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Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/176

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L

Ladri: de gli scritti altrui, di tre maniere|||
Letterati: son pochi; colpa de’ Grandi, che non li curano|||
Lettere: non esser necessarie ad un ricco, opinione d’alcuni|||
Non perciò che altri mal’usa d’esse, sono condannevoli|||
Lezione di libri cattivi: di rado avviene che non imbratti qualche poco|||
Libri: affatto cattivi, non si deono leggere con isperanza di poc’utile e pericolo di molto danno|||
Libri che hanno cose buone e male, deono leggersi con circospezione|||
Libri, che non han di bello altro che la facciata|||
Libri conservano la vita de’ loro Autori già morti|||
Libri si stimano non perchè sien grandi, ma buoni|||
Libri soli durano, mentre mancano tutte l’altre cose|||
Libri; per esservene de’ cattivi, non si deono distrugger tutti, ma correggere|||

M

Maldicenti: descritti, e condannati|||
Moderni: maestri di temerarie novità, condannati|||
Modestia, che usar si dee nello scrivere contro altrui|||
Modestia, con che si dee difendere sua ragione|||
Musa: meglio è mutola, che disonesta|||

N

Natura e genio proprio: deono secondarsi, non isforzarsi da chi studia|||
Negozj degli oziosi nelle citta|||
Nuove cose doversi cercare a pro de’ posteri|||

O

Ordine: parte principale d’un componimento|||
Ore della mattina: ottime per lo studio|||
Oscurità degl’ingegni: di due maniere; affettata|||
E naturale|||

P

Pallidezza: creduta segno d’uomo ingegnoso|||
Paolo Emilio: non men’ingenoso in imbandire una tavola, che forte in vincere una campagna|||