Canti (Sole)/Il Carmelo
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Il Cantico de’ Cantici di Salomone | Appendice | ► |
IL CARMELO
Ove da l’egro error, da le profonde
Tenebre de la colpa a più lucenti
Spazi, a più santa regiön, qual vaga
Farfalla a lampa ammalïante, aneli,
Liberi voli aprendo, anima ardente,5
Dolce, o Fede, tu sei, pari a minuta
Pioggia sul curvo tulipan rïarso
Da la sabbia infuocata! e abbandonando
Questa valle di tombe, ove già troppa
È la morte dei vivi, avventuroso10
L’occhio tu volgi a l’orïente, a l’alma
Mistica porta de la luce; ch’ivi
Il tuo primo sorriso, arca del Cielo,
Lampeggiò da le sfere, ivi ponesti,
Ricco d’eterno seme, il primo fiore15
De la speranza! — A le sante aure, ai colmi
Lavacri del Giordano, ai primi soli,
Radïati a l’estatica pupilla
Dei Patriarchi, il cor ritorna, e, come
Esuberante di più fresca vita,20
Nè l’antica innocenza, in l’operoso
Vigor del mondo giovinetto è schiuso.
Salve, Terra del Sole: altar sublime,
Ove arse il primo sacrificio, eterno
Del santo patto Tabernacol, salve!25
Gerico olezzi di sue rose, altero
De’ suo’ cedreti il Libano torreggi;
Di eterni lampi il Sina, o di fiammanti
Pruni l’Orebbe s’incoroni, bello
Sei tu sempre, Oriente: anco nei verdi30
Platani tuoi dei Serafini il fiato
Geme, e tuttora di Saron le valli
Dan celeste armonia. L’uomo soltanto
In te cangiossi!... È un popolo di schiavi
Ne le pianure d’Ezechiello, è densa35
Tenebra, ove arse de le genti il Sole!...
Il grido dei profeti a sterminate
Onde allargossi su la Terra; e cadde,
Ond’ei mosse, silenzio — Uris bugiarda
Beve le aurette, che lambian le chiome40
De la saggia Rachele; e, d’intelletto
Prono, e di fronte, in sinüose bende,
Eterna pompa ismäelita, insozza
Bieco ovile di Eunuchi i santi luoghi1
Di Salomone! — Eppur, larghi di sangue45
E di credenza, ivi convenner mille
Popoli generosi, e intorno al santo
Sepolcro il brando sguaïnar per Cristo,
E fratelli gridarsi: e là, nei bui
Tempi mancati, in penitente saio50
Stretto, traëa il pellegrin, bramoso
Di silenzi e deserti; ed animose
Vergini, a cui ridean sangue e fortuna
E bellezza e lusinghe, a giovinette
Palme sembianti, in più felice suolo55
Trapiantate, sen gian peregrinando
Lungo l’acque del Nilo, o il piè fermando
Su le montagne, a sera. Oh, Palestina,
Cuore de l’orïente, oh fortunato
Chi te vide, e ne pianse.... e di tue valli60
Bevve ai molli profumi, o, accolto a l’ampia
Tenda del fico da le meste foglie,
Come fantasma errar vide da lungi
Curvo ed avvolto in ventilati lembi
Di gemmato mantello arabo Sire;65
E abbandonato a l’anelante fuga
D’irrequieto corridor l’azzurra
Aria spezzar, che lievemente vela
I dirupi di Sefora e le cime
Del fiorente Carmelo... eterno Monte,70
Che, dai giorni di Adamo a quando, pari
A vanente piramide di fumo,
Rotïerà nel nulla, è santo faro
Di salute e speranza — Or chi mi leva
Ai lembi tuoi, vetta sublime? Il mondo,75
Quasi convulsa onda sonante, intorno
Mi tempesti e ruini, una falange
Di alati spirti oltre la scorza umana
Pel puro aër mi spinge, e il pensier mio,
Stato conchiglia sitibonda, or pieno80
Di care fantasie tutte assapora
Le delizie del Cielo! — Il tramontante
Astro del riso, colorando in fuoco
Le vaste acque di Tiro, o il mesto Lago
Di Genseret, guardandoti, arrubina85
I tuoi fianchi, o Carmelo, e più e più sempre
Posatamente avvalla — Ei sì cadea,
Ei sì cadea, te salutando, o monte,
Quando il Signor de le battaglie irrise2
A le credenze di Filiste, e i sozzi90
Sacerdoti d’Acabbo ergean sonori
Inni fidenti, cui seguia secreto
Sepolcrale sgomento — A la bugiarda
Ara non corse l’invocata fiamma
D’un Idolo bugiardo; e già pel vasto95
Aër vania del Filisteo la prece
Quando di mezzo a le bendate folte,
Salienti pel monte, alteramente
Levossi, in passo venerando, il vero
Ispirato da Dio — la santa luce100
Del Ciel parea su la sua fronte accolta,
E radiante oltre l’usato — fiero
Sguardo mandò sul tenebroso stuolo
Sacerdotale, ed un altar levando
Di enormi massi, in numero eguaglianti105
Le tribù d’Israëllo, i sorteggiati
Pingui omenti v’impose — indi il recinse
Di cristallina acqua corrente, e d’onda
L’irrigò meditando. Era silenzio
Di tomba al monte — e gli angeli, sospesi,110
Da zendado invisibil redimiti,
Cingean l’altar, riconfortando il core
Del pensoso Profeta — Ei da l’altura
La Palestina contemplando, e in mente
Mille etadi agitando, a Dio si volse,115
E con sonante e libera parola
Chiamò lo spirto de l’Eterno a morte
Dell’idolatra — La preghiera appena
Dal santo labro uscia, che giù dal Cielo
Cadde trisulca ruïnosa vampa,120
Che altare, e carni, ed erbe, e polve, ed onde
Divorò men che vista!... Allor sentissi
Tentennar la montagna, ai sacerdoti
Di Baal fu morte, e in tenebrosa ecclissi
Si tinse il Ciel — lenta venia frattanto125
Nuvoletta dal mar, che indi si ruppe
In tuoni, in lampi, in grandini e procella....
Ed udissi una voce «io sono il vero
Sacerdote di Dio! Sieguimi Acabbo!»
Ed il Profeta con rubusta lena130
Correa d’innanti a la tempesta! — Oh quali
Sul Carmelo segnava orme profonde
Il mendicante di Sarepta!... a quanta
Tremenda lotta d’inimiche idee
Fosti arena, o Carmelo! Una sublime135
Riverenza d’allor ti avvolse, e quando
Su le tue coste balenàr gli ardenti3
Manipoli di Roma, e cercar regni
Ne le auspicate viscere fumanti,
Il sol, che chiuse il trionfal tuo giorno,140
Solennemente s’addoppiò, sembiante
A l’igneo carro, ch’ei guatò, cadendo,
E venerò, quando venia da l’alto4
Nero abisso di nubi, e d’esse in grembo
Rotante asse di fuoco, abbandonato145
A la corsa dei venti — Un Cherubino,
Chiuso in duro adamante, erto reggea
Tempestosa quadriga, a cui sul dorso,
Come a torve comete, ivan piovendo
Fiammeggianti criniere — il Ciel diviso150
Un profondo mettea rumor di nembi:
Lava di fuoco i mari, il sol parea
Smorta favilla in quel fumante vano —
Il santo veglio, abitator del monte,
Abbarbagliato, le ginocchia e il fianco155
Dette a la terra, e tramortì: nel cuore
Latte etereo gli piovve, e un sonno il prese
Di Paradiso! L’Angelo di Dio,
Nubi e fuoco spezzando, aère e venti,
Sul Giordano fè posa: ne le braccia160
Aprissi, e il Tido del Signor recinse
Suavemente al petto, e, ribattendo
L’aria trattata, entro a le mormoranti
Fiamme commosse il chiuse.... e poi fu notte! —
II
O veggente Tesbite! Ove ti trasse165
La portentosa ruota? In qual mai vivi
Secol di vita? — Una solenne pace,
Una diva fragranza era durata
Nel solitario venerando speco
Del tuo Carmelo. Ivi Eliseo, potente5170
Di doppio spirto, ansio tornò: vi pianse,
E ne le fosche viscere del monte,
Onde tu profetavi iva aspirando
Del tuo respiro i resti — E te dall’ima
Valle non vide il mandrian più mai175
Quando da l’erta balza al sol nascente
Dirizzavi la fronte maestosa,
E pregavi, e bevevi entro quei raggi
La profezia — Benedetto il monte
Fu dai pastori, e benedisse Iddio180
Ai pastori del monte: e parve ad essi
Nel vento de la rupe udir tua voce;
E, quando è sonno, intraveder fra l’alte
De l’aereo ciglion piante, atteggiate
Da le crescenti tenebre solenni185
A vaporose forme, il tuo fantasma,
Come calato da le vette eterne
A difesa di Giuda.... Una paura,
Un sublime terror gli uscia di vista,
E il pellicano coi suoi lunghi gridi190
S’ergea dal Nilo — Dai rotanti mondi
Pei deserti del Ciel piovea sovr’esso
Fosca luce e tremenda — In Samaria6
Avvallava lo sguardo, e tentennava
La corona d’Acabbo, e d’un sorriso195
Venia conforto d’Azzaïllo al core
Come trave di rena innanti al diro
Ponente del Deserto iva aggrandendosi
La torva ombra sublime: ambo le braccia
Sotto limpido Ciel stendea sovrana,200
E copria l’oriente, e tramontava —
III
E ben fu santa la montagna, e corse
L’anacoreta ad abitarvi, e, il nome
Invocando d’Elia, per volger d’anni,
Un popol di pensanti era coperto205
Da le floride balze — Il primo Sole,
Le prime stelle riflettean lor pura
Luce su bianche pensierose fronti
Dai burroni affacciate, e i santi colli
Parean vulcan d’amore e di pensiero — 210
Oh cari dì!... Quando vigor non puote
O di braccia o di cuor: quando la guerra
Avvelena gli affetti, e il tradimento
Spezza la voce dei valenti e il ferro,
Corri ai monti, o soffrente, e t’avvicina,215
Come col guardo, col pensiero al Cielo! —
I figliuoli d’Elia svolgeano almanco,
Per lunghe preci, la rovente spada
De lo sdegno di Dio dai barcollanti
Vitreï troni: indi spedian responsi220
Ai potentati; e senza brandi, o ceppi,
O prudente terror reggean securi
Degli umani le sorti: o almen su l’ala
De la fidanza, ritorcean le piante
Da la sozza Babelle, e intemerati,225
Per lungo anno di veglie e d’astinenze,
Sen tornavano a Dio. Dolce compenso
Si avean frattanto un avvenir di rose,
Mille serene ricordanze, e un calmo
Volger di affetti. Appo i tranquilli argenti230
Di vergineo ruscel, su per l’erbosa
Morbida zolla, a l’ospital frescura
Di solitario salice piangente
Eran felici! e in fondo a le vallate
Silenzïose, e in cima a le pendenti235
Aēree rocce era più gaio il Sole,
Più limpida la luna, più lucenti
Gli astri, più fresca la cilestre zona
De l’aër matutino — Un indistinto
Soventi udiasi gemebondo arpeggio,240
E un batter d’ale, e un varïar di passi,
E un fremer d’aria, e un balenar — Parea
Aperto il Ciel su la montagna, e scesi
Sovr’essa i Serafini — A la mesta ora
Di vespro il monte le sue tante apria245
Oranti bocche, e uscian quindi preghiere,
Qual d’ardente incensier lenta evapora
Pei trapunti convessi araba essenza,
E l’Angel de la prece a piè di Dio
Pietosamente le ponea.... Beati!...250
Tutti fratelli, in natural costume
Stretti, tenean, come volea speranza,
Florida via, sola una legge, Amore!
E più felici, ove la mente eterna
Stata lor fosse aperta, e stenebrato255
Il profondo avvenir! Glorie novelle
A la fiorente altura! A nome eterno,
Venerato dagli Angeli s’ingemmi
Il nome del Carmelo! Anche un’etade,
E da quell’alto un’ocëan di luce260
Romperà sulla terra!
IV
Uscia vincente7
Da la lotta Giacobbe, e apparve in Cielo
L’alba gridata da veggenti, e il giglio
Germogliò ne la valle, e il fior sul campo,
Gli Angeli a festa carolar: dier laudi265
I firmamenti a Dio — Da le scoperte
Solenni tombe inalberar la fronte
I caduti profeti; e fu maturo
Il secol dei portenti — Benedetta
La disïata mammola spuntava270
Fra le vïole di Davidde, e mite,
Silenzïosa ne l’ostel fioria
De l’innocenza. Avea negli occhi il Sole,
Ne l’alma fronte il Cielo, il Paradiso
Nei sereni del cor — L’Onnipotente,275
Dai poggi eterni, sorridea su d’essa,
Con più gioia d’allor, che ne la mano
Danzar sentissi il giovine universo!
Scese il raggio d’amor: pugnò, nascendo,
Il Lione di Giuda: udì sul monte280
La canzone de l’urna e del trïonfo —
Salutata Colei fu da le genti
A Reina dei santi — e il primo tempio
Gli Anacoreti le votar sui gioghi
Del gran monte di Elia. Guardie celesti,285
Non viste, a piè del rozzo altar sedeano,
E, a piene mani, empìan l’aria di puro
Non umano profumo: padiglione
Tessean le palme al pio sacello, e gemme
Sul santo letto profondea la notte290
Di lucenti rugiade — Amicamente
Quando per entro i luminosi alberghi
Degli astri, iva a posarsi in Paradiso,
La Gran Madre di Dio, gli occhi converse
A la cara muraglia, e il santo sogno295
Forse allor meditò.
V
Ne la romita8
Cella dormia mesto vegliardo — I venti
Muovean tempesta, ed Albïon parea
Un deserto di nembi.... ecco al dormente
Aprirsi i Cieli, e portentoso uscirne300
Un mar di luce, esagitante in seno
Azzurre onde di nubi, copïosi
Nembi di fiori, aurate capigliere,
Argentee penne, fiammeggianti sguardi....
E a poco a poco un suon melodïoso305
D’arpe e lïuti, e una fragranza santa
D’agitati turiboli staccata
Süavemente!... Il sognator sentissi
Da celeste delirio ammalïato,
E ne piangea.... quando, ad un’ora, aperta310
Nube, che chiusa procedea dïanzi
Fra tanta luce, in maestà Divina
La Signora degli angeli fu vista!
Due Cherubini le reggean sul capo
Il diadema dei Cieli, attornïato315
Di sette stelle: altri, dai casti veli
Fuor nevigando intemerati gigli,
Fiorianle il santo seno: avea sgabello
Mille e mille conteste ale tremanti
Di Serafini.... spazioso ammanto,320
Tinto in eterno verde, e di rubini
Seminato e di perle, digradava
Dagli omeri divini a le seguenti
Nuvole in grembo.... le raccolte chiome
Erano d’oro.... erale velo al viso325
Il sole de la grazia! — Allor doppiarsi
Le sante corde e i vorticosi incensi,
Ed aggruppati in supplici corone
Cento angioletti il dolce inno levaro:
«Salve Regina!» e ripetean sonori330
I convessi del Ciel chiari cristalli
«Salve!» — Da l’ala Raffael staccossi
Verde una piuma: sette raggi il sole
Piovve dal capo: un Serafin dell’iri
Azzurrina degli occhi, altri di bianche335
Penne scemârsi, e uscia di tanti doni
Creäto un astro con dipinta in seno
La montagna d’Elia, splendido trono
A l’ancella di Dio!... Gracili balli
Guidar gli alati, e una canzon d’amore340
Dietro la corsa de l’eterne ruote
Lieve seguia «Salve, de l’onde, o stella!
«Salve, porta del Ciel!» Solennemente
Tolse Maria la fiammeggiante immago,
E grazïosa la fermò sul cuore345
Del dormïente.... gli fasciò la fronte
Di finissimo velo, e annebbïata
Da un nugolo di rose, alta nei cieli
Fra la pompa degli angeli si chiuse....
Tornò l’aria serena — Esterrefatto350
Ei da la mira visïon destossi,
E tuttaquanta l’armonia sentita
Eragli in cor, qual murmure incessante
A chi sottesso il padiglion de l’onde
Profonda il nuoto — Scapolar divino355
Calar sentissi da la fronte, e pianse
Pianto di gioia! Rivelò dai mari
Le memorande cose: alto gioïrne
D’Europa i figli, ed in devote lane
Chiusi, mille potenti ergean cenobî360
Carmelitani — Tolte agli aurei balli,
Ai colmi laghi, a le turrite mura,
Mille fanciulle disparian nei claustri,
Come gruppi di stelle in veleggiante
Nuvola assorte: altre, d’un lungo addio365
Fissando l’armi dei paterni spaldi,
Stringean, colombe vereconde, il volo
Ai casti alberghi, che levò sul monte,
Da lunga etade la pietosa Madre
Di Costantino.9370
VI
Eran quei dì sublimi
Giorni di guerra — la potenza Ibera,10
Le durate catene ritemprando
Pel Saraceno, in cima a le muraglie
Di Cordova e Siviglia inalberava375
La bandiera di Cristo, e il Santo Sire,
Che muovea di Castiglia, ad animose
Schiere imperando, rinvenia dischiuse,
Come ad omaggio, le inimiche porte —
Di Norvegia ai potenti, ai potentati11380
Di Litüania si spedian corone
Da l’alte aule di Piero; e la parola
De la credenza al Tartaro, a l’Armeno,
Vinti i spazi de l’onde, ivan tuonando
Generosi oratori — Eppur gemea385
Il Cristïan ne l’Asia, e muto schiavo
Sotto verga di bronzo umilïato
Da la bestemmia ismäelita, a lento
Spasmo invocava dei fratelli il brando —
Oh Francia! Francia! Terra benedetta390
Fra le terre di Cristo! E te pur nembi
Abbian travolta, glorïosa sempre
Da l’empie notti, per diritta via,
Tornasti a l’ombra dei stendardi santi —
Tu gemella d’Italia, a cui ti strigne395
La catena de l’alpe, in sante imprese
Tu poderosi brandi, ed indomata
Forza di cuor le profferisti, ed Ella
Gli ardenti inni di Roma, e la canzone
Dei suoi poëti! Da remote etadi400
Quando il conforto de le sante linfe12
Piovve dal Ciel sul coronato capo
Di Clodoveo: quando gli altar festanti
Per candelabri e rose, udirne il giuro
De l’eterna credenza e de l’amore,405
E migliaia di Franchi, a tanto esempio,
Sporser, volenti, ne le argentee conche
Col caro nome di Figliuol di Cristo Salutato regnò, fin da quei tempi410 Nei volumi di Dio prima fra genti Splendesti, o Francia! E a le battaglie antiche Di Terra Santa, a la primiera lutta D’un doppio mondo sgomberò Goffredo Gl’intentati sentier di Palestina,415 Ed ispirato il divinò col canto L’usignuol di Sïonne! E, quando bevve Il cavallo Alemanno, il Franco e l’Anglo13 A le correnti, ove sorgean le spile Di Batüele, apparecchiò Filippo420 Il lauro del martirio e del trïonfo Al Lione scozzese.... aprì la sfida Di Sïonne un tuo Sire, un tuo la chiuse!14 Il Divino dei Re, fatto maggiore15 Dei dissidi d’Europa, al grido estremo425 Correa dei mesti, d’armi spopolando E di tesauri il regno — Ah mai più bello Non cadde il dì su glorïosa flotta, Di santo ardir, per l’Oceàn, danzante!Aperte al fiato di seconde aurette,430
Mille candide vele, alla ventura
Del mar fidate, mille croci al Sole
Svolgean dai lembi — D’Odoardo i prodi
E la chiomata gioventù di Francia
Popolavan le prore, a cui ridea435
Limpido il sol de la speranza! I canti
Dei superbi saloni, i larghi voli
Dei falchi obbedienti, e le corone
De le ferrate giostre, e l’auree e i poggi,
E le influenze dei paterni climi440
Obliavan quei bravi, omai cocenti
Di ardenza Oriental — Seguia Luigi,
Sotto tenda reale, e folgorante16
Pendeagli al core, talisman possente,
Il Simbol del Carmelo, unico stemma445
Del suo vasto reame, unica pompa,
Ond’ei beava dei suoi figli il guardo
Ne le civiche feste, e ch’Ei scambiava
Coll’aureo manto, che indossò nei primi
Lieti giorni di regno — Alta cometa450
Innanzi a cui tremavan le tempeste,
E il mar, domo Lïon, mite scuotea
La vasta pompa de le azzurre chiome!
Il pio Monarca! A le festanti vele
L’occhio intendendo, od i remoti lembi455
Del mar, preso d’amor, travalicando,
Sui cedri del Carmelo iva a posarsi
Coll’estatica mente, e le sommesse
Pianure d’Israëllo, e le cittadi
All’Arabo suggette, e i santi avelli460
Svergognati da laïdi serragli.
E di sangue fedel le imporporate
Zolle di Delta a misurar d’un guardo
E inchinarle col pianto! — In Damïata
Tuonar Franchi oricalchi, e sventolava465
Il vessillo di Cristo in Damïata —
Erano a festa i Crocïati, e tutto
Vittoria impromettea: partian le donne,
L’armi durando, a ricovrar sui gioghi
D’Elia; chè tutto l’Infedel vastando470
Venerava quei gioghi — E là correa
La redenta Gesile, a cui ventura
D’amor gli affetti a la credenza aperse.
VII
Era bella costei! D’Itala schiava
Nata, ed orfana a un tempo, ai falsi altari,475
Inconscia profferia corone e voti.
Era bella costei! fra le fanciulle
Di Palestina eletta ai molli studi
Di profumato Areme, a sovraumana
Influenza servendo, in altre piagge480
Il piè torcea da le tribù paterne
E gli alteri turbanti, e le gemmate
Scimitarre ottomane, e i servi amori
Inorgoglita fastidendo, al core
Sentia venirsi ardente sprezzo, e ardente485
Palpito d’ira — o fosse italo sangue
In sue vene corrente, o vincitrice
Forza di Ciel, come a miglior ventura,
Prendea diletto, in cristian costume
Vagar fra gli ampi padiglion di Cristo — 490
Quivi, rapita in santa estasi agl’inni
D’un ispirato giovinetto, accolse
Le prime aure d’amor! — Fra i Trovatori
De la bella Provenza, il primo egli era
L’animoso Gualtiero all’armi e al canto,495
Ei, soldato sul campo, a le prime ombre
Usignuol fra le tende, avvicendava
Brando e liüto, inni cocenti e sangue —
Era sereno il Ciel: sotto le mura
Di Damïata a le pesanti schiere500
Vittorïosa armonica sirventa
Da le suavi corde alto inviava....
Oh! al caro volger di quel biondo capo
Verso i Cieli turchini, al grazioso
Fremer dei carmi la Raminga intese505
Secreta ansia e profonda! — In Orïente
Crescea la notte, ricca di quïete
Pei Crocïati — a limpida fontana
Trasse Gesile, ed occuponne il margo,
Muta gli astri seguendo!.... il crin tradia510
L’ispide lane, e in fluttüanti liste
Scendeale al sen — tacea! — Lento sorvenne
(Tratto fors’ei da vago estro di pianto,
Che in anima gentil vien da la notte)
Appo l’acque lucenti il pensieroso515
Trovator di Provenza.... a la soletta
Mancâr d’un tratto le ginocchia e il core! —
Ai verecondi sguardi, a le tremanti
Parole di speranza uniasi il mesto
Gemir de la corrente, e la canzone520
De l’uccel dei rosai!.... Vergini stelle
Carezzavan la lagrima pudica
Dei fortunati! — E l’Alba tremolava
Su le marine d’Oriente, e il primo
Riso del giorno imporporò gli amanti525
In dolce atto di ciel — Sul caro capo
De la prona Gesile onde serene
Riversava Gualtier, pronunzïando
De la credenza il giuro «Oh sii di Cristo!»
Ed a la mite, che credea, fe’ dono530
Del Simbol del Carmelo, e «là dicea,
«Là ti cela, o Redenta! — Or deh non vedi
«Come sovr’esso s’inazzurra il Cielo
«Gloriosamente, pari a curva tenda
«Sul Monarca dei Monti! — Oh quante volte535
«Ne l’ardenza dei carmi io là volai
«Da le castella d’Occidente, e dolce
«Presentimento mi prendea d’arcana
«Fiamma ventura — che or da te mi viene! —
«Va, sii fior del Carmelo!... Amor terreno540
«È rugiada, che vergin s’incolora
«Ne l’alma grana, che le vien dal fiore;
«E sovra noi caduto un tanto affetto
«Sia celeste, o Redenta! — Alberga e spera
«Fra quelle caste mura: è men sūave545
«Di Damasco il gesmin d’una sperante
«Albergatrice di virginei chiostri!
«Va, ti serba ai miei voti! — Allor che schiusa
«Fia la Tomba di Cristo ai figli suoi
«Meco verrai, respirerai tu meco550
«Le care aure di Francia... o eternamente,
«Ov’io nel dubbio battagliar soccomba,
«Su la terra divisi, e eternamente
«Uniti in Dio! — Tu da le pie litane,
«Quando è sera, a le tende Crocïate555
«Manda un saluto; io da la mie trincee
«Volerò sul tuo Monte — Ardente e primo
«Abbiti addio!» — Crebber le guerre: a sera
Egli dal campo, Ella dal monte in Dio
S’unian — pietosi! — E scolorossi l’astro560
Del soldato Francese; e in Damïata
De le superbe cupole la Luna
Ritenne il sommo, e scintillò di sangue.
Päurose colombe a piè de l’are
Le figlie del Carmelo lagrimate565
Levar preghiere, che gemean lungh’esso
Le navate del Tempio — Ai vaporosi
Incensieri, rompenti il verginale
Splendor dei ceri, ai canti gemebondi,
Al sublime del tempio, a quando a quando570
Reddia Gesile sul destin crudele
Dei Crocïati — Era deserto il Tempio...
Sola Ell’era nel Tempio! In la preghiera
Gradatamente profondossi, e, come
In Dio rapita da la Terra, ascese575
I firmamenti, e candida bandiera
Vide da lungi sventolar su trono
Adamantino, e verdeggiarle intorno
Svelte palme d’ulivo — indi, guidato
Da Gabrïel; ne l’armi scintillante,580
E d’azzurro pennon coperto a l’elmo
Giovinetto guerrier venirsen lieto
In fronte a mille.... «Al martire di Cristo
«La corona dei Cieli!» udissi un grido,
E di Gualtiero al denudato capo585
Passò l’ulivo!... accapricciò Gesile,
E dall’ara staccossi, e sull’altura
Col raggio vespertin trasse.... oh in quell’ora
Sotto palma gemente il giovinetto
De la Provenza, vulnerato al fianco590
D’asta nemica, disïosamente
Volto al Carmelo, e, a la sua Terra, e al Cielo
E a Gesile pensando, ultimo fiato
Mise, e lo spazio, cui segnò col guardo,
Libera l’alma valicando, il guardo595
Incontrò de la pia!.... Caddero l’ombre!
Visse Gesile: ritornar, venire
Vide i prodi di Francia: udì mancato17
Il Santo fra i monarchi: al vel si volse
Al vel — per sempre!.. e pianse.. e scese anch’Ella600
Indi ne l’urna, ed urna e giniceo
E pietre ed ossa dissiponne il tempo!
VIII
Salve, Montagna! Oh quante volte il Sole
Ti salutò, com’io — finchè cadranno
Astri e Monti nel nulla, oh quante volte605
Ti risaluterà! — Negri fantasmi
I secoli ti dormono sul capo,
E tu vegli sott’essi, o maëstoso
Lïon di Palestina! Il mar flagella
Sovente i piedi tuoi, spezzan tua chioma,610
Fecondata da l’ossa dei romiti,
Le folgori sovente, e tu pompeggi
Di nuove chiome! — Altar de l’orïente,
Una mistica fiamma arde, ed alluma
Dal tuo sommo le genti, e una perenne615
Iride di miracoli ti fascia
Di tanta etade — S’inabissin l’onde
Sotto il pigro Boöte, il tempestoso
Simoun in montagne alzi la sabbia
Convulsa dei deserti, una preghiera,620
Volta a Colei, che ti fè santo, o Monte,
Il sorriso radduce e la fidanza!...
Quante fanciulle, a cui languidamente,
Per lungo morbo, o per tradito amore
Cadeano i dì senza speranza, al tuo625
Culto, o Carmelo, profferir la chioma
E lor degli anni rinverdian le rose!
Al fidente vegliardo, al disperato
Ne la bestemmia agonizzante oh spesso
Tu desti il pane de la stanca vita,630
O il pentimento de la morte.... Salve,
Salve, Monte ospitale: il vïandante,
Cui difettar col giorno e cibo e lena,
Sotto le volte dei cenobi tuoi
Riconfortato assonna, e tutti oblìa,635
Al Santo tocco de la tua campana,
I tristi affetti, che accompagnan sempre
Il vïandante! — Oh quante volte il figlio
D’Ismaël, visitando la profonda
Caverna dei Profeti, aperta al mare,18640
O, ascendendo la balza, a quando a quando
Resta commosso dei credenti al Salmo,
E sogguarda le stelle, e piange..... e crede!
Bello è posarti in cima allor che il Sole
Col raggio de l’Addio batte su i monti645
Di Galilea, e d’ombre vaporose
Caifa si ammanta. Allor, quante son mai,
Sboccano al cuor le ricordanze pie
Dei morti giorni, e le speranze e i voti
De l’avvenir! — Su per quei verdi gioghi,650
Come il genio volea; l’affettuoso19
Bardo francese spaziò, cacciando
Avido il guardo in l’ultim’Orizzonte,
E, meditando, corruscar, da lungi
Vide d’Acri sul golfo i moribondi655
Lampi del giorno, ed allumar le torri20
Di San Giovanni... oh rimembranza! I tempi
De la gloria mancar! Da quelle alture
Su l’eminenti cupole tuonava21660
La bombarda francese.... anco fiammeggia
L’aër d’armi e d’armati, e ne le valli
Suona la zampa e l’anitrir dei baldi
Destrier di Montenotte! entro i fossati,
Come tramonta il sol, cadono i prodi665
D’Arcole e Lodi,.... e orribilmente cupo
Il mar rimugghia al grandinar sonante
Dei pesanti cannoni, e orribilmente
Con guardo di cometa incende i bravi
Il colosso dei campi! Eppur da l’onde670
Emerge il sol de la vittoria, e d’atra
Gramaglia al disco s’incorona, e lento
S’inabissa ne l’onde..... Oh d’un sorriso
Säettasse quel sol le glorïose
Aquile dei Tabborre! Oh sventolasse675
Sui bastïon de la città percossa
Lo stendardo francese!. .. rimembranza!
Dai fianchi del Carmelo esce un lamento
D’ardire e d’agonia: giù ne le valli
il carmelo | 341 |
Napoleöne — Il Granatier ferito,22 Parte s’infranca a la vicina ammenda D’Abukir memoranda, e parte l’ossa Lascia sul monte de’ poeti al pianto! Oh morti dì...! — Scese il poëta e pianse!685
Note
- ↑ Omar fece edificar dei serragli sulle ruine del Tempio di Salomone.
- ↑ Verumtamen nunc mitte, et congrega ad me universum Israel in monte Carmeli, et prophetas Baal quadringentos quinquaginta, prophetasque lucorum quadringentos, qui comedunt de mensa Jezabel — Reg. L. 3 Cap. 18.
- ↑ Tito Vespasiano andò a prendere auspici sul Carmelo intorno al suo Impero — Tacit. Is. 43.
- ↑ Qui alludesi al Profeta Elia, rapito sopra un carro di fuoco.
- ↑ Dixitque Eliseus: Obsacro ut fiat in me duplex spiritas tuus....Abiit antem inde in Montem Carmeli, et inde reversus est in Samariam — Reg. L. 3 cap. 2.
- ↑ Elia fu spedito da Dio a rimproverare Acabbo in Samaria, e coronare Azzaele in Damasco: «Et fecit Achab malum in cospecto Domini saper omnes, qui fuerant ante eum.... Cum perveneris illus, unges Hazael regem super Siriam — Reg. L. 3 cap. 14.
- ↑ Nella lotta di Dio, sotto forme umane, con Giacobbe, reduce dopo venti anni alla terra paterna, i SS. Padri avvisano il contrasto dei Profeti con Dio, perchè si fosse mandato il Messia sul mondo.
- ↑ L’anno 1245, ai 16 luglio, la B. V. apparve in Londra a Simone Stoch, Generale dell’Ordine Carmelitano.
- ↑ Egli non è lungo tempo, si vedeano sul Carmelo le ruine d’un antico Monisiero — È fama che fosse stato un convento di fanciulle, edificato da S. Elena, madre di Costantino.
- ↑ Nel 1246 i valorosi Spagnuoli accrebbero, con luminose vittorie, la loro potenza sui Saraceni. In Cordova e Siviglia, nelle isole Majorica ed in tante altre Città, sventolava il vessillo cristiano. Alla medesima epoca S. Ferdinando Re di Castiglia, stringendo la città di Iaen in Andalusia, incontra il Re di Granata, il quale prostratoglisi avanti, gli cede la piazza, come ad omaggio e venerazione.
- ↑ Pure nel 1246 il Pontefice Innocenzo IV accoglie la sommissione di Daniele Duca di Russia; spedisce Missionari in Tartaria ed Armenia, manda a coronare Acquino in Norvegia, ed il Principe di Lituania, che aveagli sottomessi i suoi domini.
- ↑ Anno 495. Il conquistatore Clodoveo, sposando Clotilde, ne sposa pure la fede, ed è battezzato da S. Remigio, Vescovo di Reims: tremila Francesi della sua guardia ne sieguono l’esempio; ed egli è salutato col nome di Primogenito della Chiesa, titolo che passa nei suoi successori.
- ↑ Anno 1187. L’imperatore Federico, Filippo Augusto di Francia, e Riccardo d’Inghilterra muovono per la terza Crociata. Filippo Augusto, battendo i Saraceni, e ponendo assedio a Tolemaide, prepara i trionfi di Riccardo Cuor-di-Leone.
- ↑ Goffredo, e S. Luigi.
- ↑ Anno 1248. Sesta Crociata sotto S. Luigi di Francia ed Odoardo d’Inghilterra. Damiata viene presa di assalto, l’imprudenza del conte di Artesia precipita l’impresa.
- ↑ S. Luigi dava udienze pubbliche coll’abitino del Carmelo — Ai PP. Carmelitani, allorché gliene fecero dono, mandò in cambio il suo manto reale, indossato nel giorno della incoronazione.
- ↑ 1270. Ultima Crociata. A Tunisi sviluppasi la peste. Vi muore S. Luigi con sua moglie Isabella, ed il conte di Nerves suo figlio. Filippo l’Ardito ne trasporta le ceneri in Francia.
- ↑ La così detta Scuola dei Profeti. In dato dì dell’anno Turchi e Cristiani la visitano indistintamente.
- ↑ Alfonso Lamartine.
- ↑ Da un angolo del presente Monistero del Carmelo si vede
S. Giovanni d’Acri. - ↑ Intendi l’ultimo fatto di Bonaparte sull’Antica Tolemaide.
- ↑ Napoleone scriveva all’Aiutante Generale Boyer «A Jaffa spedirete pure i duecento infermi, che venendo dal Carmelo, partiran domani per Tentora».