Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/383

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nota 377


lacuna non mai segnalata, II 24928 «si fosse Natan potuto» (da G, accolto dalla vulg.); II 589 «il vide», II 8233 «nol» (solamente non in L, ma nollo in D e non lo in G, nol la vulg.), II 2567 «ordine postole» (da D, ed anche G), II 25913 «tenuto l’ho»1; II 4423 «el pare» (cfr. due righe prima la stessa espressione);

della negazione — II 25828 « d’amarla», II 26910 «non si voleva», lacune non avvertite da altri (la seconda è tale, che, non supplita, volge la frase al senso contrario!);

della preposizione — II 2523 «de’ Carisendi» (cfr. II 25111); II 23836 «con costui» (mancanza non avvertita da altri, che sposta il sogg. di «disse» facendo apparire come tale non piú messer Ruggeri ma il famigliare del re, e ciò non può essere perché è il primo quel che parla mentre l’altro sta solo attento alle parole del compagno, cfr. 2394); I 107 «inverso», da B1, II 25617 «infino», II 2647 «ingiú» (da D, ed anche in G);

della congiunzione — I 51 «o pescare» e 103 «o per operazion», da B1; II 7527 «quello che per avventura» (corr. su G, e cfr. subito dopo «quello che loro era diletto»), II 7630 «avvenne.... che egli» (che indispensabile alla sintassi), II 8621 «abbi di certo che» (c. s.), II 2576 «priegoti che.... che» (da G il secondo che passò nella vulg.), II 2686 «se diremo che» (da G); I 1013 «ed in altre guise» e 1021 «ed altre» e 1031 «e cosí», da B12, II 556 «e veggendo» (la sua assenza rende durissimo il costrutto), II 608 «ed alcuna quiete», II 7486 «e cosí» (anche qui il costrutto, non bene inteso nella vulg., come mostra l’interpunzione, esige la e), II 2704 «e cosí», II 27615 «e niun di loro»;

dell’interiezione — II 23128 «Deh! bestia» (da D, ed anche in G).


Mutamenti. — Li raggruppo secondo l’ordine seguito per quelli del testo B, ma qui, dato il loro minor numero, con maggior costipamento nelle diverse categorie principali:

da scambio di lettere simili o errata risoluzione di segni di compendio: I 418 «fia» (sia, corr. in G, d’onde nella vulg.), II 4724 «Scrignario» (Strignario in D e G, Sirignario in L e nella vulg.: la somiglianza tra i e t, e t e c resp., generò l’errore3); II 6616 «el mi darebbe» (in luogo
  1. Il Fanf. segnalò la mancanza (II, p. 361, n. 5), ma senza eseguire l’emendamento; non avvertí invece nemmeno il difetto di il in II 58.
  2. Nel primo caso la vulg. ristabilí la copula.
  3. Due donne di questa famiglia Scrignara di Napoli, elencata tra le feudali giá nel secolo XIII, son nominate nella Caccia di Diana boccaccesca; anche qui il casato si deformò nelle stampe (Strignan, Strignani) ma fu ristabilito nella mia edizione torinese del 1914 (p. 5, n. 2). Cfr. poi Torraca, G. Bocc. a Napoli, Napoli, 1915 (estr. dall’Arch. stor. per le prov. napol. del 1914), p. 157.