Puerili (Leopardi)/Nota/Puerili
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I
PUERILI
I
Mi sia concesso di dichiarare subito che, se io avessi dovuto dare per primo alle stampe queste prime prove dell'ingegno e degli studi del Leopardi, credo che, dopo averci pensato bene sù, non ne avrei fatto nulla. E ancora, compiuto questo volume, penso che esse avrebbero potuto, anzi dovuto, rimanere preziosi cimeli della biblioteca di famiglia. Tanto più che non solo essa è aperta con intelligente e squisita liberalità a tutti gli studiosi, ma, anche e sopra tutto, a quelle sale, cosi piene ancora di tanta suggestione, dovrà sempre ricorrere chiunque voglia rendersi conto della formazione mirabilmente precoce di quel grande spirito, e seguirne i primi passi nella via degli studi.
Le pagine che, stampate, ci appaion cose morte e quasi insignificanti, son vive negli autografi; chi li sfogli sulla medesima tavola sulla quale furono scritti, sedendo su quella medesima seggiola sulla quale il maraviglioso fanciullo sedeva, presso la poltrona e il grande scrittoio dal quale il conte Monaldo, così austero e rigido nella sua politica antiliberale e cosi lieto compagno degli studi e dei trastulli dei suoi figliuoli, li vigilava, maestro e guida; sotto lo sguardo di quei vecchi ritratti, che, con lieve sforzo di fantasia, possiamo fingerci ancora persone vive; davanti a quella piazzetta, tra quei cortili in cui risonavan «l'opre de' servi», in mezzo a quei grossi libri.
Pel lettore del libro son foglie secche, raccolte e conservate con cura gelosa; chi studi là dentro, ha verdeggiante ancora il cespuglio dal quale non caddero, ma furono strappate da un freddo vento di mala curiosità. Il solo contrasto singolarissimo tra l' infantilità di quella scrittura e l'evidente maturità del fanciullo, che a undici anni traduceva Orazio «nei metri dell'originale» (che son poi, come è facile indovinare, metri fantoniani), è più eloquente di molti discorsi e di molte disquisizioni.
Parecchi eruditi sono stati di contrario avviso, e ormai i più di questi scritti sono pubblicati; onde è chiaro che almeno i noti non potevano mancare in una compiuta edizione delle Opere. Nessuno forse riuscirà a indovinare i criteri seguiti fin qui nella scelta, fatta quasi sempre saltuariamente, in mezzo a quei quaderni restati in tanta parte inediti. Comunque, io non potevo, né avrei voluto, stamparli tutti. Mi son contentato di riprodurre quel che era già più o meno noto, aggiungendo soltanto poche pagine inedite, che mi son parse più curiose e caratteristiche.
II
Verso i quattordici anni, il giovinetto, abituato saviamente a una cura meticolosa dei suoi quaderni, non solo li conservava tutti, ma giungeva a compilarne un elenco, che qui riproduco dal volume degli Scritti vari inediti (tratti dalle carte napoletane, p. 405 sgg.). E un indice che m’è parso utile illustrare, aggiungendo a ciascun numero, tra parentesi quadre, una minuta descrizione dei quaderni autografi conservati nella biblioteca familiare, ai quali esso si riferisce. Quei quaderni e quei fogli volanti, riordinati e inventariati dal Della Vecchia, bibliotecario della Leopardiana, furono già descritti dal Piergili (nei Nuovi documenti più volte citati), che per altro non conosceva allora questo Indice, al quale io mi sono attenuto.
INDICE
delle
produzioni di me giacomo leopardi dall'anno 1809 in poi.
(Recanati).
1. Latinae exerciiationes variae. — Quasi tutte queste sono produzioni della mia fanciullezza e però assai imperfette, come queste che seguono immediatamente.
[Forse son quelle contenute in un quadernetto di 14 carte, senza titolo né indice, che reca di mano di G. B Della Vecchia: «1810: Haec de meo ingenio primordia dicendi lacobus Leopardi exaravi». Eccone l'elenco: 1. Tempestatis narratio; — 2. Mariae Virgini in periculis deprecatio; — 3. Leaena, leo et pastor, Fabula mixta; — 4. Rus itinerationis, descriptio; — 5. «Nobititas sola est atque unica virtus». Iuvenalis sententia; — 6. Utilitates per sapientiam partae; — 7. In mortem sodalis dilecti. Questus per verba metaphorica; — 8. Ictus adversi fati minime lugendi sunt, amplificatio; — 9. In Iezabellis mortem, amplificatio; — 10. «Qui studet optatam cursu contigere metam Multa tulit fecitque puer, sudavit et alsit». Quantum merito hoc a Venusino poeta dictum sit haec brevis narratio J. Idem facit; — 11. In perfidum Sinonem imprecatio; — 12. Adversus Catilinam, ironia; — 13. Sennacherib exercitus clades, amplificatio; — 14. Questus lesu parentum ob et'us amissionem, amplificatio; — 15. Hiemalis descriptio; — 16. In filium Abelem impie necatum sic queritur Eva; — 17. Agar ad Ismaelem inter dumos paene morientem; — 18. Divo Francisco Salesio ut animam ab illecebns tueatur, obsecratio; — 19. Adami creatio; — 20. Ultima mundi aetas iam iam decedens. Descriptio oratoria. — Alcuni di questi esercizi (9, 11, 13) sono stati scelti poi pei Saggi o trascritti in altri quadernetti.]
2. Prose varie italiane, 1809.
[Si tratta forse del quaderno senza titolo, sul quale lo stesso Della Vecchia scrisse: «Composizioni italiane, 1810», forse perché qui alle prose sono aggiunti in fine anche componimenti in versi. Contiene: 1. Descrizione d'un incendio; — 2. L'amicizia; — 3. Morte di Cristo; — 4. Agrippina a Nerone, prosopopeia; — 5. Quanto la buona educazione sia da preferirsi a ogni altro studio; — 6. I pastori che scambievolmente si incitano per adorare il nato Bambino; — 7. Descrizione del sole per i suoi effetti; — 8. Il trionfo della verità veduto in Samaria e sul Carmelo, dedicato alla signora contessa Virginia Mosca Leopardi;— 9. Sansone, sciolti; — 10. La libertà latina difesa dalle mura del Campidoglio, sciolti.]
3. La campagna, canzonette cinque di vario metro, 1809.
[Evidenti esercitazioni metriche: la prima in quinari: «Voi che alterigia In cor pascete»; la seconda e la terza in settenari; la quinta in ottonari. La quarta è quella data nel presente volume, p. 4.]
4-5. Le odi di Orazio, tradotte nello spiegarle. I primi due libri. Poco più della metà del primo libro è tradotto sul metro istesso dell'autore, 1809.
[Son due quaderni, rilegati in uno, di carte 51 non numerate, e col titolo: Odi di Orazio tradotte da G, L. nell'anno decimo (il primo) undecimo (il secondo) dell'età sua, essendo precettore don Sebastiano Sanchini (Libro primo, 1809; Libro secondo, 1809). La traduzione è fatta, naturalmente, da un testo espurgato. Per qualche saggio si veda sopra, p. 31 sgg.]
6-11. Componimenti poetici, cioè:
Volume I (pp. 16).
La morte di Ettore. Sonetto, il quale fu la prima mia poetica composizione, 1809.
La tempesta della flotta troiana.
La partenza di Scipione da Roma.
La morte: sonetti tre, assai imperfetti, 1809.
Il pastore e la serpe. Favola, 1809.
La tempesta. Canzone anacreontica, 1809.
Contro la minestra. Versi martelliani berneschi, 1809.
Sonetti due pastorali, 1809.
Per messa novella. Sonetto da me composto ad istanza del signor dottor Cupini, medico in Recanati, in occasione della messa celebrata pei la prima volta dal signor don Placido Giorgi, e stampato col nome dell'autore, 1809.
Per il santo Natale. Canzonetta, 1809.
Volume II (pp. 16).
Cesare vincitore dopo le guerre civili. Sonetto colle rime obbligate, 1810.
A favore del gatto e del cane. Duetti undecasillabi berneschi, 1810.
Il sole e la luna. Favola bernesca in terza rima, 1810.
L'asino e la pecora. Favola bernesca, 1810.
L'uccello. Favola anacreontica, 1810.
La spelonca. Idillio. Sciolti, 1810.
Volume III (pp. 15).
L'amicizia. Idillio. Sciolti, 1810.
La libertà latina difesa sulle mura del Campidoglio. Sciolti, 1809.
Volume IV (pp. 15).
I re magi. Poemetto letto ed approvato dal fu marchese Tommaso Alitici, mio zio materno, ex cardinale di Santa Romana Chiesa, il quale rimandommi il poemetto con questi versi:
O dotto figlio di più dotto padre,
segui il calumiti che a somigliar t'invita
quegli al sapere, alla pietà la madre.
I primi due canti di questo poemetto son contenuti in questo volume. Sciolti, 1809.
Volume V (pp. 15).
I re magi. Poemetto. Il terzo ed ultimo canto. Sciolti, 1809. Traduzione dell'elegia VII del libro primo dei Tristi di Publio Ovidio Nasone, fatta a richiesta del signor don Nicola Foschi ed a lui mandata in Ancona, 1810.
Traduzione di un epigramma francese in morte di Federico secondo,
re di Prussia, 1812.Volume VI (pp. 15).
Il Paradiso terrestre. Poemetto scritto nelle feste del santo Natale dell'anno 1809. Sciolti.
Sansone. Sciolti, 1809.
[II sesto volumetto o quaderno non è più nella biblioteca Leopardi, né si sa dove sia. Resta, per altro, il Sansone (si veda sopra, quaderno 2, n. 9). Si serbano invece gli altri cinque volumetti, ciascuno di carte 10 non numerate e ciascuno recante, come epigrafe, i famosi versi dell'Epistola ai Pisani: «Qui studet optatam cursu contingere metani Multa tulit fecitque puer, sudavit et alsit». Epigrafe che può essere stata suggerita; ma che, a ogni modo, è un programma. Dal primo quadernetto ho tolta La morte d'Ettore, sonetto che vai poco, ma che per esplicita attestazione del L. è la prima sua composizione poetica; dal secondo L'uccello; dal terzo L'amicizia. Gli sciolti su La libertà latina difesa sulle mura del Campidoglio son lo stesso componimento trascritto già nel quaderno di Prose varie italiane, (si veda sopra quaderno 2, n. 10). Comincia: «Roma superba e vittoriosa al cielo L'impavida cervice altèra ergea, Ed il possente scettro in man reggendo. Costante sostenea gli avversi colpi. Galli nemici, invan Roma assaliste, Roma feroce, l'invincibil Roma, Ché, di sangue il terren tinto lasciando, Lungi dalla città foste respinti». La traduzione dell’epigramma su Federico secondo di Prussia, di cui nel volumetto V, è anche tra gli Epigrammi: cfr. presente volume, p. 108.]
12. Il Balaamo. Poemetto in sesta rima. Canti tre, 1810. Volume uno, pagine 36.
[È un quaderno di 24 carte non numerate. Nel verso del frontispizio è trascritto come epigrafe il verso oraziano «Opere in Inngo fas est obrepere somnum». Il primo canto consta di trentuna sestina; il secondo e il terzo ciascuno di venti.]
13. Catone in Affrica. Poesie di vario metro, 1810. Volume uno, pagine 53.
[Pare sopra tutto un'esercitazione di metrica. La scelta dei metri non dice molto a favore del buon Sanchini o del conte Monaldo, che è verisimile abbiano assistito coi loro consigli queste prime prove. Dopo una prefazione in prosa, una serie di sestine dà la descrizione del campo di Farsaglia, la partenza di Metello Scipione per l'Africa, l'alleanza tra Giuba, re di Mauritania, il console Scipione e Varo, comandante romano in Africa. Segue un'anacreontica: «Per la infeconda Libia, Per le deserte arene, Caton feroce avviasi Da l'alta ampia Cirene», che continua, descrivendo il viaggio di Catone pei deserti libici con le truppe, e la fortificazione di Utica, ove egli si chiude preparandosi alla difesa. Il viaggio e l'arrivo in Africa di Cesare e il combattimento fra le sue truppe e quelle di Scipione forma l'argomento d'una serie di quartine, alle quali segue una seconda anacreontica: «Fèro nel volto e torbido Fra Faste e l'armi lucide Sittio feroce avanzasi Cinto da forte stuol. Nel cuore ansioso e fervido Morte, ruina, eccidio, Lutto e terror minaccia Al mauritano suol» e cosi via, per narrare l'incursione compiuta da uno dei congiurati di Catilina, Sittio (il quale, dopo la morte di quello, aveva radunati gli sparsi avanzi delle sue bande); l'assedio e la presa di Cirta e la partenza di Giuba per difendere il suo regno. In un'«ode pariniana» si descrive una tempesta notturna e il pericolo corso dall' armata di Cesare. Una terza anacreontica («Cinto l'egregia — fronte d'alloro, Spirando intrepido — regai decoro, Lo scettro splendido — tenendo in mano Il forte avanzasi — rege affricano», ecc.), narra il ritorno di Giuba, il cui esercito si unisce con quello di Scipione e l'accoglimento fattogli dal console romano. Segue una canzone, che descrive la notte e un sacrificio offerto da Scipione a Marte per impetrar la vittoria. La battaglia di Tapso è narrata in una serie di sciolti; la morte di Catone (il pezzo riprodotto nel presente volume, p. 16 sgg.) in terzine con la media sdrucciola. In ultimo un sonetto: «Cesare vincitore».]
14. Notti puniche tre. Sciolti, 1810. Volume uno, pagine 28.
[Quaderno di carte 18 non numerate. Nelle prime tre, la Notte prima; nelle sei seguenti, la Notte seconda; nelle ultime quattro, la Notte terza.]
15. L'incendio di Sodoma. Canto in ottava rima, 1810. Un volume, pagine 16.
[Non esiste più nella biblioteca Leopardi e non se ne hanno notizie.]
16. Il Diluvio universale. Sciolti fatti a richiesta del signor don Francesco Bonacci ed a lui mandati in Monsaropietrangeli, sua patria, dopo essere stata copiata dal signor Giovanni Bonacci, suo fratello, speziale in Recanati. Un volume, pagine 8.
[Quadernetto di carte sei, di cui la prima e l'ultima bianche.]
17. Carmina varia (1810, volume uno, pagine 14), idest:
In nativitate Iesu.
Infelix pastor ad collem Sancii Lucae proficiscitur Bononiam. Cantio Ioannis Baptistae Roberti ex italico in latinum sermonem versa.
Christi mors. Epigramma Onufrii Minzoni.
Caesar ad Rubiconem. Epigramma Dominici Michelacci.
In Caesaris sepulchrum. Epigramma.
In mortevi Pompeii. Epigramma.
[Quaderno di 12 carte non numerate. A tergo del frontispizio l'epigrafe: «Grandia saepe quibus mandavimus hordea sutcis Infelix lolium et steriles nunterantur avenae» (Virg., Egloga V). Le poesie tradotte hanno a fronte l'originale. Tutti questi versi, salvo la traduzione della canzonetta al Roberti, si ritrovano nel presente volume, pp. 25-7.]
18. Composizioni per il saggio pubblico da noi dato il 1810 (volume uno, pagine 42), cioè:
Hannibal Romanis aeternum odium indicens.
Il sacrifizio di Laocoonte. Prosa italiana.
La tempesta. Anacreontica.
I filosofi ed il cane. Favola bernesca in terza rima.
Il mese di decembre. Quadro. Prosa italiana.
In Iezabellis morlem. Amplificatio.
Morte di Cristo. Prosa italiana.
In perfidum Sinonem. Imprecatio.
Agrippina a Nerone. Prosopopeia.
Sennacherib exercitus clades.
Clelia che passa il Tevere. Endecasillabi.
La morte di Abele. Quartine.
La morte di Sanile. Canzone.
Sonetti cinque pastorali.
La Fortuna. Anacreontica.
La rosa e il giglio. Favola.
I fringuelli. Favola.
[Quaderno di carte 23 numerate. A tergo del frontispizio l'epigrafe: «Non semper feriet quocumque mirabitur arcus» (Hor., Arte poetica). L'indice presenta lievi differenze col contenuto del quaderno, perché evidentemente compilato più tardi. Il componimento quarto è intitolato Il filosofo e il cane. Segue un componimento dimenticato nell'indice: La morte di Cesare. La penultima favola è intitolata: La rosa, il giglio e il serpillo. Nel quaderno, dopo l'indice, è un madrigale «Ai lettori». Io ho dato La Tempesta, p. 8 e La morte di Saulle, p. 10.]
19. Componimenti berneschi fatti in occasione di alcuni esami dati da noi alla nostra sorella Paolina intorno alla grammatica latina, 1810. Volume uno, pagine 14.
[Il quadernetto non si trova più. Restali per altro in fogli volanti le poesiole che in esso dovettero forse esser ricopiate. Son quelle che, dopo il Piergili, ho pubblicato io nel presente volume, pp. 18-22.]
20. Componimento bernesco in occasione di un esame dato da noi al nostro fratello Luigi intorno alla storia sacra, 1811.
21. Al signor don Sebastiano Sanchini, nostro maestro, cangiandosi l'ora della nostra scuola. Lettera bernesca ditirambica, 1810.
22-23. Lettere due bernesche al medesimo, cavate dai versi del Frugoni, presentandogli alcuni sonetti.
[I componimenti dal numero 20 al numero 23 (che dovevan esser indubbiamente fogli volanti) mancan tutti nella biblioteca Leopardi.]
24. Lettera bernesca ditirambica, indirizzata alla signora contessa Virginia Mosca Leopardi a sua richiesta, 1810.
25. Lettera bernesca al signor Giacomo Cecchi in versi martelliani, composta a sua richiesta, 1810.
[Né del n. 24 né del n. 25 ho trovalo traccia tra le carte leopardiane di Recanati. C'è, a dir vero, un componimento indirizzato alla contessa Mosca (quello pubblicato alla p. 22 del presente volume); ma reca nell'autografo la data del 1811. Qualche lapsus di memoria non è inverisimile; ma non è nemmeno inverisimile qualche dispersione di questi foglietti volanti, che soltanto molti anni più tardi furon riuniti e conservati con cura religiosa.]
26. Logicae omnium brevissima complexio, estratta da quella di Del Giudice, 1810. Un volume, pagine 43.
27. Ontologiae universae complexio, estratta dall'Ontologia del padre Jacquier, 1810. Un volume, pagine 61.
28. Pneumalicae complexio, estratta dalla Pneumatica del medesimo autore, 1810. Un volume, pagine....... Questi estratti sono stati da me composti nello studiare le dette scienze.
29. Al mio genitore, presentandogli il secondo di questi estratti. Martelliani.
[I tre estratti mancano nelle carte leopardiane di Recanati. Vi si serbano invece i martelliani al conte Monaldo: cfr. presente volume p. 24. Il numero di pagine della Pneumalicae complexio è in bianco nel ms.]
30. Dissertazioni tre accademiche (1810, un volume, pagine 17), cioè:
Dissertazione: Se sia più nocevole all'uomo l'ozio o la fatica,
Dissertatio: Caesarem fuisse tyranmum rationibus demonstratur,
Dissertazione sul quesito: Se la logica sìa necessaria allo studio della filosofia.
[Quaderno autografo di carte 9 numerate, col titolo: Dissertazioni accademiche di Tirso Licedio arcade. Io ho dato la seconda, come saggio di prosa latina: cfr. p. 27.]
31. Dissertazione sul quesito: Se sia più utile all'uomo la ricchezza o la povertà. Un volume, pagine 12.
[Quaderno di carte 8 numerate.]
32. Prosa alla mia genitrice, composta a sua richiesta nel giorno della domenica degli Ulivi, 1809.
33. Orazioni tre per servir di triduo in onore del glorioso apostolo San Bartolomeo, 1809.
[Dei numeri 32 e 33 nulla più è tra le carte recanatesi.]
34. L'arte poetica di Orazio, travestita ed esposta in ottava rima, 1811. Un volume, pagine 27.
[Cfr. p. 37 sgg. del presente volume.]
35. Elogio di san Francesco di Sales, recitato da mio fratello Carlo tra alcuni amici la sera del 29 gennaio, giorno della festa del detto santo, 1811.
[Una copia, forse di mano di Carlo, nelle carte recanatesi.]
36. Discorso sopra la Crocifissione del Redentore, da me recitato nella Congregazione dei nobili di Recanati la sera del sesto giovedì di Quaresima dell'anno 1811.
37. Scusa al mio genitore, non avendogli alla fine del mese presentata alcuna produzione. Martelliani, 1811.
38. Alla signora contessa Virginia Mosca Leopardi. Martelliani, 1811.
[Non si trovan più nelle carte recanatesi.]
39. La virtù indiana, tragedia, 1811.
[Anch'essa perduta. Esiste, per altro, la lettera con la quale il L. la offri al padre, per le feste natalizie del 1811; lettera pubblicata già dal Mestica, che, per una svista, ripetuta poi da tutti gli altri studiosi, la disse relativa alla tragedia del Pompeo in Egitto, con la quale non ha proprio che vedere.]
40. Elogio di san Francesco di Sales, recitato da mio fratello Carlo la sera del 29 gennaio 1812.
41. Discorso sopra il portar della croce, da me recitato nella Congregazione dei nobili di Recanati la sera del quinto giovedì di quaresima dell'anno 1812.
42. Indovinelli, composti per le reverende madri capuccine di Recanati, 1812, cioè:
La quaresima. Quartine.
L'ordine francescano. Martelliani.
La santa casa di Loreto. Anacreontica.
La vecchiaia. Anacreontica cavata dalle parole dell'Ecclesiaste, al capitolo 12.
L'ostensorio. Cinquisillabi anacreontici.
Il pesce di Tobia. Terzine.
43. Al signor don Sebastiano Sanchini, mio maestro. Anacreontica composta avendo terminato il poemetto intitolato I re magi, 1810.
44. Al signor don Sebastiano Sanchini, mio maestro. Martelliani, avendo terminato il poemetto intitolato Il Balaamo, 1810.
45. Brevissimo compendio della vita di Pompeo Magno e di Caio Giulio Cesare, 1811.
[I numeri 42-45 non si trovan più a Recanati.]
46. Compendio di storia naturale. Composto per la maggior parte nell'anno 1812. Volume uno, pagine 60.
[Quaderno di carte 32 autografe non numerate. È diviso in dodici capi.]
47. Al signor conte Monaldo Leopardi. Sciolti, 1811.
[Forse il piccolo componimento pubbl. a p. 5 del presente volume; fors'anche il successivo, che, per altro, nell'autografo ha la data del 1810.]
48. Lettera alla mia sorella Paolina Leopardi, 1812.
III
Oltre questi scritti, diligentissimamente elencati dal Leopardi medesimo, si trovano a Recanati altri quaderni e fogli volanti, riferentisi all'adolescenza del poeta, dei quali gioverà dar qui una sommaria indicazione.
1. Dissertazioni filosofiche di G. L. 1811.
[Tre quaderni autografi, rispettivamente di carte 42, 37, 40. Il primo, sotto il titolo Logica, reca una Dissertazione sopra la logica universalmente considerata; e, sotto il titolo Metafisica, altre quattro dissertazioni: 1. Sopra l'ente in generale, 2. Sopra i sogni, 3. Sopra l'anima delle bestie, 4. Sopra l'esistenza di un Ente superiore. Così il secondo come il terzo quaderno hanno il titolo generale di Fisica e contengon ciascuno cinque dissertazioni: 1. Sopra il moto; 2. Sopra l'attrazione; 3. Sopra la gravità; 4. Sopra l'urto dei corpi; 5. Sopra l'estensione; 6. Sopra l'idrodinamica; 7. Sopra i fluidi elastici; 8. Sopra la luce; 9. Sopra l'astronomia; 10. Sopra l'elettricismo.]
2. Dissertazioni filosofiche di G. L. Parte quarta. 1812.
Quaderno di carte 42, simile a quelli contenenti le prime 3 parti indicate di sopra. Sotto il titolo Filosofia morale, contiene cinque dissertazioni: 1. Sopra la felicità; 2. Sopra la virtù morale in generale; 3. Sopra le virtù morali in particolare; 4. Sopra le virtù intellettuali; 5. Sopra alcune qualità dell'animo umano che non sono nè vizi né virtù.
3. Dissertazioni filosofiche di G. L. 1812. Dissertazioni aggiunte.
Quaderno di carte 40, che, sotto il titolo Logica, contiene una Dissertazione sopra la percezione, il giudizio e il raziocinio; e, sotto il titolo Metafisica, altre
due dissertazioni: 1. Sopra le doti deli anima umana; 2. Sopra gli attributi e la provvidenza dell'Essere supremo.
4. Dialogo filosofico sopra un moderno libro intitolato «Analisi delle idee ad uso della gioventù» di G. L. 1812.
Quaderno di p. 44 numerate di gran formato e orlate d'oro. Il lavoro, riprodotto alle pp. 119-137 del presente volume, è in copia (forse di mano di Paolina) con correzioni autografe. Al testo sono aggiunte lunghe note, in cui, per lo più, son trascritti passi di scrittori: note che, perciò, nella nostra edizione abbiam soppresse.
5. Epigrammi di G. L. 1812.
Quadernetto autografo di carte 17 non numerate, contenenti gli Epigrammi stampati nel presente volume, pp. 95-108. Le note si trovano a piè di pagina.
6-16. Discorsi o Ragionamenti.
Son questi i titoli che ricorrono alternativamente in undici tra quaderni e fogli volanti, di argomento sacro, che recano tracce di due ordinamenti diversi: uno indicato da numeri arabi, scritti a penna in alto della prima pagina di ciascuno (dal n. 30 al 41, con omissione del n. 33); l'altro, in cifre romane, segnate a matita in fondo alla prima e talora alla seconda pagina. Questo secondo ordinamento pare del Della Vecchia, e voleva essere cronologico, perché, nei primi sette, dopo il numero romano, è indicata la data approssimativa del componimento, seguita da un punto interrogativo: gli ultimi quattro hanno invece data certa, di mano del L. Do qui l'elenco dei singoli scritti, indicando la doppia numerazione che hanno nei due ordinamenti.
37. - I. (1809?) Gesù nell'orto.
36. - II. (1809?) Cruciflxerunt cum in monte coram Domino. Reg., 2, 21.
35. - III. (1810?) Iesum autem flagellatimi tradidit eis. Math., 26.
31. - IV. (1810?) Lex Dei eius in corde ipsius et non supplantabuntur gressus eius. Psalm., 36.
30. - V. (1811?) Per il santo Natale.
32. - VII. (1811?) In fide et lenitale ipsius sanctnm fedi illum. Eccl., 46.
34 - VII. (1812?) Senza titolo. L'autore del secondo ordinamento aggiunse a matita: «Gesù Cristo s'avvia al Golgota colla croce». Col titolo Il portar della croce di N. S. Gesù Cristo, fu inserito, insieme coi numeri IX e X e altri frammenti, nei quattro fascicoli di Appunti leopardiani, pubblicati nel 1898 dal Cozza Luzi.
38.- VIII. La coronazione di spine. 1813.
39. - IX. Crocifissione e morte di Cristo. 1813 (p. 139 del presente volume).
40. - X. La flagellazione. 1814 (p. 144 del presente volume).
41. - XI. Condanna e viaggio del Redentore al Calvario. 24 marzo 1814.
IV
La maggior parte dei lavori riuniti nel presente volume, come ho già detto, era già nota agli studiosi; né, con quel poco d'inedito che ho aggiunto io, penso d'esser divenuto benemerito degli studi leopardiani. Certamente, un qualche interesse di curiosità erudita può anche avere la «prima poetica composizione» del Leopardi; o il sentirlo affermare a undici anni «Di libertà l'amore Regna in un giovin core»; o il vederlo dipingere con ingenuo verismo la campagna; o il trovare a ogni passo le prove più varie della rigida educazione religiosa e legittimista che gli venne impartita. Ma, tant'è: non mi persuado che l'ombra del poeta, così severo nella scelta delle cose sue, possa esser grata ai miei predecessori e a me, che codeste «curiosità» abbiam dato e diamo in pascolo al pubblico. Comunque, nel riprodurle, mi son ben
guardato, com'è stato fatto precedentemente, dall'allestire un'edizione più o meno diplomatica; e ho adottato, per la grafia e
l'interpunzione, le norme generali della collezione degli Scrittori d'Italia, che son poi press'a poco quelle che il Leopardi negli anni maturi segui costantemente.
Ed ecco, per ultimo, qualche cenno bibliografico:
I. Versi italiani. Sono inediti i numeri 1, 2, 5, 6, 7, 8, 9. I numeri 3 (con la risposta del conte Monaldo), 4 e 10-16 furon pubblicati dal Piergili, nelle Poesie minori di G. L. (Firenze, successori Lemonnier, 1889).
II. Versi e prose latine. Son tutti componimenti inediti, tratti dagli autografi indicati di sopra.
III. Da Orazio. La prima delle odi fu stampata da Giambattista Della Vecchia, per nozze Leopardi-Bruschetti (Recanati, 1867), e la ristampò, insieme con le odi terza, quarta e quinta, il Piergili, nel volume citato. La seconda è inedita. La traduzione dell'Arte poetica, edita per la prima volta da Milziade Santoni (Camerino, Borgarelli, 1869), venne poi ristampata dal Mestica nelle Poesie di G. L. (Firenze, Barbèra, 1886) e ancora negli Scritti letterari di G. L.' (Firenze, successori Lemonnier, 1899).
IV. Pompeo in Egitto, tragedia. La pubblicò pel primo Alessandro Avoli (Roma, Befani, 1SS5). Fu ristampata dal Piergili, op. cit., e dal Mestica nelle Poesie e negli Scritti letterari. È certamente posteriore alla compilazione del riferito Indice delle opere, che, come s'è visto, non ne fa cenno. La dedicatoria della Virtù indiana si trova, certo per errore, nel quaderno autografo del Pompeo.
V. Epigrammi. Stampati per la prima volta dal Piergili, nei Nuovi documenti intorno alla vita ed agli scritti di G. L. (Firenze, successori Lemonnier, 1882), ma tolti poi dalle successive edizioni di quel volume, e inseriti invece nella citata edizione delle Poesie minori, e poi ancora negli Scritti letterari curati dal Mestica.
VI. Degli Scherzi epigrammatici tradotti dal greco si sa che furono editi nel 1816 a Recanati, nella tipografia Fratini, «solennizzandosi — com'era detto nel frontispizio — le nozze di S. E. il signor don Luigi dei principi di Santacroce e della nobil donzella signora contessa Lucrezia Torre» e per iniziativa dei «coniugi Antici, cugini degli sposi». Ma questo opuscolo di 16 pagine in 16 è oggi affatto irreperibile. Nella biblioteca Leopardi non ne esiste se non una copia manoscritta, fatta fare dal conte Giacomo, figlio di Pierfrancesco.
VII. Dialogo filosofico. Come s'è detto, è inedito.
VIII. Discorsi sacri. Il primo fu stampato a Recanati (Simboli, 1882), per «omaggio al sacerdote novello don Mariani BraviPennesi»; il secondo, anche a Recanati (Simboli, 1885), per nozze Daretti-Bonnetti. Li ha ristampati, con altri frammenti minori, il Cozza-Luzi negli Appunti leopardiani offerti alla studiosa gioventù (Roma, tipografia sociale, 1898).
IX. Agl'italiani, orazione. Fu edita dal Cugnoni nelle Opere inedite di G. L. pubblicate sugli autografi recanatesi (Halle, Niemeyer, 1878-80, II, 1-18) e riconfrontata sull'autografo napoletano dal Mestica (Scritti letterari di G. L., I, 357-75).
- Testi in cui è citato Monaldo Leopardi
- Testi in cui è citato il testo Canti (Leopardi - Donati)/XXII. Le ricordanze
- Testi in cui è citato Quinto Orazio Flacco
- Testi in cui è citato Giovanni Fantoni
- Testi in cui è citato Giovanni Battista Dalla Vecchia
- Testi in cui è citato Pier Jacopo Martello
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- Testi in cui è citato Giuseppe Cozza-Luzi
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- Testi in cui è citato Giuseppe Cozza-Luzzi
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