Memorie storiche del Santuario della B.V. della Misericordia di Castelleone/IV

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IV - Della Chiesa, o Santuario di Santa Maria della Misericordia

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III V
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CAPITOLO QUARTO.



Della Chiesa, o Santuario
di Santa Maria della Misericordia.



§. I.

Quando fu edificata.


Questa Chiesa voluta da Maria Santissima, come Ella si degnò di palesare a Domenica nella sua Apparizione, quasi per collocarvi il pietosissimo di lei Cuore, come il suo collocò Iddio nel Tempio di Gerosolima, fu chiamata ancor per comando della stessa Vergine, Santa Maria della Misericordia. Nell’anno medesimo dell’Apparizione 1511, come riferisce il Fiammeni, qui edificarono i devoti Castelleonesi colle elemosine una piccola Chiesa, che interinalmente fosse consacrata al culto della lor Madre ed Avvocata, finchè, [p. 44 modifica]cessate le disastrose calamità di que’ tempi, si potesse dar mano al Santuario.

Maria Vergine cominciò intanto a far conoscere gli effetti benefici della sua promessa tutela. “Fra lo scompiglio di tante guerre (dice il Fiammeni) e tante rivoluzioni, che accaddero in quell’anno stesso, Castelleone non sofferse la menoma traversía. Nelle continue marcie delle truppe, non ebbe ad alloggiare alcun soldato, nè pagò alcuna contribuzione di sopraccarico. Una fiera peste desolò in quell’anno Cremona, e gran parte del suo territorio; Castelleone fu solo il luogo preservato, che non ne vide alcun segno. Altrove la carestía portò il terrore e la morte; quivi non si sentì penuria di sorte alcuna; e varie altre grazie si ottennero, che tutti facilmente riconobbero dalla particolar protezione di Maria. - Nell’anno seguente Giovanni Summo, nostro Podestà; Giovanni Rosano, e Mainero Maineri, nostri Ragionati; e Francesco Arrighino, e Guglielmo Valvasore, principali [p. 45 modifica]Governatori della nostra Comunità, volevan far edificare la nuova Chiesa.

Ma essendosi qui sostenuto alloggiamento di truppe, e sofferta contribuzione straordinaria di danari, e di vettovaglie, attesa la guerra, che allora molestava questi paesi, non si potè recare ad effetto il bramato disegno.

Nell’anno finalmente 1513, Simone Fiammeni, Antonio Genesio, nostri Ragionati; Pigola, e Calvatone, nostri Consoli, per ordine del Consiglio, e anche per le continue istanze del Popolo, pensarono alla fabbrica del Santuario.

Perciò con Istromento rogato da Stefano Cattaneo, si elesse Antonio Cristiano, Marco Lurano, e Giacomo Arnolfo, come assistenti e prèsidi al lavoro; ed approvato il disegno da Agostino Fonduli Cremasco ingegnoso Architetto; colla debita licenza di Monsignor Vescovo Trevisani, e del Molto Reverendo Don Giovanni Paolo Omodei, il Vice-Prevosto Don Matteo da Ponte benedisse la prima pietra, in cui erano scolpite le seguenti parole:

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Ab Inc. Domin. 1511. 11. Maj hic apparuit Virgo Maria.

secondo altri queste:

M. M. G. M. M. hic apparuit,

cioè Maria Mater Gratiae Mater Misericordiae. 11. Maj 1513. positus hic lapis fundamentalis Ecclesiae hujus.

In seguito, con tutto il calore si pose mano all’opera; e già sorgevano le fondamenta, e le mura della Chiesa; ma la peste, la carestía e la guerra, che sempre più incrudelivano, fecero interrompere il lavoro“.

In quest’anno calamitosissimo per la Lombardía, e specialmente per Castelleone, volle la Provvidenza Divina, che emergesse lo stimolo il più possente per continuare l’impresa. Castelleone in tal anno fu il bersaglio della guerra. Assediato, e preso da Pompeo Castione, che vi entrò vincitore a nome di Teodoro Triulzio Generale di Francia, il giorno 25 di Maggio, e ripreso da Prospero Colonna [p. 47 modifica]Generale dell’Imperatore ai primi di Giugno, venne subito dopo da Renzo Orfino Capitano de’ Veneziani, fautori de’ Francesi, stretto con numeroso esercito da forte assedio, e chiedeva Orfino la resa del Castello in nome del Re di Francia, sotto pena di saccheggio e di incendio al Paese, e di morte agli Abitanti.

Rifiutandosi a ciò gli Imperiali assediati, e minacciando egualmente ai Castelleonesi di metter tutto a ferro ed a fuoco, se avessero trattato di arrendersi, non sapevano questi a qual partito appigliarsi, e già prevedevano la totale loro rovina. Radunati perciò i Castelleonesi segretamente in Consiglio, Cristoforo Fiammeni, il più anziano di tutti, confortando i compagni; pel primo esclamò: “E perchè noi non ricorriamo a Maria, che ci ha dimostrata coi più evidenti segni la sua materna predilezione? Ella sarà il forte scudo, che ci difenderà dai nostri più fieri nemici; Ella sarà l’astro benefico, che ci guiderà in mezzo a tanti pericoli; a Lei dunque con preghiere, [p. 48 modifica]e con doni ci rivolgiamo, ch’Ella mai non abbandona chi a Lei con viva fiducia ricorre“. Queste parole del buon Vecchio cavarono le lacrime a tutti quelli del Consiglio; e d’unanime consenso prostrati a terra, invocarono il Nome di Maria, e fecero voto di contribuire una somma ragguardevole di danaro per la Fabbrica della sua Chiesa, se fossero stati sottratti a tanto pericolo. Senz’altro indugio, mandarono a chieder grazia da Renzo Orsino, D. Matteo da Ponte. All’ambasciata del Sacerdote, subito si ammansò il feroce Capitano; e mediante la sola contribuzione di cento carra di biada e di vino per l’esercito, levò l’assedio.

Riconobbero in ciò i Castelleonesi il favore della lor Protettrice, e sborsarono la somma promessa in voto; per cui, a fronte della calamità di que’ tempi, si proseguì il lavoro al Santuario; e col soccorso delle ricche obblazioni dei divoti, dopo tre anni fu compiuto il Tempio, cioè nel 1516; tranne la cupola, fatta fabbricare nel 1525, con altre elemosine, dai [p. 49 modifica]Fabbricieri Francesco Fiammeni, e Mussino Rodiani.

Nel giorno 11 di Maggio dell’anno stesso 1516, il Signor Prevosto Omodei, per Licenza Vescovile, benedisse la nuova Chiesa, con lieta musica, e vi celebrò il primo la Messa solenne.

Per compenso poi del terreno, che fu occupato nella Fabbrica, e che era di ragione Parrocchiale, diede la Comunità, colle debite autorizzazioni e legalità, una Casa posta in Castelleone nella Contrada di Feperica, ove abita presentemente il Prevosto.


§. II.

Della Statua di Maria Vergine, che vi si venera.


Questa bellissima Statua di Maria Vergine, che, in atto molto commovente, tiene il capo alquanto inclinato e rivolto al Bambino, che ha nella mano sinistra, è opera dell’eccellente Scultor Cremonese Gio: Paolo Maltempo, che la eseguì per ordine de’ Signori Reggenti del Santuario. [p. 50 modifica]È dessa quasi al naturale, bene intagliata ne’ suoi panneggiamenti, e con tanta maestrevolezza dipinta, che non sarebbe d’uopo di vestirla, se il costume generale introdotto del lusso Religioso degli abiti alle Statue, non lo richiedesse.

Un tal Simulacro è in tanta venerazione presso il Popolo, chè non suole scoprirsi, se non a candele accese; e da molti Infermi e Divoti si mandano a toccarvi pannilini, od altro, come si usa da tempo antichissimo colle sacre Reliquie.

Desso Simulacro fu benedetto dal Sig. Prevosto Don Giambattista Pozzi, e con molta solennità, processionalmente portato al Santuario agli 11 di Maggio del 1560. Grande fu la pompa di questa straordinaria Funzione, alla quale intervennero ancora in forma pubblica le Autorità Civili. La Chiesa fu in tal giorno adornata di simboliche Imprese, di Anagrammi, e di Elogi, secondo il gusto di que’ tempi, e che perciò qui si ommettono; ritenendo solo il seguente, che fu in tal circostanza esposto sulla Porta maggiore.


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ELOGIUM.




Hospes, Viator, Civis,
Eja omnes, animos erigite,
Vota fundite, effundite Flores,
Ad pompas ad plausus ad cantus
Pietate, et liberalitate
accedite:
Ecce Mariam Matrem Misericordiae
Reginam Coeli et Terrae unicam
Non lauro, sed auro, immo syderibus coronatam,
Matrem Dei Omnipotentis
Gestamus honore fastu laetitia et jubilatione:
Tantam Matrem, tantam Virginem
Veneremini et Colite
Cor in Coronam Offerte.
Felix oppido, faustum urbi, propitium orbi
Ejus nomen, numen, et omen
Deprecemur
Tum felix abito, quisquis ades,
Hospes, Viator, Civis.


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§. III.

Ubicazione della Chiesa.


Nella distanza d’un miglio dal Regio Borgo di Castelleone, è fabbricato il Santuario. Conduce a questo un’ampia retta strada, recentemente fatta, che è l’opera la più bella, e più decorosa per Castelleone. La strada, che partiva dall’antica porta di Isso, era angusta, e disordinata; nè poteva essere altrimenti, giacchè la Vigna di Domenica era in luogo deserto. In varj tempi, a mano a mano che crebbe la divozione a Maria Vergine, si studiò dalla Rappresentanza Comunale, e dai Signori Reggenti di ritrarla, di ampliarla, e di far costruire dei solidi edifizj sulle Roggie, che la attraversavano. Anche nel 1802 si procurò per ultimo di por pensiero a quest’opera indispensabile, e venne infatti, la vecchia strada, ampliata, come tuttora esiste, approfittando di alcuni spazj del terreno che la fiancheggiava, parte di cui fu acquistato, e parte graziosamente ceduto dai possidenti.

[p. 53 modifica]Per quanto però fosse valida la premura della Comune, e dei Signori Reggenti in tale scopo desideratissimo; la cosa non riuscì come era d’uopo che fosse, e la massima parte de’ buoni Castelleonesi, e tutti poi gli stranieri, imploravano un’opera, che corrispondesse alla celebrità del Santuario, ed all’innumerevole concorso ivi del Popolo.

Già da molti anni fervea il progetto d’un’altra nuova strada, e maestosa, che partisse dal centro del Paese, e che in linea retta conducesse al Santuario. Il Sig. Ingegnere Carlo Venturelli di grata memoria, uomo di spirito patrio, e di animo intraprendente, stimolato dalle insinuazioni dei Signori Reggenti, e del Signor Prevosto Pagani, più volte mise in campo un tale progetto; ne segnò ancora le traccie con alcune visuali, per invogliarne maggiormente il Popolo; ma tutto fu vano, sì pel dispendio, che riusciva gravoso, senza aver fondi da cui trarnelo, come per altri infiniti ed imponenti ostacoli, che vi si opponevano.

[p. 54 modifica]Per quanto però in tal modo venisse a riuscire sempre vana ogni prova; non perdettero i Devoti al Santuario la viva speranza di veder l’opera eseguita, nel favore confidando della lor Madre di Misericordia; la quale, quando le fosse piaciuto, appagate avrebbe le pietose lor brame.

La cosa infatti ebbe luogo, quasi per di Lei prodigio nel 1817, e quando meno si attendeva per la circostanza de’ tempi. In tal anno l’Imperiai Regio Governo insinuò alle Provincie ed alle Comuni, perchè si decidessero queste a qualche pubblico lavoro, ad oggetto di dare al Popolo mezzi di sussistenza per far fronte al massimo incarimento de’ generi di prima necessità.

La pietà de’ Castelleonesi colse questa opportuna circostanza per rimetter in campo il progetto le tante volte tornato a vuoto; e lasciando ogni altra impresa, che potesse riuscire di lustro al Paese venne scielta ad onor di Maria quella, che servir doveva al decoro maggiore del Santuario.

Gli ostacoli, che contrariavano l’opera [p. 55 modifica]della nuova strada, erano ancora gli stessi, per cui stata non era per lo addietro mai eseguita.

Trattavasi di aprirsi il varco tra solide mura; di demolire de’ Caseggiati, i cui possidenti rifiutavano di cederli; di tagliar de’ vigneti ben coltivati e fertilissimi; di occupare de’ campi, i cui padroni ne erano molto affezionati; e fra ciò tutto, di formare un piano, che in niun punto dovea rimanere nello stato di prima, ma o da abbassarsi per molti metri, o per più ancora, da rialzarsi, perchè fosse ridotto orizzontale. I contrasti, e le spese per giugnere a capo di ciò, furono mille, ma tutto fu superato dall’attività del Signor Antonio Dottor Cogrossi; il quale essendo Deputato alla Provincia, ed allora anche Fabbriciere del Santuario, col consiglio, e col comando non solo, ma con particolari sacrifizi, accompagnati da una maestrevole destrezza, ottenne certamente quanto non poteva, che a lui solo, essere riserbato.

Fu sua cura perchè il Governo approvasse il progetto. Mercè di lui, che [p. 56 modifica]protesse il voto della Rappresentanza Comunale; il Signor Feudatario Marchese di Rosales, permise il taglio delle mura: i possidenti cedettero le case di sopra accennate, che loro furono anche oltre il real valore soddisfatte, e quindi all’istante demolite: i Padroni dei fondi, per mezzo ai quali doveva passare la nuova strada, dovettero arrendersi; e fu in poche ore questa segnata col taglio delle piante, fatto quasi a furor religioso di popolo da più centinaja di operai accorsivi spontaneamente.

Ciò avvenne il giorno 10 Marzo 1817; e per l’Anniversario dell’Apparizione 11 Maggio, dell’anno stesso, si potè, quantunque in piano molto irregolare, portarsi al Santuario colla Processione per questa nuova segnata strada.

È incalcolabile il dispendio, che venne in seguito sostenuto, per condurre a fine l’impresa; e il minore fu quello del prezzo dei fondi occupati.

Cinquanta e più mila franchi vi furono impiegati; tratti questi in parte con superiore approvazione da un sopraccarico [p. 57 modifica]sull’Estimo; e per la parte maggiore, dalle spontanee obblazioni dei Devoti, non escluse le Comuni vicine, le quali gratuitamente si prestarono ai lunghi lavori, emulando anche in ciò lo zelo e la pietà de’ Castelleonesi.

Quest’opera, che, come dissi di sopra, fu cominciata nel 1817, ebbe il suo termine nello scorso autunno 1821. - Sarà sempre memorabile lo zelo, non solo del Signor Deputato e Consigliere Dottor Cogrossi, a tal opera specialmente delegato; ma quello ancora de’ Signori Fabbricieri del Santuario, e de’ Signori Rappresentanti Comunali, che lo assistettero, e che lo assecondarono nelle mire, all’evento delle circostanze le più disagevoli e dubbie, e questi furono:

Nell’anno 1817
Signori Pietro Cogrossi.
Giuseppe Bruscarini.
Zanchi Francesco.
Nell’anno 1818
Signori Pietro Cogrossi, confermato.
Giuseppe Venturelli.
Zanchi Francesco, confermato.

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Nell’anno 1819
Signori: Cogrossi Marco.
Dottor Pietro Bonati.
Bressanini.
Nell’anno 1820
Signori: Cogrossi suddetto, confermato.
Dottor Pietro Bonati, confermato.
Zanchi.
Nell’anno 1821
Signori: Pietro Cogrossi.
Dottor Bonati.
Zanchi.

Ad ogni modo, non devono però questi benemeriti Cooperatori ascrivere a sè medesimi il vanto di tanta impresa; ma riconoscerne l’esito dalla stessa Maria Vergine Protettrice, che condusse a buon fine un così vasto religioso disegno.


§. IV.

Forma, e Stato materiale della Chiesa.


La Chiesa è di sufficiente ampiezza, benchè non basti a contenere il popolo nelle principali Solennità, e nelle [p. 59 modifica]straordinarie Funzioni. Ha tre Porte; e la maggiore è volta a sera. Presenta una Croce in tre eguali Cappelle, nelle quali sonovi tre Altari. I due Altari laterali, sono ancora nella antica situazione, cioè contro il muro, in cui fa seno il Fabbricato; ma l’Altar maggiore, su cui v’è la nicchia del Simulacro di Maria Vergine, fu trasportato nel mezzo della Cappella, all’occasione che venne rinnovato a scaglia di marmo, a spese di Donna Margherita Armanni, come apparisce dalla seguente Iscrizione, che vi si legge:

Ex Devotione, et Expensis
D. Margar. De Armannis
Die XX. Octobris
1673.

La vecchia Ancona di legno ad intagli, in parte dipinta, e in parte dorata, che appoggiava al muro del Coro, e si levò in tale circostanza, è quella stessa, che esiste tuttora contro la parete di mezzo del Coro nella Chiesa sussidiaria di San Giuseppe in Borgo di Isso, ove fu trasportata, [p. 60 modifica]come ne confermano la tradizione alcune figure, che in detta Ancona si veggono, e che esprimono l’Apparizione di Maria Vergine.

Le tre succennate Cappelle, che con volta appoggiano alla Cupola di mezzo, sono tutte dipinte da cima a terra, e presentano dei Fatti storici sulla Vita di Gesù Cristo. Queste pitture, benchè in più luoghi danneggiate dall’ingiurie dell’età, sono della scuola dei celebri Cremonesi Giulio e fratelli Campi, e più o meno pregievoli secondo i varj pennelli. La gran Girella poi, che copre in volta semicircolare il Coro, fu dipinta da Gio: Battista Dordone Castelleonese, che venne, come dice il Fiammeni, a tale oggetto da Roma, per fatto voto in grave infermità da lui superata.

Nulla in vero presenta di maraviglioso questa Chiesa, quantunque di buon disegno, e in varj tempi arricchita, ed in miglior forma ridotta, e par, che dovrebbe coll’esterna ed interna ricchezza corrispondere alla celebrità del culto, che qui [p. 61 modifica]si tributa a Maria Vergine; ma gli è questa appunto l’unica impresa, a cui mettono di presente pensiero i Castelleonesi; ed è perciò di lor saggio consiglio il non decidersi a verun’opera interinale, onde poi questa non abbia a tornare inutile all’esecuzione dell’opera massima, che stan meditando, e per la quale si sta preparando il disegno dal Chiarissimo Professore ed Architetto Voghera di Cremona. Solo in qualche modo pensarono i Signori Fabbricieri di far con poche tinte ristorare le interne pareti della Chiesa nell’autunno dello scorso 1821, all’occasione della Visita Pastorale, che fece del Vicariato di Castelleone, l’Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Omobono Offredi Vescovo di Cremona. Questo interinale riattamento riuscì alla meglio, e venne anche aggradito dal Veneratissimo Prelato, il quale favorì Egli stesso il giorno 17 Ottobre di celebrar la Messa nel Santuario, assistito dai Nobilissimi e Reverendissimi Signori Canonici Convisitatori, Don Giulio Gaudenzi Prevosto della Cattedrale, di lui [p. 62 modifica]Segretario, e Don Luigi Pagani Prevosto in San Michele di Cremona e Luogo-Tenente Generale della Curia Vescovile.

Non andrà forse però lunga stagione in cui verrà il Santuario abbellito ed ampliato, come è il voto comune degli indigeni e degli stranieri, che a tale oggetto tengono disposte le loro obblazioni: e quella Madre di Misericordia, che protesse l’opera della nuova strada, perchè più facile accesso a Lei avessero i suoi Devoti, vorrà maggiormente proteggere l’onor del suo Tempio, ove accoglierne le preghiere.


§. V.

Fabbricato annesso alla Chiesa.


Quanto esiste di Fabbricato annesso alla Chiesa, e che serve di abitazione al Reverendo Signor Prefetto, al Sagrestano, e di Aula alla Fabbricería, faceva un giorno gran parte dell’ora demolito Convento de’ Padri Agostiniani che vi abitavano. Intorno al mille e seicento, le Corporazioni Religiose essendo nel massimo fiore, e [p. 63 modifica]procurando ogni mezzo per dilatarsi, avvenne, che il Santuario ancora della Misericordia invogliasse varj Frati a possederlo, per formarvi un Convento.

I Religiosi perciò del terzo Ordine di San Francesco lo chiesero alla Comunità nel 1579, ma venne loro negato; e simile evento, come dice il Fiammeni, ebbero gli altri Religiosi, che lo dimandarono. Quanto però non ottennero dai Castelleonesi i Regolari predetti, lo ottennero gli Agostiniani, non senza rammarico de’ Castelleonesi, colla interposizione del Senatore Trusso1 nel 1616, e l’Atto di cessione della Chiesa, da lui firmato qual Procuratore dei detti Padri, e dal Podestà, Deputati, ed altri Consiglieri delegati, fu nell’anno seguente ai 12 Maggio ridotto a pubblico Istromento, coll’approvazione ed assenso di Monsignor Brivio Vescovo di Cremona, e colla placitazione di [p. 64 modifica]Monsignor Giulio Turriani Prevosto della Scala di Milano, qual Economo Regio. Tale cessione fu vincolata a varj patti e capitoli riferiti dal Fiammeni nella sua Storia, e si riserbò la Comunità il diritto di ritogliere ai Padri la Chiesa in qualunque tempo si conoscessero non osservate le fatte convenzioni.

Così stabilite le cose, fabbricarono gli Agostiniani il loro Convento, e vi fu messa la prima pietra nel 1619 dal Padre Costanzo Cropello, che vi venne Priore pel primo, e che custodì per alcuni anni con tutto lo zelo la Chiesa. In seguito sino al 1781 rimasero in pacifico possesso, questi buoni Padri, del Santuario; quando in tal anno, per effetto di Piano riguardante le Corporazioni Religiose, fu questo Convento destinato a cessare, per concentrarsi in altri que’ Religiosi, che in esso ritrovavansi. In tale circostanza i Deputati all’Estimo di questa magnifica Comunità, col mezzo del dotto Signor Notajo Carlo Giuseppe Lavizzari, Regio Cancelliere, interessatissimo a sostenere i diritti della sua [p. 65 modifica]Patria, esposero al Regio Governo le ragioni del loro Padronato sul Santuario, e con lettera Governativa del 13 Gennajo 1781, riconosciutane Patrona la Comunità, furono a questa accordati i diritti, il possesso e l’amministrazione di tutti que’ fondi, che o per originaria dotazione erano stati consegnati ai Padri, o lasciativi per devozione dai Benefattori; onde fu, che ai 21 di Maggio dell’anno 1781, essendo già seguíta la soppression del Convento, venner restituiti con Atto pubblico alla Comune le terre ed il Santuario colla porzione annessavi di fabbricato, che servir potesse d’abitazione al Signor Prefetto. Nell’anno poi 1783, con Istromento rogato Somenzi, si acquistò il restante del Convento coll’Arca, che lo circonda dall’Orfanotrofio di Cremona, al cui vantaggio era stato ceduto dall’I. R. Governo.

Il Sig. Paolo Venturelli, che tuttor vive, ed altro allora de’ Reggenti eletti, pensò di far demolire questo Convento, lasciando intatta quella parte soltanto, che potesse tornar vantaggiosa al comodo del [p. 66 modifica]Santuario; ed è quella, che con bellissimi portici tuttora esiste, come di sopra si è detto.


§. VI.

Perchè si chiami Santuario questa Chiesa di Santa Maria della Misericordia.


È ben ragione, che qualche cenno si faccia, sul come a questa Chiesa si doni il nome di Santuario, chiamandosi indistintamente ora il Santuario, ora la Chiesa del Santuario di Santa Maria della Misericordia.

Il verissimo e principal Santuario è il Cielo, come in più luoghi è chiamato dalle Scritture. Nell’antica legge chiamavasi Santuario, o Sanctum Sanctorum, quell’intima e più riservata parte del Tempio, nella quale conservavasi l’Arca, e in cui nessuno poteva por piede, eccettuato il Sommo Sacerdote; e questi medesimo una sola volta all’anno. Anche alcuni Gentili chiamarono ora Arcana, ora Sanctuaria, le parti più secrete e riservate [p. 67 modifica]dei Templi degli Idoli. La Chiesa Cristiana adottò essa pure questo vocabolo in varj sensi; e con esso da non pochi fu indicato il Presbiterio; da altri il Velo, con che coprivansi e toccavansi le Reliquie de’ Martiri; da altri più comunemente le Sacre Reliquie stesse; e da molti ancora le Urne, gli Altari, e le Chiese, nelle quali erano queste conservate; e si estese lo stesso vocabolo alle Sacre Immagini, ed ai Simulacri più celebri, detti eziandío Taumaturghi, pei grandi miracoli ivi operati dal Signore. Quindi si chiamano Santuarj i corpi stessi, che si venerano in più luoghi, de’ Santi; come de’ SS. Apostoli in Roma, Pietro e Paolo; di S. Giacomo di Compostella, e simili; e quindi ancora sono chiamati Santuarj i varj Simulacri di Maria Vergine, che si venerano sotto diverse denominazioni, delle Grazie, cioè, del Monte ecc.; denominazioni corrispondenti o al luogo, o alle circostanze in cui si riferiscono avute o Apparizioni di Maria, o Grazie di Lei portentose.

Ora concorrendo tali circostanze, e [p. 68 modifica]ragioni anche riguardo a questa Sagra Immagine di Maria Vergine, la cui Apparizione in questo luogo, e l’assuntone bel nome di Madre di Misericordia, diedero origine alla Fabbrica della Chiesa; così a questa venerata Immagine si donò, e si dona il nome di Santuario; col qual nome intendesi ora la Chiesa stessa, detta generalmente il Santuario della Misericordia; ora, l’Immagine che vi si venera; ora, e più esattamente, la Chiesa del Santuario di Santa Maria della Misericordia; e di questo titolo, da gran tempo qui tra noi usitato, è in pacifico possesso, come rilevasi da varie stampe, e spezialmente autorizzato eziandio dagli Atti della Curia Vescovile, e dall’Istromento di retrocessione dell’I. R. Governo 21 Maggio 1781. Rogato Silvola.

Note

  1. Questo Senatore Trusso fu tanto affezionato ai Padri Agostiniani, e in tanta stima presso i Castelleonesi, che morto in Milano il giorno 24 Agosto 1621 (scrive il Fiammeni), “che fu portato a Castelleone; e dopo nobili funerali, sepolto nella Cappella maggiore di Santa Maria della Misericordia”.