Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana - Vol. I/Documenti

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Capitolo VII

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DOCUMENTI






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Documento N. I.

POLIZIA GENERALE DELLA CITTÀ E PROVINCIA DI BOLOGNA.

l’aggiunto di s. e. r. monsignor delegato apostolico.


Al signor avvocato Casoni.

Premendomi di avere sott’occhio le lettere ultimamente a Lei dirette dall’avvocato Pellegrino Rossi, la invito a recarmele subito in persona; ed ho il piacere di salutarla distintamente.

Li 17 settembre 1845.

G. Greppi.


Documento N. II.

LA DELEGAZIONE GOVERNATIVA DEL RENO DIPARTIMENTALE.

N. 392.

Bologna, li 23 ottobre 1845.

Al signor avvocato Casoni.

Consta al Governo, che il signor avvocato Rossi, all’atto della sua partenza da Bologna, le consegnò vari affari e Carte, e fra questi poi un Pacco grande sigillato in presenza di molte persone. Per precisissimo dovere di Ufficio io ho dovuto fare Rapporto a S. E. il signor Governatore Civile e Militare da cui mi è ordinato di scriverle e le (illeggibile) colla denunzia fedele degli effetti; Ella passi (parole illeggibili) alla lodata Eccellenza, sotto la più stretta sua responsabilità e sotto le pene (illeggibile) dal proclama oggi pubblicato sopra l’obbligo di denunziare le Cose, armi ed effetti degl’Emigrati e sotto altre pene ad arbitrio da applicarsi immediatamente a nome di S. E. suddetta. Nel parteciparle il Comando dell’E. Sua, le ricordo che in caso di innobedienza grandi mali ne susseguono e che rimane abbandonato al rigore della militare punizione.

G. B. Gamberini.


NB. — Le parole in corsivo sono di difficile interpretazione stante la brutta calligrafia con cui è scritta la lettera.

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Documento N. III.

N. 1329.

(Copia di un Memoriale mandato agli Ecc.mi e Rev.mi Cardinali del Conclave).


Padri, e Principi Eminentissimi,

Prima di eleggere il Successore di Leone XII, e il nuovo Sovrano dello Stato Pontificio, piacciavi di ascoltare alcune voci di verità e di querela, che a voi arbitri di presente della loro sorte, porgono i Sudditi di questo Stato infelice. Al Trono assoluto di un solo, la verità non giunge senza pericolo; ma al vostro Augusto Consesso, che al Trono medesimo può dar legge, dee giungere accetta non che sicura.

È inutile andarvi enumerando i bisogni, ed i mali in che gemiamo da molti anni. E a chi non son noti? Non ci è permesso di consegnarli alla memoria della stampa, ma non pertanto sono meno palesi. Risuonano nei discorsi d’ognuno, e più parlano eloquentemente in quell’aspetto di tristezza, e di invilimento che è in tutti. Giudizi regolati non da leggi, ma da tradizioni civili, che per la loro molteplicità ed incertezza, sono più adatte, a produrli che a regolarli, mentre una procedura enormemente dispendiosa li paralizza; delitti senza un Codice, che li prevenga e li punisca: non diritti di Cittadino, o non sicuri: finanza senza ordinamento di politica economica: le fonti del Commercio inaridite: l’industria, non che aiutata, intercettata: niuna istruzione pubblica, e certo non quale agli usi della società si converrebbe. Quindi un crescer continuo di bisogni, ed il non saper di che soccorrerli: un temer sempre del peggio e un disperar d’ogni bene: uno sfinimento universale, una miseria estrema. E tanto lieta potrebbe essere questa bella parte d’Italia commessa a Governo de’ Romani Pontefici! Terre abbondevoli di ogni util prodotto, due Mari che la circondano, tanti fiumi che la irrigano, popoli di svegliato ingegno, ad ogni buona disciplina pieghevoli, ubbidientissimi. Più volte si è pensato di recare rimedio ai nostri mali: abbiamo per certo, che niuno v’ha fra voi, il quale non arda in cuore di tal desiderio. Ma un solo può essere il rimedio efficace e principale di tutti. Stabilire delle leggi universali ed organiche, che siano come fondamento del Pontificio Governo. Queste, o Padri, implora lo Stato da voi, e queste voi stabilite, e quindi imponetele a quello che dal vostro ceto eleggerete a salire sulla Sede Vacante. Abbia una volta lo Stato Pontificio quello di che non mancano mal appena gli Stati più lontani di civiltà; quello che, per la sua natura di elettivo, più facilmente di ogni altro potrebbe avere. Questo è il rimedio ai mali che ne affliggono.

Tolto per tali costituzioni l’arbitrio illimitato nella fonte stessa del potere, sarà tolta eziandio nelle sue emanazioni inferiori. Senza questo nome di pubblico correggimento, che speranza si può avere di un Principe buono, costantemente buono? Sia che abbia l’animo di esser tale; ma saprà esserlo?

Ogni Pontificato fu fecondo di desiderii e di progetti, ma quale di vera felicità? Non basta portare sul Trono un cuore acceso del bene pubblico, è duopo anche una mente che conosca i mezzi per procacciarlo, e questi doni di un’alta mente, di un cuore grande, raro unisce natura in un sol uomo.

[p. 375 modifica]Ma poniamo di tanto anche ne fosse la Provvidenza benigna, di darne uno nella difficile unione delle due qualità perfetto. Sarebbe egli perpetuo, come perpetuo ne è il bisogno? I Traiani e gli Antonini sono assai rari nella storia dei Regnanti ed in tanti secoli e in tanto numero di Regni, appena t’incontri in un altro nome che suoni ai posteri con egual fama ed amore. Ma prima e dopo quei sommi, che lunga serie, ed oh lagrimevole per le Nazioni! Finchè ciò non si faccia, che è ai Sudditi il mancare di un Pontefice, ed il succeder di un altro? Agli stolti può esser cagione di stolta gioia e di brevi speranze, ma a chi vede ed estima le cose come sono non vi è ragione di allegrezza, ma di rammarico, prevedendo il futuro dal passato: un distinguere quello che fu, senza sostituire quello che dovrebbe essere: un sorgere di consigliatori, e di favoriti novelli ove erano gli antichi; un mutar di nomi; un migliorar di condizioni non mai.

E chi di voi, o Integerrimi, eletto al Governo nostro disdegnerebbe tali norme al Potere? Chi anzi non le abbraccierebbe lieto, essendo aiutato, e sicuro por esse nell’operar bene, ritenuto, ed avvertito a quel ch’egli medesimo provvide dianzi cogli altri al pubblico bene?

È un piacere (ha detto uno dei regnanti attuali di Europa) che dovrebbero provar tutti i Sovrani, l’esser certo per queste sanzioni di non errare nella difficile impresa del bene dei propri sudditi.

Quali poi dovrebbero essere queste leggi organiche, chi può dirlo? Voi nella vostra sapienza e nel vostro zelo, saprete trovarle. Pure la esperienza maestra di tutte le cose, pare ve ne tracci la via. Vedeste il Pontificato di Pio VII certo non tutto infelice; ma in gran parte, e massime dopo quel suo glorioso ritorno alla Santa Sede, dare utili provvedimenti e convenevoli ai tempi. Vedeste su questo Stato, che dalla comune rovina sorgeva a novella vita, spuntar come l’alba di nuove leggi e di nuovi costumi, quale l’onnipotente vicenda dei rivolgimenti avvenuti esigeva, ed i popoli sentir contenti i primi effetti di un saggio Governo, che alla natura dei tempi seconda, e aprir l’animo a speranze migliori. Che se di quelle Costituzioni non avemmo quanto se ne poteva avere di bene, fu o perchè niente al suo nascimento è perfetto, o forse anche perchè in quella ebbe luogo un arbitrio che le deformava, e le derogava a sua posta, rompendo così quel bene, che in promulgandole si proponeva. Vedeste il Pontificato del successore di Pio VII, e nel concetto proposito, di distor quel ch’era fatto, e di tenere nel reggimento dei popoli altro fine ed altro modo, vedeste il nostro danno; ed oggi udite quali parole di motteggio e di scherno accompagnino al sepolcro la memoria di chi a quel Pontificato diè il nome, parole veramente vane, ed indecenti, ma certa prova che l’opinione pubblica non si calpesta mai impunemente.

Seguite dunque, o Saggi, quella via che ne addita l’esperienza; gittate le fondamento del Pontificio Governo sull’orme dell’immortale Pio VII, decretate che lo spirito dello sue istituzioni si siegua, quelle poi correggendo, meglio ordinando e componendo il sistema con quella prudenza che sola dal consiglio di un intero Senato può derivare. Costruite l’edifizio, che le forze di un solo non giungono a perfezionare. Compite quest’opera grande, adempite il voto dei popoli, fate quello che il secolo presente domanda, e domanderanno vie più gli avvenire, rendete l’interregno fra Leone XII ed il suo successore più famoso di quanti Pontificati mai furono e saranno.

[p. 376 modifica]E un’altra preghiera pure ascoltate, o Generosi; taccia nei vostri petti ogni affetto privato, e solo quello del pubblico bene vi muova. Eleggete presto il Pontefice, non possiamo in tanti bisogni star senza di lui lungamente. Eleggetelo che abbia con voi comune la patria, sicchè si commuova ai nostri mali e voglia curarli. Eleggetelo non stanco dagli anni, sicchè possa aver cura d’altrui, e basti ad operar quel che giova. Stia la vecchiezza al consiglio tardo e grave: ma alle sollecitudini ed alla operosità del comando appena è che regga l’età matura.

Che è quanto, ecc.

Questi tre documenti esistono, come dissi, nel Museo del Risorgimento italiano presso il Comune di Bologna, nella casella: Rossi Pellegrino.


Documento N. IV.1

N. 230.


Signor Ministro,

Mi affretto rispondere al foglio dell’E. V., n.??? in data di ieri. I movimenti delle truppe procedono in seguito di ordinanze ministeriali. La 1a legione romana non essendo un corpo franco, ma appartenendo alla Civica mobilizzata, essendo con questo carattere partita da Roma la prima volta; così, benchè animata da immenso ardore di marciare alla difesa delle provincie, pure desidera che le vengano trasmessi ordini positivi in proposito, nè vuole contro ogni buona disciplina assumere a sè nessuna responsabilità. Il ministro ordini di marciare o di rimanere, ed essa sarà prontissima alle sue volontà. Nell’un caso o nell’altro chiede di essere subitamente armata e fornita di tutto l’occorrente a seconda del fabisogno comunicato al ministro della guerra da molto tempo; poichè anche quando dovesse suo malgrado rimanersi in Roma, vuole rimanervi in legione, considerandosi come Civica mobile, in circostanza di partire da un momento all’altro, offerendosi di più al servizio di piazza con la linea.

Ma le torno a ripetere quello che le ho detto in voce più volte, che la legione desidera di partire, e tanto più lo desidera in quanto che le è grato di tradurre in atto quei principi di patriottismo che altra volta ha già messo alla prova di là dal Po.

Questo ripeto a nome della legione, mentre ho l’onore di confermarmi

Dell’E. V.
Roma, 22 agosto 1848.

Devot.mo servitore
Il comandante la 1ª legione romana
Colonnello Galletti.


Al signor Ministro delle armi.


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Documento N. V.2

N. 5309 — 13 settembre 1848.

AL COLONNELLO GALLETTI

comandante la prima legione romana.


Il sottoscritto comandante interino della guardia civica si trova nella necessità di pregarla a voler trasmettere a questo Comando generale uno stato esatto da cui appariscano i militi i quali, dopo tornati colla legione mobilizzata, non si iscrissero onde far parte della medesima per la seconda partenza; come pure una nota di quelli che hanno rinnovato l’arruolamento, e sono pronti a partire colla legione.

Lo scrivente fa istanza che la sua domanda sia con tutta sollecitudine appagata, e con piena stima si protesta

Di lei, signor colonnello,

Il Comandante Generale
(Minuta senza firma)3.



Documento N. VI.4

N. 5309 — 15 settembre 1848.

COMANDO DELLA PRIMA LEGIONE ROMANA.

N. 370.


Dal Quartiere del Gesù, li 14 settembre 1848.


Eccellenza,

Era già convenuto il sottoscritto col generale Aldobrandini di rimettere a codesto Comando generale della guardia civica le note che l’Eccellenza Vostra richiede nel suo foglio 5309. Però non tutti quelli già legionari e civici che si sono nuovamente iscritti nei ruoli della legione mostrano una volontà determinata a mantenere la obbligazione contratta colla lor firma. Quindi, a non duplicar le note, ora che la partenza della legione è imminente, il sottoscritto prega l’E. V. a tenere per fermo che tosto uscita la legione di Roma, il che avverrà fra tre o quattro dì, cotesto Comando civico avrà nota precisa sì de’ legionari e sì de’ nuovi civici che non si sono presentati alla partenza, acciò non eludano almeno il dover loro nei battaglioni stabili cui appartengono, unendovi anche la nota dei partiti.

Creda che lo scrivente è lieto ed onorato di protestarsi con rispettosa stima

Dev.mo servitore
Colonnello Galletti.


S. E. il general Massimo
Comandante interino della guardia civica, Roma.


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Documento N. VII5

N. 17811 — 28 settembre 1848.

COMANDO DELLA PRIMA LEGIONE ROMANA.

N. 293.

Titolo. — Relazione intorno i fucili di alcuni legionari.


Eccellenza,

A seconda di quanto V. E. mi ingiunse, mi sto occupando della redazione delle note dei nuovi civici, non che degl’antichi legionari partiti, che non solo dovranno servire di norma ai rispettivi capi di battaglione, ma assoggetteranno ancora i rimasti al servizio civico, se mai volessero eluderlo.

Il ritardo della trasmissione di esse note converrà che l’E. V. l’apponga non alla mia volontà, ma alla difficoltà delle marcie.

Intanto mi affretto a darle qui unito discarico di quei civici che hanno ricevuto due volte il fucile, e ciò per sua norma.

Ad Acqua Traversa si presentò un tamburo civico evaso da Cimarra per arruolarsi, ma fu respinto come di dovere.

La legione prosegue le sue marcie regolarmente, e questa mattina è partita alla volta di Narni, nonostante la pioggia che ne imperversa.

Ho l’onore di protestarmi

Di V. E.

Devotissimo servo
Il comandante la Legione, col. Galletti



A S. E. il sig. Duca D. Mario Massimo
Generale della Civica di Roma.




Documento N. VIII6

COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA CIVICA.


Roma, li 23 ottobre 1848.

Circa le ore 5 e 1/2 pomeridiane i militi Giovanni Chesili della 2a compagnia e Filippo Casanova della 1a compagnia, del 1° battaglione, hanno condotto al quartiere del 10° battaglione l’ebreo Angelo Moscati, di professione acquarolo, dimorante in via delle Azimelle, n. 18, ed il cristiano Sante Poncetti, dimorante in via del Boschetto, n. 12, per rissa fra loro, e per aver il Moscati con un coltello, che gli venne tolto dal caporale Pietro Bertini, della 5a compagnia del 6° battaglione, ferito il Poncetti ed il milite Benedetto Sinestrari del 10° battaglione. I testimoni furono l’ebreo Samuele Vinegiano, abitante in via Rua, n. 67, il milite Angelo Marchesi [p. 379 modifica]del 10° battaglione, e Romolo Durante, del 13° battaglione. Il Moscati per essere ferito nella testa è stato condotto all’ospedale della Consolazione, ed il coltello con l’analogo rapporto è stato rimesso alla Piazza.

Il tenente colonnello aggiunto
Cleter.




Documento N. IX7

13° BATTAGLIONE CIVICO - 4° COMPAGNIA.

Ai Rapporti straord. del giorno, N. 368.


Dall’officio di Compagnia, 28 ottobre 1848.
Eccellenza,

Nella sera di lunedì, 23 ottobre 1848, giuntomi appena a cognizione che una moltitudine di militi di ogni battaglione civico, unitamente ad una popolazione mista, erasi sollevata contro il popolo ebraico a mano armata, e minacciavane la distruzione, affrettavami a tutta possa onde procurarne la calma, per cui chiamati meco i miei fidi, signori Bartolomeo Cuccomos, sergente maggiore, e Luciano Durante, sergente foriere, ambi della 4a compagnia di cotesto battaglione, ai quali si aggiunsero i signori Ferdinando Trabalza, tenente della 6a, e Pietro Virgilii, sottotenente della 3a, quali tutti risoluti proponevano esporsi ad ogni cimento onde rendere il buon ordine, la pace e la tranquillità pubblica, siccome è dovere di ogni milite e santa civica istituzione. Con tale fermo proponimento giunti tutti sul luogo dell’insurrezione, ed introdottisi fra colpi di armi sguainate, ci lanciammo nella mischia, e fra grossi bastoni, selciate ed altro che piombava nella pubblica strada, ove noi eravamo (laonde da una selciata pur anco io venni colpito in un piede), insinuammo la pace, la tranquillità, la quiete all’ordine pubblico, proponimento giurato nella fondazione della guardia civica, allontanavamo così il popolo riunito e persuadevamo a non contaminare lo splendore delle comuni bandiere, ed evitando pur anco un probabile saccheggio, che i predatori al popolo misti minacciavano (alcuni persino muniti di saccoccie), aizzando in sospettoso contegno i stessi militi che ivi si trovavano. Dopo non poca fatica, però, riuscimmo finalmente a ritirare tutti i militi del nostro battaglione, fra i quali un popolano istigatore, cui nel fatto originario fu dagli ebrei ferito il proprio germano. Fra le nostre consolazioni però dovessimo rimarcare lo scandaloso contegno dei militi Fasi Vincenzo, comune della 5a, e Starna Nazzareno, caporale della 2a compagnia di cotesto battaglione, che ad onta di restar soli istigatori pure non vollero desistere alle nostre più vive preghiere, imprecandoci pur anco con termini impropri ed incivili, ed allorquando con fatiche riuscivaci raccogliere una quantità di militi, e calmare i punti più clamorosi, allora ci trattavano da carogne e da vili, dicendo che assolutamente bisognava difendere l’uniforme ed incendiare il Ghetto.

[p. 380 modifica]A tali proposizioni allora tutti quei che avevamo calmati riaccendevansi ed accorrevano al tumulto, abbandonandosi fra la mischia con grida mentre noi acclamavamo la pace e la tranquillità; ma noi sempreppiù costanti insistevamo e riuscimmo finalmente all’intento, abbandonando i due militi suddetti nel luogo del tumulto, ed asportando con noi, oltre tutti quasi i militi a noi appartenenti, con essi puranco trascinammo via una moltitudine di borgesi, che a noi uniti si dileguarono nelle diverse contrade, ed i militi surriferiti unitamente agli altri furono da noi condotti avanti l’egregio nostro signor maggiore Vincenzo Cortesi al quartiere, quale, applaudendo il nostro operato, congedolli dopo breve esortazione di tranquillità e d’ordine.

Reputo pertanto mio preciso dovere dar parte dell’accaduto all’Eccellenza Vostra, tanto onde impegnarsi per encomiare il merito de’ bravi officiali e sottufficiali che meco si recarono valorosamente alla bella operazione, e la condegna punizione pure degli altri due militi insubordinati.

Fondato nella retta intenzione dell’Eccellenza Vostra per il buon andamento del battaglione, non oso dubitare che vorrà in tale occasione addimostrare la massima energia nell’amministrare la giustizia, e con tutto il dovuto rispetto e subordinazione mi ripeto

Di Vostra Eccellenza
Dall’officio di compagnia, 28 ottobre 1848.

Umil.mo e dev.mo servo
Ferdinando Lefevre, capitano.


A S. E. il Comandante generale della guardia civica.



Documento N. X.8

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 3° - COMPAGNIA 4ª E 5ª.

Guardia montata dal 23 al 24 ottobre 1848.


Sottotenenti 1
Sergenti 1
Caporali 3
Tamburro 1
Comuni 21
Totale 27


Rapporto.


Dietro ordine di S. E. il signor Generale di brigata furono inviate due forti pattuglie al Ghetto, la prima delle quali sortì alle ore 8 3/4 e la seconda alle ore 9 1/2, le quali poi si sono unite in distaccamento sotto il comando del signor tenente Regnoli, o si sono riportate in quartiere alle ore 12 1/2 circa. Dal rapporto accluso del signor capitano aiutante maggiore si rileva l’accaduto.

Il capo posto
Tenente Valerio Pagani.



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Documento N. XI.9

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 8°.

Posto S. Luigi de’ Francesi.

Rapporto.

Guardia montata dal 23 al 24 ottobre 1848.


Si dà parte ha (sic) questo Comando generale che dietro al rapporto di glieri (sic) sera di cui accennava l’invio di una pattuglia verso il Ghetto, successivamente ne furono mandate altre quattro, che rientrarono alle ore 9 1/2 in quartiere. Interpellato si rileva di aver cooperato a sedare delle adunanze.

Il sergente di guardia
Pierantoni Filippo.



Documento N. XII.10

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 10°

Posto Campitelli.

Addì 23 del mese di ottobre 1848, ore 8 pom.


Udito il rumore come di vetri rotti che crollavano dalle finestre israelite dalla parte di Pescheria, che conduce a ponte Quattro Capi, e precisamente ove si atterrò il muro, approssimatosi sottoscritto vi rinvenne un tale che raccoglieva delle mattonelle in un deposito ivi prossimo, il quale, rinvenuto in tale atto ed arrestato, venne condotto in quartiere, ed interrogato disse di chiamarsi Giacomo Andreoli, di professione vespillone, ed avendolo fatto perquisire non si rinvenne altro che un bastone portato in mano.

In quanto al secondo, Moisè Servadi, isdraelita, lo condussero altri due civici del medesimo battaglione in questo quartiere, asserendo che il suddetto aveva posto una forchetta tra le pietre di Pescheria, e perquisito si rinvennero indosso una boccetta di odore, che disse servirsene per le convulsioni.

In quanto ai testimoni nella confusione si perdettero e non furono potuti più rinvenire.

I. Valeriani, sergente maggiore.


Visto dal capo posto di guardia straordinaria

Capitano P. Monti. [p. 382 modifica]

Documento N. XIII.11

COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA CIVICA.


Roma, li 24 ottobre 1848.


Circa le ore 10 ½ da una delle pattuglie straordinarie del 3° battaglione, spedita nel Ghetto, nella via della Fiumara si rinvenne un isdraellita di nome Giuseppe Pontecorvo, che da un milite civico era stato con la daga ferito in una mano ed in una coscia. Condotto alla sua abitazione, posta nella detta via, n. 52, fu medicato dal milite Agabito Fioretti, di professione chirurgo, dimorante in via della Scrofa, n. 16.

Dal granattiere Giuseppe Ronzi, della 1a compagnia, e dal milite Antonio Fabrizi, del 5° battaglione, coadiuvati dai militi Vincenzo Badaloni e Giuseppe Titoli, del 9° battaglione, è stato arrestato e portato al posto del 6° battaglione l’individuo Enrico Fabrizi, di professione falegname in via de’ Sediari alla Regola, n. 4, come delatore di un ferro lungo circa un palmo e ritorto alla punta, il quale gli era stato tolto da Antonio Mignoli, calzolaio, dimorante in via de’ Leutari, n. 21, presente Baldassarre Fabrizi, commerciante, dimorante al Pellegrino, n. 179. Il ferro è stato rimesso alla Piazza, ove è stato tradotto l’arrestato.

Circa le oro 8 pom. dal sergente maggiore Ignazio Valeriani è stato arrestato, e condotto al posto del 10° battaglione, l’individuo Giacomo Andreoli, di professione vespillone, sorpreso mentre con dei sassi rompeva i vetri delle case del Ghetto in via della Pescheria, presso ponte Quattro Capi. Non era delatore che di un bastone.

Circa la stessa ora due militi hanno condotto al posto suddetto l’isdraellita Moisè Servadi, asserendo di averlo arrestato mentre poneva una forchetta fra le pietre di Pescheria. Non gli si è rinvenuta che una boccetta d’odori. Tanto l’Andreoli che il Servadi furono tradotti alla Piazza.

Il tenente colonnello aggiunto
Cleter.



Documento N. XIV.12

N. 3799 — 23 ottobre 1848

ALLI COMANDANTI DEL 1°, 7°, 10° e 13° BATTAGLIONE.


È urgentissimo ch’ella si porti all’istante dal comandante interino signor Generale Massimo, reperibile al Comando generale civico o al Ministero delle armi, dovendogli parlare di cose premurose.

Il tenente colonnello aggiunto
Cleter.


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Documento N. XV.13

Il Ghetto ha dolor di corpo.


Ma se la vogliono! Non c’è che dire: santissimo è quel proverbio che suona: Quando la pancia è piena, crepa. Gli ebrei in Roma stavano come cani, la loro voce era cholera, il dritto per essi ora non esisteva, chiedevano di essere fatti uomini o fratelli agli uomini, ma indarno, perchè la società sapeva che il lupo cambia il pelo e non il vizio. Comparve quell’anima angelica di Pio IX, e li sciolse come i can feroci dalla catena e li chiamò figli... ma che figli? Nemmeno figliastri. Seguitarono ad essere sempre i soliti giudii, come lo saranno sempre, nè possono variare per ragion di fede. Ieri l’altro due israeliti si malmenavano per loro questione. Un (sic) guardia civica si diede, con spirito di carità, a disunirli e comporli a pace, ma che vuoi pace? Quei due bricconi si unirono e straziarono quel povero civico. La cosa si fece generale, e ci fu azione e reazione. Nei mezzi però si conobbe odio indegno e rabbia infame contro il nome cristiano. La notte sono stati tirati dieci colpi di fucile, si è scagliata dalla finestra pioggia di sassi, e si è tirata acqua ed olio bollente, ferri da stirare e simili. Tutti i corpi della capitale sotto le armi, e di servizio ai signori ebrei. O vedi! tanti soldati per guardare quattro cani! Il macellaro Ebreo che vendeva carne di bufala in piazza Navona, perchè era ebreo è andato per aria con tutte le corna che teneva in bottega, tutto è stato distribuito ai poveri, ed egli domani prende una purga. I guai sono grossi, ma se li meritano. Dicono che la loro religione è nemica del sangue? Barabaù, e che nemica. Sgrassano i poveri Cristiani come gli agnelli. Se ti prestano uno scudo, ne rivogliono cinque o sei; se gli vendi qualche cosa, te la pagano il decimo; e ridono sempre del pianto degl’infelici. Non si lamentino dunque se hanno di tanto in tanto questa sorte di nespole. Mutino registro, qualunque sia la loro credenza, non sieno i nemici degli uomini, o gli uomini li tratteranno sempre da cani barboni e mastini, e daranno loro di cotali serviziali da fargli andare netta, netta l’anima. S’incomincia a dir davvero, e non vi arrendete? La fune e il sapone costano poco. Domani il resto.


Documento N. XVI.14

Roma, li 24 ottobre 1848.

Il sottoscritto passando per il Ghetto rinvenne che l’Arma carabinieri, condotta dal maresciallo d’alloggio Pinci, aveva disarmato il civico Pietro Moriggi ed intimatogli l’arresto. Il Moriggi richiedeva essere trasportato dai civici medesimi, ed allora il milite Paolo Quattari, del 2° battaglione, richiese al sottoscritto di prestare manforte onde asportare il Moriggi in arresto, e così evitare un qualche dissordine che accadere poteva da parte dei civici e del popolo istesso, che di già mostravasi inquieto per tale [p. 384 modifica]arresto. Così il ripetuto Moriggi fu portato e consegnato al 10° battaglione civico, e precisamente al signor tenente Ricci Attilio, che ritrovavasi di rinforzo a quel corpo di guardia.

Cacurri, cadetto.
Paolo Gualtieri, ufficiale.


Al signor ufficiale di guardia del 10° battaglione
Roma.




Documento N. XVII.15

N. 38584 — 24 ottobre 1848.

MINISTERO DELL’INTERNO.

N. 5804.

Trattava di un tiragliore Morigi

Li 24 ottobre 1848.

Signor Generale,

Ringrazio l’E. V. dell’informazione recatami dal suo dispaccio d’oggi, n. 5799, e avrò cura di dare le disposizioni che le circostanze potessero richiedere, confidando sempre nella fermezza e prudenza dell’E. V. e del Corpo che sì egregiamente comanda.

M’incresce dover tener parola d’un fatto illegale e grave che mi si dice avvenuto ieri. I carabinieri avevano arrestato, e condotto nella guardia civica di Campitelli, un civico albanese, imputato d’aver suscitato i disordini di ieri e d’essersi egli stesso fatto autore di ferita.

Checchè ne sia, era stretto debito del posto custodire il prigioniero per poi consegnarlo all’autorità competente. È stato invece messo in libertà.

Se i militi voglion farsi magistrati e usurparne i poteri, le leggi riescon vane, e l’ordine pubblico impossibile.

Io son certo, signor Generale, che l’E. V. non ometterà alcuna via di ben far comprendere ai comandanti dei posti che debbono primi dar l’esempio dell’osservanza delle leggi. È nobilissimo privilegio della guardia civica l’esser appunto istituita per osservare l’ordine e mantenere l’ubbidienza alle leggi, sia chi si voglia colui che l’infrange.

Gradisca, signor Generale, le proteste della particolare stima ed ossequio co’ quali mi pregio di essere

Dell’E. V.

Devotissimo servitore
Pellegrino Rossi.


Al signor Generale
Comandante la guardia civica di Roma.


Si pubblichi in quest’argomento un ordine del giorno da inviarsi poi in copia al signor Ministro per evadere la giusta sua osservazione.


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Documento N. XVIII.16

N. 3821

GUARDIA CIVICA - COMANDO DEL 10° BATTAGLIONE.

Rione X, XI, XII.

N. 682.

Oggetto — Sull’arresto del tiragliore Morigi.

Roma, li 24 ottobre 1848.

Eccellenza,

Non mi è dato rimettere all’E V. nessun rapporto circostanziato intorno al tiragliore Morigi, tradotto al quartiere del 10° battaglione civico da un cadetto di linea, signor Cacurri, e da un borgese, P. Guattari, i quali asserirono essere stato il Morigi consegnato a loro dai carabinieri.

La turba che teneva dietro al detto Morigi, l’ammutinamento formatosi all’istante innanzi al citato quartiere, e il mormorio seguito da voci minaccevoli che annunziavano l’appello di altri non lontani tiragliori onde accorrere a liberare il Morigi, mi suggerirono il divisamento di rilasciarlo, non senza però averne in prevenzione le istruzioni necessarie per l’identità della persona. Ed ove una più prolungata ritenzione del tiragliore avesse dato appiglio ad un qualche malaugurato scontro fra le diverse armi, certo si sarebbe assai criticata la mia materialità per non aver trovato in sì difficile circostanza uno spediente che, senza conseguenze funeste o irreparabili, avesse potuto rimuovere un fatto che per buona ventura non ha avuto luogo.

Questo è quanto posso aggiungere al rapporto del sunnominato cadetto signor Cacurri, che questa mattina ho avuto l’onore di rimettere nelle mani dell’E. V., e do così evasione all’ossequiato foglio n. 5804, in data di oggi.

Il tenente colonnello comandante il 10° battaglione
G. Longhi.


A S. E. il signor Generale
Comandante interino la guardia civica.




Documento N. XIX.17

N. 5821. — 28 ottobre 1848.


Signor tenente colonnello comandante il 10° battaglione,

Quanto ella riferisce nel suo rapporto n. 682, dei 24 cadente, intorno il tiragliore Morigi, tradotto nel quartiere del battaglione da lei comandato, e da lei medesimo fatto rilasciare, scusa in parte il di lei operato, ma non ne giustifica menomamente la irregolarità.

[p. 386 modifica]Una volta eseguito l’arresto è stretto debito del posto militare custodire il prigioniero per consegnarlo all’autorità competente, e se i militi o i loro ufficiali volessero erigersi in magistrati, ed usurparne i poteri, le leggi riescirebbero vane e l’ordine pubblico impossibile ad essere mantenuto.

Il sottoscritto, cui sono state comunicate energiche osservazioni, intorno l’avvenuto, dal signor ministro dell’interno, ritiene che simile inconveniente più non si riproduca nel quartiere del 10° battaglione, e che il di lei zelo pel battaglione medesimo cui degnamente presiede ne sarà valida garanzia.


Documento N. XX.18

N. 3799 — 24 ottobre 1848.

GUARDIA CIVICA - 3° BATTAGLIONE.

Roma, li 24 ottobre 1848.


Illustrissimo signor colonnello,

In riscontro al pregiato foglio di V. S. Ill.ma, e in mancanza del capitano aiutante maggiore, il sottoscritto le significa avere già mandato, alle oro 9 e ½ in circa, una pattuglia forte, accompagnata dallo stesso capitano aiutante maggiore, mentre già se ne va formando un’altra per spedirla subito anch’essa al Ghetto. Avrà poi rilevato dal già inviatogli rapporto che anche ieri sera vi furono inviate due forti pattuglie.

Passo quindi con tutta la stima a ripetermi

Devotissimo servitore
Valerio Pagani, capo posto.


Ill.mo signor colonnello aggiunto
Signor Cleter.



Documento N. XXI.19

N. 5799 — 24 ottobre 1848.

AL MINISTERO DELL’INTERNO.

Disturbo al Ghetto.


Eccellenza,

Presso i concerti presi coll’assessore di polizia, oggi alle 2 pom., si formerà un battaglione civico, composto dei contingenti presi dai 12 battaglioni. Esso battaglione, comandato del tenente colonnello del l°, stanzierà parte sulla piazza Giudea e parte su quella del ponte Quattro Capi.

All’Avemaria si formerà un secondo battaglione, nel modo suddetto, comandato dal maggiore del 2°; questo si riunirà in piazza S. Carlo a Catinari, da dove si recherà a rilevar l’altro battaglione, occupando i posti che esso teneva.

[p. 387 modifica]I due comandanti sopraindicati hanno istruzione di stare agli ordini di codesto Ministero pel particolar servizio che abbiano a prestare.

A tal uopo V. E. darà le opportune disposizioni in proposito da comunicarsi ai comandanti medesimi.

Lo scrivente ha l’onore di protestarsi

Dell’E. V.


Documento N. XXII.20

N. 5799 — 21 ottobre 1848.

AL COMANDO GENERALE.


In assenza del signor maggiore Duca Salviati, il sottoscritto in replica al foglio di codesto Comando generale delle ore 10 ¼ si fa un dovere di far noto che di già sono state spedite due pattuglie da questo quartiere alle adiacenze di Ghetto, e che in questo momento stesso ne è partita un’altra alla medesima direzione, secondo gli ordini dati dal Comando suddetto ieri sera.

Tanto e nel mentre il sottoscritto rassegna i sensi della sua stima

Per il maggior comandante che trovasi al Ghetto
Giuseppe Delfrate, tenente q. m.


Dall'officio del 4° battaglione, 23 ottobre, ore 10 ¾.



Documento N. XXIII.21

GUARDIA CIVICA - 1° BATTAGLIONE.


Li 24 ottobre 1848.

Il servizio prestato dal battaglione civico nell’interno e adiacenze del Ghetto di Roma, è terminato alle ore 7 e mezza senza alcuna novità, meno l’arresto del tiragliolo Morigi, rimesso al Comando di piazza.

Al Comando generale civico.

Il colonnello comandante
Tittoni.



Documento N. XXIV.22

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 3°.

Roma, li 24 ottobre 1848.


Oggetto. — Rapporto Straordinario.


Eccellenza,

La pattuglia forte di 30 militi, che nella scorsa notte perlustrava il claustro isdraelitico, sortita a forma degli ordini superiori dal quartiere di questo battaglione, rinvenne, alle ore 10 1/2, nella via della Fiumara un [p. 388 modifica]isdraelita, Giuseppe Pontecorvo, ferito da un milite civico, con daga, nelle mano e nella coscia destra, che domandava soccorso.

Condotto nella sua abitazione, posta nella suddetta via, n. 52, venne medicato dal milite Agapito Fioretti, di professione chirurgo, domiciliato nella via della Scrofa, n. 16, piano primo.

Tanto, ecc.

Dell’E. V.

Devotissimo servitore
Giovanni Angelini, aiutante maggiore,


A S. E. il signor Generale di brigata.



Documento N. XXV.23

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 3°.

Posto Poli.


Li 24 ottobre 1848.

Rapporto straordinario.

In seguito degli ordini di questo Comando generale, alle ore 9 antim. di questo giorno, è stato inviato al claustro isdraelitico un distaccamento forte di 30 militi, altro simile è partito a rilevare il primo al mezzogiorno. Si è dato poi corso all’ordine del giorno, ed in conseguenza alle 2 pom. è partito il plotone forte di n. 60 militi a fare parte del battaglione, e l’altro comandato è sortito alle ore 6 1/2.

Il capo posto
Pietro Capobianchi, tenente.



Documento N. XXVI.24

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 6°.

Posto della Cancelleria.

Guardia montata il giorno 24 al 25 ottobre 1848.

Sottonente 1
Sargente 1
Caporali 3
Tamburro 1
Comuni 18

Rapporto.

Alle ore 7 ½ pom. è tornato a questo posto il primo distaccamento di Ghetto, comandato dal capitano Angelo Farnesi, senza alcuna novità.

Alle ore 10 ½ pom. per ordine del generale si è ritirato il secondo distaccamento, comandato dal capitano signor Riggi, con ordine di far passare le pattuglie ordinario per Ghetto, e si sono ritirati senza alcuna novità.

[p. 389 modifica]Alle ore 7 antim. si è presentata a codesto posto una staffetta per far conoscere ai comandanti di battaglioni il rapporto straordinario alle ore 11 antim.

Segue tutt’ora la guardia senza alcuna novità

L'ufficiale di guardia

Scifoni Pietro, sottotenente.



Documento N. XXVII.25

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 7°.

Posto Farnese.

Guardia montata il giorno 24 al 25 ottobre 1848.

Tenente 1
Sargente 1
Caporale 1
Tamburro 1
Comuni. 12

Rapporto.

Il rapporto di ieri sera fu firmato dal tenente Diofebo, smontante, perchè il sottoscritto, fin dal giorno, era distaccato con il contingente del battaglione al Ghetto, e non rientrò con il contingente stesso che alle 8 pom. Nulla di nuovo.

L'ufficiale di guardia

Domenico Bolasco, tenente.




Documento N. XXVIII.26

N. 5804.


Il comandante interino della guardia civica di Roma deve, con sua dispiacenza, portare a conoscenza del corpo medesimo essergli pervenuto rilievo sopra una qualche irregolarità che vien commessa da alcuni individui appartenenti alla milizia stessa.

Si è più volte ingiunto di non procedere ad arresti, non che a liberazioni arbitrarie, e ciò non ostante si sentono alle volte rinnuovate tali azioni. Se i militi vogliono costituirsi in magistrati usurpano il potere, e le leggi si rendono frustranee, nè può sperarsi l’ordine pubblico, cosa che invece hanno il nobilissimo privilegio di garantire e difendere.

Premesso ciò, la milizia cittadina dove sempre operare in conformità della legge, quale, meno in caso di sorpresa nell’atto di un delitto, non ammette arresti ad arbitrio, nè in qualunque circostanza accorda facoltà alla forza di rilasciare di moto proprio un arrestato fatto da essa stessa o da altri consegnatogli.

[p. 390 modifica]Il Generale comandante interino vuol sperare che in seguito di questa nuova insinuazione non avrà più occasione di sentire nuove contravvenzioni in questo genere, e che quei pochi che ritiene che per solo bene eccedettero si asterranno in avvenire da un simile operato.

NB. — Passato per rivedersi dal signor Duca di Rignano, che lasciò sospeso entro questo foglio ritrovato nel suo tavolino, 20 novembre 1849.


Documento N. XXIX.27

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 8°.

Posto S. Luigi.

Guardia montata il giorno 24 al 25 ottobre 1848.

Sergente 1
Caporali 3
Tamburro 1
Comuni 16

Rapporto.

Alle ore 11 pom. del giorno 24 ottobre è rientrato il distaccamento che si era portato per sorvegliare il Ghetto, senza alcuna novità, come ancora nella nottata nulla di nuovo.

Il capo posto
Pietro Fornari, sargente.




Documento N. XXX.28

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 9°.

Posto Piazza Venezia.

Guardia montata il giorno 24 al 25 ottobre 1848.

Tenente 1
Sergente 1
Caporali 2
Tamburro 1
Comuni 13

Rapporto.

Si fa conoscere che le pattuglie ordinarie sono state inviate nell’interno del Ghetto, e ciò per istruzione dell’ufficiale che tornò col distaccamento ieri sera da quel posto.

Alle ore 7 di questa mattina è stata comunicata da un’ordinanza di questo Comando generale una circolare con cui s’invitano i comandanti dei battaglioni ad intervenire al rapporto, presso il signor Tenente [p. 391 modifica]generale questa mattina, alle 11; qual circolare è stata dal sottoscritto firmata, e quindi se ne è data comunicazione al signor Maggiore Principe di Viano, in assenza del signor Tenente colonnello. Dalle ore 6 ½ di ieri sera alle ore 8 antim. senza alcun’altra nuovità.

Il tenente di guardia
F. Bugami.




Documento N. XXXI.29

AL COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA CIVICA

Roma, li 25 ottobre 1848.

Dai capi posti dei battaglioni 1°, 3°, 5°, 6°, 7°, 8°, 9° e 14° si annuncia essere stati, a forma delle disposizioni superiori, inviati i distaccamenti e pattuglie straordinarie nelle adiacenze del Ghetto, ed essere gli uni e le altre rientrati senza novità, meno quella dell’arresto del tiragliere Morigi eseguito dalla forza del 1° battaglione.

Il tenente colonnello aggiunto
Cleter.



Documento N. XXXII.30

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 3° - COMPAGNIA....

Guardia montata il giorno 25 al 26 ottobre 1848 alla piazza.

Capitano 1
Tenente 1
Sargente 1
Caporali 3
Tamburro 1
Comuni 24

Rapporto.

Alle ore 9 ½ pomerid. del 25 è stato condotto dal caporale Mariotti Filippo e 4 militi del 5° battaglione distaccati a piazza Giudia l’arrestato Antonio Spositi, il quale è stato mandato al Governo immediatamente.

Il capo posto alla piazza
Mariano Pagani.


[p. 392 modifica]

Documento N. XXXIII.31

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 3°.

Posto Poli.

Roma, li 25 ottobre 1848, ore 9 ¼.

Rapporto straordinario.

In esecuzione dell’ordine emesso da S. E. il sig. Generale di brigata sig. Duca di Rignano, è partito da questo quartiere un distaccamento forte di n. 16 militi con sergente e caporale ad oggetto di perlustrare il claustro isdraelitico.

Il capo posto
Pietro Capobianchi, tenente.




Documento N. XXXIV.32

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 1°.

Guardia montata il giorno 25 al 26 ottobre 1848.

Sottotenente 1
Sargente 1
Caporali 2
Tamburro 1
Comuni 13

Rapporto.

Alle ore dieci e mezzo pomeridiane è partito da questo quartiere un distaccamento composto di 25 teste da ufficiali e bassi ufficiali per perlustrare il Ghetto, ed è tornato all’ora 1 e mezza dopo la mezzanotte senza che nulla sia avvenuto di nuovo.

Angelo Fornari, sottotenente.



Documento N. XXXV.33

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 2° - COMPAGNIA 5ª.

Guardia montata il giorno 25 al 26 ottobre 1848.

Sottotenente 1
Sargente 1
Caporali 3
Tamburro 1
Comuni 17

Rapporto.

La pattuglia del giorno 25 ordinata dal Comando generale dalle ore 5 alle ore 7 pom. fu esaurita perlustrando l’isola isdraelita e suoi contorni.

[p. 393 modifica]La suddetta patuglia fu composta da un ufficiale, un sargente, due caporali e 20 militi; nel ritorno annunciarono al sottoscritto, che non vi era alcuna novità.

L’ufficiale di guardia

Valenti Domenico.



Documento N. XXXVI.34

GUARDIA CIVICA — BATTAGLIONE 3° — COMPAGNIA 5ª.

Posto al quartiere Poli.

Guardia montata il giorno 25 al 26 ottobre 1848.

Sottotenente 1
Sargente 1
Caporali 2
Tamburro 1
Comuni 24

Sono tornate le solite 3 pattuglie che son rientrate senza alcuna novità.

Rapporto.

A seconda degli ordini superiori è sortita alle ore 7 della sera una pattuglia straordinaria di 24 uomini per il claustro isdraelitico, che è rientrata senza alcuna novità alle ore 10.

Tenente Antonio Fea.


Documento N. XXXVII.35

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 5°.

Posto Lancellotti.

Guardia montata il giorno 25 al 26 ottobre 1848.

Sottotenente 1
Sargenti 2
Caporali 3
Tamburro 1
Comuni 26

Rapporto.

Nella decorsa notte, sortite le consuete pattuglie, sono qui rientrate senza alcuna novità.

La pattuglia ordinata dal Comando, forte di 24 uomini, per sorvegliare il Ghetto, sortì dal quartiere alle 8 ¾ e rientrò alle ore 11 ½ notificando che circa le ore 9 arrestò un individuo che al vedere la pattuglia si mise a gridare: «Eccoli quelli che mangiano i confetti», e perciò fu condotto alla Piazza con relativo rapporto.

Dopo mandato il rapporto nominativo a codesto Comando aumentò il milite Giacomo Scribante.

Vincenzo Guidi, sottotenente.


[p. 394 modifica]

Documento N. XXXVIII.36

GUARDIA CIVICA — BATTAGLIONE 6°.

Posto Quartiere.

Guardia montata il giorno 25 al 26 ottobre 1848.

Sottotenente 1
Sargente 1
Caporali 3
Tamburro 1
Comuni 19

Rapporto.

Un distaccamento pattuglie nel Ghetto e dintorni dalle 8 ¾ alle 11 circa. Le ordinarie tre pattuglie furono in azione. Nulla accadde che meriti d’esser riferito.

L’ufficiale di guardia
Gaetano Sciarra, sottotenente.



Documento N. XXXIX.37

COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA CIVICA.

Roma, li 26 ottobre 1848.


Dal posto del 1° battaglione è stato eseguito l’arresto di Merluzzi Pietro prevenuto di avere eccitato la guardia del posto indicato contro gli Ebrei la mattina del 23.

L’aiutante aggiunto al capo d’ufficio
Capranica.



Documento N. XL.38

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 5°.

Posto Piazza.

Guardia montata il giorno 27 al 28 ottobre


Capitano 1
Sottotenente 1
Sargente 1
Caporali 5
Tamburro 1
Comuni 31|}

Rapporto.

Circa le 7 pomerid. è venuto un arrestato portato a questo posto dal 1° battaglione civico con un fucile ed involto di carta, il quale con ordine della Piazza si è trasferito circa le otto al Governo.

[p. 395 modifica]Alle sei e mezza antimeridiane si è rinvenuta una carta manoscritta attaccata alla colonna accanto la fontana di detta piazza la quale conteneva le seguenti parole: «Viva Pio IX! Viva il Municipio e il popolo romano! Morte ai tiranni ebrei!»

Si è provato a staccarlo, ma non si è potuto, per cui è venuto via in pezzi, tanto si fa parte.

Il capitano di guardia
C. Terzi.



Documento N. XLI.39

Martedì, 7 novembre 1848.

Proposta e discussa nelle forme sommarie avanti il secondo turno del Tribunale criminale di Roma la causa portante il titolo:

«Contravvenzione alla legge repressiva della stampa»

contro:

Domenico del fu Raffaele Del Basso di Benevento, di anni 31, citato il 25 ottobre p. p.;

Gaetano del fu Lodovico Valeriani, romano, di anni 48, ed

Angelo del fu Michele Ajani, romano, di anni 58, abilitati.

Ad unanimità di voti ha dichiarato e dichiara;

1° Che consta in genere di pubblicazione a stampa nel giornale intitolato il Cassandrino, portante il n. 49, distinta col titolo Il Ghetto ha il dolore di corpo, facente apologia di fatti che la legge penale qualifica come delitti, eccitanti odio fra le diverse classi della società, ed il sovvertimento dell’ordine delle famiglie, ed in ispecie ne è colpevole Domenico Del Basso, come responsabile del suaccennato periodico; per cui applicando gli articoli ventuno e ventidue (21 e 22) del Motu-proprio di Sua Santità del 3 giugno p. p., lo ha condannato e condanna ad un mese di detenzione a contare dal giorno del suo arresto ed alla multa di scudi trenta, non che nelle spese di processura ed alimentarie;

2° Che non consta abbastanza in genere dello stesso addebito in quanto a Gaetano Valeriani ed Angelo Ajani, per cui ha ordinato ed ordina che siano dimessi a senso dell’articolo 440, 2ª parte, del Regolamento di procedura criminale;

3° Che consta in genere di nuova pubblicazione del suddetto scritto, senza indicazione dell’anno in cui fu impresso, del luogo, dell’officina e del nome dello stampatore, siccome consta in ispecie esserne colpevole Angelo Ajani, per cui in applicazione dell’articolo 1, § 2, lo ha condannato e condanna alla multa di scudi dieci ed alle spese processuali ed alimentarie.

B. Pacca, vicepresidente.
E. A. Gaioni, giudice.
Avv. F. Belli, giudice.
Avv. G. Sabatucci, giudice supplente.

(Luogo del sigillo).

Per copia conforme
Così è, Teodorico Roseo, cancelliere.

Oggi 10 novembre 1848. Dichiaro io sottoscritto di avere intimato il decreto a tutti e due li qui nominati Del Basso ed Ajani, e consegnata una copia uguale al ridetto Del Basso alle Carceri Nuove.

Giovanni Felci, cursore.


[p. 396 modifica]

Documento N. XLII.40

AL PROLEGATO DI RAVENNA.

2 novembre 1848.

Non mi è mestieri dirle di quanto rammarico siano stati al Santo Padre e al suo governo gli atroci misfatti accaduti in codesta città. L’assassinio dei signori Ceccarelli e Codronchi tornerebbe a disonore della pubblica amministrazione e a spavento di tutti, ove restassero impuniti.

Io son certo che la S. V. non ometterà nè particolari cure, nè stimoli onde le indagini procedano spedite, energiche, incessanti e l'arresto dei colpevoli e la consegna di costoro nelle mani della giustizia non siano ritardate.

Non può credersi che l’azione dell’autorità non sia in tal frangente gagliardamente secondata dalla guardia civica e da tutti i buoni. La S. V. ne richiegga il concorso e l’aiuto: svegli, se ve ne hanno, gl’inerti, incoraggi i timidi, rassicuri gl’incerti. È inflessibile volontà del governo di por freno a queste scelleragini, qualunque ne siano gli autori e gli istigatori. La fermezza e il coraggio dei governanti animano i cittadini: qui non trattasi di opinioni, ma di fatti e di atrocissimi fatti. I scellerati possono soli separarsi dal governo e vederne di mal occhio l’energica azione.

Io farò quanto per me si potrà nelle presenti condizioni del nostro esercito e delle cose nostre, onde un qualche rinforzo di truppe pervenga in codesta città.

Ma intanto la S. V. si valga della guardia civica: se individui non autorizzati dalla legge si fossero introdotti in questo corpo, provveda al depuramento.

Se qualche compagnia meritasse di essere disciolta e ricomposta, me lo dica apertamente. Io moltissimo, e a buon diritto, confido nel suo senno, nella sua devozione al Sovrano e alla patria, nella sua fermezza. Conti ella sulla mia; mi tenga informato di tutto e mi creda qual mi pregio di dichiararmi con particolare stima

Roma, 2 novembre 1848.

R.

NB. — La minuta è tutta di pugno di Pellegrino Rossi.



Documento N. XLIII.41

DELEGAZIONE DI ANCONA.

Direzione Provinciale di Polizia.

N. 4482.

Oggetto. — Ferimento proditorio a danno del sottotenente dei carabinieri Priuli.


Eccellenza,

Ieri, sulle ore 11 pomeridiane, il sottotenente Priuli de’ carabinieri, nel ricondursi, vestito alla borghese, dal teatro alla propria abitazione, venne [p. 397 modifica]da un incognito individuo aggredito e per opera del quale riportò, mediante colpo di coltello, una ferita incisa verticalmente posta nell’addome, e precisamente nella regione ombelicale sinistra, penetrante in cavità, giudicata, per i sintomi di lesione intestinale, e che già sono in campo, di assoluto pericolo di vita.

La riproduzione di così orrendi misfatti, mentre muove la indignazione di tutti i buoni, riempie l’animo mio del più grave dolore, perchè sfornito di forze, di provvedimenti e facoltà necessarie a frenare l’audacia dei tristi, fatti arditi dalla sicurezza di rimanere impuniti.

Non è perciò che io abbia ommesso e con il maggiore interessamento ed energia di dare incontanente le più precise disposizioni per il reperimento del reo, a malgrado dei pochi indizi, e troppo generici, dati dal ferito Priuli, ed ho qualche lusinga di giungere al discoprimento ed all’arresto dell’autore dello stesso grave ferimento, e tosto che avrò modo di potere alcun che meglio stabilire, con più positive risultanze delle ridette prattiche, mi farò sollecito di tostamente tornare in argomento.

Se il Priuli poi avesse, senza indugio, profittato della benignità della Ecc.za Vostra colla quale erasi piaciuta di accogliere le mie rispettose rimostranze sulla di lui pericolosa dimora in questa città, non certamente avrebbesi oggi a deplorare un così triste fatto; ma egli è perciò d’uopo ricorrere a misure efficaci per ovviare ad altri funesti avvenimenti.

Con profondo rispetto ho l’onore di riprotestarmi

Della Eccellenza Vostra
Li 31 ottobre 1848.

Umiliss.mo, dev.mo ed ob.mo Servo
A. Zanolini.


A Sua Eccellenza il signor ministro dell'interno, Roma.


Documento N. XLIV.42

N. 107.


Eccellenza,

Col mio rapporto del 16 decorso ottobre, n. 101 P. S., notificai alla Eccellenza Vostra la triste condizione in cui trovasi questa città, a causa della sfrenatezza dei malvagi, derivante dalla loro continua impunità. Le dimostrai come, non ostante le ottime qualità del direttore e di alcuni altri impiegati del suo officio, la polizia fosse affatto nulla per corruzione, per mal volere, o per paura degli agenti attivi: che il somigliante doveva dirsi di due processanti, mentre il terzo è pressochè inetto per cagionevole salute: d’onde avveniva che non si colpissero i rei, o colpiti non si rinvenissero le prove della loro colpabilità; ed il tribunale, ora composto di due giudici soli, stante la perdita, per omicidio proditorio, del presidente Bonelli, fosse costretto di assolvere gl’inquisiti, i quali così uscivano dal carcere più guasti, più arditi, più feroci. Da ciò un terrore universale in tutti i buoni, impossibilità di rinvenire testimoni, che osino porre a pericolo la vita loro, deponendo il vero: e con ciò vie meglio assicurata la impunità dei malfattori, e sbandita del tutto la tranquillità dall’animo degli onesti cittadini.

[p. 398 modifica] Non potendo io tollerare un tale stato di cose in questa città, della quale, per bontà sovrana, mi fu commesso di tener cura, proposi alla Eccellenza Vostra in quel rapporto, ed in altro del 21 ottobre stesso, n. 104 P. S, che si cambiassero i processanti, e frattanto si rimettessero le istruzioni pendenti al Dottor Giuseppe Paoli, deputato ad assumere gli atti concernenti l’assassinio del presidente Bonelli; che si facesse degli agenti di polizia una nuova famiglia, per lo che rimisi alla Eccellenza Vostra un progetto di riordinamento di polizia, ed una nota di quelli che utilmente potrebbero destinarsi come ispettori. La qual cosa avrei desiderato venisse approvata, almen in via provvisoria, affinchè l’autorità governativa non rimanesse più a lungo senza i mezzi necessari a conservare l’ordine pubblico, la sicurezza, e la quiete dei cittadini. Perciò chiedeva eziandio che mi fosse conceduta la facoltà di ordinare la carcerazione di taluni, notoriamente tenuti colpevoli dei recenti misfatti, ed assunta una preliminare istruzione, di farli tradurre in prigioni lontane; che, in fine, venisse a tal uopo ordinato ad una parte de’ carabinieri, stanziati nelle città circonvicine, di venire a rafforzare questi troppo scarsi residenti in Ancona.

Mentre stava ansiosamente attendendo su questo importantissimo oggetto le superiori deliberazioni della Eccellenza Vostra, mi confortava colla speranza che, come per più settimane successive, dopo il mio arrivo in Ancona, non eransi rinnovati que’ misfatti proditorii, potesse questa tregua continuare. Frattanto posi cura che di qui si allontanassero quelli che dubitavasi fossero scopo all’ira de’ malvagi. Così, dietro mia istanza, l’Eccellenza Vostra ordinò, con ossequiato suo dispaccio del 21 ottobre p. p., n. 38530, che il sottotenente Priuli de’ carabinieri fosse traslocato altrove, e questi, preso da me congedo, già era sulle mosse per trasferirsi alla sua nuova destinazione, quando nella notte del 30 ottobre suddetto ei venne proditoriamente e mortalmente ferito, siccome le notificai col mio foglio di ieri l’altro, n. 4482.

Mentre, con mio sommo rammarico, vedo rinnovarsi i delitti atroci che hanno immersa nella costernazione questa città. Sono pure pervenuti a mia notizia altri eccessi consimili commessi nella Romagna, e come talora accade pur troppo che queste pestifere scelleratezze si comunichino, e si moltiplichino, così ho deliberato di chiamare tosto a consiglio i comandanti delle milizie, i magistrati primari, alcuni primari cittadini, non che taluno de’ componenti i Comitati dei Circoli Anconetano e popolare per ottenere il loro concorso, allo scopo di mettere la mano sui colpevoli, e di impedire nuovi delitti.

Dalla unita copia di verbale di questa straordinaria adunanza vedrà la Eccellenza Vostra che fra gli altri provvedimenti si è reputato necessario lo scegliere tosto temporalmente nuovi agenti di polizia attiva, essendoché non si può fare alcun assegno di quelli presentemente addetti a questa direzione.

Spero quindi che la Eccellenza Vostra non vorrà disapprovare che, sull’avviso di quelli da me proposti all’officio d’ispettori nel suddetto mio rapporto del 21 ottobre, io abbia provvisoriamente deputato ad esercitare l’officio di agenti attivi i seguenti, assegnando loro una temporanea mercede in ragione di scudi 10 mensili:

1° Giacomo Zannoni            3° Giovanni Galeazzi
2° Lorenzo Bersaglia 4° Antonio Biagini.

[p. 399 modifica]Essendosi catturato, siccome indiziato della uccisione del Priuli, e di altri si fatti delitti, un certo Angelo Tosi, ho reputato conveniente ordinare che sia frattanto trasportato nelle prigioni di Osimo, per fino a che ne venga ordinato dalla Eccellenza Vostra il trasferimento in altre carceri più lontane. E ciò per non correre il rischio, che il carcerato trovi modo di comunicare co’ suoi amici di fuori. Essendochè questi, fra cui tre guardie di finanza, trovandosi col Tosi all’atto della cattura, cercarono d’impedirla, sebbene dieci fossero i carabinieri esecutori, e sottraessero dalle mani di colui una pistola ed un coltello, dicendo ch’essi erano i possessori di queste armi, e che il Tosi le aveva prese allora allora e per caso. Oltre a ciò mi è stato riferito che coloro, e spezialmente (sic) i finanzieri, si siano milantati che niuno potrà loro impedire di comunicare col carcerato. Dietro un tale annuncio invitai questo sig. cav. Baldelli, sopraintendente delle dogane, ad ordinare subito il traslocamento delle tre guardie suddette Giuseppe Bellini, Massimiliano Zoli e Fantini; ma il sig. sopraintendente mi ha dichiarato, che il Fantini guardia a cavallo non potrebbesi traslocare altrove, essendo Ancona il luogo di esclusiva residenza di dette guardie; e che quanto ai due altri e al Zoli particolarmente, egli stesso ne aveva ordinato il traslocamento, e che essendosi quelli ricusati non gli era riuscito di eseguirlo; ed anzi era stato minacciato della vita ove lo avesse tentato di nuovo. Lo stesso sig. cav. Baldelli mi ha quindi dato a conoscere, che questi finanzieri per la maggior parte sono non solamente complici de’ contrabbandieri, ma anche degli altri malfattori, che infestano questa città, che il loro capitano cav. Bonesi è assente, e gli altri due uffiziali sono inetti affatto, sicchè non hanno sulle guardie veruna autorità.

In tal stato di cose. Eccellenza, non veggo come possa un capo di provincia provvedere all’ordine, alla tranquillità, alla sicurezza dei cittadini: che se io dovessi procedere alla cattura delle guardie suddette, so a quest’ora che i carabinieri non oserebbero di eseguirla. Mi parrebbe di tradire la fiducia che in me ha riposta la Santità di Nostro Signore, ove mi rimanessi colle mani alla cintola, spettatore di così gravi disordini; laonde quanto più so supplico la Eccellenza Vostra affinchè si ponga riparo alla corruzione ed alla insubordinazione introdottasi nelle guardie doganali, e si esaudiscano le mie preghiere, anche per ciò che concerne l’aumento di questa forza de’ carabinieri; la qual cosa potrebbesi facilmente eseguire traslocando in Ancona parte di quelli che ora sono in Macerata, città tranquillissima, ove, per quanto mi ha assicurato il sig. Conte Alessandro Spada, basterebbero per guardarla, oltre alle armi civiche, pochissimi carabinieri.

Le rimetto un avviso a stampa, che ho creduto di dover pubblicare per dare a conoscere agli Anconetani, che l’autorità governativa veglia a pro loro.

In attenzione dei venerati ordini della Eccellenza Vostra, alla quale ho l’onore intanto di umiliare i sentimenti ossequiosi della mia devozione, mi riprotesto

Di Vostra Eccellenza
Ancona, li 2 novembre 1848.

Umilissimo, devotissimo ed obb.mo servitore
A. Zanolini.


Signor ministro dell' interno, Roma.

[p. 400 modifica]

[Fuori.] Autografo di Pellegrino Rossi

4 novembre 1848.

Si scriva subito al direttore della dogana perchè sieno immediatamente spedite in Ancona guardie scelte e sicure, e affinchè le guardie designate dal Delegato sieno richiamate da Ancona. Il direttore della dogana mandi subito in Ancona un uffiziale della truppa di dogana capace ed energico. Il tutto oggi stesso.

Minuterò io stesso la risposta al sig. Delegato.

R.

Archivio dell' Interno - Roma - N. 38799.



Documento N. XLV.43

STATO PONTIFICIO.

Ancona, li 31 ottobre 1848.

Dietro grazioso invito di S. E. il sig. Delegato di Ancona si sono riuniti presso l’E. S. alle ore sei e mezzo pomeridiane gl’illustrissimi signori

Conte Filippo Camerata, gonfaloniere;

Don Annibale principe Simonetti;

Tenente colonnello Giovanni Bonomi, capo di stato maggiore della guardia civica;

Colonnello Lopez, comandante la 2ª divisione militare;

Tenente colonnello Cavanna, comandante lo squadrone de’ carabinieri;

Avvocato Giuseppe Travaglini, ff. di presidente del tribunale;

Tenente colonnello Maceroni, comandante di piazza;

Cavalier Ghirelli, direttore di polizia;

Capitano Zampieri, de’ carabinieri;

Gaetano Pulini;

Antonio Tassetti;

Giovanni Battista Morichi;

Raffaele Feoli.

Ai quali, insieme raccolti, S. E. il sig. Delegato ha rappresentato come, dopo il funesto avvenimento di ieri, cioè il grave ferimento del sig. Priuli tenente de’ carabinieri, esso reputi di assoluta necessità procedere a delle misure energiche, atte a raffrenare l’audacia de’ delinquenti, e garantire la sicurezza individuale de’ cittadini. Disposto egli ad adoperarsi per quanto possa, onde raggiungere uno scopo così interessante, invita tutti i signori raunati a prestargli quell’assistenza di cui abbisogna in circostanza sì grave, e dichiarare se la guardia civica, l’arma dei carabinieri, le truppe di linea ed in generale tutti i cittadini possano essere disposti a secondare le intenzioni dell’autorità governativa.

Alla quale interpellazione si è da tutti unanimemente risposto che la città nulla meglio desidera che di riacquistare la sua quiete, e veder [p. 401 modifica]tranquilli tutti i suoi cittadini, onde l’autorità governativa non può dubitare d’incontrare l’adesione della massima parte della popolazione.

I capi delle diverse armi hanno similmente dichiarato che per loro parte si presterà tutto l’aiuto opportuno.

S. E. ha quindi proposto di far eseguire dalle pattuglie, condotte e accompagnate da carabinieri, visite nelle osterie e nelle bettole, e perquisizioni personali sopra soggetti che dalla polizia si conoscano di sospetta, o perversa condotta, per rilevare se siano portatori di armi vietate. E questa proposizione, che in massima è applaudita dall’unanimità, ha solo incontrata l’osservazione per parte del sig. tenente colonnello Cavanna, che non converrebbe a’ soli carabinieri di procedere a tali perquisizioni, e meglio potrebbe riuscirsi all’intento con mettere a capo delle pattuglie un agente di polizia, che avendo più conoscenza del paese meglio può discernere quali siano le persone veramente sospette.

Fattosi riflettere dal sig. direttore di polizia che esso non ha affatto agenti ed impiegati da cui possa ripromettersi fedeli servigi, tutti hanno interessato il sig. delegato a nominar esso nuovi agenti che possano fedelmente soddisfare al bisogno ed al dovere dell’importantissimo ufficio. In seguito di che S. E. ha dichiarato che, attesa l’urgenza e la gravezza delle circostanze, esso si crede in facoltà di poter nominare, in via provvisoria, alcuni agenti di polizia, che effettivamente nominerà quanto prima.

Dopo tali concerti, non v’essendo altro a trattare, si è sciolta l’adunanza, e si è redatto il presente processo verbale.

Firmati: A. Zanolini, delegato - F. Camerata, gonfaloniere - A. principe Simonetti - Giovanni Battista Bonomi - L. Lopez - F. Cavanna - Giuseppe Travaglini, ff. di presidente - Maceroni, tenente colonnello — L. cavalier Ghirelli, direttore di polizia — Zampieri, capitano de’ carabinieri - Gaetano Pulini - Antonio Passetti - Giovanni Battista Morichi - Raffaele avvocato Feoli.



Documento N. XLVI.44

N. 39305.

AL DELEGATO DI ANCONA.

4 novembre 1848.

In riscontro al suo dispaccio del 2 del corrente novembre, n. 107, la informo avere oggi stesso chiesto al signor direttore delle dogane l’immediato richiamo a Roma, prescrivendo loro un itinerario che non tocchi Osimo, delle guardie di finanza che la S. V. mi indica.

Gli ho chiesto ad un tempo di spedire costì un ufficiale dell’arma finanziaria, che a molta abilità riunisca energia ed amore dell’ordine.

[p. 402 modifica]Approvo le misure provvisorie che la S. V. ha prese e le raccomando di usare coraggiosamente di tutti i mezzi che sono in poter suo per mantenere l’ordine e puro ossequio a le leggi, qualunque siano i trasgressori. La fermezza dei governanti dee servire d’esempio a tutti i buoni cittadini, i quali volenterosi si rannodano ove sian certi di trovare nel Governo e consigli ed aiuti.

Renda per parte mia grazie agli ottimi cittadini che ella saviamente chiamò a consiglio. Stimoli lo zelo dei tiepidi e si valga efficacemente del concorso di tutti gli amici dell’ordine e delle istituzioni che il Sovrano ha largito ai suoi popoli

Veggo, con vivissima soddisfazione, che V. S. è stata assicurata dell’adesione operosa, non solamente della truppa, ma altresì della Civica. Se ne valga: faccia perquisire i sospetti e toglier loro ogni arma vietata; faccia arrestare i perturbatori e i facinorosi e se, pel numero e la qualità, le paresse cosa prudente allontanarli di costí, li mandi a Civita-Castellana e me ne dia avviso.

Io darò ordino che il Tosi sia trasferito dalle prigioni di Osimo a Civita-Castellana.

E co’ sensi, ecc.

PS. Non ho mestieri di dirle che se dei forestieri non dessero buon conto di sè, e rinforzassero costì le fila degli agitatori, V. S. dovrebbe espellerli.

R.

NB. — Questa minuta, distesa in un foglio mezzano di carta Bath, fina, è scritta tutta di pugno di Pellegrino Rossi.



Documento N. XLVII.45

N. 38790.

MINISTERO DELL’INTERNO.

Urgente e riservata.

4 novembre 1848.

La conservazione dell’ordine esige che in Ancona siano immediatamente cambiate le guardie di finanza. Si compiaccia dunque V. S. Ill.ma di spedire colà delle guardie scelte e sicure, e comandi che quelle fra le guardie, ora stanziate in Ancona, che saranno indicate dal Delegato, sia a piedi, sia a cavallo, vengano richiamate in Roma. Destinerà poi in quella città un ufficiale della stessa arma; ma che a molta capacità unisca energia ed amore dell’ordine.

Potrà usare mezzi straordinari e vederà (sic) modo e farà che in giornata sia mandata ad effetto la provvidenza. Ordinerà ancora che le guardie richiamate non passino per Osimo, ma tenghino (sic) altro stradale. Confido tutto alla di lei saggezza e prudenza, ed intanto mi professo con distinta stima, ecc.

[p. 403 modifica]

Documento N. XLVIII.46


Eccellenza,

Questa mattina si è presentato improvvisamente da me il sig. console austriaco, che si era ritirato da Ferrara l’estate scorsa, all’epoca della guerra italiana, dicendomi che le buone relazioni ristabilite fra i due Stati lo avevano indotto al ritorno.

Quantunque io fossi lontano dal prevedere quello che è accaduto, nondimeno questa visita non ha lasciato di turbarmi, ed ho subito avvertito la polizia perchè si vigilasse, acciocchè nessun inconveniente avesse luogo.

Se non che un articolo comparso oggi nella Gazzetta di Ferrara avendo reso questo ritorno di pubblica ragione, questa sera verso le 10 una folla di popolo si è condotta alla casa del console, ha atterrato lo stemma e vi ha messo fuoco.

Appena avvertito dell’accaduto, ho inviato su luogo i carabinieri, ma la folla accresciutasi da un numero imponente di militi dell’Unione, che non so ancora spiegarmi come fossero fuori dai quartieri a quell’ora, e che devo ritenere gli instigatori, come sono stati in fatto i più grandi cooperatori del disordine, essendo riusciti a forzare la casa, ne hanno estratto tutte le carte, i mobili, e li hanno gettati sul fuoco che ardeva nella strada.

In egual tempo ho avuto l’avviso che si voleva forzare la vicina casa, dove il console era riuscito a ripararsi, ed allora non ho più esitato; mi sono recato sul luogo, ed ho potuto ottenere di far sortire tutti dalla casa de’ console, e ho fatto deporre l’uniforme austriaca del console stesso e molti altri effetti che si volevano ardere, ed ora - che è un’ora dopo la mezzanotte - essendo diminuito il numero delle persone, sono rientrato per farne parte all’E. V., ed in egual tempo ho inviato della forza, carabinieri e civica, alla casa del console ed alle vicine abitazioni per difendere a qualunque costo che sieno forzate; ho ordinato al capitano dei carabinieri di respingere al bisogno la forza colla forza, od ora sto attendendo la fine di questo disgraziato affare.

Fortunatamente per noi nè il Comando austriaco, nè il console stesso mi avevano prevenuto di questa venuta. Ella (sic) poteva esser legale, ma era certamente imprudentissima, sopratutto eseguita in questo modo improvviso, per cui era tolto all’autorità di prendere qualunque provvedimento.

Domando però istantemente a V. E. che i battaglioni dell’Unione siano immediatamente allontanati, ed ho tutta la ragione per credere che se si fosse dato ascolto ai miei reclami ed alle istanti domande di allontanamento, che ne ho fatte, la cosa non avrebbe avuto luogo.

Non lascio di permettermi di fare riflettere a V. E. che l’allontanamento suddetto, oltrechè ricondurrebbe la quiete nella città, che disapproverà altamente l’accaduto, potrà anche passare per una specie di soddisfazione all’insulto.

[p. 404 modifica]In questo momento vengo avvertito da un signore di qui che il console, traversando alcuni orti, si è riparato in sua casa, malconcio però della persona, essendosi gittato da una muraglia alta di alcuni metri, e vado subito a prendere le disposizioni necessarie perchè sia messo in salvo. Se fosse caduto nelle mani della folla sono sicuro che non avrei potuta impedire che gli facessero un cattivo partito.

Sono le due dopo mezzanotte e tutto è rientrato nell’ordine. Senonchè dopo la mia partenza dal luogo, la folla, che si era in parte dissipata, si è recata in casa del console di Modena, ne ha atterrati gli stemmi ed è venuta a gittarli nel fuoco, che ardeva ancora avanti la casa del console austriaco. Essendosi tentato di nuovo d’invadere la casa, i carabinieri hanno dovuto caricare il popolo a baionetta in canna, che si è alfine dissipato senza altri sconcerti, a ciò che mi si riferisce, che un borghese fu ferito da una baionetta in un braccio.

Ho l’onore di protestarmi,

Ferrara, 1° novembre 1848.
Di V. E.

Devotissimo servitore
Lovatelli.




Documento N. XLIX.47

Bologna, li 2 novembre 1848.

Eccellenza,

Prendo a replicare al pregiato foglio di V. E., del 28 ottobre scorso, n. 40668, dal punto ove saviamente ella riconosce che lo stato attuale di cose non può definirsi che dalla condotta che il Sovrano ora terrà verso il Governo ed i suoi popoli. È precisamente tale l’opinione anche della maggioranza della popolazione bolognese, e nell’ansiosa aspettativa si fonda la condizione d’ordine e di tranquillità, che veggo ogni giorno più rassodarsi. Nè m’ingannai quando supposi che l’associarmi nel reggimento della provincia i signori generale Zucchi e senatore di Bologna sarebbe stato atto da ispirare tutta la fiducia negli amministrati, perocchè ho visto in pratica che la cooperazione di questi egregi mi è di molto giovamento, ed influisce assai a contenere che non si prorompa ai moti o inopportuni, od esagerati. Adoperandosi il Governo locale al fin di evitare che la condizione della provincia sia abnormale colla dominante, io penso di corrispondere appieno alle sagaci di lei osservazioni. Quanto al signor generale Zucchi è inutile che rimarchi non essersi prestato all’invito di recarsi costì, giacchè, e perchè a me associato, e per le polemiche esagerate contro di lui circolanti ne’ periodici della dominante, ha forse creduto di sua convenienza il soprassedere a qualunque mossa.

Null’altro occorrendomi di significare a V. E., ho l’onore di rassegnarmi colla più distinta stima,

Di V. E.

Devotissimo e affez.mo servitore
A. Spada, prolegato.


Al Ministro dell'interno - Roma. [p. 405 modifica]


Documento N. L.48

MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA.

N. 238.

Trenta sono i Bolognesi detenuti ora nel forte di Civita Castellana, colà inviati da Bologna, come implicati negli ultimi tumulti e disordini seguiti in detta città. Quindici, cioè, nominati nella nota trasmessa allo scrivente dalla E. V. il dì 26 ottobre decorso, col pregiato n. 38983, e giunti in Civita Castellana il 23 detto mese, e altri quindici che vi erano stati tradotti sin dal dì 8 precedente.

Mentre un giudice processante colà inviato va assumendo i loro generali costituti, invitato il sig. Cardinale legato di Bologna da monsignor procuratore generale a fornirgli tutti gli elementi speciali, sui quali erigere un giudiziale procedimento a loro carico, ha risposto, con suo foglio del 3 corrente, al prelodato procuratore generale, che avrebbe inviato alla E. V. tutto ciò che egli potea fornire in oggetto.

Lo scrivente prega la stessa E. V. a degnarsi di fargli tenere gli elementi stessi subito che le giungano, senza de’ quali il giudice commissario non saprebbe come inoltrare i suoi atti ad uno scopo giuridico.

E con sensi di profondo rispetto e distintissima stima si ripete,

Dell’E. V.

Affez.mo collega
F. Cicognani.


Al Ministro dell’interno - Roma.

[Fuori.] Autografo di Monsignor Pentini.
All’archivio per riassumere qualora siano giunti li fogli dei quali parlasi; ed in caso contrario si stia dal medesimo in avvertenza onde appena giungano si rimettano a forma della richiesta.



Documento N. LI.49

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 1°.

N. 470.

Roma, li 25 ottobre 1S48.

Il sottoscritto si fa un dovere partecipare all’E. V. che egli stesso in questo momento, che sono le 12, ha perlustrato tutto il Foro Boario ed il Colosseo, e non vi ha rinvenuto alcuno; di più, avere domandato al capitano Fiori, che ha il suo negozio nel Foro Boario, ed al posto dei granatieri a S. Cosimo e Damiano, se nelle ore antecedenti avessero veduto alcun ammutinamento, hanno risposto negativamente.

Tanto in discarico degli ordini ricevuti.

Il tenente colonnello
A. Tittoni.


A S. E. il Generale della guardia civica Massimo.

[p. 406 modifica]


Documento N. LII.nota


Eccellenza,

Abbiamo la compiacenza di confermare buone le notizie sullo stato di questa città. Lo spirito della parte sana della popolazione, della Civica e delle autorità civili e militari è molto rianimato.

Abbiamo ordinato straordinarie perlustrazioni di pattuglie nella notte, con ordine di fermare e perquisire le persone sospette, e questa misura ha giovato subito, perchè nessuna aggressione è accaduta nella scorsa notte, mentre cinque o sei ne erano avvenute nella antecedente. Fra le persone sospette fermate dalle pattuglie ve n’erano varie con armi proibite, che sono state poste in carcere. In breve si darà l’ordine per cominciare l’arresto dei principali colpevoli, che girano impunemente per la città.

Il Garibaldi è partito ieri mattina umiliato e senza dimostrazione popolare alcuna in suo favore. Dovrebbe essere giovedì a Ravenna, ove saranno pronti gl’imbarchi.

Il Padre Gavazzi è sempre chiuso nel suo convento. Egli avrebbe voluto partire con Garibaldi, o almeno uscire dallo Stato, ed ha fatto pregare per runa e per l’altra cosa. Noi gliele abbiamo negate entrambe, riserbandoci a risolvere sul conto suo quando sapremo imbarcati per Venezia il Garibaldi e i suoi.

Il corpo dei cavalleggieri De Masini o colle buone o colla forza sará disarmato e sciolto, a meno che non gli riesca di uscire prima dallo Stato.

Ieri è partito tranquillamente da Bologna un distaccamento del reggimento dell’Unione, e nel giorno 20 partirà da Ferrara l’altro battaglione che vi è rimasto.

Noi ci tratterremo qui tinche vedremo le cose portate al punto da essere pienamente tranquilli.

Questo signor prolegato coopera con noi nelle misure che prendiamo con molta intelligenza ed attività, e merita degnamente la maggiore fiducia del Governo. Cosi pure rarma carabinieri si presta col maggiore iir.pegno, e specialmente il capitano Sambo, che la comanda.

Passiamo intanto all’onore di segnarci.

Dell’E. V.

Affez.mo collega
Zucchi.
Devot.mo e affez.mo servitore
I. Gamba.


DS. — Questo foglio, per mala esecuzione di ordini dati, non partì in tempo col corriere di ieri. Aggiungiamo oggi con piacere che parimenti la scorsa notte è passata senza che alcuna aggressione abbia avuto luogo, e che anzi essendosi fatta perquisizione in una casa sospettasi sono rinvenute armi sottratte alla Civica, ed altre proibite, ed anche effetti derubati, come meglio col foglio di dettaglio che qui in copia uniamo all’E. V.

Della colonna Garibaldi abbiamo notizie buone, e che prosegue la sua marcia unita e tranquillamente. Questa sera arriverà forse a Faenza.


50 [p. 407 modifica]Nota dello armi ed oggetti ritirati questa notte in diverse case di popolani di questa città:

23 Fucili a scaglia con baionetta. 1 Lancia.
23 Fucili fulminanti. 5 Giberne.
12 Fucili senza baionetta. 2 Fodere di baionetta.
3 Fucili austriaci a percussione. 300 Cartuccie.
2 Carabine di cavalleria. 200 Palle sciolte.
5 Tromboni. 10 Matasse di lana.
3 Carabine di altro calibro. 1 Caparella nuova.
7 Pistole diverse. 2 Bastoni con stocco.
18 Sciabole con fodera. 2 Coltelli.
5 Sciabole senza fodera. 1 Lama di sciabola.
4 Spadoni. 1 Valigia di cuoio
  contenenti effetti rubati.
6 Baionetto. 1 Baullo (sic)
1 Canna da pistola.

Il capitano comandante
L. Conselli.




Documento N. LIII51

GUARDIA CIVICA - BATTAGLIONE 6°.

Rapporto straordinario al Comando generale civico.

Circa l’una pom., mentre scendeva il ministro Rossi, molte persone ammutinate si fecero addosso alla carrozza, nel cortile della Cancelleria, ed in seguito di atti di disapprovazione verso la persona del ministro stesso, si è veduto, dalla forza stazionata su questa piazza, essere stato ucciso il detto ministro.

Fattesi le indagini dal sottoscritto sul proposito, dal Rev.do padre curato Nina, di S. Lorenzo e Damaso, si è venuto in cognizione essere stato ucciso con un colpo di arma bianca.

Si domandano pertanto pronte istruzioni per la forza che guarnisce detto posto.

Dal quartiere della Cancelleria, li 15 novembre 1848.

Il maggiore del 6° battagl.
Antonio Villanova-Castellacci.




Documento N. LIV52

CONSIGLIO DEI DEPUTATI.

Processo verbale 50°

della tornata del giorno 15 novembre 1848.

Presidenza del Sig. Avv. Francesco Sturbinetti.

La seduta si apre all’ora una e tre quarti pom. Sono presenti i signori ministri di grazia e giustizia e del commercio. Si legge il processo verbale della tornata del dì 26 agosto 1848.

[p. 408 modifica]Potenziani osserva che nella petizione dei mercanti ed artigiani delle cartiere di Pioraco, rimessa dalla Commissione al Ministro del commercio, aggiunse che questi ne dovesse sentir il parere della Camera di commercio di Roma, e non già che fosse alla medesima rimessa; e dopo una tale osservazione viene approvato.

Si procede quindi all’appello nominale. I deputati presenti sono 37.

Il presidente dichiara che non essendovi il numero legale la seduta non può aprirsi; spera che dimani saranno venuti altri deputati; ma siccome non è certo, intanto, per non perder tempo in momenti nei quali molte cose vi sono a fare, prega il Consiglio ad adunarsi domani in sezioni. Bonaparte osserva che le sezioni non esistono più. Il presidente soggiunge: appunto perchè le sezioni non esistono più, dovendosi venire alla formazione delle nuove, desidero che il Consiglio si aduni dimani all’ora una pomeridiana per riassumere molti progetti di legge e molte proposizioni che erano state rimesse alle sezioni, delle quali fin qui non ha avuto alcun rapporto, nè sa quali relatori siano stati nominati. Dice che farà distribuire un elenco di tutte le risoluzioni fatte dal Consiglio nel primo periodo della Sessione del 1848, colle osservazioni sull’esito che hanno avuto, affinchè ogni deputato abbia la storia delle cose che si sono trattate e più facilmente conosca quello che resta a farsi. Intima la seduta per venerdì, restando il medesimo ordine del giorno.

Erano le 2 ¼ pom.

P. Marcosanti, segretario.




Documento N. LV.53

MINISTERO DELL’INTERNO.

N. 39770.

Li 16 novembre 1848.

Per ordine di Sua Santità devo prevenire V. E. che abbia la compiacenza di recarsi questa stessa mattina al Quirinale, unitamente a quelli signori del Consiglio che stimerà opportuno di seco condurre, e ciò alle 8 ¾.

In questa intelligenza il sottoscritto ha il piacere di rassegnarsi con sensi della più distinta stima

Dell’E. V., signor presidente dell’Alto Consiglio,

Devot.mo servo
A. Montanari.






Note

  1. Dall’archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1848-49, busta 95, copertina 327.
  2. Dall’Archivio Storico del Comune di Roma, Buste della Civica mobilizzata per la guerra dell’indipendenza.
  3. Il Generale comandante interino della guardia civica era il Duca Massimo.
  4. Dall’Archivio cit., Buste della Civica mobilizzata per la guerra dell’indipendenza.
  5. Dall’Archivio cit. Buste della Civica mobilizzala per le guerre dell’indipendenza.
  6. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, dal luglio al dicembre 1848, busta 31.
  7. Dall’Archivio cit., Busta dei Rapporti giornalieri dal luglio al dicembre 1848, busta 31.
  8. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  9. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31
  10. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  11. Dall’Archivio cit.. Buste dei Rapporti giornalieri dal luglio al dicembre 1848, busta 31.
  12. Dall’Archivio cit.. Buste dei Rapporti giornalieri dal luglio al dicembre 1848.
  13. Dal Cassandrino di martedì 24 ottobre 1848, anno I, n. 49.
  14. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta, 31.
  15. Dall’Archivio cit., Carte di diverse casse, busta 1848.
  16. Dall’Archivio cit., Carte di diverse casse, busta 1848.
  17. Dall’Archivio cit.. Carte di diverse casse, busta 1848.
  18. Dall’Archivio cit.. Carte di diverse casse, busta 1849.
  19. Dall’Archivio cit, Carte di diverse casse, busta 1848.
  20. Dall’Archivio cit., Carte di diverse casse, busta 1848.
  21. Dall’Archivio cit., Carte di diverse casse, busta 1848.
  22. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  23. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  24. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  25. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  26. Dall’Archivio cit., Carte di diverse casse, busta 1848.
  27. Dall’Archivio cit., Buste del Rapporti giornalieri, busta 31.
  28. Dall’Archivio cit., Carte di diverse casse.
  29. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, dal luglio al dicembre 1848.
  30. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  31. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  32. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  33. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  34. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  35. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  36. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  37. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, dal luglio al dicembre 1848.
  38. Dall’Archivio cit., Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  39. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1849-49, busta 33, copertina 274.
  40. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49, busta 35, copertina 329.
  41. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49, busta 34, Copertina 327.
  42. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49, busta 35, copertina 329.
  43. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1848-49, busta 34, copertina 337.
  44. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-48, busta 35, copertina 331.
  45. Minuta di lettera, scritta da un impiegato del ministero dell’interno e indirizzata al direttore delle dogane. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49, busta 35, copertina 331.
  46. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49, busta 35, copertina 327.
  47. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49 busta 35, copertina, 328.
  48. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49, busta 35, copertina 338.
  49. Dall’Archivio storico del Comune di Roma, Buste dei Rapporti giornalieri, busta 31.
  50. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49, busta 35, copertina 339.
  51. Dall’Archivio Storico del Comune di Roma, Buste dei rapportl giornalieri, busta 32.
  52. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1849-49, busta 35, copertina 336.
  53. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49, busta 35, copertina 337.