Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Tomo II/Libro I

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Libro I - Letteratura de’ Romani dalla morte di Augusto fino a quella di Adriano

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Libro I - Letteratura de’ Romani dalla morte di Augusto fino a quella di Adriano
Tomo II - Dissertazione preliminare Tomo II - Capo I

[p. 55 modifica]STORIA

DELLA

LETTERATURA ITALIANA

Dalla morte di Augusto fino alla caduta dell’Impero occidentale.

LIBRO PRIMO

Letteratura de’ Romani dalla morte di Augusto fino a quella di Adriano. Eran già molti anni che Roma avea perduta l’antica e per più secoli sì gelosamente difesa sua libertà; e nondimeno appena ella dolevasi di tal cambiamento. Augusto crudele ne’ suoi principj, ma nulla più di quel che fossero stati a’ tempi della repubblica Mario, Silla, Cinna ed altri privati, poichè si vide assicurato l’impero, si die’ a conoscere principe amabile, liberale, pietoso, e più che ogni altro opportuno a render dolce Romani la lor suggezione. Il senato serbava ancora, almeno in apparenza , l’usata sua maestà e grandezza. Le armi romane [p. 56 modifica]era a giunte alle più lontane estremità della terra. Cessate omai le interne sanguinose fazioni, godevasi in Roma una dolce e sicura tranquillità. Se la eloquenza era già assai decaduta, ciò più che al cambiamento de’ tempi doveasi, come si è dimostrato, al capriccio degli oratori. Tutti gli altri studi erano in Roma saliti a tal perfezione, a cui in tempo della repubblica non eran giunti giammai. E se Augusto avesse avuti successori a lui somiglianti, si sarebbon forse compiaciuti i Romani di aver cambiata la repubblica in monarchia. Ma dopo la morte d’Augusto si aprì una scena troppo diversa. Sette imperadori saliron I1 un dopo l’altro sul soglio, de’ quali è malagevole a diffinire chi fosse il peggiore. Vespasiano e Tito parvero richiamare i lieti tempi d’Augusto. Ma Domiziano rinnovò presto gli orrori de’ Tiberj, de’ Caligoli e de’ Neroni. Ciò ch’è è più strano, si è vedere il senato romano che alcuni anni prima dava la legge a’ più possenti monarchi, e donava e toglieva imperiosamente le corone e i regni, ora cadere avvilito e strisciare, per così dire, a’ piedi de’ nuovi sovrani, e render divini onori a coloro di cui tacitamente esecrava la brutal! crudeltà. Così, dice il celebre Montesquieu (Grand, et Décad. des Rom. c. 15), il senato romano non avea fatti dileguare tanti sovrani che per cadere esso medesimo nella più vile schiavitudine di alcuni de’ suoi più indegni concittadini, e per distruggersi co’ suoi proprj decreti. Or in uno Stato in cui la felicità e la sorte degli uomini dipendeva non dalle sagge disposizioni di un regolato governo. [p. 57 modifica]nia dal capriccio, dalle passioni, e talvolta ancora dalla pazzia di tali uomini , egli è facile a immaginare qual esser dovesse lo stato della letteratura. Augusto padrone della repubblica tutta avea nondimeno lasciati liberi gl’ingegni 5 e se gli oratori, gli storici ed i poeti usavano di un prudente riserbo nel trattare certi più pericolosi argomenti, la libertà però dello scrivere non fu mai fatale ad alcuno , e talvolta videsi Augusto generosamente dissimulare qualche detto di un imprudente oratore, che sembrava contro lui rivolto (Sen. Controv. 12 sub fin.). Ovidio fu il solo poeta a cui parve che i suoi versi fosser funesti; ma più che ad essi ei dovette il suo esilio, come abbiam dimostrato, a’ suoi proprj occhi. Non così sotto Tiberio e i primi di lui successori. Un breve tratto di penna costò talvolta la vita al suo autore , e l’essere eloquente oratore, o profondo filosofo fu per • alcuni delitto degno di morte. Or come era possibile che in tali circostanze gli studj fossero coltivati felicemente? Non è dunque a stupire che sì gran mutazione accadesse, benchè lentamente, nella letteratura , e che i Romani dopo essere giunti a rendersi negli studj al par di ogni altra nazione esercitati e colti , ricadessero a poco a poco nell’antica rozzezza. Questo è ciò che abbiamo ora a vedere e a svolgere partitamente. Ma perchè l’indole e la condotta degl’imperadori influì molto nello stato della letteratura, prima di trattare in particolare di ciascheduna scienza, ci conviene esporre con brevità lo stato in cui trovossi l’impero a’ tempi di cui [p. 58 modifica]parliamo, e vedere singolamente qual fosse a disposizione e F animo verso le lettere degl1 imperadori.


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