Dizionario Latino-Italiano (Georges, Calonghi)/G
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Traduzione dal tedesco di Ferruccio Calonghi (1896)
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G
G, g, settima lettera dell’alfabeto latino, derivata forse da una leggiera mutazione grafica del C e accolta nell’alfabeto romano verso il 234 av. Cr.
Găbăli, ōrum, m., popolazione della parte S. E. della Gallia aquitanica, al S. E. degli Averni nell’odierno Pays de Gevaudon nelle Cevenne.
Găbĭi, ōrum, m., piccolo villaggio del Lazio, dapprima non senza importanza, ma già ai tempi di Orazio caduto in misero stato; sorgeva fra Roma e Preneste, non lungi dall’odierno Lago di Castiglione. — Deriv.: Găbīnus, a, um, gabinio, via, da Gabii a Roma, Liv.: Juno, venerata a Gabii, Verg.: urbs, la città di Gabii, Ov.: cinctus, V. cinctus, n° I. — Plur. sost., Gabini, ōrum, m., abitanti di Gabio, Gabini, Liv.
Găbīnĭus, a, um, nome di una gens romana, di cui il più noto è A. Gabinius, che, come governatore della Siria, senza autorizzazione del Senato, rimise sul trono il re d’Egitto Tolomeo Aulete. — Agg. di Gabinio, gabinio — Deriv.: Găbīnĭānus, a, um, gabiniano, — come nom. propr., Gabinianus, i, m., famoso retore della Gallia, che fiorì sotto Vespasiano.
Găbīnus, a, um, V. Gabii.
Gădăra, ōrum, n. (τά Γάδαρα), città della Palestina; dopo la morte di Erode I annessa alla Siria. — Deriv.: Gădărᴖeus, ei, m. (Γαδαρεύς), di Gadara.
Gaddir (Gadir), n. indecl., nome fenicio per Gades (V.).
Gādēs, ĭum, f., colonia dei Fenici sull’isola omonima nella Spagna Betica, con un tempio celebre di Ercole nelle vicinanze, ora Cadice nell’isola di Leon. — Deriv.: Gādītānus, a, um, Gaditano, sost. Gaditanus, i, m., Gaditano, e per antonomasia di L. Cornelio Balbo di Gades; plur. Gaditani, ōrum, m., gli abitanti di Gades, Gaditani; e Gaditanae, ārum, f., Gaditane == cortigiane voluttuose come danzatrici.
gaesum, i, n., specie di giavellotto pesante, probabilmente con uncino, di cui si servivano i Galli ed altre nazioni, Caes. ed a.
Gaetūli, ōrum, m. (Γαιτοῦλοι), Getuli, tribù dell’Africa N.O., origin. al mezzogiorno della Mauritania Tingitana, si estese quindi nella Mauritania Caesariensis settentrionale e nella Numidia, fino alle Sirti. — Deriv.: A) Gaetūlĭa, ae, f. (Γαιτουλία), paese dei Getuli, Getulia, B) Gaetūlus, a, um, getulo, e poet. == africano, libico, C ) Gaetūlĭcus, a, um, Getulo, quindi Gaetulicus, come soprannome, Getulo == vincitore dei Getuli.
Gājus, Gāja, V. Cajus.
Gălaesus, i, m., fiume dell’Italia meridionale, che irrigava le campagne di Taranto; ora Galaso.
Gălătae, ārum, m. (Γαλάται), popolazione celtica migrata in una parte della Frigia nel secolo 3° av. Cr.; Galati — Deriv.: A) Gălătĭa, ae, f., paese posseduto dai Celti ricordati, Galazia (detta anche Gallograecia), ora Ejalet Anadoli e Karaman. B) Gălătĭcus, a, um, di Galazia.
galba, ae, I) f. (secondo Billerbeck), sorta di verme; il bombyx aesculi di Linneo; Suet. Galb. 3. II) m. (in lingua gallica), addome (praepinguis), cognome della gens Sulpicia, la cui origine vien data diversamente, V. Suet. Galb. 3. — Deriv. Gălbĭani, ōrum, m., seguaci dell’imperatore Galba, partito di Galba, Tac. hist. 1, 51.
galbănĕus, a, um (galbanum), di galbano, Verg. ge. 3, 415 e 4, 264.
galbănum, i, n. (χαλβάνη), galbano, gomma di una pianta ombrellifera nella Siria, Suet. ed a.
galbĕum, i, n., benda intorno alla parte anteriore della mano, fascia, per uso medico (medicamento involto in un panno di lana), Suet. Galb. 3.
Galbĭāni, V. Galba.
gălĕa, ae, f., elmo di cuoio, morione (contr. cassis == elmo di metallo), Cic. ed a.
gălĕo, āvi, ātum, āre (galea), provvedere, coprire coll’elmo, armare coll’elmo, in campo jubet galeari, di mettersi l’elmo (che nella marcia pendeva sulla spalla sinistra), Auct. b. Afr. 12, 3: Minerva galeata, Cic. de nat. deor. 1, 100.
Gălĕōtae, ārum, m. (Γαλεῶται), Galeoti, nome dato in Siclia a chi interpretava i prodigi, Cic. de div. 1, 39.
gălērĭcŭlum, i, n. (dimin. di galerum), parrucchino, piccola parrucca, Suet. Oth. 12.
gălērītus, a, um (galerus), coperto dal galerus, Prop. 4, 1, 29.
gălērus, i, m. e gălērum, i, n., I) galero, berretto di pelle coi peli (greco κυνέη), Verg. ed a. II) parrucca, Suet. Ner. 26.
Gălĭlaea, ae, f. (Γαλιλαία), regione nella parte settentrionale della Palestina, Galilea. — Deriv.: Galilaeus, a, um, galileo; plur. sost., Galilaei, ōrum, m., Galilei.
1. galla, ae, f., galla, Verg. ed a.
2. Galla, V. Galli.
3. Galla, V. 3. Gallus, n° II.
Gallaeci, ōrum, m., Galliziani, tribù della Spagna tarrag.; per la vittoria riportata su di essi, Bruto ricevette il soprannome di Gallaecus, Galliziano. — Deriv.: Gallaecĭa, ae, f., paese della Gallizia.
Galli, ōrum, m., Galli, popolazione celtica molto estesa, avente originariamente la sua sede fra il Reno e la Garonna; si estese in parte al di qua delle Alpi nell’Alta Italia, in parte nella Grecia e di là nell’Illiria, Tracia, Tessaglia e Macedonia; conquistò Bisanzio e le coste della Propontide e per l’Ellesponto penetrò in Asia. — Sing. Gallus, i, m., Gallo, e Galla, ae, f., donna gallica (quindi uniti Gallus et Galla). — Deriv.: A) Gallĭa, ae, f. (Γαλατία), paese dei Galli, Gallia, divisa dai Romani in Gallia cisalpina (ovv. citerior o togata), l’odierna Italia settentrionale, ed in Gallia transalpina (o comata), l’odierna Francia (divisa alla sua volta in Gallia Narbonensis o bracata ovv. provincia, l’odierna Linguadoca e Provenza; Aquitania, a mezzogiorno tra la Loira e i Pirenei; Gallia Lugdunensis, una parte della Celtica di Cesare, tra la Loira, la Senna, la Marna e la Saona, e Gallia Belgica, originariamente la parte settentrionale dalla Marna al Reno, a cui Augusto aggiunse territori a mezzogiorno, e l’Elvezia stessa; quindi plur. Galliae == Gallia transalpina). B) Gallĭcānus, a, um, in o della Gallia provincia (V. sotto Gallicus), gallicano; plur. sost., Gallicani, ōrum, m., abit. della Gallia provincia, Gallicani. C) Gallĭcus, a, um, gallico, copiae, Cic.: ager, Cic., o provincia, Suet., parte dell’Umbria (a S. del Rubicone, a N. dell’Esino), come provincia questoria. — sost., Gallica, ae, f. (sc. solea), rozzi sandali per gli uomini (originariamente usati nella Gallia), zoccolo (con voce francese galoscia), Cic. ed a. — Avv. Gallĭcē, a modo gallico.
Gallĭambus, i, m., carme cantato dai Galli (sacerdoti di Cibele), Galliambo, Quint. 9, 4, 6.
Gallĭca, V. Galli, n° C.
Gallĭcānus, V. Galli, n° B.
Gallĭcē, V. Galli, n° C.
Gallĭcus, V. Galli, n° C e 3. Gallus.
Galliiambus, V. Galliambus.
gallīna, ae, f. (1. gallus), gallina, Scriptt. r. r., Cic. ed a.: gallina cecinit, la gallina ha cantato, come presagio, Ter.: ad Gallinas, una villa presso Roma, Suet.: prov., V. albus, n° I, alla fine.
gallīnācĕus (gallīnācĭus), a, um (gallina), di gullina, di pollo, gallinaceo, pullus, pollastrino, Varr.: ova, Varr.: gallinaceus gallus, Cic., anche sempl. gallinaceus, gallo domestico, Suet.
gallīnārĭus, a, um (gallina), appartenente ai polli, gallinaceo, 1) agg.: vasa, Col.: scala, Cels. II) sost., gallinarius, ii, m., colui che ha cura del pollame, gallinario, pollaiuolo, Varr. e Cic.
Gallograecĭa, ae, f. == Galatia (V.). — Deriv.: Gallograecus, a, um, Galata; plur. sost., Gallograeci, ōrum, m., Galazi.
1. gallus, i, m., gallo domestico, gallo, Varr., Cic. ed a.: gallorum cantus, Cic.: sub galli cantum, Hor. Prov., gallus in suo sterquilino plurimum potest, ogni gallo è padrone sul suo letamaio (pollaio) == ognuno è padrone in casa sua, Sen. apoc. 7, 3.
2. Gallus, Gallo, gallico, V. Galli.
3. Gallus, i, m.(Γάλλος), I) fiume della Frigia, che scaturisce presso la città di Modra e si unisce, nella Bitinia, col Sangario, ora Mudurlẏ-su. — Deriv.: Gallĭcus, a, um, gallico, poet. == frigio, troiano, miles, Prop. 2, 13, 48, dubbio. II) così chiamato era quindi un sacerdote di Cibele (sacerdoti che avevano cura di evirarsi da se stessi), Galto, Cornif. rhet. 4, 62. Suet. Aug. 68; plur., Liv. 37, 9, 9. Ov. fast. 4, 361: anche scherzos. Galla, ae, in Catull. 63, 12 e 34. — Deriv.: Gallĭcus, a, um, di Galli, turma, cioè (metaf.) sacerdoti di Iside (perchè il loro culto era uguale a quello di Cibele), Ov. am. 2, 13, 18.
4. Gallus, i, m., cognome di parecchie famiglie romane, fra cui il più noto è Cornelius Gallus, poeta, oratore e amico di Virgilio, il quale si uccise.
Gamăla, ae, f. (Γάμαλα), Gamala, importante fortezza di montagna nella Palestina, sul mar di Galilea.
gămēlĭōn, ōnis, m. (γαμηλιών), gamelione, settimo mese dell’anno attico; corrispondente pressapoco al nostro Gennaio, Cic. de fin. 2, 101.
gānĕa, ae, f. e gānĕum, i, n. (etim. affine a γάνος, ristoro, γάνυμαι, ristorarsi, dilettarsi), osteria, bettola, screditata come luogo di gozzoviglie e di segrete dissolutezze, bordello, α) la forma -ea in Cic. ed a. β) la forma -eum, nei Comici, Liv. ed. a.
gānĕo, ōnis, m. (ganea o ganeum), crapulone, bordelliere, Ter., Cic. ed a.
gānĕum, i, n., V. ganea.
gangăba, ae, m. (vocab. pers.), facchino, Curt. 3, 13 (34), 7.
Gangărĭdes, um, acc. as, m., Gangaridi, tribù dell’India, sul Gange inferiore, nel Bengala.
Gangēs, is, acc. em, e ēn, abl. ē, m. (Γάγγης), Gange, fiume principale dell’India, che la divide in due parti, intra ed extra Gangem, notevole per la sua grandezza, per la fertilità delle sue rive spesso inondate, per le sabbie aurifere e le pietre preziose, ch’esso trasporta seco. — Deriv.: A) Gangētĭcus, a, um (Γαγγητικός), gangetico, B) Gangētis, tĭdis, f. (Γαγγήτις), gangetico, poet. == indiano,
gannĭo, īre == κνυζᾶσθαι, gannire, gagnolare dei cagnolini, trasl. == brontolare, ringhiare, di accattabrighe, Ter. ed a.
gannītus, ūs, m. (gannio), l’innocente gagnolìo dei cagnolini, Lucr. 5, 1068.
Găny̆mēdēs, is, m. (Γανυμήδης), Ganimede, figlio di Troo re di Trota, leggiadro giovane, cui Giove, secondo la mitologia, fece portare în cielo da un’aquila e di cui fece il suo coppiere in luogo di Ebe, più tardi posto dagli astronomi fra le costellazioni sotto il nome di «Acquario».
Gărămantes, um, m. (Γαράμαντες), Garamanti, popolo nell’interno dell’Africa, al di là dei Getuli, nell’odierno Fezzan. — Deriv.: A) Gărămantĭcus, a, um, dei Garamanti, B) Gărămantis, tĭdis, f., dei Garamanti, poet. trasl. == africano.
Gargānus, i, m., Gargano, promontorio dell’Apulia, battuto dalle tempeste, che si avanza nel mare Adriatico, ora Gargano (Monte di S. Angelo). — Derov.: Gargānus, a, um, del Gargano,
Gargăphĭēs, ēs, f. (Γαργαφία), valle consacrata a Diana, con una fonte, non lungi da Platea, in Beozia.
Gargăra, ōrum, n. (τά Γάργαρα), Gargara, la più alta vetta del monte Ida nella Misia, colla città omonima (ora Tschepini), sui suoi fianchi.
Gargettus, i, m. (Γαργήττος), demo dell’Attica, patria del filosofo Epicuro detto perciò Gargettĭus (ὁ Γαργήττιος), di Gargetto.
Gargĭlĭus, ĭi, m., nome romano, sotto cui è noto un giovane vissuto ai tempi di Orazio, celebre qual cacciatore millantatore, Hor. ep. 1, 6, 58.
gărŏn, V. garum.
garrĭo, īvi o ĭi, ītum, īre, chiaccherare, ciarlare, cianciare, garrimus quidquid in buccam venit, Cic.: plura (per iscritto), Cic.: fabellas, narrar favole all’antica, Hor.: libellos, quasi cianciando, cioè mettere in carta con dialogo leggiero, Hor. — dispregiat., cianciare, Ter.: in gymnasiis (di filosofi), Cic.
garrŭlĭtās, ātis, f. (garrulus), garrulità, loquacità, Ov., Sen. ed a.
garrŭlus, a, um (garrio), garrulo, ciarliero, I) propr.: a) di uomini, Tibull. ed a.: partic. di chiaccheroni, Ter. ed Hor.: disciplina, cicalìo da bambini nella lezione, Cornif. rhet.: lingua, Ov.: hora, consumata chiaccherando, Prop. b) di uccelli, hirundo, Verg.: noctua, Plin. II) poet., trasl., come loquace, garrulo == sussurrante, bisbigliante, mormorante, risonante, rivus, Ov.: lyra, Tibull.
gărum (gărŏn), i, n. (γάρον), salsa costosa (intingolo), che si preparava con molti piccoli pesci marinati, partic. collo scomber, Hor., Sen. ed a.
Gărumna, ae, m., Garonna, fiume della Gallia, che nasce dai Pirenei e sbocca nel mar d’Aquitania, ora Garonne. — Deriv.: Gărumni, ōrum, m., gli abitanti vicino alla Garonna, probab. nome collettivo delle tribù che abitavano lungo la Garonna.
Gates, um, m., popolazione dell’Aquitania, nell’odierna Gaure.
gaudĕo, gāvīsus sum, ēre, esser lieto, rallegrarsi, provar gioia, contentezza, piacere; godere (contr. dolere, moleste ferre, contrahere frontem; mentre laetari == mostrarsi allegro, mostrar gioia esternamente, contr. lugere), I) propr.: A) in gen.: α) puram. intr.: gaudeat an doleat, Hor.: gressu gaudens (allegro, contento) incedit Juli, Verg.: ut gaudentis (di un uomo lieto) suspicionem praeberet, Suet.: si est nunc ullus gaudendi locus, Cic.: poet. in costr. greca, col partic.(come χαίρω ἀκούσας), per esprimere ciò, di cui uno sente gioia, ciò ch’egli fa lietamente o volentieri o ha cura di fare, gaudet potitus, si rallegra della preda, Verg.: gaudent scribentes, scrivono con o per piacere, Hor.: col dat. commodi, tibi gratulor, mihi gaudeo, per parte mia, Cic.: con de e l’abl., de Bursa te gaudere certe scio, Cic.: con in e l’abl., in funere, Lucr.: in puero, Prop.: comun coll’abl di causa, propr. «di q.c.», delicto dolere, correctione gaudere, Cic.: ingenio suo, abbandonarsi con amore alla propria inclinazione, Liv.: gaudet equo acri, si diletta di cavalcare, ecc., Verg.: con cum o quia, Plaut., si, Hor. β) tr., comun. (sempre nella prosa class.) coll’acc. e l’infin., quae perfecta esse gaudeo, Cic.: quos sibi oblatos gavisus, Caes.: col sempl. infin., laedere gaudes, Hor.: laudari in bonis gaudent, Quint.: seg. da prop. con quod (poichè, perchè), sane gaudeo, quod te interpellavi, Cic.: col sempl. acc. (comun. con acc. pronom. o con acc. omogen.): gaudeo id (perciò), Ter.: hoc aliud est, quod (per cui, di cui) gaudeamus, Ter: gaudium alcjs, Ter.: alcjs dolorem, provar gioia muligna per, ecc.. Cael. in Cic. ep. B) partic.: 1) in sinu gaudere, rallegrarsi in silenzio, Cic. Tusc. 3, 51. Sen. ep. 105, 3: parim. in tacito sinu gaudere, Tibull. 4, 13, 8; e in se gaudere, Catull. 22, 17. 2) infin., gaudere «salute», come formola di saluto, Celso gaudere refer, reca a Celso al mio saluto, Hor. ep. 1, 8, 1. II) trasl., di sogg. inan. == amare, aver volentieri, veder volentieri, udir volentieri q.c., gaudenti praenomine molles auriculae, Hor.: brachia gaudentia loris, Prop.: scaena gaudens miraculis, Liv.
gaudĭum, ĭi, n. (gaudeo), gioia interna (mentre laetitia, gioia che si estrinseca, allegrezza, quindi anche uniti gaudium atque laetitia), gaudio, I) propr.: a) soggettiv. (contr. dolor e plur., gaudia, contr. luctus), Comici, Cic. ed a.: gaudium saltus superati, gaudio per, ecc., Liv.: e così tantum libertatis novae gaudium incesserat, ut etc., Flor.: quod gaudium consurgendi, Tac. dial.: prae gaudio, Ter.: gaudio (di gioia) lacrumare, Ter. e Liv.: triumphare, Cic.: gaudio exsilire, Q. Cic., o gaudio exsultare, Cic.: ma ingenti omnium gaudio mortuus est in Campania, con gran gioia di tutti, Eutr.; plur., gaudia, Lucr., Hor. ed a.: e == le singole manifestazioni della gioia (contr. luctus), Liv. b) oggettiv. == piacere che procura una cosa, diletto, gaudia corporis, voluttà, Sall.: dei godimenti dell’amore, Lucr. e Liv. II) meton. == ciò che procura gioia, piacere, diletto, gaudio, piacere, diletto, favorito, di pers., avare, gaudium heredis tui, Phaedr.: partic. al plur., falsis attingere gaudia palmis (della dea), Prop.: dum sequeris Clytium, nova gaudia, Verg.: nec ferre videt sua gaudia ventos, la sua speranzu, Verg.
Gaugamēla, ōrum, n. (Γαυγάμηλα, τά), Gaugumeta, piccola località dell’Assiria, a N.O. di Arbela, ove Alessandro sconfisse Dario (331 av. Cr.); ora Karmelis.
Gaurus, i, m., monte della Campania, celebre pel suo vino, propr. parte di una catena, di cui il monte occid. si chiamava Gaurus, l’orient. Massicus, il settentr. Falernus; detti collettivam. Gaurani montes o saltus; ora Monte Gauro (in Terra di Lavoro).
gausăpĕ, is, n., e gausăpum, i, n. (γαυσάπης, ὁ), specie di panno erto, peloso solo da una parte (all’incontro amphimallum, peloso da ambe le parti), sia per vestire, sia per coprire (le tavole, ecc.), Hor., Ov. e Plin. — Deriv.: gausăpātus, a, um, vestito di punno grosso, Sen. ep. 53, 3 e de vit. beat. 25, 2.
Gavĭus Bassus, Gavio Basso, grammatico romano dell’epoca di Traiano. gāza, ae, f. (vocabolo persiano), tesoro di un principe, come pure == camera del tesoro come (e del resto comun.) == i gioielli e il denaro custoditi, Persica, Eutr.: regia, Cic.: Macedonum, Cic.: custos gazae regiae, tesoriere regio, Nep.: poet., gaza agrestis, provvigione agreste, Verg.: al plur., come il nostro tesori == sostanze, beni in genere, Lucr., Hor. ed a. poeti.
Gĕbenna, Gebennicus, V. Cebenna.
Gĕla, ae, f. (Γέλα), Gela, città sulla costa meridionale della Sicilia, sul fiume Gela, presso l’odierna Terranova — Deriv.: A) Gĕlōus, a, um (Γελῶος), di Gela, B) Gĕlenses, ĭum, m., abitanti di Gela.
Gĕlās, ae, voc. a, m. (Γέλας), Gela, fiume della Sicilia sulla costa meridionale presso Gela, ora Fiume Oliva.
Gĕlenses, V. Gela.
gĕlĭdē, avv. (gelidus), gelidamente, trasl. == con fredda calma e riflessione, Hor. art. poët. 171.
gĕlĭdus, a, um (gelu), gelido, gelato, ghiacciato (contr. calidus, fervens), I) propr.: nox, Verg.: aqua, Cic.: humor, ghiaccio, Verg.: December, Ov.: montes, Catull. ed a.: loca, Liv.: foci, mai accesi, Ov.: tyrannus, di Borea, Ov.: Fibrenus Lirem multo gelidiorem facit, Cic.: sost., gelida, ae, f., acqua fredda (contr. calida), Hor. sat. 2, 7, 91. II) (poet.) attivo, gelido, freddo == che fa agghiacciare, tremor, Verg.: horror, pallor, Ov.: sanguis (di un vecchio), Verg.: mors, Hor.
Gellĭus, a, um, nome d’una gens romana, Gellio, di cui il più noto è A. Gellius, grammatico del 2° secolo dopo Cr., di cui si conserva l’opera intitolata Noctes Atticae.
Gĕlōnus, i, m., Gelone, plur., Gĕlōni, ōrum, m. (Γελωνοί), Geloni, tribù scitica o sarmatica intorno al Boristene (nell’odierna Ucrania), che si tatuava (quindi picti).
Gĕlōus, a, um, V. Gela.
gĕlū o gĕlŭ, ūs, n., gĕlum, i, n. e gĕlŭs, ūs, m., freddo, in quanto fa agghiacciare, gelo, ghiaccio, 1) propr., e meton.: A) propr.: rura gelu claudit hiems, Verg.: gelu rigere, di ess. anim. e del loro corpo, Liv. e Phaedr.: di fiumi, Plin. pan.: del suolo, ecc., Curt.: natos gelu duramus et undis, in onde ghiacciate, Verg. B) meton., ghiaccio, neve indurita, assiduo gelu durari (del mare), Mela: hiems adoperta gelu, Ov.: poet. anche == grandine, gragnuola, geli fragor, Lucr. II) trasl., freddo, rigidezza del corpo in causa della vecchiaia, Verg. Aen. 8, 508.
gĕmĕbundus, a, um (gemo), gemebondo, gemente, Ov. met. 14, 188.
gĕmellĭpărus, a, um (gemelli e pario), che partorisce gemelli, dea o diva, Latona, Ov. fast. 5, 542. Ov. met. 6, 315.
gĕmellus, a, um (dimin. di geminus), doppio, riguardo alla nascita, gemello, I) propr.: proles, Ov.: fetus, Ov.: partus (plur.), Ov.: fratres, gemelli, Ov.: pisces, Ov.: sost., gemellus, i, m., fratello gemello, Catull.: plur, gemelli, gemelli, di fratelli e sorelle, Ov.: e così cetera paene gemelli fraternis animis, Hor.: di animali, Verg. II) trasl.: A) in gen.: duplice, doppio, quam (legionem) factam ex duabus gemellam (doppia) appellabat, Caes. b. c. 3, 4, 1. B) come gemelli, simile, uguale, par nobile fratrum, nequitia et nugis pravorum et amore gemellum, Hor. sat. 2, 3, 244.
gĕmĭnātĭo, ōnis, f. (gemino), raddoppiamento, ripetizione, verborum, Cic.: vocalium, Quint.
gĕmĭno, āvi, ātum, āre (geminus), geminare, I) tr.: 1) raddoppiare, duplicare, urbem, Liv.: mercedem, Ov.: honorem, Ov.: victoriae laetitiam, Liv.: ebrietas geminata libidine, Ov.: aera, battere insieme, Hor.: così anche geminatus, a, um, raddoppiato, duplicato, sol, Cic.: victoria, Liv. 2) unire immediatamente due oggetti, congiungere, schierar l’uno dopo l’altro, far seguire l’uno all’altro, ripetere, far seguire immediatamente, cacumina montium, Liv.: legionum castra, Suet.: in immensum ignes, Ov.: geminata ac duplicata ponentur, Cic.: geminati consulatus, che si susseguono immediatamente (28 e 27 av. Cr.), Tac: quindi col dat. pers. == appaiare, accoppiare, serpentes avibus, tigribus agnos, Hor. art. poët. 13. II) intr.: esser doppio, Lucr. 4, 449.
gĕmĭnus, a, um (forse da geno == gigno), doppio riguardo alla nascita, nato ad un parto, gemello, I) propr.: pueri, Verg.: proles, Verg.: fratres gemini e sempl. gemini, Cic.: Castor, Ov., o Pollux, Hor.: Castore e Polluce. II) trasl.: A) generic.: duplice, doppio, a) di doppia figura, Chiron, centauro, mezzo uomo e mezzo cavallo, Ov.: Cecrops, mezzo Greco e mezzo Egizio, Ov. b) doppio == duplice, due, nuptiae, Ter.: lumen, Cic.: portae, Verg.: ovv. == entrambi, ambo, pes, Ov.: pedes, Ov.: acies, Verg. B) come due gemelli simile, uguale, geminus et simillimus nequitiā, Cic.: audacia, Cic.: quae (memoria) est gemina litteraturae quodam modo, sorella gemella, Cic.: illud vero geminum consiliis Catilinae et Lentuli, comune, Cic.
gĕmĭtŭs, ūs, m. (gemo), I) gemito, sospiro, il sospirare, il lamentarsi (lamento), l’ansare; urlare, muggire (muggito), a) degli uomini (anche al plur.), col genit. sogg., morientium, Verg.: illa lamentatio et gemitus urbis, Cic.: gemutus vulnerum, in seguito alle ferite, Liv.: col genit. ogg., gemitus atque ereptae virginis ira, urlo di rabbia per, ecc., Verg.: gemitus fit, Cic.: gemitum o gemitus dare, Ov.: gemitum de pectore ducere, Verg., ovv. edere, Ov.: gemitum dare a pectore imo o petere de alto corde, sospirare profondamente, Verg.: parim. gemitus alte petitos edere, Ov.: gemitui se dare (abbandonarsi), Cic. b) degli animali, leonis, tauri, equi, Verg. II) poet., trasl.: di c. inan., gemito, scroscio, rumore, muggito, pelagi, Verg: tellus dat gemitum, Verg.: plaga facit gemitus (risuona), Ov.
gemma, ae, f., I) gemma, bottone, nelle viti ed altre piante, Cic. ed a. II) pietra preziosa, partic. tagliata da materia trasparente (mentre lapillus == pietra preziosa cavata da materia opaca), gioiello, gemma, cammeo, A) propr.: ulla gemma aut margarita, Cic.: vitrea, pasta vitrea (gioiello falso), Plin. B) meton.: 1) di ogg. di pietre preziose: a) == coppa fatta con pietre preziose, bibere e gemma, Prop., o gemmā, Verg.: gemmā ministrare, Sen. b) anello da sigillare, sigillo, imprimere gemmam, Ov.: gemmā signari (di lettera), Ov. 2) perla, Prop. ed a. 3) gemmae, occhi della coda del pavone, Ov met. 1, 723.
gemmātus, a, um (gemma), gemmato, ornato di gemme, Ov. e Liv.
gemmĕus, a, um (gemma), I) gemmeo, di gemma, trulla, Cic.: supellex, Sen. II) trasl.: A) ornato di gemme, ephippia, Varr. fr.: juga, Ov.: meton.: cauda (pavonis), Phaedr.: prata, brillanti (di rugiada), Plin. ep. B) simile a gemma riguardo allo splendore, splendente, risplendente, euripus, Plin. Ep. 1, 3, 1.
gemmĭfĕr, fĕra, fĕrum (gemma e fero), che porta seco gemme (o perle), Ganges, Plin.: mare, Prop.
gemmo, āvi, ātum, āre (gemma), I) gemmare, germogliare, metter gemme, Scriptt. r. r. e Cic. II) essere adorno di gemme, splendere di gemme, A) propr.: sceptra gemmantia, Ov.: caudae (del pavone) gemmantes pinnae, Col. B) trasl., brillare, splendere come gemme, herbae gemmantes rore, Lucr, 2, 319 e 5, 461.
gĕmo, ŭi, ĭtum, ĕre, I) intr., gemere, sospirare, 1) di ess. anim., gemere, sospirare, dolersi, lamentarsi, urlare, muggire, hos pro me lugere, hos gemere, Cic.: gemere desiderio alcjs, Cic.: multum gemens, Phaedr.: multa gemens, Verg. — di animali, gemere, guaire, gracchiare, tubare, nitrire, muggire, ecc., turtur gemit, Verg.: noctua gemit, Prop.: et (ursa) gemuit, Ov. 2) di c. inan., sospirare, gemere == scricchiolure, cigolare, crepitare, fremere, gemuit fenestra, Ov.: cymba gemit, Verg.: rota gemit, Verg. II) tr., compiangere, lamentare q.c. o qualc., sospirare, gemere, lagnarsi di q.c., haec gemebant boni, Cic.: gemere virtutem, Poët. in Cic.: hic status unā voce omnium gemitur, Cic.: gemere flebiliter Ityn (di Progne come rondine), Hor.: coll’acc. e l’infin., Cic., Hor. ed a.
Gĕmōnĭae, ārum, f., compiut. Gemoniae scalae, Gemonie, specie di scala (forse gradini naturali nella rupe), sul pendio N.O. del Capitolino, ove i cadaveri dei giustiziati nel carcere Mamertino venivano trascinati con un rampone e quindi gettati nel Tevere: sempl. Gemoniae, Suet. Tib. 61. Tac. ann. 8, 14: Gemoniae scalae, Val. Max. 6, 3, 3 e 6, 9, 13.
gĕna, ae, f., comun. plur. gĕnae, ārum, f., I) parte elevata al disotto delle palpebre, che copre l’osso zigomatico e su cui si mostra comunemente il rossore, guancia, gota, sing., Suet. Claud. 15, plur. in Cic., Hor. ed a. — talvolta anche, come il nostro guancia, come espressione più nobile per le mascelle, partic. come sede della barba, genae leves, Quint.: tum mihi prima genas vestibat flore juventa, Verg. II) meton., a) cavità degli occhi, expilatque genis oculo, Ov. met. 13, 562. h) gli occhi stessi, Prop. e Ov.
Gĕnăbum, i (meglio Cenabum, ecc.), n., capitale dei Carnutes (V.) sul Ligeri, chiamata più tardi civitas Aurelianorum; oggi Orléans. — Deriv.: Gĕnăbensis, e, di Genabo, plur. sost., Genabenses, ium, m., abitanti di Genabo.
Gĕnauni, ōrum, m. (Γεναῦνοι), Genauni, tribù della Vindelicia, accanto ai Breuni.
Geneva), ae, f., estrema città degli Allobrogi sul confine degli Elvezi, all’uscita del Rodano dall’estremità meridionale del lago Lemanno; ora Ginevra.
(nongĕnĕālŏgus, i, m. (γενεαλόγος), compilatore di un registro genealogico, genealogista, Cic. de nat. deor. 3, 44.
gĕnĕr, ĕri, m., I) genero, a) in senso stretto, marito della figlia, Cic. ed a.: e del futuro genero, fidanzato della figlia, Hor. e Verg.: e scherzos. del drudo della figlia, Hor. sat. 1, 2, 64. b) in senso più largo, del marito della nipote o pronipote, Tac. ann. 5, 6 e 6, 8. II)trasl., cognato, marito della sorella, Nep. Paus. 1, 2. Justin. 18, 4, 8.
gĕnĕrālis, e (genus), I) appartenente alla stirpe, al genere, della stirpe, della specie, Lucr. e Cic. II) generale, universale (contr. singuli, specialis), Cic. ed a.
gĕnĕrālĭtĕr, avv. (generalis), generalmente, in generale, in genere (contr. specialiter, proprie), Cic. ed a.
gĕnĕrasco, ĕre (genero), generarsi, nascere, Lucr. 3, 743.
gĕnĕrātim, avv. (genus), I) secondo i (per) generi, secondo le (per) stirpi, secondo le specie, secondo le classi, copias generatim constituere, Caes.: omnibus gratias agere, Caes.: multa praeterea generatim (secondo le diverse classi di possessi) ad avaritiam excogitabantur, Caes.: nulli fuerunt, qui illa artificiose digesta generatim componerent, Cic. II) in generale, genericamente, loqui de alqa re, Cic.: percensere, Liv.: tradere, Quint.
gĕnĕrātŏr, ōris, m. (genero), generatore, genitore, nosse generatires (progenitori) suos, Cic. Tim. 11, § 38: Acragas magnanimûm quondam generator equorum, altrice, Verg. Aen. 3, 704.
gĕnĕrātrix, trīcis, f. (generator), generatrice, genitrice, Mela 1, 9, 1 (1, § 49).
gĕnĕro, āvi, ātum, āre (genus), I) generare, procreare, partorire, dare alla luce, produrre, creare, al passivo anche derivare, provenire, discendere, deus hominem generavit, Cic.: terra animalia generat, Justin.: semina, unde essent orta, generata, concreta, Cic.: exemplum generatum, creato (contr. aeternum), Cic. II) trasl., produrre, cagionare, fare, inventare, trovare, ignem, Justin.: litem, Quint.: dell’ingegno creatore d’un poeta, oratore, nihil ex se, Quint.: poëma, Quint.
gĕnĕrōsē, avv. (generosus), generosamente, nobilmente, generosius perire, Hor. carm. 1, 37, 21.
gĕnĕrōsus, a, um, agg. con compar. e superl. (genus), I) nobile per nascita o qualità, di uomini, Cic. ed a.: sues, di razza buona, Plin.: vinum, Hor.: arbor generosior Quint.: di astr., ortus amicitiae, Cie.: forma dicendi, elevata, Cic. II) trasl., nobile noralmente == generoso, magnanimo, di alti sentimenti, con discipuli, Nep.: virtus, Cic.: mens, Ov.: animus, Sen.: mors, Sen. rhet.
gĕnĕsis, is, acc. in, f. (γένεσις), natività, costellazione, Suet. Vesp. 14 e Dom. 10.
gĕnĕtīvus (gĕnĭtīvus), a, um (geno == gigno), I) ingenito, innato, originale, nota, neo, voglia, Suet.: imago; Ov.: nomina, gentilizi, Ov. II) attivo, generante, come t. t. gramm., casus genetivus e sempl. genetivus, genitivo, Quint. ed a.
gĕnĕtrix, (non genitrix), trīcis, f. (genitor), I) genitrice, madre, Hor., Verg. e Plin.: di Cibele come madre degli dei, Verg.: Venus, come origine della stirpe di G. Cesare, il quale le edificò un tempio sotto questo nome, Suet. II) trasl., produttrice, creatrice, madre, frugum, Cerere, Ov.: virtutum, Justin.
Geneva, ae, f., V. Genava.
gĕnĭālis, e (da genius), appartenente al genio, geniale, I) al genio come generatore, sacro al genio, nuziale, maritale, lectus, letto nuziale, talamo, Cic., Hor. ed a.: così anche torus, Liv.: pulvinar, Catull.: raptae, genialis praeda, puellae, Ov. II) al genio come partecipe della gioia e del dolore; di luogo e tempo, di cose, in cui uno diverte sè e il suo genio == geniale, delizioso, piacevole, festivo, allegro, lieto, ameno, hiems, Verg.: praeda, Ov.: uva, gradevole, dolce, Ov.: serta (nel bere vino), Ov.
gĕnĭālĭtĕr, avv. (genialis), genialmente, piacevolmente, lietamente, festum agere, Ov. met. 11, 95.
gĕnĭcŭlātus, a, um (geniculum), che ha nodi, nodoso, culmus, Cic.: arundo, Plin.
gĕnĭcŭlum, i, n. (dimin. di genu), ginocchio, trasl., nodo, in uno stelo, ecc., Plin.
gĕnista, ae, f., ginestra (pianta), Verg., Plin. ed a.
gĕnĭtābĭlis, e (geno == gigno) == genitalis, aura favoni, Lucr. 1, 11.
gĕnĭtālis, e (geno == gigno), appartenente alla generazione, alla nascita, genitale, I) generante, creante, generatico, della generazione, fecondante, corpora, materia della generazione, elementi, Lucr.: semina, Verg.: vis (nido vim genitalem affundere, fecondare), Tac.: membra, membra genitali, parti genitali, Ov.: sost., a) Genitalis, is, f., soprannome di Diana, come presiedente ai parti, Hor. carm. saec. 16. b) genitalia, ium, n., membra genitali, parti genitali, Sen. ed a. II) del tempo, in cui uno è nato, della nascita, natalizio, tempus, Lucr. e Ov.: dies, hora, Tac.
gĕnĭtālĭtĕr, avv. (genitalis), in modo fecondo, fertilmente, Lucr. 4, 1250.
gĕnĭtīvus, V. genetivus.
gĕnĭtŏr, ōris, m. (geno == gigno), I) genitore, generatore, creatore, padre, Cic. ed a.: deûm, di Giove, Ov.: profundi, di Nettuno, Ov., e lo stesso sempl. genitor, Verg. Aen, 1, 716. II) trasl., di c. inan., creatore, genitore, genitor usus, Hor. ep. 2, 2, 119.
gĕnĭtrix, V. genetrix.
gĕnĭtūra, ae, f. (geno == gigno), ora della nascita, natività, Suet. Aug. 94 e altr.
gĕnĭus, ĭi, m. (geno == gigno), genio (propr. «produttore della vita») == dio stabilito sopra la natura umana che operava nella generazione e nella nascita dell’uomo, lo accompagnava nella vita come suo dio protettore, e fissava il suo destino, divideva inoltre con lui gioie e dolori e persino dopo la dipartita dell’uomo, sopravviveva nel Lare come protettore, V. Hor. ep. 2, 2, 187 e segg. Come l’uomo, così pure ogni luogo (contrada, selva, città, casa, porta), ogni Stato, ogni focolare, ogni singola condizione, proprietà e negozio avevano il loro genio, il quale era intimamente congiunto coll’esistenza del luogo, ecc., Verg. Aen., 5, 95. Liv. 21, 62, 9 (del genio della città di Roma). — Si pregava o scongiurava alcuno e si giurava per il proprio genio e per quello di persone riverite e stimate (gli schiavi per il genio del loro padrone, i sudditi per quello del monarca), Hor. ep. 1, 7, 94. Tibull. 4, 5, 8. Sen. ep. 12, 2. Suet. Cal. 27. — Nei giorni festivi si placava il genio con fiori e vino, genium piare o placare, Hor. ep. 2, 1, 143 e segg.; art. poët. 210; partic. nel giorno natalizio, con una focaccia (libum), Ov. am. 1, 8, 94. — A chi gode allegramente, il genio è propizio (albus), agli ipocondriaci e a chi colla cupidigia si tormenta l’esistenza, è sfavorevole (ater, sinister), Hor. ep. 2, 2, 189; quindi il goder lietamente la vita veniva desiderato così dal genio come dall’uomo stesso, quindi genio indulgere, «ricreare il proprio genio» == rasserenar la vita coll’allegria, e, memore della sua fugacità, prolungarla con saggio godimento, Pers. 5, 151: genium curare mero == darsi bel tempo con, ecc., Hor. carm. 3, 17, 14. — Ma genium suum defraudare (defrudare), ingannare il suo genio == rattristarsi l’esistenza, il godimento della vita, privare se stesso del necessario, Ter. Phorm. 44. — December geniis acceptus, accetto ai genii (perchè nei mesi d’inverno le persone si riposavano dall’agricoltura e si davan buon tempo), Ov. fast. 3, 58. — suum genium propitiare, dover tutto a sè stesso, non al favore altrui (partic. del principe). Tac. dial. 9.
gĕno, nŭi, nītum, ĕre (ΓΕΝΩ, donde γίνομαι, γίγνομαι), antica forma di gigno, come: genitur in Cic. de inv. 2, 122 e de or. 2, 141 (in una formola di testamento di stile antico): infin. pres. pass. geni, Lucr. 3, 795. Cfr. gigno.
gens, gentis, f. (geno, antica forma di gigno), gente, stirpe, razza, I) in gen.: humana, Cic.: aurea, Verg.: impia, Verg. II) stirpe, schiatta, gente, 1) in senso stretto, degli uomini e animali, a) propr.: vir patriciae gentis, Cic.: gens Cornelia (cui appartenevano i Scipiones, Lentuli ed a.), Liv.: qui quamvis perjurus, sine gente, di bassa condizione, Hor.: patricii majorum et minorum gentium, cioè del primo e secondo ordine (discendenti quelli dai senatori, creati di Romolo, questi dai senatori, nominati da Tarquinio), Cic. e Liv.: dii majorum gentium, i più elevati; dii minorum gentium, dei minori, Cic.: e così anche qui quasi majorum est gentium Stoicus, eccellente, Cic.: e della razza degli animali, di cavalli, Verg.: di volpi, cani, Ov. b) (poet.) meton. == uno della stirpe, discendente, heroes, salvete, deûm gens, Catull.: vigilasne, deûm gens, Aenea? Verg. 2) in senso più largo, nazione, popolazione, popolo, gente in genere, a) propr: Sueborum, Caes.: Sabina aut Volsca, Cic.: exterae nationes et gentes, Cic. b) trasl. == α) popolo == cittadinanza, omnes ejus gentis cives, Nep. β) meton. == contrada, regione, cantone, Cataoniam, quae gens jacet etc., Nep.: ipsum in eam gentem iturum, Liv. γ) plur. gentes, popoli == barbari, stranieri; Auct. b. Hisp. 17, 4. Tac. Germ. 33. δ) genit. plur. gentium partitiv., ubi gentium, Sall.: ubinam gentium sumus? in che paese siam noi? Cic.: così anche abesse longe gentium, lontano nel mondo, Cic.: ubicumque gentium, Cic.: nusquam gentium, Ter.: minime gentium, niente affatto, in nessun modo, Ter.
gentĭcus, a, um (gens), proprio di una nazione, nazionale, Tac. ann. 3, 43; 6, 33.
gentīlĭcĭus, a, um (gentilis), appartenente ad una stirpe, ad una famiglia, gentilizio, sacrificia, Cic., ovv. sacra, Liv.: nomen, Suet.
gentīlis, e (gens), I) della stessa stirpe, schiatta (gens), famiglia; della stirpe, della schiatta, manus, dei trecento Fabii, Ov.: stemma, Suet.: quindi sost., gentilis, is, m., congiunto di stirpe, parente, gentilis tuus, Cic.: partic. plur., Cic. ed a.: e così gentiles deorum, Cic. II) proprio di un popolo, nazionale, paesano, patrio, solum, Tac.: religio, Tac.
gentīlĭtās, ātis, f. (gentilis), lignaggio, schiatta, Cic. (anche al plur.) e Plin. pan.: meton. == appartenenti ad una gens, i gentili, Plin. pan. ed a.
gĕnŭ o gĕnū, is, n. (γόνυ), ginocchio, Cic. ed a.: genuum orbis, rotella del ginocchio, Ov.: genua flectere, Plin., o inclinare, Ov.: genua ponere alci (davanti a qualc.), Curt. : accidere genibus alcjs, Liv.: ad genua admittere, all’inginocchiamento, Suet. — Acc. sing. neutr., genus, Cic. Arat. 45 e segg. ed a.
Gĕnŭa, ae, f., città appartenente ai Romani, sulle coste della Liguria, mercato principale per il legname da costruzione; ora Genova.
gĕnŭālē, is, n. (genu), fascia da coprire il ginocchio, Ov. met. 10, 593.
gĕnŭīnē, avv. (1. genuinus), ingenuamente, sinceramente, schiettamente, Cic. ad Q. fr. 1, 14 (15 litt. b). § 2.
1. gĕnŭīnus, a, um (geno == gigno), nativo, naturale, genuino, genuinae domesticaeque virtutes, Cic. de rep. 2, 29.
2. gĕnŭīnus, a, um (genae), appartenente alle guancie, delle guancie, delle mascelle, dentes, denti molari, Cic. de nat. deor. 2, 134: parim. sost. sempl. genuini, Verg. catal. 5, 36.
1. gĕnus, nĕris, n. (radice GEN, donde geno == gigno e γένος), I) nascita, discendenza, origine, stirpe, lignaggio, stato (riguardo alla nascita), specialm. == stirpe elevata, a) degli uomini, generis auctor, padre, Ov.: generis socia, congiunta, sorella, Ov.: genus (alto lignaggio) amborum, Ov.: genus patricium, plebejum, Liv.: maternum, paternum, Cic.: genere et nobilitate facile primus, Cic.: Graeci genere, Nep.: genus a magno ducere (derivare) Gradivo, Ov. b) di animali, volucres genus inde trahunt, Ov. II) stirpe, genere, A) in senso stretto, 1) riguardo al tempo e alla discendenza, a) generazione, età di un uomo, anticum, Lucr. b) tribù, stirpe, gente, nazione, Hispanum, Liv., Romanum, Sall.: ferox, Liv.: Aetolorum, Liv.: Nomadum, Verg.: paulo sunt (Ubii) ejusdem generis ceteris humaniores, Caes. 2) sempl. secondo la discendenza, a) schiatta, stirpe, gente, casa, famiglia, fama generis et familiae, Quint.: generis claritas, Quint.: auctores generis mei, antenati, Cic.: genus Fabium, Liv.: genus Aeaci, Hor.: genere regio natum esse, Cic.: genus alto a sanguine Teucri prodere (derivare), Verg.: antiquitate generis florere, Nep. b) (poet.) un singolo o singoli della stirpe, rampollo, discendente, collett. == rampolli, discendenti, genus deorum (di Enea), Verg.: Augustus Caesar, Divi genus, Verg.: genus Adrasti (di Diomede, nipote di Adrasto), Ov.: ab alto demissum genus Aenea (di Augusto), Hor.: nepotum genus omne, Hor. 3) riguardo alla generazione, propagazione, genere maschile e femminile, sesso, a) propr., fisicam., genus virile, muliebre, Lucr. e Cic.: femineum, Verg.: virorum omne genus, Liv. ed Ov. b) trasl., come t. t. grammaticale, in nominibus tria genera, Quint. B) in senso largo, genere come riunione di esseri viventi simili e di ogg. inan., 1) di ess. inanim.: a) generic., genere, stirpe, specie, divûm genus humanumque, Lucr.: genus humanum, Cic.: genus mortale, Lucr., immortale, Verg.: omne genus Ov.: hominum pecudumque genus, Verg. b) partic., α) di uomini genere, classe, razza, condizione, tribù, specie, sorta, id hominum est genus pessumum, Ter.: quod genus hoc hominum? Verg.: genus hoc universum, tutta questa classe di persone, Cic.: omne genus copiarum, Nep.: istius generis asoti, Cic.: omnis generis homines, Cic.: genus hominum agreste Sall.: militare genus, Liv. β) di animali, specie, classe, razza, genus omne volucrum ovv. avium, Ov.: multa genera ferarum, Caes.: genus acre leones, Ov.: genus propagare o facere, propagar la razza, Lucr. e Justin. 2) di ogg. inan. genere, specie, classe, sorta, ramo, modo, maniera, stile, a) propr.: α) di ogg. concr.: cibi genus, Caes.: genus loricarum, Nep.: herbae id genus, Liv.: vasa omnis generis, Liv.: omne genus frugum, Liv. β) di ogg. astr.: αα) generic.: id genus imperii, Cic.: istud ipsum orationis genus, Cic.: genus poenae novum, Sall.: Aesopi genus, genere, maniera, modo di scrivere, Phaedr.: hoc genus scripturae, Nep.: hoc genus scribendi, Hor.: genera furandi, Cic.: aliquid id genus (di simil genere) scribere, Cic.: alci concredere nugas hoc genus (di tal fatta), Hor.: quod genus (di qual guisa) virtus est, Cic. ββ) come t. t. filosofico, genere (contr. species o pars, partes), Cic. ed a. b) trasl.: α) genere, modo, guisa, maniera, quod hoc genus est, quae haec est conjuratio, Ter.: eo genere, quo Galba interemptus est, Suet. β) riguardo, rispetto, rapporto, magnus homo, sed varius in omni genere, Nep.: tota domus in omni genere diligens, puntuale in tutto, Cic.
2. gĕnŭs, V. genu alla fine.
Gĕnŭsus, i, m., Genuso, fiume sui confini della Macedonia nell’Illiria greca, che sbocca nel golfo di Venezia; ora Iskumi.
gĕōgrăphĭa, ae, f. (γεωγραφία), descrizione della terra, geografia, Cic. ad Att. 2, 4, 3 e 2, 7, 1.
gĕōmĕtrēs, ae, m. (γεωμέτρης), geometra, misuratore dei campi, Cic. ed a.
gĕōmĕtrĭa, ae, f. (γεωμετρία), arte di misurar la terra, geometria, Cic. ed a.
gĕōmĕtrĭcus, a, um (γεωμετρικός), appartenente all’arte di misurar la terra, geometrico, rationes, Cic.: sost., geometrica, ōrum, n., dottrine geometriche, geometria, alqm interrogare quaedam geometrica de dimensione quadrati, Cic.: ab alqo geometrica discere, Cic.
Gergŏvĭa, ae, f., Gergovia, città degli Arverni nella Gallia aquitanica, non lungi dal fiume Elăver, nella parte meridionale dell’altura di Gergoie (Puy-de-Dòme) nelle vicinanze di Clermont.
Germălus, i, m., piccola punta sporgente nella parte inferiore del colle Palatino, ove più tardi stava il templum Romuli (e ora la chiesa di S. Teodoro), Cic. ad Att. 4, 3, 3.
Germāni, ōrum, m., Germani, nazione celtica, il cui paese era limitato ad O. dal Reno, a S. dal Danubio, ad E. dalla Vistola, a N. dal mare. V. partic. Caes. b. G. 2, 4 (per le varie popolazioni); 4, 1 e segg. e 6, 11 e segg. (pei costumi dei Germani). — Deriv.: A) Germānus, a, um, Germano, B) Germānĭa, ae, f., paese dei Germani, Germania; e plur., Germaniae, alta e bassa Germania. C) Germānĭcus, a, um, appartenente alla Germania, Germanico, — sost., Germanicus, i, m., come soprannome per aver debellati i Germani, — e deriv.: Germānĭcĭānus, a, um, che serve in Germania; plur. sost., Germaniciani, ōrum, m. (sc. milites).
germānĭtās, ātis,f. (germanus), 1) vincolo di parentela tra fratelli, fraternità, frateltanza, Cic. e Liv. II) trasl., di città sorelle, che traevano la loro origine dalla medesima città, affratellamento, fratellanza, Liv. 37, 56, 7.
1. germānus, a, um (come germen da geno == gigno), germano, carnale, schietto, I) propr., di fratelli (fratelli e sorelle), i quali hanno lo stesso padre e madre ovvero soltanto lo stesso padre, ma non la stessa madre (in questo caso == fratellastro, sorellastra), frater, soror, Cic. ed a. — sost., germanus, i, m., fratel germano, carnale, germana, ae, f., sorella germana, carnale, Ter. ed a.: di animali, ejus (arietis) germanus, Acc. fr. in Cic. de div. 1, 44. II) trasl: A) appartenente a fratelli germani, fraterno, sic fratres quasi et germanis casibus scelerum suorum poenas luerunt, Justin. 27, 3, 12. B) come germano, carnale == reale, vero, proprio, schietto, genuino, justitia, Cic.: ironia, una pura ironia, Cic.: patria, Cic.: germanissimus Stoicus, Cic.
2. Germānus, a, um, V. Germani, n° A.
germĕn, mĭnis, n. (da geno == gigno e il suffisso men, origin. genmen, donde gesmen, germen; cfr. carmen), il generato == germe, germoglio, stelo, come gemma o come ramo, I) propr., Verg. e Plin.: fig., germe, Lucr. 4, 1075. II) trasl., rampollo, discendente, e collettivo stirpe, schiatta, generosum, Ov.: servile, Justin.
germĭno, āvi, ātum, āre (germen), germinare, germogliare, Hor. epod. 16, 45. Plin. 13, 129 e altr.: trasl.: omnia velut germinant (in adulescentia), Quint. 11, 3, 29.
gĕro, gessi, gestum, ĕre, portare, I) in gen.: A) propr.: terram, Liv.: saxa in muros, Liv. B) trasl.: 1) se gerere, a) comportarsi, condursi così e così, procedere, mostrarsi, mantenersi, prendere questa o quell’attitudine, con avv., se honeste, Cic.: se contumacius, Nep.: se excellentius, occupare una posizione alta, Nep.: se sic gerendo, Nep.: e sic se gerebat, ut etc., Nep.: con pro e l’abl., se pro cive, condursi come un cittadino == esercitare i diritti di un cittadino, Cic.: se pro victore, darsi l’aria di vincitore, Curt.: con dopp. acc., dis se minorem, Hor.: se illis dignum, Sen.: se medium, mantenersi (tenersi) neutrale, Liv. b) governarsi, se et exercitum more majorum, Sall.: me vosque in omnibus rebus juxta geram, Sall. 2) far sì, che sì compia una data cosa == compiere, ultimare, curare, maneggiare, al passivo anche == accadere, quas gessimus, Cic. haec dum Romae geruntur, accadono, Cic.: quid negotii geritur? Cic.: ab initio res quem ad modum gesta sit vobis exponemus, tutto l’andamento delia cosa, Cic.: negotium o rem bene o male gerere, far bene o male una cosa, far buoni o cattivi affari, amministrar male le sue sostanze, Cic. ed a.: ma in guerra, negotium bene gerere, riuscire in un’impresa, Caes.: rem o res male gerere, aver la peggio (nella lotta), Nep.: in processi per il mio e il tuo, at enim tu tuum negotium gessisti bene (hai futto un buon affare), gere et tu tuum bene, Cic.: ma rem o res gerere, essere occupato: del generale == avere il comando, quo cornu rem gessit, Nep.: res in Africa gessit, Nep.: res magnas gerere, comprere grandi imprese, Nep.: gladiis res geri coepta est, le spade dovevano ora decidere, Liv.: spes gerendi, speranza, di compiere q.c. di notevole, Cic.: e così assol., nam gerere (amministrare) quam fieri (assumere) tempore posterius, re atque usu prius est, nel fatto e nella pratica, anteriore, Sall. Jug. 85, 12. alci morem gerere. V. mos: quindi res gestae, imprese, partic. imprese militari, Cic. ed a.: e così anche sost., gesta, ōrum, n. == imprese guerresche, gesta, Nep.: negotii gerentes, uomini d’affari, Cic.: e negotii bene gerentes, abili uomini d’affari, Cic.: contr. rei male gerentes, Plaut. — Partic.: a) sostenere pubblicamente un impiego coi suoi obblighi == prendere su di sè, coprire, esercitare, anaministrare, rem publicam gerere atque administrare, Cic. (cfr. n° b): magistratum, Cic., ovv. honores, Nep., ovv. potestatem, Cic.: imperium, Nep.: e come magistrato dirigente, costituire, tenere, fare faccende di Stato, comitia, Cic.: censum (come censore), Suet. b) bellum gerere «condur la guerra» == (di un generale) «dirigere le operazioni militari», Caes., Nep. ed a.; e == (di un popolo o di un principe) essere in guerra, guerreggiare, cum alqo o adversus alqm o in alqm (alqd), Cic., Nep. ed a.: cum alqo (insieme con qualcuno) adversus alqm, Nep., o con qualc. == sotto qualc. (sotto il comando di alc.), Liv.: parim. rem publicam (di generale e soldati riguardo alla loro attività in guerra) == «condur la guerra per lo Stato, combattere per lo Stato, pugnare per lo Stato» e sim., comun. colle determinaz. feliciter, prospere, egregie e sim., Cic., Cacs. ed a. 3) consumare il tempo, passare, trascorrere, agetatem cum alqo, Sulpic. in Cic. ep.: primae adulescentiae tempus tanta inopiā gerere, ut etc., Suet.: quindi con annum e un numero ordinale == essero in questo o quell’anno, aver tanti anni, annum gerens aetatis sexagesimum ac nonum, superque mensem ac diem septimum, Suet. 4) prae se gerere == prae se ferre, presentare, mostrare, portare, utilitatem, essere manifestamente utile (di cose), Cic.: perspicuam conjecturam, dar luogo a congetture manifeste e chiare, Cic. II) partic., portare in sè == avere, À) propr.: 1) in gen.: vestem, Nep.: hastam, Verg.: centum oculos, Ov.: distentius uber (della capra), Hor.: effigiem alcjs rei, rappresentare, Curt. 2) pregn., portare, avere o esser solito ad avere == produrre, generare, insula Empedoclem gessit, Lucr.: platani malos gessere, Verg. B) trasl.: 1) portare in sè, falsum cognomen, Sen.: personam alcjs gerere, far la parte di alc., rappresentare alc., quam personam gerere velimus, Cic.: personam civitatis, rappresentar lo Stato, Cic.: non heredem regni, sed regem, non comportarsi come un... ma come, ecc., Justin. 2) portare in sè, avere, fortem animum, Sall.: amicitiam, Cic.: inimicitiam cum alqo, Caes.: odium in alqm, Liv.: curam pro alqo, Verg.
Gĕrōnĭum, ĭi n., Geronio, città dell’Apulia Daunia, da altri ascritta al Sannio; ora Torre di Zoppa.
gerro, ōnis, m. (gerrae), scimunito, Ter. heaut. 1033.
gĕrŭlus, i, m. (gero), che porta, sost., portatore, facchino, Hor., Suet. ed a.
gĕrūsĭa, ae, f. (γερουσία), casa pubblica in Nicomedia, ove si mantenevano i vecchi che avevano ben meritato dallo Stato, Plin. ep. 10, 33 (42), 1.
Gēry̆ōn, ōnis, m. e (poet.) Gēry̆ŏnēs, ae, m. (Γηρυών e Γηρυόνης), Gerione, re di tre corpi (tergeminus o tricorpor o trimembris) nell’isola spagnuola di Eritea (più tardi detta Afrodisia) nel golfo di Gades, a cui Ercole rapì i suoi bei giovenchi — Geryonis oraculum (a Padova).
gestāmĕn, mĭnis, n. (gesto), I) il portato == carico, peso, poet. ornamento portatile, clipeum gestamen Abantis, Verg.: gestamina decent humeros, armi, Ov. II) ciò che porta, a) barella, bara, portantina e sim., gestamen sellae, gestamen lecticae, e sempl. gestamen, portantina, lettiga, Tac. b) veicolo, carrozza, Tac. ann. 11, 33.
gestātĭo, ōnis, f. (gesto), l’essere portato, condotto; uscita, passeggio in vettura, il farsi portare (moto), I) propr.: a) gestatione fatigatus, Sen.: gestatione uti, Cels. II) meton., passeggio, viale e sim., Plin. ep. 1, 3 e altr.
gestātŏr, ōris, m. (gesto), portatore, Plin. ep. ed a.
gestātōrĭus, a, um (gesto), che serve a portare, gestatorio, sella, portantina per star seduto (mentre lectica portantina per star coricato), Suet. Ner. 26, e Vit. 16.
gestĭcŭlātĭo, ōnis, f. (gesticulor), gesticolazione, pantomima, Val. Max. ed a.
gestĭcŭor, ātus sum, āri (gestus, n° II), I) intr., far movimenti pantomimici, gesticolare, Suet. Dom. 8. II) tr., gesticolare, esporre con pantomima, carmina, Suet. Ner. 42.
1. gestĭo, ōnis, f. (gero), amministrazione, maneggio, gestione, negotii, Cic, de inv. 1, 37, e segg. ed altr.
2. gestĭo, īvi e ĭi, ītum, īre (gestus, us), dare a conoscere i suoi sentimenti, partic. gioia e desiderio, coi gesti, coi moti del corpo, mostrarsi allegro o desideroso, I) allegro == essere sfrenato per la gioia, abbandonarsi a gioia smodata, rallegrarsi sfrenatamente; esultare; insolentire dalla gioia, laetitiā, Cic.: voluptate nimia, Cic.: gestientes otio, Liv.: quid gestiam? Ter.: trasl., laetitia efferatur et gestiat, Cic.: laetitia gestiens, pazza allegrezza, Cic.: così anche animus gestiens rebus secundis, che esulta nella felicità, Liv.: trasl., dialogorum libertate, abbandonarsi liberamente alla forma dialogica, Quint. 10, 5, 15. II) bramando == rivolgere tutte le sue cure a q.c., essere interamente animato dalla bramosia, desiderare ardentemente, bramare, coll’infin., agere gratias, Cic.: coll’acc. e l’infin., ipsum dari mihi in conspectum, Ter.: omnes a furno redeuntes scire, Hor.: assol., coll’abl. dell’inclinazione, studio lavandi, essere acceso dal desiderio, ecc., Verg.
gesto, āvi, ātum, āre (intens. di gero), I) portare, condur seco, avere addosso, a) generic.: saxa, arma, Curt.: pharetram, Verg.: diadema, Suet.: sceptrum, Verg.: vitulum per agros, Tibull.: signum rei publicae manu, Suet.: dorso onera, Curt.: capite coronam, Suet.: puerum in manibus, Ter.: caput in pilo, Cic.: alqm in sinu, fig., portare alcuno nel cuore, Ter.: alqm in oculis, quasi portar in palma di mano, amare vivamente, Ter.: pectoribus equorum suspensa capita, Liv.: non obtunsa adeo pectora, Verg. b) portare q.c. in un vaso o sopra una lettiga o nave, ecc., condurre, trasportare o far trasportare, utribus aquam, Curt.: lectica agnam, Hor.: navigio aurato sacerdotes, Curt.: passivo gestari, farsi portare (da un cavallo, carro, in lettiga), cavalcare, andare, gestare non vehiculo, sed equo, Plin. ep.: nunc gestemur, facciamo del moto (a cavallo o in cocchio, in lettiga), Sen.: parim. attivo, gestare, portarsi, o farsi portare, Suet. Galb. 8 e Dom. 11. II) pregn.: 1) riportare, trasl. = diffondere, divulgare, vitia, verba, Sen. ep. 123, 8. 2) portare, recare, portar di soppiatto, procacciure, cibos et hortamina pugnantibus, Tac.: ex urbe atque Italia irritamenta gulae, Tac.
gestŭs, us, m. (gero), gesto, portamento o movimento del corpo, I) in gen.: corporis, Cic.: edendi, nel mangiare, Ov.: avium, il vibrare delle ali nel volo, Suet. II) partic., il gestire, gesto dell’oratore, dell’attore (in oppos. a motus == movimento di tutto il corpo), coord. motus gestusque, Suet.: in gestu peccare, Cic.: gestum agere, Cic.: histrionum nonnulli gestus, Cic.
gēsum, V. gaesum.
Gĕta e Gĕtēs, ae, m. (Γέτης), Geta, plur. Gĕtae, ārum, m. (Γέται), Geti (congiunti di stirpe o identici coi Daci), popolazione della Tracia, in principio tra l’Emo e l’Istro, ma spinti dai re macedoni sulla riva settentrionale del fiume. — Deriv.: A) Gĕtēs, ae, m., Geta, Getico B) Gĕtĭcus, a, um, Getico, e poet. == tracio — avv., Gĕtĭcē, a mo’ dei Geti.
Gētūlus, Gētūlĭa, ecc., V. Gaetuli.
gibba, ae, f., gobba, Suet. Dom. 23.
1. gibbĕr, a, um, gobbo, gibboso, di animali, Varr.: di uomini, Suet.
2. gibbĕr, bĕris, m. (1. gibber), gobba, Plin. ed a.
gibbĕrōsus, a, um (gibber, ĕris), gobbo, gibboso, Orbil. in Suet. gr. 9.
Gĭgās, gantis, acc. ganta, m. (Γίγας), Gigante, comun. al plur. Gigantes (acc. Gigantas), «Giganti», figli della Terra, immensi mostri, mezzo uomini, mezzo serpenti, che diedero la scalata all’Olimpo, per cacciar Giove dal Cielo, ma vennero da lui uccisi col fulmine (la lotta degli elementi e delle forze non regolate della natura, contro l’ordine della natura), Ov. met. 1, 152 e sgg. Cic. de sen. 5. — Deriv.: Gĭgantēus, a, um (Γιγάντειος), dei Giganti, bellum, Ov.: ora litoris, presso Cuma e Pozzuoli, ove i giganti vennero colpiti dal fulmine, Prop.
gigno, gĕnŭi, gĕnĭtum, ĕre (geno), generare, produrre, partorire, al passivo anche == crescere, provenire, diventare, I) propr.: a) esseri anim.: Hecuba Alexandrum genuit, Cic.: pisces ova genuerunt, Cic.: deas animum ex sua divinitate genuit, Cic.: liberos genuisse, Sall.: natura nos genuit ad majora quaedam, Cic.: Paulo genitus, Vell.: genitus diis, generato da, ecc., Verg.: genitus sanguine nostro, Ov.: tres adulti erant liberi ex eo geniti, Curt.: vacca e terra genita, Ov.: nostro genitus de sanguine, Ov.: de quo Remulusque feroxque Acrota sunt geniti, Ov.: con doppio acc., alqm Thracem (come Trace), Nep.: alqam difficilem procis, Hor.: partic. genitus, coll’indicazione dello scopo mediante il dat. del gerund., perdundae pecuniae genitus, Sall. fr.: demerendis hominibus genitus, Vell.: mediante ad od in e l’acc., ad ea, quae etc., Sall.: ad alqam spem, Curt.: in spem hujus imperii, Curt.: con ut o qui e il cong., genitus, ut regnaret, Curt.: genitos esse, qui neque ipsi habere possent res familiares neque alios pati, Sall. fr. b) c. inan.: aquas o uvas (del suolo), Tac. e Curt.: omnia quae terra gignit, Cic.: tellus genuit de caespite florem, Ov.: nemus ubi o in quo crocum gignitur, Curt. e Sall.: quod ubique genitum est, ut etc., Cic.: partic. sost., gignentia, ium, n. «corpi organici, creature, vegetali», Sall. II) trasl., generare, produrre, cagionare, permotionem animorum, Cic.: iram, Hor.
gilvus, a, um, giallo come il miele, isabella, equus, Verg. ge. 3, 83.
gīngiva, ae, f., gengiva, Catull. e Cels.
glăbĕr, bra, brum, propr. non coperto di peli, ecc., liscio, pelato, calvo (contr. crebro pilo, pilosus), a) di animali, oves ventre glabro, Varr.: quadrupedum dorsa pilosa, ventres glabri, Plin.: colla boum, Col. b) di uomini, come epiteto degli schiavi favoriti dei Romani dissoluti, cui si facevano radere o strappare i peli, per dar loro un aspetto muliebre, Catull., Phaedr. e Sen.
glăcĭālis, e (glacies), glaciale, ghiacciato, pieno di ghiaccio, hiems, Verg.: frigus, freddo glaciale, Ov.: rigor Caucasi montis, Valerio Massimo.
glăcĭēs, ēi, f., I) ghiaccio, Liv. ed a.: plur., Verg. II) meton., durezza, aeris, Lucr. 1, 493.
glăcĭo, āvi, ātum, āre, ghiacciare, agghiacciare, congelare, nives, Hor.: glaciatae moles (vini), Plin.
glădĭātŏr, ōris, m. (gladius), combattente armato di spada nelle lotte dei gladiatori, gladiatore, Cic. ed a.: come epiteto ingiurioso, accoltellatore, bandito, Cic.: meton., gladiatores == giochi dei gladiatori, gladiatores dare, Cic.: edere, Suet.: gladiatoribus, allo spettacolo dei gladiatori, Cic. ad Att. 2, 1 ed a.
glădĭātōrĭus, a, um (gladiator), appartenente ai gladiatori, gladiatorio, dei gladiatori, ludus, scuola di gladiatori, Cic.: familia, certamen, Cic.: munus, spectaculum, Cic. e Liv.: consessus, radunanza che assiste alle lotte dei gladiatori, Cic.: locus, posto per assistere al giuoco dei gladiatori, Cic.: animus, da gladiatore, Ter.: sost., gladiatorium, ii, n. (sc. auctoramentum), prezzo per cui i liberi si davano alle lotte dei gladiatori, Liv. 44, 31, 15.
glădĭātūra, ae, f. (*gladior, ari), lotta dei gladiatori, Tac. ann. 3, 43.
glădĭŏlum, i, n. (dimin. di gladium), piccola spada; plur., Messala in Quint. 1, 6, 42.
glădĭum, V. gladius alla fine.
glădĭus, ĭi, m. (rad. CLAD, donde anche clades), quello che danneggia == spada in forma di coltello (che colpiva di taglio e di punta, mentre ensis, spada più lunga, rivolta più a ferir di taglio), I) propr.: vaginā vacuus (sguainata), Cic. cruentus, Cic.: militaris, Sen.: gladio accinctus, Liv. e Tac.: succinctus, Cornif. rhet., Liv. ed a.: gladium stringere, destringere, Cic.: gladium (e vagina) educere, Cic.: gladium condere (rimettere nel fodero), Tac.: fig., suo sibi hunc gladio jugulo, colle sue proprie armi, cioè lo confuto colle sue proprie parole, Ter.: plumbeo gladio jugulari, venir confutato con deboli prove, Cic.: tuo gladio conficiatur defensio, Cic.: prov., ignem gladio scrutari, stuzzicare il fuoco colla spada, attizzare una passione con un’altra, Hor. sat. 2, 3, 276. II) meton. == ciò che vien fatto colla spada, licentia gladiorum, uccisioni, Cic.: locare ad gladium, alla lotta dei gladiatori, Sen. — gladium, ii, n., biasimato da Quint. 1, 5, 16.
glaeba, glaebŭla, V. gleba, glebula.
glaesum (glēsum), i, n., ambra gialla, succino, Tac. Germ. 45.
glandĭfĕr, fĕra, fĕrum (glans e fero), ghiandifero, che porta ghiande, quercus, Cic. e Ov.
glans, glandis, f. (== βάλανος), I) ogni frutto a nocciolo, come dattero, castagna, noce, ecc., partic. ghianda, Cic. ed a. II) trasl., palla di piombo o argilla, simile a quelle che i frombolieri scagliavano sul nemico, Caes. ed a.
glārĕa, ae, f., ghiaia, Cic. ed a.
glārĕōsus, a, um (glarea), ghiaioso, pieno di ghiaia, terra, Varr.: saxa, Liv.
1. glaucus, a, um (γλαυκός), glauco, splendente, rifulgente, lucente, chiaro, equus, grigio chiaro, Verg.: amictus Arethusae, Verg.: ulva, salix, Verg.: ardentes oculos intorsit lumine glauco (con sguardo acceso), Verg.
2. glaucus, i, m. (γλαῦκος), glauco, pesce di color azzurro lucente, buono a mangiarsi, Ov. hal. 117.
3. Glaucus, i, m. (Γλαῦκος), I) Glauco, pescatore di Antedona, i quale avendo gustato di certe erbe, si sentì preso da ispirazione divina, e spinto a salture nel mare, ove l’Ocenno e Teti lo mutarono in dio marino; come favorito di Nereo, dotato dell’arte della divinazione, colle Nereidi annunziava il futuro, Ov. met. 13, 905 e sgg. Verg. ge. 1, 437: Glauci chorus, le Nereidi, Verg. Aen. 5, 823: Glaucum saltare, rappresentar Glauco pantomimicamente, Vell. 2, 83, 2 (ove è esposto tutto il costume del danzatore). II) figlio di Sisifo, il quale venne sbranato dalle sue proprie cavalle, rese furiose da Afrodite, poichè essa vide la sua potenza disprezzata da lui, Verg. ge. 3, 267.
glēba (glaeba), ae, f. (cfr. globus e glomus), I) pezzetto di terra, gleba, zolla, Cic. ed a.: meton., gleba == campo, terra potens ubere glebae, Verg. Aen. 1, 581. II) trasl., generic., pezzo, pezzetto, zolletta, pezzettino, pallottola, turis, Lucr.: sebi ac picis glebae, Caes.: glebae aureae, Justin.
glēbŭla (glaebula), ae, f. (dimin. di gleba), 1) pezzettino di terra, piccola zolla, nulla Atticae regionis glebula, Val. Max. 5, 3. ext. 3. II) trasl., generic., pezzettino, se glebulam ex Parthico metallo attulisse, dalle miniere d’oro, Plin. ep. 10, 74 (16), 3.
glēsum, V. glaesum.
glisco, ĕre, crescere insensibilmente, I) crescere in numero, aumentare, gliscere numero (legiones), contr. minui, Tac.: gliscentibus negotiis, Tac. II) in estensione, forza e potenza, a) generic., crescere, rafforzarsi, aumentare, diffondersi, ventus gliscens, Sall. fr.: ad juvenilem libidinem copia voluptatum gliscit illa, ut ignis oleo, Sall. fr.: gliscere famam ipso spatio, Tac.: gliscit utrumque posteritate, Tac. b) di passioni e condizioni, ecc., guadagnare inosservatamente in forze, progredire insensibilmente e andare crescendo, prender forza, diffondersi inosservatamente, invidia ea suā sponte gliscens, Liv.: accenso gliscit violentia Turno, Verg.: gliscentis discordiae remedium, Tac.: bellum gliscens jam aliquot per annos, Liv.: gliscente in dies seditione, Liv. c) di pers., crescere sempre più in ricchezza o potenza, estendersi ampiamente, andare aumentando, postquam (res publica) eo magnificentiae venerit, gliscere singulos, Tac.: frustra Cassium amovisti, si gliscere et vigere Brutorum aemulos passurus es, Tac.
glŏbōsus, a, um (globus), globoso, rotondo, sferico, mundus, terra, Cic.: saxum, Liv.: stellae globosae et rotundae, Cic.
glŏbus, i, m., ogni corpo sferico, globo, sfera, I) propr. == σφαῖρα, Cic.: globi solis et lunae, Lucr.: globi stellarum, Cic.: globus terrae, Cic.: in caelo animadversi globi, globi di fuoco, Cic. II) trasl.: A) mucchio, ammasso, palla, arma di forma sferica, globi nubium, Tac.: globus ignis, fortuitorum ignium, Sen.: globi flammarum, Verg. e Plin.: sanguinis globi, Ov.: qui fueram globus et sine imagine moles, Ov. B) moltitudine di uomini, truppa, frotta, gruppo, 1) in gen.: armatorum, Curt.: juvenum, mulierum, Liv.: globi militum, Tac.: globus circa Fabium, Liv.: globus circumstans consulis corpus, Liv.: hunc turbare globum, Verg.: ingruentes catervas globo frangere, Tac. 2) partic., riunione per uno scopo, società, circolo, in senso cattivo, banda, consensionis, Nep.: conjurationis, Vell.: nobilitatis, Sall.
glŏmĕrāmĕn, mĭnis, n. (glomero), massa globosa, aggruppamento, globetto, Lucr. 2, 686 eda. al plur. == atomi rotondi, Lucr. 2, 454.
glŏmĕro, āvi, ātum, āre (glomus), aggomitolare, aggruppaure, avvolgere, avviluppare, I) propr.: A) in gen.: lanam in orbes, Ov.: viscera glomerata, Ov.: poet., annus glomerans (sc. se), l’anno che si avvolge == il giro dell’anno, Cic. poët. de div. 1, 19. B) partic., far su, preparare cibi in forma di palla, glomare offas ex ficis et farre mixto, Varr.: frusta mero glomerata, Ov. II) trasl: A) di cavalieri, glomare superbos gressus, far piegare superbamente al cavallo la gamba anteriore ad arco, cavalcare con trotto superbo, Verg. ge. 3, 117. B) riunire come in un gomitolo, in um ammasso, addensare, ammucchiare, agglomerare, 2) c. inan.: tempestatem, Verg.: trasl.: clades saeclis glomerata, Cic, poët. b) esseri anim.: agmina, Verg.: se, Verg.: medio glomerari, addensarsi; raggrupparsi, agglomerarsi, stringersi, serrarsi, glomeratas apes in orbem, Verg.: glomerantur legiones in testudinem, Tac.: glomerantur hostes, Verg.
glŏmus, mĕris, n. (== globus), gomitolo, lanae, Lucr. e Hor.: lini, Plin.
glōrĭa, ae, f., gloria, onore, fama, I) propr.: belli, Caes.: doctrinae et ingenii. Cic.: dicendi, Quint.: alqm gloria afficere, attrobuir gloria ad alcuno, Cic.: in summam gloriam venire, Cic.: gloriam habere, consequi, capere, acquirere, Cic.: gloriam sequi, Cic.: gloria est, coll’infin., Prop., coll’acc. e l’infin., Tibull.: plur., gloriae, occasioni di gloria, Cornif. rhet. 3, 10. Sall. Jug. 41, 7. I) meton.: A) oggett., a) fatto glorioso, Tac. ann. 2, 88: veteres Gallorum gloriae, Tac. ann. 3, 45. b) di ess. anim., gloria, onore, decoro, taurus, pecoris o armenti gloria, Tibull. e Ov. B) sogg., bramosia di gloria, desiderio di gloria, ambizione, in senso cattivo == vanagloria, superbia, iattanza, alterigia, fasto, Cic. ed a.: generandi mellis, Verg.
glōrĭātĭo, ōnis, f. (glorior), vantamento, il gloriarsi, millanteria, Cic. de fin. 3, 28 e 4, 50.
glōrĭŏla, ae, f. (dimin. di gloria), un po’ di gloria, gloriuzza, piccola gloria, vivum gloriolā suā perfrui, Cic. ep. 5, 12, 9: si tibi ita placuerit, etiam hisce eum ornes gloriolae insignibus, rendilo ragguardevole anche con un tale posticino onorifico, Cic. ep. 7, 5, 3.
glōrĭor, ātus sum, āri (gloria), gloriarsi di una cosa, vantarsi di q.c., far pompa di q.c. fare il grande, millantarsi, riporre o cercare in q.c. la sua gloria, α) assol., tu ipse mihi gloriari videbare, Cic.: aperte gloriari, Quint.: nimis insolenter gloriari, Cic.: licet enim mihi apud te gloriari, Cic.: sed ne adversus te quidem gloriabor, Liv.: in victoria vel ignavis gloriari licet, Sall. β) coll’abl.: nominibus veterum, Cic.: alienis bonis, Phaedr.: suā victoriā tam insolenter, Caes.: sed hoc non concedo, ut quibus rebus gloriemini in vobis, easdem in aliis reprehendatis, Cic.: con dopp. abl., socero illo, di averlo come suocero, Ov. met. 6, 176 (cfr. sotto con dopp. acc.). γ) con de e l’abl.: num quando vides Tusculanum aliquem de M. Catone illo in virtute principe gloriari? Cic.: quoniam pecunias aliorum despicis, de tuis beneficiis intolerantissime gloriaris, Cic. δ) con in e l’abl. == porre in q.c. la sua gloria, nobis quoque licet in hoc quodam modo gloriari, Cic.: propter virtutem enim jure laudamur, in virtute recte gloriamur, Cic. ε) coll’acc. e l’infin.: is mibi etiam gloriabitur se omnes magistratus sine repulsa assecutum? Cic.: nec inventos illis toto orbe pares viros gloriabitur, Justin.: se alterum fore Sullam inter suos gloriatur, Caes.: in eo multum gloriari solent, coll’acc. e l’infin. == in ciò sogliono riporre la loro gloria, che, ecc., Cic. ζ) seg. da prop. relat., Suet. Cal. 38. η) coll’acc. == riguardo a, ecc., e precis. comun. con acc. di relaz. pronom., vellem equidem idem posse gloriari, quod Cyrus, Cic.: in eum haec gloriantem impetum facit, Liv.: ut de me ipso aliquid more senum glorier, Cic.: con dopp. acc., victorem Pacorum Romanorum, celebrare grandemente Pacoro come vincitore dei Romani, Justin. 42, 4, 11 (cfr. sopra con dopp. abl.). θ) Partic. fut. pass. gloriandus == degno di gloria, beata vita glorianda et praedicanda est, Cic.: nec in misera vita quidquam est praedicabile aut gloriandum, Cic.
glōrĭōsē, avv. (gloriosus), I) con gloria, gloriosamente, triumphare, Cic.: alqd gloriosissime et magnificentissime conficere, Cic. II) vanagloriosamente, con millanteria, mentiri, Cic.: gloriosius de se praedicare, Cic.
glōrĭōsus, a, um (gloria), I) glorioso, celebre, illustre, rinomato, mors, Cic.: honores, Nep.: gloriosius alci, Cic.: gloriosissimum factum, Cic. II) vanaglorioso, borioso, vantatore, miltantatore, miles, Cic.: gloriosus fuisti, Cic.: epistula, Plin. ep.: animus, Suet.
glūbo, ĕre, sgusciare, scorzare == derubare, magnanimos Remi nepotes, cavar la pelle (trasl.) a, ecc., Catull. 58, 5.
glūtĕn, tĭnis, n. e glūtĭnum, i, n. (*gluo), glutine, colla; la forma -en in Verg., Cels. ed a.: la forma -um in Sall. fr., Cels. ed a.
glūtĭnātŏr, ōris, m. (glutino), incollatore dei fogli di un libro, legatore, Cic. ad Att. 4, 4 (b), 1.
glūtĭno, āvi, ātum, āre (gluten), attaccare, incollare, chartas, Plin.: vitri fragmenta, Plin.
glūtĭnum, i, n., V. gluten.
Gly̆cĕra, ae, f. (Γλυκέρα), Glicera, I) amante di Orazio, Hor. carm. 1, 19, 5; 1, 30, 3. II) amante di Tibullo, Hor. carm. 1, 33, 2.
Gnaeus, i, m., Gneo, prenome romano; abbrev. in Cn.
gnārĭtās, ātis, f. (gnarus), cognizione, conoscenza, locorum, Sall. hist. fr. 3, 68 (78).
gnārus, a, um, I) pratico di una cosa, che ha cognizione di essa, dotto, perito, col genit., rei publicae, Cic.: latinae linguae, Liv.: seg. da prop. relat., Cic. e Suet.: coll’acc. e l’infin., Sall. fr., Liv. ed a.: assol., custos gnarus, Tac. II) passivo == cognito, noto (contr. incognitus), alci, Tac. ann. 1, 5: assol., Tac. ann. 6. 35.
Gnātho, ōnis, m., Gnatone, nome di un parassita spregevole in Terenzio, cfr. Cic. de Amic. 93; quindi per uno spregevole parassita in genere; Cic. Phil. 2, 15. — Deriv.: Gnāthōnĭci, ōrum, m., discepoli di Gnatone == parassiti, Ter. eun. 264.
Gnātĭa, ae, f., V. Egnatia.
gnātus, a, um, arc. per natus, V. nascor.
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, , , V.Gnĭdus, Gnĭdĭus, V. Cnidus.
gnosco, ĕre (γνόω, γινώσκω, γιγνώσκω), forma arc. di nosco.
Gnōsus (Gnossus), i, f. (Κνωσός, meno bene Κνωσσός), Gnosso, una delle più antiche città di Creta, una volta residenza di Minosse (padre di Arianna), celebre per il Labirinto edificato da Minosse e per la tomba di Giove. — Deriv.: A) Gnōsĭăcus (Gnossiacus), a, um (*Κνωσιακός), Grossio, poet. == cretese, rex, Ov. B) Gnōsĭăs (Gnossias), ădis, f. (*Κνωσιάς), Gnossia, poet. == cretese, Ov.: sost., la Cretese == Arianna, Ov. C) Gnōsis, sĭdis, f., Gnossio, poet. == cretese, corona, corona di Arianna, costellazione, Ov.: sost., la Cretese, per Arianna, Ov. ed a. D) Gnōsĭus (Gnossius), a, um (Κνώσιος), gnossio, a) di Gnosso, Plin. plur. sost., Gnosii, ārum, m. (Κνώσιοι), abit. di Gnosso, Gnossii, come tutti i Cretesi, celebri come arcieri, Liv. b) poet. == cretese in genere, tellus, Creta, Verg.: stella coronae, costellazione della corona di Arianna, Hor.: sost., Gnosia, ae, f., la Cretese == Arianna, Prop.
gōbĭus (cōbĭus), i, m. (κοβιός), sorta di pesce, gobbio, ghiozzo, Ov. ed a.
Golgi, ōrum, m. (οἵ Γολγοί), Golgo, città di Cipro con un famoso tempio di Afrodite.
Gomphi, ōrum, m. (Γόμφοι), Gonfi, città forte della Tessaglia Estiotide, sulla sponda orientale del Peneo, non lungi dalle sorgenti di questo fiume nel Pindo, ora Skumbos (con rovine). — Deriv.: Gomphenses, ĭum, m., abit. di Gonfi, Gonfesi.
Gordĭānus, i, m., Gordiano, nome di tre imperatori romani.
Gordĭum, ĭi, n. (Γόρδιον), Gordio, capitale del re Gordio nella Grande Frigia, celebre per il nodo gordiano (V. Gordius).
Gordĭus, ĭi, m. (Γόρδιος), Gordio, re della Grande Frigia, da agricoltore divenuto re, aveva al suo carro un nodo indissolubile, di cui diceva la leggenda, che colui che lo scioglierebbe, avrebbe impero di tutta l’Asia; Alessandro Magno troncò quel nodo.
Gordy̆aei, Gordy̆aei montes, V. Corduena.
Gorgō, gŏnis, acc. gŏna, f. (Γοργώ), plur. Gorgones, acc. gŏnas, le Gorgoni, tre figlie di Forco (Stheno, Euryale e Medusa), vergini alate, spaventevoli, anguicrinite e colla cintura circondata di serpenti, il cui sguardo mutava in pietra; la più spaventevole tra esse era Medusa (chiamata per eccellenza Gorgo), resa da Posidone madre di Pegaso, alla quale Perseo, mandato da Polidetto, tagliò il capo, che Minerva ricevette e portava sullo scudo o sulla corazza: sing., Ov. met. 4, 699. Verg. Aen. 2, 616: os Gorgonis, testa di Medusa, Cic. Verr. 4, 124: plur., Verg. Aen. 6, 289. — Deriv.: Gorgŏnĕus, a, um, della Gorgone, di Medusa, crinis, Ov.: venenis Gorgoneis infecta, coperta il capo di velenosi serpenti, Verg.: equus, Pegaso, Ov.: lacus, fonte d’Ippocrene nell’Elicona, scaturita mediante un calcio di Pegaso, Prop.
Gorgobĭna, ae, f., Gorgobina, città dei Boi emigrati, sui confini dell’Aquitania, forse l’odierna Charlieu sulla Loira o Gergeau presso Orléans.
Gorgŏnĕus, a, um, V. Gorgo.
Gortȳna, ae, f. e Gortȳnē, ēs, f. (Γόρτυνα), Gortina, capitale dell’isola di Creta, sul fiume Leteo — Deriv.: A) Gortȳnĭus, a, um (Γορτύνιος), a) gortinio; plur. sost., Gortynii, ōrum, m., abitanti di Gortina, Gortinii. b) poet. == cretese, B) Gortȳnĭăcus, a, um (Γορτυνιακός), Gortinio.
gōrȳtus, V. corytus.
grăbātus, i, m. (κράββατος, parola macedonica), letto basso per malati e studiosi, ma partic. come mobile della povera gente, lettuccio, Cic. ed a.
Gracchānus, a, um, V. Gracchus.
Gracchus, i, m., Gracco, cognome della gens Sempronia, di cui i più noti sono i tribuni della plebe e fratelli Tiberius e Gaius Sempronius Gracchus, figli di Tiberius Sempronius Gracchus e di Cornelia, figlia di Scipione Africano maggiore. — Deriv.: Gracchānus, a, um, di Gracco, dei Gracchi.
grăcĭlis, e, gracile, snello, sottile, in senso cattivo, magro, secco, scarno (contr. pinguis, obesus), I) propr., virgo, Ter.: comae, sottili, Ov.: crura gracillima, Suet. II) trasl.: a) magro, scarso, meschino, vindemiae, Plin. ep.. b) sottile, fino, vox, Justin. c) del discorso e dell’oratore, secco, semplice, disadorno, materia, Ov.: praefatio, Plin. ep..: orator, Quint. — Forma second. fem. preclass. gracila, plur. in Ter. eun. 314.
grăcĭlĭtās, ātis, f. (gracilis), gracilità, in senso cattivo, magrezza, I) propr.: corporis, Cic: crurum, Suet.: plur., corporis gracilitates (contr. habitus corporis opimi), Cic. Brut. 64. II) trasl.: semplicità, mancanza di ornamento del discorso e dell’oratore, narrationis, Quint.: Lysiaca, Quint.
grăcĭlĭtĕr, avv. (gracilis), sottilmente, semplicemente, gracilius dicere alqd, Quint. 9, 4, 130.
grăcĭlus, a, um, V. gracilis alla fine.
grăcŭlus (gracculus), i, m., cornacchia, Phaedr., Quint. ed a.
grădārĭus, a, um (gradus), che va passo passo, mettendo un passo dopo l’altro, trasl., Cicero quoque noster, a quo Romana eloquentia exsiluit, gradarius fuit, andò a rilento [cioè: «lente procedens, interpungens, et intermittens orationem», Forcellini], Sen. ep. 40, 11.
grădātim, avv. (gradus), I) gradatamente, passo passo, Cic. ad fam. 9, 14, 7 ed a. II) grado a grado == a poco a poco, 4. Acad. 16. Cic. ed a.
grădātĭo, ōnis, f. (gradus), gradazione, greco κλῖμαξ, figura retorica, ove la parola precedente viene sempre ripetuta e corretta con un’altra più forte, Cornif. rhet. 4, 34. Cic. de or. 3, 207. Quint. 9, 1, 34.
grădātus, a, um (gradus), fatto a gradi, a scalini, buxus, Plin. ep. 5, 6, 17.
grădĭor, gressus sum, grădi, far passi, andare, camminare (contr. currere), Cic. ed a.: longe, far grandi passi, Verg.: lente, Ov.: fidenti animo ad mortem, Cic.: trasl., clamor foras gradiens (detto della voce), uscendo, erompendo, Lucr.
Grădīvus o Grădīvus, i, m. (gradior), Gradivo (colui che precede nella battaglia), soprannome di Marte, Mars, Liv. 1, 20, 4: pater ovv. rex, Verg. Aen. 3, 35; 10, 542: e sost, magnus Gradivus, Ov. met. 6, 427: sempl. Gradivus, Ov. fast. 2, 861.
grădŭs, ūs, m. (gradior), il camminare, quindi I) passo, A) in gen.: 1) propr.: gradum facere, Cic: gradum inferre in hostes, marciare contro, ecc., Liv.: gradum conferre, per la battaglia == azzuffarsi, Liv., o per un colloquio == avere un abboccamento, Verg.: ingentes gradus ferre, far grandi passi, Ov.: gradum celerare, Verg., o corripere, affrettare, accelerare, Hor., gradum addere (sc. gradui), fare (presto) un passo dopo l’altro, Liv.: gradum referre, tornare indietro, Liv.: gradum sistere, Verg., o sustinere, Ov., fare alto: citato gradu se proripere, a passo accelerato, Liv.: pieno gradu (a passo veloce) ad castra hostium tendere, Liv.: e così fig., non gradu (passo passo) sed praecipiti cursu (a corsa precipitosa) a virtute descitum, ad vitia transcursum, Vell.: (spondĕus) habet stabilem quendam et non expertum dignitatis gradum, Cic. 2) trasl.: a) passo verso q.c. (== azione, che ha un seguito), primus gradus imperii factus est, il primo passo per estendere il nostro impero, Cic: gradum fecit ad censuram, è diventato censore, Liv.: eo gradu via facta est ad consulatum, Liv. b) l’avvicinarsi, quem mortis timuit gradum, Hor. carm. 1, 3, 17]. B) pregn., come t. t. del linguaggio della scherma, posto, posizione presa da chi combatte, stare in gradu, Ov.: de gradu, di piè fermo (combattere), Liv.: alqm gradu movere o demovere, respingere dal suo posto, Liv.: fig., alqm de gradu depellere, respingere uno dal suo posto, sconcertare, Cic, Nep. ed a. II) meton.: A) grado, gradino, scalino di una scala, piuolo d’una scala (come punto di sostegno e misura dei passi di chi sale e discende), 1) propr.: a) in gen.: gradus templorum, Cic: scalarum gradus alios tollere, alios incīdere, Cic: alqm per gradus deicere, Liv. b) partic., plur. gradus == gradinate dove sedevano gli spettatori nel teatro, Suet.: sulle vie nelle processioni pubbliche, trionfi, Tac. 2) trasl., gradino, scalino, scala, grado, a) generic: sonorum, Cic.: honoris vel aetatis, Cic.: temporum, Cic.: peccatorum, Cic.: officiorum, Cic.: nullo gradu contingere alqm (non essere parente con alcuno), Suet.: a matre alqm artissimo gradu contingere, Suet.: renuntiatio gradus habet, ha il suo ordine successivo, segue successivamente, Cic. b) grado degli onori, posto, ordine, gradus senatorius, Cic.: oratorum aetates et gradus persequi, Cic.: altior, altissimus ovv. amplissimus (dignitatis) gradus, Cic.: altiorem gradum (dignitatis) ascendere o consequi, Cic.: secundum gradum imperii tenere, Nep.: eodem gradu (posto) fuit apud Alexandrum, Nep.: suum cuique honorem et gradum (posto) redditum, Cic. B) treccia, comam in gradus formare, Suet., o frangere, Quint.
Graeca, V. Graeci.
Graecānĭcus, V. Graeci, n° C.
Graecē, V. Graecus sotto Graeci.
Graeci, ōrum, m. (Γραικοί), Greci, Cic. de rep. 1, 5; Flacc. 64 e altr. — sing. Graecus, i, m. (Γραικός), Greco, Cic. Flacc. 17: Graecus ignobilis, Liv. 39, 8, 3. — e Graeca, ae, f., Greca, Graecus et Graeca, Liv. 22, 57, 6. — Deriv.: A) Graecus, a, um (Γραικός), greco, litterae, scienze che fiorivano in Grecia, partic. in Atene (eloquenza, filosofia, ecc.), Cic.: res graeca, il greco, scritti greci, Cic.: ludi, di contenuto greco, Cic.: via, probab. verso la Magna Grecia, Cic.: Graeco more bibere, Cic. Prov., ad calendas Graecas, V. calendae. Sost. Graecum, i, n., il Greco == lingua, letteratura greca, e Graeco in Latinum convertere, Cic.: a Graeco ductum esse, Quint.: plur., semper cum Graecis Latina conjunxi, Cic.: vertere Graeca in Latinum, Quint. — Avv. Graecē, grecamente, in greco, in lingua greca, scribere, Cic.: optime scire, Cic., contr. nescire, Cic. B) Graecĭa, ae, f., Grecia, 1) Grecia propriamente detta nel più largo senso == tutti i paesi tra il mar Jonio e l’Egeo, ove si parlava greco, unitamente alla Macedonia ed all’Epiro: in senso più stretto (per lo più romano) == gli Stati liberi dal Peloponneso fino alla Tessaglia ed all’Epiro, Cic. de rep. 2, 8 e segg. e altr.: Graecia magna, Ov. her. 15 (16), 340. 2) magna Graecia, Magna Grecia == colonie greche lungo la costa del golfo di Taranto (probab. così chiamata in opposizione alle poche rimanenti colonie greche in Italia), sede dei Pitagorei, che vi diffusero saggie dottrine politiche, Cic. de or. 2, 154 e Tusc. 1, 88: più spesso detta major Graecia in Liv. 31, 7, 11. Ov. fast. 4, 64. Val. Max. 8, 7 ext. 2. Sen. ad Helv. 7, 2. Justin. 20, 2, 2: sempl. Graecia, Cic. Arch. 10. C) Graecānĭcus, a, um, derivante, provenuto dai Greci, alla foggia dei Greci (fatto, portato, vivente e sim.), e in questo senso == greco, toga, Suet. D) Graecŭlus, a, um (agg. dimin.), greco, coll’idea second. di disprezzo, homines, quelle buone lane di Greci, opp.: i Greci degeneri e sleali, Cic.: negotium, schiettamente greco, proprio collo spirito piccino dei Greci, Cic.: contio, Cic.: cautio chirographi, malsicura, Cic.: sost., Graeculus, i, m., grecuzzo, detto in Roma di filosofi e retori greci, Cic. de or. 1, 102. Tac. dial. 3.
graecor, ātus sum, āri (Graecus) imitare i Greci, vivere come i Greci, Hor. sat. 2, 2, 11.
Graecostăsis, is, acc. in, f. (γραικόστασις), Grecostasi, edifizio ragguardevole in Roma presso la Curia, ove gli ambasciatori dei Greci e di altri popoli stranieri si trattenevano e vi aspettavano le decisioni del Senato, Cic. ad Q. fr. 2, 1, 3.
Graecŭlus, a, um, V. Graeci, n° D.
Graecus, a, um, V. Graeci.
Grāji, ōrum (poet. anche ûm), m. == Graeci, Greci, partic. come popolo di eroi del tempo passato, Cic. de rep. 1, 58. Verg. Aen. 1, 467. Hor. ep. 2, 1, 19: sing. Grajus, i, m., Greco, Cic. de nat. deor. 2, 91. Verg. Aen. 3, 594. — Deriv.: Grājus, a, um, Greco, urbes, Verg.: Hercules, Nep.: saltus o Alpes, Alpi Graje, dai Centrones fino ai Salasii sul pendio merid. del mons Poeninus (ora Gran S. Bernardo), Nep. e Tac.
Grājocĕli, ōrum, m. (Grajae [Alpes] e Ocelum), Graioceli, tribù gallica della Provincia, sulle Alpi Graie, intorno all’odierna Bragella, Caes. b. G. 1, 10, 4.
Grājŭgĕna, ae, m. (Grajus e geno == gigno), Greco di nascita, Pacuv. tr. fr. in Cic. de nat. deor. 2, 91. Lucr. 1, 477. Verg. Aen. 3, 550 (ove trovasi il genit. plur. Grajugenûm).
Grājus, V. Graji.
grāmen, mĭnis, n. (radice GER, antico CER, donde anche cresco cd a.), stelo, fusto, che ha la facoltà di crescere, I) in gen., stelo d’erba, erba, graminis herba, Verg. e Liv.: graminis herbae, Ov.: gramen molle, Hor.: viride, Verg.: religatos rite videbat carpere gramen equos, Verg. II) partic., pianta, erba, Verg., Quint. ed a.: gramina serere, Justin.
grāmĭnĕus, a, um (gramen), I) d’erba, di gramigna, A) in gen.: caespes, Ov.: corona (obsidionalis), che i salvati da un assedio davano al loro salvatore, Liv. B) partic.: di canna (bambù), hastae, canne di bambù, Cic. Verr. 4, 125. II) erboso, campus, Verg.: palaestra, Verg.
grammătĭca, V. grammaticus.
1. grammătĭcē, ēs, f., V. grammaticus.
2. grammătĭcē, avv. (grammaticus), grammaticalmente, Quint. 1, 6, 27.
grammătĭcus, a, um (γραμματικός), grammaticale, I) agg.: ars, Cornif. rhet.: tribus grammaticas ambire, la tribù dei grammatici, Hor. II) sost.: A) grammaticus, i, m., perito della lingua, come illustratore e critico degli scritti, grammatico filologo, erudito, Cic. ed a. B) grammatica, ae, f., e grammaticē, ēs, f., grammatica, scienza del linguaggio (filologia); la forma -a in Cic. e Suet.: la forma -ē in Quint. C) grammatica, ōrum, n., studi grammaticali, grammatica , filologia, Cic. de or. 1, 187.
grammătista, ae, m. (γραμματιστής), maestro negli elementi della lingua, maestro di lingua, maestro elementare, Suet. gr. 4 e 24.
grānārĭum, ĭi, n. (granum), granaio, comun. al plur., Cic. ed a.
grandaevus, a, um (grandis e aevum), longevo, molto vecchio, Verg., Tac. ed a.
grandesco, ĕre (grandis), diventar grande, ingrandire, crescere, Lucr., Cic. poët. ed a. grandĭcŭlus, a, um (dimin. di grandis), grandicello, virgo, Ter. Andr. 814.
grandĭfĕr, fĕra, fĕrum (grandis e fero), che reca molta utilità, produttivo, arationes grandifere et fructuosae, Cic. Phil 2, 101.
grandĭlŏquus, a, um (grandis e loquor), I) millantatore, sost., vantatore di virtù stoiche, Cic. Tusc. 5, 89. II) grandioso, solenne nello stile, Cic. or. 20. Quint. 10, 1, 66.
grandĭnat, impers. (grando), grandina, cade la grandine, Sen. nat. qu. 4, 4, 1. Aur. Vict. vir. ill. 73, 7 (accanto a tonat).
grandis, e, grande, I) propr., grande riguardo all’accrescimento e al volume (cubico), a) di frutti, piante, alberi, grande, cresciuto, molto sviluppato, pieno, frumenta, Verg.: hordea, ben cresciuto, Verg.: fetus, Cic.: lilia, Verg.: robora, Quint. b) di ess. anim. e delle loro membra, α) di animali, cresciuto, grande, bestia, Liv.: agna, Ov.: lumina, Ov. β) di uomini, adulto, cresciuto, grande di statura, alumnus (di Achille), Hor.: servi, Sen. rhet.: praetextati, bambinoni (scherz.), Sen. rhet.: insistens summis digitis (sic enim solebat ut grandior fieret), Sen. rhet : grande corpus, caput, membra, Ov. c) di c. inan., α) grande, ampio, spazioso, tumulus terrenus satis grandis, Caes.: grandia saxa, Caes.: ossa, Verg.: vas, patella, Cic.: littera, lettera unciale, Cic.: liber, Cic.: epistula, Cic.: oratio, Cic. β) grosso, denso, elementa, Ov. met. 1, 29. II) trasl.: a) numeric. grande, ragguardevole, notevole, significante, α) riguardo al numero (contr. exiguus), exercitus, Justin.: copiae militum, Eutr. β) riguardo alla quantità e al peso, pecunia, aes alienum, Cic.: dos, Hor.: amiculum grandi pondere, Cic. b) riguardo alla forza, potente, forte (contr. exiguus), tonitrus, Lucr.: vox, Cic. e Quint. c) temporalmente, α) di tempo ed età, notevole, grande, quindecim anni, grande mortalis aevi spatium, Tac.: grandi jam natu, Suet.: grandior aetas, Cic. β) di pers., attempato, vecchio, virgo, Ter.: homo jam grandior, Ter.: cum plane grandis esset, Cic.: e partic. grandis natu, grandior natu, Cic.: grandis aevo, Tac.: grandior aevo, Ov. d) intensivo: α) generic., potente, notevole, straordinariamente grande, grandioso, elevato (contr. parvus), certamen, Hor.: opus, Ov.: res grandiores, Cic.: grande spectaculum, Tac.: convivium, cena, Quint.: causa (processo), Quint.: sponsio, Cornif. rhet.: vitium, Cic.: praemia, Hor.: exemplis grandioribus decuit uti, recare esempi più decisivi, Cic.: riguardo a pers., grande decus columenque rerum (dî Mecenate), Hor.: qui mihi praesidium grande futurus eras, Ov.: e così sost., == cose ragguardevoli, grandi, contr. parva, Hor. ep. 2, 2, 179. β) riguardo all’espressione, ai pensieri, potente, grandioso, elevato, solenne, sublime; alto, αα) del discorso, ecc., carmen, Hor.: antiqua comoedia, Quint.: genus dicendi grandius quoddam, Cic.: neutr. plur. sost. == al grandioso, sublime, professus grandia, Hor.: grandia minute (dicet), Cic. ββ) di oratori, ecc., grandes erant verbis, Cic.: fuit Sulpicius vel maxime omnium grandis, Cic.: Aeschines grandiori similis, Quint.: fiunt pro grandibus tumidi, Quint.
grandiscāpĭus, a, um (grandis e scapus), di grande fusto, arbores, quae, ut ita dicam, grandiscapiae sunt, Sen. ep. 86, 21.
grandĭtās, stis, f. (grandis), elevatezza dell’espressione, il sublime, verborum, Cic.: come qualità d’uno scrittore, Plin. ep.
grandĭtĕr, avv. (grandis), grandemente, in modo elevato, sublime; grandius sonare, Ps. Ov. her. 15, 80.
grando dĭnis, f., grandine, gragnuola, Cic. ed a. (anche al plur.): Tusci grandine excussi, colpiti dalla grandine, Plin. ep.: fructum grando decutiet, Sen.: trasl., grando saxea, grandine di sassi, Auct. b. Afr.
Grānīcus,i, m. (Γρανικός), Granico, fiume della piccola Misia, celebre per la vittoria di Alessandro Magno sui Persiani: probab. l’odierno Kodsha Su (o fiume di Demotica).
grānĭfĕr, fĕra, fĕrum (granum e fero), che porta grano, agmen, formiche, Ov. met. 7, 638: os (della formica), Ov. art. am. 1, 94.
grānum, i, n., grano, granello, tritici, Cic.: fici, Cic.
grăphĭārĭus, a, um (graphium), appartenente allo stile da scrivere, dello stile, theca, Suet. Cl. 35.
grăphĭum, ĭi, n. (γραφίον), strumento da scrivere (su tavolette incerate), stile (di metallo), Ov., Sen. ed a.
grassātŏr, ōris, m. (grassor), vagabondo, parassita, in senso cattivo == grassatore, ladro di strada, Cic., Suet. ed a.
grassātūra, ae, f. (grassor), il girar di notte per le strade, ruberia sulla strada, grassazione; Suet. Tib. 37.
grassor, ātus sum, āri (gradior), andar forte, camminar sollecito, camminar sollecito qua o là, affrettare il passo, I) in gen.: A) propr.: discolor ut recto grassetur limite miles, Ov. trist. 2, 477: di c. inan., per omnes nervos articulosque humore pestifero grassante, Justin. 23, 2, 4. B) trasl.: 1) generic., camminare coraggiosamente, intrepidamente, ad gloriam virtutis viā, Sall.: partic. ad un possesso == essere attaccato a q. c., tendere avidamente, in possessionem agri publici, Liv. 2) venire all’opera, procedere, operare, a) generic., in qualche modo, jure, non vi, Liv.: ut in te hāc viā grassaremur, Liv.: veneno, ferro, ricorrere al veleno, alla violenza sanguinosa, Tac.: cupidine atque irā, Sall.: consilio, Liv.: obsequio, procedere affatto servilmente, accarezzare, Hor. b) partic., mettersi duramente all’opera, procedere duramente, infuriare, in senatum, Justin.: adversus deos, Justin.: e col sempl. acc., Romam pestilentia grassabatur, colpiva, Aur. Vict.: assol., vis grassabatur, Tac. II) partic., di giovani, andar girovagando oziosamente per le vie, aggirarsi, in Subura, Liv. 3, 13, 2. Tac. ann. 13, 25.
grātē, avv. (gratus), I) con piacere; volentieri, graditamente, Cic. de fin. 1, 62: compar., gratius, Ov. ex Pont. 3, 5, 18. Justin. 12, 11, 2. II) gratamente, con grato animo, con riconoscenza, con gratitudine, et grate et pie facere, Cic.: grate pieque alqm prosequi, Suet.: beneficia grate interpretari, Plin. ep.
grātēs, acc. grates, abl. gratibus, f. (gratus), grazie, ringraziamenti (partic. solenni verso gli dei), alci grates agere, Cic. e Liv., ovv. dicere, Verg., ringraziare, pro tantis his totque victoriis grates diis immortalibus agere habereque, rendere e saper grazie, Liv.: grates referre, Ov.: persolvere, Verg., rendere, rimeritare, dar degno guiderdone: superis decernere grates, rendimenti di grazie, Ov.
grātĭa, ae, f. (gratus), grazia, piacevolezza, amenità, leggiadria, I) soggettiv., A) propr. == l’essere gradevole, piacevole, in vultu, Quint.: verborum, Quint.: gratia non deest verbis, piacevolezza, Prop.: nelle arti figurative (pittura, ecc.), grazia, Quint. Quindi personif. Gratiae (come Χάριτες), Grazie, figlie di Giove e di Eurinome, comun. tre: Eufrosine (gioia festosa), Aglaia (splendore festoso), Talia (felicità fiorente), che simboleggiavano la grazia dello stare insieme regolato dai costumi e dal sentimento del bello, elevata dall’ornamento e dalla gioia, Hor. carm. 1, 4, 6 e 3, 21, 22. Quint. 10, 1, 82: secondo un’interpretazione più tarda anche simbolo della gratitudine, riconoscenza, Sen. de ben. 1, 3, 2 e segg. B) trasl.: 1) grazia, che uno dimostra, compiacenza, gentilezza, condiscendenza, servizio gradito, dimostrazione di grazia, piacere, favore, a) generic.: nullam esse gratiam, quam non capere animus meus posset, Cic.: petivit in benefici loco et gratiae, Cic.: alci gratiam dare, compiacere ad alcuno, Ter.: gratiam dicendi facere, concedere di parlare, Liv.: e così gratiam facere reddendi equi, Suet. Quindi α) in gratiam alcjs, per compiacere ad alcuno, per andare a genio, Liv.: in gratiam judicii, perchè assolto dal popolo, Liv. β) abl. gratiā == a motivo di (propr. «in grazia di»), hominum gratiā, Cic.: ea gratiā, perciò, Ter.: hujus accusandi gratiā, Nep.: cibi gratiā aut potionis, Liv.: honoris gratiā (V. honos): exempli gratia, per esempio, Cic. ed a. (cfr. exemplum n° III): verbi gratiā propter voluptatem, Cic. b) partic., remissione di una cosa per condiscendenza; indulgenza, perdono, grazia, criminum, Suet.: omnium tibi gratiam facio, Liv.: delicti gratiam facere, perdonare, Sall. 2) riconoscenza, gratitudine, grazia, ringraziamento, gratiam persolvere diis, Cic.: gratias agere, render grazie, ringraziare, Cic.: e così agere gratias magnas o ingentes, Ter., ovv. mirificas, Cic.: alci gratias agere de matre, Cic.: alci pro suo summo beneficio gratias agere, Cic.: agere ei maximas gratias pro alqa re, Curt.: agere gratias ob alqd, Plin. ep..: alci gratias agere in alqa re, Cic.: gratias inter cetera etiam ob hoc agere, quod (perchè), ecc., Liv.: agere gratias incipit, quod (che egli), ecc., Curt.: gratiarum actio, ringraziamento, Cic.: gratiam habere alci, esser grato, Cic.: e così gratiam habere magnam o maximam, Cic. e Ter.: gratiam habere seguito da quod o qui e il cong., Cic.: anche gratias habere (di due o più), Liv. 24, 37, 7: gratiam referre, contraccambiare, Cic.: e ironicamente, rimunerare, far pagare il fio ad uno (== vendicarsi), Ter. e Cic.: gratiam referre bonam o praeclaram, Cic., o meritam debitamque, Cic.: gratiam referre parem, render la pariglia, Cic.: anche gratias referre, Cic. Planc. 101; Phil. 3, 39: gratiam rependĕre, Ov., ovv. reddere, Sall.: nullum est neque sincerius neque acceptius genus gratiarum, quam quod etc., Plin. pan. Quindi a) gratia est, grazie, Ter.: dis gratia, cum ita ut volo est, ringrazio il cielo, che, ecc., Ter.: dis gratia o gratia dis (sottint. est), sia lodato Iddio! Ter. ed Ov.: gratia magna Jovi, Tibull. b) abl. pers., gratiis e contratto gratis, gratis, senza pagamento (ricompensa), gratuitamente (contr. pretio, mercede), gratis exaedificari atque effici navem, Cic.: tibi gratis stare navem, non costa nulla, Cic.: gratis habitare, Cic.: cave ne tibi gratis hic constet amor, Ov. II) oggettiv., A) propr. == grazia presso altri, favore, credito (mentre favor «dimostrazione di approvazione», «favore», che si dimostra altrui, partic. favor popolare), gratiam alcjs sibi conciliare, Cic.: gratiam (magnam, summam) inire, Cic., ab alqo, Cic., o apud alqm o ad alqm, Liv., o alcjs, Cic., ingraziarsi alc., acquistarsi grazia, rendersi bene accetto (e così ab alqo iniisse gratiam, quod [che], ecc.), Cic.: quia plures ineuntur gratiae, grazia presso molti, Cic.: in gratia esse, essere in grazia, essere favorito, Cic. magnā gratiā esse apud alqm, essere presso alc. in gran favore, Caes.: bonas gratias attulit, Cic. B) trasl.: 1) buona intelligenza in cui uno sta con un altro, buona armonia, relazioni amichevoli, amicizia, in gratiam redire o reverti cum alqo, riconciliarsi con alc., Cic. e Liv.: alqm apud alqm ponere in gratia e in gratia maxima, porre in grazia, in gran favore, Cic.: esse in gratia cum alqo, Cic.: in gratiam reducere o restituere o redigere, riconciliare, Ter.: cum gratia, di buon grado, Ter.: cum bona gratia, con amore, colle buone, amichevolmente, Ter.: cum mala gratia, colle cattive, Ter. Phorm. 622. 2) stima (acquistata mediante favore, credito), influenza, magna apud plebem propter liberalitatem gratia, Caes.: gratiā plurimum domi valere, Caes.: quantum gratiā, auctoritate, pecuniā valent, Cic.: apud alqm multum gratiā valere, Nep.: gratiam nostram exstinguit suspicio, Cic.: Caesaris gratiam convellere cupiebant, Caes.
grātĭfĭcātĭo, ōnis, f. (gratificor), gratificazione, servigio, piacere, Cic. de nat. deor. 1, 122 e altr.: Sullana, della divisione dei tenimenti fatta da Silla ai suoi veterani, Cic. Mur. 42 e seg.
grātĭfĭcor, ātus sum, āri (gratus e facio), I) fare ad alcuno una gentilezza == gratificare, mostrarsi condiscendente o compiacente, col sempl. dat., alci, Cic.: alcjs odiis, Tac.: seg. da pro alqo, per qualcuno, Liv.: coll’acc. pronom. di relaz., hoc, nihil, in ciò, in niente, Cic.: con de alqa re, far parte volentieri od amichevolmente di q.c., qui de eo, quod ipsis superat, aliis gratificari volunt, Cic. de fin. 5, 42. II) coll’acc. di cosa, recare in offerta, sacrificare, dare in premio, populo aliena et sua, Cic.: decus et libertatem alci, Sall: jus, Cic. fr.
grātĭis, gratis, V. gratia, n° I, B, 2, b.
grātĭōsus, a, um (gratia), I) che dimostra grazia, grazioso, compiacente, cortese, gentile, a) propr.: gratiosi scribae sint in dando et cedendo loco, Cic. Brut. 290. b) trasl., partecipato (impetrato) per grazia, per favore, missio, Liv. 43, 14, 9. II) che gode favore, che è in favore, gradito, grato, amato, accetto, gradevole, a) di pers. (contr. invisus), Cic. ed a.: gratiosus apud alqm, presso alc., Cic. in sua tribu, Cic.: gratiosissimus in provincia, Cic. b) trasl., di c. inan., suffragatio, Cic.: causas apud te rogantium gratiosiores esse quam vultus, Cic.
grātis, avv., gratis, gratuitamente, V. gratia, n° I, B, 2, b.
Grātĭus, ĭi, m., Grazio, nome maschile romano, sotto cui è partic. noto Gratius Faliscus, Grazio Falisco, poeta romano, contemporaneo di Ovidio, il cui poemetto Cynegeticon (della caccia e delle sue attinenze, come cani, ecc.) si conserva tuttora.
grātor, ātus sum, āri (gratus), in una circostanza, ecc., dare a conoscere la propria gioia, I) per mostrare che l’accaduto ci è piacevole == congratularsi, rallegrarsi, e così augurar feticità, alci, Verg.: sibi, Ov.: invicem inter se, Liv.: coll’acc. e l’infin., Tac.: e così reduces (sc. eos esse). augurar fortuna nel ritorno, Verg.: assol., laudantes gratantesque, Tac.: ad gratandum se expedire, Tac. II) manifestare ad una divinità il suo lieto ringraziamento, ringraziare con gioia, Ov. fast. 3, 418: e così anche Jovis optimi maximi templum gratantes ovantesque adire, Liv. 7, 3, 10.
grātŭītō, avv. (gratuitus), gratuitamente, gratis, senza guadagno, senza premio, senza intenzione di guadagnare, gratuito aut levi fenore, Suet.: causas gratuito defendere, Cic.: gratuito alqm obstringere, prestando denaro senza frutto, Suet.: gratuito malus atque crudelis erat, senza motivo o vantaggio, Sall.
grātŭītus, a, um, gratuito, senza pagare, senza premio, senz’utile, non comperato, libero, disinteressato (contr. aere partus, mercennarius, conductus e sim.), suffragia, Cic.: comitia, senza voti pagati (comprati), Cic.: gratuita in circo loca, posti gratuiti (per il popolo), Suet.: subsellia gratuita, panche libere, Suet.: gratuitam pecuniam dare alci, prestare senza interesse, Plin. ep.: verbis parcam; gratuita sunt, sono vane, gettate al vento, Sen.: amicitia, probitas, liberalitas, Cic.
grātŭlābundus, a, um (gratulor), che si congratula, Lucr. 7, 33, 18. Suet. Galb. 19: col dat. della pers., velut gratulabundus patriae, Justin. 6, 8, 13.
grātŭlātĭo, ōnis, f. (gratulor), I) congratulazione, dimostrazione di gioia verso alc., augurio di felicità, gioia dimostrata, civium, Cic.: laudis nostrae, a motivo, ecc., Cic.: in sua gratulatione, nel giorno în cui riceveva le congratulazioni (per la sua elezione a console), Cic. Mur. 88: tanta voluptas et gratulatio, gioia per la propria fortuna, Caes.: così anche Murenae recens gratulatio, Cic.: fungi mutuā gratulatione, congratularsi a vicenda, Curt. II) dimostrazione di riconoscenza, partic. pubblica festa di rendimenti di grazie, Cic.: rei publicae bene gestae, per, ecc., Cic.: preces gratulationesque, preghiere e ringraziamenti, Cic.
grātŭlor, ātus sum, āri (gratus), dimostrare, dare a conoscere la sua gioia, I) per mostrare che un avvenimento, ecc. è grato ad uno == dare a conoscere, manifestare la sua lieta partecipazione, e così congratularsi, con o senza dat. pers., alci, Cic.: alci de victoria, Liv.: gratulari alci de filia, de reditu, Cic.: alci per litteras, Cic.: inter se, Cic.: (alci) in alqa re, in q.c., Cic. ed a.: alci ob victoriam, Liv. epit.: coll’acc. di relaz., adventum, riguardo a, di, per, Ter.: alci recuperatam libertatem, Cic.: alci victoriam, Liv.: alci o apud alqm e senza dat. pers., coll’acc. e l’infin., Cic. ed a.: alci (e senza dat. pers.) con quod, Cic. ed a.: con e senza sibi == congratularsi, rallegrarsi, con sibi, Cic. ep. 3, 11, 2: senza sibi, Ov. art. am. 3, 122. Suet. Tib. 60. II) per mostrare che sì è grati == manifestare la propria gratitudine ad una divinità, ecc., ringraziare con gioia, alci, Ter., Quint. ed a.: alcjs judicio, Phaedr.
grātus, a, um (radice CRA greco ΧΑΡ, donde χαρτός, χάρις, χαίρω), grato, I) riguardo ai sensi e al sentimento, grato, gradito, caro, accetto, piacevole, amato, grazioso, al superl. == amatissimo, Venus, Hor.: locus, Hor.: loca (campi), Ov.: Antium, Hor.: aera, Hor.: gratus in ore vigor, Ov.: artes, Hor.: gratissima tellus (di Delo), Verg. II) riguardo alla mente, all’animo, 1) oggettiv.: a) grato, gradito, gradevole, caro, amato, agognato, benvenuto, spesso cong. gratus et jucundus, jucundus et gratus, gratus acceptusque, gratus et acceptus, α) di pers.: conviva, Hor.: gratior una tribus, Prop.: comitum gratissime, Ov.: col dat., dea (Egeria) grata Camenis, Ov.: nemori gratissima conjux, Ov.: Hephaestio gratissimus sibi, suo favorito, Val. Max.: con apud e l’acc., se non tam gratum apud regem quam invidiosum esse, Justin.: plur. sost. == gradite compagnie, Suet. Tib. 46. B) di c. inan.: thyma, Hor.: dona mensae secundae, Verg.: grata in vulgus lex, Liv.: gratior it dies, Hor.: gratissima victoria, Cic.: col dat., grata Minervae humus, Ov.: barbaris gratum spectaculum, Curt.: alcjs oratio alci grata est, Cic.: gratior mihi celeritas tua quam ipsa res, Cic.: Ida profugis gratissima Teucris, Verg.: col supino in u, cujus vox auditu illi futura esset gratissima, Val. Max. b) gradito, riconosciuto, ricevuto con gratitudine, degno di riconoscenza, ista veritas, etiam si jucunda non est, mihi tamen grata est, Cic.: quae omnia mihi jucunda, hoc extremum etiam gratum fuit, Cic.: si quod adest, gratum juvat, Hor.: mihi id, quod fecisti, est gratissimum, tu mi hai per tal modo obbligato a grande riconoscenza, Cic.: e così gratum est, coll’infin., Cic.: gratum (gratissimum) mihi est con quod o si, to lo riconosco con (grande) gratitudine, merita (grande) gratitudine, che, ecc. o se, ecc., Cic. ed a.: gratum (gratissimum) alci facere, obbligarsi (grandemente) qualcuno, fare ad alcuno un (gran) piacere, faceres si causā meā, gratum esset, Phaedr.: gratissimum mihi feceris, si curaris, ut, etc., Cic.: quod si eum interfecerit, multis sese nobilibus principibusque populi Romani gratum esse facturum, Caes. 2) soggettiv., grato (contr. ingratus), a) propr.: homo, Cic.: homo omnium gratissimus, Cic.: ille male gratus (ingrato), Ov.: gratus animus, Brut. in Cic. ep.: gratissimus animus, Cic.: grata voluntas, Justin.: memoria (ricordo), Cic.: gratus in o erga alqm, Cic.: adversus alqm, Sen.: voluntas grata in parentes, Cic.: gratissimum munus in defunctos, Tac.: quo in te bene merito grati essent, per i tuoi meriti a lor riguardo, Cic.: sost., gratus, i, m., l’uomo riconoscente, Cic. de legg. 1, 49. b) trasl., grato, riconoscente == produttivo, terrae, Plin. pan. 31, 1.
grăvantĕr, avv. (gravans da gravor), con dispiacere, mal volentieri, reguli Gallorum... haud gravanter ad Poenum venerunt, Liv. 21, 24, 5.
grăvātē, avv. (gravor), con dispiacere, gravosamente, mal volentieri, gravate ille primo, quegli fece prima difficoltà, Cic.: non o haud gravate, senza molti complimenti, senza difficoltà, non mal volentieri, Cic. ed a.
grăvātim, avv. (gravor), con difficoltà, difficilmente, Lucr. 3, 387: haud gravatim, non difficilmente, Liv. 1, 2, 3.
grăvēdĭnōsus, a, um (gravedo), travagliato da gravezza, dolor di capo; Cic. Tusc. 4, 27.
grăvēdo, dĭnis, f. (gravis), gravezza del capo congiunta coll’ostruzione del naso, ecc., gravedine, (mentre destillatio narium == catarro), Cic. ed a. — Forma parall. grăvīdo, Catull. 44, 13.
grăvĕŏlens, entis, I) fortemente odoroso, di odor acuto, centaurea, Verg. ge. 4, 270. II) puzzolente, Avernus, pestifero, Verg. Aen. 6, 201.
grăvesco, ĕre (gravis), I) diventar grave, trasl. == peggiorare, aggravasi, farsi più violento, crescere, gravescit aerumna, Lucr.: gravescit malum, Tac. II) partic., ingravidare, poet., trasl., nemus fetu gravescit, è carico di frutti, Verg. ge. 2, 429.
grăvĭdĭtās, ātis, f. (gravidus), gravidanza, Cic. de nat. deor. 2, 119 (plur.).
l. grăvĭdo, āvi, ātum, āre (gravido), ingravidare, divenir gravida, gravidari ex alqo, Aur. Vict. epit. 14, 8: trasl., terra gravidata seminibus, gravida, fecondata, Cic. de nat. deor. 2, 83.
2. grăvīdo, V. gravedo.
grăvĭdus, a, um (gravis), propr. aggravato, quindi partic., gravida, incinta, di animali == pregno, I) propr.: a) di donne, uxor, Cic.: mulier, Cels.: gravida ex alqo, Ter.: virgo ex eo compressu gravida est facta, Ter. b) di animali femmine, muraena, Hor.: pecus, Verg.: canis partu gravida, Justin. II) trasl., gravido == pieno di, ecc., carico, ricolmo di, ecc., fertile in, ecc., aristae, Verg.: nubes, Ov.: coll’abl., pharetra gravida sagittis, Hor.: gravidae semine terrae, Ov.: gravidus Amathus metallis, Ov.: urbs bellis gravida, Verg.: talia imperils gravida, Verg.
grăvis, e, grave, I) in sè, grave, pesante (contr. levis), 1) propr., a) di c. inan.: α) generic.: onus, Hor.: onus armorum, Caes.: pera, Phaedr.: catena, Ov.: arma, tela, Sen. e Curt.: argentum, massiccio, Sen. β) di terreno, pingue, fertile, Verg. γ) di cibi, pesante, poco digeribile, cibus, Cic.: cena, Plin. ep.. b) di pers.: α) pesante == grande e robusto, Verg. Aen. 5, 447. β) pesante == di grave armatura, agmen, Liv.: e miles, Tac. 2) trasl: a) di suoni, grave, basso (contr. acutus), vox, sonus, Cic.: syllaba, non accentuata, atona (contr. acuta), Quint.: e poet., generic., cupo, profondo, basso, forte, vox, sonus, Ov.: fragor, Ov. b) come dote abituale di ess. viv. e di ogg. inan.: α) grave, importante, rilevante, di gran rilievo (contr. levis), civitas, Sall. fr. e Liv.; epistula, Cic.: causa, Cic.: auctoritas, Cic.: nec umquam fuit apud populum gravior oratio, quam etc., fece tanto impressione sul popolo, Cic.: di pers., vir, Sall. fr. e Liv.: testis, auctor, Cic.: historicus, Nep.: auctoritate graviores, Cic. β) elevaτo, insigne, nobile, maestoso, solenne (contr. levis), plectrum, Ov.: numen, Cic.: specialm. di orazioni e di oratori, genus epistularum severum et grave (contr. familiare et jocosum), Cic.: genus dicendi, oratio, Quint.: carmen, epico (contr. molles versus), Prop.: Aesopus, Hor.: Aeschylus, Quint.: tum graves sumus, tum subtiles, Cic. γ) costante, di carattere fermo, coerente (contr. levis), homo, Cic.: vir, Vell.: ovv. severo, austero, grave, cauto, aspro, rigido, duro (contr. blandus, jucundus), supercilium, Plin. pan.: senatus consultum, Cic.: sententia, Cic.: gravior (Cato) in laudando, Cic. c) come proprietà attiva, α) generic.: difficile, grave, faticoso, duro, gravoso, violento, impetuoso, furioso, acerbo, rigido, aspro, crudele, saldo, compatto, sodo, forte, terribile, malvagio, cattivo, sol, Hor.: aestus, Hor.: frigus, Eutr.: aestas, Verg.: tempestas, Cic.: Africus, Tac.: alapa, Phaedr.: ictus, Hor.: sopor, somnus, Curt.: morbus, Nep.: vulnus, Caes.: bellum, Sall.: pugna, Eutr.: proelium, Nep.: injuriae, Cic.: contumeliae, Hor. e Vell.: poena, Sall.: supplicium, Curt.: inimicitiae. Sall.: graviore verbo uti non libet ovv. nihil gravius dicam, detto con mitezza, Cic.: ne quid gravius in fratrem statueret, Caes.: quod si quid ei a Caesare gravius accidisset, Caes.: di pers., potente, violento, victor, Verg.: acies, Liv.: gravis ictu, con potente, grave colpo. Verg.: e Nereidum numen, fortemente sdegnato, Ov. β) grave, rispetto al valore numerico, alto, elevato, pretium, Sall. fr.: fenus, Suet.: vectigalia, Suet.: quindi costoso, prezioso, supellex, Plin. ep.. d) come qualità che influisce su un dato oggetto, α) sui sensi, grave, molesto, disgustoso, partic. all’odorato, odor caeni gravis, Verg.: elleborus, Verg.: hircus, Hor. β) al corpo, incomodo, molesto, dannoso, nocivo, insalubre, malsano, aureum amiculum, Cic.: locus, Liv.: Minturnae, Ov.: solum caelumque, Tac.: anni tempus, Cic.: autumnus, Caes.: pestilentiā gravis annus, Liv. γ) generic., grave, incomodo, pesante, aspro, duro, insopportabile, molesto, gravoso, dannoso, nocivo, acerbo, aspro, tristo, dolente, nefasto, disastroso, αα) di c. inan.: opus, labores, Verg.: causa (processo), Quint.: fortunae, Caes.: senectus, Cic.: vita, Sall.: mors, Ov.: militia, Hor.: col dat., alci gravis est militia, Curt.: hoc si tibi grave est, Nep.: hic dies nostris longe gravissimus fuit, Caes.: (alci) grave est coll’infin., Ter., Cic. ed a.: in populum Romanum grave est coll’infin., Cic.: grave duxi coll’infin., Cic.: e gravis col supino in u, p. es. haec gravia auditu, Liv.: e n. pl. sost., gravia perpessus, Eutr.: passus graviora, Verg.: graviora minari, più severe pene, Ov. ββ) di pers. fastidioso, molesto, importuno, grave, adversarius, Cic.: accolae, Curt.: col dat., alci odiosus et gravis, Cic.: libertati Graeciae gravis, Liv.: gravis etiam eorum auribus, qui etc., Curt.: con in e l’acc., gravis in rem publicam mater, Tac. II) grave per q.c. == carico, pesante, gravato, aggravato, fornito, coperto di q.c., 1) propr., assol., agmen, Liv.: comitatus, salmeria pesante, Curt.: arbor (carico di frutti), Ov.: comun. coll’abl., miles gravis armis, Liv.: agmen praedā grave, Liv.: graves hostilibus spoliis naves, Liv.: gravis dextera jaculo, Ov.: graves habenae auro, Ov.: barba gravis nimbis, Ov. 2) trasl.: a) gravido, pregno, uterus, Ov. (cfr. gravis maturo pondere venter, Ov.): graves fetae, Verg.: fit gravis, Ov. b) carico, pieno di cibo e bere, briaco, pieno di sonno, graves somno epulisque. Liv.: graves crapulā (contr. sobrii), Curt.: mero ac vigiliis gravis, Curt. c) aggravato da malore fisico, ecc., ammalato, debole, fiacco per q.c., corpus, Hor.: comun. coll’abl., morbo, Verg.: vulnere, Vell.: avide hausto humore, Curt. d) aggravato, carico d’anni, vecchio, attempato, coll’abl., gravis ovv. gravior aetate, Liv.: gravis senectute, Tac.: gravis annis, Verg. e Hor.: gravis jam aetate et corpore, Vell.: jam aetate et viribus erat gravior, Liv.
Grăviscae, ārum, f. e (raro) Grăvisca, ae, f., città dell’Etruria, in luogo malsano e paludoso: dapprima apparteneva al territorio di Tarquinii, poi conquistata e colonizzata dai Romani.
grăvitās, ātis, f. (gravis), I) peso, 1) propr., peso, gravezza, gravità, carico, oneris, Ov.: armorum, Caes.: navium, Caes.: moveri gravitate et pondere (di atomi), Cic.: me mea defendit gravitas, Ov. 2) trasl.: a) come proprietà abituale: α) peso, valore, importanza, influenza, civitatis, Caes.: sententiarum, Cic.: artium, Cic.: accessit judiciis gravitas, Vell. β) dignità, gravità, solennità, elevatezza, maestà (sovente accanto a majestas), augusta, Ov.: regentis, Ov.: oris, Liv.: partic. anche delle orazioni e degli oratori, dicendi, eloquenza che s’impone, Cic.: verborum, Quint.: Sophoclis, Quint. γ) fermezza, costanza, perseveranza, coerenza, inflessibilità di carattere, Caesaris, Cic.: viri, Curt.: imperii, Cic.: in quo gravitas et auctoritas est, Cic.: cum gravitate et constantia vivere, Cic.: e serietà, severità, senno, prudenza, gravità, durezza di modi, Lacedaemoniorum, Nep.: comitate condita gravitas, Cic.: gravitate mixtus lepos, Cic. gravitatis severitatisque personam sustinere, Cic. b) come proprietà che influisce su altre cose: α) carezza, elevatezza del prezzo, annonae, sumptuum, Tac. β) difficoltà, molestia, sensazione molesta, ingrata, spiacevole; odoris, Cic. γ) insalubrità, intemperie, influsso malsano, caeli, Cic.: loci, Liv.: autumni, Sall. fr. II) gravezza, a) gravidanza, meton. == feto, Ov. met. 9, 287. b) gravezza, pesantezza, difficoltà, stanchezza, debolezza, malessere, malore; corporis, Cic.: linguae. Cic. c) debolezza senile, senilis, Ov. met. 7, 478.
grăvĭtĕr, avv. (gravis), a) riguardo al suono, cupamente, gravemente (contr. acute), sonare, Cic. e Verg. b) con importanza, con gravità, de alqo gravissime judicare, avere un’alta opinione di alc., Caes. b. c. 2, 32, 2. c) gravemente, con efficacia, con fuoco; orationem graviter habere et sententiose, Cic.: graviter contionari, Suet. d) con dignità, gravemente, con gravità, utrumque agere, Cic.: tractare illum locum, Cic. e) gravemente, gagliardemente, con forza, con asprezza, con rigore, aspramente, duramente; potentemente, impetuosamente, cadere ovv. concidere, Ov. e Verg.: gravius accĭdere, Caes.: graviter ferire, Verg.: hasta graviter pressa, Verg.: gravius erumpere, Tac.: graviter se vulnerare, Curt.: graviter aegrotare coepisse, Cic.: graviter queri, conqueri, Cic.: gravius in alqm dicere, Ter.: gravius in alqm consulere, Sall.: e graviter angi alqā re, Cic.: e gravissime dolere, Caes. f) malsano, se non graviter habere, non essere gravemente malato, Cic.: graviter jacere, essere gravemente infermo, Plin. ep.. g) mal volentieri, di mal animo, di mala voglia, alqd graviter accipio, fero, mi è molesto, mi dà noia, Cic.: e così gravius alqd tolero, sopporto di mal animo, Tac.
grăvo, āvi, ātum, āre (gravis), I) attivo == render grave, aggravare, caricare, 1) propr.: pennas, Ov.: membra, del feto, Ov.: alqm sarcinis, Tac.: alqm cum veste, Verg.: nodis gravatum robur, nodoso, Verg.: poma gravantia malos, Ov. 2) trasl.: a) rendere q.c. più grave, più triste, più sensibile, più molesto, aggravare, accrescere, aumentare, invidiam matris, Tac.: mala alcjs, Ov.: e alqā re fortunam alcjs, Ov.: injusto fenore gravatum aes alienum, reso gravoso, Tac.: ne obsidio ipsa multitudine gravaretur, Justin. b) aggravare, caricare, opprimere con q.c., anche stancare;, fiaccare, indebolire, α) fisic.: caput (del clima), Liv.: nec me labor iste gravabit, Verg.: quindi gravatus alqā re, aggravato con q.c., pesante, pieno, stanco, fiaccato, sfinito, briaco, gravatus telis, Curt.: vulneribus, Liv.: gravatus cibo vinoque, vino somnoque, Liv.: oculi morte gravati, Ov.: gravata ebrietate mens, mente offuscata dal vino, β) politicamente, moralmente, ecc., officium, quod me gravat, Hor.: gravari injuriis militum, Liv.: gravati longinquā militiā, Justin. II) passiv. gravor, mediale, 1) intr., aver difficoltà, fare di mal animo, sentir molestia, sentir noia, muover difficoltà, scusarsi, ne gravere, Ter.: primum gravari coepit, quod etc., Cic.: ego vero non gravarer, si etc., Cic.: quindi non gravatus, senza far difficoltà, Varr. 2) tr., sentir noia, molestia per q.c. od alc., consedere o ricevere q.c. di mal animo, essere avverso a q.c. o ad alc., non poter tollerare, soffrire q.c. o qualc., essere stanco, annoiato di q.c. o di alc., dominum, Plin. pan.: ampla praetoria, Suet.: aspectum civium, Tac.: spem ac metum juxta, Tac.: con dopp. acc., alqm fratrem (come fr.), Sen. rhet.: e gravor coll’infin., mi dà noia, sento molestia, rifiuto, ricuso, non posso, mi fa male e sim., Cic. ed a.
grĕgālis, e (grex), del gregge, trasl.: a) della stessa compagnia (schiera), solo sost., gregales, ium, m., compagni, camerati, in cattivo senso, complici, compagnoni, Cic.: col genit., Catilinae, Cic. b) appartenente a gran turba, comune, volgare, di c. inan., α) di soldato semplice, gregario; amiculum, Liv.: habitus, Tac. β) trasl., comune, volgare, ordinario, poma, Sen.: tectorium, Sen.
grĕgārĭus, a, um (grex), del gregge, trasl., comune, di soldati, milites, semplice, gregario (in antitesi all’ufficialità), Cic.: eques, Tac.: militia, militare fra i saccomanni, Justin. 22, 1, 8. — Sost., gregarius, ii, m., gregario, soldato semplice, Tac. hist. 2, 75.
grĕgātim, avv. (grex), I) a mandre, in gregge, di animali, Quint. ed a. II) trasl.: a schiere, a truppe, di uomini, Cic. ed a.
grĕmĭum, ĭi, n., grembo, seno, I) propr.: gremio accipere alqm, prendere alc. in grembo, Verg.: in gremio matris sedere, Cic.: figur., abstrahi e gremio patriae, Cic.: soror in fratris gremio consenescit, Cic.: in vestris pono gremiis, pongo nelle vostre mani, Verg.: ad gremium praeceptoris, dinanzi e sotto la guida del maestro, Quint.: poet., sterni gremio telluris, sdraiarsi in grembo alla terra == in terra, Verg. Aen. 3, 509. II) trasl., seno, cuore == l’interno, togae, Flor.: gremium terrae mollire, Cic.: Aetolia, quae medio Graeciae gremio continetur, Cic.: e gremio Italiae raptam (Cremonam), Tac.
gressŭs, ūs, m. (gradior), passo, cammino, l’andare, andatura, gressus delicatus et languidus, Phaedr.: gressum tendere ad moenia, Verg.: gressum recipere, ritornare indietro, Verg.: gressum comprimere, trattenere il passo, Verg.: gressum maturare, Val. Max.: genitoris anxios gressus levare manu, Aur. Vict.: trasl., huc dirige gressum (corso della nave), Verg. Aen. 5, 162.
grĕgis, m., gregge, I) propr., di animali, gregge, branco, mandria, sciame, stormo, dux gregis, del toro, Ov.: grex suillus, ovillus, caprinus, bovillus, antica formola in Liv.: grex elephantorum, Sen.: greges lanigeri, Verg.: greges armentorum reliquique pecoris, Cic.: greges pecorum, Ov. e Sen.: greges nobilissimarum equarum, Cic.: greges cervorum, Justin.: greges ferarum, Curt.: avium grex, Hor.: avium greges, Curt. II) trasl., di uomini, schiera, truppa, turba, folla, a) generic.: torma, circolo, brigata, compagnia, consorteria, cricca, feminarum, servorum, Curt.: hominum honestissimorum, Cic.: me in vestrum gregem recipiatis, Ter.: uno grege profugere, in una schiera == tutti insieme, Curt.: con disprezzo, turba, volgo, indocilis, Hor.: in grege annumeror, Cic.: atque hercle hic de grege illo est, Ter. b) di soldati, schiera, stuolo, grege facto (in fitta e serrata schiera) locum capere, Sall.: venire, Liv. c) di filosofi, setta, scuola, philosophorum, Cic.: Epicuri, Chrysippi, Hor. d) di attori drammatici e contendenti alla corsa nel circo, compagnia, schiera, Comici ed a.: gregem ducere, Suet. — Grex di gen. fem. in Lucr. 2, 663.
grŭis, V. grus.
grūmus, i, m., mucchio di terra, altura, colle, Auct. b. Hisp. 8, 6 e 24, 3.
grundītŭs, ūs, m. (grundio), grugnito, suis, Cic. Tusc. 5, 116.
grundĭo (grunnĭo), īvi o ĭi, ītum, īre, grugnire, del porco, Varr. ed a.
Grūnĭum, ĭi, n., V. Grynia.
grundĭo, V. grundio.
grūs, grŭis, c., gru, Cic, ed a. — Forma parall., grŭis, is, f., Tibull. 1, 8, 7.
Gryllus, i, m. (Γρύλλος), Grillo, figlio di Senofonte, caduto nella battaglia di Mantinea, im cui onore Aristotele compose uno scritto intitolato Γρύλλος, quindi Aristoteles in Gryllo, Quint. 2, 17, 14
Grȳnēus, a, um, V. Grynia.
Grȳnĭa, ae, f. (Γρύνεια), e Grȳnĭum, ĭi, n. (Γρύνιον), antica città forte dell’Eolide (nella Misia), con uno splendido tempio e un famoso oracolo di Apollo, appartenente alla satrapia della Frigia. — Deriv.: Grȳnēus, a, um (Γρύνειος), di Grinio.
gryps, grȳpis, acc. plur. grypas, m.(γρύψ), grifone, uccello favoloso con quattro piedi, Verg., Plin. ed a. Proverb. junguntur jam grypes equis == l’impossibile divien possibile, Verg. ecl. 8, 27. Forma second. grȳpus, i, m. (γρυπός), Mela 2, 1, 1(== 2, § 1); 3, 7, 2 (3, § 62).
Grȳpŏs, i, m. (γρυπός), dal naso aquilino; Gripo, come soprannome, Justin. 39, 1, 9.
gŭbernābĭlis, e (guberno), governabile, sive anima est mundus sive corpus naturā gubernabile, qualcosa di corporeo sotto la direzione della natura, Sen. nat. qu. 3, 29, 2.
gŭbernācŭlum, i, n. (guberno), I) timone della nave, Cic. ed a. II) meton. == governo, direzione, exercitus non habilis gubernaculo, Vell.: comun. plur., gubernacula rei publicae, Cic.: civitatum, Cic.
gŭbernātĭo, ōnis, f. (guberno), I) governo di una nave, Cic. de fin. 3, 24 e 4, 76. II) trasl., governo, amministrazione, maneggio, tantarum rerum, Cic.: consilii, Cic.
gŭbernātŏr, ōris, m. (guberno), I) pilota, Cic. ed a. II) trasl. == reggitore, rettore, guidatore, equorum, Quint.: rei publicae, Cic.
gŭbernātrix, trīcis, f. (gubernator), reggitrice, rettrice, Ter.: civitatum, Cic.
gŭberno, āvi, ātum, āre (κυβερνῶ), I) tenere, reggere il timone; governare, reggere, dirigere, assol., Cic.: ars gubernandi, arte del pilota, di guidare una nave, Quint. Prov., gubernare e terra == stando al sicuro voler guidare chi sta in pericolo, Liv. 44, 22, 14. II) trasl.: a) intr., sedere, stare al timone, governare, per lo più anche figur., in tanta tempestate te gubernare non posse (di tribuni della plebe), Cic.: jam pridem gubernare me taedebat, Cic.: non est loquendum, sed gubernandum, Sen. b) tr.: α) concr., dirigere, iter pedibus, Flor. 3, 5, 16. β) astr. reggere, governare, guidare, dirigere, rem publicam, orbem terrarum, Curt.: motum fortunae, Cic.: ut commodum commune mutuis officiis gubernetur, sia governato, sia cercato, Cic.: quo (bono) vita gubernari possit, Cic.: qui eos (pueros) gubernat animus, Ter.: illa tormenta gubernat dolor, Cic.: haec ratio non gubernat, Cic.: Caesar meis consiliis adhuc gubernatus, Cic.
gŭbernum, i, n. == gubernaculum, plur., in Lucr. 2, 598 e 4, 437.
gŭla, ae, f., gola, I) propr. == gola, esofago, obtorta gula, Cic.: gulam laqueo frangere, strozzare, Sall. II) meton., gola == golosità, ghiottoneria, gula insulsa, Cic.: irritamenta gulae, ghiottornie, delicatezze, Sall.: gulae parens, servo della gola, goloso, ghiottone, Hor. gŭlōsus, a, um (gula), goloso, ghiotto, Sen. nat. qu. 3, 18, 7.
gŭmĭa, ae, m., goloso, ghiottone, Lucil. sat. fr. in Cic. de fin. 2, 24.
gumĭnāsĭum, gumnāsĭum, V. gymnasium.
gurdus, a, um, balordo, stolto, Quint. 1, 5, 57.
gurgĕs, gurgitis, m., I) gorgo, vortice, corrente impetuosa, onda, e generic., profondità, nell’acqua, altus, Verg.: rapidus, Liv.: Rheni fossa gurgitibus illis redundans, Cic.: rapi gurgite, Liv.: hauriri gurgitibus, Liv.: poet., alterno procurrens gurgite pontus, flusso e reflusso, Verg.: fig. vivo gurgite exundat, ribocca per viva e natural facondia (di Cicerone), Quint, 10, 1, 109: poet., di correnti profonde e impetuose, Stygius, Ov.: turbidus (dell’Acheronte), Verg.: gurgitis huius (del Peneo) ima, Verg.: dell’alto mare, del mare procelloso, flutto, gorgo, fiotto, gurges ponti, Cic. poët.: salsus gurges, Lucr.: Carpathius, Verg.: Hiberus, l’Oceano occidentale, Verg. II) trasl., a) di c. inan., pozza, pantano, gorgo, gurges turpitudinis, Val. Max.: libidinum, Cic. b) voragine, fogna di bassi desideri, sentina di vizi, ghiottone, crapulone, divoratore, scialaquatore, dissipatore, qui immensa aliqua vorago est aut gurges vitiorum turpitudinumque omnium, Cic. gurges ac vorago patrimonii, Cic.: parim. assol., quem gurgitem! quam voraginem! Cic.: ille gurges atque helluo, Cic.
1. gurgŭlĭo, ōnis, m., gola, gorguzzulo, Varr. ed a.: gurgulionibus insectis, Cic. fr.
2. gurgŭlĭo, ōnis, m., V. curculio.
gurgustĭum, ĭi, n., piccola e povera abitazione, capanna, taverna, Cic. e Suet.
gustātōrĭum, ĭi, n., vaso pel cibo, piatto, Plin. ep. 5, 6, 37 ed a.
gustātŭs, ūs, m. (gusto), il gustare, meton.: I) senso del gusto, gusto, Cornif. rhet., Cic. ed a.: fig.,, verae laudis gustatum non habere, non avere alcun senso della vera lode, Cic. Phil. 2, 115. II) sapore, gusto di q.c., pomorum, Cic.: (uva) peracerba gustatu, Cic.
gusto, āvi, ātum, āre (gustus), gustare, assaporare, assaggiare, I) propr.: aquam, Cic.: leporem et gallinam, Caes.: nemo gustavit umquam cubans, Cic.: lavabatur, deinde gustabat, mangiava un boccone, Plin. ep. II) trasl., gustare q.c. == sfiorare, delibare, assaporare, physiologiam primis, ut dicitur, labris, Cic. (cfr. 1. labrum): nullam partem sanae rei publicae, Cic.: lucellum, Hor.: Metrodorum, Cic.: studia litterarum sensu, trovar gusto in, ecc., Cic.
gustŭs, ūs, m., il gustare, I) in gen., l’assaggiare, il gustare di q.c., graminis cujusdam, Quint. 5, 8, 1. II) propr., il gustare un cibo per conoscerne il sapore, gusto, A) propr. e trasl.: 1) propr.: gustu explorare cibum, potum alcjs, Tac.: gustu libata potio, devanda assaggiata prima, Tac. 2) trasl., prova, saggio, Plin. ep.: dare alci gustum, Sen. B) meton. == sapor, sapore, gusto di q.c., Quint. ed a.: trasl., sermo prae se ferens in verbis proprium quendam gustum urbis, Quint. 6, 3, 17.
gutta, ae, f., goccia, stilla, I) propr.: guttae imbrium quasi cruentae, Cic.: guttae manantis sanguinis, Curt. II) trasl., guttae, goccie == macchioline della forma di goccie sull’ali delle api, Verg., dei serpenti, delle lucertole, Ov.
guttŭr, ŭris, n., gola, negli uccelli anche gozzo, a) degli uomini, Cels., Sen. ed a.: guttur alcjs frangere, rompere la nuca ad alc., Hor.: fodere guttura cultro, Ov. b) negli animali, suis, Plin.: negli uccelli, come sede della voce, modicos tremulo fundere e gutture cantus, Cic. poët.: liquidum tenui gutture cantat avis, Ov.
guttus, i, m. (gutta), brocca di collo molto stretto, dalla quale i liquidi (olio, aceto, vino) uscivano a goccie; boccale, come brocca da vino sulla tavola del povero, ma però partic. per le libazioni, per versare a goccie il vino nella patera, Hor. sat. 1, 6, 118.
Gy̆ărŏs, i, f. (Γύαρος), una delle Cicladi nell’Egeo, sterile e inospitale; sotto gli imperatori, luogo di relegazione, ora Jura.
Gy̆ēs (Gy̆ās), ae, m. (Γύης), gigante con cento braccia (centimanus).
Gȳgaeus, a, um, V. Gyges.
Gȳgēs, is e ae, m. (Γύγης), Gige, I) favorito di Candaule, re della Lidia, cui uccise e successe nel trono. — Deriv.: Gȳgaeus, a, um (Γυγαίος), di Gige, meton. == lidio, lacus Gygaeum ovv. stagnum Gygaeum (λίμνη Γυγαίν, Hom.), lago presso Sardi, Prop. II) un bel giovanotto di Gnido.
Gy̆lippus, i, m. (Γύλιππος), Gilippo, spartano, duce delle forze spartane nella guerra di Siracusa contro Atene (414 av. Cr.).
gymnăsĭarchus, i, m. (γυμνασίαρχος), capo di una palestra, ginnasiarca, Cic. Verr. 4, 92. Val. Max. 9, 10. ext. 2.
gymnăsĭum (gumnasĭum), ĭi, n. (γυμνάσιον), ginnasio, palestra, piazza pubblica fuori delle città greche, dove fanciulli e uomini nudi si addestravano agli esercizi del corpo (corsa, lotta, ecc.), Cic. de rep. 3, 44. Quint. 2, 8, 3: virgineum (in Sparta), Prop. 3, 14, 2. I Ginnasi erano pure luogo di riunione dei filosofi e dei sofisti (cfr. Academia, Lyceum), Cic. de or. 1, 56 e 2, 21. Liv. 29, 19, 12. Plin. ep. 1, 22, 6: spesso anche luogo di sepoltura di uomini celebri, Sulpic. in Cic. ep. 4, 12, 3. Nep. Timol. 5, 4. Ad imitazione dei ginnasi ateniesi, Academia e Lyceum (V. ivi), Cicerone aveva, nella sua villa di Tusculo, diviso due parti del suo giardino, dando loro lo stesso nome, V. Cic. de div. 1, 8; cfr. Cic. Tusc. 2, 9. — Forma allungata guminasium, Catull. 63, 60.
gymnĭcus, a, um (γυμνικός), ginnico, ginnastico, ludi, Cic.: certamen, Cic.
gynaecēum e gynaecīum i, n. (γυναικείον), la parte interna della casa greca riservata alle donne, gineceo, Ter. e Cic.
gy̆naecōnītis, tĭdis. f. (γυναικωνῖτις) == gynaeceum, Nep. praef. § 7.
Gyndēs, is, m. (Γύνδης), Ginda, fiume della parte meridionale dell’Assiria, che sbocca nel Tigri. Da Ciro, che nella sua spedizione contro Babilonia vi perdette nel traversarlo uno dei suoi bianchi cavalli, diviso in 360 canali, quanti sono i giorni dell’anno Persiano; ora Kerah-Su. gypso, āvi, ātum, āre (gypsum), segnare col gesso, ingessare, vas, lagoenam, Col. Partic. gypsatus, a, um, segnato con gesso, pes == piede di schiavo, perchè i piedi dei prigionieri che dovevano vendersi come schiavi erano segnati di gesso, Tibull. e Ov.: gypsatissimis manibus, con mani coperte di gesso, bianche di gesso, come dovevano avere gli attori che sostenevano la parte di donna, Cic. ep. 7, 6, 1.
gypsum, i, n. (γύψος), gesso, Sen. ed a.
gȳrus, i, m (γῦρος), giro che si fa voltandosi, nel correre, nel volare, ecc. a) generic.: in gyrum (in giro) euripo addito, Suet.: gyrum trahere, repiegarsi in giro, avvolgersi == sinuare terga (di serpenti), Verg.: gyros per aëra ducere (di uccelli), Ov.: flectitur in gyrum (miluus), Ov. b) del cavallo, giro, volta, gyros dare, far volteggiare, caracollare, maneggiare un cavallo, Verg.: in gyros ire ovv. gyrum carpere, volgersi, correre in giro (di cavalli), Ov. e Verg.: parim. variare gyros, Tac.: meton., gyrum pulsare equo, maneggiare il cavallo sulla strada (nel giro), farlo caracollare, Prop. 4, 14, 11: fig., in gyrum rationis et doctrinae duci, ridursi alla legge, alla disciplina della ragione e del sapere, Cic.: ex ingenti quodam oratorem immensoque campo in exiguum gyrum (stretto campo) compellere, Cic.: angustissimo gyro ingeniorum impetus refringere, frenare e raffrenare in istretto campo l’ardore eccessivo della mente, Plin. ep.. c) poet. del tempo, angustissimum habet dies gyrum, Sen.: bruma nivalem interiore diem gyro trahit, Hor.: simili gyro, dopo un ugual periodo di tempo, Phaedr.
Gythēum e -īum, i, n. (Γύθειον), ovv. Gythĭum, ĭi, n. (Γύθιον), città e porto sulla costa orientale del sinus laconicus, arsenale di Sparta; ora Paleopolis.
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