Le Novità degli Scavi di Roma durante il 1890

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Francesco Gnecchi

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Le Novità degli Scavi di Roma durante il 1890 Intestazione 6 ottobre 2011 75% Numismatica

Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1891
Questo testo fa parte della serie Appunti di numismatica romana
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APPUNTI


DI


NUMISMATICA ROMANA




XVII.


LE NOVITÀ DEGLI SCAVI DI ROMA

DURANTE IL 1890.

(Collezione Francesco Gnecchi a Milano)


Delle Novità numismatiche venute in luce per gli scavi di Roma nel 1889 fu fatta la prima pubblicazione nella Rivista (anno III, fasc. III). Di quelle del 1890, che fui ancora abbastanza fortunato di poter acquistare completamente o quasi per la mia collezione, offersi, come del meglio che mi trovavo aver fra le mani, la primizia ai confratelli radunati lo scorso luglio al Congresso numismatico di Bruxelles per la fausta occasione del cinquantenario della Reale Società Numismatica del Belgio; del che spero non me ne vorranno i cortesi nostri associati.

I lavori per la sistemazione del Tevere, e le opere edilizie che continuarono con febbrile attività fin verso la fine del 1890, favorirono in modo singolare i ritrovamenti di antichi avanzi di ogni genere [p. 288 modifica]e segnatamente di monete. La grandissima maggioranza è sempre costituita, come naturale, dalla massa di quelle comunissime e sconservate, le quali, come di poco o nessun valore, vanno disperse e distrutte, mentre sarebbe desiderabile che fossero raccolte e conservate da quella Commissione che s’ intitola appunto Conservatrice dei Monumenti. Nel gran numero però alcune se ne trovano di quando in quando, ben conservate, inedite e importanti, e queste più ancora sarebbe a desiderarsi che fossero conservate alla proprietà nazionale, mentre lo sono assai di raro.... Se con ciò esprimo un desiderio, non intendo punto muovere un’accusa di trascuranza a chi è incaricato di sorvegliare agli scavi, perchè è chiaro che, se riesce difficile eludere la vigilanza degli ispettori quando si tratti d’ una statua o d’ una lapide o di qualsiasi altro cimelio di qualche mole; è invece facilissimo sottrarre le monete; e l’ingordigia personale dell’immediato tornaconto avrà sempre il sopravvento sull’idea astratta del pubblico bene !

Le novità del 1890 si riducono a sette bronzi — le monete che escono dal suolo di Roma sono quasi tutte di bronzo — e sono: un medio bronzo di Claudio restituito da Domiziano, due gran bronzi di Galba, tre medaglioni di M. Aurelio, il quale è decisamente il nome favorito dagli ultimi ritrovamenti, e un medio bronzo di Didia Clara. Tale messe del resto non si può ritenere scarsa e sembrerà anzi assai copiosa, quando la si confronterà con quella dell’anno 1891 in corso, la quale, almeno finora, è nulla, dacché la crisi edilizia e il conseguente rallentamento dei lavori della capitale hanno portato per naturale conseguenza una grande diminuzione e, direi quasi, la cessazione dei ritrovamenti.

Ecco ora le descrizioni dei pezzi, accompagnate da qualche commento. [p. 289 modifica]

T. CLAUDIO.

MEDIO BRONZO RESTITUITO DA DOMIZIANO.


1. Dopo Coh. 96.
D/ - TI CLAVDIVS CAESAR AVG P M TR P IMP P P
Testa nuda a sinistra.
R/ IMP DOMIT AVG REST S C
Pallade a destra armata di sondo, in atto di lanciare un giavellotto.

(Tav. XVI, n. 1).


I bronzi di Claudio furono restituiti da Tito e da Domiziano, ma assai più abbondantemente dal primo che dal secondo, se dobbiamo giudicare dal numero di quelli che ci sono rimasti.

Cohen nella sua prima edizione non conosceva che un solo gran bronzo di Claudio restituito da Domiziano, rappresentante al rovescio il noto tipo della Speranza. Nella seconda edizione è riportato anche un medio bronzo riproducente il medesimo tipo ; ma il rovescio di Pallade (Cfr. Cohen, nn. 86 e 87 di Claudio) conosciuto fra le Restituizioni di Tito (Coh. 94, 95 di Claudio) sarebbe nuovo fra quelle di Domiziano.

GALBA.

GRAN BRONZO.


2. Dopo Coh. 108.

D/SER GALBA IMP CAES AVG TR P
Testa laureata a destra.
R/AVGVSTA (all’esergo) e nel campo S C R XL
Figura femminile (Livia?) sedata a sinistra con una patera e uno scettro.

(Tav. XVI, n. 2).


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Sono parecchi i bronzi di Galba, che colle leggende QVADRAGENSVMA REMISSA (Coh. 178), QVADRAGENS REMISSAE (Coh. 179), XXXX REMISSA (Coh. 246), o anche colla semplice indicazione R XL (Coh. 138, 139, 198, 199, 200), si riferiscono al fatto di certe imposizioni, che la storia non ha i dati di precisamente determinare, le quali sarebbero state, non si sa bene in quale occasione, dall’avaro Galba condonate o abolite, e che furono poi da Adriano ristabilite. Ma le accennate leggende sono accompagnate nei bronzi finora conosciuti o dalla rappresentazione della Libertà (Coh. 138, 139) comunissima nelle monete di Galba, o di Roma in diversi atteggiamenti (Coh. 198, 199, 200), oppure da un arco di trionfo (Coh. 178, 179 e 246), mentre nel bronzo, che qui produciamo, la figura femminile a cui si riferisce la sottoposta leggenda AVGVSTA, pare debba ritenersi, come viene generalmente ritenuta tale figura in altre monete dello stesso Galba (vedi Coh., n. 20 a 31, 107, 120 e 121), per Livia di Augusto, cui Galba aveva sempre dedicato una speciale devozione « Observavit ante omnes Liviam Augustam, cuius et vivae gratta plurimum valuti et mortuae testamento paene ditatvs est1.

La leggenda R XL associata alla nuova rappresentazione parrebbe quasi riferire il tratto inusitato di Galba alla intercessione o all’influenza di Livia, e la moneta può considerarsi come un’azione di grazie del Senato all’imperatore e insieme alla sua Augusta inspiratrice.

Peccato ohe all’importanza storica di questo bronzo non corrisponda affatto la conservazione, la quale è delle più deplorevoli.

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GRAN BRONZO.


3. Dopo Cohen 240.

D/ - IMP SER GALBA AVGVSTVS
Busto a destra coronato di quercia col paludamento.
R/S P Q R OB CIV SER, in una corona di quercia.

(Tav. XVI, n. 3).


Questo splendido bronzo, coperto di patina nera con riflessi argentei, è uno dei più belli che si possano vedere, sia come arte che come conservazione. — Il rovescio è fra i comuni di Galba, ma è l’iscrizione del diritto che rende questo gran bronzo degno di nota. Tra il numero sterminato d’iscrizioni, che si leggono intorno alla testa di Galba nelle sue monete, quella del nostro bronzo non è conosciuta che su di un altro gran bronzo, col rovescio ROMA, già appartenente alla Collezione Gréau2 e di cui non si conosce l’ubicazione attuale.

È strana l’enorme varietà delle iscrizioni ricordanti il nome di Galba, anzi crederei che è sotto il regno di questo imperatore che la varietà di tali iscrizioni raggiunge il suo culmine, tanto più se si considera che, essendo il regno di Galba durato sette soli mesi, mancano nelle iscrizioni delle sue monete tutte le varietà dovute alle diverse date, le quali sono appunto la causa del moltiplicarsi delle iscrizioni per altri imperatori. Eckhel, il quale, al principio d’ogni regno porge l’elenco delle varie iscrizioni che si incontrano sulle monete, ne numera 29 differenti [p. 292 modifica]per Galba; noi ora ne conosciamo una serie più che doppia3.

E la varietà nelle iscrizioni è cosi grande, perchè generalmente esse sono speciali per un solo taglio di moneta, cioè per l’oro, per l’argento, pel bronzo di primo modulo o per quello di secondo.

Poche si trovano su due diverse monete, pochissime su tre, e due sole furono adottate per tutte e [p. 293 modifica]quattro. Il titolo d’Augusto poi è sempre espresso colle semplici lettere AVG, mentre AVGVSTVS in tutte lettere, oltre che nel nostro gran bronzo e nell’altro citato, non appare che su due rarissimi medii bronzi portanti la leggenda: QVADRAGENSVMA REMISSA, uno appartenente al sig. Rollin (Coh., II Ediz. n. 166), l’altro nella mia collezione e da me descritto nella Gazzetta Numismatica di Como (anno 1886).

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MARCO AURELIO.

MEDAGLIONE DI BRONZO.



4. Dopo Coh. 383.

D/ - AVRELIVS CAES ANTON AVG PII F
Busto a sinistra col paludamento. Testa nuda.
R/TR POT XI COS II
Ercole ignudo, assiso a destra su di un sedile terminato da una gamba di satiro, tiene colla sinistra la rocca e col braccio destro appoggiato alla spalliera coperta del suo mantello si sostiene il capo, volgendosi in atto di conversare colla regina Onfale; la quale, diademata e avvolta nel manto, sta in piedi dietro a lui, tenendosi le mani dietro il dorso. Davanti ad Ercole, al secondo piano un cippo , su cui un vaso (?). —
(Anno 157 d. 0.).
Diam. min. 40. Peso gr. 56.900.

Un piccolo cerchio tornito a guisa di cornice racchiude le rappresentazioni, tanto al diritto che al rovescio. Anche l’orlo esterno è sagomato al tornio.

(Tav. XVI, n. 4).


Questo bronzo di superba patina e d’eccellente conservazione è uno dei più bei pezzi e certamente il più importante uscito dal suolo di Roma in questi ultimi tempi, offrendo due particolarità assai notevoli, la prima nella tecnica del lavoro, la seconda nella rappresentazione affatto nuova del rovescio.

Come si può vedere dalla riproduzione che se ne dà alla tavola, il medaglione è molto somigliante ai medaglioni cerchiati, ossia le rappresentazioni del diritto e del rovescio sono circondate da una piccola cornice incisa al tornio, e la sagomatura continua [p. 295 modifica]anche sull’orlo esterno; il tutto precisamente come nei medaglioni cerchiati, senza però che si eccedano le dimensioni di un medaglione comune. II bronzo si potrebbe ritenere quasi una transizione, un quid dimidium tra il medaglione comune e il medaglione cerchiato, di cui ha tutti i caratteri, meno le dimensioni. Ad ogni modo e comunque si debba chiamare, come tipo di fabbrica è, se non unico, estremamente raro.

Venendo poi alla rappresentazione del rovescio, essa è affatto nuova, non solo fra i medaglioni di M. Aurelio, ma probabilmente in tuttala serie romana. La figura d’Ercole, che già tanta parte aveva avuto nella numismatica greca, compare assai frequentemente sulle monete e sui medaglioni romani. Ercole, il semidio simboleggiante la forza e ritenuto perciò il protettore di Roma (ROMA = ρωμη), è il più celebrato fra gli eroi dell’antichità. Scelto fra le primissime divinità che furono impresse sull’aes grave romano, a costituire il tipo del Quadrante, da quell’epoca remota per una serie ininterrotta di secoli. Ercole domina nell’arte come nella letteratura romana, e le medaglie in ogni metallo a lui dedicate sono innumerevoli. Aumentano o scemano di numero a seconda che il suo culto è più o meno in favore ; ma continuano fino alla completa caduta del paganesimo, anzi si inoltrano anche nell’epoca cristiana, e troviamo Ercole ancora rappresentato sulle monete di Costantino e perfino su quelle di Graziano.

Della sua lunga e avventurosa carriera possiamo dire che tutte siano ricordate le peripezie e le gloriose imprese sulle monete4, come lo sono in altri [p. 296 modifica]bronzi e in molti marini antichi. Lo vediamo in atto di soffocare il Leone Nemeo, di vincere Anteo o di abbattere l’Idra delle sette teste; o ci viene presentato come il trionfante domatore dei Centauri, o come il vincitore di Caco, o quale uccisore del serpente nel giardino delle Esperidi; e troppo lungo sarebbe enumerare tutte le imprese e le fatiche della sua vita ricordate dalle medaglie, come assai lunga sarebbe la lista dei gloriosi epiteti di cui viene accompagnato sulle monete il nome d’ Ercole, a seconda dell’impresa cui si fa allusione, lista colla quale certo non può competere nessun Semidio della mitologia antica ; e forse non può vantarne una superiore neppure il Sommo Giove.

Ma in mezzo a tanta abbondanza e varietà di fatti, il soggiorno d’Ercole nella residenza di Onfale regina di Lidia è un episodio che, forse per essere uno dei meno gloriosi di quella vita agitata e avventurosa, non ci viene trasmesso da alcun monumento numismatico5 .

Ercole colla rôcca in atto di filar lana non poteva certo essere ricordato sui medaglioni o sulle monete di Adriano, di Commodo, di Postumo, di Massimiano Erculeo, né da alcun altro degli imperatori, che all’eroe dedicarono un culto tutto speciale, se ne fecero un glorioso modello e si gloriarono d’assomigliargli nelle attitudini e perfino nella fisionomia, e per rendere maggiore la somiglianza ne assunsero il nome, gli emblemi e l’abbigliamento.

Tale umile rappresentazione non era possibile che sotto il regno dell’imperatore filosofo!

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MEDAGLIONCINO DI BRONZO.


5. Dopo Coh. 386.

D/M ANTONINVS AVG ARMENIACVS P M
Busto a destra col paludamento e la corazza. Testa nuda.
R/TR P XIX IMP II COS III

Minerva Medica galeata seduta a sinistra e appoggiata col gomito sinistro alla spalliera della sedia, in atto d’offrire un pomo al serpente d’Igea, attorcigliato intorno ad un albero. Dietro a lei uno scudo veduto dal rovescio, e sopra questo una civetta. (Anno 165 d. C.).

Diam. mill. 28. Peso gr. 16.00.

(Tav. XVI, n. 5).


Sotto il lungo e felice regno di M. Aurelio la salute pubblica fu parecchie volte funestata da epidemie, [p. 298 modifica]e principalmente è nota quella che infierì durante gli anni 165 e 166; anzi conviene ricordare come fu appunto in quest’ultimo anno che a M. Aurelio venne conferito il titolo singolare di Medicus6. La numismatica romana, costantemente specchio fedele della storia, ricorda tutti questi fatti ; e, per attenerci solo al periodo accennato, che è quello in cui venne coniato il nostro medaglioncino e alla sola testimonianza dei medaglioni stessi, lasciando da parte le monete, ne troviamo uno dapprima colla data dell’anno 165 (Tr. Pot. XIX di M. Aurelio) in cui è rappresentata una donna (forse la stessa imperatrice Faustina), che appiedi d’un albero nutre il serpente attorcigliato intorno a una statuetta d’Esculapio (Coh. N. 403), e un altro colla data dell’ anno 166 (Tr. Pot. XX di M. Aurelio), in cui Minerva in faccia alla Vittoria offre da mangiare al serpente, che sorge da un’ ara. Il nostro medaglioncino va collocato con questi due, e tutti e tre furono certamente una invocazione contro r infierire della pestilenza, che decimava le combattenti legioni o un voto di ringraziamento agli Dei sanitarii e primieramente a Minerva Medica per la cessazione di questa; mentre la Minerva e la Vittoria associate sembrano fare una chiara allusione alla sommissione della Partia e della Mesopotamia, avvenuta appunto in quel tempo, ricordandosi cosi, insieme alla pubblica calamità, i fatti gloriosi dell’epoca.

Il medaglioncino è di bellissimo stile e di eccellente lavoro, come pure di buonissima conservazione, quantunque, per mancanza di margine, la leggenda non sia completamente visibile. [p. 299 modifica]

MEDAGLIONE DI BRONZO.


6. Dopo Coh. 394.

D/M AVREL ANTONINVS AVG GERM ARM TR P XXX
Busto laureato e corazzato a destra.
R/VOTA PVBLICA (all’esergo) IMP VIIII COS III (in giro).

M. Aurelio togato a sinistra sacrificante con una patera su di un tripode. Davanti un fanciullo col simpulo, e il vittimario in atto di abbattere un toro. Al secondo piano tre militi armati a destra, e a sinistra due uomini togati, uno dei quali suona la tibia. Nello sfondo un tempio a sei colonne ornato di statue agli angoli e sul frontone. (Anno 176 d. C).

Diam. mill. 37. Peso gr. 67.60.

(Tav. XVI, n. 6).


Un solo medaglione dedicato ai pubblici sacrificii è conosciuto di M. Aurelio, ma porta una data molto anteriore, quella cioè dell’anno 168 (Coh. n. 394). La rappresentazione del sacrificio colla medesima leggenda VOTA PVBLICA, è simile ma non identica a quella sopra descritta. Il medaglione è di buona, ma non ottima conservazione.

DIDIA CLARA.

MEDIO BRONZO.


D/DIDIA CLARA AVG
Busto a destra.

9/ - HILAR TEMP S C

L’Ilarità a sinistra con una lunga palma e la cornucopia.

(Tav. XVI, n. 7).


Il medio bronzo di Didia Clara è di straordinaria rarità. Cohen difatti fa seguire la descrizione [p. 300 modifica]dell’unico suo esemplare (il quale è la perfetta riproduzione del gran bronzo colla leggenda del rovescio : HILAR TEMPOR) dalla seguente nota : «Quoique décrite dans les Catalogues du Musée de Vienne et du Musée Tiepolo, j’aurais hésité à admettre la médaille de Didia Clara en moyen bronze, par suite du silence qu’ont gardé à son égard Beauvais et Mionnet, et de la note de Mr. Arneth, qui, tout en en citant deux dans son Synopsis, ajoute: unus aeneus II f. suspectus. Mais je dois à l’obligeance de Mr. Hoffmann, qui a eu tout récemment entre ces mains un exemplaire de cette précieuse médaille, d’une authenticité irrécusable et qui a bien voulu me la communiquer de pouvoir l’admettre en toute confiance».

L’esemplare da me prodotto sarebbe dunque il secondo medio bronzo conosciuto di Didia Clara. Di buonissima conservazione e coperto di bellissima patina verde chiara, è della più indiscutibile autenticità. Fu trovato nella campagna in vicinanza di Roma.

Non offre che una leggera variante (HILAR TEMP invece di HILAR TEMPOR) con quello citato di Cohen e passato ora al Gabinetto di Francia ; ma non è certo per questa che l’ho creduto degno di figurare fra le novità numismatiche degli scavi di Roma durante il 1890, — che allora ne avrei potuto produrre molte altre simili — bensì per la straordinaria rarità del pezzo in sé stesso.

Note

  1. Svetonio in Eckhel, Doctr. Num. Vet., vol. VI, pag. 292.
  2. Catalogo della Vendita Gréau n. 909, riportato nella seconda edizione del Cohen al N. 179.
  3. Ecco la serie oggi conosciuta delle leggende iscritte sul dritto delle monete di Galba, distinte pei metalli e pei moduli del bronzo:
    1. GALBA CAESAR AVG P M (ar)
    2. " IMP (ar)
    3.  » " CAESAR AVG (ar)
    4. " IMPERAT (ar)
    5. " IMPERATOR (o ar)
    6.  » IMP CAES AVG TR P (mb)
    7. IMP GALBA (o ar)
    8. " " CAESAR AVG P (ar)
    9. " S GALBA (ar)
    10. " SER GALBA (ar)
    11. " " " AVG (o ar)
    12. " " " " P M (o ar)
    13. " " " " TR P (o ar gb mb)
    14. " " " AVGVSTVS (gb)
    15. " " " CAESAR (o ar)
    16. " " " " AVG (o ar)
    17. " " " " " P M (o ar)
    18. " " " " " TR P (gb mb)
    19. IMP SER GALBA CAE AVG TR P (gb mb)
    20. " " " CAES AVG TR P (gb mb)
    21. " " " " " PM TR P (gb mb)
    22. " " " " " PON M TR P (gb)
    23. " " " " " " MA TRP (gb)
    24. " " SVLP GALBA CAES AVG TR P (gb mb)
    25. " " " " " " POT (gb mb)
    26. " " SVLPI GALBA CAES AVG TR P (mb)
    27. " " SVLPIC GALBA CAESAR AVG (gb)
    28. " " " " CAES AVG TR P (gb mb)
    29. " " SVLPICIVS GALBA CAESAR AVG (gb)
    30. SER GALBA AVG (ar)
    31. " " " IMP (mb)
    32. " " CAESAR AVG (o ar)
    1. SER GALBA CAESAR AVG P M TR P P P (mb)
    2. "" IMP (o ar)
    3. " " IMP AVO (ar mb)
    4. " " " AVGVSTVS (mb)
    5. " " " " " P M (mb)
    6. " " " CAESAR AVG (gb)
    7. " " " " " P M T P (o ar gb)
    8. " " " " " " TR P (o ar gb mb)
    9. " " " " " " " " " P P (mb )
    10. " " " " " PO MA TR P (gb mb)
    11. " " " " "PON M TR P P P (mb)
    12. " " " " " " " " POT (mb)
    13. " " " " " " MA TR P (gb)
    14. " " " " " PONT MAX TR P (gb mb)
    15. " " " " " TR P ( o gb mb)
    16. " " " CAES AVG (gb mb)
    17. " " " " " T P P P (mb)
    18. " " " " " TR (sic) (mb)
    19. " " " " " " P (ar gb mb)
    20. " " " IMPERATOR (ar)
    21. " SVLP GALBA IMP CAESAR AVG P M TR P (gb)
    22. " " " " " " TR P (gb mb)
    23. " SVLPI GALBA IMP CAESAR AVG (gb)
    24. " " " " " " PM (mb)
    25. " " " " " " " " TR P (gb mb)
    26. " " " " " " TR P (gb mb)
    27. SER SVLPIC GALBA CAES AVG TR P (mb)
    28. " " " IMP CASEAR AVG (gb)
    29. " " " " " " P M TR P (gb)
    30. " SVLPICI GALBAE AVG (ar)
    31. " " " IMP AVG (ar)
    32. " SVLPICIVS GALBA AVG (ar)
    33. " " " IMP AVG (ar)
    34. SERV GALBA (o)
  4. Vedasi ad esempio l’Articolo del de Witte; Médailles inédites de Postume, nella Revue Numismatique del 1844, in cui si descrivono le monete di Postumo rappresentanti le 12 fatiche d’Ercole.
  5. Appunto per esser nuova tale rappresentazione e poco noto l’episodio, non sarà inutile richiamare il brano della leggenda che vi si riferisce. Il fatto avviene dopo che Ercole aveva compiute le dodici famose fatiche. Eurito re d’Oscalia, eccellente arciero e già maestro d’Ercole in quest’arte, aveva bandito la promessa di sposare sua figlia Jole a chi avesse vinto in tale esercizio. Ercole si presenta campione e vince; ma Eurito rifiuta di mantenere la promessa, ricusando di accordare la figliola a chi aveva ucciso i suoi propri figli. Ifito, figlio d’Eurito, cerca invano di persuadere il padre. Poco dopo avviene che alcuni bovi di Eurito vengono rapiti, ed Ercole viene sospettato come il rapitore. Ifito si fa di nuovo a difendere Ercole e gli offre anzi il suo aiuto per andare in traccia dei bovi scomparsi. Ercole accetta; ma, giunti alla città di Tirio, in un accesso di cieco furore, getta l’amico dalle mura e lo stende morto. In seguito alla quale nequizia — perché la vita d’Ercole, per quanto eroe e semidio, è un seguito di prodezze e di nequizie — Ercole è colpito da una gravissima malattia. Si reca a Delfo e interpella Pitia per avere un rimedio a tanto male; ma Apollo rifiuta il suo oracolo. Il prepotente Alcide si azzuffa con Apollo e la lotta non cessa se non per l’intervento di Giove in persona. Apollo allora accorda l’oracolo, prescrivendo che Ercole per ottenere la guarigione debba vendersi e servire per tre anni, offrendo il suo salario ad Eurito in espiazione dell’uccisione d’Ifito. Ercole si vende dunque a Onfale regina di Lidia e vedova di Tmolo, e sta per tre anni nella effeminata reggia, filando lana ed eseguendo ogni sorta di lavori femminili per riscattare la propria salute. Aggiunge anzi la leggenda che fosse obbligato ad indossare gli indumenti femminili, mentre Onfale portava essa stessa la clava e si ornava della pelle del leone. In tale acconciatura ce la rappresentano parecchi monumenti e le monete di Sardi.
  6. Vedi Eckhel, Doctrina Numorum veterum, vol. VII, pag. 52 e 78. Il Gabinetto di Francia possiede il G. Bronzo — finora unico — cui accenna l’Eckhel. Porta al diritto il Busto laureato di M. Aurelio colla leggenda m antoninvs avg parth max medic e al rovescio una quadriga trionfale con M. Aurelio e Lucio Vero, e la leggenda tr pot XX imp iiii cos iii — Vedi Cohen n. 731.