Dizionario mitologico ad uso di giovanetti/Mitologia/P

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Pace, divinità allegorica, figlia di Giare e di Temi, Viene rappresentala in aria placida, tenendo il corno dell abbondanza in una mano, e nell'altra un ramo di ulivo, ed alle volte un caduceo, una torcia rivolta sossopra e delie spighe di grano, e Pluto ancor pargoletto. In una medaglia di Augusto osservasi la Pace con un ramo di ulivo in una mano, e nell'altra una torcia accesa, con la quale appicca il fuoco ad un trofeo di armi. Fig. 58

Pafo città dell'isola di Cipro, consagrata a Venere. Il tempio dedicato a questa dea era della più dignitosa magnificenza. I sacerdoti di questo tempio non immolavano vittime; il sangue non iscorreva sopra i suoi altari; non vi si ardeva che dell' incenso e la dea non vi respirava che l'odor de' profumi » Ella vi era rappresentata sopra un carro condotto dagli Amori, e tirato da cigni e da colombe. Lo splendore dell'oro e dell'azzurro che brillavano da tutte le parti del tempio, cedeva alla perfezione dell'arte. I capi d'opera de' migliori artefici adornavano questo magnifico tempio.

Palamede, figlio di Nauplio, re della isola di Eubea e pronipote di Belo. Egli fu che scoprì la finzione di Ulisse, il quale contraffaceva l'insensato per non andare alla guerra di Troja. Prese Telemaco ancor pargoletto, e lo pose innanzi al vomere dell' aratro che lo stesso Ulisse conduceva; ma questi in vederlo subito accorse, e lo sottrasse dal pericolo. Scoperta in tal [p. 220 modifica]la furberìa di Ulisse, fa egli costretto seguir Palamede; ma allorchè questi due guerrieri erano nell'assedio dì Troja, Ulisse, per vendicarsi, nascose nella tenda di Palamede una somma considerevole di denaro, contraffacendo una lettera di Priamo, come se lo ringraziasse di aver tramato a favor de' Trojani, indicando la somma che gli aveva spedito. Essendosi fatta frugare la tenda di Palamede, vi fu trovata la somma del denaro, e fu quindi condannato ad esser lapidato. Ceedesi. che Palamede fosse inventore di molte lettere dell'alfabeto, de' pesi, delle misure, dell' arfe di schierare un baattaglione, di regolare il corso dell'anno, distribuendone i mesi. Credesi che avesse inventato il giuoco de' scacchi, qello de' dadi e alcuni altri. Dope la sua morte fu onorato come un dio.

Pale, dea de' pastori, delle greggi e de' pascoli. Celebravansi in suo onore grandi festività nelle campagne.

Palici, fratelli gemelli, i quali furono collocati nel rango degli dei. Eranp figli di Giove e di Talia, figlia di Vulcano. Questa ninfa temendo lo sdegno di Giunone, pregò Giove di nasconderla nelle viscere della terra. La sua preghiera fu esaudita, e giunto il tempo dd parto, Talia partorì due figliuoli, che furono chiamati Palici, perchè nacquero due volte, la prima da Talia, e la seconda dalla Terra, che li mandò alla luce. Dicesi che in quello stesso luogo ove nàcquero questi due fratelli, formaronsi due laghi, terribili ai spergiuri. Coloro ch' erano ammessi al giuramento, si purificavano, si accostavano indi ai laghi, e giuravano per la divinità che possedeva. La formola era scritta [p. 221 modifica]321

|3 in, alcuni riglietti, che andavano a galla «ielle acqui, &#' i giuramenti erano conformi al vero j e cadevano net fondo, qualora si fosse giurato il falso. Gli spergiuri eran puniti all' istanti, precipitando in ano di quei la- ghi, ove affoga vansi. Dicesi che allora ì fuochi dell 9 Etna co minciarono quivi a comparire.

Palilie, faste in onore di Pale. I pastori purificava* no V ovile e le greggi per mezzo, dell' acqua, del aol* fò, dell' ulivo, del pino, dell' alloro e del rosmarino $ \\ cui fumo spandcvasi nella ma udrà. Dopo di ciò of* |rivano alla, dea latte, vin-cotto e miglio. La sera poi facevano bruciar della paglia o del fieno e vi saltavano al di sopra. Queste cerimonie erano accompagnate dal tuono de' flauti % dello nacchera e de' tamburi.

Pallade 9 dea della guerra. Alcuni la distinguo*» f altri la confondono con Minerva. Vien* el|a rapprese** fata sotto la sembianza di una donna vivace, violenta^ indomita, che ama i tumulti, gli strepiti, le guerre, i combattimenti; ciò che conviene a Minerva, Dea della sapienza, delle scienze e delle arti ♦ Fig. 5o>

Palladio. Era una statua di Minerva che pretende- Vasi esser discesa dal Cielo e da se medesima situata in un tempio di questa Dea -in Troja. Un oracolo aveva predetto che non si sarebbe mai potuto prender Troja, se prima non fosse, tolta questa statua. I Greci essendo andati ad assediarla* > Diomede ed Ulisse vi s' introd us- sero per luoghi sotterranei, e ne portarono via questa .tatua,. Poco dopo la citta fa prosa. Alcuni pretendono [p. 222 modifica]233

che i Greci avessero involato un altro Palladio-fatto <. «ojnigliapza del vero, e che Enea trasferito avesse qué«t' ultimo ip Italia, ove dipoi fu ccn gran cura conservato tifi] tempio di Vesta in un luogo segreto, che non era conosciuto che dalle "Vestali. Jeep ciò che vien riferite^ intorno al rapimento del Palladio di Troja. Allorché Ulisse e Diomede arrivarppo a pie della cittadella, Dio- pi ede »onl£> sulle spalle di Ulisse; ma invece di aju- tarlo a salire dappresso a lui, lo lasciò sotto \c mura,, penetri nella cittadella, tolse i\ Palladio, e venne in- di a riunirsi ad XJlisse. Questi offeso da tale azione, affettò di cammipare a lento passo dietro al compagno, je fratta ali 7 istante la sua spada, stava per ferirlo, al- lorché Diomede avvisato dal lumeggiar della spada, sj rivolse indietro, arrestò il colpo, e costrìnse XJlisse a, camminar dinanzi a lui. Di qjai è il proverbio greco: & l e gge & Pomede; a proposito di coloro che sou' oh.? bligati a far gualche posa loro malgrado. Nat. 78.

Pallantidi, figliuoli di Fallante frAtellq di Egeo r§ di Atene. Essi erano al numero di cinquanta, e face-?, vano la loro dimora a Pallenti. Avendo tentato di de- troni zzare Egeo loro zio, furono prevenuti da Teseo, che li vinse e consolidp il trono di suo padre. C»ò non osiapte dopo la morte di Egeo, essi ripigliarono le ar- iti con vantaggio, e costrinsero leseo ad abbanicK nare Atene.

Pan, dio delle campagne, e parti colarraante de' pa- stori. Avendo ritroyato iq Egitto gli dei scappa^ à^h le mani d« ? Giganti, diede loro il consiglio di pren- der la figura di diversi animali per non esser cono- sciuti) e per dargliene V esempio, pretesegli stesso U [p. 223 modifica]21Ì

figura eli una capra. Combattè anche tigorosametitt contro Tifone, e per ricompensa, gli Dei medesimi j eh' erano stati da lui ben difesi, lo collocarono nel Cie- lo, ove forma il segnò di Capricorno. Inseguiva le nin* te, presso le quali era un oggetto di spàvento. tJa giorno avendo incontrato Siringa, compagna di Diana, invano cerco sedurla. Siringa si pose a fuggire, e fan ad inseguirla. Èssendo gik vicina ad esser présa da Pari sulle sponde del Laddde, pregò le ninfe éUe so« felle di soccorrerla, e fu cangiate in canna palustre * Pan né formò 'quello strumento a sette canne, ohe por* ia il suo nome. Accompagnò Bacco nelle Indie, é fu il padre di molti Satiri. Dicesi eh' egli stava giorno « Hotie nelle campagne suonando continuamente il suo strumento, nell* atto che custodiva il gregge. Era pria* cipalmeute onorato in Arcadia, ov' egli dava famosi Oracoli. Gli si offriva in sagrifizi* miele, e latte di cfc* pra, e celebravansi in suo onore le feste appellate Lu- percali 4 Per ordinario viene rappresentato molto defor- me, con la barba > e con i capelli incolti, con le cor- na ed il corpo di caprone dalla cintura in giù, non d& ferendo in somma da un Panno, o da un Satiro. JSot. 79*

Panatenee, feste in ono* Ai Minerva, Vi erano le grandi e le picciole Panatenée. Le grandi celebravansi ogni cinque anni, e le picciole ogni tre. Ciascuna ch> tk dell' Attica* ciascuna colonia ateniése in quei giorni festivi doveva contribuire un bove a Minerva. Vi si fa- cerano i pubbliei giuochi consistenti nel corsd a piedi o a cavallo, ed in combattimenti di atleti j vi si ese- guivano de 1 pezzi di muscia, ed i poeti vi facevano rappresentare le loro composizioni teatrali. In qualità* [p. 224 modifica]. *** -. «...-.;.... ■,

yue specie Ì\ (fuochi, i vincitori otteuevaao delle ri- compense. Tutt' i popoli dell' Àttica facevansi un pun- ii» di. religione d' intervenire a questa gran festa, « di fui è che fu detta Pan* ateneo -.

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Pancrazio, esercizio violento, che faceva parte degli ^ntichi giuochi pubblici. Era questo un misto di lotta m di; pugilato. Gli atleti appeìlavansi Pancraziasti, * poteva** cercare di vincersi per qualunque mexzo „

Pandora, nome della donna formala 3a Vulcano ^ ^alla quale ciascuno degli dei fece donò di una perfe- aion*. Ecco in detaglio ciò che si racconta di tando- fa * t*io?e sdegnato contro Prometèo, perchè aveva avu- % So r ardire di formare un uomo e d' involare il fuoco jàaì Cielo per animare la sua òpra 9 ordinò a Vulcano», che tornasse una donna dal fango cle'Ila terra, e la pre- . Miniasse ali* assemblea degli dei «Tosto che, fu formata, , Minerva l'abbigliò di una veste ? che per la straordina* Yia bianchezza abbarbagliava la vista, le cuopri la teita di un velo e di ghirlande di fiori, 'sulle quali pose una corona d' oro. tosi formata, Vulcano stesso la presen- . Jò. Tutti, gli dei ammirarono questa novella créatura, e ciascuno «alle onoraria di un dono \éiùèr>a Te inse- gnò le arti convenienti al suo sesso. Veuére vérìft in ^ei tutte le, grazie V^Le Grazie 'stesse e la dea Sèlla Persuasione adornarono la di lèi J $ò% di *cuflaW'a*oTO. Mercurio Te fece àooo^efla etóqtfen Saf/e a&'àAe^di .sedurre i cuori Wn parole insinuanti /^Fittàfmentè, aran- do ricevuto i doni da tutu* gli dei,'le fu fato il home Pandora, che in greco significa osjoi Wle uT Àòhi. Giove poi la ^ani un 7 urna ben sWrtìa / e ta impose [p. 225 modifica]ili portarla a Prometeo. Costui lemendf di qualche ia« jridia, non volle ricevere, *»è Pandora t nè V yrna „ ed avverti bene Epimeteo suo fratello di nctfi ricevere

  1. a alcuna da parte di Giove; ma allo splendore sor-

prendente della bellezza di «Pandora, tutto fu posto in .ebbi io. Epimeteo divenne il suo sposo; V urna fatal^r . fu aperta, e ne.uscirono Utft'i mali, che, dipoi haniy> inondato questo infelice soggiorno de' mortali. Epimeteo Volea chiuderla, ma non èra pili tempo. Non rimase -nel fondo «che la spia speranza, che anch'olla.tra-jpr incappare. Not* So.

Panteon, tempio in onoraci tutti gli dei. H pi.gjfy- f*os» di tutti gli edifizj di questo genere;è quello ffa Jtece fabbricare Agrippa, genero di Augusto. Questo «tempio era di figura rotonda j coverto di, mattoni, s o .munito -nel di dentro e nel di fuori di.marmi t di vaf j dolori,-fce porle erano di bronzo, e la,#oftit*a era «p- .verta di lamine di argento. Vi eatravai la luce per vp? spettora fatta nel mezzo della volta. Jfell\ipt*fiio del /tempio eravi sitaato un numero di nicchie per collocar* vi le statue delle divinità principali.[ Vi, si distingua b quella di Minerva eh 1 era di avorio, capo d* opera di Fidia. Bonehe questo tempio fosse consagtato a tutti jtgli idei v era però particeJaianente dedicato ta: Giovo: il Mendicatole. Alene vantavasi di averne uno,,cbe non Mita mollo < inferiore a quello di Agrippa; Collosi ohe -anche il tempio di Nimes ( in trancia ) fosse slato un -^Panteon «; Vi erano ìa. nicchie ^tsei d^le^q^li 44041* . a******. Er* queste un >e4ifiaio i*o«»afl*Urji<£*4*$rì gracidi dei « [p. 226 modifica]1

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Parche figlie dell* Èrebo * e della Notlc, erano ti>e sorelle Cloto, Lachesi ed Atropo. Dalle loro mani dt- , pend era la vita degli nomini, la quale consisterà nello stame eh' esse filavano. Cloto tenera la conocchia 9 La- chesi volgerà il fusa, ed Atropo tagliava il filo con la forbici. Ovidio dice che abitavano un palazzo or' erano incisi i destini di tutti gli uomini sul ferro e sul bronco; talmente che nè il fulmine di Giore, nè P universale Scompiglio della natura, potevano cancellarli. Secondo altri, esse abitavano un antro tenebroso nel Tartaro, ed erano ministre del dio dell' Inferno. Filavano della la. na, il. cui colore distingueva la sorte de' mortali, so t- toposìa a' forò decreti. Là nera annunziava una ri ta I ì>reve ed infelice; la bianca una esistenza lunga e felice. t>li Antichi le rappresentavano sotto la figura di tre donne di aspetto severo; oppresse dalla vecchiaja. Une teneva le forbici, P altra i fusi, e la terza una conòc* chia. La loro estrema recchiaja indicava l'antichità de 1 divini decreti; la conocchia ed il fuso significavano che apparteneva ad esse di regolarne il corso; ed il filo mi* Iteri osò dinotava il poco conto che deve farsi di «ma Tita, che dipende da si'fragil cosa. Flff. 6#.

Paride, nominato anche Alessandro, figlio di Priamo re di Troja e di Ecuba. Mentre sua madre era incinte di lui, sogno di portar nel suo seno uuà fiaccola. Aven- do su Jf ciò* consultati gl' indovini, le fu risposto, ohe il figliuolo eh' ella darebbe alla luce, doveva un gior- no cagionare 1* incendio di Troja. Su tal risposta-, Pria- mo ordinò ad Archelao suo uffiziale di far perirà il bambino subito che fosse nato; ma la tenera JEouba, involandolo agH occhi di suo marito, lo consegnò al [p. 227 modifica]alcuni pastori' del monte Ida per allevarle. Bea presta questo pastorello si contraddistinse con la sua bella pre- tenda; col suo spirito, con la sua destrezza, e qainctt meritò il cuore e la mano della ninfa* Enone. -* Nelle nozze di Teti e di Peleo, la Discordia, pe* vendicarsi dell' affronto di. essere stata ella sóla esclusa dal Convitò, gittò sulla mensa il fatai pomo d' oro con V indirizzo alla più bella: Giunone, Minerva e Venera** vennero in contesa, pretendendo ciascuna di meritarlo, e quindi furon richiesti gli arbitri.per dirimerla. L* af- fare era di difficile decisione; e Giove, temendo di compromettere il suo giudizio, inviò le tre dee, iit compagnia di Mercurio, sul monte Ida, assoggettandole» al giudizio di Paride $ il quale siccome era bellissimo, poteva molto bene giudicare in proposito di bellezza. le dee comparvero adorne di tutt' i loro pregi, ne om- laisero alcuna cosa che potesse abbagliare o sedurre fl ^oro giudice. Paride volle che nessun velo importuno nascondesse al suo esame le bellezze delle tre conten- «lejrti. Giunone.promise il potere e le ricchezze; Mi- nerva le scienze e le virtù 5 Venere il possesso della ^Jiù bella donna dell' Universo. Questa promessa e la bellezza superiore di Venere lo determinarono ad ag- giudicarle il pomo, e da quel momento Giunone.e Mi- Jierva, accese amendue del desiderio di vendetta, con« giurarono si affaticarono di concerto per la rovina .^e'Trojani. Allorché celebra vansi i giuochi in Troja, egli. vi concorreva, e spesso riportava la vittoria sopra 45I1 stessi suoi fratelli, da lui non conosciuti. Siccome molto parlavasi di questo illustre pastore, ^Priamo vol- le vederlo. Dopo averlo interrogato sulla sua nascita t lo «iooiiobkf per mo figlio, sopratutte allorché Jaj/d [p. 228 modifica]gli mosto i ^imiì-ìinì/tiV IpraK era stifo *Vf»It* al .sposto. Non potendo Esistere alla sua tenere «zi, Io accolte e Io ristabilì nel rango che gli apparteneva per dritto,- credendo che V oratolo fòsse falso 5 giacché era pervenuto a 1 trenta àtìni, prima di qual tempo, «ecoa- do T offtcolo*, dovea cagionate la rovina deUa sua pa- tria. Allora fu ohe Priamo gli diede il nome ài 'Pari- de. Dopo qualche tempo Priamo lo invio a Sparta per ricondurre sua sia Esione, che ^Telamone arerà seco .ola; condotta sotto il regno di Laomedotite. Giunto alla corte di àfenelao, concepì la più gagliarda passio- ne pei E lena, moglie di questo. prìncipe, e la rapì # entr' egli la, tragitta và, il veccnio Nereo gli predisse le disavventure., che seguirebbero quell’avye nimento $ In effetto i Greci radunaroosi per vendicar siffatto ol- traggio, ed andarono ad assediar Troja. Paride, duran- te T assedio, combattè contro Menelao, cui avea pro- messo di restituire Elena nel casa che fosse vìnto. Menelao riporto il vantaggio; ma Venere vedendo 11 suo favorito vicino a soccombere, lo sottrasse ai éófyi del nimico, e lo trasferì nella città:. Il vincitore 'do- mando il premio del combattimento, ma Paride è i Trojani ricusarono di adempire il patto. Questa perfidia impegnp i Greci a continuare le ostilità eoi pili grand* ardere. Paride feri Diomede, Macaone, ÀntiloCo e Pa- lamede. Dopo dieci anni di assedio la citth fu prèsa, saccheggiata e ridotta in cenere. Paride stésso, ferito da Pirro neir atto del cembattimento feeesi condotta sul monte Ida presso Enone per farsi guarire, giac- ché costei aveva perfetta cognizione della medicina;

  • ma Enone sdegnata contro di lui, perchè era stata

"«kbXidoiÀU, gli fece' vu eàtttra accoglienza, c M [p. 229 modifica]Yette guarirlo.. DTceio altri cH' tifa y$ pftìcYttsé UL1 còni tóedicVmenti, ma che iTureno séVza sifbce&o; Pèfi- <!* inori dfella sua ferita, ed Enone di JóltiTrè

1 Mitologi sono Bi accordo in a&érìré che Pàtìdé eA >nelto heìi formato 5 eh' égli aVeVa la carnagióne biaiU ca, begli occhi, la voce dolce, e la datura 'pròpof- iionata 5 ch'egli èra pronto, ardftò e vaioloso; ché se Ettore suo fratello ei capitani greci gli fatiti 6 qualche rim- provero della sua Bellezza, dicendo 3i esser formato pitrt- toito per gli esercìzi di amor e che per quelli di Marte, è quésto un linguaggio che Wn'bisdgna prendere léftetalnién* te. Egli accise Achille il più valoroso de' Gréci 5 itìa dio avvenne a tradiménto, avendogli scoccalo una freccia in atto 'che questo eroe àbbraccSaVa Deifòbò, fratello &i Polissena, che doveva égli spesare. QuesV ultimò tfafc* to si accolta forse più alla perfidia cfaè al coraggio. 2Vb*.9l»

Parnasso, monte della Focide, consagrato ad X p ol i e ed alle Muse. A pie di esso scaturiva il fonte Casta* lio ? le cui acque Ispiravano P'estro poetico. Dicèsi an- eora che tVeucalione e Pirta sìensi ritirati sopra qUeko monte al tempo del diluviò.

Pasife figli» del Sole e ài 1?érseide, sposo Minosse ?I. da cui ebbe molti figli tra gii altri ÌVèùcalìéhe,'A- jtreo, Audrogéò, Arianna. Venere -, per vendicarsi del So}e 9 che aveva illuminato molto Ravvicino, e palesa- ta 1^ sua unione coti Marte, ispirò nel cuore di quésta sua figha un r amor disordinalo per un torello bianco, eh* flèttano aveva fatto uscire dal Mare ì Secéndo al- iti > sasu tmi9»* fruu tf«tt# ■ [p. 230 modifica]

  • 3o

Iqdo contro Mhtosse, il quale, siccome era solito <fi sagrificargJi ogni anno ii # più bel toro, uni folta ne trovò uno così bello che piacquegli conserrare per te 0 ne immolò in reco ubo di minor pregio * Nettano' sdegnato rese Pasìfe perduUmente innamorata del toro conservato. Questa principessa mandò alla luce il Mi- notauro mostro mezzo-uomo 4 e mezzo-toro, che fu rin- chiuso nel laberinto di Ciefa, ov* era nutrito di carne umana. Gli Ateniesi erano obhigati di somministrare ogni anno sette giovinetti ed altrettante giovinette per osser divorati dal mostro,; ma Teseo lo uccise, e libe- rò coti isuoi concittadini da si fatai tributo -

Dicesi pure che P^sife faceva divorare da vipere* tutte le favorite di Minosse, avendo strofinato il corpo- rei re con certa erba, che attirava questa specie àt rettili 5 ciò che verisimil mente indica che questa gelosa regina sapeva disfarsi delle sue rivali per mezzo del releno * .

Patroclo, figlio di Menezio re de' Locresi e ii Ste- nde. Passò la sua gioventù presse Peleo re di Ftia fa Tessaglia, il quale lo fece allevare da Chirone in com- pagnia di Achille suo figlio, e da ciò ebbe origine quell’amicizia così tenera e costante tra questi due eroi* AHorchè Achille sdegnato contro Agamennone, non volle più combattere, Patroclo che mal soffriva di vo-' iere i Trojani riportar grandi vantaggi sopra i Greci, gli. dimandò almeno fe sue armi, ed il permesso, di condurre i Tessali contro i ni mici. Achille Vi accon- senti, e Patroclo si Vesti delle armi dell 1 amico, cre- dendo profittare di quest' apparenza per inspirar spa* tento a* nimjci. Alla vista dell' armatura del figlia <d* [p. 231 modifica]ali

Peleo, i Trojan! ingannati perdettero il coraggio, e rf* piegaronsi ia disordine. Patroclo V inseguì fin satto le mura di Troja 5 ben tre volte egli si lanciò fino ai mer- li de"* rampari, e tre volte Apollo lo respinse con le sue mani immortali. Nell'alto del combattimento essendosi distaccato V elmo e la corazza di Patroclo, e rotta la sua lancia, questo eroe offrì un facile trionfo ad Ettore che P accise con un colpo di asta. Alla notizia della sua inorte, Achille giuro di vendicarlo: prese tosto le sue armi, uscì dalla sua tenda, marciò contro i Troja» ni, e fepe cader pttore sotfo 1 suoi colpi.

Pattolo, fiume della Frigia, le coi acqua menava** arene di oro, dopo che Mida vi si lavo. Questo prin- cipe aveva ottenuto da Bacco il dono di convertire ili oro tutto ciò eh' egli toccasse, ma le sue vivande es- sendosi convertite anche in oro, ben presto videsi e* sposto al pericolo di morire di fame a cagion di questo dono fatale. Pregò Bacco di rivocarlo, H dio gli or- dinò di bagnarsi nel Pattolo. Mida così fece, ma per- dendo egli la virtù di convertire in oro tutto ciò che toccava, la comunicò al fiume, che di allora in poi mena arene dì oro.

Pegaso, cavallo alato, che nacque dal sangue di Medusa, allorché Perseo le tagliò la testa. Tostocbè nacque, volò sul monte Elicona, ove battendo con vm calcio la terra, fece sgorgare il fonte Ippecrene. Mi- nerva lo dojnò 9 è lo diede in dono a Beljerefonte che lo montò per combattere la Chimera \ ma avendo va- luto servirsene per salire al Cielo, fu precipitato, e Giove colloca Pegaso fra gli - astri, ove ferma una co[p. 232 modifica]itclìazione. Perseo lo montò benanche per recarsi * tagliere i pomi à’ oro dal giardino dell’Esperidi, e per. liberare Andromeda, ch’era stata esposta per esser diToraci da un mostro marino. Questo cavallo abiura I fronti Parnasio, Elicona, Pieno, e trascorrerà per )e sponde dell’Ippocrtoe, del Castalio e del Permesso. jpredesi ch’egli tuttavia presti le sue ale ed il suo do*4P aj poeti jJi JP 1 0 Q M e *

Peleo, figlio di Eaco e della ninfa Endeide. La sua. prima moglie fu Ancona, figlia del re Eurizioue. fiat* vitato alla famosa caccia del cinghiale di Calidone, y\ €» JpEUrfljf j°°P.pcero, ch’egli disgraatajneiH Ae uccà c W c.C lanciava il suo d«*raV ccmtro. il sringhi sje * &iti$osai a Jplco, presso il re Acasta,, che loespiò. A* (Aginji s’invaghì di lui, ed, avendolo, ritrovato jnsenaihAe,*H* flla B**** 00 ® l’1° Accuso presse sito, 4p*tfto jdi XV$fi attentato al suo onore. Acasto, fa fec »eendnjrre legato Jftl PJ9|(* C P cr lanciarlo ivi. esposto alle Italie. Rclop * occ,°£* 0 da suoi amici Giasone, j Xaitore e CeJlM?, jrunpe le sue catene, rientri, a rw orli forza in Jelg*, e uccjse la regima. Sposò, in sec&i* de nozze Teti sorella del re di Sciro, x da- $ui ebb* Achille. Spedi suo figlio e suo nipote I&ro, alla te*u\ de’ Jlirmidoni aJJ* ass t elio di Troja. Soprarvisse più anni .dopoché era celata a guerra, e liberò Andromeda dalle, mani di Menelao e di Erosone, che volevano fatf*

  • morire.

Pelia, tfiglio 4i ( Jfettunp e della ninfa Tiro, Nutrito 4a una cavalla divenne jl jgiù, crudele degli uomini. Usurpi U t*0*o & folco ■, sgo|liandone Ésoesuo fra[p. 233 modifica]jtello uterino, che fu ridotto a rtrere da nomo privato* Avendo inteso dall’oracolo di Delfo eh* egli sarebbe de» posjtp dal irono da un principe degli Eolidi, fissò i suoi sospetti sopra £iaspne sao pipate, pome quello che veniva designato dall’pracolo, e cercò jtutjt’i mezzi di fariIo perire, proppnendogli dellje spedizioni pericolosa.

Medea a yen do ritrovato il segreto or» de ringiovinirt) Esone, facendolo bollire in una caldaja, le figlie di fetta sorprese da «questo prodigio, la pregarono di volar ringiovinire anche il loro padre. Medea per yendifcare suo suocero e suo sposo dalla usurpazione di Pelia, offri la sua opra» Primieramente prese un vecchio moatone in loro presenza, lo tagliò in pezzi, Ip gitte ifc* ana calda j a, e dopo avervi mescolato cert* erbe, ppe le tirò, e lo fece reder trasformato in un agnellp. Ip ter guito consigliò le figlie di Pelia di far uso della medesima ricetta per il di loro pap!re. Queste scannarono Pelia, lo tagliarono in pezzi, lo gittarono in una caldaja di acqua bollente, e Medea vi lo lasciò cuocere finché fu consumato; di maniera che le sue figlie non poterono neppure dargli la sepoltura. Queste inCelie* principesse pie** di fossore ff di adizione per esseri etate così crudehaepte sgannate, andarono a ritirarsi

  • »ÌV Arcadia, ere jterminarono i Joro giorni tra le lagtime, od il mmarifiP. 1> sola Mceste meno crudele

dette altre sonile, no* prese aicana p*** in oW o*v ribile eccesso»

Pelope, gitale di TaStalo, re detta Lidia. Costrell to di abbandonar* il ano pajise, pe* la guerra messagli da Trae, ritirassi nella Greeia pcejso Epomao, re di pisa 4» Elide, il spole le àe*ols# porte#emente Innamorato[p. 234 modifica]si d’Ippodamia di lui figlia, si potè anch’egli al &n« nero de’ suoi pretendenti, e fu il pili felice. Prima di combattere contro Enomao, fece un sa g rifiato a Miner* Ta 5 e mercè la protezione di questa dea, restò vitto « ri oso, e quindi possessore d’Ippodamia e re di Pisa. La Parola dice che Nettuno, il qnale s.’ interesserà per Pelone a cagien di sua bellezza, gli fece dono di un carro e di due carelli, per mezzo de’ quali immantabilmente dorea vincere Enomao. Oridio riferisce un’altra sna avventura. Dice che gli dei essendo andati ad alloggiare in casa di Tantalo, suo padre, costui per far pruova della loro dtrinha, scannò il proprio figlio, e ne fece imbandir le membra insieme con altre vivande. Cerere più ghiotta degli altri, ne aveva di già mangiata una spalla, allorché Giove, avendo scoverto- l’orribile eccesso, rese la vita a Pelope, gli rifece la spalla di avorio, in vece di quella che avea perduta, e precipitò suo padre nel fondo dei Tartaro. Ijgli died* il nome al Peloponneso.

Penati e Lari, dei domestici e particolari di ciascuna, famiglia o casa. Le loro statue collocavansj presso, i fo* colari o nel luogo il pia segreto della casa, Erano onorati con un eulto molto religioso, vi si ergevano degli altari in loro onore, vi si tenevano accese alcune lam» pane, e loro offrivasi dell* incenso, del vino 9 e UX+ volta delle vittime,

Penelope, figlia d 1 Icario fratello di Tradar*, re di Sparta, per la sua bellezza richiesta in isposa da molti principi greci. Suo padre, per evitare le contese ohe avrebbero potuto insorgere tra i pretemseri, gli obfcligò [p. 235 modifica]a disputarne il possesso ne’ giuochi, che destinò in prò* posito. Ulisse rimase vincitore ed ottenne Penelope. Questi due sposi amaronsi teneramente,talmentechè Uìis* se fece tutto il possibile per non andare alla guerra di Troja 5 ma i suoi raggiri furono inutili. TFu costretto allontanarsi dalla sua cara Penelope, lasciandole il giovanetto Telemaco per pegno det suo amore, La sua bellezza trasse in Itaca un gran numero di adoratori, i quali volevano persuaderla che suo marito fosse perito sotto le mura di Troja, e che poteva rimaritarsi. Penelope però seppe sempre eludere la loro insistenza, ed intrattenerli con nuovi e diversi ripieghi. Dichiarò ’ loro che si determinerebbe per il nuovo imeneo, dopo che avrebbe compila una pezza di tela, che stava lavorando. Siffatto lavoro non terminò mai, poiché ella disfaceva la notte quel che aveva fatto il giorno, ed’in ’tal guisa ìi tenne a bada per molli anni, ond 1 è Venuto il proverbio la tela di Penelope, per designare un lavoro che non termina mai. Finalmente non potendo piudifFerire, promise di sposar colui che saprebbe tendére l’arco di Ulisse, e che farebbe passare una freccia per molti anelli posti in fila. 1 principi accettarono la proposizione della regina j molli tentarono di tender l’àrcp, ma senza successo. Il solo Ulisse, che arrivò travestito da mendico, ne venne a capo, e si servì dì qucsO arco mede_* simo per.uccider tutti gli amanti di sua moglie. Penelope comunemente viene riguardata come il modello ii più perfetto della fedeltà coniugale. Benché ella fosse per lo spazio xli ventanni senza suo marito, dice la favola, che gli conservò una fedeltà superiore a tùtt« le amorose sollecitazioni. Not. 82. [p. 236 modifica]Perifa, re di Atene, fecesi talmente amare da suoi sudditi che meritò di esser adorato come lo stesso Giove, la qual cosà irritò talmente il padre degli dei che voleva, con un fai mine, precipitarlo nel Tartaro; ma ad intercessione di Apollo, si contentò trasformarlo in aquila» e ne fece anche il suo uccello favorito, serven* dosene per attraversare l’aria ♦ Gli affidò la custodia del suo fulmine, e lo costituì re degli uccelli’»

Perseo, figliuolo di Giove e di Danae. Aerisi©, pa* dre di questa principessa, avendo inteso dall’oracolo che dovea perire per mano di suo nipote, fece rinchiudere Danae, sua unica figlia, in una torre di bronzo, ri* soluto di non maritarla. Giove invaghitosi di questa vaga donzella, si trasformò in pioggia d’oro e così disco* se in questa torre * Acrisio informato della gravidanza di Danae, la fece esporre sul mare in balia delle onde. Ella ciò non ostante salvossi, essendosi ricoverata pres* so Polidetto, re della isola di Serifo, ove si ebbe cura di lei e di suo figliuolo che fu nominato Perseo ♦ Polidetto essendosi innamorato di Danae, cercò di allontanare il di lei figlio g& grande, cui incaricò di combattere le Gorgoni, e di recargli la testk di Medusa. Perseo, amato dagli Dei, ricevette, pel buon esito di questa spedizione, lo scudo di Minerva f P elm# di Plutone e le ale di Mercurio * Vinse’ le Gorgoni,. ’ %oncò la testa a Medusa. ’

Montate sul Pegaso, attraversò gli spaz) immensi dell’aria, %d arrivò nella Mauritania, ove regnava il famoso Atlante, che gli niegòla ospitalità * Perseo ne lo punì all’istante: lo pietrificò mostrandogli ia testa di Medusa a lo cangiò in quel monte, che porta oggidì

/ [p. 237 modifica]fl suo nome t Tolse poscia i pomi d’oro dal giardino dell’Esperidi 4 passò in Etiopia, ove liberò Andromeda dal mostro, che stava per divorarla. Sposò questa principessa, e ritornò in Grecia con lei. Ritrovandosi io seguito a Larissa volle far pruova della sua destrezza nel lanciare il disco eh 1 egli aveva inventato, ed ebbe la disgrazia di uccidere egli stesso suo avolo Acrisio con un colpo di piastrella ne’ giuochi che celebravansi in occasione de’ funerali di Polidetto. Così fu dato compimento ali 1 oracolo in proposito.

Dicono che fosse cagione della morte di Polidetto. Avendo saputo che costui tentò far violenza a Danae sua madre, egli recossi a Serifo e pietrificò il re mostrandogli la testa di Medusa.

£enù si alto dolore della morte di Acrisio, che abbandoni il soggiorno di Argo, e andossene a fabbricare una nuova citta, chiamata Micene. Dopo la sua morte Giove lo trasportò in Cielo, e lo pose al numero delle

  1. ostellaztoni.

Pieridi, figlie di Piero re di Macedonia 5 erano noe sorelle eccellenti nella musica e nella poesia. Superbe del loro numero, e de’ loro talenti x ebbero l’ardi* re di andare a disfidare le muse fin «opra il Parnasso. La disfida fu accettata: le ninfe della contrada elette per arbore, dopo aver inteso amendue le parti, giudi* careno a favor delle muse. Offese le Pieridi di un tal giudìzio proruppero in invettive, ed osarono anche di battere le loro emole. Apollo le trasformò iu piche, lasciando loro lo Ms$so prurito di ciarlare.

Si da. anche il nome di Pieridi alle muse o a eagion [p. 238 modifica]delle loro vittoria sopra le Pieridi, o perchè il morte Piero in Tessaglia era loro consagrato.

Pigmalione, figlio di Belo, re di Tiro. Fece morir Sicheo marito di Didone, sna sorella, per impadronirsi de’ suoi tesori. Questa salvassi in Africa ore fondò la citta di Cartagine.

Vi fa nn altro Pigmalione famoso scultore che si dedicò al celibato. In seguito s’innamorò di una statua di avorio ch’egli medesimo aveva formato. A forza di preghiere ottenne da Venere di animarla, e quindi la sposò, e n* ebbe un figlio nominato Pafo.

Pigmei, uomini distatara picciolissima. Le loro donne partorivano quando erano di tre anni, ed erano £Ìà vecchie di otto i Le loro città, e le loro case erano fabbricate di gusci d’uova, ed in campagna ricovera* vansi ne’ buchi, eh* essi medesimi facevano sotterra. Le piante delle biade loro sembravano grandi come sono presso di noi gli alberi delle foreste, cosichè le tagliavano con accette. Un’armata di questi piccioli uomini, disposta in più corpi 9 assalì Ercole da varj lati, e sopra varie parti del suo corpo in atto che dormiva, dopo aver vinto Anteo. L’eroe essendosi svegliata e ridandosi deJ progetto di questo formicajo, gì 7 inviluppò tutti nella sua pelle di leone, e li presentò adà£urìsteo.

T Pigmei erano in guerra aperta.còlle fruirle quali andavano ogni anno dalla Scizia ad assalirli * I Pigmei armavano di tutta punto, e montavano «opra* - pernici, o sopra capre proporzionate alla lorà statura per andare a combatterle. Not. 83. Fig. 61. [p. 239 modifica]Pilade, figlio di Strofio re di Focide. Fu allevata insieme con Oreste suo cugino, e strinse seco un’amicizia che iu seguito li rese inseparabili. Dopo ohe Oreste, coli’ ajuto di Pilade, uccise Egisto e Clitemnestra, e liberò sua sorella Elettra dallo stato obbrobioso in cui era ridotta, la maritò all’amico. Recaronsi entrambi nella Tauride per rapire la statua di Diana j ma essendo stati arrestati amendue, furono caricali di catene per essere immolati a questa dea, Intanto la sacerdotessa ( Ifigenia ) propose di liberare uno di essi, e rimandarlo nella Grecia, poiché bastava un solo a soldisfare alla legge, e volle ritener Pilade. Allora vide* ài quel generoso contrasto tra questi due amici, l’uno de’ quali si offrì a morire per l’altro. Pilade ebbe dipoi da Elettra due figli Strofio e Medonte. ( V. Oreste. }

Pindo, monte della Grecia tra l’Epiro e la Tessaglia, consagrato ad Apollo ed alle muse.

Piramo, giovane assiro amante di Tisbe. Siccome i rispettivi genitori impedivano i loro amori, quest* innamorati concertarono un appuntamento fuori la citta sotto un albr/ro di gelso. Tisbe, coverta di un velo, giunse la prima al luogo destinato. Ivi avendo veduta una lionessa che avea la bocca insanguinata, se ne fuggi con tanta celerità che lasciò cadérsi il velo d’addosso. La lionessa lo lacerò e lo, tinse di sangue. Piramo ivi sopraggiunto, raccolse il velo, e vedendolo insanguinato, credette che Tisbe fosse stata divorata da qualche itera, e con la propria spada si trafisse il petto. Un momento dopo, Tisbe usci dal luogo ov’erasi salvata, e cercando il suo amante, ritornò nel luogo dell’appuntaroeu[p. 240 modifica]10; ma avendo ritrovato Piratno ancora spirante, presa la spada fatale, e se la immerse nel «eno. Dicesi che 11 gelso fa tinto del sangue di questi amanti, e che i fratti divennero tossì, siccome- per le addietro erano bianchi»

Piritoo, figlio d’Issione re de’ I#apiti, Avendo in>» vitati i centauri alle sue nozze con Ippodamia, questi t riscaldati dal vino, insultarono le dame, che vi erana intervenute; ma Ercole e Teseo si opposero * Frattanto Piritoo 9 sorpreso dal racconto delle grandi gesta di Te-* seo, s v invogliò di misurar con lui le proprie forse, su-* .citandogli una contesa $ ma allorché questi due eroi furono a fronte, una segreta scambievole ammirazione occupò i loro spiriti: i foro cuori manifestatomi senza* finzione; essi, in vece di battersi, si abbracciarono, e> giuraronsi una eterna amicizia. Piritoo divenne il pini fido compagno di viaggio di Teseo «Formarono il progetto di andare insieme a rapire la bella Elena, che aveva allora dieci anni, ed avendo ciò eseguito, se la tirarono a sorte, e toccò a Teseo. Per proccurare un’ala tra donna a Piritoo, amendue questi eroi scesero nell’In-* ferno per rapire Proserpi n a, moglie di Plutone,, Cerbero si lanciò sopra Piritoo, e lo strangolò. Teseo fu caricato di catene e ditenuto prigioniero per ordin$ di Plutone, finché andò Ercole a liberarlo.

Pirra, ( V, Deucalione. )

Pirro, figlio di Achille e di Deidajnie. Fu aHeyata, nel)a corte di Licomede, suo avo materno, sint> alla morte di suo padre. Un oracolo avendo dichiarato che [p. 241 modifica]non si sarebbe ma presa la cittk di Troja, je fra $\ % assediami non vi fosse alcuno de’ discendenti di JJaco, i Greci subito dopo la morte 4* Achille, spedirono y liste e Penice a prender Pirro, che aveva allora diciotto anni. Appena era egli arrivato!, allorché gli fu incaricato di recarsi a penano, per obbligar Filottete a presentarsi sotto Xroja colle frecce di èrcole. Pirro partì e per riuscire nell’impegno, s’infinse malcontento de* Greci, per avergli ricusate le armi di suo padre Afille, e di ritornarsene a Sciro. Filottete subito?i esibì di andar seco,, e gik li consegni il suo arco e le sue frecce per portarle nel vascello. Pirro sentì un secreto jrimorso, e non volle ingannare un infelice: dichiarò il

  1. uo progetto, gli restituì le gue armi? e io lascio

Jiberó

Pirro uccise Priamo, precipito dall’alto di una torrt U giovanetto Attianatte, figliuolo di Ettore, ed immolò Polissena sulla tomba di Achille,

fella elivisione che si fece degli schiavi dopo la pre«* fa di Troja, ebbe Andromaca l’vedova di Ettore, cn’e* gli amò fino, a preferirla ad Eruzione sua moglie, ciò he fu cagione dì sua morte $ poiché Oreste, amapll di Ermione, facendo correr voce che Pirro voleva rapire i (esori del tempio di Delfo,* sollevò contro lui £ Delfi, i cpali lo trucidarono nel tempio stesso a piè dell 9 altare $ Apollo, Ebbe d 1 Andromaca tre figli * Jtfolti Mitologi credono che questo principe, luugi di aver precipitato Astjanatte, lo abbia anzi condotto seco jn Epiro insieme con Andromaca sua niadre.

Pitia ovvero Pizia. | Greci chiamavano con questo pojne la $ac«rdotess* dell* oracolo di Apollo Pctffco. [p. 242 modifica]Sul principio non si elevavano a questo ministero che giovinette, le quali avessero l’anima pura ed intemerato il corpo. Dopoché una Pìzia sommamente bella fa rapita da un Tessalo, fu stabilita una legge, che à’allora in avanti non si destinerebbero che donne almeno dell’età di cinquant’anni.

La Pizia preparnvasi. alle funzioni del suo ministero per mezzo di alcune cerimonie. Digiunava per tre giórni, e prima di* montare sul tripode, bagna vasi nel fonte Casti li o; beveva pure uua certa quantità di acqua di questo fonte, perchè credevasi che Apollo gli avesse comunicato una parte della sua virtù. Compiuto tale apparecchio, Apollo stesso annunziava il suo arrivò nel tempio, facendolo tremare fin dai fondamenti. Allora i sacerdoti conducevano la Pizia, e la collocavano sul tripode. Subitochè il vapore divino cominciava ad agitarla, vedeva nsi rizzarsile i capelli divenir fìaro lo sguardo, la bocca spumante, e tutto iì suo corpo sorpreso da una improvvisa e violenta convulsioni. In tale stato ella spingeva de’ gridi e degli urli, che riera-* pivano l’animo degli assistenti di uu religioso terrore. Finalmente non potendo più resistere al dio che l’agitava, abbandonavansi a lui, e proferiva inrerrottaraente alcune mal’- articolate parole, che i sacerdoti avevano la cura di raccogliere ) dipoi le «mettevano in ordine, e loro davano, con una forma metrica, un certo legamento, che non avevano allorché uscivano dalla bocca delal Pìzia. Pronunziato l’oracolo, veniva levata dal tripode e condotta nella sua celletta, ove trattenevasi molti giorni per rimettersi in forza. Not. 84.

Pitone, serpente di una prodigiosa gra ndezza, cui li [p. 243 modifica]I tèrra generò dal ano fango, dopo il dilavi odi Deucalio* ne. La dispettosa Giunone spedì questo mostruoso dragone per inapedire il parto di Latona, una delle cououbine di Giove, la quale fu costretta salvarsi nell’isola di Belo, ove felicemente partorì Apollo «Di na. Il serpente pitone assalì questi due bambini nella loro cui* la; ma Apollo tuttocchè appena nato, uccise il serpente a colpi di frecce, e per tal motivo fu appellato Pino, ed in rimembranza dr questa vittoria inatituì in seguito i eosì detti giuochi Pizì. Pose la pelle di questo serpente «al tripodé, ove sedevano i suoi sacerdoti per dare £li oracoli. *.

I giuochi Pizf celebravansi ogni quattro anni, e servivano di epoca agli "abitanti di Delfo. Gli Amfizioui avevano in questi giuochi il titolo di giudici. Consistevano in dispute sul canto, sulla musica, sul pancrazio e sopra altri esercizj.

Plejadi, le sette figlie di Atlante e della ninfa Piedone. Avendo voluto scoprire nel Cielo i segreti degli Bei, lo stesso lo* padre le trasformò in altrettante stelle, che formano una costellazione appellata le Pleiadi.

Plistene, padre di Agamennone e di Menelao. Allorché stava per morire,* lascio raccomandati i due suoi fiH ancor giovanetti ad Atreo suo fratello, che li fece allevare come suoi proprj figli, e quindi portarono il nome di Atridi..

Pluto, dio delle ricchezze. Era uno degli dei infernali, perchè le ricchezze t/aggonsi del seno della terra. [p. 244 modifica]Srt figlio di Cerere. di Giasio, ovvero (Mattone * Aro. ra dapprimma una perfetta vista, e non faceva union* che con gli uomini giusti; ma dipoi essendo stato accie*, tato da Giove per cagion di gelosia, le ricchezze diven* aero indifferentemente U patrimonio, de* buoni e cattivi. Dicesi ch’era moho agile per andare presso i mitll vtgi f * *oppo per lenire (e persone virtuose «

Plutone, fratello di Giovo e di Nettuno. Era stato anch’egli divorato da Saturno, suo padre, siccome gl| mitri suoi fratelli; ma Giove, salvato da sua madre, avendo fatto ingoiare a Saturno una certa, bevanda > jjuest’ultimo fu necessitato a rigettar dal suo ventre <jael* li che aveva inghiottiti, In tal modo Plutone ritornato .alla luce 9 secondò hi tutto suo fratello per farlo trionfar de* Titani, Dopo la vittoria, egli ebbe per tua porzione l’Inferno. Questo Dio era così difforme, fd il ano regno era così luttuoso, che non ritrovò» donna, la quale avesse voluto sposarlo. Finalmente si determinò ad usar della violenza per procurarsene una. XTq. porno mentre Proserpina > figlia di Cerere, raccoglieva fiori insieme con le sue compagne in una prateria lidia. Sicilia, Plutone la rapì, la pose sul carro, e la trasportò peli’ Inferno *

11 suo culto era celebre nella Grecia, e presso, i Romani; questi ultimi lo avevanf posto nel numero ie’dq. dici grandi Dei» Ordinariamente viene rappresentato con una corona di ebano su la testa, assiso sopra pu carro di struttura antica, tirato da quattro cavalli neri ed impetuosi. Talora è rappresentato tenendo sulle sue traccia Froserpìna, tramortita per lo spavento, in atta di trarla ali 1 Inferno. U più delle volte gli si attribmi Dptized by [p. 245 modifica]ice ima barba folta ed ma* aria sere ra. Gli si mettane? sovente nelle mani alcune chiari > o una forca a du* punte impropriamente nominata tridente. Notib5.Fig.Gu

Podalirio, figlio di Esculapio; fa un eccellente me» dico del pari che Macaone suo fratello. Entrambi re* carpnsi ali* assedio di Troja, e prestarono ai Greci i pih grandi soccorsi coi loro talenti nell’arte medica»

Polidamante, famoso atleta, che *en** ajao di ai» pun* arme, strangolò un leone sul monte Olimpo, Aitava da terra con una pola mano un toro U più furioso ed arrestava un carro al corso, tirato da più forti ca« yalli 5 ma fidandosi troppo di sua forza, rimase schiacciato sotto un $asso, eh* erasi vantato di poter *o#e* pere,

Polidetto, re dell 1 isola di Serifa, ricevette ( avore* qrolmente in sua casa Danae ed il di lei figlio Perseo f i quali fuggivano la persecuzione di Acrfsiot Fece allevare questo principe con molta cura, e pei medesima tempo s’innamori di Danae, Perseo cominciava a far* 91 adulto, e la sua presenza darà a Polidetto qualche soggezione f Per allontanarlo da lui, egli lo impegnò con stimoli di gloria py andare a combattere la gor« gone Medusa, sperando che perirebbe in quel cimento: ina Perseo essendo ritornato contro fa di lui aspettaziope, ed arendo saputo cV egli aveva tentato riolentar sua madre, lo pietrificò, mostrandogli la testa della gorgone ♦

Polifemo, figlio di Nettuno e della ninfa Too» [p. 246 modifica]Era un ciclope di smisurata grandezza eoa un *oV occhio nel mezzo della fronte. Ulisse essendo stato gittata dalla tempesta sulle coste della Sicilia, ove abif «vano i ciclopi, Polifemo, che nutrivasi di carne umana, lo rinserrò insieme con i suoi compagni nell’antro, ov’ogli teneva i suoi castrati per divorarli Ulisse interteneudolo col racconto dell’assedio di Troja, e dandogli infanto a- bere del buon vino, l’ubbriaco $ e quindi ajutato da suoi compagni gli crepò l’occhio con un pivolo. Il Cielope sentendosi ferito t spinse urli. terribik i vicini accorsero tutti per capere ciò che gli fosse accaduto, ed [avendogli diman dato, chi fosse colui, che lo javeya ferito, rispose, nessuno: ( poiché Ulisse gli aveYa detto che ta]e era il suo nome ). Allora essi se ne tornarono, credendo che avesse perduto il cervello. Ulisse intanto ordinò a suoi compagni di attaccarsi sotto il ventre de" castrati, per non esser arrestati dal gigante, allorché farebbe uscir il suo gregge. In effetto avvenne siccome egli aveva preveduto j poiché Polifemo nvendo levato un sasso, che cento uomini non avrebbe - jro potuto smuovere > e che serrava l’uscio della caveF - na, situossi inmaniera che i castrati non potevano passare che uno dppo l’altro tra le sue gambe 5 ed allorché intese che Ulisse e i suoi compagni eran già fuori, gV iu . seguì, e lanciò contro di essi a caso un sasso di smisurata giandezza; ma eglino apvolmente lo evitarono, e quindi imfcarcaronsi, dopo avervi perduti soli quattro de’ loro compagni, stati divorati da questo gigante. Polifemo, malgrado la sua naturai ferocia, innamorossì della ninfa Galatea, che amava teneramente il pastorello Aci. Polifemo, geloso di tal preferenza, spiava §T intrighi di questi due amanti j ed avendogli un giar*

Digitized. by [p. 247 modifica]no sorpresi insieme schiacciò con um sasso il giovanetto Aci, che fu trasformata. in fiume.

Polifonte, tiranno di Messenia, fu ucciso da Telefono, figlio di Cresfoote e di Merope, il quale era sfug* ìto a! di lai furore allorché usurpandone il trono, trucidò: tutt’i principi della real famiglia.

Polimnia, una delle nove muse, presedeva alla Rett orica, Vien rappresentata coronata di fiori, alle xolte di perle e dt gemme., attorniata di ghirlande, ed abbigliata di una veste bianca, con la man dritta in atto di arrogare, ed uno scèttro nella sinistra. Sovente in vece elello scettro le si da un cilindro, sul quale è seri t lo madera., perchè l’oggetto della Rettorie* è di per suadere «»

Polinice. ( V. Eeoqk }. t,

Polissena, figlia di Priamo e di Ecuba. Achille avendola veduta un giorno in. tempo di.tregua, se,ne. innamorò, e fece chiederla in matrimonio, Priamo ed Ecu* l>a gliela promisero, a condizione ’però di doyer tradir il partito de’ Greci; ma questa condizione vergognosa .Sion fece che eccitare indignazione di Achille, senza, intanto diminuire la sua passione per Polissena. AJilor-, che Priamo andò supplichevole a dimandare, il corpo di» suo figlio, seco indusse questa principessa per esser più favoreyojmente ricevuto. In effetto dicesi che il rf principe greco rinnoòv allora la sua. richiesta, e conienti pure di andare segretamente ’a sposar Polissena al», la presenta, di lai iuniglit in un tempio di Apol- tf [p. 248 modifica]Io, ch’era tra la citdt ed il campo de 1 Greci. Paride e Deifobo vi si recarono insieme con Priamo, e nelT atto che Deifobo teneva abbracciato Achille, Paride gli scoccò una freccia nel calcagno e l’uccise. Dopo la rovina di Troja, Pirro immolò questa principessa sulla tomba di Achille suo padre. Altri dicono che Polissena essen* dosi recata sul sepolcro del suo amante x disperatamente ai trafisse da se stessa il seno.

Polluce, figlio di Giove, era immortale, all’opposto di Castore suo fratello, nato da’ Tindaro > ch’era mortale. L’amicizia fraterna uguagliò la diversità de 1 natali. Giove,* preghiera di Polluce, accordò a Castore di abitare alternativamente insieme con suo fratello l’Olimpo e gli Elisj. Polluce fu uno degli Argonauti, . si segnalò nel pugilato, siccome Castore nelT arte di do ma* cavalli. Ebbero i loro tempj: furono trasformati in astri e collocati nel zodiaco sotto il nome eli Gemelli.

Pomona, dea de* frutti e de’ giardini. Era ninfa stimabile per la sua bellezza egualmente che per l’arte di coltivare i giardini e gli alberi fruttiferi. Tutti gli Dei campestri disputa vansi la sua conquista, ma Vcrtunno soprattutto cercò ogni mezzo 41 guadagnarne v il cuore, e vi riuscì, dopo aver preso differenti fórme. Mentre egli un giorno erasi travestito sotto la sembianza di una donna vecchia, trovò la occasione di attaccar discorso con lei. Da principio la lusingò molto solle di lei grazie, talenti e gusto per la vita campestre j le narrò unti funesti avvenimenti accadati a guelle ninfe 9 the avevano resistito, #WL*Utf> <tttf tentfOM* <** [p. 249 modifica]re, talménte che la refe sensibile alla passione di amore i e già divenne suo sposo «Ebbe in Roma un tempio e degli altari. Viene rappresentata assisa aopra ur gran canestro pieno di fiorì c di frutti, tenendo colla man sinistra alcuni pomi e colla dritta un ramo. I poeti la dipingono coronata di frondi di viti e di grappoli di uva con il corno dell’abbondatasi in matto, ovvero un paniero pieno di frutti Fig. 63»

Priamo, figlio di Laomedonte, re di Troja. Fu condotto ih Grecia insieme con Esione sua sorella, allorché Ercole a’ impadronì di Troja; ma qualche tempo dopo tessendoci riscattato, andò a rialzare le mura di. questa citta * Egli estese i confini del suo regno cha divenne floridissimo > Sposi Ecuba, da cui ebbe, Ettore» Paride, Deifobo, JUena, Polite > Antifo* Ipponoo t Polidoro, Troilo, Creusa ì Laodice, Polissena e Cassandra * Avendo Paride rapito Elena > i Greci recarono si ad assediare la citta di Troja, la presero, e la distrussero dai fondamenti. La numerosa famiglia di questo re sventurato peri insieme con lui, e tutt’i suoi finirebbero una sorte funesta * Pirro, figlio.di Achille f trucidò Priamo a pife di un altare, a cui tenevasi abbracciato > Omero lo descrive qual prìncipe saggio > giùsto e gentile > ma acoiecatb dalla troppa affezione por Paride suo figlio»

Priapo, v dio de* giardini, figlio di Bacco a di Venere «Viene rappresentato il piii delle volte con le corna di caprone, le orecchie di capra 9 ed una corona. di (rondi di viti o di alloro; con ispida barba e capelli »oko negletti, Uueudo ìa mano **a ft&M*. I jll[p. 250 modifica]vani collocavano la sua statua ne* giardini, credevo che h custodisse, e che li facesse fruttificare. Queste dio era particolarmente onorato da coloro, che posledevano greggi di capre, di pecore e di api. Fig. 64.

Procri ( V. Cefalo ).

Progne ( V. Filomeh ).

Prometeo, figlio di Giapeto e di Olimene.’ Egli fa il primo, che formò l’uomo di fango. Mi aerra am migrando la bellezza della di lai opra, gli offri tatto ciò che potesse contribuire alla sua perfezione. Prometeo le disse di voler osservare le regioni celesti per iscegllere ciò che meglio converrebbe ali 1 uomo da lai formato. Minerva lo innalzò nel Cielo, ove avendo osservato che il fuoco era il principio animatore de. corpi ce* lesti, ne trasportò sulla terra. Giove irritato della sua temerità, ordinò a Vulcano di formare una donna che fosse dotata di tutte le perfezioni» Gli dei la ricolma.ro* no di dopi, e la inviarono a Prometeo con un’urna piena dj tutt’ì mali. Egli fu molto accorto per sospettar della insidia, da cai Epimeteo suo fratello non seppe 1 garantirsi. Giove indispettito, perchè Prometeo non era- j si fatto ingannare dal suo artifizio, ordinò a Mercurio di trasportarlo sul monte Caucaso, e di legarlo ad un sasso, ove un awoltojo divorava il di lui fegato a misura che rinasceva. Questo gastigo durò fintantoché Et* cole ne lo liberò. Not. 86.

Proserpina, figlia di Cerare e di Giove. Fu rapiu 1 [p. 251 modifica]Proserpina, fi;lia di Cerere e di Giove. Fu rapita da Plutone, dio dell* Inferno, mentre stara raccogliendo fiori, non ostante l’ostinata resistenza di Giana sua compagna*. Cerere afflitta per /a perdita di sua figlia, viaggio lungo tempo ricercandola, senz’averne notizia. Finalmente avendo saputo dalla ninfa Ciana il nome del rapitore 9 pregò Giove che facesse ritornarla dall’Inferno. Questo dio le accordò tal grazia, purché niente avesse quivi mangiato. Ascafalo avendo dìnunziato di aver ella mangiato alcuni granelli di una melagranata, Proserpina fu condannata a restar nell’Inferno in qualità di sposa di Plutone, e di Regina dell* impero de* morti. Secondo altri, Cerere ottenne da Giove che Proserpina dimorerebbe sei mesi di ciascun anno insieme con lei. r.

Questa dea è rappresentata ordinariamente a fianco di suo sposo sopra un trono di ebano, e tenendo in mano una torcia, che tramanda una fiamma mescolata di filmo. Si rappresenta anche assisa a lato di- Plutone sopra un carro tirato da cavalli neri. Fig. 6J>«

Proteo, dio. marino, figlio dell’Oceano, e di f eti. Era egli il custode degli armenti di Nettuno, chiama foche, o vitelli marini. Suo padre per ricompensarlo della cura che ne aveva, gli comunicò la scienza del passato, del presente e dell 1 avvenire. Era molto difficile di accostarsi" a lai, giacché cercava sempre sottrarsi alla vista di coloro che andavano a consultarlo. Bisognava sorprenderlo quando egli dormiva, e legarlo in modo da non poter iscappare. Prendeva tutte le forme possibili per ispaventar coloro che gli si approssimavano; [p. 252 modifica]quella del leone, del dragoM, del leopardo, del cignale. AUe volte trasforroavasi in acqua, in albero, ed anche in fuoco; ma se persisteva*! in tenerlo ben lega* to, stanco allora ripigliava la sua prima forma, e rispondeva a tutte le dimande che gli venivano fatte.

Aristeo dopo aver perdute tutte le sue api, andò, pei consiglio di Cerere sua madre, a consultar Proteo sui mezzi di riparare i suoi sciami, e dovette ricorrere ai medesimi artifizj per indurlo a parlare. Noi. 87,

Protesilao, figlio d’|ficlo, re di una parte di Epiro. , Sposò Laodamia, dalla quale fu amato con passione coai grande eh 1 ella.dopo la di lui morte fece formare la sua statua di cera, e se la coricava seco nel letto. L? oracolo gli aveva predetto che morirebbe a Troja \ malgrado pero questa predizione avendo egli voluto recarvisi, in effetto vi mori.

Psafone della Libia % volendo esser creduto un dio % radunò un gran numera di uccelli, ai quali in? *"tiq. proferir quéste parole „ P safone è un gran dio. „ Cibando egli li credette bastantemente instrutti) li lasciò volar pei boschi cV essi facevano risuonare di quelle stesse parole. Finalmente quei popoli credettero che que* sti uccelli fossero inspirati dagli dei, e resero a Psafone onori divini dopo la sua morta; di qui è venuto il proverbio „ gli uccelli di Psafone.

Psiche. Questa k mia parola greca, che significa anitra. Gli Antichi’ ne hanno fatta una divinità * Dicono che fu amata da Cupido, vale a dir/4 dallo stesso Amare 5 a cagion della *oa rara bellezza. Cupide fece [p. 253 modifica]iuttfaooi sfòrzi per «posarla. Sfeffiro, di tao ordine,, biniportò’in uo> palazzo delizioso v ov’ella sentirà del» si dilettevoli.,. e vL era servita da. ninfe inrisibili.

  • amante le ii> accosta va: in tempo- dL notte -, e par*

ìse* allo spuntar del giorno, per non esser da lei Conosciuto, pregandola f cìic fosse contenta di non re* derfo— Ella’ però desideravi i conoscerlo. Una notte uten* tre Cupido dormitale a fianco, alzossl cosY destramente v ch v egli non»i dettò; acceso la lampa**, e mirò. Cupi* 4b-£. ma -una gocci <yh. di olio sgraziatamente caduta ad* '|i questo dio, lo ivtìglìò. sul: momento. Egli invo» istante» rimproverandole* la. sua. diffidenza. Psi*Jtó,l>lev«i allora uccìdersi per. disperazione, ma ne fu iinn|l)|a dallo* stesso* invisibile amante Ella non risparik-l&ka per rinirenirlo: ricorse a Venere y ma costei «rad. adirata l’contro Psiche, perchè co* le sue attrattive aveva avuto l’ardire di sedurre la- stesso Amore. La do* non. contenta di averta maltrattata con, parole, le diede in preda alla Triaca*» ed dia Solitudine, ehe U tormentarono molto:. e per appagare il suo sdegno, le impose de* travagli superiori alle* sue forse Ord inolle eli attinger accrna- da un, fonte custodito da furiosi drago* mi; di: recarsi ia luoghi inaccessibili per prendere «a fiocco

  • di lana derata d* alcuni montoni:, CTOkjeolbvano.

ell sceverare ia brevissimo tempo ciascuna spezie di gra* si in mezzo* ad un» mucchio bea grosso, ia cut ve n f jera dì tutto le> specie * Psiche solere» tutte queste fati* fA* i ma l’ultima fu per lei lai pio; penosa, e vi sarebbe soggiaciuta senza Pajttto di Amore* La dea le impose di discendere nell’Inferno ed impegnar Proserpina

  • riporre una particella della stia belletta dentro w [p. 254 modifica]scatola. Psiche ignorava il cammino per discender* al

palazzo di proserpioa, ed il mezzo onde ottener la grazia, che doveva chiederle, ma una voce la instimi dì ciò che doveva fare a condizione: che non aprisse la scatola. Ella esegui puntualmente ciò eh* erale stata suggerito; ma fu tentata dalla curiosità, e fórse 4 ao* che dalla brama di prender per- lei qualche cosa d* ciò ch’eravi rinchiuso. In aprir la scatoletta fu sopraffatto da un vapor narcotico a segno che cadde a terri oppressa da grave sonno, senza poter rialzarsi. Cupido accorse e con la punta di una delle sue 1 Fecce la svegliò, rimise nella scatola quel funesto vapore, e gliela restituì, eoa -ordine di portarla a Venere. Psiche così appunto esegui. Cupido non perdè uà attimo di tempo:. all’istante volò, al Cielo, ed andò a presentarsi a Giove, pregandola di convocar gli dei. 11 risultato di tale assemblea fu favorevole a Psiche: fu deciso che Venere dovesse acconsentire al matrimonio di Cupida con Psiche, e che Mercurio. trasporterebbe la pr ilici* pessa nel Cielo. Ella in effetto fu hene accolta dagli dei, e dopa di aver gustalo il nettare, e l’ambrosia, fu rimunerata con l’immortalità. Celebraronsi le nozze, e Venere stessa vi danzò. Psiche ebbe da questo matrimonio una figlia appellata la Voluttà. Viene rappre» sentata ordinariamente con le ale di farfalla sulte spalle.