Guida della città e provincia di Bergamo/Luoghi più meritevoli da vedersi

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Luoghi più meritevoli da vedersi nella città

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Luoghi più meritevoli da vedersi nella città
Cenni di geografia e statistica Monumenti ed escursioni
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LUOGHI PIÙ MERITEVOLI DA VEDERSI
NELLA CITTÀ.


Bergamo fu fondata originariamente sul colle. Ma cresciuta di popolazione, mutate le condizioni, aumentati i bisogni di mettersi in contatto più favorevole colli sbocchi delle [p. 35 modifica]valli e coi commerci del piano, estese le due branche orientale e meridionale, che formarono mano mano i due Borghi di S. Leonardo e di Pignolo. La discesa si fece lenta e tardi: nè prima forse del 1100 i detti Borghi si compresero nel recinto della città. Ha dieci porte ed un’estensione smisurata a danno di quel centro di vita e di movimento che si desidera in una città.

Venendo dalla Stazione s’entra per Porta Nuova, di moderna costruzione, e si ha subito di facciata il locale della

Fiera.

Un antichissimo mercato di sole bestie, poi di merci, che si teneva in un luogo detto Prato di S. Alessandro, diede origine alla Fiera. Prima le botteghe erano mobili e di legno; nel 1740, per associazione dei mercatanti si fabbricarono di vivo in N. di 450, distribuite sopra un area quadrata, suddivisa in isole pure quadrate, colle vie che tutte rispondono al centro, con dodici ingressi e quattro torrette sugli angoli ed una bella fontana con alberi nei mezzo. Il disegno della fiera e della fontana è di Gio. Battista Caniana architetto ed intagliatore bergamasco.

Il passeggio più frequentato è quello del Sentierone, che costeggia il lato orientale della Fiera. In cima al quale, a destra venendo da Porta Nuova, trovasi la [p. 36 modifica]

Chiesa di S. Bartolomeo.

In essa è rimarchevole: l’ampiezza del vaso; i dipinti del vòlto del Diziani e del Bortoloni veneti, ma più di tutto la grande Ancona in tavola di Lorenzo Lotto, segnata col nome e fatta per il conte Alessandro Martinengo nel 1516. È fra i più insigni quadri della città. Le predelle di detta Ancona sono in sacristia, ove veggonsi alcuni altri dipinti meritevoli di considerazione. Gli stalli in legno del Coro sono in parte opera giovanile di Frate Damiano Zambelli, l’unica di lui, che si vegga in Bergamo.

Lungo la via S. Bartolomeo, a destra salendo, s’alza il grandioso

Palazzo della Prefettura

compito da circa un anno a spese della Provincia. Nella sala che corrisponde al corpo di mezzo furono collocati i freschi levati d’altra sala in Gorlago presso Bergamo, opera insigne di Gio. Battista Castello scultore, pittore ed architetto, che lavorò in Genova col Cambiasio e più ancora nell’Escuriale in Ispagna. I soggetti dei freschi sono tolti dall’Odissea d’Omero: la gran Medaglia sotto il vôlto rappresenta Ulisse, che avanti ai [p. 37 modifica]giudici greci peròra per avere le armi di Achille, stato ucciso da Paride, mentre Ajace, vistosi vinto dall’avversario, si trafigge. I pennacchi sono bellissime figure di Muse, o Virtù, dalle quali traspare Raffaello e la scuola romana.

Attiguo trovasi il Palazzo delle

Scuole ai Tre Passi

ove è raccolta l’Esposizione; e poco lungi la chiesa di

Santo Spirito.

Questo bellissimo tempio fu impropriamente giudicato opera del Sansovino; invece infino al cornicione credesi più fondatamente architettata da Pietro Isabello detto Abano, artista bergamasco (nato sullo scorcio del 1400 e morto circa alla metà del 1500). La volta poi fu fatta da Gio. Batt. Caniana in fine del passato secolo; il Coro fu compito ai nostri giorni.

Fermiamo specialmente l’attenzione dei visitatori sul dipinto del quarto altare a destra entrando, rappresentante la Vergine col Bambino con santi e gloria d’angeli, di Lorenzo Lotto. Singolarmente si ammira il S. Giovanino a’ piedi del trono, che scherza abbracciato all’agnellino. All’altare successivo la tavola [p. 38 modifica]a dieci compartimenti è dovuta, la parte inferiore ad Andrea Previtali, la superiore, di assai minor pregio, ad un suo scolaro, od imitatore, forse ad Agostino Facheris da Caversegno.

Nel presbiterio sotto l’organo vedesi una gran tela del Previtali segnata e rappresentante S. Gio. con quattro Santi. È ritenuto fra i migliori lavori di questo insigne artista bergamasco.

All’altare secondo entrando a sinistra una ancona a riparti con durature è opera egregia di Ambrogio da Fossano, detto il Borgognone.

Chiesa di S. Bernardino.

L’ancona del coro è formata da un altro dipinto di Lorenzo Lotto, che in bellezza contende con quello di S. Bartolomeo. La tela a tempera all’altare secondo a destra è un antico interessante dipinto, forse di Antonio Bosello.

Chiesa Parrocchiale di S. Alessandro alla croce.

Fra i molti quadri di questa chiesa accenniamo ad un’Assunta del Talpino all’ultimo altare a sinistra; ad una Pietà di Cignaroli di facciata; ad una Incoronazione [p. 39 modifica]della Vergine del Morone sopra la porta principale d’ingresso, ed a due tavolette a destra ed a sinistra, forse del Bramantino. Nelle sacristie v’è poi una raccolta di dipinti, che meritano essere veduti dagli amatori.

S. Alessandro in Colonna.

L’altro Borgo principale, e che da sè formerebbe una piccola città di circa 12 mila abitanti, è il Borgo S. Leonardo. Nella Parrocchiale di S. Alessandro in Colonna trovansi parecchi dipinti del Cavagna, del Zucchi, del Talpino. L’ancona del Coro è la più colossale pittura, che abbia eseguito quest’ultimo. Vi hanno pure meritevoli dipinti nelle Sacristie.

Le vie che conducono all’antica città di Bergamo sono due: quella che da S. Alessandro segue per porta S. Giacomo; e l’altra, che da Pignolo conduce a Porta S. Agostino. Amendue sono piuttosto ripide, ma il forastiero può essere compensato della fatica dalla bella prospettiva, che gli si para d’innanzi.

Antica Città di Bergamo.

L’interno dell’antica città di Bergamo ha una bella piazza, già chiamata Piazza Vecchia, ora Garibaldi. A destra di chi vi giunge per via torre di Gombito si presenta il Palazzo [p. 40 modifica]Municipale. È architettura dello Scamozzi, ma non è finita, che la parte inferiore. Nell’interno vi sono dipinti di Alessandro Allori detto il Bronzino, del Bassano, di Tiziano, di Podestà, del Coghetti ecc.

Palazzo Vecchio o della Ragione, ora Biblioteca.

Di faccia al Municipio chiude la piazza di forma quadrangolare il palazzo della Ragione. Edificio antichissimo, due volte incendiato; l’ultima il 25 Giugno 1513, giorno in cui le soldatesche spagnuole, che combattevano contro Francia, occuparono Bergamo. Fu riedificato pochi anni dopo sopra disegno di Pietro Isabello detto Abano. Dell’antico furono conservati i pilastri, il gusto delle cui sculture dinotano la loro rinomata origine. Ora il palazzo della Ragione serve alla Civica Biblioteca. Il locale, che prima era un unico salone, fu diviso e ben disposto ed ordinato. La Biblioteca possiede circa 100 mila volumi. Avvi una preziosa raccolta di novellieri donata dal Conte Aurelio Carrara, ed altra di cose spettanti Bergamo, regalata or ora dal Conte Cav. Vimercati Sozzi. La statua della Pace è opera di Benzoni, il busto del card. Maj è del Tenerani, quello del Tasso, del Vela.

La rozza statua dello stesso poeta che vedesi sulla piazza adossata al Palazzo della [p. 41 modifica]Ragione, è lavoro di Gio. Batt. Vismara, fatta nel passato secolo. Procedendo abbiamo a sinistra il

Duomo.

Fabbrica del Cav. Fontana. A sinistra entrando al primo altare la tela è di Gio. Batt. Moroni, di facciata vedesi una tavola stupenda di Andrea Previtali. La Capella del Crocifisso ricca di dipinti, dorature e marmi fu fabbricata da poco tempo sul disegno dell’architetto Delpino. I freschi sono di Antonio Guadagnini. La tela a sinistra salendo al coro è ardito lavoro di Gio. Batt. Tiepolo. Quivi dietro l’altar maggiore v’è una leggiadra Madonna della scuola di Giambellino. La cupola è dipinta da Coghetti. Nella chiesuola di S. Vincenzo a destra dell’altar Maggiore può distinguersi il santo titolare di Carlo Ceresa, bergamasco. Nella sacristia è raro cimelio una croce d’argento lavorata da Ugo Lorenzoni da Vertova sopra disegno di Pietro da Nova nel 1386. Fra i quadri vanno distinte tre tavolette di Lorenzo Lotto.

Battistero.

Mal collocato in un cortile della Cattedrale, è questo un monumento antichissimo, forse anteriore ai Campilioni, a cui alcuni lo [p. 42 modifica]vollero attribuire. L’architettura, benchè non conservata scrupolosamente, ed i bassi rilievi dinotano, che questo bellissimo tempietto rimonta ai primordi del risorgimento dell’arte in Italia, uniformandosi all’opere di Pisa e di Venezia (1100, 1200). Originariamente trovavasi in S. Maria Maggiore.

S. Maria Maggiore.

Questa basilica ha forma di croce greca. Originariamente edificata sul gusto gotico, o tedesco da maestro Fredi nel 1137, s’andò poi successivamente modificando. La porta che guarda alla Piazza Vecchia è opera di Gio. Campilioni o Campione, (1355) come pure l’altra opposta a mezzo giorno. Gli stucchi, le dorature, i dipinti di cui sono riempite le volte sono opere più moderne ed incominciate per voto fatto dalla Città in occasione di peste nel 1400.

Si ammira in questo tempio la bella tela alla cantoria verso il pubblico che rappresenta l’adorazione dei Pastori del Cavagna, alla quale fa riscontro quella dei Magi del Talpino. Nel Coro gli Apostoli sono di Ercole Procacino; Maria Vergine assunta, dipinta sulla lavagna, di Giampaolo Cavagna. Il Presbiterio ed il Coro sono ornati da stupende tarsie ed intagli in legno dei Capo di Ferro, dei Belli, [p. 43 modifica]dei Caniana, artisti bergamaschi, ed eseguiti sopra disegni di Lucano da Imola, di Previtali, di Lorenzo Lotto. Gli specchi in tarsie sul davanti del Presbiterio di Francesco Capodiferro eseguiti sopra composizioni del Lotto, sono quanto di bello si possa vedere in simil genere di lavoro. La Cupola è dipinta dal Cavagna. Il passaggio del Mar Rosso sotto la finestra in faccia all’altar maggiore è di Luca Giordano. Interessante per l’istoria dell’arte è l’albero di S. Bonaventura antichissimo fresco; come pure altri dipinti murali di Paxino di Nova, o degli allievi in una parte chiusa del tempio, che serve di accesso ai locali superiori. Meritevole per l’antichità sua è il monumento al Cardinal Longo collocato sul fondo del braccio destro del tempio. Vicino vedesi l’altro monumento al maestro Simone Mayr, scolpito da Fraccaroli; di faccia quello a Gaetano Donizetti, opera insigne di Vincenzo Vela.

Capella Colleoni.

Singolare monumento, che il famoso Capitano Bartolomeo Colleoni si fece erigere ancora vivente nel 1470. Il disegno è di Gio. Antonio Omodei, pavese; di cui sono pure le sculture della facciata, ricchissima di marmi. Nell’interno la statua equestre di legno [p. 44 modifica]dorato sul mausuleo è di Leonardi Siry di Norimberga. I freschi della volta sono del Tiepolo: vi hanno quadri di Landi, di Diotti ecc. ed una Sacra famiglia assai graziosa di Angelica Kauffman appesa al presbiterio. Quivi i bei intagli e le tarsie sono dei Caniana. Il monumento, trasportato dal convento della Basella, è della figlia di Colleoni, Medea; opera graziosissima delle stesso Omodei.

L’Ateneo.

In questo edificio, di proprietà comunale, furono ultimamente ordinate e raccolte le lapidi ed altri oggetti di antichità patrie. Veggonsi quivi busti ed imagini di illustri bergamaschi.

S. Grata.

Chiesa annessa al monastero femminile di tal nome. È ricca di doratura. Il gran quadro in tela all’altar maggiore giudicasi il lavoro più stupendo di Enea Talpino da Salmeggia, che avendo studiato per lunghi anni a Roma Raffaello, ne imitò la maniera e le grazie.

Liceo.

È un grandioso edificio moderno, di stile classico, fatto sul disegno di Ferdinando Crivelli. [p. 45 modifica]

S. Andrea.

Discendendo per S. Andrea trovasi in quella chiesa al primo altare a destra un quadro del Buonvicino detto il Moretto da Brescia, rappresentante la Vergine con Santi assai bello, quantunque guasto da ristauri.

S. Agostino.

È un’antica chiesa, d’ignoto architetto, la cui semplice facciata di stile archiacuto è di un’ammirabile venustà.

Accademia Carrara, Via S. Tommaso.

Il Conte Giacomo Carrara legò tutto il suo patrimonio alla istituzione di una scuola di Pittura in Bergamo. Fece appositamente edificare un palazzo e l’Accademia s’aprì formalmente nel 1811, affidata alle cure di Giuseppe Diotti, dalla cui scuola uscirono Allievi, che acquistarono bella riputazione all’Istituto. Alla scuola per la pittura ne venne aggiunta altra per l’architettura.

Il Carrara lasciava anche una pinacoteca, alla quale da pochi anni il Municipio unì altra insigne raccolta di quadri venuti alla città per testamento del benemerito conte [p. 46 modifica]Guglielmo Lochis, sicchè nel complesso le Gallerie competono quasi colle più rinomate delle città capitali.

L’Accademia Carrara ha anche una ricca raccolta di disegni.

Teatri.

Due Teatri possiede Bergamo, l’uno detto della Società in Città alta, fabbricato dal 1806 al 1809 sopra disegno di Leopoldo Polack; il secondo, assai più vasto, è chiamato Riccardi, da Bartolomeo Riccardi, che lo fece erigere nel 1786 dall’architetto Francesco Lucchini. Abbrucciato nel 1797, fu poscia riedificato dallo stesso architetto e dipinto da Vincenzo Borromini. Per l’apertura della stagione di Fiera 1869 fu ripulito e ristaurato nell’interno ed il velario dipinto da Carnelli e Rota, bergamaschi.

Museo Sozzi Borgo Pignolo.

Merita speciale ricordo il Museo numismatico-archeologico ecc. raccolto e disposto con molta dottrina, con cure indefesse e spesa ingente dal conte cav. Vimercati-Sozzi nel proprio palazzo, via Pignolo.

Casa Sozzi, già Tassi, offre anche un interesse istorico, avendo in essa soggiornato lo stesso Torquato, quando fanciullo dodicenne era dal padre Bernardo spedito a Bergamo presso i propri parenti. [p. 47 modifica]

Palazzi.

Oltre quelli pubblici del Municipio, della Ragione, della Prefettura, da noi già ricordati, veggonsi in Bergamo anche alcuni palazzi privati, che meritano distinzione.

In S. Cassiano casa Fogaccia, ora Rusca, fu falsamente creduta del Sansovino, mentre invece è disegno del bergamasco Pietro Isabello detto Abano. Si ammirano specialmente i fregi e gli ornati in marmo, che formano cornice alle finestre.

Lì presso trovasi il palazzo Terzi, grandioso, con amenissima veduta, con freschi del cremasco Barbello:

In via S. Andrea il Palazzo Moroni è pure ricco di dipinti del Barbello e d’altri, con raccolta di quadri di Gio. Battista Morone, del Lotto, dello Strozzi, del Bassano ecc:

In via Pignolo i palazzi Suardo, Maffeis, Petrobelli, ora Lochis:

In via Prato, il palazzo Frizzoni, architettato da Vantini da Brescia.