Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/372

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366 nota


righe dopo lo stesso costrutto con un solo che), II 12617 «Mamatteuzzo» (la vulg. Ma Matteuzzo, benché l’avversativa non c’entri), II 15419 «avvenuti gli gli estimavano» (anche nella vulg., pur chiamandolo il Fanfani «brutto solecismo»), II 20628 «novella, la quale la quale», II 20885 «in prima in prima», II 2274 «alquanti di divenuti», II 30234 «dite di fare di fare», II 30531 «infino a tanto infino a tanto»; 2) a qualche distanza, I 191 «ciascuna di noi.... a quello di che ciascuna di voi» (diuoi, err. per dinoi, non è che una replica da intrusione), I 8726 «ad impetrare.... ad impetrare che», I 19528 «fosse potuto.... potuto riposare», I 23216 «quanto eravate voi sopra ogni altra donna quanto eravate voi», I 28320 «ora piú che giá mai.... debbo giá mai», I 31228 «con la mano subitamente con la mano», II 1131 «veggendo Maso dir maso», II 16130 «chenti e quali» (quanti, è stato ripetuto il suono finale di «chenti»; cfr. poi II 5527), II 1666 «che voi.... voi prendeste», II 17129 «ed ora in qua ed ora in lá» (qua, corr. in G), II 21530 «levatasi... cosí al buio come era levatasi», II 3033 «tutti.... tutti di velluti»;

da anticipazione intempestiva di elementi grafici simili: I 27233 «lasciamo stare all’aver conosciuti» (gli, dovuto a gli di «gli amorosi basciari» che segue1), I 28433 «i termini ne’ quali» (ne termini), II 15415 «fa con la sua moglie» (che, dovuto al «che» subito seguente), II 19244 «che tu stanotte» (stu, per colpa della parola successiva), II 28328 «condiscendere a’ consigli» (con non è che l’inizio di «consigli», ed il contesto esclude l’idea di condiscendere, «per discendere» cfr. I 4415), II 32421 né ancora nelle scuole... dette sono... ma ne’ giardini... dette sono»;

da sovrabbondanza: I 15135 «il che promesso avea», I 1814 «da lui disiderata» (tolgo da lui per analogia con I 17814), II 1815 «aveva la ragione» (cfr. II 211 «aver ragione» ecc.), II 3328 «o avveduti» (tolgo o per analogia con II 395), II 13934 «di mai... d'adoperarla», II 2244 «ad ciascuna»; frequenti sono i che sovrabbondanti2, e cosí gli e, ed3;
  1. Essendo l’errore evidente, la vulg. corresse l’aver (Fanf., I, p. 306, n. 2). Per la mia correzione giova tener presente che lasciamo stare è locuzione la quale ormai ha perduto il suo valore verbale per divenire semplice congiunzione: cfr. I 10026 «lasciamo stare all’amore»(«all’amore» con riferimento ad «avendo riguardo» che precede), I 16020 «lasciamo stare ad una» (precede «condiscenda», che spiega l’«ad una»).
  2. Eccoli: I 4715 «avendo udito che... Abraam aver», I 791 «diliberarono che... di rubarlo», I 14419 «che la donna del figliuolo del re» (precede a una certa distanza «avvenne che», poi, dopo alcune proposizioni dipendenti, è ripreso «che», ed infine, dopo altre due subordinate, viene il passo riportato, ch’è la prop. retta dalla principale), I 35117 «portava che... fermamente doverla avere», II 810 «avvisava che... dover passare», II 1251 «una che... ne gli vide». Nel penultimo caso L mutò «dover» in dovesser, nell’ultimo il Fanf. serbò che leggendo ch’è; i che di I 79, 144 e 351 furono conservati dalla vulg. e giustificati dal Fanfani.
  3. I 1733 «ventiedottesimo», rimasto nella vulg., benché paresse inaccettabile al suo editore (Fanf., I, p. 16, n. 3; cfr. invece I 15330 «dieceottesimo»), I 711 e