Dizionario moderno (Panzini)/G

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Gabbia: ter. mar., vela quadra, la seconda in grandezza che si spiega al disopra del trevo la quale è la maggiore e più bassa delle vele quadrate. Gabbia è specialmente quella centrale, Parrochetto la prodiera, Contramezzana la poppiera (in una nave a tre alberi).

Gabbiano: V. Cocal.

Gabbiere: term. mar., marinarlo scelto, deputato a qualunque manovra degli alberi.

Gabelotto: voce siciliana gabillotu, appaltatore di gabelle. Quegli che tiene le altrui possessioni a fitto, fittajuolo.

Gabinetto: la voce fr. cabinet = stanzino, ha dato all’italiano molti gabinetti. Dal tempo dell’Algarotti in su si sono venuti estendendo per tal modo nell’uso che tentar di espellerli sarebbe opera vana, anche per un purista. Passiamoli in rassegna: Gabinetto di lettura (cabinet de lecture., Gabinetto di storia naturale, di Fisica, etc. (cabinet d'histoire naturelle, de physique), Gabinetto d’anatomia (cabinet d’anatomie), Gabinetto di toilette (cabinet de toilette), Gabinetto particolare (cabinet particulier) stanzina appartata ne’ caffè e nei publici ritrovi; e anche la stanza segreta, scrittoio o studio, del Monarca ove convengono i ministri per trattare gli affari dello Stato. Ed estendendo quest’ultimo significato, gabinetto valse governo, specialmente nei rapporti fra Stato e Stato; indi consiglio dei Ministri, indi le locuzioni affari di gabinetto, questioni di gabinetto. Infine gabinetto dicesi per cesso o privato, fr. cabinet d’aisance, o semplicemente cabinet. Anche in tedesco kabinett ha i significati sopra detti. La parola cabinet e così la voce cabine, inglese cabin, hanno la stessa origine etimologica della parola nostra capanna (fr. cabane, spag. cabana) cioè, come pare da una voce celtica caban, diminutivo di cab, voce inglese, che vale vettura (V. Cab). Isidoro menzionando la voce capanna, spiega: hanc rustici capannam vocant quod unum tantum capiat, ma non è ritenuta buona etimologia.

Gabinetto di decenza: V. Luogo, etc.

Gabinetto nero: ufficio segreto ne’ dicasteri od altrove ove si esercita una segreta sorveglianza di polizia, specie aprendo o intercettando lettere e dispacci. Fr. cabinet noir: come nome e istituto politico risale al tempo di Luigi XIV. V. la voce precedente. NB. La denominazione non è ufficiale.

Gaffe: V. Bevue. Nel linguaggio mondano alla voce bevue si alterna oggi, almeno così mi si accerta, la voce del gergo familiare francese gaffe per significare un granchio, uno sbaglio, una topica. Es. «Guardi quella balena in acqua». «Scusi, signore, è mia moglie».

Gagliardetto: term. mar., bandiera biforcuta usata come distintivo o come bandiera per segnali.

Gagnant: nei giuochi delle corse (sport) invece di vincitore, si dice talvolta francesemente gagnant.

Gaia scienza: fr. gaie science: nome storico dato in antico alla poesia trovadorica e allo questioni erotiche di cui era materia nello Corti d’Amore. [p. 232 modifica]

Gala: dicesi in marina gran gala quando, oltre alla bandiera nazionale ed ai distintivi speciali inalberati, si stendono da prua a poppa le bandieruole de’ segnali. V. Pavese. La piccola gala consiste nell’innalzare sugli alberi le sole bandiere nazionali.

Galantina: noto piatto rifreddo di complicata arte culinaria, solitamente fatto di capponi disossati e farciti: servesi con gelatina. Nome e cosa verosimilmente di provenienza francese: galantine: la parola galant però non ci ha che vedere. Galantine, secondo che ne spiega il Littré, proviene da una radice tedesca gal, onde gallert = gelatina.

Galantuomo: nei paesi dell’Italia meridionale questo vocabolo ha un ben curioso significato: indica cioè colui il quale veste civilmente, da signore. (Il galaniuomo nel senso morale è colui che porta il grave peso della coscienza, quindi è destinato a far poca strada nella vita).

Galatea: dal greco gala, latte, quindi bianca come il latte: nome di mirabile e ridente Nereide, celebrata da Teocrito e per imitazione da Vergilio (Egloghe) e dal Poliziano (Stanze). Suona antonomasticamente.

Galaverna (da un caligo hiberna?): così chiamano con voce dialettale in Romagna il nevischio gelato e minuto, quello che i francesi dicono verglas: e significa altresì la brina.

          Quando la brina in su la terra assempra
               l’imagine di sua sorella bianca,
               ma poco dura alla sua penna tempra.


Galeone: accrescitivo di galèa o galera ed è nome di antica nave, di alto bordo, rilevata a prua e a poppa, con portelli per i cannoni. Andava a vela con quattro alberi, due quadri e due latini. Serviva per guerra e per mercanzia.

Galeotto: ha antico valore di mezzano di amori, ed è traduzione del nome Galtehaut, il quale fu gentil cavaliere e fa pietoso intermediario fra la regina Ginevra e Lancilotto dal Lago, come si legge nella bellissima istoria di questo nome

Galeotto fa il libro e chi lo scrisse


e il Decameron fu da alcun lettore antico cognominato il prencipe Galeotto per indicare le pericolose lusinghe che vi si contengono.


Galletta: voce lombarda, estesa anche in altre regioni dell’Italia centrale per indicare il bozzolo del baco da seta: da galla, gallozza, gallòzzola, lat. galla.

Gallicanismo: nome dato al sentimento di indipendenza da Roma che ebbe il clero cattolico francese fino dall’Evo Medio (Gallia, lat. = Francia). Es. Chiesa Gallicana.

Gallina faraona: V. Faraona.

Galoche: così sono chiamate quelle soprascarpe di gomma che di verno specialmente servono a preservare i piedi dall’umidità. La parola è francese, e dicesi anche claque: in italiano v’è galoscia o caloscia o gallozza, voce classica e antica. Ma chi la usa? Appartiene al novero delle parole semi morte. Etimologia più semplice di galoche è da gallica, scarpa gallica o francese, o galochia nel basso latino. Il Mussafia propende per calones = zoccoli. Lo Scheler per calopodia = zoccoli.

Galope o galop: nome di nota danza vivace, di origine francese, vraiment nationale! nota un lessicografo francese.

Galoppante: attributo di tisi ulcerosa a rapido decorso: fr. phtisie galopante, quasi che brulé les étapes.

Galvanizzare: un cadavere, una mummia, etc., è locuzione comune che vale animare, voler dar vita a persone, istituti cose che non hanno più forza vitale. Se i francesi estesero primi a tale senso figurato e forte il verbo (galvaniser = donner une vie factiee et momentanée) e noi imitammo, sarà gallicismo condannabile? V. Elettrizzare. (Galvanizzare, dal nome del nostro grande Galvani).

Gamba di Vladimiro (la): è rimasta celebre per alcun tempo negli annali del Parlamento italiano. Essa fu la cagione della caduta del primo ministero, G. Nicotera, 1877. Aveva egli un certo suo ufficio altrettanto segreto quanto illecito (Gabinetto nero) nel quale si faceva lo spoglio delle lettere e dei dispacci privati. Gliene capitò uno che parlava di una ferita alla gamba di Vladimiro. Si era al [p. 233 modifica]tempo della guerra turco-russa. Il Nicotera, pronto, mandò le sue condoglianze ed auguri a non so quale granduca Vladimiro, congiunto dello Tzar, Trattavasi invece di un semplice privato. Onde il ridicolo e la caduta del Ministro. Se non così, press’a poco.

Gambrinus: nome leggendario di un re di Fiandra (presunta contrazione di Jan Primus) cui è attribuita l’invenzione della birra. Sta il fatto che la birra col nome di vino d’orzo (oinos krithinos) è ricordata persino nell’Anabasi di Senofonte. Gambrinus o Gambrino, compreso il diminutivo Gambrinetto, è nome dato a molto birrerie in Italia. Il flavo e barbuto re teutonico, a cavalcione di un fusto di birra in su l’insegna, par sorridere dal piacere con cui seppe con la sua squallida cervogia conquistare il mercato del paese del vino (Enotria).

Gamma: vale scala musicale, nome datole da Guido d’Arezzo, nostro, che aggiunse questa lettera greca ([testo greco] = g) alla serie delle note: In primis ponitur [testo greco] graecum, a modernis adiunctum, come scrisse egli stesso. Ma come termine letterario e pittorico, cioè per indicare gradazioni, è un senso estensivo che noi togliemmo dai francesi: Es. «La gamma dei colori. La gamma del riso, etc.».

Garage: voce francese che significa l’aziono del garer, guardare, mettere in istazione (gare), al riparo nave, convoglio, carro. Rimessa.

Garante, garanzia, garantire: sono voci oramai accolte dalla Crusca: spiacciono tuttavia ai puristi perchè venuteci dal francese garant, garantie, garantir, derivate dal latino medievale warendare e warens, dall’antico alto tedesco werên (almeno secondo il Kluge, op. cit.) = prestar malleveria. Le parole nostre sono mallevadore, malleveria o mallevadoria e mallevare. Hanno però il torto di essere alquanto letterarie. Viva tuttavia è nel popolo la buona voce sicurtà per garanzia. Anche in ted. Garantie, voce usata dalla 2a metà del sec. XVII.

Garbino: (dal arabo garbi = occidentale) vento di libeccio. (Questa antica nostra voce, poco usata, oramai in altro regioni d’Italia, è vivissima sul nostro litorale Adriatico. E altresì in francese garbin.

Garbo: term. mar., modello di sottili tavole di abete, che indica la forma di un pezzo di costruzione di un naviglio.

Garçon: fr. garzone, in vece di cameriere o, più popolarmente, bottega, è notato nel Lessico del Fanfani. Ma non mi pare molto dell’uso al dì nostro, o almeno sa molto di affettato e altezzoso.

Garçonnière: appartamento da scapolo (garçon). Garçonnière dicesi altresì di una ragazza che corre e giuoca co’ maschi: termine familiare francese e non senza senso di biasimo.

Garçons de la noce: les jeunes gens chargés de faire les honneurs de la noce (Littré).

Garde enfant o porte enfant: sono parole che la gente mondana usa per indicare la trapuntina elegante ove si collocano, rinserrando, i neonati. Ma non le trovo in francese. V. Voltaire, Notes, etc.

Garden-party: locuzione e costumanza inglese in molto onore presso la nostra gente mondana, la quale, come è noto, riveste un carattere internazionale. Significa un ritrovo di signori e di dame in giardino o altro luogo aperto, per sollazzi, giuochi, spettacoli o altre forme di svaghi signorili. Garden party, come del resto quasi tutte queste locuzioni inglesi, appartiene pure al numero delle voci neologiche francesi.

Garder une poire pour la soif: modo familiare francese, tradotto da noi spesso letteralmente, per dire serbare qualcosa pel bisogno. Locuzione, presso di noi, del linguaggio mondano.

Gare: fr. stazione, da garder: cfr. l’italiano guardia; dal tedesco warte. Voce francese non del tutto fuor d’uso nè ignota anche al popolo: es. i vetturini delle grandi città.

Garganello: in milanese garganell, specie di morgo o smergo, uccello acquatico.

Gargantua: dicesi, con senso tolto dal francese, di mangiatore famosissimo: vero è che Gargantua, nome proprio e titolo del capolavoro di Francesco Rabelais, fu oltre che gran mangiatore, gigante genialissimo le cui imprese ed i cui detti sono [p. 234 modifica]anche oggi degni della più grande considerazione. Gargantua par derivato dal vocabolo provenzale gargante = gozzo, e non dalla lepidezza con cui il padre di Gargantua salutò il figlio, vedendogli spalancar la bocca: Que grand tu as!

Gargotta: V. Gargote.

Gargote: voce francese: bettola, osteria d’infima specie: leggesi tradotta anche in gargotta. Voce di incerta etimologia. V. Zambaldi, op. cit.; Scheler, op. cit.

Garibaldino: glorioso nome storico dato al soldato volontario di Garibaldi.

Garni: V. Hôtel garni.

Garrotta: dallo spagnuolo garrote: supplizio legale usato tuttora in Ispagna per dar morte, strangolando senza sospensione. Consiste in un anello cui il carnefice con vite manovella chiude, troncando il collo intromesso del paziente. La parola è registrata anche nei diz. francesi: garrotte.

Gas: o gaz come è scritto in francese: ogni fluido aeriforme che rimane tale alla pressione e alla temperatura ordinaria, ha tale nome. Voce universale, creata verso il ’600 da van Helmont, chimico olandese, e che pare formata dalla voce geest = spirito, tedesco geist. Secondo lo Scheler meglio dal verbo gäschen, = schiumare, fermentare. La forma gasse, non è molto dell’uso se non in Toscana. Sarebbe desiderabile che delle due grafie gaz e gas questa fosse preferita, sì per ragione di etimologia, come per effetto dei composti, in cui prevale l’s.

Gas-povero: neol.; è un gas così detto povero perchè ha un piccolo potere calorifero (ossia sviluppa poche calorie nella sua combustione). Si adopera con i motori a gas per sviluppo di forza. Si ritrae dal carbone nei gasogeni, quale prodotto di combustione incompleta.

Gasthaus: in tedesco significa albergo e locanda, ma vi si annette l’idea di luogo di minor importanza e più alla buona che non sia l’hôtel.

Gastro-enterite: voce medica, dal gr. gastèr = ventre ed ènteron = intestino. Infiammazione della mucosa intestinale.

Gastro entero stomia: ([testo greco] = ventre, [testo greco] = bocca) operazione chirurgica che consiste nel mettere in comunicazione lo stomaco con un’ansa intestinale.

Gateau: italianizzato talvolta in gatò, mentre vi risponde la parola dolce: voce generica per indicare dolci di pasta frolla, di lievito o di pasta sfogliata, ma di una certa dimensione e che prendono nomi speciali secondo le regioni e gli ingredienti di cui sono fatti. Questa parola francese in alcune nostre regioni è assai familiare.

Gatò: V. Gateau.

Gattinàra: vino del Piemonte (Novara). Nella categoria dei vini di lusso occupa uno dei migliori posti. Rosso granato, brillante, di lunga durata. Invecchiando, prende un color rosso ranciato ed un profumo suo particolare. Domanda quattro anni di età circa.

Gatta ci cova! locuzione nostra familiare e scherzosa che vale c’è sotto qualche inganno, frode, malizia, e dicesi quando non si nutre sospetto in qualche operazione o questione, «giacchè quando» il gatto è lì in agguato, che par che faccia la cova, macchina certo a qualche sorcio pezzo di lardo le insidie sue» Pico Luri da Vassano op. cit. Se questo fosse un libro di curiosità delle parole, sarebbe piacevole il raccogliere le molte locuzioni e comparazioni che dal nome gatto si sono formate: Innamorata come una gatta, per dire innamorata cotta, e in milanese ves pesg d’ona gatta soriana, esser donna facile a innamorarsi; attaccar lite col gatto, detto di chi porta graffiature sul volto; essere svelto o nuotare come un gatto di piombo, esser tardo, non saper nuotare; andare a comperare il lardo dal gatto, aver che fare con uomo taccagno; i figli dei gatti raspano, squisita frase popolare per significare la forza dell’ereditarietà; prendersi una gatta da pelare, assumersi impegni fastidiosi con poca probabilità di riuscita; non c’è un gatto, non c’è nessuno; esser quattro gatti, per dire essere in pochi, ma in senso faceto di sprezzo; in milanese v’è la curiosa locuzione, vessegh su el gatt, esservi il gatto sopra, per dire che una cosa non si può fare, etc., senza notare i notissimi modi come essere amici come cani e gatti; non vender la gatta nel sacco, etc. [p. 235 modifica]

Gattamorta: voce familiare nostra, detta di persona che finge di esser semplice e non è, come appunto fa il gatto che simula talora il sonno quando sta per rubare.

Gaudium est miseris socios habuisse poenarum: V. Solamen miseris, etc.

Gaucho: che si pronuncia gaucio; nome dato ai mandriani o pastori delle Pampas, abilissimi cavalcatori, allevatori e cacciatori di cavalli.

Gattoni: voce antica e classica, ristretta oramai all’uso di toscana e vuol dire ciò che il popolo chiama orecchioni e i medici parotite; ma il Petrocchi la registra come parola italiana, cioè comune alle varie regioni. Gattoni da gotoni, accrescitivo di gota.

Gauche: parola francese, talora usata nel senso di malpratico, maldestro, inetto. Es. «Disgraziatamente egli è onesto, e quindi timido e gauche». E si noti che tolgo l’esempio da un letterato che va per la maggiore! Proprio codesto di usare inutilmente voci straniere, più che vezzo, è vizio. Pensando però che si tratta di vizio assai antico, può, se taluno si duole, consolarsi. Da quell’onesto e acuto libro che è Lingua e dialetti del Romanelli, tolgo, a mia conferma, questo passo: «Ricordo di aver letto, non so dove, che a G. B. Niccolini pareva che al verbo regretter in italiano non ci sia verbo che esattamente gli corrisponda; ed era il Niccolini! T. Grossi, il 7 giugno del 1847, scriveva al Giusti: «La marchesina d’Azeglio mi ha fatto leggere due tue lettere, tanto amene, tanto briccone e pazze, tanto condite di quel tuo sale, di quella tua... vorrei diro malizia, ma il termine non mi corrispondo all’idea: dirò dunque in francese malice». E perchè? per dir la cosa in iss, piuttosto che in izia?». Pare una facezia e non è: appunto a quell’iss invece di izia, per effetto del lungo uso, si annette una sfumatura di senso.

Gaufrette: nome dato a corta specie di dolci o biscotti, fatti con uno stampo: così detti dal verbo francese gaufrer: stamapre (detto delle stoffe).

Gavitello: è detto quel galleggiante cohe legato a lungo con l’ancora, servo a mostrare il luogo dove essa è profondata in mare. Il Guglielmotti lo fa derivare da gabbiano (lat. gavia) uccello acquatico che posa lievemente, talora, su le onde. Etimologia ingegnosa. Altri da capitellum.

Gavotte: (da Gavots, abitanti del paese di Gap) ballo famoso del secolo XVIII; e fu una variazione successa al minuetto, ballo esso puro francese, grave ed elegante, ad inchini, movenze e passi leggiadrissimi, che ben convenivano con le mode del vestire e le cavalleresche usanze dei tempi passati. Il minuetto (da menu, ballo dai passi minuti) era un ballo a duo che regnò in Francia dal tempo di Luigi XIV per tutto il settecento, ed oltre. La gavotte è a due tempi, composti di due riprese, ciascuna di quattro ed otto misure. La voce è stata tradotta in gavotta, ma più spesso si pronuncia alla francese.

Geisha o guecha: nome di danzatrice e attrice Giapponese: etèra.

Gelo: per gelone, è idiotismo del dialetto lombardo, gel.

Gelèe: voce francese uguale alla nostra gelatina, succo di carne o d’altra sostanza che si rapprende pel freddo. Ma nel linguaggio dei grandi cuochi (chefs) vale spesso la voce francese. V. Glassare.

Gemütlich: V. Comfort.

Gena: voce dialettale piemontese: vale soggezione, dal fr. gène, derivato da géhenne, geenna, voce ebraica, gëhinnon, detta di valle presso Gerusalemme, e ricorrente nelle Sacre carte per inferno, luogo di pena. Il francese attenuò tal senso di martirio, pena, sino al semplice incomodo. V. Sans gêne.

Generalità: è ripresa dai puristi, si come voce curialesca per dire il nome, cognome, età, etc., sì come astratto in vece di in generale, generalmente.

Generazione spontanea: dottrina che afferma potere in taluni casi esseri viventi nascere da materia morta: dottrina oggi in discredito, giacchè è stata fermamente determinata la legge della continuità della vita, legge già espressa nell’antico aforisma omne vivum ex vivo.

Geniale: detto di persona piacente, gaia, che va a genio, è bellissima voce, se pur trascurata in tale senso nella lingua [p. 236 modifica]ufficiale, scolastica e dell’uso, vive tuttavia nel popolo, delle regioni dell’Italia Centrale in ispecie. (V. Genio). Sostituisce il troppo abusato simpatico. Geniale, vale anche, neol., che ha qualità affini al genio: grado inferiore al genio.

Genio: lat. genius = propriamente secondo etimologia produttore della vita; quindi nume benefico, secondo gli antichi, che operava nella generazione e nella nascita dell’uomo e lo accompagnava come Angelo tutelare, per tutta l’esistenza. Onde buon genio, cattivo genio, come ad es., il fantasma che apparve a Bruto prima della battaglia di Filippi e disse: «Sono, o Bruto, il tuo mal genio e mi rivedrai appresso Filippi»; onde la bella voce nostra geniale = festivo, lieto, piacente, etc. Genio nel senso di alto ingegno, creatore, operatore, inspiratore, è gallicismo indispensabile oramai e infiltratosi nella lingua sino dal secolo XVII, onde noi traemmo l’aggettivo geniale, detto di opera che ritiene del genio, e genialità le forze e le attitudini del genio. La scuola antropologica italiana con a capo il Lombroso ed i suoi seguaci, Sergi, Patrizi, Cognetti, De Martiis ecc., rinnovando e ampliando le dottrine di Moreau de Tours (La Psychologie morbide dans ses rapports avec la Psychologie et l’Histoire) considera il genio come psicosi, crede cioè che il genio sia una varietà epilettiforme di umana degenerazione e si fonda su di alcuni caratteri (stigmate) degli uomini geniali. Le più nobili creature, come S. Francesco, il Leopardi, l’Alfieri, il Manzoni, il Tasso, il Donizetti, etc., servirono come vile materia subiecta a questi studi, molte volte svisando o tacendo i fatti per libidine di dimostrazione, quantunque, finora i genii più poderosi come Galileo, Leonardo, Colombo, Darwin, Michelangelo, Tiziano, Goethe e Machiavelli, per citarne alcuni, risultarono integri e saldi, anzi immuni d’ogni stigmata degenerativa. Vedi nobili parole del D’Ancona in Ricordi ed Affetti (Treves, 1902) contro le esagerazioni malevoli del Patrizi sul Leopardi. Il Max Nordau, avidissimo di originalità, applicò questa teoria lombrosiana come metodo di critica letteraria in Degenerazione, e quando colpì gli esteti pieni di vento e vestito da genio, non è a dire che non abbia colpito giusto e bene. Contro le esagerate deduzioni della scuola del Lombroso insorsero fra noi il Morselli, il Venturi, il Bovio, etc., sostenendo essere il genio fenomeno fisiologico e non patologico, o, come scrive il sig. A. Padovan che molto intese a tali studi, uno stato fisiologico di squisita eccezionale sensibilità nervosa; ma più insorse la storia, la verità e la realtà. Con tutto questo la parte vera e positiva degli studi e delle ricerche del maestro, Lombroso, è destinata a rimanere e costituisce una gloria della scienza italiana. | Genio civile è versione accettata oramai dal francese genie civil = l’art de construire les ponts, les routes, e così dicasi di genio militare, e degli altri geni consimili. Ma avverti che questo secondo genio è diverso dal primo; e secondo una acuta distinzione, sarebbe diverso anche per etimologia, giacchè tale genie francese proverrebbe da parola uguale al nostro ingegno, lat. ingenium, (da in e gigno) = natura, proprietà innata; e più precisamente genie, nell’antico francese engieng, engien (italiano ingegno, ingenium) = spirito inventivo, poi astuzia, istrumento di guerra o di caccia. E tale senso ebbe pure per il passato la parola ingegno = a congegno, macchina, istrumento ingegnoso. Genio vale anche carattere, indole di un popolo.

Genio civile, genio militare: V. Genio.

Genio incompreso: V. Incompreso.

Gens de lettres o al singolare homme de lettres dicono i francesi per indicare coloro i quali fanno professione o mestiere di lettere e possono anche non essere nè letterati, nè poeti, nè grandi scrittori, nè eruditi. In italiano letterato include un certo senso di austerità e di dottrina. Gente di lettere o uomini di lettere presso di noi non usa dire; ma il giornale, traducendo senza coltura o ponderazione dal francese, spesso è veicolo di parole e locuzioni barbariche, che, cosa notevole! subito fanno presa nel publico.

Gentile: questo bel aggettivo usato nell’antico senso di nobile, detto di piante di buon seme e di frutta che richiedono [p. 237 modifica]coltura, apposto cioè a selvatico, è vivo nel popolo (Romagna).

Gentilhomerie: fr., la qualità del gentiluomo, (quindi gentilezza, cortesia, garbatezza, umanità, etc. Una delle tanto voci francesi usate per vizio.

Gentleman: homme bien élevé, bonne de compagnie. Così in francese nel gergo familiare, e noi imitando, talora anche per celia, usiamo la parola inglese. Es. Il tale è un vero gentleman. Fem. Gentlewoman.

Gentleman-driver: V. Gentlemen-rider.

Gentleman farmer: = gentiluomo coltivatore; diconsi in Inghilterra quei signori che attendono con studio ed amore alla nobilissima e savissima fra le arti, che è l’Agricoltura: la qual cosa nell’alma parens, nella ex-patria dei Cicero, dei Fabi, si desidera vivamente. V. il bel libro del Caccianiga Vita campestre, ed. Treves. Non solo, ma in Italia questo nobilissimo e socialmente utile ceto di gentiluomini campagnuoli invece che formarsi, tende por varie ragioni a dissolversi.

Gentleman-rider: letteralmente gentiluomo cavalcatore, cioè cavaliere. Essi si distinguono dai fantini di professione (Jockey) perchè corrono separati da essi, ben inteso, e di solito, corse ad ostacoli o per mero diletto. Gentlemen-driver, dicesi de’ gentiluomini che guidano i cavalli al trotto; non del guidatore di mestiere. Inutile avvertire che questo anglicismo è anche in francese: Gentleman rider = homme du monde qui monte dans les courses.

Genus irritabile vatum: razza irritabile dei poeti. Così con frase scultoria che acquistò valore di motto, Orazio, poeta, (Epist. II, 2-102) definì la naturale suscettibilità dei poeti che può essere estesa, in largo senso, a tutti gli artisti più o mono amici a Minerva.

George Dandin, tu l’as voulu: motto che si deduce dal monologo del Molière nella sua commedia George Dandin, in cui il protagonista di tal nomo rimprovera sè con le parole: Vous l’avez voulu, vous l’avex voulu, George Dandin, vous l’avez voulu. Era Giorgio Dandin un ricco contadino che, per aver voluto menare in moglie una nobile donna, andò incontro a gran numero di guai, il che può accadere anche col semplice prender moglie.

Germanizzare: rendere tedesco o germanico. Fr. germaniser.

Germinal: nel calendario republicano francese è nome di mese, dal 21 marzo al 19 aprile, così artisticamente detto perchè cade nel tempo che i germi, affidati alla terra, si svolgono e germogliano. Però con traslato sociale, lo Zola ne fece titolo ad uno dei suoi migliori romanzi. In italiano, germìle.

Gesangverein: voce tedesca che significa compagnia o società corale. Codeste società sono quasi in ogni città di Germania ed hanno per fine di coltivare il canto e dilettarsi nello stesso tempo. Per il passato codeste compagnie avevano eziandio un certo carattere politico, valendo quelle canzoni e quei cori a tener desto il sentimento patriottico, specie nel tempo che i popoli della Germania non erano, come ora, in unità politica congiunti.

Gesta Dei per Francos: opere di Dio per mezzo dei Francesi. Raccolta di opere di storici diversi che narrano le imprese in Oriente al tempo delle Crociate e le vicende del regno che i Franchi stabilirono in Gerusalemme. Questo titolo risponde ad un orgoglioso concetto filosofico della storia che i Francesi ebbero a cagione delle gloriose imprese compiute e del sangue eroicamente e generosamente sparso da quel popolo belligero. Onde fu anche detto: il fait du peuple frane a l’istrument de la Providence. Il motto gesta Dei per Francos vive ancora, sebbene attenuata la fede in Dio e nella Provvidenza.

Gesto: e più spesso, bel gesto. A questa parola è dato oggi speciale significato di azione in cui rifulga non so quale teatralità icastica e talora istrionica, audacia congiunta a felicità di trovata così da cattivarsi l’ammirazione e la benevolenza del publico. Tale senso ci deve essere provenuto dal francese, intatti nei dizionari del gergo di quella lingua trovo geste = fait, action, exploit.

Gesuitismo: metodo o sistema dei Gesuiti, societá mondiale della Chiesa [p. 238 modifica]Romana Cattolica, detta anche Compagnia di Gesù, istituita in difesa della fede Romana e famosa per la perfezione, disciplina, devozione, intelligenza dei suoi fedeli al fine della Compagnia.

La Compagnia di Gesú fu fondata nel 1540 da Ignazio di Loiola con l’espresso fine di difendere il Cattolicismo contro la irrompente Riforma Luterana. E combattè mirabilmente allo scopo e per più di un secolo fu il più poderoso istrumento della propaganda cattolica. O a ragione o a torto — non è qui il luogo di indagini — cadde la Compagnia in sospetto di ambizioni smodate e di corrotto costume: certo per la vasta impresa fu costretta ad usare e ad abusare dei miserabili mezzi terreni. Certo è che nella opinione popolare Gesuitismo divenne sinonimo di falsa e cedevole coscienza secondo le necessità, di subdola arte di governo, di ipocrisia profonda e malvagia. Onde gesuita o seguace di Loiola suona ipocrita, anche per i credenti.

NB. Nel corso della mia vita ebbi occasione di notare che queste turpi qualità sono anche di chi è nemico dei gesuiti. Questi si onorano di portare le insegne esteriori del loro essere nè si occultano.

Gettare o buttare a mare: togliere ad alcuno la protezione antica, o per demeriti suoi o per opportunità o necessità di cose: locuzione fam., tolta dal linguaggio marinaresco, cioè dal buttare a mare la mercanzia, quando è pericolo.

Gettare il manico dietro la scure: per disperazione o dispetto lasciar andare a male tutto, appigliarsi al peggior partito: locuzione familiare.

Gettar le mani avanti: V. Metter le mani avanti.

Gettata: term. mar., lo stesso che scogliera o diga.

Gèttito: il provento che deriva da una fonte di reddito: così pure è usato il verbo gittare in tale senso. Es. «le ferrovie tedesche gittavano 723 milioni».

Getto continuo (a): continuamente, senza interruzione. Es. la pochade è ricca di bons mots a getto continuo». Che bella lingua, vero?

Gettone: è chiamato quel pezzetto di rame o d’avorio dal valore convenzionale usato nel giuoco in cambio del denaro (dal francese yeton, lat. iactus = gettato): voce francese da gran tempo entrata nella lingua italiana e registrata. La parola antica toscana equivalente è quarteruolo: in molte regioni dell’Italia centrale tali segni di giuoco diconsi puglie.

Gettone o medaglia di presenza: gli amministratori delle società anonime ricevevano da prima una medaglia come compenso dell’ufficio prestato intervenendo alle sedute o adunanze. Essa poi fu sostituita da una determinata somma di denaro, al quale fu conservato il nome di medaglia di presenza: transazione di compenso dall’onore alla pecunia. In francese è appunto la locuzione jeton de présence.

Geyserite: silice idrata. Scrivesi italianizzando gaiserite.

Geysir: voce islandese (geiser in francese) cha denomina certe sorgenti con getto di acque bollenti, ricche di minerali, speciali dell’Islanda. Scrivesi anche gaiser.

Ghemme: vino da pasto rosso del Piemonte (Novara).

Gherlino: term. mar., cavo torticcio che s’usa per ormeggiare l’ancorotto, per tonneggio e per rimorchio.

Ghetta: parola di incerta etimologia, a noi venuta dal francese guêtre; specie di gambiera di cuoio o di stoffa che, per eleganza o per comodo del camminare, stringe il polpaccio e si adatta su la tomaia, talora con istaffa nel vano fra il calcagno e la suola. Altri vi sostituisce uosa, dall’ant. ted. hosa = scarpa. Voci riprovate entrambe dai puristi ma registrate nei dizionari dell’uso e da questo sancite: certo non saprei con quali altre sostituirle, volendo indicare chiaramente la cosa.

Ghindare: term. mar., tirar su col cavo buono gli alberi di gabbia e gli alberetti: fr. guinder, dal ted. winden. Ghindare è verbo registrato anche nei vecchi dizionari. Il Tommaseo annota: «voce superflua ma molto usata in vece di issare».

Ghinèa: moneta d’oro inglese del valore di 25 lire che re Carlo II fece battere con [p. 239 modifica]l’oro della Guinea. Tale moneta fu in corso sino al 1816.

Ghiozzo: piccolo pesce d’acqua dolce con fini lische, e capo grosso: lat. gobius, [testo greco].

Gipsy: V. Gypsy.

Giacimento: la particolare disposizione dei minerali nel seno della terra.

Gia: per la desinenza al plurale dei nomi che al singolare escono in gia come bragia, spiaggia, etc. V. cia e gia.

Giacobino: noto nome storico dato ai republicani francesi dal nome dell’antico convento de’ frati Domenicani (detti in Francia Jacobins dalla via di Saint Jacques in Parigi) ove si adunavano. Furono i Giacobini, per la loro feroce e disperata intransigenza, massimo istrumento di quella Rivoluzione e di quelle eroiche guerre. Oggi si dice giacobino di chi professa idee liberali o republicane, ma in modo fazioso, dogmativo, dottrinario, e suona spregio. Derivato giacobinismo (jacobinisme).

Giacobinismo: V. Giacobino.

Giambone: con tale nome non armonioso (fr. jambon, da jambé) in alcune città di Lombardia si chiama esclusivamente, anche da persone colte e che si rispettano, il prosciutto, specie poi volendo significare il prosciutto cotto. Avvertasi che giambòn è vecchia parola del dialetto milanese. | Poco tempo addietro le donne usavano certe maniche esageratamente rigonfie in su la spalla e strette al polso e lo denominavano maniche à jambon.

Gianduiotto: nome di maschera torinese dato in commercio ai noti cioccolattini di pasta molle, ravvolti in carta d’argento.

Giannizzeri: milizia turca, (icki-tckeri = nuovi guerrieri) privilegiata, fedele e tereibile ai Sultani, instituita nel sec. XIV. Forte della sua oltrepotenza, divenuta in seguito a mo’ dei pretoriani di Roma antica, faziosa ed indomita, fu con frodo e sangue abolita e distrutta nel 1826. Nel linguaggio, specie politico, dicesi giannizzero, con senso di spregio, chi è od è voluto far credere faziosamente fedele a qualche istituto o personaggio di tendenza e caratteri illiberali.

Giardino inglese o cinese: contrapposto a giardino classico o italiano: nel giardino inglese, oltre ai fiori, si coltivano piante arboree in forma di boschetti e macchie, divisi da maestosi viali, laghetti, pescherie, praterie, terreno vario e ondulato, in modo in somma da somigliare ad un naturale, ricco paesaggio. Perchè detti giardini non siano ridicoli occorre che l’insieme sia grande tanto che meglio loro convenga il nome di Parco.

Giardiniera: con voce tolta dalla cucina francese chiamasi giardiniera (fr. jardinière) quel piatto allestito di varie verdure e cibarie tagliuzzate e condite (carote, sedani, patate, piselli) e serve di contorno.

Giarettiera: V. Jarretière.

Giaurro: voce turca che vale infedele, detto per ispregio de’ Cristiani.

Gibigiana: è la voce dialettale lombarda gibigiànna, cioè il riverbero del sole, che molte volte si fa per giuoco con lo specchio.

          Come quando dall’acqua o dallo specchio
               salta lo raggio in l’opposita parte.

Dante Purg., XV, 16.

Cosa che ha vario nome nelle varie regioni: illuminello, solino, barbaglio, etc.

Gibus: così detto dal nome dell’inventore: cappello a staio che si piega così da occupare poco spazio. V. Chapeau claque. La parola ci proviene dal francese, gibus: chapeau mécanique. Du nom de l’inventeur.

Gigione: appellativo volgare dell’artista (?) lirico (tenori, baritoni, etc.), sfiatato di scarso valore e di minor fortuna, ma vanitoso, bonaccione, soddisfatto di sè: toscaneggia secondo il gergo de’ cantanti e ambula sotto la galleria di Milano — dove questo nome è stato creato.

Gigolette: voce del gergo francese, grisette, faubourienne courant les bals publics, da gigue gamba e giguer sgambettare.

Gigot: voce francese, che per l’appunto è il nostro coscetto di capro giovane o di castrato, che nel citato libro di M. Bartolomeo Scappi, è chiamato mezzo capretto di dietro. Gigot è da gigle, it. giga, antico tedesco gige, strumento a corde, violoncello: così è detta la coscia per [p. 240 modifica]simiglianza con l’istrumento. V. lo Scheler. Vocabolo a ragione ripreso come abusivo dai puristi.

Gilet: voce francese di dubbia origine: la più probabile è da Gille (Aegidius), personaggio comico del teatro popolare francese, che portava una veste senza maniche come appunto la sottoveste. Altri spiega da un Gille, nome del primo fabbricatore, ma è poco probabile. Benchè talora si trovi scritto sottoveste, tuttavia gilet è la parola prevalente nell’uso, scritta anche gilé. Il vocabolo panciotto sembra poco elegante e però non è molto usato. In tedesco tale voce francese è poco comune, per nulla anzi comune nella Germania settentrionale in cui dicesi weste. NB. Nel contado di Cesena dicesi corpetto: documento fra gli altri come nella insita forza del popolo stia molto della salvezza della favella natia.

Gin: gìneprina, liquore inglese estratto dalle bacche del ginepro, onde il nome. La parola gin è notata nei diz. francesi.

Ginecologìa: (neol., dal greco ghinè, ghinaikòs = donna e il solito suffisso logia = trattato) quella parte della scienza medica che studia specialmente le funzioni dogli organi muliebri e le loro malattie. Ginecòlogo, il medico specialista di tali malattie.

Ginnoto: gymnotus, anguilla elettrica dell’America, come nei nostri mari la torpedine, lat. torpedinem = che dà torpore, con la sua scossa, onde i nomi ai terribili ordigni esplodenti del mare.

Giocare a scarica barile: palleggiarsi le responsabilità per opportunità di quieto vivere, difetto di carattere e di coraggio insieme. Forte e caustica locuzione familiare, tolta dal giuoco dei fanciulli che, molti sul dosso e intrecciando le braccia, si sollevano a vicenda.

Giocattolo: dal fr. jouet. «È voce non toscana per balocco», così il Tommaseo. «Pure è penetrata anche fra noi, parendo ai venditori di quei gingilli che abbia miglior suono e maggior importanza la voce francese», così il Rigutini. Comunque sia della sua origine, è parola dell’uso della lingua comune, salvo al popolo di adoperare care voci proprie: umile forza conservatrice del linguaggio!

Giochetto: diminutivo di giuoco, vale con speciale uso e senso come imbroglio, frode fatta con arte come un giuoco di prestigio. Es. Si ripetè il solito giochetto.

Giogatico: nei dizionari è spiegato «mercede al contadino che co’ propri buoi ara il terreno altrui». Ora in Romagna secondo il sistema colonico della mezzadria, giogatico è il tributo in natura (sacchi o staia di grano) che il mezzadro paga al padrone giacchè questi somministra il capitale del bestiame onde se ne avvantaggia per metà il colono. (Le agitazioni agrarie del 1002 negavano questo antico diritto consuetudinario).

Gioppìno: (Giopì) maschera e burattino bergamasco, con tre gozzi: tipo del villico di quel contado.

Giornalaio: neologismo fiorentino che ha preso piede anche altrove per indicare il venditore dei giornali e distinguerlo da giornalista, scrittore di giornale. Dicesi anche strillone, dallo strillare o gridare che si fa del giornale. Voce notata senza esempio dalla Nuova Crusca; ommessa dal Petrocchi, Rigutini, etc.

Giornalismo: neol. italiano, tolto alla sua volta dal neologismo francese journalisme: indica la professione del giornalista e per l’influsso de’ giornali su la publica opinione, il complesso de’ giornali e delle opinioni de’ giornali e simili. Talora, come avvenne per molti nomi col suffisso in ismo, vi si annette idea di eccesso e di soverchiante. Parola che è inutile nè meno discutere, benchè non tutti i diz. moderni la registrino. Non parliamo poi di giornalista (fr. journaliste) che è «necessario accettare per colui che suole scrivere ne’ giornali», così il Rigutini. La Nuova Crusca non accoglie giornalismo, mentre accetta giornalista, perchè poi...?

Giorno (essere a, mettere a): per essere informato, essere al fatto, informare: tenersi al giorno di una cosa, per stare o tenersi al corrente, sono locuzioni francesi penetrate da tempo nell’uso e riprovate dai puristi.

Giostra: antica voce usata neol. per indicare quel noto sollazzo da fiera, che [p. 241 modifica]consiste in un apparecchio girevole con navicelle o sfingi o cavallucci sospesi.

Giovane antico: curiosa locuzione di popolo (Riminese) per indicare il vecchio celibe: zövne antigh. Dicesi anche di zitellona.

Giovani turchi: nome dato al partito progressista turco il quale vuole la fusione della coltura e della civiltà occidentale con l’islamismo. Nel gergo politico i giovani deputati monarchico-liberali.

Giuda: il nome di Giuda Iscariote che diè Cristo per trenta sicli d’argento suona popolarmente in vece di traditore, spergiuro, mancator di fede.

Giullare: talora dicesi per buffone, ma si intende non di quelli che fanno Il mestiere per le piazze, bensì di chi non ha senso di dignità e di coscienza. Come voce storica giullare significò il cantore o menestrello {fr. jongleur, dal latino joculator, da jocus = giuoco) che si accompagnava cantando al trovatore. Indi perdette del suo primo buon significato e in francese e presso di noi significò saltimbanco, giocoliere, buffone. Perchè poi il Petrocchi pose questa voce fra le parole fuor d’uso?

Gipsotèca: (dal latino gypsum = gesso e theca = fodera, involucro) raccolta di gessi riproducenti, per ragione di studio e di coltura artistica, i migliori e più celebrati lavori dell’arte scultoria, specie classica. Neologismo non bello.

Giretto: voce lombarda, girett (cfr. garetto, e per l’etim. V. jarretière). Indica quella parte della bestia macellata che dalla polpa della gamba va al calcagno. Serve specialmente per gli ossi buchi.

Giro: dicesi familiarmente, e con largo uso dialettale, invece di raggiro, affare poco chiaro, imbroglio: giro familiarmente anche si dice di donna licenziosamente libera o di professione sospetta. È una del giro, è un giretto: donna di giro è anche in toscano. Prendere in giro = beffare, farsi giuoco. Milanese, toeu in gir.

Girondino e Gironda: noto nome storico dei deputati della Gironda al tempo della gran rivoluzione di Francia. I Girondini formarono il glorioso partito de’ primi tempi della Assemblea legislativa e della Convenzione: amatori puri della libertà e del popolo, ma senza violenza nè ingiustizia: rappresentavano il fiore della intelligenza e del valore della rinata Francia. Avversi alla tirannide regia e feudale, caddero per opera della tirannide giacobina nelle giornate del 31 maggio e del 2 giugno 1793. Arrestati, giudicati, furono condannati a morte il 31 ottobre 1793. Peccarono di troppa idealità e di ignoranza della terribile logica che regge le umane passioni e la umana malvagia natura. Gironda fu detto il loro partito (Gironde e girondin in francese). Queste parole si rinnovano talvolta nell’uso. Così il Carducci, accennando all’amor suo e di Alberto Mario per la libertà e per la giustizia, idealmente e nobilmente intese, chiude esclamando: «La Gironda è finita, per sempre finita». Per Alberto Mario in Confessioni e Battaglie.

Gironzolare: per gironzare, girellare, girondolare o girandolare, girottolare non piace ad alcuni puristi; certo è verbo che aumenta senza richiesta un numero anche troppo grande di fratelli.

Girovagare: neol. da girovago.

Gitano: voce spagnuola che vale zingaro, da egipciano, nome di gente randagia e senza fissa dimora, la quale si crede discendere dagli Egiziani. V. 'Gypsy'.

Gittare: V. Gettito.

Giunca: piccolo bastimento cinese ed indiano, a fondo piatto, con prua e poppa rialzate. Porta tre alberi con vele di stuoja.

Gius o giure: latinismo in vece di diritto, da Jus (radice come in jubeo = comando) ordine, decreto e, propriamente, diritto, inteso come il complesso delle leggi e delle consuetudini che determinano il lecito e l’illecito.

Giunònico: Giunone (in greco, Hera) fu sposa e sorella di Giove, figlia di Saturno e di Cibele, Dea del Cielo, dell’Aria, delle Nozze, delle Gravidanze, dei Parti. Ella era inoltre una specie di terribile Zantippe celeste, ma, dalla descrizione che ce ne lasciarono gli antichissimi poeti, risulta che ella era formosissima donna. [testo greco], cioè dallo grandi pupille umide e nere come quelle del bue e [testo greco], cioè dalle bianche braccia, è ricordata da Omero, il che fa credere che tutto il reste fosse [p. 242 modifica]conforme. Onde ne derivò l’aggettivo giunonico, detto di donna formosa, o attributo di membra di donna in cui la bellezza non sia disgiunta da prestanza ed opimo sviluppo.

Giurì: o, secondo l’origine inglese della parola, Jury: voce internaz. accettata nel diz. italiano. Dicesi anche giurìa, l’assemblea o consesso de’ giurati. Giurì è altresì nome di commissioni incaricate di esaminare e di giudicare su speciali questioni. Giurì d’onore quello che decide di questioni cavalleresche, cioè a dire se vi sia no motivo di duello. La parola, probabilmente, a noi provenne per via della Francia ove quella voce insieme all’istituto passò al tempo della Rivoluzione (1791). In francese sono accolte le due forme jurì e jury.

Giury: V. Oiuri.

Glabro: francese glabre in luogo di liscio è aggettivo non infrequente: lat. glaber = liscio, calvo.

Glaciale: da latino glacies = ghiaccio, vale gelato; è quindi un’esagerazione applicarlo ad accoglienza, aspetto e simili in luogo di fredda. Invece è conforme alla natura della lingua francese tale esagerazione, onde glacial = insensible, morne, indifférent, Accueil glacial mine glaciale, abord glacial.

Gladio: latinismo: gladius = spada.

Glande: V. Appendice.

Glandola tiroide: glandola sottostante a quella cartilagine della laringe la quale in taluno sporge all’infuori ed è chiamata volgarmente il Pomo d’Adamo. L’ufficio di questa glandola, nella economia dell’organismo non è ancora ben noto. L’etimologia della voce tiroide non è delle più certe: la più probabile sarebbe questa da [testo greco] scudo ed [testo greco] forma, cioè scutiforme, detto propriamente al Pomo d’Adamo, indi esteso alla glandola sottostante.

Glassa: V. Glassare.

Glassare: versione fonica del francese glacer = gelare: verbo usatissimo nel linguaggio culinario e significa, per quel largo senso estensivo che hanno i vocaboli francesi, couvrir de gelée, cioè cospargere dolci o carni di una specie di gelatina che li rende più vistosi: quindi bue glassato, coppa glassata, etc. Il signor P. Artusi nel citato manuale di Culinaria, scritto con grazia nostrana e purezza di lingua da far arrossire molti testi scolastici, (voglio dire i loro autori) propone in tale senso le voci crosta e crostare. Ma forse non gli soccorse l’antica nostra parola biuta che il Petrocchi s’affretta a collocare nelle voci morte, e che udii viva nel popolo in biuda.

[testo greco] leggesi negli Uccelli di Aristofane V. 301. [testo greco]. Portar nottole ad Atene e vasi a Samo, cioè far cosa superflua.

Gli: è di solito dai grammatici ristretto al solo dativo sing. maschile = a lui: nell’uso toscano e di tutta l’Italia media, ove prende suono di je, vale anche familiarmente a lei, le. Si usa anche — pur in Toscana — in cambio della forma letteraria, ma greve e lunga, loro, a loro. Vero è che il gli in tale senso non esco dal dialetto e dal parlar familiare. Non mancano però esempi letterari: «Chi si cura di costoro a Milano? Chi gli darebbe retta? (Pr. Sposi, Cap. XI), benchè si potrebbe spiegare come usato con forza di collettivo. V. ci. Gli usasi anche per li = loro. Es. Gli ho visti io.

Gli affari sono il danaro degli altri: motto felice e vero nella sua lepidezza iperbolica che leggesi in un romanzo francese della signora Girardin, Marguerite aux deux Amours, Bruxelles, pag. 104, e che fu rinnovata da A. Dumas in un suo dramma La question d’argent (Les affaires, c’est bien simple, c’est l’argent des autres). Cfr. il motto comune alla civiltà mercantile: gli affari sono gli affari. V. Positivismo.

Gli dei se ne vanno: V. Les Dieux s’en vont.

Glissons, n’appuyons pas: il verbo glisser francese, risponde ai nostri verbi sorvolare, passar sopra e simili, passer légèrement sur un sujet, sur une matiére, sur un tort, sur un reproche, etc. La locuzione su riferita ci è assai comune ed è tolta da un antico e noto verso francese: glissez, mortels, n’appuyez pas:

          Sur un mince cristal l’hiver conduit leurs pas:
          le précipice est sous la glace.

[p. 243 modifica]

          Tolle est do vos plaisirs la légère surface:
          gllissez, mortels, n’appuyez pas.

Concetto della vita assai vero, senonchè spesso è ritorto nel senso che per andar d’accordo col prossimo e forse con la propria coscienza (quando c’è) è bene sorvolare, non insistere. E anche questo è cosa vera se non ottima.

Globe trotter: è locuzione inglese relativamente recente per indicare quelle persone le quali trottano il mondo, come sarebbe letteralmente, cioè che viaggiano tutto l’anno, specialmente per la passione di viaggiare: passione che ha preso specialmente gli anglo-sassoni, e si comprende: sono ricchi, due terzi del mondo sono sotto la loro giurisdizione, la loro lingua è nota dovunque. Che cosa di più piacevole che viaggiare? Spesso col nome di globe trotters noi chiamiamo certi stravaganti che rendono più diffìcile il loro viaggio adempiendo una bizzarra scommessa.

Globuli rossi: elemento del sangue contenente l’emoglobina, che è una sostanza albuminoide in cui è del ferro solubile nell’acqua; ed è avidissima di ossigeno cui trae dal polmone per l’atto della respirazione. Il color rosso è dato dalla massa dei globuli. Vale vigore, forza vitale.

Glossite: ([testo greco], lingua.) Nome generico dato a tutte le infiammazioni e lesioni della lingua, superficiali o profonde, acute o croniche.

Gneiss: parola di origine sassone, usata pure in francese: indica una roccia composta di feldspato, quarzo e mica, a struttura schistosa. Termine equivalente lombardo, bèola.

[testo greco]: parole scritte sul tempio di Apollo Delfico e reputate divine: conosci te stesso, sintesi del concetto della coscienza. Secondo quanto leggesi nel Protagora di Platone, il mirabile motto fu scritto in lettere d’oro dai Sette Sapienti. Socrate che trasse dal cielo la filosofia su la terra, cioè che primo trattò della filosofia come scienza della vita, fece il motto fondamento della sua dottrina.

E caclo descendit [testo greco]

Giovenale, Satire, XI, 27.

Goal: meta, voce inglese che nel giuoco della Palla al Calcio ove è di prammatica la lingua inglese, indica una specie di porta rappresentata da due aste verticali alte due metri e mezzo (goal-post) unite alla loro sommità da un’altra orizzontale, detta bar, della lunghezza di sette metri. Es. «la squadra milanese ottenne la vittoria con tre goals contro uno, fatto dai genovesi». V. Foot-ball.

Goal-keeper: ingl. custode della meta: dicesi nel linguaggio della Palla al Calcio per indicare il giocatore che sta a guardia della porta ed impedisce che la palla vi passi, e può valersi anche delle mani. V. Foot-ball.

Goal-post: meta e compiutamente colonna di meta nel giuoco della Palla al Calcio. Così, con voce inglese, si chiamano le due aste verticali alte due metri e mezzo che determinano la porta che è la meta del giuoco. V. Foot-ball.

Gobelin: nome che i francesi danno agli arazzi e alle tappezzerie, e deriva dalla voce propria, Gilles Gobelin che, al tempo di Francesco I, fondò in Parigi una fabbrica assai rinomata per finezza di lavoro e per l’arte di tingere le lane.

Goccetta o goccia militare: (fr. goutte militaire) è chiamata la blennorragia cronica.

Goccia militare: V. Goccetta.

Goddam: Dio danni! esclamazione e intercalare attribuito agli inglesi (God damn).

God save the King: e quando c’era la regina, God save the Queen, principio dell’inno popolare inglese: Dio salvi il re. V. John Bull.

Goffetto: giuoco di ventura o d’azzardo, simile alla primiera, diminutivo di goffo goffi, voce registrata ne’ buoni lessici e con esempi classici: un proverbio antico dicea: «Chi fa a’ goffi e non sa fare, perde i quattrini e goffo rimane».

Gogo: voce del gorgo francese: vale imbécile, crèdule, dupe. Es. «Come romanziere regala alla letteratura antimilitarista un libro «feroce». I suoi ufficiali sono dei gogos, i sottufficiali dei poco di buono, i soldati degli automi». In milanese gogo vale lo stesso, cioè baggeo. [p. 244 modifica]

Goldone: V. Appendice.

Golena: voce speciale dell’idraulica del Po che indica la porzione di letto, relitto del fiume, invaso dalle acque soltanto nelle grandi piene: generalmente è coltivato, e si intende sempre come esterno agli argini.

Goletta: dal francese goelëtte: nave leggera e rapida, dalle trenta alle cento tonnellate, con due alberi a vela aurica (randa) e bompresso. La voce francese goelëtte par che derivi da goelëtte, rondine di mare: questa parola alla sua volta da una voce bretone gwela = piangere, da cui il nome goelëtte dato alla rondinella del mare pel suo canto lamentevole.

Golf: nome di un giuoco, anglo-scozzese di origine, moderno e assai in onore; del genere del foot-ball, del cricket etc. che ha per iscopo il diletto e l’esercizio fisico. V. Encycl. britannica, Volume XXIX, 1902, che ne tratta più che ampiamente.

Goliardo: Goliardi o Vaganti o Clerici errantes, è nome dato a’ rimatori medioevali in lingua latina: ma in un latino vivace che si accostava nella lingua e nella forma ritmica alla maniera popolare della nuova poesia. Il canto goliardico ha vivo il senso della natura e dell’amore e contiene balde allegorie, satire, acerbe parole contro il misticismo e la chiesa. La parola si crede derivata da Golia, e figli di Golia sono chiamati i Goliardi. Altra più popolare etimologia è per l’influsso della voce gula (gulosos). Alcune canzoni goliardiche sono tenute in onore anche al dì d’oggi, specie dagli studenti germanici. Questa antica voce è viva tuttora con vario e nuovo senso dedotto dall’antico. «Egli era il più goliardo della compagnia» Carducci, Le risorse di S. Miniato al Tedesco. Un altro avrebbe scritto: il più bohemien. Cappelli goliardici = i berretti degli studenti.

Golpe: vale volpe, carie. È una malattia del frumento che ne attacca le cariossidi, trasformando in un ammasso di sostanza nerastra e puzzolente il loro contenuto. Il male è dovuto ad una crittogama, la Tilletia caries. La si combatte coll’incalcinatura o coll’immersione in soluzione di solfato di rame delle granella destinate alla sementa. Golpe è ottima voce usata specialmente dai contadini toscani. Nel linguaggio tecnico-agrario sono adoperate di preferenza le altre due voci.

Gomma: in medicina indica una produzione patologica che appare come una tumefazione, ed è così chiamata, sia per la consistenza, sia per l’umore che ne geme. Di solito questo nome è dato alla gomma sifilitica, o sifiloma che appare nel periodo avanzato e grave (terziario) della sifilide: può apparire sopra ogni tessuto, distruggendolo ed eliminandolo.

Gonfiatura: (da gonfiare, lat. conflare) termine volgare e familiare che significa alcun fatto, ad arte esagerato, magnificato, diffuso. Dicesi anche montatura (esagerazione).

Gong: nome di campana cinese.

Gonorrea: per il senso vale blennorragia (V. questa parola) come, per l’etimologia, è da [testo greco] = seme e [testo greco] = scorro, per effetto dell’antica opinione che lo scolo uretrale fosse scolo di seme.

Gordiano (nodo): voce usata nella locuzione tagliare o sciogliere il nodo Gordiano, e vale risolvere in modo risoluto una questione non semplice. Come è nota istoria, l’inestricabile nodo di Gordio, cui si connetteva la leggenda del dominio dell’Asia, fu da Alessandro il Grande sciolto con la spada che lo recise.

Gorgerette: a questa viva voce francese risponde la voce nostra, poco usata, gorgiera: collaretto di bisso o d’altra tela molto fine che, per essere increspata quasi a foggia di lattuga, fu detto da noi anche lattughe.

Gòrgia: «forte strascico e aspirazione di consonanti, specialmente dell’r» così il Petrocchi. Questa voce mi sembra invece più usata per indicare la speciale maniera di proferire, o cantilena, secondo i dialetti, i linguaggi, le regioni. Milanese gorga, romagnolo gòrgia. Tale ad esempio è il significato che il Leopardi, in una lettera da Roma al fratello Carlo, dà alla parola gorgia parlando di certi francesi i quali discorrevano con così spiccata loro cadenza che non li potè bene intendere (anzi su questo documento un rappresentante della nuova critica antropologica si [p. 245 modifica]basa per negare al grande lirico nostro, oltre a tante altre qualità, persino il «senso auditivo». Quam parva sapientia! (V. D’Ancona, Ricordi ed affetti, Treves 1903, 42).

Gorilla: e così chimpanzè o scimpanzè dicesi familiarmente di uomo brutto e antipatico. Il gorilla è il più grosso e robusto dei scimiotti (antropomorfi): faccia orrida, pelo nero, senza coda, braccia fino al ginocchio, ritto, uguaglia l’uomo.

Gotica: come aggiunto di figura dicesi familiarmente di quelle persone che vanno all’antica e che mancano di linee eleganti; male, anzi ridicolmente sagomate. Figure gotiche sono propriamente quelle figure a rilievi marmorei, rigide, angolose, simmetriche, senza prospettiva o scorcio che adornano le chiese medioevali.

Gotha: V. Almanacco di Gotha.

Gourmand: parola francese, tanto nel senso di ghiotto, goloso, ingordo, mangione come nell’altro senso di gastronomo, buongustaio. In questo senso più dell’uso è la voce gourmet, che propriamente è il conoscitore del vino. Per l’etim. Cfr. lo Scheler.

Gourmet: V. Gourmand.

Gourmette: in francese è il barbazzale. Ma la gente elegante, almeno da noi e per quel che intesi e lessi nei cataloghi, estende questa voce per significare una specie di braccialetto o catenella, serrata a maglia come un barbazzale.

Governo: chiamano così gli enologi un processo di seconda fermentazione assai praticato in Toscana. Esso consiste nell’aggiungere al vino, già travasato, ordinariamente nel novembre, una certa quantità (dal tre al dieci per cento) di mosto con vinacce e senza graspi, ottenuto da uva scelta e ben conservata. Cotesto governo conferisce al vino, oltre che limpidezza e profumo, quel frizzante naturalo che è proprio dei vini di Toscana, e che dai mercanti è imitato con processi che non hanno nulla a che faro con la pianta sacra al dio Libero.

Governo ladro: è compiutamente, piove, governo ladro! locuzione dei bei tempi del giornale il Fanfulla, detta in origine per forte dileggio di coloro che tutto attendono, tutto fan derivare dal governo, come è costume: frase divenuta comune, (e detta anche sul serio, senza il piove).

Governo negazione di Dio: frase storica per la prima volta dallo statista inglese W. E. Gladstone foggiata a proposito del governo borbonico di Napoli, nel 1851: This is the negation of God erected into a system of Government: è la negazione di Dio eretta a sistema di governo. La frase autorevole ed incisiva nocque al governo di Ferdinando II più di una sommossa o di una congiura.

Governo turco!: e più spesso giustizia turca! per pessimo, burocratico governo, venale o lenta giustizia: antonomasia a cui la Turchia potrebbe fare qualche salsa osservazione, e dire che non è essa sola a godere tale privativa.

Graeca per Ausoniae fines sine lege vagantur: i nomi greci in Italia si pronunciano come si vuole (vagano senza legge) ed è sentenza antica della Regia Parnassi; oggi spesso rivolta ad altri sensi. Vero è che non solo in Italia v’è libertá di accento per i nomi greci ma altresì per i nomi italici. V. Accento.

Graeca sunt, non leguntur ovvero graecum est, non legitur: è greco non si legge. Così dicevasi e scrivevasi sul serio nell’Evo Medio quando il greco era lingua mal nota. Oggi il motto vive e si ripete con lepida intenzione di appuntare la altrui inettitudine a comprendere cosa alcuna.

Graeculus: latinismo, diminutivo di graecus. Con senso di spregio erano chiamati graeculi in Roma imperiale i rètori e filosofi greci, che della gran patria ellenica, ormai vinta e spenta, avevano trasportato nel Lazio soltanto certo spirito gretto, fastidioso, pedante, degenere. Questa antica voce non è del tutto morta nella lingua odierna.

Graffito: dal gr. [testo greco] = incido: genere di pittura ornamentale e parietale, semplice ed elegante, ottenuto incidendo con speciale processo di segni o di disegni l’intonaco preparato all’uopo: usatissimo nell’arte nostra della Rinascita; nel quale tempo non vi fu forse città italiana la quale non avesse avuto case o palazzi [p. 246 modifica]decorati di graffito, nè vi fu artista che sdegnasse di far le sue prove di capriccio, emulando gli altri nelle invenzioni e nelle forme di questo grazioso genere. Il grafito regge alle intemperie e il suo chiaroscuro su le case spoglie d’ogni ornamento, fa buon effetto e grato pel carattere suo alquanto cupo e bizzarro.

Grafòfono: è il fonografo di Edison, perfezionato.

Grafologia: (dal gr. [testo greco] = scrivo e [testo greco] = trattato) arte che studia la scrittura (il segno grafico) come indice del sentimento o del carattere dello scrivente. Benchè la grafologia abbia fondamento più ciarlatanesco che scientifico, è certo che non mancano acuti elementi di giudizio; certo in alcuni casi di idiotismo, isterismo, lipemania, delinquenza, la scrittura può presentare ben più interessanti e sicure alterazioni che nei casi normali.

Grafomane: V. Grafomania.

Grafomania: dal greco [testo greco] = scrivo e [testo greco] = mania (di scrivere), giacchè fra le manie che affliggono l’umana esistenza, esiste veramente anche cotesta. Bisogna però distinguere le forme tipicamente pazzesche che hanno caratteri determinati, come sarebbero formule costanti, quasi sacramentali, poscritti che sorpassano lo scritto, prolissità e difetto di logica, etc. e le forme comuni di grafomania. Difficilmente le porte del manicomio si aprono al comune grafomane, e difficilmente anche si riesce a distinguere ove cessi il furore creativo e fecondo dello scrittore e cominci la mania di colui a cui basta riempir di scrittura molta carta e possibilmente tramutarla in istampa. La mancanza di correzione e di lima sono i difetti più salienti del grafomane: la vacuità e la prolissità non sono vizi specifici del grafomane soltanto. Derivato grafomane, che talora si dice per ispregio di scrittore prolisso, non artista e che troppo produce.

Granatina: siroppo ottenuto col succo della mela granata.

Gran bestia (la): definizione di sapore biblico e di ricordo Nietzschiano, anzi frase del Nietzsche, data dal D’Annunzio alla folla, per significare spregiativamente l’anima collettiva, dalle esplosioni incoscienti e brutali e dal facile dominio. Questa locuzione ebbe fortuna di divulgazione come ogni cosa del D’Annunzio, Cfr. La bestia trionfante di G. Bruno, la belua multorum capitum, di Orazio, la vil maggioranza del Carducci. Eppure quanto deve il D’Annunzio alla Gran bestia!

Gran collare: il distintivo del più alto grado di alcuni ordini cavallereschi: la persona stessa che ne è insignita: femm. gran crollaressa.

Gran completo (al): fr. au grand complet. V. questa locuzione.

Grande di Spagna: titolo della più alta nobiltà castigiiana, con speciali privilegi e di carattere feudale: ciò in antico. Oggi semplice grado di nobiltà di Corte.

Grande isterismo: V. Isterismo.

Grande Oriente: così è chiamato il consiglio o dignitario supremo di tutte le comunità (Logge) massoniche di una nazione, e per estensione lo stesso Gran Maestro. V. Massone.

Grand hôtel: V. Hotel e avverto che questo grand non è un semplice aggettivo ornativo, ma serve proprio a distinguere l’albergo di gran lusso e di gran trattamento dai comuni. Tale distinzione è avvertita pur nelle Guide.

Grandinifugo: aggettivo aggiunto di speciali cannoni, forniti di grandi trombe che portano il suono del loro scoppio, dovuto a polvere pirica o ad acetilene: recentemente perfezionati, hanno per iscopo di impedire la formazione della grandine. (Almeno così si dice giacchè è questione ancora sub judice).

Grand prix: intendesi nel linguaggio ippico il gran premio di Parigi, fondato dal Duca di Morny nel ’62 e inaugurato a Longchamps nel ’63. Queste corse al galoppo ebbero il premio di lire 100.000 sino al 1891: quindi fu accresciuto del doppio e vi possono concorrere cavalli di ogni paese. Grand prix si legge oggi in luogo di onorificenza, premio, etc., specie se il premio fu ottenuto in Parigi. Abuso di voce straniera, il quale è pur indice notevole di servitù di pensiero!

Gran guardia: forte nucleo di milizie agli avamposti, sì per dare il cambio ai [p. 247 modifica]piccoli posti, sì per opporsi ad un primo impeto del nemico.

Gran libro: V. Debito Publico.

Gran mondo: locuzione francese (grand monde) assai dell’uso per indicare il ceto di coloro che per ricchezza, agi, dignità hanno speciale distinzione. V. alla voce Mondo.

Gran vitess (a): per presto, in fretta, è volgare gallicismo milanese (grande vitesse).

Gran-vizir: il primo ministro dell’impero ottomano. Vizir o visir dall’arabo wezir, letteralmente facchino, che porta il peso del governo, ministro: nome dato ai principali ufficiali del Sultano. È press’a poco lo stesso processo che avvenne per la parola ministro, latino minister, da minus = meno (come magister da magis = più) e significò in origine servo, famiglio, domestico.

               Minister vetuli puer Falerni
               inger mi calices amariores.
                                             Catullo.

Grappa: nome di acquavite, che per essere genuina e buona, dev’essere prodotta dalla distillazione dei graspi dell’uva; esso è liquore usatissimo nell’Alta Italia, specie in Lombardia; nel Veneto dicesi graspa, cioè da graspo, come appunto grappa vuol dire in milanese, cioè graspo dell’uva. Grappa = ferro uncinato, onde grappino, fr. grappin, onde anche raspo etc., proviene dal tedesco krapfen = rampino (antico alto tedesco kràpfo). Uguale etimologia ha la parola grappo (grappolo, graspo) = ramicello a cui sono attaccati i chicchi.

Grappino: il bicchierino della grappa. Voce usata in Lombardia e nota in molte altre regioni. Di solito il popolo milanese invece di grappino usa altre e simboliche voci. In piemontese, bibi. In marina grappino indica una specie di ancoretta a quattro marre e senza ceppo, detta anche ferro.

Grassatore o grassazione: latinismi usati nel linguaggio forense ed altresì nel linguaggio comune in luogo di ladro, ladro da strada. Il grasso in questa parola non c’entra per nulla, sì bene c’entra la voce grassor, pari a gradior (cfr. in italiano ingresso, aggredire etc.) che significa: vado in fretta, vado girovagando, onde grassator, vagabondo, ladro. Tale latinismo spiace ai puristi.

Grassetto o grassino: termine tipografico, detto di tipo o carattere alquanto grasso, inframesso agli altri caratteri comuni quando si vuole specialmente chiamare l’attenzione su di alcune frasi o parole.

Grasso cadaverico o adipocera: sostanza grassa e molle proveniente da una alterazione dei tessuti de’ cadaveri ove siano in ispeciali condizioni (terreni assai umidi od acqua) sì che in vece di distruggersi, si trasformano in una massa somigliante ad un grasso.

Gratin: voce della cucina francese, ed indica una speciale maniera di cuocere carni, verdure, pesce etc.: si intridono con salsa bianca, parmigiano, burro, etc., indi si mettono al forno così che fanno la crosta sopra e sotto. Gratin vuol dire infatti crosta dei cibi, che si toglie grattando: deriva dalla parola tedesca kratzen, da cui grattare, grattugia. Es. Sole au gratin.

Gratis: modo latino, rimasto vivo nel linguaggio del popolo, a cui la formula cristiana et amore Dei talora aggiungesi per lepidezza e rinforzo.

Grattate il Russo e troverete il Cosacco: il motto è francese: grattez le Russe, vous trouverez le Cosaque ed è attribuito a Napoleone I.

Grattoir: voce francese per raschietto, raschino, in milanese sgarzin, specie di coltelletto che si usa per raschiar gli errori incorsi nelle scritture. Questo francesismo, notato dai puristi, non mi pare più molto dell’uso.

Gratuitamente: per senza motivo procede secondo i più rigidi puristi dal fr. gratuitement, e così dicasi di gratuito. Es. «questa è un’offesa gratuita». Il Rigutini con esempi del ’600 e biblici (odio habuerunt me gratis) difende tale estensione pur ammettendo che è dal francese. Il vero è che questo duo voci, come caustiche ed efficaci, si difendono troppo bene per se stesse.

Gratuito patrocinio: quando una [p. 248 modifica]persona intenda sostenere una lite e non abbia danaro sufficiente per far fronte alle spese relative, si rivolge ad una commissione apposita istituita presso ogni tribunale, denominata Commissione del Gratuito Patrocinio; espone il fatto, presenta un certificato del Sindaco ove ha il suo domicilio, da cui appaia la relativa miserabilità, un certificato dell’agente delle imposte da cui risulti che nulla o quasi nulla possiede e chiede di essere ammesso al beneficio del gratuito patrocinio per la causa che vuole instituire. La commissione (composta di un giudice presidente, del procuratore del Re e del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati o d’un suo incaricato) esamina il Ricorso, sente l’altra parte (pur troppo non sempre) e se trova: a) che la causa è soffusa dal così detto fumus boni iuris (probabilità di vittoria), e che b) la miserabilità assoluta o relativa è provata, ammette il ricorrente al beneficio del gratuito patrocinio, gli nomina un patrocinatore così detto ufficioso affinchè lo difenda. In caso diverso, respinge il ricorso. Presso le Corti d’Appello è pure instituita una Commissione del gratuito Patrocinio la quale rivede le bucce, in seguito a reclamo d’una delle parti, ai decreti delle commissioni istituite davanti ai Tribunali. Questa istituzione sostituisce l’antico avvocato dei poveri.

Great: ing., grande.

Great attraction: locuzione inglese abusivamente e talora lepidamente usata per indicare uno spettacolo straordinario, che offra grande attrattiva. Tale anglicismo è altresì fra i neologismi francesi.

Great-event o anche event: avvenimento, dicesi inglesemente nel linguaggio dello Sport per indicare una corsa nota ed importante. Double, triple event, altra locuzione inglese delle corse per indicare la vittoria di due o tre cavalli della istessa scuderia.

Grecale o grecalata: vento fresco di greco, intermedio tra tramontana e levante (nord-est).

Gregari: dicevano i latini e da noi si dice di soldato non graduato, contrapposto ad ufficiale (gregarii, da grex = gregge, dunque del gregge). Ora gregari si dice talora di quelli che si raggruppano attorno ad un personaggio principale nè hanno gran valore per sè, ma pel numero: voce non rara nel linguaggio giornalistico e della politica.

Grelot: fr., campanello metallico in forma di palla: probabilmente dal lat. crotalum, gr. [testo greco], nacchera (Diez).

Grenadine: nome francese di una specie di stoffa leggera a trafori come un merletto, usata per gli abiti muliebri, solitamente di colore nero.

Greppia: voce a tutti ben nota (dall’ant. ted. krippa) che il popolo con audace traslato usa spregiativamente per indicare l’impiego, e specialmente quello del governo, che dà, come la greppia, sicuro se non lauto alimento a patto però di stare ad essa legato, onde la locuzione volgare mangiare alla greppia, o alla greppia dello Stato per dire essere ufficiale dello Stato. Eppure si noti come la servitù dell’impiego in questa nazione nostra così ribelle (almeno nelle espressioni) rappresenti il più comune degli ideali. Tale locuzione non manca al tedesco, Staatskrippe.

Grès: voce francese, derivata dall’ant. alto ted. griez, ted. moderno griesz, basso lat. gresum, it. greto (secondo il Flechia greto è sincope dii ghiareto). È nome di una speciale roccia formata di grani di sabbia agglomerata, da calcare, silice o altro materiale, dura e friabile nel tempo stesso. La parola nostra è Arenaria, dal suo principale componente. In milanese: molera. Dicesi oggi grès per indicare un impasto, specie di porcellana ordinaria, per opere ceramiche, tubazioni etc.; e in tale senso la voce francese è assai dell’uso presso di noi.

Grigio: nella locuzione ora grigia, vale periodo di tristezza, scoraggiamento, disavventura. V. Zone grigie.

Griglia: fr. grille (dal lat. craticula = grata) per ingraticolato o inferriata o gratella «usasi sconciamente» così il Rigutini. E deve essere veramente sconcio «questo gallicismo» perché ne’ lessici non lo trovo registrato. Le carni, i pesci, infatti si cuociono su la gratella o graticola [p. 249 modifica]e non su la griglia, ma quando una voce non buona va fortemente radicandosi nell’uso, è assai facile sbagliare anche da persone provette. Nell’uso però mi sembra che occorra più frequente la parola ferri (braciola ai ferri), che alla griglia. Anche questo ferri per graticola è neologismo che spiace ai puristi. V. Grille. | Ma comunissimo è l’uso di griglia per persiana, cioè quella difesa esterna delle finestre, formata da due telai in cui calettano obliquamente delle stagge. Gelosie (fr. jalousie: = persiana) poi sono dette le due parti basse della persiana che si imperniano nel telaio maggiore e servono, non solo a regolare la luce, ma a vedere senza esser visti. | In alcuni luoghi dicesi senz’altro gelosia per persiana. Gelosia, benchè di manifesta provenienza francese, è parola accolta anche dai puristi.

Grignolino: buon vino da pasto piemontese (Alessandria), di color granato chiaro. È nome altresì del vitigno.

Grillare: traduz. abusiva del francese griller, cioè cuocere su la graticola. V. Grille.

Grill: nella lingua francese; grille in tedesco; grill in inglese significano la graticola o gratella su la quale sino dai tempi più remoti si costuma da noi di far cuocere a fuoco vivo le costate, le braciuole, il pesce, etc. L’etimologia è unica: dal latino craticula. Questo semplice, sano e squisito modo di cucinare oggi è in molto onore anche nei grandi alberghi e la gente elegante ordina le braciole alla grille! | Grill-room: si legge poi ampollosamente in molti alberghi, birrerie, trattorie di lusso per far capire che quivi v’è uno speciale fornello per cucinare le carni su la graticola. V. la parola Griglia.

Grill-room: V. Grille.

Grimpeur: fr. da grimper = arrampicarsi con l’aiuto delle mani e dei piedi, dicesi degli alpinisti arrampicatori, abili cioè nello scalare e arrampicarsi su le più alto vette. Passione ed esagerazione dei tempi nostri.

Gringo: voce ispano-argentina, data per dispregio agli italiani della Republica Argentina. Gringo pare essere corruzione di griego = greco, onde la frase spagnuola hablar en gringo, parlar in modo incomprensibile. V. e confronta Welsch.

Grippe: dal tedesco greifen = prendere, colpire. V. Influenza. Grippe come voce medica universale è accolta ne’ dizionari recenti. Malattia infettiva epidemica, contagiosa, caratterizzata da un attacco del male, solitamente improvviso, con prostrazione generale e sintomi variabili, ma più comunemente colpisce l’apparecchio respiratorio, con catarro e congestioni broncopolmonari. È dovuto ad un particolare microbio bacillo, detto di Pfeiffer.

Gris: e, se fosse signora, grise, dicono garbatamente in Francia, ma con uso familiare, e da noi ripetono le persone mondane, di individuo che è brillo, un po’ di qua e un po’ di là, un po’ stordito, come appunto il grigio (gris) che non è nè bianco nè nero.

Grisette: jeune fille de médiocre condition, et plus ordinairement jeune ouvrière coquette et galante. A Paris cette qualification se prend toujours en mauvaise part. Così da un vecchio libro: in italiano, sartina, sartorella (V. madamina). La parola deriva da una specie di veste semplice detta grisette, cioè, vêtement d’êtoffe grise de peu de valeur: in piemontese griseta = drappo di color bigio. Grisette è una delle voci francesi che vennero di moda fra noi dal tempo della Monarchia di luglio ed ha attecchito così bene che anche oggi si ode non raramente. V. Midinette.

Grisou: nome del gaz idrogeno proto carbonato che si svolge dallo miniere di carbone fossile. Voce francese: grisou grec, cioè feu grégeois, voce vallona = fuoco greco. Il Littré pensa che possa derivare invece da gris, pel colore che questo gas dà alla luce. Il nomo scientifico è metano.

Gris-perle: nel determinare i colori dello stoffe e delle parti del vestito, il linguaggio comune della moda usa oramai voci francesi. Ora i franciesi distinguono il color grigio nelle sue gradazioni ponendogli accanto nomi di colori ben noti, onde gris bleu, gris noir, gris perle, etc.

Grissini: voce dialettale e locale, che [p. 250 modifica]indica una specialità di pane torinese, squisitissimo, croccante, fatto a foggia di bastoncelli lunghissimi, non più grossi di un dito mignolo. La eccellenza e la diffusione di questo pane ha fatto sì che il suo nome abbia avuto non solo onore di versi, ma altresì di essere notato nei dizionari dell’uso e di essere accolto anche in fr., grissin.

Grizzly (ingl. grigio): nome dell’orso grigio d’America settentrionale: Ursus cinereus ferox. V. Baribal.

Grog: parola inglese, usata pure in Francia, ed indica una bevanda di un terzo di acquavite o altro liquore, e due terzi di acqua con aroma di zucchero e limone; specie di ponce. Quanto all’origine del nome si narra che l’ammiraglio Vernon avendo proibito ai marinai di bere del rhum puro, costoro per dispetto, chiamarono il rhum annacquato col sopranome di old-grog che era dato al detto ammiraglio, da grog’ram = grossa grana, detto della sua tunica. V. l’enciclopedia di Chalmers, 5. 113.

Grognard: parola francese che vuol dire brontolone. Es. «Un magnifico teatro ieri sera per la seconda rappresentazione del Tristano. Poco meno di seimila lire d’incasso. Tutte le signore nei loro palchetti, tutti gli abbonati nelle loro poltrone, non esclusi i più temuti grognards». Grognard proviene da grogner, antico francese groigner, rispondente all’italiano grugnire, lat. grunnire.

Groom: (pronuncia groûm) voce inglese, passata al francese, e probabilmente per questa via all’italiano. Palafreniere, staffiere, valletto, paggetto, sono belle voci nostre e proprie che potremmo usare in sostituzione della parola straniera. (Il Littré rivendica groom al francese gromet = domestico, garzone del vinaio).

Gros: voce francese; tessuto di seta di grossa trama, come dice la voce.

Gros bonnet: locuzione francese, molto felice, dedotta verosimilmente dal gallone alto che i graduati portano sul berretto, per indicare i pezzi grossi di qualche amministrazione. È voce comune da noi, e vi si connette spesso un senso di spregio. Noto come curiosità, almeno per me significante, che G. Garibaldi, in una sua lettera, esumata nei giorni in cui caddero per la fiumana dei primi mesi del nuovo Regno di V. E. III, i muraglioni del Tevere in Roma, ben prevedendo sin da allora tale ruina per la mal progettata e mal compiuta opera, ne dà colpa ai pezzi grossi del Ministero dei L. P., cui chiama con l’epiteto nuovo di cardinali. Molto facilmente un altro avrebbe usato gros bonnets. G. Garibaldi, non letterato, ma italiano, creò in vece un neologismo felice ed italiano. Documento minimo, ma che contribuisce alla mia paziente dimostrazione: essere il sentimento, non le leggi, non le scuole, la principale causa della conservazione di un linguaggio.

Grossier: voce francese; risponde esattamente alla nostra viva parola grossolano, (triviale, sgarbato, rozzo). Ma nel linguaggio mondano si spende la prima voce più volentieri che la seconda. Solita caso!

Grossista: neologismo del linguaggio mercantile, detto di colui che commercia a grandi partite e non al minuto.

Grosso: nome di antica misura di peso, lombardo gròss, usato ancora presso i tabaccai. Vale 10 grammi.

Grotta: per cantina vive nei volgari di Romagna e del Piemonte e così nel milanese, facendo, con la tendenza di questo dialetto, maschile la parola in grotto, crotto, crot; ma sempre intendesi di stanza sotterranea.

Grottesca: in arte indica propriamente le decorazioni parietali (secolo XV e XVI) ad imitazione di quelle dell’epoca romana, rinvenute per gli scavi che si fecero in Roma nel 500 allo scopo di trovare statue anticaglie. Siccome queste decorazioni non venivano liberate dalla terra in cui erano nascoste, e per studiarle conveniva scendere in sotterranei o grotte, così grottesche furono dette le nuove decorazioni stesse. Di qui il senso derivato di bizzarro, capriccioso, etc.

Grotto: V. Grotta.

Gruera o Gruyère: nome di un noto formaggio svizzero con occhi o buchi oleosi, imitato bene anche in Italia, che trae il suo nome dalla città svizzera di Gruyère, nel cantone di Friburgo. [p. 251 modifica]

Grumello: vino di Valtellina. Vedi Sassèlla.

Guaglione: voce napoletana, ragazzo, giovanotto. Al plurale Guagliune.

Guanti di Parigi: V. Preservativi in Appendice.

Guappo: altero, superbo, bello, voce comune a vari idiomi e pare di origine germanica. Vive nel dialetto napoletano anche nel senso di spavaldo, bravaccio.

Guardare il letto: lezioso e falso modo usato talora ad imitazione del francese garder le lit = se tenir dans son lit pour cause de quelque indisposition. Noto la locuzione perchè fieramente ripresa dai puristi, vero è che non mi pare molto dell’uso, almeno al dì d’oggi.

Guardiamarina: primo grado di ufficiale nella R. Marina Italiana.

Guardina: «guardinna, quella stanza di custodia o di guardia che è come l’anticamera della prigione». Così il diz. del Cherubini. Nel comune parlare, a Milano, guardina è detta la prigione temporanea nell’ufficio della Questura.

Guascone: (fr. gascon) in vece delle nostre parole spaccone, smargiasso, etc. è voce francese usata anche da noi. La tradizione, i proverbi, alcuni romanzi popolari come I Tre Moschettieri di A. Dumas, hanno fatto in Francia dell’abitatore della Guascogna il tipo del ciarlone vanitoso e millantatore, che esagera ogni cosa per deliberato proposito e per sua insita natura. Derivato gasconnade.

Guastar le uova nel paniere: locuzione nostra familiare e faceta che vale, sventare le altrui macchinazioni, trame, progetti.

Guazzo (pittura a): sorte di pittura e coloritura che si fa con tinte stemperate nell’acqua cui si aggiunge talora poca gomma o colla o altra materia viscosa. Dalla tecnica del guazzo derivò quella dell’acquerello, che è pittura di molto superiore per effetto e bellezza, e in cui specialmente si segnalarono gli inglesi (water-colour).

Guelfa: voce storica, aggiunta di merlatura di edifici, torri, castella di cui la testa è piana, laddove la merlatura ghibellina ha forma di V.

Guelfo: con senso tolto dal valore storico antico, dicesi di chi sostiene l’autorità e l’egemonia del Pontefice e della religione su l’Italia, benchè di un partito costituito non si possa parlare, come fu del partito politico neoguelfo prima del 1848. In Germania v’è proprio un partito politico, Welfenpartei, ma con altro intento che il religioso, come potrebbe essere presso di noi.

Guéridon: voce francese che indica una tavola tonda, elegante, ad un solo piede. Per l’etimologia Cfr. il Littré, Appendice.

Guerrafondaio: neologismo manifestamente effimero, dovuto al caustico e lieto ingegno del Vamba o del Gandolin, giornalisti in Roma; almeno così mi pare. La voce suona dileggio per coloro i quali o per ingenua baldanza o per fini non confessabili vogliono la guerra a fondo. La voce ebbe fortuna al tempo delle guerre d’Africa e dopo la sconfitta di Adua, e anche in circostanze posteriori venne usata, specie nel linguaggio de’ giornali, per avversare i fautori di conquiste coloniali e di espansioni territoriali. La forza comica che è nella parola guerrafondaio sta però un tantino anche in ciò che è generale la coscienza, ancorchè non confessata, della poca attitudine nostra belligera «I Romani...!» «Sì, quelli di Mario e di Scipio, ma sono morti, or è gran tempo».

Guerra in tempo di pace: traduzione del tedesco, Krieg in Frieden, nota e graziosa commedia di G. von Moser e Fr. von Schönthan. Il detto titolo acquistò valore fraseologico.

Guerriglia: voce spagnola, guerrilla: dicesi di schiere di insorti, operanti per conto proprio e libere nell’azione. La Spagna, nello antiche lotte contro i Mori, nelle recenti contro l’invasione napoleonica, ebbe questa forma caratteristica di tattica di guerra, conforme alla natura del suolo o del popolo, e così universalmente la nominò.

Guet-apens: voce francese (letteralmente agguato pensato) e vale tranello, trappola, insidia, imboscata.

Gueux: voce storica usata in vece di pezzenti o straccioni per significare i gentiluomini dei Paesi Bassi, i quali nel [p. 252 modifica]secolo XVI insorsero fieramente contro il dominio spagnuolo, gloriandosi del titolo spregiativo, dato loro dai superbi conquistatori. Gueux è voce fr. di malcerta etimologia e storia. Cfr. Scheler e Littré.

Guidone: term. mar., bandiera a triangolo equilatero od isoscele, usata come distintivo e come segnale nei navigli.

Guigne: voce del gergo parigino, e significa déveine, mauvaise chance. In italiano non mancano parole come disdetta, iettatura, arlia, nel dialetto, ed altre ancora. Ebbene no, anche guigne! Es. «Questa si chiama davvero guigne della peggior qualità!»

Guindolo: per arcolaio è parola ristretta all’uso toscano benchè sia registrata nei lessici, tanto è vero che il Pascoli sente bisogno di dichiararla in nota delle sue rime (Canti di Castelvecchio) «tra le parolette che mal s’intendono». Ora guindolo è altresì voce dell’alta Emilia e Lombarda. Così anta per imposta è voce lombarda e toscana; e vi sarebbe da spigolare!

Guipure: merletto di pregio, senza fondo, lavorato pazientemente con l’ago e filo di refe o di seta seguendo un disegno stabilito su di una grossa tela, le cui varie parti sono congiunte da cordoncini, detti passi. Questa parola deriva dal verbo guiper, termine tecnico di simile industria, che vuol dire frangiare ed è vocabolo di origine germanica. Assomiglia il guipure ad un merletto fatto sul tombolo co’ fusetti.

Guitto: voce del gergo teatrale: indica un attore comico di infimo ordine e di vita misera e randagia. Guitto è antica nostra voce e vale sordido, abbietto, sporco. Voce di mal sicura etimologia. Cfr. Zambaldi, op. cit.

Gulasch: nome di un piatto nazionale ungherese, entrato specie nella nostra cucina d’albergo, e consiste in una sorte di umido, fatto di spezzatino di bue, fortemente drogato e condito di peperoni e cipolle, e vuol essere rinfrescata con molta birra. Deriva da gulyasch che in ungherase vuol dire pastore, quindi carne preparata al modo dei pastori di quelle regioni (Puszta).

Gulf stream: così inglesemente talora è denominata la nota corrente del Golfo (del Messico) che quasi fiumana oceanica, da quel golfo partendosi, si volge tepida, benefica, costante alle terre settentrionali d’America e d’Europa. Aggiungendo all’abuso della voce inglese l’errore, alcuni dicono: «la corrente del gulf stream».

Gutta cavat lapidem: la goccia scava la pietra, così Ovidio (Epist. ex Ponto IV. 10. 5), ma è supponibile che il motto fosse anteriore nell’uso. E il Poeta prosegue: «l’anello si consuma con l’uso, e l’adunco vomere si assottiglia con l’attrito della terra». Per questa come per altre sentenze classiche, il popolo nell’evo medio, fece delle aggiunte o varianti, o traduzioni maccheroniche e ridicole: a questa aggiunse: non vi, sed saepe cadendo = non con la forza ma col cadere frequente. Nel Candelaio del nostro Giordano Bruno, III, 6, leggesi: Gutta cavat lapidem, non bis sed saepe cadendo, Sic homo fit sapiens, bis non sed saepe legendo.

Gymkana: parola di formazione angloindiana, da qualche anno venuta ed usata in Italia. È una specie di «corsa cotillon», fatta all’aperto o in un ippodromo, con tutto il concorso dell’ippica e dell’equitazione nonchè di una grande destrezza nell’eseguire speciali e bizzarri giuochi.

Gypsy: è miglior grafia inglese che gipsy = zingaro. La parola è corruzione di Egyptian, egiziano, per la supposizione che questo popolo errante nelle terre occidentali d’Europa fosse originario d’Egitto, mentre è di origine indiana. Cfr. gitano. (Zingaro, bohemien, Zigeuner).