

Sedizzioni. s. f. Ammutinamento, rivolta: sedizione.

Sedizziusamenti. avv. Con sedizione: sediziosamente.

Sedizziusu. add. Che muove sedizione: sedizioso. Sup. sediziusissimu: sediziosissimo.

Seducenti. add. Che seduce: seducente.

Seducimentu. s. m. Il sedurre: seducimento.

Sedùciri, Sedurri. v. a. Tirar altrui al male: sedurre; e ant. sedùcere. P. pass. seduttu: sedotto.

Seduta. s. f. Adunanza di un collegio, di una accademia, del Parlamento ecc.: tornata (seduta non è ben accetta all’Ugolini).

Sedutturi –trici. verb. Chi o che seduce: seduttore –trice.

Seduzzioni. s. f. Il sedurre: seduzione.

Sègari. V. gira.

Sèggia. s. f. Arnese da sedervi su, di varie fogge: sèdia e ant. seggia. || Quella parte della carrozza dove siede il cocchiere: cassetta, serpe. || – cu li vrazza: sedia a braccioli. E anco quella dove si fanno sedere i bambini, la quale delle volte è alta tanto che arrivi il bambino alla mensa: seggiolina, sedino. || – pirciata, quella a bracciuoli, bassa con un foro, perchè i bambini facciano, i loro agi nel sottoposto vaso: seggiolino, seggettina, predellina. || Per assediu.

Segrana. s. m. Moneta del valore di 13 centesimi.

Segranata. Nella frase ’na segranata, tanto di roba che valga o costi sei grani.

Segregari. v. a. Separare: segregare. P. pass. segregatu: segregato.

Segregazzioni. s. f. Il segregare: segregazione. || Presso i medici vale: evacuazione.

Segreta. s. f. Luogo segreto, prigione riposta senza comunicazione alcuna: segreta. || La parte della messa che il sacerdote pronunzia sotto voce: segreta.

Segretamenti. avv. In segreto, con segretezza: segretamente.

Segretàriu. V. sigritariu e simili.

Segretizza. s. f. Il tener segreto: segretezza.

Segretu. s. m. Cosa occulta o tenuta occulta: segreto. || La parte intima del cuor nostro: segreto. || Modo o rimedio occulto o misterioso: segreto. || li sigreti, le parti vergognose: pudende. || teniri lu segretu, non manifestar le cose confidate: tener il segreto. || in segretu, segretamente: in segreto. || Prov. servu d’autru si fa cu’ dici lu segretu chi sa, poichè non istà più nelle proprie mani: servo d’altri si fa chi dice il segreto a chi nol sa. || cu’ lu segretu a la sua donna fida, nni farà pubblica grida, la donna è ciarliera, ma la colpa non è sempre di lei: quel che alla donna un segreto fida, ne vien col tempo a far pubbliche grida. || li segreti mpurtanti nun sunnu pri li gnuranti, ma sibbene per chi li cerca, cioè gli studiosi: i segreti più importanti non son pasto da ignoranti.

Segretu. add. Contrario di palese, occulto: segreto. || Appartato: segreto. || Chi tien segrete le cose confidategli: segreto. Sup. segretissimu: segretissimo.

Segretu. avv. Segretamente: segreto. [p. 910 modifica]

Seguaci. add. Che segue, che va dietro: seguace. || Aderente: seguace. || In forza di sost. poledro, vitello ecc. non ancora staccato dalla madre: reda.

Seguenti. add. Che siegue: seguente.

Seguenza. s. f. Quel che seguita: seguenza. || Gran numero di cose: seguenza.

Seguibbili. add. Che può seguirsi: seguibile.

Seguiri. v. intr. Andar dietro: seguire. || att. Continuare: seguire. || intr. Avvenire: seguire.

Seguitamenti. avv. Di seguito: seguitamente.

Seguitari. V. siquitari.

Sèguitu. s. m. Seguitamento: sèguito. || Continuazione, o il rimanente di checchessia. || Compagnia, accompagnamento: seguito. || Clientela, aderenza: seguito. || di seguitu, posto avv., senza interruzione: di seguito. || in seguitu: in seguito (Ugolini). || aviri seguitu: aver partito, aver seguito.

Seguìtu. add. Da seguire: seguito. || Che ha seguito e clientela: seguito.

Sei. Nome numerale di cinque più uno: sei.

Sèiri. V. sèdiri (Pitrè).

Seja. V. seggia (Pasq.).

Semestrali. add. Appartenente a semestre: semestrale.

Semestri. s. m. Spazio di sei mesi: semestre. || Danaro di pigione o altro dovuto ogni sei mesi: semestre.

Sembianti. s. m. Aspetto, viso: sembiante (Mort.).

Sembianza. s. f. Sembiante; somiglianza: sembianza.

Semi. s. m. L’umore prolifico degli animali, e delle piante: seme. || Parola greca che vale metà: semi. E si aggiunge a varie voci, come p. e. semibiscroma, semibreve, semicroma; e così semicilindrico ecc.

Semicìrculu. s. m. Mezzo cerchio: semicerchio. V. semi.

Semicùpiu. s. m. Bagno fatto non di tutta la persona, ma della metà in sotto; e il vaso dov’esso si fa: semicupio.

Semidèu. s. m. Ordine di deità antiche, mezzo dei e mezzo uomini, quasi come sarebbero oggi i nostri Santi: semideo.

Semila. Nome numerale di sei migliaja: semila.

Semilunari. add. Che ha figura di mezza luna: semilunare.

Semimìnima. s. f. Nota musicale, metà della minima: semiminima.

Sèmina. s. f. L’atto e il tempo del seminare: seminagione, sementa.

Seminali. add. Di seme: seminale.

Seminudu. add. Mezzo nudo: seminudo.

Semiparàlisi. s. f. Paralisi non totale, nè perfetta: semiparàlisi.

Semiplena. V. prova (D. B.).

Semitonu. s. m. Mezzo tuono: semituono.

Semivivu. add. Mezzo vivo: semivivo.

’Sempigrazia. posto avv. Per esempio: esempigrazia.

Sempiternu. add. Che non ha avuto origine, nè avrà fine: sempiterno. || in sempiternu, posto avv., sempiternamente: in sempiterno.

Sempri. avv. Senza intermissione, ogni volta: sempre. || sempricchì, ogni volta che: semprechè, || Senza fallo, certamente, p. e. le cose del tuo mestiere le avevi sempre a conoscere. || sempri sempri, dà più forza: sempre sempre, ogni sempre. || sempri mai, sempre sempre: sempre mai.

Semprivirdi. add. Di certe piante che conservano sempre le loro foglie: sempreverde.

Sempriviva. s. f. T. bot. Pianta di stelo grosso, liscio, nudo fino alla sommità, d’ond’escono molti rami; foglie carnose, spatolate, cuoriformi, finanente dentate, fiori gialli: sempreviva. Semper vivum arboreum.

Sena. s. f. T. bot. Pianta alta un metro circa; foglie alterne; fiori gialli; il legume membranaceo, bislungo, ricurvo; i semi simili a quelli dell’uva: sena. Cassia orientalis L.

Senari. s. m. Così chiamavasi in alcuni paesi il grano, abolita moneta, equivalente a due centesimi. Eravi una moneta detta da noi tridinari, la quale era mezzo grano; per cui un grano intero essendo due triddinari era sedinari o senari.

Senàriu. add. Che è in ragione di sei numeri: senàrio. || Verso di sei sillabe: senario.

Senatòriu. add. Di o da senato: senatorio.

Senatu. s. m. Consesso di uomini eletti dal Governo a formare una delle camere del Parlamento: senato. || In Palermo era prima così chiamato il Municipio, non eletto da’ cittadini, ma dal Governo, e in numero ristretto.

Senaturi. s. m. Membro del senato: senatore. || Così allora era chiamato ciò che ora sarebbe il consigliere municipale.

Senèciu. s. m. T. bot. Sorta di pianta con fiori di color pallido: senecio, crescione.

Senettù. V. vicchiaja (Pasq.) (Senettù latinismo usato qualche volta in italiano).

Sènghilu, Sèngulu. add. Magro: gràcile. || Sottile. || (Pasq.) Piccola moneta. (Che venga dal Lat. singulus?).

Sènia. s. f. Macchina in forma di ruota, intorno a cui è avvolta una fune attaccata a varie secchie, per tirar su acqua: timpano, bindolo, guindolo; (a Roma, credo: noria).

Seniari. v. a. Attinger acqua per via del bindolo: bindolare.

Seniaru. s. m. Chi ha cura o lavora nel bindolo. || E siccome il bindolo è spezialmente in uso per le irrigazioni, così per estensione seniaru vale pure: giardiniere.

Senili. add. Di vecchio: senile (Mort.).

Seniuri. add. Il più vecchio: seniore.

Senna. s. f. Entrata, rendita assegnata al vescovo: mensa episcopale.

Sennò. V. sinnò (Rocca).

Sennu. s. m. Sapienza, prudenza, giudizio: senno. || mettiri o fari sennu, metter giudizio: far senno. || megghiu sennu ca dinari, o chiuttostu sennu ca ricchizza: è meglio esser mendicante che ignorante.

Sensali. V. senzali e così di seguito.

Sensazioni. V. sinzazzioni e simili.

Sensu. V. senzu e così di seguito.

Sentenza. V. sintenza e seg.

Sentimentu. V. sintimentu.

Sèntiri. v. a. e intr. Ricevere le impressioni per mezzo de’ sensi: sentìre. || Noi più specialmente lo restringiamo al senso dell’udito: udire, sentire. || Riferiscesi anco all’odorato, p. e. senti buono odore?, i bracchi sentono la [p. 911 modifica] lepre,cioè l’odore, la passata di essa. || Del gusto: sentire, p. e. questo vino sente di muffa. || Conoscere, intendere, accorgersi: sentire || Credere, riputare, esser di parere: sentire. Dante ... L’angoscia delle genti Che son quaggiù, nel viso mi dipinge Quella pietà che tu per tema senti; ed anco i Latini dissero: ita sentio, così l’intendo. || dari a sentiri, infinocchiare, aggirar alcuno: dar ad intendere, e darisi a sentiri, vale anche immaginarsi: darsi a intendere. || nun nni vuliri sentiri nenti, non voler nemmanco sentirne a parlare: non volerne sentir niente. || fari finta di nun sentiri: far il formicone da sorbo. || senti, per dire, ascoltami, fa così, o per chiamare alcuno: dà retta. || sintirila cu o comu unu, essere della sua stessa opinione: sentire o sentirla per alcuno. || Per accennare eccesso o abbondanza di cosa udibile, dicesi p. e. bisognava sentire come parlava ecc. || sentiri una cosa, una spisa e simile, sopportarla: sentire una spesa ecc. E si usa anche nel senso di esser in uggia, soffrir male, p. e. questa la mi pesa o mi è dura; averne dolore: passar l’anima. || sintirisi. rifl a. vale talvolta risentirsi: sentirsi. || Detto delle piante vale: muoversi. || Si riferisce anco alla sanità corporale: sentirsi. Onde sentirsi bene, non si sentir bene ecc. E si usa ass. come nel domandare, p. e. come ti senti? || sintirisi cosa: sentir molto di sè, tenersi da tanto. ||– di qualchi cosa, saperne: intendersene. || – cu’ unu: combriccolare. || – di fari qualchi cosa, averne volontà: sentirsi di fare una cosa, sentirsela, p. e. non me la sento di venir laggiù. Vale anche riputarsi idoneo, capace a fare. || si nun la finisci mi farò sentiri, suol dirsi per atto di minaccia: se non smetti mi farò intendere. || nun mi la sentu chista io, non la soffro: non la intendo questa poi ecc. || a sentiri ad iddu, dando ascolto o credendo alle sue parole: a sentir lui. || sintirisilla cu unu, esser d’accordo con lui: intendersela con alcuno. || dirila comu si senti, dire apertamente la sua opinione: dirla come s’intende. || sentiri pri li gargi comu li pisci, non intendere, non udire o non volere intendere. || io parru e io mi sentu, modo prov. quando si vorrebbe tacere un nome o un cenno chiaro di checchessia: m’intendo io nelle mie orazioni; ma detto p. e. iddu parra e iddu si senti, vale che non si spiega chiaro. || farisi sentiri o a sentiri, far parlar di sè, o anco gravare, minacciare fare in modo da farsi conoscere o temere. Giuliani ha: nella mia famiglia s’è fatta sentire la mano di Dio, e come forte! || ti fazzu sentiri li me’ manu, ti faccio provare se so picchiare: le mani... gliele avrei fatte sentire (Giuliani). || Prov. senti assai e parra picca: parla poco e ascolta assai, e giammai non fallirai. P. pass. sintutu: sentito.

Senturi. s. m. Indizio, avviso di qualche cosa: sentore.

Senza. prep. separativa che accenna mancanza: senza. || Oltre, non compreso, p. e. avere mille lire di stipendio, senza il patrimonio; costa cinque lire, senza il trasporto. || senz’autru, avv. Senza dubbio, assolutamente; senz’altro. E vale talora solamente: senza più. E per tosto, senza indugio: senz’altro. || senzacchì: senzachè. || senza mai, o senza mai Diu! che non succeda: Dio non voglia, tolga Dio! || fari senza: far senza.

Senzafocaddùmanu. s. m. pl. V. cirinu. Voce composta (G. Taranto).

Senzali. s. m. Mezzano di commercio, colui che s’intromette a conchiudere e cercar negozi: sensale; fem. sensala.

Senzalìa. s. f. La mercede dovuta al sensale: senserìa. || L’opera del sensale nel trattare e conchiudere: senserìa.

Senzibbili. V. sinzibbili.

Senzitiva. s. f. T. bot. Pianta americana, la quale alla minima sensazione si riserra: sensitiva. Mimosa pudica L.

Senzitivu. add. Che ha senso, di senso: sensitivo. || Di chi facilmente si commuove: sensitivo.

Sènziu. s. m. Facoltà di comprendere le cose e giudicarne secondo ragione: senso. || Intelletto: senso. || Opinione, parere: senso. || Passioni, affetti e movimenti qualunque dell’animo: senso. || Presentimento: senso. Onde lu senziu mi dici: un animo mi dice. || nisciricci lu senziu, impazzare: uscir di senso. || cu tutti li senzii di lu corpu, con tutta la forza dell’anima, con ogni potere. Vale anche attentamente: con ogni sentimento. || a senziu cuetu, a mente tranquilla. || a senziu meu, secondo me: a senso mio. || aviri lu sensiu a ddiddì, esser matto: aver il cervello in volta. || si mi sfirria lu senziu, se mi vien il ticchio: se mi gira, p. e. se mi gira, parto di nuovo coi Garibaldini.

Senzu. V. senziu. || Appetito, sensualità: senso. || Significato di una voce o frase: senso. || – comuni, quel tanto di senso che a quasi tutti gli uomini è dato: senso comune. || fari senzu, far impressione. || ’nta stu senzu: in questo rispetto, in questa direzione. Nel quale caso dire: in questo senso, secondo Tomm. è gallicismo. || senzu, T. med. Doglia che si risente di tanto in tanto in qualche parte stata travagliata da malattia.

Senzuali. add. Secondo il senso: sensuale. || Dedito ai piaceri del senso: sensuale. || Piacevole al senso del gusto: saporito. Sup. senzualissimu: sensualissimo.

Senzualità. s. f. Forza e stimolo del senso: sensualità. || Comprendimento per via dei sensi: sensualità. || Senso, assolutamente: sensualità.

Senzualmenti. avv. Con sensualità: sensualmente.

Separabbili. add. Atto a potersi separare: separabile.

Separamentu. s. m. L’atto del separare o separarsi: separamento.

Separari. v. a. Porre da parte, scostare oggetto da oggetto: separare. || rifl. a. Separarsi. P. pres. separanti: separante. P. pass. separatu: separato.

Separata. V. separazzioni.

Separatamenti. avv. Con separazione: separatamente. || Da sè, a sparte da: separatamente.

Separativu. add. Che ha potenza di separare: separativo.

Separatòriu, add. Separativo: separatòrio. [p. 912 modifica]

Separatu. add. Separato. || avv. Separatamente.

Separaturi. verb. m. Chi o che sepàra: separatore –trice.

Separazzioni. s. f. Il separare o separarsi: separazione.

Sepelliri. v. a. Sotterrare: seppellire, sepellire, P. pass. sepultu o sepellutu: seppellito o sepolto.

Sepulcrali. add. Di sepolcro: sepolcrale.

Sepulcretu. s. m. Luogo dove si trovano molti sepolcri: sepolcreto.

Sepulcru. s. m. Luogo che riserra il morto: sepolcro. E antonomasticamente quello di G. Cristo.

Sepultu. P. pass. di sepelliri: sepolto (Villani ha: sepulto).

Sepultura. s. f. Luogo dove si seppellisce, l’atto del seppellire e le cerimonie: sepoltura. || Prov. l’ultimu fini di l’omu è la sepultura, è chiaro.

Sepulturàriu. s. m. Chi è addetto alla cura delle sepolture.

Sepulturedda, dim. di sepultura.

Sequela. s. f. Successo, conseguenza: sequela, seguela. || Seguito: sequela. || ’n sequela, di poi, in seguito. || a la sequela, seguendo le tracce, le vestigia, seguendo senza perder di vista: alla traccia.

Sequenza. V. seguenza. || Certo canto che si legge nella messa: seguenza.

Sequestrari. v. a. Separare, allontanare: sequestrare. || T. leg. Staggire: sequestrare. || – ad unu, obbligarlo a non uscire da un luogo: sequestrare alcuno. P. pass. sequestratu: sequestrato.

Sequestrazzioni, Sequestru. s. m. Il sequestrare: sequestro.

Serafineddu. dim. di serafinu.

Serafinu. s. m. Ordine superiore di angeli, secondo conta la Scrittura: serafino.

Serata. V. siritina. || Sera di rappresentazione teatrale conceduta a beneficio di chicchessia: serata. || L’incasso che si fa per una rappresentazione teatrale: serata.

Serci. s. f. Vizio de’ peli per cui si fendono per lo lungo: schizotrichi (Mort.).

Sercia. s. f. Male dell’ulivo, per cui cadono le foglie. A S. Giovanni di Cammarata (Verdone).

Serenari. v. a. Far sereno: serenare. || met. Tranquillare: serenare. || intr. e rifl. a. Divenir sereno: serenare, serenarsi. P. pass. serenatu: serenato.

Serenata. s. f. Canto o suono la notte al sereno: serenata.

Serenità, Serenitati. s. f. Nettezza, chiarezza del cielo: serenità, serenitade, serenitate. || met. Tranquillità: serenità. || Astratto del titolo di serenissimo: serenità. || Prov. a tri cosi creditu nun dati; serenità (o serenu) d’invernu e nuvuli di stati, amuri di donna e carità di frati, ovvero serenità d’invernu e nuvuli d’estati, l’unu e l’autru nun sunnu custanti, il popolo era scottato di certa carità pelosa fratesca: seren di notte, nuvolo di state, amor di donna, discrezion di frate.

Serenu. add. Che ha serenità: sereno. || met. Tranquillo lieto: sereno. || sost. Per serenità. Onde V. in serenità un prov. Sup. serenissimu: serenissimo. Ed era anco un titolo principesco.

Sergenti. V. sirgenti.

Seri. V. misseri.

Seriamenti. avv. Con serenità, in sul serio: seriamente.

Serietà, Serietati. s. f. Contegno grave, lo star senza ridere: serietà, serietade, serietate; e sta nell’umore, la gravità sta nell’indole; la gravità si manifesta di fuori nel viso, negli atti, nel vestire, la serietà nel volto, nelle parole. || Cosa seria, detto o materia grave: serietà.

Sèrii. s. f. Ordine e disposizione di cose fra loro relative: serie. || T. mat. Seguito di grandezze che crescono o scemano secondo date regole: serie.

Seriu. s. m. Per curreri V.

Seriu. add. Che ha serietà: serio. || Si dice pure di discorso o altre cose: serio. || Per accigliato: serio. || Mesto, crucciato: serio. || Di cosa gravissima, funesta e tremenda: serio (Tomm. D.). || sost. Serietà: serio. || supra seriu o in seriu, posto avv., da senno, seriamente: sul serio, o in sul serio || a seriu: a proposito. || di seriu: di proposito. Sup. seriissimu: seriissimo.

Seriusu. add. Importante, grave: serioso.

Seròtinu. add. Propriamente de’ frutti che vengono allo scorcio di loro stagione: seròtino. || met. Tardo, con indugio; prossimo a sera: serotino. || Della sera: serale.

Serpentària. s. f. T. bot. Erba medicinale, di steli serpeggianti, rampicanti, con molte spine deboli; fiori rossi, con gli stami bianchi, e le antere gialle: serpentària. Cactus flagelli formis L.

Serpenti. V. sirpenti.

Serpentinu. s. m. Marmo finissimo nero e verde: serpentino.

Serpentinu. add. Di o da serpente: serpentino. || Detto di marmo o pietra, di vari colori: serpentino.

Serpi. s. m. e f. Animale strisciante, senza piedi: serpe. || Comunemente s’intende quel serpentello piccolo bigio, con quattro piedi e coda lunga: lucertola || – niura, serpe lungo, senza piedi, nero: serpe, biscia. || met. Il diavolo: serpe. || fari nesciri la serpi di la tana, metter in chiaro, scoprire cosa che voleasi tener occulta. || scacciari serpi cu li natichi, per deridere chi è pigro e infingardo, non sempre però quando si tratti dell’utile proprio. || Prov. cu’ nutrica lu serpi ’n senu, è pagatu di vilenu: nudri la serpe in seno, ti renderà veleno. || V. in cosa altro prov. || serpi, è quella parte della carrozza dove siede il cocchiere: cassetta, serpe.

Serpillu. s. m. T bot. Pianta serpeggiante di stelo un po’ peloso; foglie opposte, ovate, ciliate alla base; fiori rossi, o bianchi, nasce naturalmente o coltivata, e serve per la cucina: serpillo, sermolino. Thymus serpyllum L.

Serra. s. f. Strumento dentato per dividere il legno o altro: sega (e per latinismo: serra). || Importunità: serra. || menza serra: sega a mano. || serra di munti, fila di monti: catena di monti. E la cima del monte: vetta. || Sorta [p. 913 modifica] di pesce prelibato e raro. || serra serra, tumulto: serra serra. || – a picu, di grossa lama, e senza telajo: segone.

Serrabbozza. s. f. T. mar. Bozza o corda colla quale si ferma l’ancora alla grua di proda: piccaressa (Pitrè).

Serrabbutì, Serrabutiru. V. sarrabbutì.

Serrafìla. s. f. T. mil. Sotto-ufficiale che sta dietro alle tre prime file, invigilando e guidando: serrafila.

Serraputìa. V. cazzottu. Così a Mineo (Capuana).

Seru. s. m. Parte acquosa del sangue e del latte, mercè di cui, questi umori scorrono: siero. || Il siero non rappreso che avanza alla ricotta: scotta.

Serusitati. s. f. Qualità di ciò che è sieroso: sierosità.

Serusu. add. Che ha del siero: sieroso.

Serva. s. f. Donna che sta a’ servigi altrui: serva. || Prov. serva una lu misi, e massaru unu l’annu, cambia spesso serva e raro il fattore.

Servaggiu. s. m. Spezie di tabacco. V. brasili. || V. sarvaggiu.

Serventi. add. Che serve: servente.

Servibbili. add. Da servire, che può servire, usabile.

Servili. add. Di o da servo: servile. || Basso, vile: servile. Sup. servilissimu: servilissimo.

Servilità. s. f. Azione da servo, bassezza: servilità.

Servilmenti. avv. A maniera di servo: servilmente. || Pedantescamente.

Servimentu. V. sirvimentu.

Sèrviri, Servìri. v. a. Adoperarsi a pro di alcuno: servire. || Accomodare, provvedere alcuno di checchessia: servire. || ass. Star in servitù: servire. || Dipendere: servire. || Ironicamente, sconciare, rovinare: servire || Star con altrui e prestargli il suo servigio per mercede, p. e. povera ragazza! le toccherà andare a servire || ora ti servu io! modo di minacciare: ora ti servo io. || sirvirisi unni unu, andare o mandar da lui per comperare, farsi far oggetti ecc.: servirsi da un tal negoziante ecc. || sirvirisi di ’na cosa, farne uso: servirsi di checchessia. || serviri pri o di, far le veci di: servire per o di o da. || si servissi, servitivi, modo di invitare, offerire ecc.: si serva, servitevi. || serviri la tavula o in tavula, dicesi dei servitori che servono i padroni a mensa: servir le tavole. || serviri pri umbra di cuccu, fig., esser presente inutilmente in un luogo. || Prov. cu’ servi beni e taci, assai dumanna, è chiaro. || lu serviri a signuri è comu lu viviri di li ciascuni, si hanno molte apparenze e poche utilità. || cu’ servi lu cumuni nun havi salariu di nisciunu, perocchè nessuno crede sia stato servito lui. || cu’ servi prestu e fidili murirà a lu spitali, l’onestà dei servi pare, secondo questo proverbio, faccia più bene ai padroni che a’ servi stessi: chi serve in corte muore all’ospedale, non è di senso generale come il nostro. || o servi comu servu o fui comu cervu, meglio fuggire le mille volte: o servi come servo, o fuggi come cervo. || cu’ ad autru servi nun su chiama libberu, lo credo! || a cui a stu munnu servirai a l’autru pri cumpagnu avrai. confortiamoci con questi aglietti! innanzi Dio siamo tutti uguali, e allora perchè la Chiesa combatte l’uguaglianza? || Quando uno mangia, beve ecc. e si accosta un estraneo, per cortesia invitandolo si dice: resta servito? P. pass. servitu: servito.

Servitù. s. f. Il servire, e indica lo stato non l’atto: servitù, servitude, servitute, servitudine. || fig. Obbligo, legame: servitù. || Collettivamente tutti i serventi di un padrone: servitù, servitorame. || T. leg. Diritto fondato sopra luogo stabile a pro di alcuna persona o d’altro luogo stabile: servitù. || Riverente amicizia: servitù. Onde aviri servitù cu unu: aver servitù con alcuno, essergli affezionato e divoto. || Prov. è megghiu la servitù in paci ca la libbertà in guerra, e la servitù non è forse una guerra continua in cui si è sempre perdenti? questo proverbio mostra come il tristo lavoro dei gesuiti già fosse in parte riuscito a generare corruzione nelle viscere del popolo, onde snervarlo ed asservirlo.

Serviturami. V. sirviturami e simili.

Servitutini. V. servitù (A. V. ital. servitudine).

Servizziu. V. sirvizziu e simili.

Servu. s. m. Chi non ha la sua libertà: servo. || Chi serve a prezzo: servo, ed ha senso più ignobile di servitore. || Prov. lu patruni resta tusatu, si lu servu è trascuratu, un servitore diligente prospera il padrone. || quannu a lu to servu nun ci inchi lu ventri di pani, nun t’addumanna furmaggiu, sa molto del cattivo, bisogna trattar male per non ricevere ingratitudine. || lu bonu servu cumanna a lu libberu, bisogna vedere che s’intenda per buono; certo che la bontà impone. || li servi su’ nemici salariati, ma il padrone è forse egli amico del servo! e si vorrebbe che l’uomo avvilito potesse essere amico di chi l’avvilisce?: tanti servitori, tanti nemici. || quali è lu servu, tali è lu patruni: chi vuol vedere il padrone, guardi i servitori.

Servu. add. Dicesi di persona e di cosa: servo.

Servu-mutu. s. m. T. leg. Assicella che scorre verticale fra due traverse, parallela al fianco del banco, nella cui opposta estremità è conficcato il conio: fattorino (Car. Voc. Met.).

Sèsamu. s. m. Seme d’erba, da cui si estrae olio: sesamo, giuggiolena.

Sessaggenàriu. add. Di sessant’anni: sessagenario.

Sessaggesina. s. f. La penultima domenica di carnovale: sessagesima.

Sessaggesimu. add. Sessantesimo: sessagesimo.

Sessioni. s. f. Congresso di più persone per deliberare, consultare ecc.: sessione.

Sessu. s. m. L’esser proprio del maschio o della femmina, che distingue l’uno dall’altro: sesso. || Le parti vergognose: sesso.

Sesta. s. f. Una delle ore canoniche, fra la terza e la nona: sesta. || Quel pezzetto di canna lisciata con cui si intromettono le fila dell’ordito dentro i denti del pettine.

Sesti. s. pl. Strisce normali per fare uguale lo intonaco. [p. 914 modifica]

Sestina. s. f. Canzone lirica di sei versi: sestina.

Sestu. s. m. Ordine, misura: sesto. || Comparso o simile: sesta. || T. arch. Curvità o rotondità degli archi e delle volte: sesto. || Collocazione, assetto: sesto. || mettiri a sestu, porre in buon Ordine, in assetto: metter a sesto o in sesto. || T. tip. La lunghezza e la larghezza di un libro: sesto. || Luogo acconcio e di proporzionata capacità, p. e. chissu è lu so sestu. || a sestu, posto avv. vale opportunamente: a sesto. || a tuttu sestu, dicesi di un arco pari alla semicirconferenza: a tutto sesto. || nesciri di sestu: dissestare, dissestarsi. E fig. uscir dal seminato.

Sestu. add. Nome numerale ordinativo di sei: sesto. || sost. La sesta parte: il sesto.

Sèstuplu. add. Sei volte tanto: sèstuplo.

Setta. s. f. Quantità di persone che aderiscono a qualcheduno o seguono una opinione e dottrina particolare: setta. || Fazione, congiura: setta. || Compagnia, turba raccolta a mal fare: setta.

Settafforza. Voce composta da setti a forza. E si dice nella frase fari o fari fari lu settafforza, fare o far fare checchessia per forza. || bisogna fari lu settafforza: bisogna bere a questo bicchiere, dice Rigutini.

Settariu. s. m. Seguace di setta: settario.

Settaturi. s. m. Settario: settatore.

Settembri. s. m. Il nono mese dell’anno volgare: settembre. V. sittemmiru. || Prov. un settembri caudu o asciuttu, maturari fa ogni fruttu, è chiaro; e similmente si dice, quannu in settembri cauru e asciuttu domina, la terra si prepara pri la semina.

Settemmenzu. s. m. Voce composta da setti e menzu. Giuoco a carte, componendo il numero di sette, e una figura che passa per mezzo: sett’e mezzo.

Settenàriu. s. m. Spazio di sette giorni: settenario. || add. Di sette: settenario. || Verso di sette sillabe: settenario.

Settennali. add. Di sette anni: settennale.

Settenniu. s. m. Spazio di sette anni: settennio.

Settentriunali. add. Di settentrione: settentrionale.

Settentriunali. s. m. La plaga del mondo sottoposta al polo artico, o alla tramontana: settentrione.

Setti. s. m. e add. Nome numerale di sei più uno: sette. || ba-bau, setti! giuoco che si fa a bambini, per far loro paura: bau, sette. || fari setti, errare: far una frittata, pigliar un granchio. || aviri lu setti di mazzi ’ncasciatu, aver una cosa sicura: averla nel carniere. || setti a forza. V. settafforza. || trisetti V. trissetti. || setti e mezzu V. settemmenzu.

Setticentesimu. add. Ordinativo di settecento: settecentesino.

Setticentista. s. m. e f. Scrittore o artista vissuto nel settecento: settecentista.

Setticentu. s. m. e add. Nome numerale che comprende sette centinaja: settecento. || Il secolo XVII: il settecento.

Settifogghi. V. tormentilla.

Settimana. s. f. Spazio di sette giorni: settimana.

Settimanali. add. Di ogni settimana: settimanale.

Settimanalmenti. avv. In ciascuna settimana: settimanalmente.

Settimila. add. Nome numerale che comprende sette migliaja: settemila. || essiri di li settimila assignati, essere astutissimo: esser bagnato e cimato.

Settimmucca. Voce composta da setti ’m mucca. V. farcuneddu.

Sèttimu, add. Nome numerale ordinativo che segue il sesto: sèttimo.

Settu. s. m. Ferita, sberleffe: sette (Rocca) dal Latino.

Settuaggenàriu. add. Di settanta anni: settuagenario.

Settuaggesima. s. f. La terza domenica avanti la quaresima: settuagesima.

Settuplicari. v. a. Replicar sette volte: settuplicare.

Setuli. s. f. e pl. Malattia che vien alle unghia dei cavalli.

Severamenti. avv. Con severità: severamente.

Severissimamenti. avv. sup. Severissimamente.

Severità, Severitati. s. f. Astratto di severo, l’esser severo: severità, severitade, severitate.

Severu. add. Contrario di indulgente: severo, è meno di rigoroso che vale contrario di clemente. || Aggiunto che si dà agli studi che richieggono molta astrazione di mente: severo. Sup. severissimu: severissimo.

Sevizzia. s. f. Crudeltà: sevizia.

Supplemento

[p. 1155 modifica] [p. 1156 modifica] Sedda. Anco la predella dove la puerpera partorisce.

Serramonaca. s. f. Gioco fanciullesco che si fa legando un laccio intrecciatofra le dita, il naso e le labbra (In Licata).

Settima. Per setta V. [p. 1157 modifica]