Ordini di cavalcare/Libro terzo

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LIBRO TERZO.


La prima briglia, che si ha a porre al cavallo.
LL
A prima briglia che si ha a ponere al Cavallo, osia di buona o di mala bocca, è il cannone con le guardie dritte, come ho gia detto al primo; & fintanto che egli sarà fermo, & saprà ben’operarsi, & che intenderà tutto quello che conviene al vero ordine, non glie la dovete mai cangiare. Dapoi s’egli è di gentil bocca, gli ponerete un cannone con le guardie voltate.

Quãdo Quando Quando il caval mostri qualche poca durezza di bocca.Se il Cavallo mostrerà qualche poca durezza di bocca, gli ponerete la Scaccia.

S’egli non non ha gran bocca, & è delicata & buona, oltre di queste briglie se gli potrebbe ponere Briglia p per per caval di non non grã gran gran bocca, & delicata, e buona.convenientemente un mellone liscio a simiglianza della oliua, & solo con la Siciliana di sopra.

Questi melloni si potrebbono far tondi, & piu grossatti, & allora da ogni banda di fuora si gli ponerà un anelletto, il quale volgarmẽte volgarmente volgarmente si dimanda fallo, & accade a Cavallo che sia un poco di piumacciuoli, che è quãdo quando quando egli si difonde con le labra, & non si posa sopra le barre, Quando fa piumacciuoli, e si difende con le labbra, e non si posa sopra le barre.come gli conviene, ma quelle si richiude di tal maniera dentro la bocca, che sopra di essa si appoggia, & mirabilmente vi sforza.

Nondimeno a Cavallo, che farà questi piumaccivoli, sarà più a proposito ponergli un pero, overamente un cãpanello campanello campanello col suo timpano a volta, il qual timpano ancora può essar piano. Quando fa piumacciuoli, e porta la lingua fuori.& quando l’uno o l’altro di questi morsi fosse a faccette, non vogliate usargli: ma se in ciascuno di loro si pone un falletto dalla bãda banda banda di fuora, tã an an to piu sarà possente l’opera sua den en tro la bocca. in tal difetto pur gli giova mettergli una Scaccia con un bottone incastrato facile a voltarsi in ciascuna banda di essa, & quanto più sono grossi, tanto più scuopre, et sarà forte. Ma io loderei sempre che fossero di meza maniera, anzi più tosto bassi, & piccioli: & pur in ogni banda del nodo appresso il bottone si potrebbono ponere due anelletti: & se quei bottoni fossero poco più stretti, gli anelletti allora saranno tre, & suol giovare a Cavallo che porta la lingua di fuora. Et perche anco si usa per correggere i piumacciuoli un pero doppio, overo un cã am am panello [p. 63 modifica]doppio col timpano a volta, cioè due peretti, o campanelletti per ogni banda, overamente un bastonetto co i bottoni tondi, o co i falli gagliardi, & assai rilevati a guisa di ruote, vi essorto per tanto a fuggirgli, & rade volte vi valerete di essi, & massimamente del bastonetto, che ha i falli gagliardi.

Le briglie a meloni, a pera, a cã am am panelli, a scaccie, e simili haver dell’aperto. Queste briglie a melloni tondi , a peri, a campanelli, & a scaccie, & a bastonetti co i bottoni, quã an an tunque sieno chiuse, pure hã an an no un poco di similitudine dell'aperto, & se non molto, almeno in parte fanno libera la lingua. Et notate bene, che ne a questi, ne ad altri morsi vuol essere la castagna nel mezo, come anticamente si usava, & come alcuni moderni in alcune parti del mondo ancor’usano. Che a niuna sorte di briglie vuole esser la castagna nel mezo.che è cosa pessima: la qual castagna era piu proprio chiamarsi rota, o rotella.

Ma se pur vi parerà donargli qualche lecchetto, in cã an an bio della castagna ponente vicino al nodo di ciascuna di queste briglie un’anelletto, & al piu due, et forse tre per ogni banda, cosi come vi dissi alla scaccia co i bottoni : & sieno giusti, & abili a voltare. Però quando non vi fossero, io ne farei poco caso. In vece della castagna potersi donargli qualche anelletto per lecchetto.Et perche queste briglie tutte sono chiuse, le quali cõ on on vengono solamente a Cavalli di buona natura, over non di troppo mala volontà; hora dirò le briglie aperte, che sono di piu valore, & facilmete correggono qualsivoglia errore di bocca & totalmente con esse, & col mezo della vera dottrina si forma et aggiusta ogni cavallo.

Quã an an do è delicato di barre, e s’ingorga la lingua.Se è delicato di barre, & si ingorga la lingua, gli ponerete un mezo cannone svenato, che non vi sieno quei bracciuoli co i pater nostri, dove communemente si sostiene & annoda la briglia : ma senza di loro con se stesso si leghi a perno ; ma piu giusta, & molto meglio sarebbe a cappio, & semplicemente tenerà solo la Siciliana di sopra. Et la volta della svenatura si può fare in due modi, cioè a piè di gatto, & a collo d’oca : il qual garbo a collo d’oca il farà piu libero di lingua, & piu soggetto di bocca, tal che sarà in parte piu forte dell’altro.

Quã an an do nõ on on è delicato di barre, e s’ingorga la lingua.Se il Cauallo non è delicato di barre, & similmente si ingorga la lingua, gli ponerete il cannone svenato integro co bracciuoli pieni di anelletti, come generalmente si usa : & questo & quello si potrebbono accappiare con una pizzetta in mezo ; & gli faranno un poco piu soggetta la bocca con piu libertà di lingua.

Se li potrebbe ponere una meza scaccia svenata, et farà il suo lavoro conforme al mezo canone, che avanti ho detto ; et la volta di essa si potrebbe anco far a piè di gatto, & a collo d’oca.

Quã an an do è alquã an an to piu duro di barre, e s’ingorga la lingua.Se il Cavallo è alquanto piu duro di barre, & s'ingorga la lingua, gli ponerete una scaccia svenata, come si costuma, o i bracciuoli: & parimete l'una et l’altra si può accappiare con la pizzetta, & lo farà piu libero di lingua, & piu soggetto di bocca. [p. 64 modifica] Scaccia co i profili, che gli fara soggette le barre, e gioverà, che non faccia piumacciuoli.Si potrebbe ancora nella scaccia tanto svenata quanto chiusa, in ciascuna banda di essa dove egli si appoggia, farli due profili rilevati tondi a modo di cordonetti, un profilo di sopra, & l’altro di sotto, & sieno grossi poco più di uno spago doppio; che in tal maniera la scaccia gli premerà nelle barre, & non solo gliele farà più soggette, ma li gioverà che egli non faccia piumaccioli.

Quã an an do si beve la briglia.Et così al cannone svenato, come alla scaccia svenata, a Cavallo che si beve la briglia, i bracciuoli allora si potrebbono accappiare dalle bande delle stanghette a quei forami dove si sogliono ponere i polzonetti della Siciliana. & quantunque solo con l'arte con ogni briglia piacevole egli si toglierà da questo vitio, il che presto vi farò chiaro, pur mi ha paruto nominarvi questi garbi, acciò che siate ben esperto di ogni buona briglia che si può usare.

Quã an an do sarà molto duro di barre.Se il Cavallo sarà molto duro di barre, gli ponerete un cappione con le olive, o co i melloni lisci: & se a i melloni vi fossero i falli dalle bãde bande bande di fuora, serebbe alcuna fiata più da temere .

Quando ha la bocca grande.Se il Cavallo ha la bocca grande, & è duro di barre, gli ponerete una scaccia a cappione.

Quã an an do è duro di bocca, e si difende co’ piumacciuoli.Se il Cavallo è duro di bocca, & si difende molto co i piumacciuoli, gli ponerete un pero a cappione, overamente un campanello a cappione, il qual campanello si potrebbe fare col suo timpano piano, over a uolta: & similmente in ciascun di essi campanelli & peri se può anco ponere dalla parte di fuora un fallo, & farà più gagliardo il sul lavoro. Et notate, che tutti questi cappioni vogliono esser sani alla metà, & in essa vuol pendere la salivera, & qual si voglia di loro si annoda co i bastonetti che reggono i melloni, e i campanelle, i peri, dove si appoggia il Cavallo. ma quando sono di un pezzo con le bande, fuggitegli, perche tali briglie sono astre, & con poco sapore.

Come deve esser la briglia a cappione.Ancora ciascun di questi cappioni si potrebbe far co i bracciuoli pieni d’anelletti accappiati dalle bande del mõ on on te, & in quei forami dove si suol ponere la Siciliana, & non a quei luoghi a i quali si sostiene & incastra la imboccatura, come communemente si usava prima, & ancora al presente si usa in molte parti. Cappione p per per cavalli di pessima natura, carichi di garze, duri di barre, e di bocca, e che si bevono la briglia.Però si vogliono usar solo a Cavalli di pessima natura, carichi di garze, & duri di barre, & di bocca, oueramonte che si bevono la briglia. Ma è da sapersi, che quanto piu sono in alto i forami delle stanghette, dove si annodano i bracciuoli, tanto più sarà la briglia gagliarda. & il medesimo vi dico, quã an an do similmente accappierete i bracciuoli a i cannoni svenati, & scaccie svenate, come ho pur detto poco avanti al ragionar ch’io feci di quelli. Questi bracciuoli da molti maestri, & in molti luoghi si dimandano filetti, & anticamente tutti i cappioni si dimandavano briglie a ferro di Cavallo, specificando in ogni una di loro il nome della qualità delle bande, dov’era il suo appoggio, in questa maniera: briglia a ferro di cavallo co i melloni, & a ferro [p. 65 modifica]di Cavallo co i peri, & scaccia a ferro di Cavallo, & in simili modi.

Quã an an do il cavallo ha picciola bocca, & è duro di barre, e quando ha gran bocca, e dura.Se il Cavallo ha piccola bocca, & è duro di barre, se gli può porre un semplice & integro piè di gatto coi melloni lisici, o cõ on on le olive; ma essendo la bocca grande & durossea co i peri, o co i campanelli.

Se ha la bocca insipida, & secca, & non è molto duro di barre, & va col capo basso, se gli potrebbe ponere un mezo piè di gatto, & alle bande con due melloni lisci, Quando ha la bocca insipida, e secca, & è duro di barre, e va col capo basso, e fa piumacciuoli.overamente con due peri, o campanelli, quando oltre di ciò egli facess piumacciuoli, e quasi conforme al cappione, che vi ho detto poco avanti, & differisce da lui solo, che questo è spezzato, & giunto in mezo, & è quadro, poco più stretto di sopra il monte, che non è di sotto, & sano di un pezzo alle bande dove il Cavallo si appoggia, & ivi pur si potrebbe sare accappiato, & allora sarebbe assai men forte: & alla Siciliana, piacendovi, ponerete due o quattro salivere. Ancora si può chiamare Cappione spezzato: & si vuol notare che alla metà, dove si giunge, si può legare, & unire insieme a perno, overamente a cappio; nondimeno a cappio il più delle volte fara il Cavallo più fermo, & giusto di testa, & di collo. Molti chiamano questa briglia Quadretto, et avvertite che il monte si può fare non solo a piè di gatto, ma anco a volta il bel garbo a collo d’oca, così come conviene a i cappioni o sani o giunti, del modo che gli ho detti.

Altezza del monte delle briglie svenate, e gagliardezza delle guardie p per per alzare, & abbassare la testa del cavallo.Ora tutte queste briglie svenate, & aperte si potranno fare più o meno alte di monte, secondo conviene alla bocca del Cavallo, dichiarandovi, che quanto più sarà il monte alto, tanto più il farà suggetto; & essendo basso sarà più libero, tal che l’una farà maggiore effetto dell’altra: & sappiate che la più grande altezza che se debba dar al mõ on on te, sarà solo quanto basta a liberar la lingua, et che non offenda il palato a niun modo, altrimenti farebbe errore gravissimo; il che molti anni sono era in uso. Et notate, che s’egli è fermo di testa, over se la porta bassa, in ciascuna di queste briglie chiuse, overamente aperte le guardie faranno dritte, & tanto piu, quanto più si pon di sotto; & non essendo così le guardie, le farete voltare, & allora quanto più son dritte, & vengono in dietro verso il Cavaliero, tanto meno sarà la briglia gagliarda, relevando, & cacciã an an do il mostaccio di fuora, & quanto più sono voltate, & corrono avanti, tanto più gli ponerà il mostaccio di sotto, cioè vicino al petto.

Occhio della briglia.Dichiaro ancora, che l’occhio della briglia, essendo alto, rileva il collo, & la testa del Cavallo, & per opposito l'effetto sarà contrario. nondimeno io lode-rei molto la via del mezo, che non fosse ne troppo alto, ne troppo basso, ma sia commune, & giusto secondo che conviene alla proportion della briglia, non essendo però costretto da necessità.

Misura delle guardie. Mi pare anco di dirvi, che la briglia vuole essere più o meno lunga, secondo la grandezza del Cavallo, & secondo la forza che tiene, & secondo che va con la testa; perche essendo di gran taglia, o fiacco di schiena, overo [p. 66 modifica]andando col capo basso, & poco fermo, ponendosegli poco più lunga di quel che si costuma, egli avanza molto. però avvertite, che quella briglia, che io giudico che sia lunga, fra molti Cavalieri si chiamerà corta: perche a qualunque Cavallo (non occorrendovi necessatà grande) voglio che rare volte sia piu lunga di un palmo. tal che vi dovete sforzare quã an an to vi sarà possibile di usar sempre le guardie piu presto corte, che lunghe; ma non tanto che si disconvengano alla fattezza del Cavallo.

Quã an an do si debbono por le guardie dritte, e quando voltate.Et cosi come un'altra volta ho gia detto, sin che sarà totalmente fermo di testa, ponerete le guardie dritte, & dapoi se gli vogliono ponere voltate, le quali, oltre che collocano la testa di sotto al suo naturale, & dove si ricerca, faranno tal vista, che la briglia gli sarà in bocca piu gratiosa: quantunque ancora le guardie dritte si potrebbon far di tal sorte buttate inanzi, che farebbono quel effetto, che fanno le voltate. Et circa il temperamen en to della briglia, & conoscere a qual Cavallo bisogna maggiore il monte, & esser piu alta di occhi, & con le guardie piu & meno dritte, o piu & meno voltate, & a qual saranno piu lunghe, & a qual piu corte, per non porvi in confusione, non ho voluto piu distintamen en te parlarne. Nondimeno se discorrete bene, da voi stesso vi siarà chiaro, aggravando piu & meno la qualità della briglia, secondo piu o meno sara la malignità della bocca. Et vi ricordo che non vogliate usare altre forme di briglie di quelle che hora ho detto, perche sono piacevoli, & solo offendono la bocca quã an an do egli si pone in qualche disordine, il che è necessario, & gli giova in dargli castigo: ma quando va giusto, ogni briglia di queste gli dona sapore, & un dolce appoggio senza fargli offensione alcuna, quel che forse non faranno le altre, perche il Cavallo non oserebbe appoggiasse sopra di loro, & se al fine, quando pur fosse fuora di lena si appoggiasse, ogniuna di essa, rompendogli la bocca, lo condurrebbe a maggior male, tal che o per ordine, o per disordine ch’egli facesse, il povero animale si troverebbe sempre offeso, & sarebbe potentissima cagione non stolo di distonarlo di testa, ma di ponerlo in confusione, & non fargli mai conoscere qual’è la volontà del suo Cavaliero.

Tre maniere di briglie per correggere ogni difetto di bocca.Però è da notarsi mirabilmente, che ogni Cavallo si potra il piu delle volte correggere di qual si voglia difetto di bocca, senza usar tanti morsi, ma solo con l’arte, & con queste tre qualità di briglie. La prima è il cannone. La seconda è la scaccia, chiuse, overamente svenate. La terza sarà il cappione co i melloni lisci ad oliva, con falli, o senza falli; benche vi bisogna grande accorgimento in dargli la vera proportione, come avanti ne ho brievemente ragionato.

Doversi por la briglia poco più sopra gli scaglioni.Avvertite, che la briglia so gli vuol sempre ponere poco piu di sopra gli scaglioni, perche tanto maggiormente anderà elevato, & fermo di testa, & piu sicuramente si appoggierà in essa, & con minor travaglio se gl’insegneranno le posate: però accaderà piu o meno bassa secondo che sarà l’esser suo; ma [p. 67 modifica]generalmente a tutti i Cavalli basterà solo che se gli ponga tant’alta, che la briglia, posandosene nelle barre, non gli tocchi, ne batta sopra i detti scagloni, che altrimenti farebbe spesso motivo col capo.

Utilità della musarola.Molto è da lodarsi la musarola: perche se egli porta naturalmente la bocca chiusa, non gli può nuocere; & se pur la tiene aperta, non solo gli giova, ma lo corregge di tal sorte, che essendo assuefatto con essa, dapoi (quantunque se gli tolga) sarà egli talmente corretto, che anderà sempre con la bocca giusta, & con misura grande il stara fermo di testa, & fermo di collo, & d’arco, caminando sempre col suo vero appoggio. Et non rispondo a quelli che la vogliono biasimare, che forse per il poco discorso, & la poca esperienza che hanno, bisogna tacendo lasciar la lingua loro disciolta.

Che sempre dee havere un poco d’appoggio.E da notarsi ancora, che non solo quando il Cavallo si maneggia da fermo a fermo, overo a repoloni , ma quando passeggia, & trotta, & quando galoppa, & corre, vuole andare almeno con un poco di appoggio: perche andera piu sicuro, & all'incontrare hara piu fermo, & grande urto, cosi come al maneggio similmente di qualunque sorte si sia sarà sforzato venir sempre fermo in un segno, & in una pista, eguale, & giusto, & assai corretto.

Quã an an do beve la briglia, o fa piumacciuoli.Quando il Cavallo si beve la briglia, overamente sta chiomazzuoli, benche l’uno & l’altro vitio si può correggere con la qualita della briglia, nondimeno ora mi pare, come poco avanti promisi, quando parlai delle briglie, di dirvi questo modo, il quale è degno da stimarsi.

Prederete poco piu di un palmo di cordella, che sia sottile a modo di un duplicato & grosso laccio, & legate un capo di essa all’occhio della briglia di sotto il barbazzale, & dapoi riversate al Cavallo il labro disotto, & ivi ponetegli questa cordella fra il detto labro, & la gengiva, dove sono incastrati i denti, voltandola nella banda dell’altro occhio, al quale legherete l'altro capo parimente come la legaste all’occhio di prima; & quã an an to maggiormen en te la legherete tirata, tanto piu sara la briglia gagliarda: & se voi annodate dall’una bã an an da et dall’altra i nodi, non s ara mai huomo che di tal misterio si aveda. & notate, che in cambio di quella cordella se gli potrebbe ponere una catenetta. Et questo giova non solo in castigarlo che non si beva la briglia, & nõ on on solo totalmente lo corregge, che nõ on on faccia chiomazzuoli, ma anco il piu delle volte a Cavallo, che porta la lingua di fuora, fara che spessa la ritiri dentro, & lo alleggerisce quando si appoggia piu di quel che gli conviene, & s’egli fosse duro di barre, con questo artificio si fara leggiero, di sorte che non potra con esse far difesa, ne forza. Et questa cosa non solo con le briglie gagliarde, ma con ogni semplice cn none, o scaccia fara il simigliante.

Quando fa forbici.Quando il Cavallo fa forbici, ponendogli la musarola stretta bene, & con essa, & con dargli a quel tempo di sprone, ora con uno, et ora con l’altro, & molto piu dalla banda contraria, dove piu gangheggia, & torce la bocca, & [p. 68 modifica]castigandolo per alcuna fiata di briglia dall’una, o dall’altra barra, overamente ad ambe giunte le barre, & contenergli la mano salda, et temperata, egli facilmente si correggerà.

Ancora si potrebbe in sua correttione, castigar alcuna fiata non solo con gli sproni al ventre, ma con la punta del piede, ouero con la staffa, battendolo nella spalla di sotto, o di sopra verso la grassola pur dalla parte contraria: & sempre che egli usi questo vitio, voi ritornerete a donargli travaglio, ora in uno & ora in altro modo, che cosi al fine verrà a conoscere la cagione del suo castigo, & convincendosi aggiusterà sua bocca.

Et perche assai volte egli fa forbici non per malignità di bocca, ma perche non può soffrire il monte nella briglia, dico, che allora, senza usar questi ordini, ma solo ponendogli la briglia chiusa, overo non totalmente aperta, & piu & meno gagliarda, secondo che si conosce piu & meno la delicatura di sua bocca, egli anderà bene. ma vi avverto a tener la man salda, et piu & meno leggiera, secondo che conviene alla qualità della bocca: perche alcuna fiata in alcun Cavallo sull’accader questo vitio, per esser la man del suo Cavaliero disten en perata, non havendo arte in soggiogarlo a tempo, & in far che egli soffra la briglia, o dure, o molli che siano le barre.

Castigo di sprone, quando il caval si sommozza sopra la briglia.Quando il Cavallo si sommozza sopra la briglia, ogni fiata che egli, arrobbando il tempo, vi farà questo motivo, fermerete la mano, & non ve la farete sforzare, & castigandolo subito, gli darete una o due botte di sprone con l’uno , ò con l’altro. & se questo motivo farà quando state fermo, dandogli pur il simile castigo di sprone, non lo farete movere da quel luogo dove si ritrova ; & se’l farà caminando, voi, fermandogli la mano, lo castigherete parimente di sprone, & alcuna volta con gli duo sproni giunti, & non lo farete ponere in fuga, ne in maggior passo del solito ; & se torna cento volte a quello, altretante volte sempre lo castigherete, che cosi si vincerà, & similmente sarete accorto quando per gli altri errori, che ho detto, & dirò appresso, gli accadesse ancora questo.

Si vuol notare quando egli non si sommozza giusto, & si cala piu dall'una che dall’altra mano, che il castigo di sprone si faccia dal lato contrario, & non da quello s’abbassa & pende.

Et se fosse ardente & furioso, in quell’instã an an te che gli havete gia dato il meritevole castigo, gli porterete la mano sopra la marcatura del collo, o verso il garreso, in sogno di accarezzarlo: che in tal modo egli non si ponerà in fuga, et soffrendo non solo conoscerà l’error suo, ma assicurandosi farà sempre bene.

Castigo di briglia, e di sprone quando si somozza al parare.Quando al parare, che farà, similmente si sommozza, oltre che si vuol tener la mano temprata, & ferma come egli fa quel disordine, dovete dargli un poco di suffrenata con la redina destra, & fermato che sarà dovete subito in quel ten en po castigarlo con gli sproni, ora con l’uno, & ora con l’altro, & dapoi [p. 69 modifica]tornerete in dietro, & un’altra volta al medesimo luogo anderete di trotto, o di galoppo secondo che faceste allora, & lo farete parare: et dovete tenere quella redina destra con la man destra apparecchiata; che s’egli facesse quel, che fece prima, lo possiate pur a tempo correggere in quella barra. & se anderà bene, non perciò resterete di fargli accorgere pian piano nella bocca, che tenete quella redina in mano, accioche egli per timor di quella totalmente cessi dal vitio: et come non farà più errore, lo accarezzerete, & fin che dura nella sua malignità, tornandovi sempre non mancherete mai di dargli castigo. & questo si potrebbe anco fare con la falsa redina, & massimamente se fosse polledro: ma nõ on on sarebbe di tanto correggimento.

Se ciò non basta in farlo accorgere dell’eror suo, gli darete la suffrenata con le due redine, & solo con la man sinistra, che sarà il castigo di briglia in tutte le barre: & ora in quello, & ora in questo garbo lo travaglierete sin tanto che si coreggerà.

Quando torce il collo, o caccia il mostaccio fuori.Quando il Cavallo caminando, o passeggiando per la città, o per la campagna, & ancor quando sta fermo, si muove, over volta la testa, o se di più caccia il mostaccio di fuora, overo torce il collo, o a destro, o a sinistro, lo dovete andar sempre castigando con lo sprone contrario, come ora vi dico. S’egli si muove, o si volta di testa, o si torce di collo dalla man mã an an ca, allora gli donerete una o due botte con lo sprone destro, voltando parimente, se vorrette, un poco il pugno della briglia dalla medesima banda destra. Et s’egli fa il simile dalla man destra, pur con tal’ordine lo castigherete con lo sprone sinistro, & voltando il pugno della briglia da man sinistra: che si torrà dal suo vaneggiare, & totalmente si farà giusto di testa, & duro di collo, & d’arco, & non si moverà mai. Et gli ordini seguenti non saranno men fattibili di questo. però tentatelo, & usate hor l’uno, hor l’altro, & poi vi fermerete all’ordine, che con isperienza conoscerete che più facilmente egli si vinca, & vi consenta in emendarsi, ponendosi giusto come gli conviene.

Castigo di briglia quando torce il collo.Onde similmente dichiaro, che s’egli ha il collo molle da man sinisera, & duro dalla destra, tenendo voi la briglia nel solito modo che gli appartiene, potreste pigliargli la redina destra col dito indicativo. La qual redina si tenerà poi fra il detto dito, & il pollicare. Si potrebbe anco non solo prender la redina destra col dito indicativo, ma che vi sia pur con essa giunto il dito di mezo: & se tien il collo duro da man sinistra, & molle dalla destra, si potrebbe allora tener non solo il dito auriculare fra le due redine, così come accade quã an an do egli va giusto, ma ponervi il dito anulare, & ancora quel di mezo; talche all’una o all’altra parte, alla qual’egli hauesse vitio, si sforzaria di maniera, che a poco a poco verrebbe ad inchinarsi dove fosse il collo più duro.

Ancora quando egli, girã an an do il mostaccio ora dall’una, et ora dall’altra parte, non va fermo di collo, et cõ on on la testa giusta, et sempre salda come gli bisogna, [p. 70 modifica]molto gli gioverà solo castigarlo a quel tempo di briglia, cioè in quell’esser che egli si volta, & torce nella parte sinistra, voi tantosto voltando, & abbassando alquanto il pugno della man della briglia verso pur la banda sinistra, gli darete la suffrenata, che gli percuota la barra destra, ritornando dapoi di subito il vostro pugno al suo debito luogo, nel qual’era prima: & così farete ogni fiata che egli commette quest’errore. & se dall’altra banda egli facesse tal disordine, voi parimente un poco voltando, & calando presto la man della briglia nella parte destra, dandogli quella suffrenata nella barra sinistra, lo castigherete, et in un tempo la ritornerete appresso a quel dritto, dal qual si mosse. Potrebbe anco darsegli questo castigo senza calar mano, ma tirandogli la briglia solo, quanto gli basta suffrenarsegli la barra contraria, dove volete che egli pernda; talche non consentendogli mai quegli errori, lo anderete maestrevolmente correggendo. Però bisogna che nella vostra man della briglia vi sia temperamento grande in saper con essa usar a tempo i moti, & usar a tempo la fermezza che si conviene. et avvertite bene, che questa è cosa mirabile per correggere di testa ogni Cavallo .

Castigo di polpa di gã am am ba, e di sprone, quã an an do va torto di collo.Se non solo alcuna fiata torce il collo, over la testa, ma continuamente va in quel modo pen en dente, & rotto, & molle, & torto dalla banda sinistra, donete allora non solo castigarlo di briglia, over batter con lo sprone destro contrario, ma appoggiargli la polpa della vostra gamba destra nel ventre vicino le cigne, & attentatamente da hora in hora lo pungerete con lo sprone del calcagno della medesima gamba; & alcuna fiata col detto sprone non solo lo pungerete, ma toccatelo molto bene: & l’uno, & l’altro farete più & meno, secondo più o meno cresce & manca il suo difetto. & come il Cavallo per la sua molestia, che egli di continuo si sente, volta la testa verso quella banda, piacciavi subito fuggire dal ventre il vostro calcagno, & gamba destra, & in quell’istante accarezzarlo, come più volte v’ho detto. & s’egli va con la testa, over col collo torto dall’altra banda, cioè dalla destra, & voi con la polpa della vostra gamba sinistra, & con lo sprone contrario parimente lo castigherete, tenendo pure il simile ordine, che così dapoi ogni fiata ch’egli a pena sentirà accostarsi al ventre quella gamba, si farà giusto, & incontinente quanto volete non si girerà da quel lato.

Castigo di staffa, quã an an do va torto di collo.Et oltre di ciò in cambio di quel battere di sproni che farete dalla banda dove egli ha il collo più duro, alcuna fiata lo batterete con la staffa, overo col piede sotto la staffa della medesima banda, che così egli si volterà per mirare che cosa è quella, che li da fastidio: & simigliante all’ordine dinanzi, pur in quel tempo li farete carezze, tal che lasciando di andar molle, & girato dalla parte contraria, conoscerà la causa del suo castigo; et sempre che lo toccherete in quel luogo prestamente si farà eguale, & giusto come conviene; & a voi allora, allargando la staffa, non bisognerà più travagliarlo, ma con [p. 71 modifica]piacevolezza assicurarlo bene. & userete quando l’un, & quando l’altro modo, continuando più quello ch’egli più teme, & fin tanto che si correggerà, mai da ciò non mancherete.

Castigo di bacchetta quando va torto di collo.Per togliergli questo vitio si potrebbe castigar non solo di briglia, o di sproni, o di polpa di gamba, o di staffa, ma di bacchetta nel fianco, overo nel ventre vicino le cigne, dove si suol battere, facendosi pur a tempo dalla banda contraria, talche il castigo, overo aiuto che si fa solo di sproni, si può farselo di bacchetta: però di sproni si fa più spesso, & è di maggior effetto, & sara più da Cavaliero, che non quel di bacchetta. benche ancora giuntamente si potrebbe in sua maggior correttione, o in maggior soccorso usare l’uno & l’altro, se conoscerete che gli bisognerà usarsegli maggiore, & non altrimenti.

Castigo di briglia quando va torto di collo.Avvertite, che sempre quando egli pende da banda, se gli vuol tenere la redina contraria più tirata dell’altra; & tanto più quanto egli va torto in questo modo. Se pende da man sinistra, terrete più corta la redina destra; & se pende da man destra parimente a poco a poco vi accorterete più la redina sinistra: & questa o quella che bisogni tirarsi, fin che s’accorta, si farà con aiuto della man destra, & ancor si dimanda castigo di briglia. Però quando il Cavallo va giusto, si debbono portar eguali, o poco più lunga la sinistra. Et accioche non habbiate da portargli più l’una tirata che l’altra, dal principio, che nella sua gioven en tù si cavalca, vi sforzerete aggiustarlo di bocca con le false redine, portandogli sempre le redine giuste, perche in ogni cosa dapoi verrà più ordinato, non meno dall’una, che dall’altra parte.

Quando porta il collo più duro dall'una, che dall’altra parte.Ma per correggere cõ on on più facilità il Cavallo, che porta il collo molle, e torto dall’una parte, & dall’altra duro; over se va pur così torto con la testa, voi andarete a i vostri torni, & li donerete tã an an te volte dall’una mano, & dall’altra, quanto vi parerà ch’egli possa convenientemente soffrire, & anderete allora castigandolo di briglia, di polpa di gamba, di staffa, di sprone, di bacchetta, dalla banda cõ on on traria del collo molle, et rotto (che sarà nella parte, alla qual egli nõ on on si gira facile) non deviandovi però mai dalla regola, & dagli ordini che vi ho detto dinanzi, & più & meno variando, & rinforzando questi castighi al luogo, & a tempo secondo sarà il suo bisogno: & vi ricorderete portar la man della briglia come poco avanti vi dissi. & è maniera certa, che senza farsi dubbio diventerà egualmente duro, & giusto di collo.

Per aggiustarlo di collo, e farlo facile alle volte.Se volete che si aggiusti presto caminerete da quindici, & al più da vinti palmi di trotto, overo di passo, et massimamente al primo, quando se gli comincia a insegnar questo, & ogni fiata il dovete al fin fermare, & in un ten en po voltare, aiutandolo di lingua, & di sprone, over di polpa di gamba dalla banda cõ on on traria: et assai fiate vi accaderà attõ on on dar dall’altra parte, et allora sempre vuole incavallare il braccio cõ on on trario della volta sopra l’altro: & nõ on on facen en do la volta in quel modo, & col suo collo fermo, & cõ on on la testa salda, l’anderete castigando di [p. 72 modifica]sprone pur dalla banda contraria, sin che arriverete all’altro termine, & ivi giunto che sarete, lo volterete ancor dalla medesima mano come feste, ritornando sm pre per una pista, tal che fin tanto che sarà giusto il dovete trastullare continuamente da quel lato, & come conoscerete che vien’eguale & perfetto, & di testa, & di collo, & di braccia, il volterete una volta per mano, & alla destra, & alla sinistra, un gran pezzo travagliandolo in questa forma; onde tra l’andare & venire indietro, saranno da trenta fate, più o meno secondo può soffrire: & lo lascierete sempre con buona bocca: però la prima & l’ultima volta sarà da man destra. & si vuol’avvertire non mancar mai di portargli la man ferma, & quella tempratamente torcere un poco verso la parte dove il collo è più duro, così come appartiene voltarsi. Et non solo questo il fermerà di testa, & gl’indurerà l’arco, ma in ogni maneggio, che si usi, il farà più destro & facile, consertandogli le braccia come gli conviene. Et è da notarsi, quando fa bene, d’hora in hora fargli carezze, & non aiutarlo più di sproni alle volte, ne con essi castigarlo quando camina. nientedimeno lo aiuto di lingua non se gli mancherà mai.

Castigo di briglia, quando tiene il collo duro dall’una parte.Ancora se egli tien’il collo duro da man destra, gli gioverà molto tantosto prendergli con la man destra la metà della redina destra; &, più & meno tirandola, dandogli quei torni piegherà il collo: & similmente se lo tien duro dalla banda sinistra, quando siete a quell’atto de’ torni, si potrebbe pigliare il governo della briglia con la man destra, & con la man manca prendergli per la metà la redina sinistra, et parimente farsi come feste all’altra mano. Però quando è duro di collo alla parte sinistra, non vi bisognerà questo, così come conviene, quando è dalla destra: perche essendo naturalmente ogni Cavallo più facile a quella mano, senza cambiar man di briglia, il che volgarmente pare disforme, tutta volta che se gli accorterà la redina sinistra, seguendo gli ordini del modo che vi dissi prima, & vi dirò appressa, basterà in sua correttione.

Aiuto di persona quando tiene il collo più duro dall'una che dall'altra bã an an da.Et se’l volete con maggior forza costringere che totalmente ven en ga dalla mano dov’egli tien il collo più duro, girandovi con la persona, vi calerete da quella banda con la spalla, & col corpo, & con la testa bassa, mirando sempre all’occhio del Cavallo, & ivi anco dovete girar la mã an an della briglia, come vi dissi avã an an ti: che subito vi accorgerete, che con quel suo occhio castigatamente ancor egli vi mirerà nel vsio, et facendo tal motivo sarà sforzato di abilitarsi da quella parte col suo collo. ma in un tem em po, quã an an do farete questo, accostategli dalla medesima mano dove siete girato col viso la polpa della vostra gamba nel suo ven en tre, più o meno, secondo sarà la necessità, et secondo v’ho detto all’altra regola; et la detta gã an an ba ve la ricoglierete un poco, fermandovi all’altra bã an an da sopra l’altro piede nella staffa: perche tanto maggiormente più facile vi calerete cõ on on la testa dall’altra parte, dove egli col collo vien troppo sano, come vi ho detto: talche [p. 73 modifica]dalle anche in giu totalmente pen en derete da un lato, al qual lato per la forza che ivi si fa, si calerà un poco la sella, et dalle anche in su pen en derete da quella parte, deve egli va col collo più duro, & caminerete così torto, con dargli contrapeso di sopra con la vostra persona, tra l’andare, & venire da un miglio; overo alle volte, per aggiustarlo con più facilità, userete quest’ordine in ogni torno dove egli vien più sano. Però avvertite, che sin che egli non sara fuora del suo difetto si ha da far in un luogo della campagna che niun vi miri: perche non solo quelli che sono ignoranti di questa facultà, ma molti forse, che al mondo presumono di saperne quanto se ne può sapere, per cagion che non ne sono tanto capaci, lo potrebbono biasimare; & assai basterà che dapoi se gli mostri l’opera quando sara compita. Et so per caso non intenderete quel che hora dico, non perciò vogliate disperarvi della sua correttione, che tutta volta che userete gli altri ordini che ho detti, facilmente troverete quanto vi basta, & questo, & quegli ordini ancora vi aiuteranno molto in toglierli ogni credenza, della qual’il presto vi ragionerò.

Quando annichia, e sta per tirar calci, & per far qualche malitia con altri cavalli.Se il Cavallo annicchia, overo vi accorgete che sta col pensiero di far qualche malitia con gli altri cavalli che vi sono a lato, o da vicino, over conoscerete che sta per buttar calci, dovete castigarlo parimente come vi dissi avã an an ti con l’uno sprone, o con l’altro, duplicando le botte, secondo che sara l’importanza della sua malignità, & sara in questa maniera. S’egli fa l’errore verso la man manca, si vuol correggere con lo sprone destro; & se’l fa verso la man destra, il castigo sara col sinistro; & similmente quando erra da dritto in dritto: benche ancora si potrebbe castigare piu, & meno con le botte corrispondenti l’una all’altra; et alcuna volta sara bene solo castigarsi di briglia nell’una o l’altra barra, overamente ad ambe: & ciò nõ on on bastandogli darete il castigo di voce, et di bacchetta nell’uno, & nell’altro fianco, & forse con essa converrà sol per una o due fiate castigarsi su la testa, & fra le orecchie.

Quã an an do al castigo di sprone scuoterà il capo, e le orecchie.Se quã an an do, per qual si voglia error che faccia, lo correggerete cõ on on uno o cõ on on due sproni, over con l’uno, & l’altro corrispondenti, & egli al dar di quegli scuoterà il capo & l’orecchie, allora tantosto, senza dargli tempo, duplicherete le botte di sprone pur a quella parte dove l’havete castigato, moltiplicandole sin tanto ch’egli si rende; talche fermandosi di testa, senza voltarsi ne di quà, ne di là, sopportando quelle botte sara uinto. Però starete avvertito di non consentirgli a niun errore quantunque fossa minimo, & ora in uno, ora in un’altro castigaro sempre che erra.

Castigo di sproni con le botte corrispondenti.Et per farvi noto con più facilità, qual è il castigo di sproni con le botte corrispondenti, vi dichiaro che sarà questo. Quã an an do il Cavallo fa l’errore dalla banda sinistra, subito che l’havete battuto con lo sprone destro, in un’istante che quello sprone si lieva dal ventre, dovete con lo sprone sinistro dargli l’altra botta, la qual’incontinente che è fornita, il dovete pur battere con lo [p. 74 modifica]sprone destro, che faranno tre botte, due dalla banda destra, & una dalla sinistra, et cõ on on tale ordine potreste cominciarle con lo sprone sinistro, quando egli verrà dalla man destra: tal che non si batta paro; ma, a modo di musica, presto l’una botta chiami l’altra, & la prima: & l’ultima sarà dalla banda contraria, & una sola dove disordina. & con questa misura le moltiplicherete secondo che la necessità vi dimostra, & facendosi a tempo ne nascono virtu mirabili.

Quando move le orecchie, alzandone una, & abbassando l’altra.Quando il Cavallo caminã an an do una orecchia liev asu, et l’altro cala giu, et vi fa certi motivi che pare che dentro di essa vi sia qualche mosca, starete sopra di voi, perche il più delle volte egli pensa di fare alcuna gran ribalderia, o di salti, o di buttarsi a traverso, o di piantarsi, o di fare altro motivo pericoloso, et disperato. & voi tantosto in quel medesimo tempo dovete interrompere quel suo pensiero dandogli da due o tre botte con lo sprone contrario di quella banda contraria di orecchia che più muove, & sempre che vi ritorna farete il simile; et se voi siete in campagna sarebbe a proposito, & molto bene, in quel tempo che gli donate le botte di sprone, giuntamente con voce orrenda castigarlo, & forse ancora non farebbe male castigarsi di briglia in una delle barre.

Castigo per cavallo molto maligno.Se fosse molto maligno, et siegue quei disordini graui ch’egli ha pensato, bisogna dargli castigo non solo di gran voci, & di sprone, ma di bastonate fra l’orecchie. et ben en che la sua superbia sia tale, che seguendo il vitio lo toglia da se, non importa: perche vi assicuro, che se non vi fate vincere, castigã an an dolo una fiata, et animosamente, & a ten en po cõ on on questi ordini, ch’egli vi sara suggetto, et sin che gli sarete addosso non fallirà mai, & sara finito il suo pensiero fantastico, & temen en dovi anderà sempre conforme alla volontà vostra. nondimeno state accorto di subito com’egli va bene fargli carezze, & lasciarlo sempre con buona bocca.

Però avvertite che alcuna fiata veramen en te gli entra nell’orecchia qualche moschetta, overo ivi appresso li punge la testiera, & se pur fa motivo sara per quello, & non per malignità, onde allora non merita si gran castigo, ma solo ba basterà sollicitarsi con lo sprone contrario modestamen en te, accioche si parta da quel pensiero della mosca che forse gli morde, o di quella cosa che gli dà molestia.

Castigo di bacchetta, quã an an do s’impenna.Se per aventura quando riceve il castigo di bastone, o di bacchetta fra le orecchie s’impenna, o per ogni cagione che egli usi questo, dovete subito in quel tempo che si suspende donargli grã an an botte di bacchetta a modo di man dritto fra le braccia, & le ginocchia, & di tal sorte, ch’egli piegandole non oserà mai più cõ on on dursi a quell’errore. Et dovete pur notare, che ad un Cavallo, che è solito inalberarsi, avanti il tempo, che commetta il disordine, dovete almeno batterlo una fiata fra le braccia, & a maggior sicurità dapoi gli porterete la bacchetta calata innanzi a quelle, & allora sia lunga quasi fin a terra, che così egli conoscendo che si truova suggetto, sara totalmente libero di questa malitia.

La creden en za precede al Cavallo da una di queste cagioni, o perche la briglia [p. 75 modifica] procede la credenza.è troppo gagliarda, & premendogli da una banda, per quella offesa che si sente nella bocca egli teme voltarsi più da una mano, che dall’altra, overo non sapendo ingarbarsi le braccia, ne anco il collo alla volta, la prende talmente con dispetto, che dapoi, come si sente stanco, pugna di non volersi a niun modo voltare; & assai fiate (quã an an tunque fosse ben creato) non havendo molta lena fara il simile; overamente alcun Cavaliero mal pratico l’aiuterà al contrario di quel che conviene alla volta; talche il Cavallo perche non l’intende, non si potrà risolvere, et all’ultimo non si volterà: overamente egli fu dal principio cavalcato male, & se li roppe il collo da una banda, & dall’altra rimase duro, dove facilmente per ogni minimo sdegno, o picciola fatica non si volterà; overo il Cavallo riconoscerà la viltà del Cavaliere, che ha paura di lui, et non voendo voltarsi lo lascerà con la sua fantasia, il che sarebbe cagione di confermarlo nella sua malignità. & benche secondo la causa donde procede, così vi potrei dare il modo da correggersi, nondimeno per non porvi in confusione, non mi pare a prosito, ma dirò solo quegli espedienti di togliere ogni credenza, et sia pur nata da qual si voglia effetto; & perche naturalmente è più facile a voltarsi da mã an an sinistra, che dall’altra mano, per tanto mi pare dire come si vuol correggere quã an an do egli ha la credenza dalla mã an an destra.

Quando ha la credenza.Quã an an do il Cavallo tiene questo vitio, dovete andar in una campagna ove sia la maiese rotta nuovamente a solchi, & ivi poi stamperete due torni, poco differenti da quelli che vi ho detti, & figurati avanti, & del modo che più chiaramen en te ui dirò, & cõ on on la figura vi mostrerò appresso, & cominciã an an do dalla mã an an destra, dov’egli ha la credenza, sopra un di quelli farete di trotto tre torni, & dapoi, non uscendo dalla pista dell’altro torno, pur da man destra farete di trotto tre altri torni, & appresso ritornerete a quella pista di prima co i simili torni, come gli feste allora, et così continuerete fin tanto che a voi parerà che il Cavallo sia facile da quella mano. Et notate che sei torni, che son tre per ogni cerchio, il qual cerchio si dice torno, si chiamerà una volta integra da man destra: tal che sette volte, et meza, che son quarã an an tacinque torni, overo nove volte et meza, che son cinquã an an tasette, sara numero conveniente ad ogni Cavallo di grã an an lena, & che tiene tal difetto. Et come havrete forniti i vostri torni, anderete di trotto da dritto in dritto, quã an an to è il corso di una giusta carriera, opoco meno, overo quanto sara un giusto repolone, & al fin di esso vi fermerete con le vostre posate, & ivi l’accarezzerete un perzo, ponen en dogli la mano sopra il collo: & a tutte queste cose, & a quel che dirò appresso, tenerete sempre la redina destra più corta, & più tirata dell’altra. dapoi come sara quieto, & voi fate che all’incontro gli sia un’huomo cõ on on la bacchetta nella mano, et in quel ten en po volterete il pugno per pigliargli la volta da man destra, et colui che gli sta all’incontro cõ on on la bacchetta in quell’instante gli donerà con essa nel mostaccio dalla banda contraria sinistra una o due botte; & fin tanto ch’egli si volti, non vuol cessare dal battere, [p. 76 modifica]facendo sempre quel motivo di lingua che si suol fare alle volte, quando si maneggia: & accioche il cavallo in quel tempo non s’impen en ni, alcuna fiata quel tale il batterà sopra le braccia, & così molestã an an dolo, son certo ch’egli si volterà, et preso che haverà la volta, subito allora si vuol accarezzare, caminando insino al segno de i torni donde partiste, & ivi poi come sarete fermato, sara un’altr’huomo, similmente cõ on on la bacchetta in mano, & voi voltadolo pur dalla man destra in un tempo quello il minaccierà, overo il batterà dalla banda sinistra del mostaccio, come si fece da prima. et se egli è mal’agevole a voltarsi, accioche ven en ga più facile, voi egualmen en te, così quando sarete dall’uno, come dall’altro capo, posato che sara, gli farete far da due passi sempre indietrlo, & in quel tempo li pren en derete la volta. però com’egli la intenderà bene, non accaderà dargli più quei passi, perche sarebbe disordine, & cagione di farsi le volte totalmente abbandonate, & troppo sopra le anche. così caminando, & voltandolo poco più o meno di sette fiate, egli sara vinto. Tal che usando da tre giorni questo buon modo, si ritroverà fuora di vitio, confirmato nella sua bontà.

Et notate, che non essendo la credenza molta, & nõ on on tenendo il collo duro da una banda, & dall’altra molle, & rotto, quando al fin de i torni egli uscendo havera caminato di trotto da dritto in dritto, allora che sara uoltato dalla man destra, & ritornerà di trotto verso la stampa dei torni, sarebbe ancora bene, come sara giunto a quel termine, voltarlo dalla man sinistra; & l’altra fiata, che arriva nel capo, si potrebbe anco voltar dalla man destra con l’aiuto della lingua, & di quel castigo di bacchetta da colui che gli sta avanti. & con tal’ordine si può seguire: & al fin si può foermare verso i torni, accioche l’ultima volta parimente a quella di prima sia da man destra. Dapoi come il Cavallo arriverà verso quello che tien la bacchetta, in veder solo minacciarsi, et in udir quel motivo di lingua, quantunque non si tocchi, egli si volterà: & allora senza che altro huomo gli sia più all’incontro, ogni fiata che gli calerà la bacchetta dalla man sinistra, & se gli fara quel moto di lingua, facilmente prenderà le volte. Et avvertite che colui che gli stara in faccia cõ on on la bacchetta vuole essere non meno pratico di quello che gli sta sopra, perche bisogna saper battere, & minacciare, & aiutare a tempo, & fuggire quanto è possibile di dargli botte al mostaccio.

Misura de’ torni seguen en tiQuesta che siegue è la stampa de i torni,la qual poco differisce da quella dinanzi, perche gira in ogni tondo da ducento palmi: ma per la figura, che hora vi dimostro, & per le parole che sono in essa, & per quello che vi ho detto, & vi dirò appressa, più chiaramente vi accorgerete del suo garbo, & di quei torni che gli converranno di sopra.

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Torni per cavallo, che tien la credenza.

Quã an an ti torni fanno una volta; & cõ onm onm e debbono usarsi, quã an an do teme la creden en zaQuesti sei torni da man destra, che sono tre per ogni lato, sara sol una volta. & è da notarsi, che se il Cavallo tiene la creden en za da man sinistra, dovete cominciargli dall’altro torno, & parimente in ogni tre torni cambiar banda, voltandolo pur dalla medesima mano, & da dritto in dritto anderete a parare, & dapoi parato ch’egli havera, così come nella credenza di man destra al tempo [p. 78 modifica]

che si volta, si vuol castigare di bacchetta alla banda contraria, somilmente nella credenza dalla parte sinistrasi vuol battere nel mostaccio alla bã an an da destra, che sara la contraria, da colui che con la bacchetta gli sta all’incontro. talche userete tutti gli ordini, & tutti i tempi egualmente come feste alla credenza di man destra. la onde mi par soverchio abondar di parole, et dir tante volte quel che da voi stesso facilmente si può intendere.

Et accio che sappiate dar conto, perche causa a i torni di prima la volta è quattro torni del modo che vi dissi, & a questi ogni volta sara sei torni, vi dichiaro, che la ragion è questa, che quando fate questi tre torni per banda, se voi al secondo torno cambiate mano, non sarebbe fornito, anzi a questo secondo vi mancherebbe, a chiuder la volta, poco meno della metà. & perciò vi bisogna fornir quella metà, & al terza cambiar mano: & benche al terza nõ on on si chiuda la volta, non importa, perche i due torni furono chiusi perfettamente, & giusti, cosi come furono perfetti, & giusti quelli di prima.

Due sorti di volte.Et perche sono due sorti di volte, l’una è la volta larga de i torni, & l’altra è la volta serena del maneggio, tanto a repoloni, quanto ancora da fermo a fermo, mi par di dirvi, accioche siate bene instrutti, et senza vostra cõ on on fusione, che secondo quel che vi ho detto alianti, & vi dico, & vi dirò appresso di questo vocabolo, così conoscerete quando parlo dell’una, & quando dell’altra, cioè delle meza volte de i repoloni, che pur si chiamano volte semplici, o delle volte raddoppiate, overamente delle volte che si fanno a i torni.

Queste regole non doversi pren en der per estremo al dar de’ torni. Altro modo per levar la credenza.Si vuol’avvertire, che queste regole non si vogliono pigliar per estremo, che se trotterete il Cavallo difficultoso, & duro a qualche torno, sarebbe a proposito per la medesima pista a quella istessa mano ritornare da quattro o cinque siate, & piu, & meno, secondo che il bisogno vi dimostrerà.

Si potrebbe ancora senza questi torni liberar il Cavallo dalla sua credenza come ora vi dirò. Anderete alla campagna in una strada lunga, che da i due lati sia rinchiusa di siepi, o da mura, & senza che sia sopra di essa il Cavaliero gli aggiusterete col bottone calato le redine sopra il collo, et dapoi havendo la credenza da man destra, gli legherete un capo di guinzaglio fermo a modo di correggia in quel luogo della briglia, nel quale se gli pone al principio che si caavalca nella parte destra la falsa redina, & l’altro capo alla supracigna dalla medesima banda, & fate che sia ben tirato, accioche il Cavallo venga facilmen te a piegarsi col collo; & dapoi lasciandolo solo, voi subito ve gli ponerete all'incontro con una bacchetta, & un’altro similmente se gli ponerà da dietro con l'altra bacchetta: & primieramente voi, che gli siete avanti, gli darete una botta di bacchetta nella parte sinistra del mostaccio, perche tantosto si volterà: & ogni fiata che volta il viso verso colui che gli sia da dietro, parimete egli il batterà dalla banda sinistra del mostaccio. & così lo stimolerete un pezzo: benche appresso, senza altro aiuto di bacchetta, da se stesso, per tema di quelle botte che [p. 79 modifica]hebbe, velocemente si volterà, tal che da se a se si castigherà, voltandosi sempre da quel lato, alquale egli non se volea voltare.

Aiuto di lingua, quando si batte di bacchetta nel castigo della credenza.Ma notate, che sempre che il Cavallo si batte nel mostaccio di bacchetta, in un tempo si vuol fare in suo soccorso quel moto, & suono di lingua. & benche non si batta, pur fin ch’egli da se si volti, non manchi mai, accioche prenda quell’uso, che ogni fiata dapoi che egli ode quel suono di lingua, determinatamente voltando si giri, senza donarsegli altro favore.

Quando cadette al far delle volte di levargli la credenza; e come si dee seguire.Et se al far di queste volte egli cadesse, non ne facciate conto, ma lassatatelo pur cadere, che da se stesso si alzerà, & tanto maggiormente al vin si troverà castigato. Dapoi come vi accorgerete che sia un poco stanco, voi gli scioglierete quel capo di guinzaglio, che gli sta legato nella sopracigna, & tantosto dovete cavalcarlo, & con la man destra tenerete quel capo in mano cambiando di trotto, & al fin di cinquanta palmi vi fermerete, & parimente, come vi dissi nella regola de i torni, fate che all’incontro vi sia un’huomo con la bacchetta in mano, che lo minacci dalla banda sinistra del mostaccio, et bisognando anco ivi gli da alcune botte, fin che si volti, & in quel tempo gli darete un poco di aiuto, tirando il guinzaglio, il qual vi servirà per falsa redina, & non mancherete al ten en po della volta di far quegli scoppi di lingua, che in questo modo egli si volterà, & cambiando avanti fin al luogo donde partiste, vi fermerete un’altra fiata, et appresso lo volterete similmen en te dalla man destra col medesimo castigo di un’altro, che gli stara all’incontro pur con la bacchetta: overamente non vi essando altro lo batterete dalla man sinistra, & giunto a quel termine di prima così come si fece allora, voltandolo dalla man destra, si aiuterà & da voi, & da quel tale. Et notate, che solo da tre volte si vuole aiutar con la falsa redina, & dapoi gli la leverete, perche basterà solo a farlo voltare il timor della bacchetta di colui che gli sta davanti, & in ultimo senza che all’incontro vi sia persona, ogni fiata che voi gli sete adosso, gli mostrerete la vostra bacchetta dalla banda contraria, & lo aiuterete di lingua, tenendogli la redina destra più tirata dell’altra, & egli facilmente si volterà.

Quando il Cavallo tiene la credenza dalla man manca, similmente dovete ivi legargli un capo di guinzaglio nell’occhio dell'incastratura della briglia dove se gli pone la falsa redina quã an an do è polledro, et l’altro capo nella supracigna, usando quel modo c’ho detto avanti nella credenza di man destra: & conforme a tutti quegli ordini egualmente lo dovete correggere, posponendo solo la banda, nella quale se gli ha da dare il castigo, o aiuto.

Altro modo per levargli la credenza.Alcuni semplici cavalcatori si potrebbono prevalere ancora ponendo al Cavallo una cavezzanetta, sol con una corda, che gli penda nella banda dove non si volta, & com’egli fara difesa in non volersi girar da quella mano, un’huomo a piede, che tener a quel capo di corda, tirandola il fara voltare. & questa corda si vuol ponere di sorte nel cappio, overo anello della cavezzana, che quando [p. 80 modifica]si tiri si stringa, & che si allenti quando si lascia, & in un tempo allora il Cavalirro, che gli è di supra, l’aiuterà di lingua; accio che pren en dendo quell’uso, dapoi senza tirarsi in altro modo, in udir quel suono di lingua si volti. Se gli potrebbe anco ponere una cordella lunga da se ipalmi, che per un capo se gli leghi ad un’occhio della briglia, dove si sostiene la testiera, della banda contraria della credenza, & che si volta fra il labro di sotto, et le gen en give, della maniera che vi dissi quã an an do vi parlai del Cavallo, che fa chiomacciuoli, et si beve la briglia. però l’altro capo nõ on on si vuole annodare all’altr’occhio, ma ben en passare da quello, che sia tirato, o quã an an to il Cavallo può soffrire, o quã an an to gli basta, che nõ on on gli esca dalla bocca: et senza dar volta nel ferro, accioche nõ on on si allen en ti troppo, si fara solo un nodo alla corda vicino all’occhio: et appresso il Cavaliero tenen en do quel capo in mano a guisa di falsa redina, ogni fiata che il tira, il Cavallo sara sforzato voltarsi, et pure a quel ten en po lo aiuterà sempre di lingua. & perche la cordella suole un poco nuocere alla mano, al tener che si sfa di essa, dico di piu, che se gli potrebbe ponere lunga solo quã an an to gli basta nell’opra di dentro la bocca, & dapoi al capo, che esce dall’altro occhio, si può legare la falsa redina, che sia di corame.

Altro modo per levargli la credenza con artificij di ferroMolti Cavalieri sono, che correggono la creden en za cõ on on artificij di ferro, perche alcuni di loro farã an an no far le briglie, che den en tro la bocca la metà sia di un lavoro, & l’altra metà di un’altro, & da quella bã an an da dove è la credenza fara la parte più gagliarda, accioche il Cavallo si habbia da voltare da quella mano, alla quale più gli offende la briglia, il che mi par falso, & senza il vero fondameto. talche per assai ragioni che vi potrei dire, espressamete ve le vieto, che per qualunque causa procedesse la credeza, nõ on on sarebbe a proposito, perche la bocca del Cavallo bisogna sempre mã an an tenersi cõ on on sapore, & gli conviene che la briglia gli sia giusta, & che nõ on on gli prema più da una parte, che dall’altra, atteso che quã an an do per caso tal briglia gli togliesse la credenza da una bã an an da, potrebbe poi facilmen en te pigliarsela dall’altra mano, ma se pur questo nõ on on fosse, non si potrebbe havere ne giusto di collo, ne di bocca, & sopra di essa bisognerebbe starsi il più delle volte cõ on on la mã an an attentata; et finalmen en te senza il naturale appoggio nõ on on verrebbe mai ne eguale, ne giusto alle volte doppie. Et se in alcũ un un particolar Cavallo dimostra far qualche buon’effetto, non sara per la qualità della briglia, ma per la sua benigna, & sincera natura. Ben en vi avvertisco, che questo solo fallisce nella scaccia chiusa, o svenata d’ogni maniera che sia; che havendo il Cavallo credenza, overamente s’egli andasse col mostaccio torto, si potrebbe fare nella detta scaccia, solo dalla banda dov'egli va duro, il profilo rilevato del modo che dissi, quando ragionai delle briglie: perche sentendosi premere da quella parte, senza togliergli la sicurtà di appoggiarsi, gli valerà molto in farlo andare eguale come gli conviene. Et perche mi si potrebbe dire, che per le simili ragioni contra di questo vitio si doverebbe pur usure la briglia cõ on on due melloni lisci, & tondi, & che in un di quelli dalla parte, nella qual egli non va facile, vi fosse ben incastrato il [p. 81 modifica]fallo nel meza di esso: perciò vi risolvo, che di tal mellone fallito per cesiacosa niuna vogliate servirvi, offenden en do piu la barra, che nõ on on fa la scaccia col suo profilo; che se pur a quel difetto allora giovasse, gli farebbe appresso nõ on on poco impedimento all’altre virtù necessarie: ma chi non volesse tanti effetti, se ne potrà prendere.

Se il Cavallo tiene la creden en za dalla man destra o dalla sinistra, se gli può ponere dalla medesima banda un uncinello, al quale si accappia la maglia del barbazzale, & che dietro quello vi sieno due punte acute, a guisa di speronetti di gallo, che dapoi com’egli si sentirà pũ un un gere nella barba, da quella bã an an da vicino la bocca, si voltera; et dal principio, solo per mostrargli il camino della volta, et di quel che ha da fare, nõ on on sarebbe male aiutarlo da tre volte cõ on on la falsa redina: et questo uncinello il dimã an an derete guã an an cetto. similmen en te si potrebbe al nodo di quella S dove si sostiene l'uncinello, per far due punte alla parte di sopra, la qual si accappia nell’occhio della briglia; & queste pũ un un te lo pungerã an an no più in alto verso il fin della bocca, et nõ on on tã an an to bassa verso la barba, come farã an an no le pũ un un te dell'uncinello. et alcuna fiata suol’accadere, che alcũ un un Cavallo si correggerà più presto ponen en dogli queste pũ un un te dall’altra banda del mostaccio, quatũ un un quesia più naturale, et a proposito porgliele dov’egli nõ on on si volta voletieri, come vi dissi avã an an ti di questo.

Ancora gli sara utile in cambio di quelle punte dell'uncinello, et della S, ponergli da tre chiodetti picciolini, inchiodati alla testiera del porta morso della briglia, che le punte vadano dentro, & le teste di sopra. Questo espediente pur giova in un Cavallo, che va con la testa, o col mostaccio torto, & allora si usa nel modo che dirò; & benche ne habbia diffusamente parlato avanti, al presente mi accade dirne queste poche parole, & appresso vi farò chiaro un bel secreto di togliere tantosto ogni credenza.

Quando va di mostaccio torto.Quando egli va di mostaccio torto, & voi dalla banda contraria non solo gli porrete al porta morso della briglia tre chiodetti, ma ne inchioderete tre altri alla musarola; & s’egli di più porta tutto il capo torto, oltre i chiodetti, che a quella parte havete posti al porta morso & alla musarola, ne porrete tre nella testiera. però avvertite, che se il vitio non è troppo grave, basteranno solo quelli che gli ponete alla musarola, con gli tre altri nella testiera. ma essendo il Cavallo invecchiato a quel difetto, se gli converrebbono tutti, et più et meno secõ on on do che vi accorgerete che sara la necessita. Et accioche niun se ne aveda, vi dico che essendo la testiera doppia, & similmen en te la muserola, si potrebbono scucire, & al secondo cuoio di sotto inchioderete con l’ordine che ho detto quei chiodetti, & così appresso le farete cucire come erano da prima, talche le punte verranno a pungere la carne, & la garza del Cavallo, & le teste d'essa saranno coverte dal corame della testiera, il quale è di sopra; overo questi chiodetti si potrebbono inchiodare in una piastretta di ferro, che sia larga quanto è la testiera, sotto la quale si legherà in quella parte dove volete che egli s'inchini, il che sara di maggior castigo. Et si vogliono portare poco più o meno di dieci [p. 82 modifica]giorni, che dapoi togliendoglieli per quelle rotture che i chiodetti gli fecero, starà timido, & anderà inchinato da banda, come se ancora vi fossero. Et in alcun particolar Cavallo ponen en do questi chiodetti da quella medesima banda nella testiera onde egli sta girato, si farebbe in aggiustarlo qualche effetto. pur quando egli va torto di mostaccio, se gli potrebbe ponere il guancetto con la S, che vi ragionai poco dinanzi, la qual’ancora ponendoseli sola, molto gli gioverà.

Et non v’ingannate che queste cose il più delle volte non basteranno nella sua correttione, ma bisognerà oltre di ciò usar giuntamente con essa la disciplina che vi dissi avanti, benche quella solo, facendosi a tempo et bene, sarà di tã an an ta virtu, che senza il soccorso di tali artificij sarà totalmen en te giusto ogni Cavallo: così come ancora la creden en za se gli potra togliere del modo che vi dissi prima, et vi dirò appresso senza la cavezzanetta, et la cordella, et senza il guã an an cetto et i chiodetti facilmete, et forse, et senza dir forse, in una sol’hora. ma di queste maniere et arte se ne potrebbe prevalere alcũ un un Cavaliero che non tiene troppo tem em to ne tem em peramento, & che non si sa risolvere, ne sa sopra di ciò quanto gli cõ on on viene.

Et perche sarà alcun Cavallo, che dal primo tempo in sin’al fine della sua disciplina si è sempre voltato col mostaccio, & col collo torto, & per colpa del Cavaliero nõ on on vi fu mai provisto, tal che egli ha fatto il suo lacerto inarcato da una bã an an da, & dall’altra fermo, & sano, et dimostrerà che vi sia nato di quel garbo torto; per tanto dico che bisognerà con molta sollicitudine usarsegli tutti quei modi che vi ho detto, & a tempo, & a misura; & oltre di questo gli sarà molto conveniente per alcuni giorni, dalla banda dov’egli sarà duro, legarli un capo di guinzaglio nella briglia, cioè nell’occhio dell’incastratura, overo nella musarola che allora gli ponerete, & non a quella che tiene ordinariamente nella testiera, & l’altro capo nella sopracigna, come dissi avanti nella regola che corregge la credenza: lo farete stare ogni fiata uno spatio lungo nella simile guisa: & così anco per alcuni giorni si potrebbe cavalcare, legandosi però più tirato: & sarebbe maggior effetto ponergli la cavezzana, et dalla parte dov’e gli vien duro legargli similmente un capo di estàsa. & notate che fin che sarà giusto bisogna cavalcarsi per una mano sola, et di uno che sia bene instrutto in questaf acultà, perche variandola, il suo difetto sarebbe incurabile: quantunque vi torno a dire che il Cavaliero fondato in buona dottrina, senza di ciò lo toglierà non solo di quello, ma d’ogn’altro vitio, con gli ordini detti, & che pur tuttavia vi si diranno, dove con essi con gli accessorij suoi unitamente si opra lo intelletto. A Cavallo, il quale ha questo vito, et camina col collo torto assai fiate suole accadere, che voltandogli i crini dall’altra parte s’addirizzi da se stesso a poco a poco, & maggiormente correggendolo a tempo con la man della briglia, o vero con lo sprone, così come a carte 19. & 20. vi ho ragionato.

Sono molti secreti mirabili, che ragionandone par che siano di poca qualità, ma dapoi che si vede la riuscita loro, si ten en gono in istima grã an an de. hor questo mi [p. 83 modifica]porge animo dirvi cosa che per vincere ogni Cavallo, & farlo al sul dispetto voltar da ogni mano è infallibile, benche sia certo che alla più parte degli huomini, che oggi al mondo sono in udirlo, parerà lo effetto contrario, tanto piu, quanto meno sarà il discorso, & la pratica loro, della qual cosa io non fo conto niuno, perche penso che se non tutti, alcuni radi Cavalieri con isperienza saranno conosucer la verità mia. & uditi quel che è.

Altro bel modo per levar la credenza.Dovete andare alla campagna che sia maiese profonda, & molle, et ivi farete gli ordini vostri maneggiando il Cavallo a repoloni di trotto, o di galoppo, ma più conveniente sarebbe incominciar i repoloni di passo, & dapoi seguirli di trotto, & com’egli prende pugna in non volersi voltare da una mano, & voi tosto gli mostrerete una terribile ferocità con voci grandissime, & minacciandolo, & battendolo con bacchettone fra le orecchie, & dall’una banda, & l’altra della testa, & maggiormente onde si volta volentieri, overo là più dove conoscerete che vi sarà più facile castigarsi, richiedendolo spesso che si volti, & non voltandosi, di subito anderete sbarattatamente sbrigliandolo, et corren en dolo, or di trotto, or di corso, or di galoppo, da dritto in dritto, overo a i torni, & farete l’un & l’altro, o più l’un dell’altro, secondo vi parerà che sia più a proposito in vincere la sua malignità, senza dargli pausa, & senza rispetto disordinatamente lo dovete superare, & così travagliando castigare. Et se pure si pone in su la briglia andando via, non percio vi spaventerete, anzi allora tanto più lo castigherete con voci, & gridi altissimi, & dapoi fermandolo con quella ira, un’altra fiata sforzatelo che si volti, et non voledo voltarsi ferete ancora quello, & in ciò animosamente non mancherete mai, fin che viene al bene, & che si giri da quella mano: alla quale voltato che sarà lo maneggerete un pezzo a repoloni su il trotto, o su il galoppo, così come a voi parera che meglio gli convenga; & poi li toglierete la via di inarborarsi. quando pure egli si disperasse di questo, lo dovete, prima che venga in tal disordine, da ora in ora battere fra le braccia dinanzi. & sepur si accorge dell’error suo, & fa le volte libere senza farvi punta, & vii tantosto mancando quella furia, gli farete carezze, & di voce, & di mano, & di riposo, & dapoi caminando passo passo: & quã an an te fiate egli torna nel suo distordine, & voi similmente tornerete con asprezze a castigarlo, che in tal maniera vi dico certo, che in quel giorno che si cavalcherà, egli totalmente farà fuora di questo difetto, & più presto da quella mano che dall’altra: però dovete determinare et non partirvi dal matino insin’alla sera, et fin tanto che egli sarà vinto, perche sarebbe error grande lasciarlo distonato, quantunque forse in assai meno stpatio di un’hora egli si abbandonerà nelle vostre mani, & volterassi mille volte da ogni banda. talche questo è un degli ordini maggiori di togliere ogni credenza, usando però tutto a tempo, & con i modi come coviene. Alla qual cosa non vipaia che vi sia contradittion di parole, perche il disordine fatto a tempo è il maggiore ordine che si può fare; et non pensate che si [p. 84 modifica]tolga di animo, perche dapoi haverà si gran tema del suo Cavaliero che si potrebbe appresso rimettere al luogo, che vi anderà determinatamente. Ma dovete ben’avvertire quã an an do egli vi risponde a proposito, che nõ on on lo vogliate più a niũ un un modo battere, anzi dovete, quando camina, & quando passaggia, sempre assicurarlo di bacchetta, & da quella banda più dove il castigo fu maggiore, cosi come prima che si giunga chiaramente vi si dirà.

Altro rimedio atto a levar la credenza.Mi par di dirvi un’altro modo poco meno da stimarsi di quel che vi ho detto, & suol mirabilmente giovare, che quando egli prende tema di voltarsi da una mano, o più volentieri da una che dall'altra; voi tantosto che l’haverete molestato che si volti dalla mano onde vien duro, et fugge la volta, per un pezzo dovete cõ on on sentirgli cõ on on furia mirabile alle volte dell’altra mano, alle quali va libero, senza ripelo, & a quel tempo non mancherete mai di castigarlo di voci, & di bacchetta su la testa, & fra le orecchie, & dalla bã an an da dov’egli nõ on on si vuol voltare, et in un stato cõ on on tinuamente lo volterete tanto da quella mano sempre battendolo fin che sarà fastidito, & quasi per ributtarsi, o per vera stã an an chezza cominciera a perdere, & a mancar di lena, tal che essendo stanco alle volte di quella mano voltandolo poi dall’altra, alla qual’egli ripugnava, con gli aiuti però che gli conuengono, se volterà con assai meno fatica, non essendo in quella travagliato, et voltandosi non lo dovete più battere, perch’egli haven en do ricevuti quei castighi con insupportabil fatica, nel tempo che si giravua dalla bã an an da facile a lui, & ricevute carezze, & non percossa di bastone, & di voci, nel tempo delle volte dell’altra parte se troverà talmen en te corretto, che forse nõ on on verrà mai più in quella ostinatione di voltarsi dall’una mano, & non dall’altra. Ma ben en vi avertisco, che solo la pratica, et non la lingua totalmente vi può insegnare con che ten en po bisogna farsi, & quando gli cõ on on verrà quest’ordine, & quando l’altro.

Doversi cavalcar la matina seguente, quando il castigate d’un vitio.Et ordinariamete ogni fiata che havete castigato il Cavallo, cosi di questo, come di qualunque altro vitio, che vi ho detto, et vi dirò appresso, dovete cavalcarlo la matina seguen en te, che per il castigo che hebbe il di avanti andrà migliore, & si troverà più pronto, & ricordevole, & assai sensibile a conoscere la volontà vostra, & in esser totalmente confirmato nella sua virtù.

Ove proceda l’esser restio.Se il Cavallo è restio, il più delle volte procede per colpa del Cavaliero, per una di queste ragioni. Overo il Cavallo è vile, & di poca forza, & essando troppo molestato, si abbandona, & avilisce di sorte, che accorando non vuol caminare avanti. Overo è superbo, & gagliardo, & dandogli fatica, egli, mancandogli un poco di lena, si prevalerà con salti, & con aggropparsi, & con altre malignità, o farà pur questo dal principio che si cavalca, di maniera che se allora conoscerà che il Cavaliero lo teme, prenderà tanto animo, che usando molte ribalderie, si fermerà, contra la volonta sua. Et di queste due specie di restii la peggiore è quella che nasce da vilta, & da poca forza. Ben en che ancora sono alcuni Cavalli non solo di natura gagliardi, ma raminghi, & di [p. 85 modifica]due volontà, che pensano sempre di difendersi, & incorrendo in tal vitio, questi sono pessimi assai più che non sono gli altri.

Quando è restio per viltà, & poca forza.Quando questo vitio nasce da viltà, et da poca forza, se cavalcherete in una strada lunga, & chiuso dalle bande di mura, overamente di alte siepi, & vi porrete in un capo di essa, & di dietro al Cavallo fate che siano alcuni huomini con i bastoni, & alcuni altri con le pietre in mano, & come egli non vuole andare avanti, o di passo, o di trotto, o di galoppo, subito coloro che gli son dietro gli daranno de' bastoni alle garrette, & gambe, tirandogli ancora i medesimi luoghi di pietre, & in un tempo non mancheranno mai di gridare, & minacciarlo con grandi, & terribili voci. Ma voi, che allora gli siete di sopra, starete saldo, senza dir motto, & fin che egli dura in quello, & non va determinatamente avanti, non finiranno mai di gridarlo, & molestarlo con impeto & furia mirabile, al modo che ho detto. Nondimeno come egli farà superato, et anderà via, debbono coloro non solo incontinente, & in un’instante tacere senza altrimen en ti batterlo; ma voi che gli siete adosso, dove tã an an tosto accarezzarlo sopra il collo: et così tra l’andare et venire a dietro caminerete tutta quella strada da otto fiate, & dapoi piacevolmente smonterete, overo passo passo ve ne anderete insino alla casa, & per alcuni giorni, fin tanto che egli sarà totalmente confirmato nella sua sincerità, non userete altro: & ogni fiata che egli ritornerà alla malitia, si potrà correggere come ho detto. Il che è modo ben provato, & infallibile, et cõ on on esso facendosi a tempo, ogni Caval restio si farà libero, & di una volontà.

Et notate che questo medesimo si potrebbe fare non solo in una strada lunga & chiusa dalle bande, ma in una maiese, o campagna grande, & larga: nõ on on dimeno sarebbe maggiore il travaglio di coloro, che sono a piedi, perche il Cavallo fuggendo da qualche traverso andandogli appresso per castigarlo, più facilmente si stancherebbono.

Sono alcuni Cavalli, che non solo non vogliono caminare avanti, ma tutta via quanto più gli molesterete, tanto maggiormente si faranno in dietro. per questi vi dico, che benche il Cavallo cada in tal difetto, non per ciò dovete mã an an care di farlo castigare al modo c’ho detto, crescen en do sempre di bastoni, di pietre, di voci nella sua correttione; anzi pur farebbe a proposito alcuna fiata voltarlo di faccia a quella parte dove per fuggir vi ten en ta, & vi par che egli vada volen en tieri, & iratamen en te cõ on on un galoppo furioso, et stretto, minacciandolo di voci, lo farete andare per ispatio di una carriera, sempre batten en dolo et fra le orecchie, et nella testa; & dapoi lo volterete anco verso la strada, nella qual prese la fantasia, et sforzatelo che camini avã an an ti, allora correggedolo piu di voce, che di bastone: et s’egli camina, tacen en do l’accarezzerete, che al fine egli certo vi si ren en derà, conoscen en do chiaramete che minor fatica si truova caminado avanti cõ on on carezze che star ostinatamen en te fermo, o farsi in dietro, o correre, galoppã an an do cõ on on tã an an ti flagelli.

Ancora quando egli persiste nel suo mal pen en siero, & nõ on on vuol caminare, [p. 86 modifica]potreste voltarlo di meza volta, et dapoi tã an an tosto tirandogli la briglia il starete fare indietro poco più o meno di dieci passi con quanta furia si può, & appresso il volterete girandogli la testa in quella parte dove era prima, nella quale egli non volea farsi avanti, & di subito lo richiederete che camini, che in tal modo il piu delle volte si suole aviare.

Et accioche con maggior facilità egli sia totalmen en te corretto dalla sua malitia, oltre a questi ordini, se gli potrebbono anco legar al tronco della coda una corda, rivolgendola in quel tronco, come si fa con la zagarella quando si cavalca: & fate che avanzi da sei passa, calata in terra, & dapoi cavalcherete sopra di essa per la medesima strada, & richiedetelo che vada avanti, o di passa, o di trotto, o di galoppo, in quella specie dove egli suol pigliare la pugna, & non solo non vodendo aviarsi, ma facendosi in dietro, subito un huomo a piede prenda quella corda pendente, & lo tiri pure in dietro verso di lui, tal che egli, per il timor che tiene di farsi tirare, anderà via, facendo forza di scampare, & caminare avanti: & in quel tempo colui che tiene la corda in mano presto la lasci, & tanto maggiormen en te anderà, sentendosi quello strascino di fune appresso, et ogni fiata che egli prende pugna di non voler caminare, colui che gli sarà appresso piglierà quella corda tirandolo verso di se, & similmente a tempo, com’egli camina, la lascierà. & a maggior cautela, oltre di ciò, lo farete sempre molestare di bastone, di pietre, di voci, con l’ordine che vi ho detto dinanzi.

Perche al tirare che si fa della corda facilmente si potrebbe disciogliere dal tronco, & venirsene, massimamente non havendo cognitione di far l’ultimo nodo con i peli della fune, il che non si può dire, perche bisognerebbe con gli occhi vedersi; per tanto non sapendosi far quel nodo, mi è paruto dirvi, che non solo si deve legar al trõ on on co, ma si legherà il capo disopra della detta corda nella fibbia della sella, dove si pone la groppiera: che in questa maniera starà ferma, & per molto che si tiri non si discioglierà dalla coda, & liberamente si farà l’effetto.

Quã an an do è restio per Sua gagliardezza per colpa di Cavaliero.Quando conoscerete che egli sia restio, solo per la sua gagliardezza, & per colpa del Cavaliero che vi fu vile, allora voi sopra di essa anderete in una campagna che sia maiese, et in quel tempo, che dandogli la sua lettione, egli prende pugna di non volersi aviare, o nel passo, o nel trotto, o nel galoppo, subito ch’egli si ferma, o con calci, o senza calci, o pensa di fermarsi, così come nella regola che vi dissi avanti dovete tacere, senza che da voi si batta, ora per cõ on on trario dovete gridarlo con terribil voce, & in quell’instante gli darete di bastone in su la testa, & sifra le orecchie, & fra le braccia dinanzi: et benche egli forse dimostrerà di saltare, o di ponersi da traverso, overamente farà vista di piantarsi, o colcarsi, in quel ten en po, quanto più abonda in queste, et in altre malignità, tanto maggiormente voi dovete radoppiar le voci orrende, & le bastonate; & a sua maggior fatica dargli a tempo colericamente i torni dall’una o l’altra parte, over da quella dalla quale egli stesso più vi sforza: tal che al fine come si accorgerà [p. 87 modifica]che non vi può offendere, ne superare, ne co i pensieri, ne con gli effetti, talmente vi si farà suggetto, che caminerà in quella guisa che volete senza vitio, & se maneggierà. & eguale all’altra regola dovete subito che egli si renderà vinto, accarezzarlo & di voce, & di mano sopra il collo, & poco più o meno di dieci volte ivi pure il passaggierete di trotto, & appresso di galoppo, & all’ultimo passo; & come ritorna nella sua mala & ostinata uvolontà, & voi similmente ritornerete sempre a castigarlo.

Benche il Cavallo sia restio per la cagione che hora ho detto, nondimeno si potrebbe anco tal vitio togliere coll’ordine di prima, il quale accade quando egli è vile, & di poca forza: così come pur quando è vile & di poca forza si potrebbe correggere col castigo solo del Cavaliero, quantunque gli sia quello, che vi ragionai dinanzi, più naturale.

Avvertite che come il Cavallo riconosce le gran botte nella testa, & fra le orecchie, dapoi basterà solo castigarsi di voci asprissime, et cõ on on mirabil ten en to quelle mancare, & crescere, secõ on on do che manca & cresce la sua perfidiai: et tã an an to più quando vi accorgete, per qualità del pelo, & de’suoi segni, che egli sia naturalmen en te ramingo, & di due cuori: & sappiate che contra di lui non fu, ne è, ne sarà mai maggior castigo, & di maggior terrore, più che la voce dell’huomo; et è di tal maniera, et di tanta virtu, che non lo confonde, ne lo distona, ne lo toglie da se, ne lo avilisce, ne lo pone in fuga, ne lo accora, ne lo dispera, come assai volte sogliono fare le bastonate, le quali ben en che fanno effetto grande, et da quelle nascano virtu infinite, pur è necessario che si usino a ten en po, et appresso è di bisogno cõ on on le carezze, et co i modi fargli conoscere che l’error suo fu causa del suo castigo.

In una grã an an de necessità, solo quã an an do il Cavaliero nõ on on tiene dottrina, ne ten en po, ne misura in vincere il Cavallo, & in fargli accorgere dell’error iuo, piglierete un gatto, quanto più feroce si può havere, et leghisi alla supina nella cima di un’asta, grossa a modo di picca, & lunga da sedici palmi, et si vuol’avvertire legarsi di maniera, che le branche & la testa sieno disciolte, & come il Cavallo prende pugna di non voler caminare avanti, si prenderà da un’huomo a piede quell’asta, & tantosto con essa se gli ponerà il gatto ora fra le gã an an be, & ora ne i garretti, & fra le cosce, & fra i testicoli fspesso, & nella groppa. Et così egli, come gli altri che gli sono attorno, a quel tempo lo vogliano minacciar con voci. La onde sarà costretto abbandonarsi ad andare come volete. et allora il Cavaliero che gli è di sopra vuol tacere, & atten en der solo ad accarezzarlo quã an an do va bene.

Pur suole a Caval restio molto giovare tener con la man destra un chiodo, & a quel tempo ch’egli non vuol caminare avanti, con quello pungerlo, con quã an an ta forza si può, da dietro, vicino alla fibbia che sostiene la groppiera, & per qualunque cosa mala ch’egli facesse, o di salti, o di calci, non se gli toglierà mai di dosso quel chiodo tenendolo fermo sopra di lui, che continuamente gli punga fin che lascia le sue malignità, & si renda caminã an an do avanti. però di subito che [p. 88 modifica]sara vinto, non solo non si vuol più pungere, ma con la detta mano si accarezzera nel collo; & dapoi se pur alcuna fiata si ricordasse di ritornare al vitio suo, tantosto che a quella ora si toccasse dietro solo con la mano aperta, senza che altrimenti si punga, egli si ricorderà dell’error suo, & correggendosi caminerà del modo, che sara richiesto dal suo Cavaliero.

Come sara superato, & è gia libero dal sul cattivo proposito, et va sinceramente, si potrebbe ponere agli ordini, su’l passo, & su’l trotto, & su’l galoppo, & a repoloni, & a i torni & non solo mostrargli qual’è il modo di sapersi collocare & incavallar le braccia, & far la ciambetta nel maneggio, ma tutte le altre virtù, così come ho detto, & si dirà.

Messer Vicenzo Respino di Napoli mi disse, cbe egli hebbe nella cavallerizza del Re un Cavallo di molti anni restio, & che un giorno gli fece legare destro la coda per un piede uno animaletto, che si chiama Riccio spinoso, il quale incominciando a stridere, il Cavallo ne prese si gran terrore, che determinatamente con molta velocità si fece avanti al correre: tal che dapoi divenne si pronto al corso, che appresso fu necessario travagliarsi molto in aggiustarlo di bocca, che non tirasse via.

Et benche allora tal rimedio fusse a tempo, che cõ on on veniva a quella malignità nondimeno dico, che sarebbe disordine continuamente servirsene: perche il più delle volte farebbe il Cavallo stordire, o disperare, & non sempre intenderebbe quel che volete: così come ancora sarebbe legargli al sottocoda della groppiera un cagnuolo, o qualche altro animal mordente, & di gran voce, che penda da due palmi, et appresso legandolo con un’altra cordella, la qual si passi dapoi sulle coscie del Cavallo, & quella pigliã an an do il Cavaliero con la man destra, tirando, & len en tando il molesta di sotto: overo in cambio dell’animale legargli da dietro alla simil maniera un ferro lungo da un palmo, & mezo, & largo poco più o meno di tre dita, tutto pieno di punte a guisa di spine, et non volendo il Cavallo caminare, pur se gli tira a quel modo la cordell: vi risolvo, che tutte sono cose di poco momento. però seguite gli ordini detti dinanzi con ogni studio, perche solo con essi il vitio di restio liberamente si toglie. Ma non vi niego, che non convenga a Cavaliero haver notitia di questi, & di altri castighi, quantunque minimi sieno, et di quanto si può fare in correggere ogni difetto: de’ quali benche ve me potrei parlare infinitamente, perche non sono da cavarne frutto, & si ancora perche perderei il tempo, dovendovi ragionare degli altri effetti di più sostanza, mi è parauto tacendo convenientemente lasciarlo.

Quando, cavalcandosi, gittasi in terra.Ma se vi capiterà nelle mani alcun Cavallo, che cavalcandosi, caminato che havera un poco, o quã an an do si ferma, o in qualunque tempo si sia, se butta in terra; voi farete che un’huomo a piede, che sia bene esperto, se gli fermi all’incõ on on tro, dove delibererete che egli vada a tenersi, o dove sapete che si suol colcare: & tantosto come il Cavallo comincia ad avicinarsegli, colui minacciadolo di bastone

con [p. 89 modifica]con gridi altissimi, ora mancando, & ora crescendo di voce, a tempo a tempo, secondo che si accorgerà, che gli cresce piu, & meno la fantasia di colcarsi, cõ on on gesti orrendi lo mirerà sempre nel viso, accioche se gli faccia soggetto; perche all’ultimo ne haverà si gran paura, che si toglierà da quel pensiero di calarsi giu; & mirando egli ancora con infinito timore agli occhi di colui, stara saldo, & solo intento alla volontà del Cavaliero che gli è di sopra, il quale allora fin che se gli fara questo, bisognerà tacere, senza far motivo alcuno: & dapoi lo farete trottare a i torni, & in essi ponendo alcuni huomini che facciano pure il simile, egli si troverà corretto. & se pur si pone in terra, ivi forzatamente per un spatio lo farete tenere al suo dispetto, crudelmente castigandolo & di voci, & di gran botte fra le orecchie, & nella testa, et dovunque si può, ma se non si corregge, la colpa sarà del Cavaliero, che gli sta all’incontro, & de gli altri che gli sono a cerchio nei torni, che non haveranno a niun motivo della lor persona ne ten en po, ne modo terribile a correggere. Et questi tali potrebbono usare un baston lũ un un go da dieci palmi, & nel capo di essa legare un fascio acceso di paglia, et stoppa, & subito che il Cavallo si colcherà, o fara vista di colcarsi, gli poneranno quello di sotto la bocca, perche havra non solo spavento della fiamma che si vede inã an an zi agli occhi, ma del fumo che gli entra nelle narici, & del fuoco che gli cuoce il mostaccio, et la testa. Questo castigo pur si potrebbe far da dietro ad un Cavallo restio, ora alle gã an an be, ora ai garretti, & ora disotto sia le coscie, & a i testicoli, ten en tatamete quã an an to gli basta in dargli terrore, et nõ on on lo offenda. Ancora quã an an do il Cavallo si colca, potrebbe andargli da ogni lato a paro a lui una persona col suo sguizzatoro nelle mani pieno di acqua, & al tempo che egli si colca, o pen en sa, o fa motivo di volersi colcare, tã an an tosto gli scaricherano quell’acqua ne gli occhi; il che pur giova nella creden en za, però facen en dosi all’occhio della parte cõ on on traria di essa: et così totalmete in ciascũ un un di questi modi, rare volte sara che nõ on on se gli tolga il suo vil costume da ogni cavalcatore, ben en che fosse di poco valere: dichiarã an an dovi che un Cavaliero di buona disciplina nõ on on si prevalerà mai di queste cose, perche stfara l’effetto sen en za di essa cõ on on la sua propria virtu, et in diverse maniere.

Quã an an do si corca al varcar d’un’acqua.Ancora ho da dire, che sono molti Cavalli, che liberamente caminano, et nõ on on sono restij, ne anco si buttano in terra, nondimeno al passar dell’acqua, quantunque sia grande il fiume, non solo non vogliono andare, ma si lasciano cadere, & in essa si colcano: & non è dubio che nascano sotto il segno di Leone, il qual segno ha il dominio del fuoco; però non tutti quelli che sono produtti sotto questo influsso hanno tal difetto. & taccia chi dice, che si conosca nel collo al segno del remolino: perche non è vero: ne meno si può conoscere certo al mutar de i denti, ma solo a quel che si uede quando si butta nell’acqua. In tal vitio non è rimedio maggior di questi che ora dirò. Farete cavalcarlo da un servitlore, et vadano da tre huomini appresso, & fate che egli entri nel fiume, & come si colca, tã an an to colui che sta di silpra, come tutti gli altri che gli vengono appresso, [p. 90 modifica]tantosto gli siano addosso, & per vera & viva forza gli pongano la testa sotto di quello, che l’acqua gli vada den en tro le orecchie, & non lo facciano alzare per cosa niuna. anzi oltre di ciò si vuole in quell'acqua battere di bastone, & in quel medesimo tempo tutti debbiano terribilmente gridarlo: et se egli fa forza di alzarsi, coloro similmente faranno forza a mal suo grado di tenergli la testa dentro di essa. & dapoi che fara per lungo stato travagliato in quel modo, & voi al tempo che spira, & sorge la testa attuffata nell'acqua, il farete sopra di essa tra le orecchie pur battere, & con impeto grande attuffargli un’altra fiata il capo nell’acqua, & come egli totalmen en te si alza, & volete che vada fuora quegli subito lo accõ om om pagneranno di bastone, & di voci, fin che sarà uscito. & come sara di fuora, nõ on on si vuol più battere, percioche altrimenti farebbe disordine.

Dapoi nel suguen en te giorno lo farete cavalcare un’altra fiata, & vada nel medesimo fiume, & in quel tempo che entrerà in esso, se colui che gli sta di sopra si accorge che pur sta motivo di fermarsi, & di abbassarsi nell’acqua, o tal volta prima che si accorga di questo, tantosto, senza dargli tempo di pensare, lo tocchi di sproni, & lo batta di bastone su'l capo, & fra le orecchie, et al fianco, terribilmente minacciandolo di voce, che in tal modo sarà interrotto il suo pensiero, & passterà sicuro, et forse che non bisognerebbe usarsegli quel castigo dinanzi, che con questo solo si correggerà.

Ancora si potrebbe da questo vitio pur togliere, ponendogli un cappio scorridore alla borsa de' suoi testicoli, & fra le coscie di dietro facendone uscire il capo della corda, & colui che allora gli è di sopra, pigliã an an do quel capo cõ on on la mã an an destra entrerà nel fiume, & come egli si accorgerà che il Cavallo pen en sa di volersi colcare, di subito tirerà quella corda, in un medesimo ten en po minacciandolo di voci, & battendolo forte di sproni; & se per tal castigo egli si fa avanti, in quello instante si debbe allentare, che essando scorridore il cappio si allargherà, senza dargli più fastidio. & quante fiate ritorna nel suo pensiero maligno, colui ritornerà sempre a castigarlo in tutti quã an an ti i modi come ho detto. Et se nõ on on ostante questo castigo si colcasse, se gli fara della maniera che vi dissi attuffar la testa di sotto, che l'acqua pur gli entri nell’orecchie, & fin che sta colcato si tirerà la corda, accioche per quella doglia facilmente si emendi dell’error suo.

Non mi è paruto tacere, che gli antichi a qual si voglia specie di Cavallo restio similmente usavano il cappio scorridore. Nondimeno a me pare mal fatto usar cosa, quando il Cavallo persevera nell'error suo, che non solo possa fallire, ma crudelmente offendere la sanità. il che non faranno gli ordini ch’io vi ho largamente detti: che tutta volta che in essi perseverando si userà quel tempo, che allor conviene, lo effetto senza dubbio, & senza disastro succederà certo. & questo cappio si vuole usar solo in uno estremo bisogno di un Cavallo perfido et invecchiato a fermarsi, & a colcarsi nell’acqua.

Ora vi dirò il contrario del vitio di restio, che sara quando il Cavallo tira, [p. 91 modifica] Per qual cagione il cavallo tiri, e vada via di bocca.& va via: il che procede nõ on on solo per esser di mala bocca, ma per la creanza che gli diede il suo Cavaliero, la quale fu senza ragione, & ordine; che essendo egli di troppo senso, et vivacità, overamete cõ on on le parti dure della bocca, come vi feci chiaro avã an an ti, nõ on on sapen en dolo vincere, ne soggiogare, ne farlo accorgere della volõ on on tà sua, ne quando egli si ha da fermare, et parare, ponedosi in su la mano nõ on on si fermerà, et se pure si ferma, fara un disordinato, et mal tenere. Il qual vitio si corregge nõ on on solo cõ on on la briglia, ma col timore del vostro castigo, si come inten en derete.

Occorren en dovi nelle mani un Cavallo si male avezzo,lo comincierete a cavalcare con maggiore attentione che se fosse polledro. Et primieramente vi bisogna in una strada lunga, & chiusa da i lati insegnargli che si fermi sopra il passo, & appresso sopra il trotto, & poi sopra il galoppo, & sempre che si fermi nel fin del passa, o del trotto, o del galoppo, gli farete far le posate; & avanti vi ho ben detto il modo, con gli aiuti, & castighi, come se gli hanno da dare. Ma perche egli ha presa quella natura, & libertà maligna di andarsene, non lo dovete per molti, & molti giorni correre: anzi ogni fiata, che egli al fin del galoppo ha fatte le posate, vi sarà un’huomo all’incontro con una bacchetta over bastone in mano, & in quell’instante leggiermete batten en dolo nelle braccia, et rade volte nel mostaccio, il fara fare indietro poco più o meno di cinque palmi, tal che come egli conoscerà il voler vostro, subito che sara fermato, & si vederà quello che tiene il bastone avante, & ancora sentendosi da voi tirar un poco la briglia, da se stesso senza falrsi battere si fara indietro. dapoi che egli sara ben fermo, & facile al parare, & sicuro al ritirarsi, anderete al medesimo luogo, et senza toccarlo di sproni, o di bacchetta, & senza dir moto, & senza troppo sforzarlo, gli darete piacevolmente la carriera: & come siete vicino a quella parte, dove si suol fermare al galoppo, & voi lo aiuterete di voce al parare, & in un ten en po colui, che gli stara all’incotro, ancora a cautela maggiore aiutadolo di voce lo minaccierà col bastone. ei se pur si accorge che egli voglia passare avanti, et tirar via, gli dara con esso una gran botta nel mostaccia, la qual botta, usando bene a ten en po l’ordine che ora vi ho detto, son certo che nõ on on gli bisognerà, perch’egli in udir da voi quella parola che si suol dire al far delle posate, & in sentirsi tirar la briglia, & in vedersi colui col bastone inã an an zi, facilmen en te da se stesso si fermerà, & fermato che egli sarà, lo accarezzerete un pezzo, & parimen en te come feste al fin del trotto, o del galoppo, lo farete far indietro, et poscia tra lo andar et venire passeggierete da sei volte per la carriera, fermandovi sempre in quel medesimo luogo dove solete parare. Et per alcuni giorni non bisognerà più correre, ma userete l’ordine del passo del trotto, & del galoppo, pur a quel modo di prima. & avvertite che vi sia sempre all’incontro colui col bastone in mano, il quale ancora senza il bastone potrebbe tenere alquante pietre, et tirargliele a ten en po nel mostaccio, overo nelle braccia: ma allora bisognerebbe maggior ten en to alla mano, che tira la pietra; il che di raro accade haversi: & perciò [p. 92 modifica]al mio parere il tirar di pietre no nsi farebbe mai. Et se gli ponessero avã an an ti uno o due huomini con quei fasci accesi di paglia legati alle punte de i bastoni, come di sopra vi ragionai al vitio del Cavallo che si butta in terra, gli farebbe correggimento grande in farlo di subito parare; quantunque vi assicuro, che solo con la briglia che egli porta, senza questi fasci, con le altre correttioni che vi ho dette, et che sono più da lodare, facilmente si tenerà; & ancora questi simili bastoni accesi, ponendogli alla bã an an da contraria della creden en za, il farã an an no voltar tosto. Della qual credenza ben che io ne habbia lungamen en te parlato, perche ora mi occorre, mi è paruto dirne questo, ma non che di ciò vogliate prevalervi.

Mirate bene quanto giova il castigo, et maggiormente essendo terribile, che assai fiate si è visto alcun Cavaliero, che casualmente correndo il Cavallo di pessima bocca per una distesa campagna, mosso da ira, volendo forse amazzarlo per quella malignità sua, l’ha tanto corso di lungo, battendolo sempre di sproni & di bacchettate le orecchie, & in ogni luogo dove si può, & sollicitandolo di voci asprissame, che non potendo più durare, mancando di lena, è venuto all'ultimo quasi da se a fermarsi: tal che il giorno dapoi, correndolo nella carriera giusta, nel fine tirandogli un poco la briglia, si è facilmente fermato. Però avvertite che non voglio che questo si usi: perche oltre che si suol dissivare, onde nasce il pericolo grande della vita sua, non sempre suol riuscire: che ad alcun rado Cavallo di mala fantasta bisogna con maggiore arte far conoscere la cagione vera del suo castigo. et l’ho detto, accioche siate ben'esperto dell’intelligenza sua, & come se truova pronto agli ordini buoni, ogni fiata che a tempo si corregge dall’huomo. Ma ben questo accaderebbe molto, quando egli forzandovi si ponesse in fuga, & insu la mano.

Regola general nel parare.Anzi è da notarsi questa regola generale, che fin a tanto che egli non saprà ben tenersi, & parare al passo, & al trotto, non se gli vuol dare il galoppo; & dapoi fin che non saprà tenersi, & parare al galoppo, non si vuol mai correre.

Quando nõ on on volete, che al parar faccia le posate.Et se volete che egli non faccia le posate, vi basterà solo al fin del passo, o del trotto, o del galoppo, come egli sara fermato, tirandogli la briglia, & col timor di colui che gli sta col baston all’incontro farlo fare alcuni passi indietro: et col simile ordine c’ho detto, si potrebbe appresso seguire; nondimeno quando farà le posate, sarà il camino da tenersi più sicuro & certo.

Ma se'l volete con piu facilita correggere di quel difetto, oltre a questi ordini, gli ponerete una briglia conveniente alla qualita della bocca sua, cosi come avanti ve l’ho segnalate.

Quã an an do sarà invecchiato all’andarsene via.Or benche il Cavallo fosse di qual si voglia pessima natura, et invecchiato a quel mal’uso di andarsene via, fecilmente sarà vinto tutta volta che voi userete l’ordine del modo che vi ho detto, & di più gli ponerete la cordella setto le gen en giue, & legata agli occhi della briglia, come diffusamente vi dissi avanti. [p. 93 modifica]Quã an an tunque solo quella, il più delle volte fara l’effetto con ogni semplice morfo. ma dapoi che sarà con essa ben castigato della bocca, non gli bisognerà ne questo, ne altro soccorso, perche solo con la briglia sempre si tenerà.

Non doversi lasciare i torni, & alleggerirlo con le posate sopra il pendino.Nondimeno avvertite, che per mantener giusto, & con buona lena il Cavallo tanto a quel che ho detto, come ancora a quel che dirò appresso, non dovete mai lasciare i nostri torni, & dapoi sopra il pendino alleggerirlo, & fare le vostre posate.

Il castigo di bastone nõ on on fa il caval timido.Ma perche da molti, che solo giudicano secondo quel che mirano da prima faccia, & non fondano le ragioni dove convengono, si potrebbe dire, che il castigo del bastone fa il Cavallo timido, & gli toglie l’ardire; per tanto mi pare di dichiararvi, che questa opinione è falsa: perche quando incontinente che egli fa il disordine, si corregge, dapoi che sara corretto dell’error suo, chiaramente conoscerà, che quella malignità sua ne fu cagione . & questo si fa chiaro per l'esperienza che egli stesso continuamente vi dimostra, perche come sara, mediante il castigo, emendato, egli mai più non ritornerà a quel vitio, ne di muover la testa, ne di credenza, ne di restio, ne di andarsene di bocca, ne di buttarsi da una banda, ne in altre fantasie. Nondimeno quando se gli dà di bastone, o di bacchetta, senzo che commetta qualche errore, allora si troverà confuso, ne si potra risolvere, & non sapra mai pensar la cagione, che vi conduce a quell’atto, tal che poi sempre che vede il bastone, o la bacchetta, egli ne prenderà spavento: che nlon si può far peggio che battere il Cavallo, & massimamente nella testa, quando egli vi risponde, & va bene. per questo tante volte ho detto, & dirò sempre, che bisogna dal Cavaliero usarsi il castigo, & ancora il soccorso, l'aiuto, a tempo, & a misura. Et perche mi si potrebbe dire, che pare impossabile che il Cavallo habbia tal discorso; a questo rispondo, che essando creato da Dio per servire, & conformarsi con la volontà dell'huomo, non è maraviglia che egli in parte sia quasi conforme all’intelletto nostro. & qual certezza se ne vuol maggiore di quella che ogni dì ne veggiamo, non solo dell’intelligenza, & dell’ubidir a tempo, che egli dimostra nell’operarsi, ma in quella prontezza, che si vede nel suo animo? Or qual’animale si truova sicuro, & intrepido, eguale all'huomo, piu che questo, che lo veggiamo correre con tanta velocità dentro gli eserciti, & da quegli entra, & esce, et non teme ne arme, ne spade, ne lancie, ne tã an an ta varietà di voci, di romori, di bombarde, ne acqua, ne fuoco, ne ferro; et benche sia mortalmente ferito, egli non si rimuove dal suo camino, onde aparo al suo Cavaliero persiste infino al fine. Nõ on on dimeno a maggior cautela mi pare di ricordarvi, che questi castighi di bastone, & di bacchetta, quando si farã an an no da un’huomo a piede, si vogliono far solo in una estrema necessità, quando il Cavallo è invecchiato a non volersi voltare, over è uso grã an an tempo a tirar via di bocca. & la ragione è questa, perche son rari coloro, che all’incontro del Cavallo sappiano a tempo dargli il castigo, solo come


[p. 94 modifica]gli accade, & quanto gli conviene. Bisogna dunque allora che il Cavallo è disanimato dal suo cavaliero, o da colui che gli stara all’incontro, per il castigo che hebbe di bastone fuora di tem em po, o senza che habbia mai fallito, con l’arte fargli conoscere, che la voluntà vostra è, che non tema ne bastone, ne spada, ne cosa veruna: che in tal maniera tantosto ritornerà ad unirsi con voi, & al suo naturale. & se pure egli fosse o per natura, o per altro acciden en te vile, parimente gli gioverà molto in dargli animo. & quale sara il modo che dovete usare, oltre che poi vi farò note alcune virtu che se gli hanno da mostrare, donandovi ancora altri avisi, brievemente hora il dirò in questo quarto, & ultimo libro.