Guida della città e provincia di Bergamo/Cenni di geografia e statistica

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Cenni di geografia e statistica

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Nozioni storiche Luoghi più meritevoli da vedersi
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CENNI DI GEOGRAFIA E STATISTICA.


La provincia di Bergamo, limitata ad Oriente dall’Oglio e ad occidente dai monti, che sovrastano al lago di Como e dal fiume Adda, è costituita da un territorio montuoso, a forti ripiani ed a profonde vallate e declinanti a mezzodì nella vasta pianura Lombarda. Questo territorio incluso fra il Lecchese, il Bresciano, il Milanese ed il Cremasco, per il vario suo aspetto, per le varie zone di coltura che abbraccia, per la ricchezza metallurgica, che i suoi monti rinchiudono, per [p. 16 modifica]l’alacrità dei suoi abitatori puossi dire il più considerevole fra le provincie dell’alta Italia.

La catena settentrionale, dirigendosi dall’Est all’Ovest, come contrafforte della grande catena delle Alpi, partendo dal monte Gavio in linea orizzontale per i zappelli d’Aprica fino al monte Legnone, discende al Sud fino alle Grigne ed a monte Canto, che domina l’intera Brianza. Due fiumi, il Brembo, e il Serio, facendosi via entro il labirinto delle montagne, formano le due grandi vallate della Provincia dette la Val Brembana e la Val Seriana. Scaturiti dalle vedrette dei maggiori gioghi, alimentati dai laghi alpini e dalle acque torrentizie, ingrossati nel loro passaggio dalle minori fiumane, che solcano le valli laterali, percorrono uno spazio di più di trenta miglia e nel loro corso le vallate si restringono in gole e si allargano in altipiani. Il Brembo ha i suoi primi inizii al lago del Diavolo, vicino al pizzo dello stesso nome, ed il Serio sotto a Barbellino nella Valle di Bondione; ambidue vanno ad affluire nell’Adda. La Val Brembana si presenta dapprima come una spaccatura profonda nella roccia fino al risvolto vicino ad Almenno, ove s’apre nella pianura; in essa affluiscono traversalmente la Valaverara, la Valtorta, la Val Taleggio, la Val Brembilla, la Vall’Imagna a destra, ed a sinistra la Val Serina. [p. 17 modifica]All’incontro la Val Seriana, circondata da grandi ripiani, che s’innalzano a gradinata, si distende più larga e più aperta; un’alta catena, fra cui il Monte Manina, lo divide da Val di Scalve, strettura asseragliata all’ingiro da monti, entro cui scorre il Dezzo, che va a scaricarsi nell’Oglio. Una diramazione di monti chiamata della Presolana, che partono dalla parte sinistra di Valeriana, vanno a formare la Val Cavallina e la Val Caleppio, rivolta verso il lago d’Iseo.

Il territorio Bergamasco è un aggruppamento di montagne ed un sistema di vallate; e in tutto ciò la composizione del terreno può dirsi un’arenaria rossa, che serpeggia e fascia i monti delle vallate superiori, appoggiato alle roccie granitiche. Da Sarnico a Lovere si riscontra la successione di tutti i terreni geologici, dal cretaceo al liassico, e sono diretti da oriente ad occidente. Nel terreno liassico si trovano i bei calcari argillosi, dai quali si traggono Cementi idraulici, che alimentano le numerose fornaci di Valseriana. Nel giurese si scavano le coti, le quali danno luogo ad una ricca industria. Le cave principali sono ad Albino in Valseriana, ed altre in Val Cavallina. A Leffe avvi un lembo di terreno piocenico, che racchiude un ragguardevole deposito di lignite, celebre pei begli elefanti, che vi si [p. 18 modifica]rinvengono e per gli strati di combustibile dell’altezza di otto metri. Al principio di Val Seriana si hanno i terreni più antichi dal Curioni creduti paleozoici.

Molte di queste montagne racchiudono metalli nei loro fianchi. Attraversando il colle della Manina per passare in Val di Scalve, si hanno le arenarie liassiche, ricchissime nella loro parte superiore del ferro il più puro che vi sia in Europa. L’industria siderurgica è più sviluppata ai confini del Bergamasco col Bresciano.

A Lovere avvi la più considerevole Fabbrica d’acciajo d’Italia. Oltre il ferro si rinviene l’argento, il rame e molte qualità di marmi pregiati, e di cui fu fatto grande uso nelle fabbriche di Venezia. La provincia di Bergamo misura una superficie di 206,038 ettari, 135,190 ettari meno che nel 1859, nella qual’epoca furono distaccati da essa due distretti, quello di Breno e di Edolo. Conta pure oggidì 130 abitanti per Chilometro, quando la ragione media della superficie alla popolazione non è in tutto il Regno che di 83 abitanti per Chilometro.

La Provincia è ripartita in 3 circondari, cioè di Bergamo, Clusone e Treviglio, e divisa in 18 Mandamenti: 11 nel Circondario di Bergamo, 4 in quel di Treviglio, 3 in quel di Clusone. I Comuni della Provincia [p. 19 modifica]sono 308, con una media di popolazione di 900 abitanti.


CENNI

intorno all’industria della Provincia.


Il terreno della Provincia non produce a sufficienza per alimentare la popolazione; si spende per importazione di grano turco, frumento, riso, vino ed olio intorno a dieci milioni di lire all’anno in via ordinaria. Si produce però da esportare, in seta, in lana, tele, ferro, ed altri minerali, cera, carta, combustibili, pietre, marmi, ecc.

I centri principali in industria e commercio sono: Bergamo, Alzano, Treviglio, Lovere, Gandino, Clusone, Sarnico ed Albino.

Percorsa dai fiumi Serio e Brembo e fiancheggiata dall’Oglio e dall’Adda può disporre per le industrie d’una grande quantità di forza motrice. La valle Seriana così chiamata dal fiume che discende direttamente da nord-est verso il centro della Provincia, è una località delle più industriose, ed è chiamata ad un avvenire assai prospero. Vanta già un grande numero di filande, molti torcitoj, stabilimenti di filatura di cotone; possiede ricche miniere di ferro, come di ottime pietre coti, buone roccie pei cementi idraulici, cave di lignite, marmi pregiati; fabbriche di [p. 20 modifica]lana, di tele, e di carta, mulini all’anglo-americana, forni e fucine di ferro, magli ecc.

Il numero dei negozj, fabbriche, opificj ed officine diverse della Provincia nel 1852 ascendeva a 9,445; staccatagli la Valcamonica, e scemato il numero delle filande e dei filatoj si possono calcolare a più di 9000, ancor oggi.

Seta. — Miglioratasi in questi ultimi anni la sorte dell’allevamento dei bachi, il prodotto dei bozzoli si venne d’anno in anno avvicinando alla quantità che raccoglievasi prima dell’invasione dell’atrofia. Allora con due milioni e mezzo di gelsi che davano circa 600 mila quintali di foglia si nutrivano tanti bachi da averne 25 mila quintali di bozzoli; dei quali buona quantità, come allora anche adesso viene esportata alle filande milanesi e comasche; e i filandieri in luogo ne importano dal Veronese, Bresciano, Cremonese. L’industria della seta è estesa per quasi tutta la Provincia. Nel 1852 esistevano, fuori la Valcamonica, 368 filande con 7,534 baccinelle; ora esse superano di molto le 200; ma le baccinelle sono quasi allo stesso numero. Ogni anno aumentano le filande a vapore e quelle a fuoco con nuovi sistemi adatti alla industria di limitata produzione. Tra queste e quelle a vapore sono oramai più di 30, con 2,000 baccinelle. [p. 21 modifica]

Negli ultimi anni si sono filati in media 200 mila Miriagrammi di bozzoli. Le filande più cospicue continuano il lavoro per quasi tutto l’anno.

Antica molto in Provincia è anche la torcitura della seta e durò florida per lungo tempo. Nel 1852 contava 111 torcitoj e 51 la sola città. Ora appena superano il numero di 50 in tutta la Provincia; ma l’ampiezza e l’importanza di non pochi di questi compensano d’assai tale diminuzione in numero, poichè ve n’hanno di grandiosi ed a sistemi di tal perfezione da poterne a diritto la Provincia insuperbire.

Tra negozianti, filandieri, filatoglieri, commissionarj in seta, titoli congeneri e negozianti seme bachi esistono in Provincia presso a 300 Ditte. Nè è da tacersi dello stabilimento di stagionatura ed assaggio sete di Bergamo, che fu uno dei primi istituiti in Italia.

Lana. — L’industria della lana, è la più antica ed estesa fra le industrie della Provincia e tiene ora in bel grido il nome di Gandino, che n’è il centro principale di produzione. Vi si fabbricano panni, tappeti, soppedanei ed altri tessuti, che godono buon credito in Provincia e fuori. Le molte fabbriche di Gandino e comuni vicini consumano annualmente presso a mezzo milione di Kil. di lane. [p. 22 modifica]

Panni. — Da molte case è coltivata con intelligenza ed amore degni di encomio quest’industria e sono presso a 60 quelle che vi si occupano in Gandino, e nei vicini comuni.

In Gandino poi oltre ai panni ed alle coperte di lana si fabbricano anche coperte di cascami di cotone e di cascami di seta in notevole quantità.

Cotone. — Mentre in molti luoghi d’Italia il cotonificio ha dovuto cessare per effetto dei trattati di Commercio, nella Provincia di Bergamo grazie alla qualità dei prodotti e alla prudenza ed attività dei proprietarj degli Stabilimenti, ha potuto reggersi e continuare, introducendo però notevoli perfezionamenti nel sistema di lavorazione.

Vi hanno tre stabilimenti di filatura due in Bergamo ed uno a Torre Boldone. Ve ne sono in Bergamo e Seriate, di tessitura di cotone e di cotonine con telaj. Tra operaj ed operaje vi lavorano più migliaja di persone tutto l’anno.

Lino. — Allo sbocco della Val Brembana nel Comune di Villa d’Almè sorge un grandioso Opificio di filatura di lino a macchina, uno tra i primi Stabilimenti d’Italia di questo genere, pel numero dei lavoranti, per la quantità e qualità dei prodotti e pel florido andamento. [p. 23 modifica]

La fabbricazione delle tele è industria sparsa in ogni angolo della Provincia e grandissimo è il numero dei telaj isolati a mano, battenti per gran parte dell’anno.

Quest’industria dà lavoro anche in alcuni pii stabilimenti e i campagnoli vi attendono o per proprio conto o per commissione di privati e di parecchie spettabili Ditte della Città.

Non è facile indicare la quantità della materia prima impiegata nè quella della produzione, di certo però questa supera il bisogno locale e ne esce in media all’anno una quantità di 200 mila metri distribuendosi in Piemonte, nel Genovesato, nel Veneto e negli antichi ducati. I tessuti di cotone si spediscono persino in Sardegna e in Sicilia. In Bergamo e Treviglio si notano anche tessitorie in seta ed in cascami di seta.

Ferro. — Quando la Provincia Bergamasca aveva con sè la Valle Camonica numerava 13 forni fusorj, con un lavoro in media di mesi sei cadauno, fondendo con quasi 120 mila quintali di combustibile, presso a 300 mila quintali di minerale e producendo circa 120 mila quintali di ferraccio. Aveva inoltre 158 officine, 182 magli tra grossi e piccoli, 244 fuochi tra grandi e piccoli, che consumavano 63,166 quintali di ghisa, e 10,734 quintali di rottame od avanzi di ferro e 160 mila [p. 24 modifica]quintali di combustibile, e mettevano in commercio in verghe, in lamiera, acciaj, attrezzi rurali, cerchioni, bande ecc. quintali 52500 di ferro. Ora, dopo quella separazione che fu fatta senza dare nessun giusto compenso, alla Provincia Bergamasca, questa dà ancora la metà della stessa produzione, con sei forni fusorj, 50 officine e 70 magli circa. I luoghi dove lavora principalmente sono Dezzo, Schilpario, Fiumenero, Bondione, Ardesio, Gromo, Sovere e Castro. È in quest’ultimo luogo dove il Signor Gregorini Andrea, tanto benemerito a quest’industria, e nome meritamente chiarissimo, ha eretto un forno Siemens con cui produce acciajo ottimo, apprezzatissimo nella stessa Inghilterra ov’egli ne manda in grande quantità.

Fonderie di ghisa e di campane. — In Bergamo esistono due buone fonderie di ghisa ed una di campane.

Pietre coti. — Altre fonti di lavoro sono la estrazione e la lavorazione delle pietre coti di cui se ne manda non solo in tutta Europa, ma anche in Oriente ed in America. Le cave si trovano a Pradalunga, Nembro, Grone e Palazzago. Gli abitanti di questi comuni e dei vicini vi s’impiegano in forte numero. Delle coti ogni anno se ne spediscono all’estero pel valore medio di L. 800,000.

Lignite. — Più di cento operaj sono [p. 25 modifica]impiegati nelle cave di Lignite a Leffe e ne scavano all’anno in media Quint. 70,000.

Cemento idraulico. — La preparazione dei cementi idraulici sebbene nuova ancora è industria già fiorente, ha grandi stabilimenti e vi occupa centinaja d’operaj. Senza parlare del consumo di questo genere nella Città e Provincia ove vien condotto coi mezzi ordinarj di trasporto, nel 1869 dalla Stazione di Bergamo ne partivano 80,000 quintali. Ogni mezzo, ogni perfezionamento fu studiato ed introdotto per diminuire i prezzi e combattere la concorrenza estera, e si desidera che anche questa come anche tutte l’altre industrie nazionali sieno tenute in giusto conto dal Governo nazionale, appoggiando il loro concorso alle imprese ed alle somministrazioni pubbliche e dello Stato. Gli altri Governi non fanno altrimenti colle proprie.

Cera. — Bergamo ha pregiate fabbriche di cera. Queste hanno esteso ed accreditato commercio in quasi tutta Italia.

Organi. — La fabbricazione degli organi in Bergamo è antica e molto stimata. Vi hanno parecchie fabbriche. Organi di Bergamo sono in molte chiese d’ogni parte d’Italia ed in Asia ed America.

Confettura. — La confettura di Bergamo era in grande pregio fino da antico. Vi hanno più fabbriche che ne allestiscono in media [p. 26 modifica]circa 50,000 Kilog. all’anno. Quasi tutta si manda fuori di Provincia.

Carta. — Tre fabbriche di carta in Alzano Maggiore, un’altra sul tenere di Tagliuno una a Redona ed altre in Val Brembana, in tutto dodici. Forniscono materia sufficiente ad una considerevole esportazione in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria ed all’estero.

Ceramica. — Non mancano in Provincia fabbriche di stoviglie tra le quali meritano menzione speciale quelle di Palosco e di Cisano.

Carrozze, Saponi e Candele, Aceti, Liquori, Pellami, Olj. — Non vanno omesse le molto stimate fabbriche di carrozze, quelle di saponi, di candele, di aceto e di liquori, le concerie di pellami, i torchi idraulici per la preparazione degli olj. Di aceto e di liquori si fa smercio notevole anche per il resto d’Italia.

Forni Hoffmann. — Per opera di ricchi industriali sorge in questi giorni presso al gazometro, alle porte della città un’officina per la fabbrica e cottura a fuoco continuo, di mattoni, tegole, laterizii, ecc. Questa nuova industria di cui fu studiato il possibile sviluppo riescirà utile assai.

Stabilimenti, Officine ed Industrie. — Chi percorre la zona esterna della nostra città, è sorpreso, per poco che ricordi il [p. 27 modifica]passato, della nuova attività industriale, che dappertutto innalza fabbriche, utilizza forze motrici, crea industrie, risveglio potente di lavoro e di produzioni. Le molte cascate della Roggia Serio sono utilizzate in grandi stabilimenti. Grandiosi torcitoj da seta, officine meccaniche, fonderie, fabbriche di confettura, concerie di pellami, seghe per legnami, macine da zolfo, filature di cotone, molini all’americana, fabbrica del cemento, segnano col loro ricco sviluppo tutta la percorrenza della linea del Serio, da Loreto, fuori Porta Broseta, sino ad Alzano. Quanta ricchezza debba in un prossimo avvenire apportare alla nostra città questo risveglio di industrie è facile argomentarlo. Noi oggi non possiamo che constatare questo fatto, e confortarci nella sicurezza della nostra previsione.

Non andrà forse molto che noi stessi potremo nella riproduzione di questo lavoro diffonderci in notizie e dati importantissimi, ai quali per difetto di tempo non possiamo oggi dar posto conveniente.

Intanto un fatto è certo; nella Provincia di Bergamo l’industria progredisce rapidissima, ajutata dagli studii, dal capitale, dal risparmio, dalla onestà, fautori certi di prosperità avvenire. [p. 28 modifica]


CENNI

intorno all’Agricoltura Bergamasca.


Tre zone agricole s’affacciano ben distinte al visitatore che dall’alto delle mura di Bergamo ne contempli l’agro ed i monti circostanti.

La parte piana, tutta a gelsi e cereali della superficie di soli 55 mila ettari; la collina, dove predomina la vite per 21 mila ettari; la montagna e le valli, che stanno a tergo della città capoluogo, parte a bosco, parte a pascolo, parte anche nuda roccia comprende i rimanenti 190 mila Ettari, dei 266 mila componenti l’intera Provincia.

Popolazione agricola. — La popolazione (350 mila) è distribuita in una proporzione inversa di densità in confronto alla superficie rispettiva delle tre zone. Mentre nelle due meno estese, (insieme 76 mila ettari), trovi 200 mila abitanti, senza comprendere in questo numero i 38 mila cittadini di Bergamo, vale a dire più di 260 campagnoli per chilometro quadrato, la parte montana conterebbe appena 112 mila abitanti ossia meno che 60 per ogni chilometro. Nell’agro bergamasco si trova certamente [p. 29 modifica]riunita una delle popolazioni agricole più fitte che vi siano in Europa.

Bozzoli. — I bozzoli formano il primo prodotto della bergamasca, quello che assorbe tutte le forze e le speranze del paese, e basta da solo a mantenere la gente per 6 mesi dell’anno.

Dati abbastanza attendibili portano fra i 2 ed i 3 milioni di Chilogrammi, il prodotto normale dei bozzoli, corrispondente ad un allevamento di oltre 100 mila oncie ossia tre mila chilogrammi di seme, che in questi ultimi anni fu per metà originario per metà riprodotto giapponese. E l’industria per eccellenza questa del baco nella quale si distingue il bergamasco: molto seme riprodotto esce di provincia, insieme a bigattini, ossia sorveglianti per i bachi che vanno ad educare altre popolazioni nell’arte di allevare i bachi.

Coloni. — Il sistema di conduzione prevalente è quello della mezzadria con divisione dei prodotti in natura: in quel di Treviglio trovi il colono da carro, il quale tiene masserizie di 15 a 20 Ettari e le coltiva con un vecchio aratro e coi suoi propri buoi. Pochi sono qui i proprietari, che sian coltivatori insieme.

L’irrigazione regolata in modo più o meno difettosa mediante bocche d’estrazione [p. 30 modifica]d’acqua dai fiumi della provincia permette nell’agro inferiore le colture foraggiere, ed anche la risaja; ma la mezzadria e le siccità troppo frequenti si danno la mano per rendere quasi impossibile una larga applicazione di queste vantaggiose colture.

Dove le terre sono profonde e l’acqua manca interamente, come nel territorio dell’Isola (fra l’Adda ed il Brembo) non si conosce l’aratro. Qui i campicelli sono divisi fra numerosi mezzanti di braccio che non hanno bestie da lavoro: questi s’accontentano di 2 a 4 Ettari e li rendono feracissimi in cereale adoperando la punta d’oro delle proprie pesantissime vanghe.

La vanga si diffonde ora in tutta la zona pedemontana; la moltiplicazione dei pani, e qui diremo, della polenta, non si opera altrimenti in bergamasca, che dissodando colla vanga i terreni, che vi si prestano. Dove entrano le ghiaje delle antiche alluvioni fluviali si vanno però introducendo buoni aratri di costruzione razionale.

La farina del melicone bergamasco è conosciuta a Milano per la sua bellezza, fragranza e salubrità, qualità certamente dovute alla terra ed all’aria: essa non basta però all’interno consumo del paese il quale difetta pure di grano per quanto perfetta e rimuneratrice ne sia in alcuna parte la coltivazione. [p. 31 modifica]

Viti. — Fra le colline e le valli esteriori dove sta la vite, quelle di ponente (Valle S. Martino) meritano di essere visitate per il buon metodo di coltivazione. La vite vi è piantata a filari nel ciglio di banchine orizzontali che discendono a gradini, trattenendo la pioggia sui più rapidi pendii: i tralci vi sono disposti a piega giù per la china, oppure a stendardo ritorti diagonalmente fra ceppo e ceppo sopra l’impalcatura; sono esempi degni di studio e imitazione.

Più rinomati però assai per la buona stoffa dei loro vini sono i colli che stanno a mattina di Bergamo oltre il Serio, fino al lago d’Iseo: questi più che gli altri sono destinati a sostenere la fortissima concorrenza dei vini di Piemonte e dell’Italia meridionale.

Limitare e ridurre la vite in luoghi più aprichi e confacenti, perfezionare il governo dei vini, questo è oggi il doppio compito del vignaiuolo bergamasco. Ma la piccola possidenza sui colli è priva di mezzi a provocare qualsiasi utile cambiamento: gli enologhi di polso, se vi sono, si dicono costretti a tenere il secreto sopra certe innovazioni delle loro cantine, per non cader vittima dei pregiudizi e del cattivo gusto dei compratori; la forza delle cose finirà però in giorno non lontano a liberarli da ogni [p. 32 modifica]ostacolo falso o reale. Buoni indizi in questo senso si ponno già a quest’ora additare.

Boschi. — Sulle schiene dei monti i boschi sommerebbero nel 1867 a 85 mila Ettari: nel 1824 erano però di 130 mila: 44 mila vennero dissodati o distrutti in 43 anni! L’apertura delle strade operata nel corso di questo secolo agevolò un atterramento esagerato di selve d’alto fusto, fra le quali grande parte, di resinosi.

Ne trasse momentaneo lucro poca gente accorta ed interessata e rimasero impoverite per sempre di questa fonte perenne di ricchezza e di salute, non poche valli, che non seppero farne tesoro. I boschi di cedro si vanno però sostituendo, quasi dovunque potè subentrare il privato ai comuni possessori antichi: il valore crescente delle legne da fuoco e dei carboni, che vanno a Milano ajuta sempre più l’aumentare di questa vantaggiosa produzione. Dove al contrario sussiste la proprietà boschiva dei comuni con tutti quegli arbitri inseparabili dalle troppo autonome e piccole amministrazioni comunali, le rimangano tuttavia quasi spogli da ogni foglia antica, vastissime estenzioni, mentre il vago pascolo delle capre e le inveterate abitudini di legnatico e di far foglia per lettime, vi perpetuano ancora sempre la miseria ed il ladroneggio di gente [p. 33 modifica]disoccupata: sembra un male più forte di qualunque rimedio. Se fosse lecito confidare nell’avvenire, sarebbe facile fin d’ora il predire quanto vistoso contributo in legnami da opera, e da marina la provincia di Bergamo sia in grado di fornire alla Nazione.

Bestiami. — L’allevamento dei bestiami, altra fonte di prosperità nelle valli, comincia ora ad acquistare un’importanza economica affatto sconosciuta. La sostituzione del bestiame di grossa portata in luogo di altre speci più animate, come sono la pecora e la capra, non potrà però essere che opera lenta del tempo, e sempre limitata all’attitudine più o meno conseguibile di migliorare i foraggi nelle varie parti del monte.

Nel 1836 eran 36 mila le capre; ne restano oggi 13 mila, che non saranno mai distrutte per intero.

Le pecore oggi non arrivano più che a 27 mila: dimezzate in confronto al passato: razza sobria, robusta, speciale al paese, fatta appositamente per consumare i pascoli magri dei monti più improduttivi, non per invadere, come pur troppo fanno, i pingui seminati d’inverno nel piano.

Le bovine in numero di pressochè 30 mila fra capi grossi ed allievi formano in gran parte oggetto di particolare speculazione ai grossi mandriani, che salgono a pascolare [p. 34 modifica]sui monti in estate e vanno poi a svernare fuori di provincia nel piano. La produzione dei formaggi e degli stracchini della Valle Brembana (Val di Taleggio) gode particolare rinomanza e costituisce un reddito di oltre ad un mezzo milione di lire per i mandriani. È una industria alla quale i piccoli possidenti locali dovrebbero sostituire con crescente vantaggio quella dell’allevamento di bestie da latte da vendere ai fittabili della bassa Lombardia.

Conclusione. — Tutto sommato possiamo ritenere questa provincia siccome una delle meglio dotate e più variamente composte d’Italia: dall’incivilimento più o meno progredito della sua popolazione dipenderà dunque principalmente, che queste abbiano a godere sempre maggior beneficio dai frutti, che oggi vengono raccolti, ora con soverchia fatica, ora senza saperne cavare l’intero profitto.