Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/438

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432 nota

abbondanza «soltanto» (pur) le piú belle, che darne in maggior quantitá». La trascuraggine di C, se di questo è il caso di parlare, sarebbe stata indotta dal vicino piú.

In gran numero di parole s’osservano omissioni di lettere, o lettere ripetute, o spostamenti. Non so se meritino un cenno i «chari rai» V 5, 5, che ad ogni modo si ricordano perché un Ed., il Lisio, accetta questa lezione di C, e la considera correzione da «chiari rai» AB: mentre per tutti gli altri, con miglior giudizio, si tratta semplicemente d’una svista dello stampatore.

Fonte d’errore certo sono state le minute correzioni interlineari e marginali di cui doveva esser fitto l’esemplare mandato in stamperia. Certi grossi ed evidenti svarioni, come nel verso: Di cui giá il mio cugino Malagigi (: -ino) XLIII 55, 2, furono giá corretti nel Cinquecento, e non occorre spendere parole. Piuttosto meritano ricordo quelle inesattezze sotto le quali è lecito ravvisare buone lezioni definitive, degne d’entrare nel testo. Certo prigioneira XXXVI 20, 8 (che in AB era prigionera) sará da correggere prigioniera (benché non manchino ess. di prigionero -a ABC XXX 39, 7, II 65, 8), poiché altrove abbiamo questa correzione:

prigionera AB          prigioniera C XIV 52, 7,

che appunto spiega l’i fuor di posto1.

È uno sproposito copruono XIV 83, 3 (cui corrisponde coprono AB); che se pure nella seconda ediz. compare truovate IV 55, 5, ritruovaro XII (XIV C) 64, 2, sempre son corretti nella terza, né in alcuna si trova es. di dittongo in penultima di sdrucciolo. Deve trattarsi di questo. Sovente il Poeta corregge copra, scopre ecc. di AB, in cuopra, scuopre ecc. (cfr. VI 71, 3, X 46, 2, XIV 99, 8, XVIII 88, 2 ecc.); ed è pertanto probabile che il piccolo u aggiunto a coprono sia stato mal collocato dallo stampatore.

Son correzioni fuor di posto. Altre son da considerare come correzioni incompiute. Ricordo ciaschadun XLI 29, 7, ove l’insolita forma ortografica fa pensare che ciascadun di AB, ritoccato dall’Autore per farne un ciaschedun, non sia stato inteso a dovere. L’Ariosto non avrebbe mai corretto ciascadun in ciaschadun; di norma s’osserva proprio l’opposto: chara AB cara C XLIII 30, 4, charatteri AB caratteri C IV 38, 2, frescha AB fresca C VII 22, 7 ecc.

  1. Nell’ediz. di AB fatta dall’Ermini, sia in II 65, 8 che in XII (XIV C) 52, 7 è stampato per errore prigioniera.