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Nuovo vocabolario siciliano-italiano/SA

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SA

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[p. 845 modifica] Sàaru. V. sàgaru.

Sabbatina. Nella frase fari la sabbatina, di chi aspetta a cenare dopo la mezza notte del sabato per poter mangiar carne; ovvero far raunata sollazzevole nella quaresima dopo la mezza notte del sabato, cioè quando cessa l’obbligo del digiuno: far la sabatina. || Certa disputa filosofica o teologica che si faceva di sabato: sabatina (Mort.). || Mancia di certi impiegati civici delle poste (Pecorella).

Sabbatinu. add. Di sabato, oppure nato in giorno di sabato: sabatino. || Prov. sabbatinu sabbatinu, accumenza di matinu, per dinotare la lunghezza della natura del divino ufficio in certi giorni.

Sàbbatu. s. m. Settimo dì della settimana: sàbato. || – santu, quello avanti la Pasqua: sabato santo. || Prov. la simana senza sabbatu, cosa che non può succedere: il dì di S. Bellino, il primo anno che non c’è nebbia.

Sabbatuni. accr. di sabbatu. Solennità in giorno di sabato.

Sabbella. add. Color giallo lionato, misto con carnicino: color isabella.

Sabbina. s. f. Pianta indigena italiana, con foglie picciolissime, ovate, appuntate, amare, di un odore penetrante; le bacche d’un turchino nero: sabina, savina. Juniperus sabina L.

Sàbbitu. Per sabbatu V.

Sacca. s. f. Sorta di sacco: sacca. || Per sacchetta V. || Portamento, vendita d’acqua. (Mal.).

Saccaloru. s. m. Chi mette in sacco oggetti, per mestiere, insaccatore: sacchiere (Mort.).

Saccannuni. s. m. (An. M.). Piaggiamento.

Saccari. (Mal.) V. accanzari.

Saccarìa. Gran numero di sacchi, a diversi usi.

Saccaru. s. m. Colui che porta e riporta sacchi. || Quegli che conduce dietro agli eserciti le vettovaglie o i bagagli: saccardo, saccomanno. || Chi porta e vende acqua: acquajuolo (Mal.). || Chi fa sacchi.

Saccata. s. f. Quantità di roba che può entrar in un sacco. || Colpo dato con un sacco. || – di vastunati. V. panzata.

Saccazzu. pegg. di saccu: saccaccio.

Saccenti. add. Che presume o affetta di sapere: saccente. || In senso naturale: sapiente.

Saccentimenti. avv. Prosuntuosamente: saccentemente.

Saccenza. V. saccintaria.

Sacchèggiu. s. m. Depredazione d’una città, fatta da gente armata: saccheggio.

Sacchetta. dim. di sacca: sacchetta. || Quella che si fa nei vestiti per riporvi checchessia: tasca, e se più larga: saccoccia. || aviri ’ntra la sacchetta, fig., averla una cosa sicurissima e con certezza: aver una cosa nel carniere. || aviri o mettiri ’ntra la sacchetta ad unu, fig., poterlo aggirare a sua voglia.

Sacchettu. V. sacchiteddu. || Certa scarsella o pellicino che hanno alcune reti da pescare o da uccellare: cocuzzolo (Zan. Voc. Met.).

Sacchïamentu. s. m. Il saccheggiare: saccheggiamento.

Sacchïari. v. a. Dare il sacco, porre o metter a sacco: saccheggiare. || Bastonare. P. pass. sacchïatu: saccheggiato.

Sacchïaturi. verb. m. Che saccheggia: saccheggiatore.

Sacchiceddu. dim. di saccu: sacchetto, saccarello.

Sacchiggiari. V. sacchïari.

Sacchìggiu. V. saccheggiu.

Sacchijari. v, sacchïari.

Sacchina. V. saccuni. || Per carniere.

Sacchinedda. dim. di sacchina.

Sacchiteddu. dim. di saccu: sacchettello, sacchettino. || Per saccocciu V. || – di punta, quei sacchetti pieni d’erbe medicinali bollite, che si mettono sopra il petto, nelle malattie di pneumonia. || – di cosi santi, piccolo involto o sacchetto pieno di reliquie, che si porta addosso per devozione o per superstizione: breve, brevino.

Sacchittata. s. f. Tanta materia quanto ne cape in una tasca: tascata.

Sacchittatedda. dim. di sacchittata.

Sacchittatuna. accr. di sacchittata.

Sacchittazza. pegg. di sacchetta: tascaccia.

Sacchittedda. dim. Taschetta. || – di lu roggiu, quelle del corpetto, piccole: taschino. [p. 846 modifica]

Sacchittuna. accr. Tascone.

Saccintarìa. s. f. Presunzione, sapere affettato: saccenterìa.

Saccintellu, Saccinticchiu. dim. di saccenti: saccentino.

Saccintuni. accr. Saccentone.

Saccòccia. V. sacchetta.

Saccòcciu. s. m. Sacchetto, borsello. || Tasca elegante, che si serra a guaina, o con fermaglio metallico a foggia di due ganasce, e pendente da nastri, cordelline o altro, portasi in mano dalle signore per riporvi fazzoletti, libri, o altro: borsa.

Saccòsima. s. f. Corda grossa un dito appena. || Quella con che si legan le some: susta. || Spezialmente quella con cui si lega la bocca del sacco, delle bisacce ecc. (Vinci, opinerebbe anco dal Gr. σακκό (sacco) e σειράς: fune)

Saccottu. s. m. Sacchetto non piccolo: sacchettone, sacchetta.

Saccu. s. m. Arnese di due pezzi di tela o altro cuciti insieme alle estremità, ad uso di contenere checchessia: sacco (pl. sacchi e sacca: sacchi, sacca. E secondo Tommasèo si direbbe meglio sacca quando son piene). || Borsa: sacco. || met. Ventre: sacco. || Quella veste che portan i confrati delle congregazioni a processione: sacco. || Quello col quale si preme la feccia del vino: calza, cola. || – di li ferri, che porta il maniscalco co’ suoi ferri: tasco. || – di viaggiu, quell’arnese portatile per la roba più necessaria: sacca. || dari lu saccu, saccheggiare: dar il sacco. || sdivacari lu saccu, fig., dire senza ritegno, svesciare i fatti segreti altrui: sciorre la bocca al sacco, scuoter il sacco pe’ pellicini, dare la stura. || saccu di vastuni, dicesi a chi tocca sempre busse. Così come in italiano si dice sacco di disdetta ad un uomo disgraziatissimo. || nun essiri saccu, si dice quando si vorrebbe saper tutto a un tratto, per esprimere che bisogna fare o dire le cose a poco a poco e non tutt’a un fiato. || fari saccu, dicesi delle ferite quando saldate e non guarite rifanno marcia: far sacco, o saccaja. || cursa di li sacchi, corsa di uomini messi nel sacco fin al collo, e così rotolando correvano: il palio de’ sacchi. || fari saccu, vale anco empir il sacco, accumulare: far sacco. || saccu, saccheggiamento: sacco. || teniri lu saccu, ajutar ad alcuno a rubare, o a fare qualche rea opera, tener mano: tener il sacco. || a saccu, di vestito fermato al collo e lasciato libero senza stringersi alla vita: vestito a cappa. || Prov. non diri quattru si nun è ’ntra lu saccu, non far assegnamento di checchessia, finchè non si abbia in balìa: non dir quattro finchè non è nel sacco. || saccu vacanti nun sta a l’addritta, chi non ha mangiato non può reggersi: sacco vuoto non istà ritto. || E viceversa, saccu chinu nun si può gnutticari, chi è satollo non lavora. || di chi è chinu lu saccu spanni, secondo si sa, si parla; o secondo si apprende si opera, e simile: la botte dà di quel che ha. || abbuccari o sdivacari lu saccu, aprirsi, manifestar il suo interno, o accusar chicchessia. || essiri ’nt’on saccu di spini, essere tribolato, versare in cattive condizioni. || diri un saccu di mali paroli o simile, V. in cartedda. || lu saccu di lu poviru è sfunnatu, tanti ha bisogni che non si posson soddisfare mai tutti. || lu saccu s’è troppu chinu si rumpi, accenna alle cose troppe: il troppo bene sfonda la cassetta.

Saccucceddu. dim. di saccocciu: sacchettino.

Saccuddiari. V. saccufiari.

Saccuddu. V. sacchiteddu (Rocca).

Saccufiari. v. a. Dar altrui delle forti busse: tambussare.

Saccularu. V. scattiaturi.

Saccunazzu. pegg. di saccuni: sacconaccio.

Saccuneddu. dim. Sacconcello, sacconcino.

Saccuni. accr. di saccu: saccone. || Quello dove si dà mangiar la biada alle bestie: sacco, museruola (Rigutini). || Sacco grande pieno di paglia che tiensi in sul letto, sotto le materasse; saccone. || manciari cu lu mussu ’ntra lu saccuni, avere tutti gli agi senza darsi briga a procurarseli: mangiare col capo nel sacco.

Saccupiari. V. saccufiari.

Saccurafa. V. zaccurafa e seg.

Sacerdotali. add. Di o da sacerdote: sacerdotale.

Sacerdoti. s. m. Quegli che è dedicato a qualsiasi Dio, per amministrar le cose sacre: sacerdote, sacerdoto. || Nel culto cattolico spezialmente colui che ha ricevuto l’ordine per celebrar messa, confessare ecc.: sacerdote.

Sacerdozziu. s. m. Ufficio del sacerdote: sacerdozio.

Sacerdutissa. fem. di sacerdote: sacerdotessa.

Sàchisi. V. sacusu.

Saciardotu. V. sacerdotu.

Sacòsima. V. saccòsima.

Sacramentu. V. sagramentu e seg.

Sàcusu. Esclamazione imprecativa: malanno, sia ucciso ecc. || sacusu quannu fu: maledetto quell’istante. || Si dice anco sacus’aguastu!

Saddunca. Voce composta, che vale: se non, altrimenti, quasi dire, se dunque ecc.

Safagghiuni. V. ciafagghiuni.

Sàfficu. add. Di sorta di verso endecasillabo inventato da Saffo, poetessa di Mitilene: sàffico (Mort.).

Sagaci. add. Astuto, avveduto, destro, acuto di ingegno: sagace. Sup. sagacissimu: sagacissimo.

Sagacimenti. avv. Con sagacità: sagacemente.

Sagacità. s. f. Virtù di discernere e giudicar bene e con avvedutezza, acutezza d’ingegno: sagacità.

Sàgaru. V. saraccu.

Sagghiari e Sagghia. V. in tirari.

Sagghimmarcazzu. pegg. di sagghimmarcu.

Sagghimmarcheddu. dim. di sagghimmarcu.

Sagghimmarcu. s. f. Vestimento rustico da uomo, che giungeva fin a’ piedi: saltambarco, santambarco.

Sagghirisi. V. spavintarisi.

Saggiamenti. avv. Con saggezza: saggiamente.

Saggiari. v. a. Far il saggio, la pruova, e si dice de’ metalli: saggiare. P. pass. saggiatu: saggiato.

Saggiaturi. verb. m. Colui che saggia, e la bilancia con cui si saggia: saggiatore. || T. oref. [p. 847 modifica] Arnese composto di più stecche di rame a ventaglio, terminate in corte laminette d’oro, per saggiare il titolo dell’oro: provino.

Saggissimamenti. avv. sup. Saggissimamente.

Saggittàriu. s. m. Il nono segno dello zodiaco, rappresentato con un centauro coll’arco teso in atto di scoccare lo strale: saggittario.

Sàggiu. s. m. Piccola parte che si leva dallo intero per far prova, mostra, o uso che si fa di checchessia per vedere se è buono o no: sàggio. || Il saggiare: saggio. || Una certa quantità determinata: saggio. || Esame finale che danno gli scolari ogni anno: saggio, esperimento. || dari saggiu, mostrare, far conoscere co’ fatti: dar mostra o saggio di... || Uomo saggio: saggio.

Sàggiu. add. Savio, ma è più: saggio. || Quieto: buono. || Prov. saggiu ’n chiesa e diavulu ’n casa, di chi fa mostra d’una cosa, ed è altrimenti altronde. || li saggi portanu ’n cori la vucca, e li pazzi in vucca lu cori, cioè i savi parlano pensatamente, non dicono tutto ciò che sentono, che vedono: i saggi hanno la bocca nel cuore, e i matti il cuore in bocca. Sup. saggissimu: saggissimo.

Saggiuliddu. dim. di saggiu: saviolino.

Saggizza. s. f. Saviezza: saggezza.

Saghirisi. (Pasq.) V. spavintarisi.

Sagnacavaddu. s. m. T. bot. Pianta. Parus major L. || a sagnacavaddu, posto avv., vale disposto in modo che si possa ferire da sopra in sotto, da presso e senza esser veduto o senza poter esser ferito, come sarebbe dietro una feritoja o simile.

Sagnalingua. V. battilingua.

Sagnanasu. s. m. T. bot. Pianta di stelo diritto, ramoso, peloso, un po’ grinzoso; fiori rossi, venati; le sue spighe introdotte nel naso producono emorragia: sanguinella. Geranium paluster L.

Sagnari. v. a. Cavar sangue: salassare. (Fr. saigner, e Sp. sangrar). || Fig., Cavar danaro, far fare spese: far la barba a uno. || – l’arvuli. V. intaccari. || – l’api, il levar dalle arnie i vecchi favi: scaricar le arnie, smelare. || – ad unu ’ntra la frevi, modo prov. che vale metterlo in necessità di far cosa che in quel punto non vorrebbe o potrebbe: punzecchiare. P. pass. sagnatu: salassato.

Sagnata. V. sagnìa.

Sagnatedda. dim. di sagnìa.

Sagnaturi. verb. m. Colui che salassa: salassatore, flebotomo. || Per lasagnaturi V.

Sagnìa. s. f. Il salassare: salasso. (Sp. sangrìa). || Per sim., lo zampillare del liquido da checchessia: zampillo. || Cosa che costi continue spese, ancorchè minute.

Sagniedda. dim. Salassetto (crederei d’uso).

Sagramentu. s. m. Segno sensibile della grazia santificante, istituito da Gesù Cristo: sacramento, sagramento. || L’Eucaristia: sacramento. || L’ordine sacro: sacramento. || Prov. pani e sagramentu cci ’nn’è a ogni cunventu. ossia c’erano, giacchè ora certe sine-cure non l’abbiamo più.

Sagramintali. add. Di o da sacramento: sacramentale.

Sagramintalmenti. avv. In forza o per mezzo di sacramento: sacramentalmente, sagramentalmente.

Sagramintari. v. intr. Giurare: sacramentare. || att. Amministrar i sacramenti: sacramentare.

Sagramintatu. add. Da sacramentare: sacramentato. || Si dice Gesù sagramintatu all’ostia consacrata: Gesù sacramentato.

Sagraminteddu. dim. di sagramentu.

Sagramintiari. V. sagramintari. || V. santiari.

Sagrari. v. a. Consacrare: sacrare.

Sagràriu. s. m. Il luogo dove si buttano le immondizie sacre, le lavature dei panni, vasi sacrati: sacrario.

Sagratu. add. Da sacrare, fatto sacro: sacrato.

Sagrì. s. m. Pelle di pesce, che conciata serve a formar coperte di libri, buste ecc: sagri.

Sagrificamentu. s. m. L’atto del sacrificare: sacrificamento.

Sagrificari. v. a. Offerir in sacrificio: sacrificare. || Dedicare, consacrare: sacrificare. || fig. In diversi sensi, togliere, rimuovere, abbandonare, perdere, soperchiare ecc.: sacrificare || Rovinare. || rifl. Affaticarsi, travagliarsi. || Lungamente attendere in un luogo: appillottarsi. P. pass. sagrificatu: sacrificato.

Sagrifizzieddu. dim. di sagrifizziu.

Sagrifizziu. s. m. Offerta di checchessia, ma per lo più di vittima a Dio: sacrificio, sacrifizio. || Sofferenza, patimento, privazione, pena: sacrificio. || Danno. || fari sagrifizii, patire stento per chicchessia o checchessia. || fig. Rinunzia o cessione di checchessia per amore altrui: sacrificio.

Sagrilèggiu. s. m. Violazione di cose sacre: sacrilegio.

Sagrilegu. add. Che commette sacrilegio: sacrilego.

Sagriligamenti. avv. Con sacrilegio: sacrilegamente.

Sagrista. V. sagristanu.

Sagristana. s. f. Colei che nei monasteri di monache aveva cura della sagrestia: sagrestana.

Sagristanazzu. pegg. di sagristanu: sagrestanaccio.

Sagristaneddu. dim. di sagristanu.

Sagristanìa. s. f. ufficio del sagrestano: sagrestanìa.

Sagristanu. s. m. Chi è preposto alla cura della sagrestia: sagrestano. || add. Debole, fiacco. || Prov. li dinari di lu sagristanu cantannu vennu e cantannu si nni vannu, ciò che con poca fatica o con male arti si acquista, sconsigliatamente si spreca.

Sagristìa. s. f. Luogo nel quale si ripongono e guardansi le cose sacre: sagrestia.

Sagristiedda. dim. di sagristìa: sagrestiuccia (in Firenze).

Sagristiuna. accr. di sagristìa.

Sagru. add. Dedicato a deità, opposto a profano: sacro, sagro. || Grande, solenne: sacro.

Sagrusantu. add. Quasi superlativo di sacro, sacro e santo: sacrosanto, sagrasanto.

Sàgula. V. saccòsima.

Saguletta, Sagulidda. dim. di sàgula: cordicella.

Sagurra. V. savurra.

Saìca. s. f. T. mar. Sorta di bastimento il cui corpo è molto carico di legname: saicca. [p. 848 modifica]

Saimi s. f. Lardo di majale, fatto struggere al fuoco, che poi si conserva in vesciche o altro, per uso di cucina: strutto. (A. V. ital. saime che significava lardo o lardone del majale).

Saitta. s. f. Freccia: saetta. || Fòlgore: saetta. || Quel ferro con cui i legnajuoli fanno il minor membro della cornice: saetta. || In pl. due corti legni che inclinati puntano nel monaco o ne’ puntoni del cavalletto della travatura da tetto: razze. || dim. di saja al § 2: goretta. (A. V. ital. saitta. Jacopone).

Saittami. s. m. Quantità di saette: saettame.

Saittari. v. a. Ferire con saetta: saettare. || Scagliar saette: saettare; e per sim. dicesi dello scagliar checchessia: saettare. || Ferire acutamente che fa il fuoco, il sole, e fig. la passione: saettare. P. pass. saittatu: saettato.

Saittata. s. f. L’azione del saettare: saettamento. || Colpo, o via percorsa dalla saetta: saettata.

Saittaturi. s. m. Che saetta, tirator d’arco: saettatore.

Saittazza. pegg. di saitta.

Saittedda. dim. Saettuzza.

Saittera. s. f. Stretta apertura nelle muraglie, per dove si saettava, ed oggi si spara al coperto: feritoja.

Saittuna. accr. di saitta.

Saittuneddu. dim. di saittuni: conigliuzzo.

Saittuni. s. m. Coniglio giovane, così detto dalla velocità del suo corso: conìgliolo. || Spezie di serpente, così detto perchè si scaglia veloce come una saetta: saettone. || Sorta di pispola. || Sorta d’erba: spina bianca.

Saja. s. f. Spezie di panno lano sottile e leggiero: saja. || Canale. || Quel canale pel quale si cava l’acqua dai fiumi mediante le pescaje, e si riceve dai fossati che scendono dai monti, per servigio di mulini, o di qualsivoglia altra macchina guidata per forza d’acqua: gora. || –mastra: solco acquajo (An. Cat.), ed è quello de’ campi.

Sajetta. dim. di saja: sajetta. || Gorella.

Sajuni. s. m. Tessuto di lana men fine della saja ordinaria. || Grande gora.

Sala. s. f. La prima stanza d’una casa: entratura. || La maggiore delle stanze, gallerìa: sala.

Sàlaciu. s. m. T. bot. Albero che presto cresce e viene più vigoroso nei luoghi umidi, dei virgulti se ne fanno ceste, graticci ecc.: sàlice, salcio. Salix L. || – giarnu. Salix amydalina L. || – russu. Salix pentandra Ucr. || – ad arvulu cu scorci a gurra: salice bianco. Salix alba L.

Salàciu, add. Che eccita libidine, o altrimenti lussurioso: salace.

Saladdaricu. V. cutriciuni. Così in Messina. (Verdone).

Salamandra. s. f. T. zool. Rettile che ha la coda rotonda e corta, le dita senza unghia, il corpo nudo poroso e tramandante umidità; può sostenere la fame più mesi; gli antichi credevano ch’essa potesse rimanere illesa dal fuoco: salamandra. Lucerta salamandra L.

Salamastru. V. salimastru.

Salamentu. s. m. Il salare, e il tempo di salare.

Salami. s. m. Carne di porco pesta, salata e insaccata: salame.

Salamilicchi. Voce di scherzo, formata dalle voci arabe o ebraiche salem lecha, che vale pace e salute a voi: salamelecche salamalecche.

Salamòria. s. f. Acqua insalata, per uso di conservarvi entro pesci, funghi, ulive e simili: salamoja.

Salamurigghia. V. salamoria.

Salanitru. V. salinitru.

Salaprisa. add. Dicesi di ricotta insalata per diventar più gustosa. || V. saliprisu.

Salari. v. a. Aspergere checchessia di sale: salare. || salari li coria, met. uccidere. || Per ischerzo, di una cosa di cui si faccia altro uso o nessuno si dice, p. e. che ne vuoi fare dei danari, salarteli? || va salatilla, si dice volendo disprezzare checchessia.

Salariari. v. a. Dar salario, tener alcuno a salario: salariare. P. pass. salariatu: salariato.

Salarieddu. dim. di salariu.

Salàriu. s. m. Mercede pattuita, che si dà a chi serve: salario. || Prov. salariu crisciuto, sirvizziu guadagnatu, quando si cresce il soldo si lavora di più.

Salariuni. accr. di salariu.

Salaru. s. m. Colui che vende sale: salajuolo. || lu pugnu di lu salaru, in prov. si dice allorchè uno fa le viste di dare di qualche cosa quanto cape in un pugno, e ne dà meno.

Salassari. V. sagnari.

Salassu. V. sagnìa.

Salata. s. f. L’azione del salare: salatura.

Salatedda. dim. di salata.

Salateddu. dim. di salatu.

Salatu. s. m. Carne salata, come prosciutto, mortadella ecc.: salato. || Tutti i camangiari che si conservano col sale: salume, salsume.

Salatu. add. Salso: salato. || robba salata, salumi: roba salata. || Caro di prezzo: salato; p. e. l’ho pagato salato. E qualche volta anco avverbialmente: (Tomm.) quantunque pagati salato.

Saldamenti. avv. Con saldezza: saldamente.

Saldamentu. s. m. L’operazione e l’effetto del saldare: saldamento. || Saldo delle ragioni, e de’ conti: saldamento.

Saldari. v. a. Riappiccare, attaccare due pezzi fra loro, due oggetti ecc.: saldare. || Veder il debito e credito, e pareggiarlo: saldare. || Ultimare, terminare: saldare. P. pass. saldatu: saldato.

Saldata. s. f. L’azione del saldare: saldatura.

Saldatina. s. f. Il saldare e il luogo saldato: saldatura.

Saldatizzu. add. Dicesi di cosa non ben saldata, o saldata più che una volta.

Saldatura. V. saldatina. || La materia con che si salda: saldatura.

Saldaturedda. dim. di saldatura.

Saldaturi. s. m. Strumento per saldare, che finisce in punta ottusa, la quale arroventata serve a saldare: saldatojo.

Saldissimamenti. avv. sup. Saldissimamente.

Saldizza. s. f. Stabilità, sodezza, fermezza: saldezza.

Saldu. s. m. Il saldare delle ragioni e dei conti: saldo. || fari lu saldu, saldare: far saldo. [p. 849 modifica]

Saldu. add. Intero, senza rottura: saldo. || Fermo, costante: saldo. || Saldato, pareggiato: saldo.

Salera. s. f. Vasetto in cni si tiene il sale per uso della mensa: saliera.

Saletta. dim. di sala, piccola entratura. || Piccola sala: saletta. || T. legn. Parallelepipedo della pialla, di legno duro, più lungo che largo, bene spianato e liscio, nel cui mezzo è la feritoja: ceppo (Car. Voc. Met.).

Salga. s. f. Tessuto di lana, in uso per gli abiti de’ religiosi: sarga.

Salgemma. s. m. T. chim. Sale minerale, lucido: salgemma, salgemmo.

Sali. s. m. Sostanza nota: sale. || Quelle particelle acri e saporite che si cavano dai corpi: sale. || met. Arguzia, detto grazioso: sale. || Senno, saviezza: sale. || – di glaubberu: solfato di soda. || è lu sali e fa li vermi, modo prov. si dice del biasimare qualunque cosa ancorchè buona: apporre al sale. Si dice anche a chi fa le maraviglie della debolezza altrui, poichè tutti vi siam soggetti. || sali assenziu, sale medicinale che ha azione digestiva. || senza sali, sciocco, scimunito: dolce di sale. || ih sali! esclamazione dissuasiva, di maraviglia ecc. ohibò || sapiri di sali, esser salito: saper di sale. E fig. dispiacere: saper di sale. Si dice anche di cosa che costi saper di rame. || Prov. pri canusciri un omu s’havi a manciari ’na sarma di sali, bisogna convivervi lungo tempo. || cu’ havi cchiù sali conza la minestra, al fig. vale chi è più savio governa altrui: chi ha testa, governa. || purtari sali a Cammarata, portar cose là dove ne abbondino: portar nottole in Atene.

Saliari. v. a. Asperger di sale: salare, saleggiare, insalare. || Aspergere di cacio grattugiato: incaciare. || E in generale si dice per aspergere. || Detto di qualunque materia minuta o triturata che si sparpaglia qua e là su checchessia: spargere, sparnicciare, disseminare. P. pass. saliatu: salato, salugiato. ecc.

Saliata. s. f. L’azione del salare. || L’aspergere, lo sparnicciare.

Saliatu. s. m. Cacio grattugiato.

Salibba. s. f. Solco a traverso al campo, che riceve l’acqua dagli altri solchi: acquajo, solco acquajo.

Salica. V. brittu.

Saliceddu. dim. di sali.

Sàlici. V. sàlaciu.

Saliciuni. s. m. T. bot. Pianta di tronco liscio e bianco; rami flessibili; foglie alterne, ovato-appuntate, quasi triangolari, finamente dentate, lisce; fiori maschi sottili al contrario dei feminei che son grossi e corti: betula, bidollo. Betula alba L.

Salificari. v. a. T. chim. Ridurre in sali: salificare (Mort.).

Salifizziu. V. suffriziu.

Saliggiari. v. intr. Il barcollare che fa la nave da poppa a prua: beccheggiare (Car. Voc. Met.).

Salignu. add. Dicesi di cosa di sapore agresto, acerbo: agrestino (Lat. salignus che vale ex-salice, il quale è amaro). || Si dice di una specie di mela un po’ acidetta, che si maura in estate.

Salimalicchi. V. salamilicchi.

Salimastru. add. Che tiene del salso, e dicesi di acqua: salmastro.

Salimeddu. dim. di sàlimu.

Salimòria. V. salamoria.

Sàlimu. s. m. T. pesc. Ognuno di quei pezzi di sughero, che sospendono tutti i lacci della manica della tratta perchè non offenda: garello. || salimu di la cuda, quello attaccato alla estremità della tratta.

Salina. s. f. Cava di sale di mare o di miniera: salina. || V. nitru.

Salinaru. s. m. Colui che attende alla fabbricazione del sale: salinarolo, salinatore.

Salinedda. dim. di salina.

Salinista. s. m. e f. Proprietario di saline: salinista (Mort.).

Salinitraru. s. m. Fabbricatore o raffinatore di salnitro: salnitrajo.

Salinitru. s. m. Nitro, quello che serve alla fabbricazione della polvere da fuoco, e si ritrae dai muri umidi: salnitro.

Salinu. add. Di o da sale: salino.

Saliprisu. add. Di diversi camangiari da poter servire di companatico salati o prima: salume.

Salirata. s. f. Quanto cape una saliera.

Salirazza. pegg. di salera: salieraccia.

Saliredda. dim. di salera: salierina.

Saliruna. accr. di salera: salierona (in Firenze).

Saliscinni. (Vinci) V. lucchettu. Più vicino all’italiano: saliscendi.

Salita. s. f. Il salire e il luogo pel quale si salisce: salita.

Saliteddu. dim. di salitu: salsetto. || Alquanto caro di prezzo: un po’ salato. || Saporito.

Salitizza. s. f. Qualità di ciò che è salso: salsezza, salsedine.

Salitu. add. Di qualità e sapore di sale: salso. salino, salato. || Di pietanza eccessivamente salata: amarosale o amarodisale. || fig. Mordace, frizzante: salso. || Di caro prezzo: salato. Sup. salitissimu: salsissimo.

Salituni. add. accr. Molto salso.

Saliva. V. sputazza.

Salmastru. V. salimastru.

Salma. V. sarma.

Salmiggiari. v. intr. Leggere o cantar salmi: salmeggiare.

Salmiggiaturi –trici. verb. Che salmeggia: salmeggiatore –trice.

Salmiggiu. s. m. Il salmeggiare: salmeggiamento. || V. sarmiggiu.

Salmista. add. Componitor di salmi, e per antonomasia David: salmista.

Salmodia. s. f. Canto di salmi nella Chiesa: salmodia. (Mort.).

Salmu. s. f. Canzone sacra, come quelle di David: salmo. || Prov. poi di lu salmu si canta la gloria, ovvero ogni salmu ’n gloria torna, quando alcuno spesso ripiglia il ragionamento di quelle cose che gli premono, ovvero a giudicar di checchessia bisogna aspettar la fine: alla fin del salmo si canta il gloria, o ogni salmo torna in gloria.

Salmuni. s. m. T. zool. Pesce dei mari del nord, la cui carne è assai pregiata, e preparata viene fin a noi: sermone, salmone. Salmo L. [p. 850 modifica]

Salottu. s. m. Sala piuttosto grande che piccola, stanza qualunque: salotto.

Salpari. V. sarpari.

Salprunella. s. f. Sale artificiato, nitrato di potassa fuso: salprunella.

Salsa. V. sarsa e seg.

Salsu. s. m. Malattia che viene alla cute, ossia eruzione cutanea che apporta gran pizzicore: salsa, salsezza, salsedine.

Salsu. V. salitu.

Salsugginusu, Salsusu. add. Che ha salsuggine: salsugginoso.

Saltabbancu. V. saltimbancu.

Saltacori. V. batticori.

Saltari. V. satari.

Saltèriu. s. m. Il volume e l’opera dei salmi di David: saltèrio. || Strumento musicale in forma di un triangolo, troncato in cima, che ha trenta corde d’ottone: salterio.

Salumaru. s. m. Venditore di salumi: salumajo.

Salumi. s. m. Le vivande che si vendono salate: salume.

Saluneddu. dim. di saluni: saloncino.

Saluni. accr. di sala: salone.

Salutari. v. a. Far cenno o motto di cortesia, di complimento, secondo l’uso: salutare. || T. mar. e mil. Rendere gli onori dovuti alla bandiera d’una nazione, a’ superiori della milizia ecc.: salutare. || salutari ad unu pri re, acclamarlo per re: salutare alcuno in se. || Prov. comu saluti, sarai salutatu: come farai, così avrai. P. pass. salutatu: salutato.

Salutari. add. Salutifero: salutare.

Salutata. s. f. Il salutare: salutata (V. participiu).

Salutatedda. dim. di salutata.

Salutatuna. accr. di salutata.

Salutazzioni. s. f. Saluto: salutazione.

Salutevuli. add. Che dà o apporta salute: salutevole.

Saluti. s. f. Stato ordinario buono del corpo, sanità: salute. || Salvezza: salute. || Felicità eterna: salute. || cu saluti, congratulazione, complimento di civiltà che si fa altrui. Onde fari lu cu saluti, congratularsi: far i mi rallegro. || a la saluti di... far checchessia a onore ed augurio di alcuno: alla salute di... || Prov. cu’ avi saluti e libbirtà è riccu e nun lu sa, ha le due principali cose: chi ha sanità è ricco e non lo sa, il prov. siciliano però è più liberale. || la saluti veni di l’alligrizza di lu cori, e si dà anco viceversa: l’allegria è il primo rimedio della scuola Salernitana. || megghiu poviru cu la saluti ca riccu e malatu, meglio senza alcuna delle due, che si dice anco: quantu vali la saluti nun vannu li dinari.

Salutìferu. add. Salutevole: salutifero. || Prov. la chianta velenusa non ha nasciutu mai di radici salutifera, e crederei anche viceversa.

Salutìvuli. V. salutevuli.

Saluttinu. dim. di salottu: salottino.

Salutu. s. m. Il salutare: saluto.

Salva. V. salviata.

Salvaggiu. V. sarvaggiu.

Salvari. V. sarvari.

Salvia. V. sarvia.

Salviata. s. f. T. mil. Lo sparo contemporaneo di molti schioppi o cannoni in segno di salute o gioja: salva.

Salvietta. V. sarvietta.

Salvirriggina. s. f. Orazione che si recita alla madonna: salveregina, poichè comincia con esse parole. || Que’ rintocchi di campana che suonano verso l’ora terza del matutino, per avvisare che si reciti tal orazione.

Salvu. V. sarvu.

Salvucunnuttu. s. m. Sicurtà temporanea, perchè altri non sia molestato nel far checcheschessia: salvocondotto.

Sambarari. V. assammarari. V. A.

Sambucu. V. savucu (in Taormina).

Sammartinara. s. f. e add. Spezie di frumento di buona qualità.

Sammartinaru. s. m. add. Spezie di cavol fiore.

Sammucara. s. f. Spezie di frumento, che fa la spiga bianca.

Sammucaru. s. m. Sorta di tabacco da naso, che si fa nelle contrade di Sambuca (Provincia di Palermo).

Sammuzzamentu. s. m. L’attuffarsi: attuffamento.

Sammuzzari. v. a. Immergere: attuffare. || intr. Andar sott’acqua: attuffarsi, soppozzare, sottopozzare. || rifl. alt. Ficcarsi. P. pass. sammuzzatu: attuffato.

Sammuzzaroli. s. m. pl. Spezie di frutti di mare, che si mangian crudi.

Sammuzzata. s. f. L’azione dell’attuffarsi: attuffata.

Sammuzzaturi. V. maraguni. la § 2. || E semplicemente chi è bravo a soppozzare per diletto.

Sammuzzu. s. m. Luogo ove si attuffan i marangoni.

Sammuzzuni. (A. posto avv. Tuffarsi col capo in giù. || Vale anco a precipizio o sconsideratamente.

Sampagghiuni. V. zappagghiuni.

Sampugna. s. f. Strumento rusticano musicale da fiato: sampogna, zampogna.

Sampugnedda. dim. Sampognetta, zampognetta.

Sampugnïari. v. intr. Suonar la sampogna: sampognare, zampognare.

San. Accorciativo di santu: san.

Sanabbili. add. Atto a sanarsi: sanabile.

Sanacrozzi. s. m. Spezie di cerotto creduto buono a sanar ossa dislogate e simili: ossocrozio.

Sanamenti. avv. Con sanità: sanamente. || Bene, saggiamente: sanamente.

Sanamentu. s. m. Il sanare.

Sanapurceddi. s. m. Colui che castra i porcelli.

Sanari. V. senari.

Sanari. v. a. Far sano: sanare. || Riappiccare pezzi di un oggetto rotto, i margini di una ferita: saldare, risaldare. || Render sanità: sanare. || Ritornar qualsivoglia cosa nella interezza di prima: risanare. || Castrare, sanare. E se parlasi di polli: accapponare, capponare.

Sanata. s. m. Il sanare. || Castratura.

Sanatizzu. add. Mezzo sanato, o non ben sanato.

Sanatodos. s. m. Rimedio universale. Voce spagnuola.

Sanaturi. verb. Colui che sana: sanatore; che castra: castratore. [p. 851 modifica]

Sanazzioni. V. sanamentu (D. B.).

Sanceli. V. sangunazzu, specialmente quello entro le budella quasi a rocchi: mallegato.

Sancisuca. s. f. T. zool. Verme acquatile, che si adopera per cavar sangue nelle malattie: mignatta, sanguisuga. || met. Chi indebitamente esige o cava danaro altrui: mignatta delle borse. || Si dice ad uomo nojoso: mignatta. || T. agr. Que’ rami che si nutrono a spese degli altri: succioni o succhioni, rami ingordi, poppajoni (Pal. Voc. Met.). || Prov. la sancisuca mai lassa di sucari, si mai si ’ngrassa, è chiaro.

Sàndalu. V. sannula.

Sandracca. s. f. Gomma che scaturisce dal pedale dei ginepri: sandaraca. || Composizione minerale di arsenico e zolfo: sandaraca, risagallo, risigallo.

Sanfarricchi. V. fanfarrìcchi.

Sanfasò (A la. Modo avv. Senza etichetta, senza cerimonie: alla buona. || Inconsideratamente: alla carlona. (Fr. sans façon: senza cerimonie).

Sangarìa. s. f. Pozzo di sangue. || Strage.

Sangazzu. pegg. di sangu: sanguaccio. || sangazzu di Giuda, imprecazione.

Sangeli. (Caruso) v. sanceli.

Sanghïari. V. santiari.

Sangu. s. m. Umore rosso che scorre nelle vene del corpo: sangue. (pl. sangura e sanghi). || L’emissione o cavata del sangue: sangue. || met. Progenie: sangue. || I mestrui delle donne: sangue. || fig. Lo avere, i beni: sangue. || Onde si dice in prov. li dinari su’ lu secunnu sangu: i danari sono il secondo sangue, cioè più che necessari. || ristari senza sangu, rimaner esangue: restar senza sangue. E fig., perder i sentimenti, abbattersi: restar senza sangue, perdere il sangue. || nun arristaricci sangu ’ntra li vini, dicesi di chi ha grandissima paura: non rimaner sangue addosso. || vugghiricci lu sangu, aver l’istinto del concupiscibile e dell’irascibile appetito: bollire il sangue. || a sangu caudu, nel calore della passione: a sangue caldo. Vale anche: subito. E si dice anco a primu sangu. || sangu di... imprecazione, esclamazione minaccevole: sangue dell’aglio! || a sangu friddu, dopo che la passione è calmata: a sangue freddo. || sangu di draguni, succo gommoso, rosso che si estrae da un albero delle Indie: sangue di dragone o di drago. || omu di sangu, crudele, feroce: uomo di sangue. || gruppu di sangu, quagliamento di sangue fuor delle vene: grumo di sangue. || irisinni ’nsangu ’nsangu. versar tanto sangue da una ferita da pericolar la vita. || cu lu sangu all’occhi, si dice di chi nel parlare, nel difendere è animato dal massimo calore, dalla massima energia. || cunfarisi lu sangu, iri a sangu, piacere, aver genio: andar a sangue. || aviri lu malu sangu cu unu, essergli avverso, infastidirsene: non aver con alcuno il suo sangue. || custari sangu, costar carissimo: costar un occhio. || nisciricci ancora lu sangu, per ischerzo si dice di cosa fresca, o comperata di fresco. || sangu di cimicia, di zuffiuni, di cani, di mmerda ecc., dicesi di uomo insipido, diagraziato, e dicesi anco di cosa insipida. || aviri lu sangu grossu, è un vizio del sangue che produce moti involontari, specialmente nel sonno, cagiona paure fantastiche; e fig. aver della ruggine con alcuno. || sangu mio! esclamazione affettuosa: sangue mio! || fari sangu, uccidere: far sangue; e si dice anco del far violenze, o giustizia rigida, o simile. || Si dice anco per andar a genio: andar a sangue; nel qual caso si suol dire anco, fari lu sangu cu unu: averci sangue con uno. || corpu di sangu: mal di gocciola. È anco una imprecazione. || ’n sangu, dicesi di certe malattie veneree. || sucari lu sangu ad unu, impoverire, pelare uno, fargli pagare o spendere molto. || aviri lu sangu duci cu unu, volergli del bene. || sangu e latti, formula di buon augurio: buon pro. || Prov. lu sangu nun si po fari acqua. V. in acqua. || lu sangu tira, la parentela si fa sentire: il sangue tira. || una stizza di sangu trubbula lu mari, fig. un po’ di simpatia fa tutto.

Sanguignu. add. Che abbonda di sangue: sanguigno. || Aggiunto di colore simile al sangue: sanguigno.

Sanguinària. V sagnanasu. || V. ciunciulu. || – marina, altra pianta: poligono marittimo Polygonum maritimum. L.

Sanguinariu. add. Sanguinolente: sanguinario. || Uomo dedito ad atroci delitti: sanguinario.

Saguinedda. V. sagnanasu.

Sanguinusu. add. Imbrattato di sangue: sanguinoso.

Sangunariu. V. sanguinariu.

Sangunazzu. s. m. Vivanda fatta di sangue di animale: sanguinaccio, mallegato. V. anco sanceli.

Sangutazzu. accr. di sangutu.

Sanguteddu. dim. di sangutu.

Sangutu. add. Simpatico, geniale. || Lepido, grazioso: faceto.

Sanguzzu. dim. e vezz. di sangu. || sanguzzu mio, modo affettuoso di chiamare persona cara: ciocino mio, sangue mio!

Sanìcula. s. f. T. bot. Specie d’erba medicinale: sanicola. Sanicula europaea L.

Sanità. s. f. Costituzione di corpo, senza impedimento di funzioni, o dolori: sanità, sanitade, sanitate. || Modo di salutare altrui che starnuta: viva. || Uffizio istituito per vegliare sulla salute di coloro che entran con legni in porto, e il locale dove risiedono que’ che lo compongono: sanità. || V. in saluti qualche prov. || a la infirmitati si conusci la sanitati, cioè quando si perde. || sanità senza dinari è menza malatìa: sanità senza quattrini è mezza malattia.

Sanitariu. add. Relativo a sanità: sanitario.

Sanitati. V. sanità.

Sanizza. add. Di buona salute: pròspero. || Detto di clima: salùbre. || Detto di cosa in buono stato: perfetto.

Sannaccu. Metatesi di succannu V. Così nel messinese.

Sànnalu. V. sànnula. || T. mar. Bastimento a fondo piatto con tre chiglie, che pesca poco, buono per la navigazione de’ fiumi e delle coste: prama (Pitrè). [p. 852 modifica]

Sànnula. s. f. Calzatura antica, oggi in uso dai Vescovi e da taluni frati: sàndolo.

Sanseru. V. sanzeru e simili.

Sansuca. V. majurana: sunsuco. || V. sancisuca.

Sansuga. V. sancisuca: sanguisuga. Così in Nicosia.

Santa. fem. di santu: santa. || Pittura, stampa o statuetta che rappresenti un santo, una madonna ecc.: imagine, santo, santino. || dari la santa, premiare, e ironic.: acconciare pel dì delle feste, che si dice pure aviri o dari la santa di parciminu.

Santabbarbara. s. f. T. mil. Luogo appartato nella stiva delle navi o altrove, dove conservasi la polvere: santabarbara.

Santamenti. avv. Con santità: santamente.

Santareddu. dim. e vezz. di santu: santerello, santarello. || Si dice a chi sta bravo. || Per derisione: picchiapetto. || pari un santareddu, chi nell’aspetto è composto a divozione, ad onestà; e chi negli atti è onesto e rispettivo: pare un santerello.

Santari. V. satari. Così a S. Cataldo. Modo di pronunzia usato anche in varie altre parole simili.

Santaru. s. m. Colui che fa o vende santini, o anco altre figurine: figurinajo.

Santasantorum. s. m. Quel recinto di balaustre attorno l’altare maggiore: sanctasanctorum, presbiterio. || Luogo da riporvi cose preziose.

Santazza. pegg. di santa.

Santazzu. pegg. di santu.

Santermu. V. in elmu.

Santiari. v. intr. Dir bestemmie: bestemmiare. Da santu; perocchè le nostre bestemmie non consistono che in dar del santo al diavolo.

Santiata. s. f. Il bestemmiare: bestemmiamento.

Santiatedda. dim. di santiata.

Santiatina. V. santiata.

Santiaturazzu. pegg. di santiaturi: bestemmiatoraccio.

Santiatureddu. dim. di santiaturi.

Santiaturi –tura. verb. Chi bestemmia: bestemmiatore –trice.

Santicedda. V. santuzza.

Santificari. v. a. Far santo o cosa santa: santificare. || Canonizzare: santificare. || – li festi, astenersi dal lavoro nelle feste, ed esercitar opere di pietà: santificar le feste. || intr. pass. Divenir santo: santificarsi. || si santificau la vurpi, detto mordace che rampogna un malvagio infignitore; che in prov. si dire: ora ca stancau, si santificau, che accenna a coloro che vecchi si dànno alla Chiesa, perchè non han più le forze di seguitar a fare ciò che facevano: quando non si può più, si torna al buon Gesù. P. pass. santificatu: santificato.

Santificazzioni. s. f. Il santificare: santificazione.

Santificetur. Dicesi a significare persona che s’infinge buona e santa: santificetur.

Santità, Santitati. s. f. L’esser santo: santità, santitade, santitate. || La virtù in concreto: santità. || Titolo che si dà al Papa: santità. || Prov. dinari e santitati criditinni mitati, poichè l’impostura e la esagerazione son sempre lì: quattrini e santità, metà della metà.

Santiunazzu. pegg. di santiuni: bestemmiaccia.

Santiuneddu. dim. di santiuni.

Santiuni. s. m. Bestemmia.

Santòcchiu. s. m. Ipocrita: santocchio.

Santu. s. m. Colui che la Chiesa tiene e stabilisce sia eletto da Dio: santo. || Colui che in questo mondo vive santamente: santo. || aviri qualchi santu o bon santu ’mparadisu, aver buoni ajuti e protettori in far checchessia: aver qualche santo o buon santo in paradiso. || qualchi santu nn’ajuta, il tempo ci darà consiglio, cosa fatta capo ha: qualche santo ci aiuterà. || fari lu santu, ricorrere l’onomastico di chicchessia. || dari lu santu, il segno, la parola d’ordine. || nè pi Cristu, nè pi li santi, modo reciso di negare a ogni patto: nè per Cristo nè pe’ santi. || santu pri l’arma, modo di giurare: giuraddio. || nun sapiri a quali santu vutarisi: non saper dove dar del capo, non saper che acqua si bere. || pari un santu appizzatu a lu muru, che esternamente dà a divedere essere un santerello, detto di donna, in Toscana direbbesi: parere una madonna, o una monachina infilzata. || Prov. santu viniri, festa fari, ogni cosa a tempo suo. || ad ogni santu veni la so festa, ad ognuno vien la sua volta, e vale anche che ad ogni malvagio capita la pena. || cu li santi nun si cci joca, i santi non si pongono in burla: scherza co’ fanti, e lascia star i santi. || nun è santu chi suda, dicesi di un avaro. || nun cridi lu santu si nun vidi lu miraculu o la viggilia: non si crede al santo finchè non ha fatto il miracolo, di chi non crede se non vede. || tutti li santi. V. ognissanti. Onde il prov. agr. lu primu a tutti li santi, e l’ultimu a s. Andria, la prima lavoratura per ognissanti, e l’ultima per S. Andrea (Inzenga). || ogni santu spruvistu, Diu pruvidi, Dio provvede a tutti. || ogni santu havi li ’so divoti, ciascuno ha le sue relazioni. || a tali santu, tali offerta, a ognuno ciò che gli spetta secondo il suo essere. || Diu mi vogghia beni, ca di santi nun mi premi, quando si ha amico il capo, o chi più può, poco preme degli altri. || santu in chiesa, e diavulu in casa, dicesi degli ipocriti o infinti. || li santi nun mancianui: i santi non mangiano. Onde altro prov. dice santu chi mancia pani, guardatinni! poichè gatto ci cova. || santu ’nserta, santu sgarra, esprime il dubbio della riuscita di un affare: tira là e spera in Dio, o gli è un riesci, o indovinala grillo. || a santi e a picciriddi nun prumettiri nenti, perchè non si scordano più le promesse, e guai se non si adempie, (in quanto ai santi non l’intendo): a pazzi ed a fanciulli, non si vuol prometter nulla.

Santu. add. Aggiunto di colui che è santificato: santo. || Dassi tale epiteto anco a Dio: santo. || Onde santu Diu, è un modo di esclamare: santo Dio. || Si dà questo epiteto a quelle cose che riguardan a Dio, e che da lui derivano: santo. || santu patri, il papa: santo padre (e certe volte pare più una ironia). || Pio, religioso: santo. || Si dice dell’anima che è in luogo di salvazione: santo. || armi santi, quelle che si imaginano nel purgatorio: anime sante. || Si dice di cose che attengano a Santo: santo. || Per enfasi si aggiunge p. e., [p. 853 modifica] a un periodo di tempo, come: piovve tutta la santa giornata. || aviri ’na santa pacenzia, soffrir con pazienza: aver una santa pazienza. || santu pizzetta, dicesi a chi mostra di fuori gran pietà: santusse. || fari o fincirisi lu santu pizzetta: parer il santusse. Sup. santissimu: santissimo. E sost. Dio.

Santuariu. s. m. Chiesa, luogo dove si conservino reliquie, e simile: santuario.

Santucchiaria. s. f. Simulata pietà: santocchierìa.

Santudena. Esclamazione (Gr. δεινος: terribile. Pasq.).

Santudipantani. Interiezione: squasimodeo! E delle volte fa le veci della bestemmia santudiavulu.

Santuffiziu. V. in uffizziu.

Santuni. accr. di santu.

Santuzza. dim. di santa: imaginetta, santino.

Santuzzu. dim. di santu: santerello. In ital. santuccio è vilif. di santo.

Sanu. add. Che ha sanità, senza malattia: sano. || sanu e salvu, esente da ogni male o danno: sano e salvo. || Sanato: sano. || Salutifero, salubre: sano. || Non rotto, integro: saldo, d’un pezzo, sano. || Detto di numero che non ha rotti: sano. || fig. Retto, giusto, utile: sano. || Castrato. || Prov. cu’ lu jiditu sanu s’attacca, sanu si lu sciogghi, chi è innocente non ha paura di uscirne male. || lu sanu nun cridi a lu malatu, è chiaro.

Sanza. V. senza.

Sanzara. s. f. Sgualdrina, e anco Pettegola.

Sanzari. V. assaggiari. Così in Adernò (Verdone).

Sanzeru o Sinzeru, Sanzigghiu. V. sanu. || Sano, gagliardo: sincero. || Incolume, intatto, illeso (Sp. sansillo).

Sanzioni. s. f. Ratificazione, confermazione: sanzione.

Sanzirizza. s. f. Astratto di sanzeru, l’esser sincero, o intatto, l’esser sano.

Sapibbili. V. scibbili.

Sapicchiari. v. intr. Aver una tintura di studî.

Sapienti. add. Che ha sapere: sapiente. Sup. sapientissimu: sapientissimo.

Sapienza. s. f. Scienza che contempla la cagione di tutte cose, il sapere: sapienza. || Prov. la vera sapienza havi cu’ la morti penza: al fin pensa sovente, avrai sana la mente.

Sapiri. v. a. e intr. Aver certa notizia e cognizione: sapere. || Conoscere: sapere. || Aver sapore: sapere. || Aver odore: sapere. || sapiri di grammatica, di fisica ecc., esser dotto in quella cosa: saper di grammatica ecc. || – a menti: saper a mente. || nun sapiri chi fari o diri, essere irresoluto: non saper che si fare o che si dire. || Parere, aver un certo che di checchessia: saper di... || sapiri nenti, vale anco saper poche cose, appagarsi delle prime apparenze: non saper più in là. || nun sapiri nè chi nè comu: non saper nè che, nè come, esserne affatto al bujo. || sapiri malu, fig. esser dispiacevole una cosa: saper cattivo. E viceversa: saper buono. || cu’ sa, o cu’ sapi, mostra anche quantità indeterminata, p. e., la capitale presto passerà a Roma, chi sa la gente che ci anderà! || sapiri ’na cosa a la dritta e a la riversa, saperla per bene: saperla per lo senno a mente. || sapiri di picca, met. esser di poca quantità o pure sembrarlo. || nun sapiri di nenti, esser privo affatto di sapore, essere scipito. ||nun sapiri s’è mortu o vivu, si dice per derisione a taluno scemo, sempliciotto: tangherello. || nun sapiri quantu fannu quattru e quattru, si dice ad esprimere una ignoranza massiccia: non sapere quanti piedi entrano in uno stivale. || nun so chi, in forza di sost., alcun che: non so che. || nun sacciu chi, nun sacciu comu, nun sacciu quantu ecc., son tutti modi che esprimono dubbio: non so che, non so come, non so quanto. || sacciu assai, o chi sacciu io, o chi nni sacciu, modo per dire non so nulla: so assai, so di molto, so molto. || sapiri ’na cosa, si dice di un vecchio che era in tal tempo p. e. chistu sapi nasciri la matrici, era al tempo in cui si fabbricava il duomo: è antico quanto l’arca di Noè. || sapiri stari, aver prudenza: saper vivere. || lu sai? formula persuasiva o riempitiva, p. e. bisogna che metta giudizio, lo sai? || accura sai! no sai!, tutti modi d’esclamazione: bada ve, no ve. || sapirila tutta o longa, aver astuzia per arrivare ai suoi fini: saper di barca menare, saperne molta. || sapirinni picca, non esser valente in checchessia: saperne poca. || Prov. cci voli assai a sapiri picca, dinota la difficoltà dell’istruirsi. || cu’ cchiù sapi, cchiù travagghia, per cui gl’ignoranti sono oziosi, e viceversa. || è naturali all’omu lu sapiri e lu regnari, però il sapere è da savio, il regnare da ambizioso. || sapirinni quantu un’asinu di sorfa, non saperne affatto. || lu celu e la terra l’ha ghiuratu (V. j.) chi nun cc’è cosa cui nun s’ha saputu: non si sa cosa che non si faccia. || fatiga pri sapiri e travagghia pri aviri: affaticati per sapere e lavora per avere. || cu’ cridi sapiri assai nun sapi nenti: chi più saper si crede, manco intende. || l’omu sapienti tantu cchiù sa, tantu mancu presumi: chi più sa, meno presume. || l’omu chi sa è patruni di l’autru, l’ignorante sempre serve: chi sa è padrone degli altri. || cu’ nun sapi nenti, è nenti, l’ignorante è come se non esistesse. || cu’ sa, havi deci occhi, e cu’ è ignuranti è cecu affattu: chi sa ha dieci occhi, chi non sa è cieco affatto. || cu’ voli sapiri cchiù chi non divi pri mattu si fa tiniri: chi vuol soprassapere, per matto si fa tenere. || lu sapiri è megghiu di l’aviri, è vero, perocchè: dal sapere vien l’avere. || unu chi nun sapi è comu unu chi nun vidi, bellissimo proverbio. || di lu sapiri si veni all’aviri, quindi o popolo bastona colui che ti nieghi le scuole!

Sapiri. s. m. Notizia, scienza: sapere.

Sappiddizza. s. f. Corta sopravveste bianca a crespe che indossano gli ecclesiastici nelle funzioni di chiesa: cotta (superpelliceum onde altrimenti si dice suppiddizza).

Sappiddizzedda. dim. di sappiddizza.

Sapritu. Accorciativo di sapuritu V. (A Castelbuono).

Sapunara. s. f. e add. Terra grassa e saponosa: marna. || V. sapunaria.

Sapunària. s. f. T. bot. Pianta di radice [p. 854 modifica] serpeggiante, nodosa, fibrosa; steli erbacei, lisci, foglie ovate; fiori di un rosso pallido, odorosi, a ciocca: saponaria. Saponaria officinalis L. || saponaria o lignu sapunaciu, pianta di stelo diritto, senza spine, ramoso alla sommità, foglie dispari pennate; foglioline lanceolate, appuntate nelle due estremità, integerrime; il fiore composto di un calice, e corolla di quattro pezzi, con tre capsule carnosa, contiene un solo seme, duro, nero adoperato per chicchi di rosari: saponaria indiana; la corteccia del frutto serve a pulire come il sapone. Sapindus saponaria L.

Sapunarìa. s. f. Officina dove si fabbrica il sapone: saponerìa, saponaja.

Sapunariedda. dim. e vilif. di sapunaria.

Sapunaru. s. m. Chi fabbrica o vende sapone: saponajo.

Sapunata. s. f. Quella schiuma che fa l’acqua, dove sia disfatto il sapone: saponata. || Termine osceno: sborratura.

Sapunatedda. dim. di sapunata.

Sapunèa. s. f. Medicamento di consistenza simile al mele, usato nella tosse, ne’ catarri e in altre infermità de’ polmoni: savonèa.

Sapunera. s. f. Scatola da sapone.

Sapunettu. dim. di sapuni: saponetto. || Quei pezzetti di sapone odoroso e gentile: saponetto, saponetta.

Sapuni. s. m. Mestura di varie sorte, di olio, calcina e cenere, s’adopera a lavare, bagnar la barba prima di farla, e vari altri usi: sapone. || mettiri ’n sapuni. V. insapunari.

Sapura. V. busciularu.

Sapurazzu. pegg. di sapuri: saporaccio.

Sapureddu. dim. di sapuri: saporetto.

Sapuri. s. m. Sensazione che producono sulla lingua, sul palato, le cose: sapore. || Quella virtù che è nelle cose da produrre tal sensazione: sapore. || Gusto: sapore. || fig. Il diletto che arrecano le cose vaghe o graziose: sapore. || met. L’esperienza fatta di checchessia da cui si ritrae danno o vantaggio: sapore. || senza nè amuri, nè sapuri, scipido, sciocco, senza gusto.

Sapuritamenti. avv. Con sapore: saporitamente.

Sapuritazzu. pegg. di sapuritu.

Sapuriteddu. dim. di sapuritu: saporitino. || Bellino.

Sapuriticchiu. dim. e vezz. di sapuritu.

Sapuritu. add. Di buon sapore: saporito. || Gustoso: saporito. || fig. Che arreca diletto: saporito. || Di persona graziosa, spiritosa: saporito. || Bello. || Per ironia a persona maliziosa, stizzosa: saporito. || avv. Saporitamente: saporito. Sup. sapuritissimu: saporitissimo.

Sapurituni. accr. di sapuritu.

Sapurizza. V. sapuri.

Sapurtura. Idiotismo per sepurtura.

Sapurusamenti. avv. Con sapore, gustosamente: saporosamente.

Sapuruseddu. dim. di sapurusu.

Sapurusu. add. Saporito: saporoso. || met. Giocondo, dilettevole: saporoso. Sup. sapurusissimu: saporosissimo.

Saputa. s. f. Il sapere, notizia: saputa.

Saputamenti. avv. Con sapere: saputamente.

Saputazzu. pegg. di saputu.

Saputeddu. add. Saccente: saputello.

Saputu. add. Da sapiri: saputo. || Savio, accorto: saputo.

Saputuni. accr. di saputu: saputissimo.

Sara. V. osara.

Saraca. s. f. Pesciatello che si insala a similitudine delle aringhe. || essiri saraca, essere mingherlino. || Spilorcio.

Saracheddu. dim. di saracu.

Saracinisca. s. f. Sorta di serrame: saracinesca. || Serratura di legname che si fa calare da alto a basso per impedire il passaggio all’acqua, agli animali: saracinesca. || T. mil. Porta o cancello pensile, collocato sulla entrata di città, fortezza, che si lascia cadere con impeto: saracinesca.

Saraciniscu. add. Di o da saraceno: saracinesco. || Si dà questo aggiunto a talune fabbriche, ed a certi ulivi o cose simili, di un tempo remotissimo.

Saracinu. s. m. Nome di nazione antica, che nel medio evo signoreggiò nell’Europa meridionale: saracino. || add. Fiero, ardito; e anco caparbio (Sal. Salomone-Marino). Forse dal carattere di que’ popoli. || Si dice degli alberi grandi, vecchi e giganteschi.

Saracottu. dim. di saracu.

Sàracu s. m. T. zool. Pesce del genere dello sparo, che si trova nel Mediterraneo, ha il corpo di un bianco turchiniccio, e come cerchiato di liste brune alternativamente larghe e strette, e vicino alla coda ha una macchia rotonda e nera, la schiena è assottigliata in forma di taglio, la sua mole varia: sàrago, sargo. Sparus sargo L.

Sarafinu. V. serafinu.

Saramentu. V. sagramentu.

Sarancunaria. s. f. Strettezza nello spendere, troppa avarizia: spilorceria.

Sarancuni. add. Troppo ritenuto nello spendere: spilorcio, sordido, (Pasq. O presa l’idea dal saracu, disseccato, quasi a quel mo’ gretto; o per ironia del Gr. σαλακίον, povero che ostenta ricchezze).

Sarari. V. saldari e così i derivati.

Saratu. Così per fognatura della g invece di sagratu V.

Sarau. s. m. Voce spagnuola (sarao): festa da ballo, ballo (Spat.).

Sarcàsimu. s. m. Ironìa pungente, con cui si deride, si beffeggia: sarcasmo.

Sarchi sarvaggi. s. m. pl. Pianta: bietola. Beta sylvestris. L.

Sarcia. s. f. Gonnella fatta di sàrgano.

Sarciami. V. sarziami (Pasq.).

Sarciari. v. a. Nettare da sterpi, erbe salvatiche ecc.: sarchiare. || Dicesi anco del pulire le strade.

Sarcimentu. V. sarcitura.

Sarcina. s. f. Fascio di lino di 50 manipoli; e generalmente: carico, peso, soma (Lat. sarcina: peso, carico). || V. sassulata al § 2.

Sàrciri. v. a. Ricucire in maniera la rottura di panni, che non si scorga il mancamento: rimendare (Lat. sarcio, is: risarcire, rifare). P. pass. sarciutu: rimendato.

Sarcitina. V. sarcitura.

Sarcitura. s. f. Il rimendare e la parte [p. 855 modifica] rimendata: rimendatura, rimendo. || fem. di sarcituri V.

Sarcituredda. dim. di sarcitura. || E nel § 2: rimendatorina (in Firenze).

Sarcituri –tura –trici. verb. Chi rimenda: rimendatore –tora –trice.

Sarciuni. s. m. Cucitura o rimendatura mal fatta: pottiniccio.

Sarciuta. s. f. Il rimendare: rimendata, rimendo.

Sarciutedda. dim. di sarciuta.

Sarcizziari. v. a. Fare gli esercizi spirituali.

Sarcizziu. V. esercizziu.

Sarcòsima. V. saccòsima.

Sarda s. f. T. zool. Pesce non grande, noto: sardella, sardina, sarda. Clupea sprattus L. || sarda sicca, fig., dicesi ad uomo magro: strinato, secco allampanato. || essiri comu una sarda salata, vale l’istesso: esser come una candela. || liccari o sucari la sarda, fig., vivere parcamente: cavar il poco dal poco. || stritti comu sardi, o essiri comu li sardi ’ntra lu varrili: appiccicati come le sardine.

Sardedda, Sardicedda. dim. di sarda: sardellina.

Sardischeddu. dim. di sardiscu.

Sardiscu. add. propr. significa di Sardegna: sardo. || Ma si usa per dire piccolo.

Sardonicu. add. Di riso, che è una convulsione la quale contrae le labbra: sardonico.

Sardunata. V. sarduni.

Sarduni. s. m. L’arco della porta e simile: arcale. Ma propriamente un arco fatto così alla peggio senza lavorìo delle pietre. (Forse da salda, quasi saldone, in forza di solido ecc).

Sarduzza. dim. di sarda: sardellina.

Sargenti. V. sirgenti.

Sargetta. s. f. Panno o lana a vari colori, che era in uso per cortinaggio: sargia.

Sarghetta. V. sargetta.

Sarica. V. saja.

Sarichedda. V. sajetta.

Sarifizziu. V. sagrifizziu.

Sarileggiu. V. sagrileggiu. (Sarilegio si trova ne’ dugentisti).

Sarma, s. f. Misura di estensione equivalente a ettari 1,746. Però cambiava secondo i generi. || Misura di capacità equivalente a ettolitri 2,74.

Sarmentu. s. m. Tralcio della vite: sermento, sarmento (pl. sarmenti e sarmenta ). || Ramo secco della vite: sermento. || Prov, l’asinu si arrusica lu sarmentu pirchì si rigorda quann’era tadduni: il bue mangia il fieno perchè si ricorda che è stato erba.

Sarmeri. s. m. Guida di cavalli da carico: cavallaro.

Sarmiari. v. intr. Vendere cereali o altre derrate non all’ingrosso, ma a salme (sarma V.).

Sarmìggiu. s. m. Il sarmiari V.

Sarmintareddu. dim. di sarmintaru.

Sarmintaru. s. m. Sermenti posti a massa da tenersi in serbo. || Venditore di sermenti.

Sarminteddu. dim. di sarmentu: tralcerello.

Sarmintuni. accr. di sarmentu.

Sarmintusu. add. Che ha sermenti: sermentoso. || Che si avviticchia ai sostegni che incontra.

Sarmuneddu. dim. di sarmuni.

Sarmuni. s. m. Cordellina di canape colla quale si lega la soma al basto. || Per salmuni V.

Sarmusciu. V. carmuciu (Pasq.).

Sarpa. s. f. T. zool. Pesce littorale che si prende colla rezzuola, il suo corpo è alquanto piano e grigiolato di nero per lungo: sarpa.

Sarpari. v. intr. T. mar. Levar l’ancora e mettersi alla vela: salpare, sarpare. || Scappare: sarpare. || Usurpare, per corruzione da usurpari. || sarpari la carta, lo scambiar le carte nel giuoco o il ghermir quelle favorevoli. || L’incominciar a camminare de’ cavalli attaccati alla carrozza. P. pass. sarpatu: salpato, sarpato.

Sarpata. s. f. Il sarpare, in tutti i sensi.

Sarrabbuitu. add. Ruvido, rustico: insocievole.

Sarrabbutì. V. sarrabbuitu || Come l’usa Meli però mi ha senso di scappellotto, cazzotto.

Sarrucchinu. s. m. Cappotto da pellegrini, come l’usava S. Rocco: sarrocchino.

Sarsa. s. f. Condimento di più maniere che si fa alle vivande: salsa. || – di s. Binnardu, grande appetito: salsa di S. Bernardo. Ed è anco veramente una maniera di salsa. || essiri la sarsa d’unu: dar passione, dar martello. || sarsa di Catania, T. bot. Pianta serpeggiante come l’ellera; si trova nelle coste del mare; ha foglie ritonde, sugose e purgative; fusti sarmentosi; e fiori a campana: soldanella. Convulvus soldanella L. || – parigghia, pianta di radici lunghe, striate, farinose, rosse, steli pungiglionati; foglie cuoriformi alla base, ovate, ottuse; fiori piccoli a grappoli ascellari: salsapariglia. Smilax sarsaparilla L. || – siciliana, altra pianta di radice articolata, farinosa, bianca, steli sottili, rampicanti, con pungiglioni rossi; foglie bislunghe, pungiglionate; fiori bianchi, piccoli: smilace. Smilax aspera L. || farinni sarsa d’una cosa, conciar male: farne salsiccia.

Sarsaru. s. m. Amatore di salsa.

Sarsera. s. f. Vasetto dove si tien la salsa: salsiera.

Sarsicedda. dim. di sarsa: salsarella, salsetta.

Sarsinata. V. sarcinata. (Spiritosa la etimologia di Spat. da Sarsina città italiana, che dette a’ Romani contro i Francesi un sussidio di 20000 squadre, detta la sarsinata).

Sàrsula. V. sassula.

Sarta. fem. di sartu: sarta.

Sartàina. V. padedda (Lat sartago: padella).

Sartami. V. sartiami (Perez).

Sartània. V. sartàina.

Sartari. V. saldari e simili. V. satari.

Sarti. s. f. pl. T. mar. Corde delle vele legate all’ancora: sarte.

Sartatura. s. f. T. pesc. Rete che si stende sopra l’acqua dietro a un’altra: saltatoja (Zan. Voc. Met.).

Sartiami. s. f. Nome generico di tutti i cavi adoperati nelle navi: sartiame.

Sartu, Sarturi. V. custureri.

Sarudusu. V. piccanti.

Sarva. V. salva.

Sarvaggeddu. dim. di sarvaggiu: salvatichetto, salvatichello. [p. 856 modifica]

Sarvaggia. V. vitusa.

Sarvaggiamenti. avv. Alla salvatica: salvaticamente.

Sarvaggiazzu. pegg. di sarvaggiu: salvaticaccio.

Sarvaggignu. modif. di sarvaggiu: salvaticotto.

Sarvaggina. s. f. Carne di animale salvatico: salvaggina.

Sarvaggiola. V. insalata.

Sarvaggiolu. modif. di sarvaggiu: salvaticotto.

Sarvaggiu. s. m. Uomo senza società o civiltà alcuna, primitivo: selvaggio.

Sarvaggiu. add. Di popolo senza ombra di civiltà: selvaggio. || Non domestico, detto di animale: salvatico. || Detto di pianta: selvatico. || Ad uomo che sfugge gli uomini: selvaggio. || Non urbano, zotico, rozzo: salvatico. || Ritroso, dispettoso: scontroso. || Di piante che vengano o fruttino naturalmente senza che altri li coltivi: salvatico. || sapiri di sarvaggiu, sapere di salvaggina: saper di salvatico. || I fornai dànno questo nome a talun garzone che fa umili servigi nel panificio. || Sorta di tabacco. || petra sarvaggia, vale, informe.

Sarvaggiuliddu. dim. di sarvaggiu: salvatichello, salvaticuccio.

Sarvaggiumi. s. f. Tutte le specie di animali buoni a mangiare che si piglian a caccia: salvaggiume. || La qualità di ciò che è salvatico, rozzezza: salvatichezza, salvaticume. || Ritrosaggine.

Sarvaggiunazzu. pegg. di sarvaggiuni: salvaticonaccio.

Sarvaggiuni. accr. di sarvaggiu: salvaticone.

Sarvaggizza. V. sarvaggiumi al § 2.

Sarvaguardia. s. f. Custodia, sicuranza: salvaguardia. || fig. Difesa, schermo: salvaguardia.

Sarvamentu. s. m. Il salvarsi, salvezza: salvamento. || a sarvamentu, posto avv., senza danno, sano e salvo: a salvamento.

Sarvari. v. a. Conservare riponendo, acciò la cosa duri per esser utile poi: serbare. || Aver cura che una cosa non si alteri o guasti: conservare. || Torre da pericolo: salvare. || sarvarisilla, far proposito di vendicarsi: legarsela a dito. || sarvariccilla ad unu, doversi vendicar con alcuno: serbargliela. || sarvarisi, scampare: salvarsi. || dari a sarvari: dar a serbo (Vin. di Giovanni). || sarva sarva, Dio non voglia, esclamazione: tolga Dio. || sarv’a tia, modo di chiedere ecc.: di grazia, se Dio ti salvi. || Prov. sarvati chi manciari, e no chi fari, non bisogna arretrar mai il lavoro. || sarva ca trovi, o cu’ sarva trova, si dice contro chi vuol tutto sciupare; ma quegli risponde cu’ sarva pri lu ’n dumani, sarva pri li cani: chi serba, serba al gatto. || sarvari crapi e cavuli, salvar una cosa senza perder l’altra: salvar la capra e i cavoli. P. pass. sarvatu: serbato. || Salvato.

Sarvarìa, s. f. Serbanza: serbo. || in sarvarìa: in serbo. Vale anche al coperto; in salvo.

Sarvarrobba. s. m. Luogo dove si serbano vivande o altro: salvaroba.

Sarvata. s. f. Il serbare.

Sarvatedda. s. f. Una delle vene della mano: salvatella.

Sarvaturi –trici. verb. Chi o che salva: salvatore –tora –trice. || Per antonomasia Gesù Cristo: Salvatore.

Salvazzioni. s. f. Salvamento: salvazione.

Sàrvia. s. f. T. bot. Pianta di stelo legnoso, con molti rami quasi quadrangolari, pelosi, alquanto bianchi; foglie lanceolate ovate, grinzose, un po’ intaccate nel contorno; fiori verticillati a spiga: salvia. Salvia officinalis L.

Sarvietta. s. f. Tovagliolino: salvietta.

Sarviittazza. pegg. di sarvietta: salviettaccia.

Sarviittedda. dim. di sarvietta: salviettina. || – di picciriddi: bavaglino.

Sarviittuna. accr. di sarvietta: salviettona (in Firenze).

Sarviuni. s. f. Salvia selvàtica. Phlomis fruticosa L.

Sarvu. add. Fuor di pericolo: salvo. || avv. Eccettochè: salvo.

Sarziami. s. f. T. mar. Tutte le funi che si adoperano nelle navi: sartiame.

Sasizza. V. sosizza e derivati.

Sassafrassa. s. f. T. bot. Albero americano, di cui il legno di poca consistenza, leggiero, rossigno e d’un odore simile al finocchio o all’anice, viene a noi; dagli Indiani è chiamato pevame: sassafrasso, sassofrasso. Laurus sassafras L.

Sassifraga. s. f. T. bot. Pianta di radice fusiforme, lunga, lattiginosa; stelo vuoto, ramoso, alto un braccio; i fiori azzurri, solitari, terminanti; le barbe cotte si usano per insalata: sassefrica. Tragopagon porrifolium L.

’Sassinari. V. assassinari (Sal. Salomone-Marino).

’Sassiniu. V. assassiniu.

Sassu. s. m. Pietra: sasso.

Sàssula. s. f. Specie di mestola grande per uso di cavar il mosto e simili. || Pala di legno onde si servon i marinari per vuotar la barca: sèssola, votazza, gottazza. || Specie di mèstola di latta che adoprano i bottegai per pigliare le civaje minute: votazza.

Sassulata. s. f. Quanto cape in una votazza. || met. Gran quantità di checchessia. || Quantità di figli: covata, nidiata.

Sassulatedda. dim. di sassulata.

Sassulidda. dim. di sassula: gotazzina, votazzuola.

Sasuru. essiri sasuru: essere ubriaco. Forse corrotto da saturo?

Satamarcu. V. sagghimmarcu.

Sàtana, Satanassu. s. m. Diavolo, il capo de’ diavoli: satana, satanasso.

Satareddu. V. satureddu.

Satamentu. s. m. L’atto del saltare: saltamento. || Il lasciar di trattare una materia per un’altra: saltamento. || – di testa: ammattimento, impazzamento.

Satari. v. intr. Levarsi con tutta la vita da terra per ricascarvi: saltare. || met. Riflettersi: saltare. || fig. Trapassare, vagare: saltare. || Trapassare da un lato ad un altro con gran prestezza: saltare. || Per sim. lasciar di mezzo, omettere di fare, dire, leggere ecc. checchessia: saltare. || Negli impieghi o nella milizia è quando spettando ad uno l’avanzamento si dà a quello che gli vien dietro: saltare uno. || satari a cavaddu, montar in sella: saltar [p. 857 modifica] a cavallo. E fig. saltar in collera. || sataricci la musca, stizzirsi: saltar la mosca, il moscherino o il grillo. || satari ’ntall’aria, andar per le furie: trarre i ferri per l’aria, saltare tanto alto. Vale anche avere grande e momentaneo spavento: aver una balzolata, trasaltare, fare uno spaglio, scuotersi, trasalire. E anche essere sommamente contento: tripudiare, saltare tanto alto. || sataricci ’n testa, venir in capo: frullare. || att. satari un cunigghiu, cercarlo nella caccia: levarlo. || satari a pedi ’n cutti: saltar a piè pari. P. pass. satatu: saltato.

Satariari. v. intr. Fare spessi salti: saltellare, salterellare, balzellare.

Satariata, s. f. Il saltellare.

Satariolu. Nella frase pigghiaricci lu satariolu, andar nelle furie, imbestialire.

Satata. s. f. L’azione del saltare: saltata.

Satatedda. dim. di satata.

Satatina. V. satata.

Satatuna. accr. di satata.

Sataturi. verb. Che salta: saltatore. || – di li gaggi, cannuccia a traverso le gabbie dove posano gli uccelli: ballatojo della gabbia.

Satè. V. rasu (Fr. satin: raso).

Satèlliti. s. m. Colui che accompagna altrui qual bravo o per corteo: satèllite. || Birro, zaffo: satellite. || Pianeta secondario che gira attorno il principale: satellite.

Sàtira. s. f. Poesia, o detto mordace e riprenditore: sàtira.

Satirazza. pegg. di sàtira: satiraccia.

Satirazzu. pegg. di satiru: satiraccio.

Satiredda. dim. di satira: satiretta, satirina.

Satireddu. dim. di satiru: satiretto, satirino. || Per satureddu V.

Satiricamenti. avv. In modo satirico: satiricamente.

Satìricu. add. Da satira, mordace, che punge: satìrico. || sost. Compositore di satire: satirico. || avv. Satiricamente.

Satirizzari. v. intr. Far satire, mordere, riprendere: satireggiare.

Sàtiru. s. m. Ex-Dio boschereccio, mezzo uomo e mezzo capra: sàtiro. || met. Persona salvatica: sàtiro.

Sàtrapu. add. Saccente, dottore, che presume di sè: sàtrapo. || fari lu satrapu, far dell’autorevole: far il satrapo.

Satrapuni. accr. Satrapone.

Satru. Contratto di satiru, o di saturu.

Satuni. V. sautuni.

Saturabbili. add. Che si può saturare: saturabile. || Saziabile.

Saturamentu. s. m. Il satollarsi: satollamento.

Saturari. v. a. Saziar col cibo, cavar la fame: satollare. || Saziare: saturare. || T. chim. Fare sciogliere in un liquido una tal quantità di checchessia, che più ve ne si possa disciogliere: saturare. || Prov. voi saturari ad unu? dacci prima lu friscu e poi lu duru, dinota che il cibo migliore fa sdegnare il peggiore. P. pass. saturatu: satollato. || Saturato.

Saturazzioni. s. f. Il saturare e lo stato di un liquido saturato: saturazione.

Satureddu. s. m. T. bot. Pianta di soave odore, che ama i luoghi aridi e sassosi e le coste marittime a mezzogiorno: timo di Creta o di Candia. Thymus capitatus L. || dim. di saturu.

Satureja. s. f. T. bot. Pianta selvatica, che serve ai cuochi per condimento: erba acciugaja, santoreggia. Satureja hortensis L.

Saturitati. s. f. Satollamento, sazietà: satollanza.

Saturninu. add. Di saturno: saturnino. || Maninconico, fantastico: saturnino.

Saturnu. s. m. Il pianeta più distante dalla terra: saturno. || Era un ex-Dio: saturno. || Il piombo preparato: saturno. || Taciturno: musone, sornione.

Saturu. add. Sazio: satollo. E latinamente: saturo. || V. in dijunu un prov. || cu’ è saturu schifìa, chi non ha più bisogno sprezza.

Sau. Per sali V. || Per suli V. || E per solu V. Così a s. Fratello.

Saudari. V. saldari. È la solita l che si cambia in u. E così ne’ derivati.

Saudiri. V. esaudiri. P. pass. saudutu: esaudito.

Sàudu. V. saldu.

Sàuma. V. sarma. Così in Nicosia.

Saura. V. supra. In S. Fratello.

Sauriceddu. dim. di sauru.

Sàuru. s. m. T. zool. Pesce simile, ma più piccolo dello sgombro, non tanto in istima: sgombro bastardo. Scomber trachurus L. || Per crastuni V. al § 2.

Sàuru. add. Aggiunto che si dà a mantello di cavallo di colore bigio e tanè: sàuro. || – chiaru o vitillinu: sauro chiaro. || – doratu: sauro dorato. || – cirasolu: sauro ciregiuolo (An. Cat.). || – chiusu: sauro chiuso. || – castagnu: sauro castagno. || – abbruciatu: sauro abbruciato. || sost. Il cavallo di tal pelo: sauro. || Prov. cavaddu sauru nun spennicci in auru, ma quannu è bonu, spennicci un tesoru, è chiaro che quando un sauro è buono val molto.

Sauruliddu. dim. di sauru.

Sàusa. V. sarsa. La solita l cambiata in u.

Sausizza. V. sosizza.

Sàusu. add. Salato: salso.

Sausuni. V. salami.

Sauta-li-viti. Voce composta che vale: sfrenato, licenzioso.

Sautamentu. V. satamentu.

Sautampizzu. s. m. Trastullo fanciullesco, fatto per lo più di ferula o di legno in varie forme, con una specie di molla di corda torta e ritorta, in modo che salti: saltamartino (sauta ’m pizzu). || fig. Persona leggiera, irrequieta: frùgolo, fraschetta.

Sautareddu. V. sauticeddu.

Sautari. V. satari.

Sautariari, Sautiari. V. satariari.

Sauticeddu. dim. di sautu: salterello.

Sàutu. s. m. Il saltare: salto. || – murtali, il saltare voltando la persona sottosopra; e cascando in piedi: salto mortale. || – a muntuni V. in muntuni: salto del montone, termine dei cavallerizzi. || fari sauti, progredire a gran passi sì in bene che in male: andar a gran salti. || jittari un sautu: spiccar un salto. || ’nt’on sautu, subito: ratto, in un salto, di salto, in un batti bacchio. || essiri ’n sautu, [p. 858 modifica] dicesi delle femmine degli animali quando vanno in amore: andar in salto.

Sautuni. accr. di sautu: sbilancione (pl. sautuna). || a sautuni, posto avv., saltando: saltellone, a saltelloni, a sbilancioni.

Sàuza. V. sarsa.

Sauzaloru, Sàuza. add. Di terreno in cui abonda l’ossido di ferro, e lo colorisce così. || sauzu, V. anco salsu.

Savacciu. s. m. Bitume nero il quale indurito come una pietra riceve un bel lustro: giavazzo (Sp. azavace).

Savana. V. linzolu (Sp. savana: lenzuolo).

Savanari. V. ’nzavanari.

Saviamenti. avv. Con saviezza: saviamente.

Saviarda. s. f. Pasta bislunga fatta di tuorli di uovo, di zucchero e di chiara d’uovo: savojardo.

Saviardedda. dim. di saviarda.

Saviarduna. accr. di saviarda.

Saviizza. s. f. Prudenza, accorgimento: saviezza.

Savina. s. f. T. bot. Pianta simile alla sabina: savina. Juniperus phoenicia L.

Sàviu. add. Che ha saviezza: savio. || sost. Uomo dotto e sapiente: savio. || Prov. manda lu saviu e lassa fari ad iddu, bisogna impiegar il savio negli affari. || lu saviu si vinci cu la raggiuni, lu pazzu cu lu vastuni, ma i gesuiti pensavano che col bastone si vincesse savi e matti, e furono vinti loro invece. || lu saviu havi l’occhi ’nta la testa, e lu pazzu, a li pedi, è chiaro. || lu saviu pocu parra, perchè chi più parla, più falla. || lu saviu nun si divi virgugnari di mutari lu so pariri, il non volersi ricredere a diritto o a torto è cornaggine. Sup. saviissimu: saviissimo.

Saviuliddu. dim. di saviu, alquanto savio.

Saviuni. accr. Savione.

Savoja. Usa il popolo, quando vede un campo deserto o devastato, dire: e chi cci passò casa savoja, credo accenni alla devastatrice guerra della successione in Spagna, in cui Sicilia, anch’essa qual preda contesa, venia tolta e ritolta, e per la guerra straniera ammiserita a vicenda da medesimi italiani, da Tedeschi e da Spagnuoli, onde cascò poi in unghia borboniche, da cui Dio ne liberi ogni popolo! In Toscana dicono: che è un possesso di Chiesa!? (Rigutini); in verità la Chiesa (ossia, chi per essa) divenne tanto antievangelicamente traricca da lasciare sciupinare poi gli immensi suoi beni.

Savucheddu. s. m. T. bot. Erba puzzolente simile al sambuco, che ama terra argillosa: ebbio. Sambucus ebulus L.

Savucu. s. m. T. bot. Pianta i cui rami sono ripieni d’una midolla tenera, e i cui fiori bianchi, han virtù dioretica: sambuco. Sambucus ebulus L.

Savujardu. V. saviardu.

Sàvula. s. f. T. mar. Funicella incatramata, in capo alla quale è attaccato un peso per iscandagliare il fondo dell’acqua, e serve pure ad altri usi: sàgola.

Savurra. s. f. Materie pesanti che si mettono nel fondo della stiva d’una nave, per farla immergere nell’acqua e abbassare il suo centro di gravità: savorra, zavorra. || iri ’nzavurra, navigare colla nave vota: andar in savorra.

Savurrari. v. a. Metter la zavorra in una nave: zavorrare.

Savurreri. s. m. Epiteto che si dà alle navi dette gabarre che portano la zavorra: zavorratore (Zan, Voc. Met.).

Sazzari. V. assaggiari.

Sazziabbili. add. Atto a saziare o saziarsi: saziabile.

Sazziari. v. a. e intr. Soddisfare interamente, e si dice dell’appetito, o dei sensi tutti: saziare. P. pass. sazziatu: saziato.

Sazzietà. s. f. Intero soddisfacimento dell’appetito, de’ sensi: sazietà, sazietade, sazietate. || Noja o svogliatezza per cosa o per piacere di cui si fece troppo uso: sazietà.

Sazziina. V. carnificina. A Noto (Pitrè).

Sazziità. V. sazzietà.

Sàzziu. add. Che ha contento l’appetito: sazio. || Saziato: sazio. || Nojato: sazio. || Detto delle cose atte ad impregnarsi di umidità, come terra, spugna, calce, imbevute: sazio. || ’n sazziu, posto avv., in modo sazievole: sazievolmente. || ’n sazziu, si dice di oggetti posati che riposino bene senza tema di rompersi o di muoversi. || murari ’n sazziu, murare con abondanza di calcina, in modo che i sassi o altro riposino in mezzo alla calcina. || sost. dari sazziu, dar il vanto, darla vinta, e si dice anco, fari fari lu sazziu. || dormiri, chioviri sazziu, pienamente, i Toscani hanno: piovere consolato e così d’altro. || megghiu moriri sazziu ca dijunu, è chiaro. || lu sazziu nun cridi a lu dijunu. V. in dijunu.

Sazziuliddu. dim. di sazziu.

Sazzìvuli. add. Che sazia: sazievole.

Supplemento

[p. 1155 modifica]Saimmaccu. V. sagghimmarcu (In Messina).

Sajari. v. a. Far forza a cacciar fuori un oggetto da un sito.

Sammartinu. V. martineddu.

Sangazzuca. V. sancisuca.

Santu. Per sautu V.

Saprò. V. perciò (In Caltanissetta).

Sardari. V. saldari e simili.

Sarmura. V. salamoria.

Sarsu. V. salsu.

Sarvu. || a li sarvi, sorta di gioco V. a toccamuru (In Licata).

Sataredda. V. timu (In Siracusa).

Sauletta. V. rumaneddu.

Sàuru. V. anco crastuni. [p. 1156 modifica] [p. 1157 modifica]