Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1938 – BEIC 1778417.djvu/323

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coi fratelli Ponzio e altri detenuti, per cui è implicato in un processo secondario, che si chiude nel marzo 1604, ed esce in libertá (essendo stato giá assolto per la congiura). Nel 1606 è nuovamente arrestato e giustiziato, per omicidio (pp. 266; 290).
 Forse è lui il Gilardo, di cui il Campanella parla a p. 120, madr. 5, con allusione alla sua liberazione immeritata.

Gagliato, v. Morano.

Garraffi. Forma dialettale per indicare la famiglia dei Carafa (v. q. n.).

Gentile (Francesco). Giovane genovese, «forse uno della famiglia de’ Gentili che tenevano banco in Napoli... per conto del quale fra Pietro Ponzio raccoglieva le poesie del Campanella nel libretto, che gli fu trovato dagli ufficiali» (Am. T. C., II, pp. 293-4); e per conto del quale il Campanella scriveva poesie ad una parente di lui, Giulia, ad una Flerida, ad una Maria (pp. 237; 241-8; 264-265; 267; 279; 289-91).

Gentile (Giovanni) (pp. 259; 282-4; 295-7; 299; 301; 303).

Gentile (Giulia), parente di Francesco Gentile (v. q. n.) (p. 237, n. 4).

Gesuiti. Nel Ms. Ponzio il titolo del n. 45 (p. 96) è: Contro i G... [esuiti]. Cfr. Am. Cod., pp. 126, 133.

Gilardo, v. Gagliardo.

«Gran reina d’undicimila». S. Orsola, che si disse martirizzata con undicimila vergini (p. 226, n. 13).

«Gran semblea» (la). La grande assemblea, nel senso di scuola, accademia, ma allargato a tutta la concezione di una nuova societá, come concepita nella Cittá del sole, e adombrata nei vv. 43-4 della elegia Al sole (p. 137» madr. 8 e cfr. eleg. cit., p. 191).


Herder (S. Gott.). Riesumatore e traduttore delle poesie del Campanella (pp. 273-4; 276).

Hydruntinus (abbas). Un veggente e astrologo d’Otranto contemporaneo del Campanella (p. 204, nota 22).


Imbriani (Vittorio) (p. 276).


Kvacala (J.) (pp. 281; 283). «La gran donna, ch’a Cesare...». Rievocazione della immagine dell’Italia in Lucano, Phars., I, 185 sgg. (p. 89, n. 37).


Lauriana, v. Silvestro (fra).

Lavello (marchese di), v. Del Tufo.

Leibniz (G. Wil.). Uno dei rinnovatori della fama del Campanella (p. 273).

Lemos (don Ferrante Ruiz de Castro conte di). Viceré di Napoli dal 16 luglio 1599, morto il 1601. A lui si allude a p. 219, n. 1 («il conte»).

Leoni (L.) (p. 276).

«Lo stuol traditoresco», cioè G. B. Cortese da Pizzoni (v. q. n., p. 230, n. 22).

Luigi XIII, re di Francia (pagine 196 sgg., passim).

Luigi XIV, neonato delfino di Francia (pp. 196 sgg., passim; 280-1; 302).


Maccabeo (santo). Allusione ad Eleazaro, su cui v. Maccab., II, vi, 18 sgg. (p. 107, n. 62).

Magnati (Troiano). Figlio di Ippolita Cavaniglia (v. q. n.), ufficiale della guardia di palazzo del Viceré (p. 231, n. 24).

«Marrani e giudei». Allusione allo Xarava (v. q. n.).

Mendoza (don Alonso di - e di Alarcon, marchese della Valle e di Rende). Di nobilissima famiglia spagnuola; castellano del Castel nuovo di Napoli al tempo della prigionia del Campanella.