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Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/168

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Occhio: dee curarsi con somma diligenza|||
Se ben son due gli occhi, non veggon raddoppiato l’oggetto; e perchè|||
Occhi delle Forcidi che si prestavano|||
Occhio e scettro, simbolo degli Egiziani per esprimer l’idea d’un Re|||
Omero: sue lodi|||
Orazio: ripreso d’aver’introdotta nella lingua latina la Poesia lirica, come si difendesse|||
Orazione o Discorso: vedi Discorso.
Ordine: quanto importante al Discorso|||
Origene, e sua rovina|||
Oriuolo: biasimato da un Parasito|||
Oscurità nel comporre: biasimata|||
Due cagioni di essa|||
Rimedio|||
Oscurita dell’ingegno di chi non intende|||
Ovidio: nato Poeta, spese in darno il tempo e lo studio per farsi Oratore|||
Ozio: abominato da gli Spartani|||
Ozio di chi vive in patria|||
Oziosi: non vivono veramente|||
Ozioso, come schernito da’ suoi conoscenti|||

P

Padri: vedi Figliuoli.
Paolo Emilio: sua arte nell’imbandir conviti|||
Paradiso: vedi Cieli.
Passioni: debbono moderarsi, non isvellersi|||
Patria: sua lontananza: vedi Esilio.
Amor’eccessivo, e stima di essa|||
Pazzia dolce d’un Greco, al quale parea trovarsi in un teatro|||
Pazzo, che, per non esser veduto dalle Pulci, spegne il lume|||
Pecore: seguaci, perchè timide|||
Perillo: ripreso per aver formato il Toro di bronzo|||
Pigrizia; animale deil’Indie lentissimo|||
Pittori: perchè alle lor’opere sottoscrivano il Faciebat|||
Pitture antiche: imperfette, pit belle che se fossero finite da altri pennelli|||
Platone: applicato alla pittura, non vi riesce|||
Come chiamato da Tertulliano|||
È condotto da Dionigi nel suo carro|||