Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. V/Libro III/VI

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Libro III - Cap. VI

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Libro III - V Indice delle cose più notabili
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CAPITOLO SESTO.

Lunghissima, e spaventevole navigazione sino al porto d’Acapulco.


I
L Venerdì 7. con vento Levante, s’andò verso Greco-tramontana, senza osservarsi il Sole. Il Sabato 8. soffiando Scirocco, si pose la prora per Greco-levante; e’l Sole si osservò all’altezza di 21. gradi.

La Domenica 9. con vento Scirocco-levante, s’andò verso Greco; e s’osservò il Sole avere d’elevazione 21. gr. e 40. [p. 288 modifica]min. Il Lunedi 10. standosi coll’istesso vento, e sulla stessa linea, non potè osservarsi il Sole la mattina; però sull’Occaso era a 22. gradi. Si vide il Cielo di color violaceo con nubbi verdi; che io, e’ PP. della Compagnia stimammo un prodigio, per non averne vedute giammai, in altri tempi, e luoghi. Diede principio il Piloto maggiore alla sua Novena, per impetrar dalla Madre Santissima il nostro buon viaggio; e la sera vi furono rinfreschi, balli, e passatempi, per quanto permette la stretta carcere d’un Vascello.

Il Martedì 11. stemmo in calma: e si trovò il Sole ad altezza di 22. gr. e 10. m. Navigammo il Mercordì 12. con simile Scirocco-levante, verso Greco; e si trovò la latitudine Solare a 22. gr. e 57. m. E quì fie bene dar contezza al curioso Lettore, che in questo lungo viaggio, s’osserva una strana variazion di bussola; di cui nè matematici, nè piloti han saputo render ragione da un secolo, e ottanta anni, che vi si naviga. Ella comincia dal Capo di S. Berardino, a 12. e 13. gradi, insensibilmente aumentandosi sino a mezzo il cammino, a 18. e 20. gradi, per lo corso di mille, e più leghe. Quindi comincia a mancare, sino al Capo Mendusino; dove [p. 289 modifica]s’osserva di due gradi. Or perche questa variazione in alcun luogo è verso Greco, in altro verso Maestro; in una parte più, in altra meno, tanto più si rende difficile il disputarne. Non puossi certamente attribuire alle pietre calamite, poiche l’Isole sono lontanissime, e forse mille leghe. Conoscono questa variazione i Piloti, quando il Sole sta tramontando; perocchè segnato il vero punto Occidentale, vedono poscia, se corrisponde bene Tramotana, e gli altri due venti cardinali.

II Giovedì 13. con vento Scirocco, si andò verso Greco: si osservò l’altezza polare di 23. gr. e 30. m. e perciò d’esser passati dalla Zona torrida alla temperata. La notte avemmo una gran tempesta: e’l seguente Venerdì 14. andammo con Greco-levante verso Tramontana. Avea il Sole d’altezza 24. gr. e 12. m. La mattina del Sabato 15. mossosi eziandio un Greco-levante, si seguitò a camminare colla prora a Tramontana. Si rinforzò a mezzo dì, in sì fatta maniera, che obbligò il Piloto, a tenersi alla Cappa colla maggiore; però il vento contrario, con tre ore di giorno, si allargò verso Greco. Si prese tanta quantità di Cacciorrette tutto il dì, che i marinai di già le [p. 290 modifica]nauseavano, e le buttavano per lo Galeone, o le davano a chiunque le chiedea. Avidamente elleno ingoiavano l’amo, ingannate da un pesce volante, fatto di cenci; che correndosi a vela, non ben poteasi distinguere dal vero, come appresso si dirà.

La Domenica 16. dopo celebrata Messa, vedcndosi soffiar Scirocco, s’andò per Greco quarta a Levante. Avea d’elevazione il Sole 25. gr. e 5. m.

Il Lunedì 17. con Ostro-Scirocco, si pose la prora per Greco-Levante. Il Martedì 18. si fece l’istesso cammino, quantunque spirasse Libeccio. Avemmo il medesimo dispiacere del dì antecedente, di non potere osservare l’altezza di Polo. Si presero quattro Tuberoni, e ad uno di essi apertosi il ventre, vi si trovarono sette Tuberoncini vivi. Ciò fu motivo di disputa fra i Padri Gesuiti, l’Agostiniano, e’l Domenicano: se questo pesce partoriva, o no. Alcuni scioccamente dicevano, che la madre gli avea inghiottiti (per poi vomitargli) a fine di salvar loro la vita; e che si creavano di uova prima partorite, e poscia conservate nell’apertura di sotto le mascelle: siccome si dice, che fanno altri pesci, particolarmente le [p. 291 modifica]trutte. Però là comune, e più vera opinione si è, che partoriscano tutti i pesci il pesciolino, già uscito dall’uovo; poiche molte persone, pratiche di cose marittime, hannomi detto, che si sono trovate, dentro i Tuberoni, uova insieme, e Tuberoncini. A questo proposito riferimmi Gio: Savaletta Biscayno, altrove di sopra mentovato (che più anni avea atteso in Europa alla caccia delle Balene, ne’ Mari Settentrionali) che nel ventre delle Balene avea, più volte, trovate le Balenette. Cadde il medesimo dì una gran pioggia; e i marinaj, tutti nudi, si posero a raccoglier l’acqua: sicchè empiutisi tutti i vasi vuoti; in vece di cominciarsi a diminuir la porzione di bere alla gente, dopo due mesi, e mezzo di viaggio, si diede più larga.

Il Mercordì 19. con vento Levante, si pose la prora verso Greco-Tramontana. Si osservò il Sole in latit. di 25. gr. e 50. m. S’ebbe qualche passatempo, per mezzo d’alcuni Tuberoni presi. Uno de’ grandi fu rimesso in libertà (perocchè niuno de’ passaggieri più desiderava mangiarne) con una tavola, ligata alla coda; ed era un gran piacere, vederlo correre, senza potere tuffarsi al fondo. Ne ligarono insieme, per la coda, due altri; tolto prima a [p. 292 modifica]un di essi il vedere: poi rimessi in Mare, il cieco facea resistenza all’altro, che volea tirarlo in giù, credendosi di venir preso. Stemmo in calma sino a mezzo dì, il Giovedì 20. Mossesi poscia un poco di vento Scirocco, fece drizzar la prora per Greco-Levante. Si osservò l’altezza del Sole a ventisei gradi. Il Venerdì 21., con Libeccio, si continuò l’istesso cammino; e perche il galeone iva molto velocemente, si prese quantità di Cacciorrette, col medesimo inganno del pesce volante, fatto di cenci: poichè elleno correndo, per ingojarlo, restavano appese per l’amo, nascostovi. La medesima sera i due Piloti ajutanti cominciarono la loro Novena, con buona copia di lumi, e lanternine. Indolcirono le bocche degli assistenti con pere inzuccherate, ed altre cose dolci; e quindi seguirono balli, e commedie, all’improvviso pensare, e recitate.

Il Sabato 22. spirò Mezzo giorno, onde s’andò per Greco 4. a levante. Per la variazione della Bussola si osservò il Sole a 27. gr. La Domenica 23. si andò colla prora al medesimo cammino, con vento Scirocco. Il Sole teneva d’elevazione 27. gr. e 50. m. Nella medesima guisa [p. 293 modifica]andossi il Lunedì 24. e s’osservò il Sole avere di latitudine 28. gr. e 12. m.. Il Martedì 25. essendo rinforzato lo scirocco-Mezzo giorno, andammo per Greco-levante. Si osservò il Sole a 29. gr. e 3. m. La notte si andò con molta vigilanza, per non urtare in due scoglietti, che sono in altezza di 30. gr., Regnò Mezzo giorno il Mercordi 26. e andò bene la prora verso Greco, per acquistare maggiore altezza. Si trovò la latitudine del Sole a 29. gr. e 58. m. Veggendomi il Contestabile del Vascello scrivere tutto ciò, nel mio libricciuolo, cominciò a farsene beffe; onde io gli diedi un cappello sul volto, e se non fussi stato tenuto appresso, gli avrei rotto il capo con un legno.

Il Giovedì 27. cadde una buona pioggia; e un vento Levante contrario fece andare il galeone per Tramontana 4. a Greco: ci trovammo in altezza di 30. gr. e 30. m. Venerdì 28. si andò parimente per Greco; e si trovarono di latitudine 30. gr. e 49.m. a cagion del variar della Bussola una 4. per Maestro. Il Sabato 29. si celebrò la festa di S. Michele, perocchè tal nome portava il Generale del galeone; si dettero rinfreschi, e fu rappresentata una commedia. Il vento fu Scirocco, e si tenne la [p. 294 modifica]prora a Greco 4. a Levante. Il Sole si osservò in altezza di 31. gr. e 58. m.

La Domenica 30. il Sole era a 31. gr. e 58. m. onde di già credevamo d’essere all’altezza d’una certa Isola immaginaria, nominata Ricca d’oro, e posta nelle Carte ad altezza di 32. gr. meno pochi minuti; quando si sà, che nè dì presente, nè per lo passato alcuno l’ha veduta. La prora, sino a mezzo dì, andò per Greco 4. a Levante, con vento Scirocco. Quindi avemmo calma sino a mezza notte, dopo la quale spirò Scirocco-levante, e s’andò per Greco. La medesima sera, cominciò la sua Novena il Maestro del galeone, con rinfrerchi, e balli.

Il Lunedi 1. d’Ottobre, durando lo stesso Scirocco-levante, s’andò per Greco 4. a Levante. A mezzodì s’osservò il Sole avere di latitudine 32. gr. e 28. m. Soffiò poscia Scirocco (prendendosi sempre, col cammino veloce del galeone, quantità di Cacciorette, et Albacore), e la sera un così forte Mezzo giorno, che la notte fu obbligato il Piloto, a calare i due alberi superiori, e la verga della vela maggiore. Un gran temporale, che sopravvenne il Martedì 2. a cagion dell’istesso vento Mezzogiorno, sbalzandoci [p. 295 modifica]continuamente, fece andarci solamente col trinchetto, e sevadera: e tanto forti erano l’onde, che davano sul timone, che ruppero il pinsotte. S’osservò il Sole a 33. gr. e 20. m. Si mutò poscia il vento in Maestro, ma non mitigossi punto la furia della tempesta; anzi vie più crescendo, vedevasi saltare il Vascello sopra altissimi monti d’acqua, e quindi precipitare in profonde, e spaventevoli valli; sicchè passavano l’acque da parte a parte, sul più alto del galeone, l cibi aveansi a mangiar freddi, per non potersi accender fuoco; e per conseguente non poteasi prender cioccolata. A niuno era conceduto, star fermo in un luogo; perche o in piedi, o seduto che stasse, era sbalzato, a modo di ballone, più passi, ad urtare in una cassa, o altra cosa. Circa la mezza notte, caddero sul mio letto due bacchette di Cannoni, che poco mancò non mi dassero in testa; e per la violenza, colla quale vennero, non mi lasciassero morto.

Il Mercordi 3. durando l’istesso vento, non cessò punto la fortuna: si indirizzò la prora per Greco 4. a levante. In tutto il viaggio si erano veduti uccelli di Mare, però quel dì passarono due Anitre. Fu preso anche da un marinajo [p. 296 modifica]un’uccellino, simile a un Canario, che trasportato dal vento, non trovò altro ricovero, che sulle corde del galeone. Procurò il Generale tenerlo in una gabbia, ma estenuato dalla fame, e dalla fatica, se ne morì l’istesso giorno, e fugli trovata arena nel ventre. Questo animaletto diede motivo di filosofare al Piloto, sotto Piloti, e passaggieri, donde mai avea potuto venire: e si conchiuse, che era, senza dubbio, venuto da Ricca de plata (Isola lontana 50. leghe verso Mezzo giorno) spinto dal vento: si osservò il Sole a 34. gr. e 7. min. L’Isole Ricca d’oro, e Ricca di plata, con altre all’intorno, stimano i Piloti esser l’Isole di Salomone; però io son di parere, che tali Isole sian’immaginarie; poichè da tanto tempo, che si continua questa navigazione, non sono state giammai per veduta comprese. Dell’Isole poi di Salomone è ignoto il sito, e l’altezza; nè da tanti anni, che se ne va in traccia, per ordine del Rè, han potuto trovarsi. Veniva da Manila un Galeone alla Nuova Spagna, e da forte tempesta fu sospinto in un’Isola. Or perche il temporale avea levata la terra dal focone, vi riposero quivi del terreno dell’Isola. Giunto in Acapulco, mentre a caso rivoltavasi il [p. 297 modifica]terreno del focone; vi si trovò sotto una piastra d’oro, di quello, che la violenza del fuoco avea liquefatto, e separato dalla terra. Maravigliatosi forte di questa novità il Comandante, ne diede contezza al Vicerè di Mexico, e questi al Re; il quale comandò, che si mandasse un’Armata in traccia di queste Isole; delle quali il Piloto avea presa l’altezza. Partissi in fatti nel 1595. l’Adelantado D. Alvaro de Mendozza dal Callao di Lima coll’Armata, per rinvenir le Isole di Salomone; di cui quella si giudicava una. Dopo lunghissimo, e penoso viaggio, diede in un’Isola di Neri (della nuova Ghinea) posta vicino la linea, dalla parte di Mezzo giorno; dove morì egli, e buona parte della sua gente: il P. Colin nella Cronologia della Conquista dell’Isole Filippine.onde nel mese di Febbrajo del 1596. D. Isabella Barretti, sua moglie, fece ritorno, colla sola Capitana, in Manila; essendosi perdute l’altre navi, indarno andate per la conquista di tai ricche Isole.

Don Antonio de Medina, sono ora circa 30. anni, si offerse al Rè, di fare questo scoprimento, confidatosi alla grande sperienza, che aveva di que’ Mari. Ordinatosi adunque al Vicerè di Mexico, e al Governadore di Manila, che lo facessero passar nelle Filippine Generale del [p. 298 modifica]Galeone, che quivi dovea tornare da Acapulco; lo ispedì il Vicerè con tal carica, ma il nuovo Governadore di Manila, che veniva nell’istesso Galeone, quando fu allontanato dalla Nuova Spagna, privollo del Generalato; e pose in suo luogo, quello appunto, ch’era venuto da Manila. Da sì fatto affronto molto turbato il Medina, quando fu giunto nell’Isole, con una picciola barca nascostamente se n’andò in Cina, per passare di là a Madrid, a portare al Re le sue querele: però non essendosi avuta più di lui notizia; si crede, che per istrada, rimansse ucciso da’ Corsali.

Il Giovedì 4. essendosi mutato il vento in Tramontana, e poi in Maestro-Tramontana, si pose la prora a Levante, per temenza di non dare in Ricca di piata; e perciò si perdette d’altezza, essendosi trovato il Sole a 33. gr. e 30. m. Il freddo in tal’elevazione si facea sentir molto. Diceano i Piloti, che la Corrente quivi portava il galeone, con più faciltà.

Spirò Levante il Venerdì 5. e s’andò verso Tramontana, e poscia quarta a Greco. Ebbe di latitudine il Sole 33. gr. e 50. m. La notte, per una tempesta sopravvenuta, il galeone si pose alla cappa.

Divenuto più forte il temporale il [p. 299 modifica]Sabato, 6. si calarono i due alberi superiori, e stemmo alla cappa. Queste sono le solite tempeste, che si osservano prima, e dopo il dì di S. Francesco, forse a cagion del solstizio. Dopo mezzo giorno ci ponemmo in cammino, con vento Scirocco, e andammo a Greco col solo Trinchetto; e perche poi il vento si fece più violento, e suscitò una gran fortuna, ci ponemmo alla cappa.

La Domenica 7. si andò colla prora per Tramontana 4. a Maestro, con vento Levante, e con impetuosi cavalloni d’onde, che tenendo tutta la poppa coperta d’acqua, non permisero si celebrasse la santa messa. Il Lunedì 8. regnò un vento Mezzogiorno, e s’andò per Greco 4. a Levante; lasciandosi l’immaginaria Ricca di plata a Mezzo dì, in altezza di 34. gr. e 30. m. ed osservossi il Sole a 36. gr. e 20. m. Il Martedi 9. rimessosi il vento, e poscia acchetatosi, s’andò per Greco 4. a Levante, con vento Scirocco, che la notte divenne più forte.

Coll’istesso vento il Mercordì 10. si camminò per Greco-levante. Avea il Sole di latitudine 37. gr. e 34. m. Il Giovedì 11. s’andò per Greco 4. a Levante, e dopo Mezzo dì a Greco; perocchè il vento mutossi in Scirocco-Levante. Il [p. 300 modifica]Venerdì 12. si pose la prora a Greco 4. a Levante; e poscia per Greco-Tramontana, spirando Scirocco, e Scirocco-Levante. Per non prendere maggior altezza, il Piloto girò il Galeone verso Mezzo giorno, con vento Scirocco-Levante fortissimo. In quest’altezza s’osservò quasi sempre il Cielo nubiloso, e cadere una pioggia minuta, che dicono gli Spagnauoli Garuva.

Il Sabato 13. a buon’ora, si voltò la prora a Greco, coll’istesso vento Scirocco. Il freddo facea molto sentirsi, e più dagl’Indiani, e Neri, nati in paesi caldi.

La Domenica 14 .nè anche si disse Messa, a cagion degli sbalzi, che prendeva il Vascello; e dell’acqua, che vi saltava. La sera stemmo alla cappa, per lo vento contrario; e a mezza notte s’andò verso Levante soffiando, Greco-Tramontana. Sopravvenuto Greco il Lunedì 15. si girò la prora verso Scirocco; e prima di Mezzo dì, divenuto il vento Scirocco-Levante, bisognò girarla, dove stava la poppa. Osservato il Sole, si trovò a 36. gr. e 30. m. perocchè si andava mancando d’altezza. La sera si mutò il vento. Si continuò a far cammino, colla prora verso Greco, il Martedì 16. con vento [p. 301 modifica]Scirocco-Levante; che cambiatosi dopo in Levante, ne obbligò ad andare per Greco-Tramontana, e Greco 4. a Tramontana. S’osservò il Sole in altezza di 37. gr. e 2. m. Le pioggie, cadute in tutti que’ giorni, bagnarono molti involti, e casse di pezze di seta; come anche ventagli, ed altre mercatanzie di Cina, con molto interesse de’ Padroni.

Stemmo in calma il Mercordì 17. e il Sole si osservò a 37. gr. di di latitudine, essendosi diminuita l’altezza. Al cader del Sole si mosse un vento Ostro-libeccio; onde si pose la prora a Levante: però, circa mezza notte, tornata la calma, s’andò di nuovo per Maestro-Tramontana.

Continuò l’istesso vento il Giovedì 18. tenendosi però sempre la prora a Levante, ch’era il nostro diritto cammino; perocchè, per farlo sicuramente, era necessario conservarsi in altezza di gr. 36. sin’a 42. ch’è la maggiore, che han tenuta tutti i Vascelli, per fare tal viaggio. Ciò si fà, perchè se le navi non prendono altezza, prima d’incontrar Señas; trovandosi poi sotto vento, dalla Costa di Cabo Mirdo sino a Californias; sarà poscia difficilissimo acquistarne in quel [p. 302 modifica]luogo. Cosi accadde, sei anni Isne, al Petacchio, che partì per la nuova Spagna, dopo la perdita di San Giuseppe; imperocchè avendo presa l’altezza di 35. gr. e non mantenendovisi; per lo sottovento, non potè giammai incontrarsi con las Señas: e certamente tutta la Marineria sarebbe morta, per mancanza di vettovaglie, e d’acqua; se Dio non gli avesse provveduti, facendogli abbattere in un’Isola sconosciuta, ad altezza di 18. gr. e 20. m.; la quale per essere stata scoperta il dì di S. Sebastiano, ebbe il medesimo nome. Quivi si procacciarono acqua da un laghetto; e carne, uccidendo molti uccelli di marina, dagli Spagnuoli detti Bobos (altrove mentovati) che si portarono salati, dentro vasi di creta. Ella si era quest’Isola picciola, e piana, e verdeggiante di vaghi arbuscelli. Dopo desinare peggiorò il vento, e s’andò con Tramontana per Levante 4. a Greco. S’osservò il Sole tenere 36. gr. e 30. m. di altezza.

Stemmo in calma il Venerdì 19. e’l Sole si trovò in latitudine di 36. gr. e 19. min.; perdendo que’ pochi minuti, trasportati dalla Corrente. Si mosse poscia un vento libeccio; onde si pose la prora per Levante 4. a Greco. Rinforzossi [p. 303 modifica]molto il vento la sera; e principiò la sua Novena il Sergente maggiore Arambolo. Il Sabato 20., coll’istesso vento, andammo per Levante 4. a Greco. Una garruva, o lenta pioggia fece cessare il vento. S’osservò il Sole in 36. gr. e 30. m.

Avemmo una nojosa calma la Domenica 21.; però, qualche tempo dopo, ritornò un Libeccio, che fece porci la prora per Levante 4. a Greco. S’osservò il Sole in altezza di 36. gr. e 37. m. ed essendo la variazione della Bussola d’una 4. verso Greco, andammo a Levante, per far cammino. Con tutto che tal variazione sia sempre ineguale, pure i Piloti, per mezzo di lei, conoscono, quanto sono lontani da terra. La veduta d’una Colomba rallegrò tutti in quel giorno; assicurati quasi, perciò, d’avere a compire il viaggio; e facendosi conghiettura, che fra un mese si arebbe potuto veder terra. Stimavasi, che quella Colomba fusse stata portata dal vento dall’Isola, che dicono di D. Maria Laxara (per essersi buttata in tal’altezza una Spagnuola, di tal nome, in Mare, venendo da Manila), dove ve n’ha tanta moltitudine, che cuoprono l’aria. Non sono elleno però Colombe terrestri, benche simili di becco, e [p. 304 modifica]di piume, ma di Mare, ed hanno i piedi come anitre. Vien collocata l’Isola suddetta in altezza di 31. gr.

Il Lunedì 22. continuò, come la notte antecedente, un Libeccio molto forte; onde tenemmo la prora a Levante 4. a Greco; però la sera divenne Maestro-tramontana. Il Martedì 23. prima di giorno, si fermò il vento in Tramontana, così forte, che il galeone innoltrossi molto, colla prora anche per levante 4. a Greco. La medesima violenza del vento non ci permise di cucinare. Osservossi la latitudine del Sole a 36. gr. e 16. m.

Ne’ tempi passati egli non ha dubbio, che sia stata sempre pericolosa, e terribile tal navigazione. Nel 1575. per errore del Piloto, (che non seppe trovare l’Emboccadero) si perdè la nave Spirito santo in Catanduanes. Nel 1596. i venti contrari sospinsero il Galeone S. Filippo sin nel Giappone; dove fu tolto, come per ripresaglia, con tutto il carico, che aveva per la nuova Spagna: ciò che diede occasione all’Imperador Taycosama, allora regnante, di perseguitare i Cristiani; sino a toglier la vita a Fray Pedro, Religioso scalzo, ch’eravi andato da Manila, con carattere d’Ambasciadore, per esercitar [p. 305 modifica]meglio l’ufficio di Missionario. Nel 1602. si perderono altri due galeoni; ed altri appreso. Ne’ tempi d’oggi non è meno pericoloso, e difficile; avvegnache frequentato da presso a due secoli: polche molti galeoni vi periscono, ed altri a mezza strada, rotti gli alberi, o sospinti da’ venti contrarj, ritornano in dietro; dopo aver perduta molta gente in Mare, e la rimanente malmenata; siccome accadde al Galeon S. Cristo non è molto.

Tutta la notte, e’l Mercordì 24. continuò la forte Tramontana, che ne fece andare per Levante 4. a Greco. Si vedeano molte colombe intorno al Vascello. Per lo gran freddo, fece il Generale dispensare a’ marinaj alquanto vino di Nipa, per riscaldar loro lo stomaco: si osservò il Sole in altezza di 35. gr. e 45. m. Ben otto, o dieci volte fra notte, e dì, bisognò adoprar la tromba, per toglier via l’acqua, che continuamente entrava nel vascello. Il vento si ridusse prima a Tramontana, e poi a Greco-Tramontana; di maniera, che obbligò il Piloto a porsi colla maggiore alla cappa, per non perder d’altezza, e a fare indirizzar la prora per Scirocco-levante.

Il Giovedì 25. demmo anche alla [p. 306 modifica]cappa; ora in uno, ora in un’altro lato del Galeone, per dargli minor peso. Osservato il Sole, ci trovammo aver perduto altezza; poiche ci vedemmo a 35. gr. e 10. min. La sera, essendosi rinforzato il vento, si calarono i due alberi superiori. Uria gran pioggia mitigò il vento, e’l Mare il Venerdì 26. però la maggior parte del dì stette alla cappa; continuando ancora l’acqua con. tuoni, e baleni. Questi erano riputati segni di star vicini a terra ferma, o pure a qualche Isola, poiche alcuni eran di parere, che i tuoni, e’ baleni non potevan generarsi, che da esalazioni ignee, tramandate dalla terra; e non da’ vapori, ch’escono dall’acqua: come se nell’aria, soprastante all’acqua, non potesse trovarsi molto nitro, zolfo, e cose simili, onde i baleni, e’ tuoni vengono cagionati. La sera s’andò per Tramontana 4. a Greco, con vento Levante, e Greco-Levante. Comparve a tre ore della tempestosa notte, nella gabbia, quel lume, che i marinai chiamano S. Elmo, che fu salutato da’ passaggieri tutti, come annunzio di buon tempo.

Il Sabato 27. si andò primamente per Greco-Tramontana; poscia per Levante 4. a Greco, con vento Levante, e [p. 307 modifica]Scirocco-Levante, accompagnati da una gran pioggia.

La Domenica 28. continuarono i tuoni, e pioggia; ed alzatisi i due alberi calati, si andò prima per Levante 4. a Greco, poi per Greco-Levante, e finalmente per Greco; con vento Scirocco-Mezzogiorno, Scirocco, e Scirocco Levante. Osservato il Sole, si trovò in latitudine di 36. gr. e 10. m. La notte divenne migliore il vento: onde si andò per Greco-Levante, a fine di racquistare l’altezza, che involontariamente aveamo perduta.

Serenatosi il Cielo il Lunedì 29. comparve luminoso il Sole, per rallegrare i cuori de’ passaggieri, da tanti dì sepelliti in tenebrose nebbie, e Garuve; e divenuto il vento Libeccio, indirizzammo la prora per Levante 4. a Greco.

In sì lunga navigazione, patiscono gli Arranciati ne’ ranci del Galeone, ch’è in cammino verso la Terra di promissione della Nuova Spagna, (parlo co’ termini Spagnuoli) miserie, niente minori degl’Israeliti, quando da Egitto andavano in traccia della Palestina: sì grave fa sentirsi la fame, la sete, le infermità, il freddo, le continue vigilie, ed altri travagli; oltre gli sbalzi, che [p. 308 modifica]fan prendere le orribili onde. Potrei dire anche, che si soffrono tutti i flagelli, che Dio mandó a Faraone, per ammollire la sua durezza; poiche se questi fu tocco dalla lepra, non manca giammai nel galeone una rabbiosa, ed universale rogna, per affliggere maggiormente gli afflitti, col continuo prurito, e punzecchiare. Se allora fu coperta l’aria di zanzare, nel vascello sono infiniti di certi animaletti (dagli Spagnuoli detti Gorgoxos) generati dal biscotto; così veloci, che non solo in brieve tempo scorrono da per tutto, infestando i corridoj, i letti, e fino a’ piatti; ma si attaccano anche insensibilmente al corpo. In luogo delle locuste, oltre varj animaletti di varj colori, che succhiano il sangue, cadono in abbondanza le mosche nelle scudelle di brodo; nelle quali nuotano anche vermicciuoli di varie spezie. In fine, se miracolosamente Moisè converti la verga in serpente; nel galeone si trasmuta, senza miracolo, un pezzo di carne in legno, e in figura di serpe.

Sperimentai io buona parte di questa miseria; poiche il Guardiano del vascello, col quale m’era accomodato, siccome ne’ primi giorni avea consumate a tavola galline; quando fummo poscia in alto Mare, mi [p. 309 modifica]facea digiunare all’Armena; avendo bandito dalla mensa il vino, l’olio, e l’aceto; e si condendo il pesce in acqua schietta, e sale. Ne’ giorni di carne mi dava a mangiare Tassaxos frittos, che sono lunghi tagli di carne di vacca, o di bufolo, secchi al Sole, o al vento; che sono così duri che non ponno per alcun verso masticarsi, senza che sian prima battuti lungo tempo con un grosso legno (dal quale può dirsi, che poco differiscono); nè smaltirsi senza l’ajuto d’una purga. A mezzodì s’apprestava un’altro pezzo dell’istesso legno-carne bollito, senz’altro condimento, che quello della sua impetrita durezza, ed acqua schietta. Appresso mi tolse anche la consolazione di rompere un buon biscotto; perche non volle consumare più del suo particolare, ma poneva a tavola quello, che dava di porzione il Rè; in ogni boccone del quale s’inghiottivano molti vermicciuoli, e gorgoxi, quivi intatanati, e appiattati.

Ne’ giorni di magro l’ordinaria vivanda si era un pesce rancido, cotto in pura acqua, e sale: a mezzo dì si davano mongos, (legume simile a’ faggiolini) ne’ quali erano annidati tanti vermicciuoli, che sopranatavano nel brodo; e in tanta quantità, [p. 310 modifica]che oltre la nausea, che mi cagionavano mi mettevano in forse, se il desinare era di grasso, o di magro. Se tal volta si uccideva qualche gallina, fra tante persone era un nulla.

Addolciva queste amarezze, nella fine del desinare, un poco d’acqua, e zucchero; non se ne dava però, che un picciol cocco, onde più tosto accendeva, che smorzava la sete, Ne ajutò per un mese la divina provvidenza in parte co’ Tuberoni, e Cacciorrette, che si prendcano; che arrostite, o bollite, erano di qualche sollievo.

Dee per altro compatirsi colui, che tiene un’altro a sua tavola; perche la lunghezza del viaggio porta seco tutte queste incomodità. Certamente coloro, che prendono questa cura, spendono migliaja di pezze d’otto, in far le provvisioni necessarie di carne, galline, pesce, biscotto, riso, cose dolci, cioccolata, ed altro; in tai quantità, che dal principio del viaggio sino all’ultimo, non si dismette giammai a tavola il dolce, e due volte il dì il bere la cioccolata: e di questa i marinaj, e’ Grumetti consumano tanto, quanto i più ben agiati. Alla fine però la lunga dimora in Mare consuma il tutto; tanto più, che in [p. 311 modifica]poco tempo tutte le vettovaglie divengono di mala qualità; fuorche le cose dolci, e la cioccolata, che sono l’unico sollievo de’ viaggianti.

S’infermavano molti poveri marinaj, esposti alle continue pioggie, freddo, ed altre inclemenze del tempo; ma non perciò assaggiavano niente del buon biscotto, riso, galline, pan di Spagna, e conserve, consegnate al Maestro del Galeone da parte del Rè, per distribuirsi agl’infermi; perocchè il buon Maestro consumava il tutto a sua tavola.

Non ostante tanti, e tanti patimenti di sì spaventevol viaggio, pure l’ingordigia del guadagno induce molti a farlo due, quattro, sei, e taluno dieci volte. I marinai medesimi, se per lo cammino giurano di non ritornare mai più; giunti in Acapulco, per prendersi 275. pezze d’orto, che loro dà il Re, per lo ritorno; non si ricordano più de’ disagi passati, come le femmine dopo il parto. Tutto il soldo è di 350. pezze; però ne hanno 75. solamente in Cavite, quando vanno, in America; perche se n’avessero la metà, pochi ritorneriano alle Filippine, per averne il compimento. Non vi è dubbio, che a’ mercanti apporta tal viaggio il 150. e 200. per cento di [p. 312 modifica]guadagno: alle persone, che portano mercanzie altrui, il 9. per cento; che in un negozio di 200. e 500. mila pezze fa qualche somma. E certamente è un gran piacere ritornare a casa con 18. e 17. mila pezze di guadagno, in minor tempo di un’anno, senza contare il proprio: somma che basta ad accomodare i fatti di qualunque persona per sempre.

Il Capitan D. Manuel Arguelles mi disse, che egli, senza nissun’officio, avrebbe avuto di profitto in quel viaggio 25. in 30. m. pezze d’otto, di sole commessioni. Al Piloto maggiore si calcolava, che arebbe valuto 20. m. pezze d’otto; a’ Sottopiloti 9. m. per uno, al Generale 40. m. Al Contramestre, Mestre, e Guardiano, (che ponno porre più fardi di mercanzie) è bastante un sol viaggio, per fargli ricchi. Chi va con danajo, preso al 50. per cento, può guadagnare altrettanto, senza che vada a suo rischio la roba, che si perde. Or tutti questi sì gran guadagni inducono molti, a fare un tanto penoso viaggio, ed esporsi a tante miserie, e pericoli. Per me, tutte queste, e maggiori speranze, non mi stimoleranno a far di nuovo simile navigazione, bastevole a far perdere la vita, o renderla inutile per [p. 313 modifica]sempre. Ho fatto questa digressione per dar un saggio al Lettore delle spine, che si sentono, per possedere le bramate rose delle ricchezze.

Han dato gli Spagnuoli, e i Geografi a questo Mare nome di pacifico, (come oggidì si nota nelle Carte); però non bene s’accorda colle sue tempestose, e terribili alterazioni, per le quali gli sarebbe più proprio quello d’inquieto. La verità però si è, che gli Spagnuoli gli diedero questo bel nome, facendo il viaggio, da Acapulco alle Filippine; che si compisce con molta quiete in tre mesi, senz’alterazione di Mare, e con vento sempre in poppa, come di sopra è detto.

Il Martedì 30. andammo con Vento Libeccio, ben forte, per Levante 4. a Greco; ma poi si mutò il Libeccio in un Ponente fortissimo. S’osservò il Sole in 36. gr. e 40. m. e perche avevamo di bisogno di maggiore altezza, si tenne poscia la prora per Greco-levante. La notte, per la violenza dell’onde, venne governato il timone da dieci uomini.

Il Mercordì ultimo comparve la luce con vento Maestro, onde si tenne la prora per Levante 4. a Greco. Vedutosi un legno in Mare, lungo circa otto palmi, e [p. 314 modifica]lavorato, si stimò segno di terra vicina; ma ben potea essere vestigio di naufragio. Non si osservò il Sole.

Terminato, con tanti travagli, il mese d’Ottobre; vedemmo sereno il Cielo, e tranquillo il Mare il Giovedì primo di Novembre. La notte regnò un vento Maestro, che poi si mutò in Ponente, e ne fece andare per Greco-Levante. Si osservò il Sole in 37. gr. e 13. m. d’altezza. La sera, e tutta la notte tornò a spirar Maestro, e ben forte; come anche il Venerdi 2. senza mutarsi; onde continuammo il cammino per Greco-Levante. S’osservò il Sole in latitudine di 37. gradi, e 10. m. e perciò vedendosi, che si perdeva altezza, in vece d’acquistarne, a cagion delle Correnti, si pose la prora per Greco 4. a Levante.

Il Sabato 3. il vento s’andò facendo Maestro-Tramontana; e perciò si pose la prora per Greco-Levante. Si vide un’altro legno, non lavorato, che accrebbe le speranze concepute, d’esser vicini a terra; non ostante, che i Piloti, ingannati dalle Correnti, ch’andavano verso Levante, si facessero più di cento leghe indietro. Venuto di bel nuovo la sera il vento Maestro, si andò per Greco 4. a Levante; la [p. 315 modifica]notte s’accostò a Greco-Tramontana, e si pose la prora verso Oriente.

La Domenica 4. avendosi miglior vento, s’andò per Greco-Levante. Ebbe d’elevazione il Sole 37. gradi, e 14. m. Il Lunedì 5. soffiando Maestro, si tenne la prora per Greco 4. a Levante. Il Sole avea di latitudine 39. gr. e 2. m. Andammo poscia per Levante; e ristrettosi il vento la notte, si pose la prora per Scirocco-Levante. Il Martedì 6. con Greco-Tramontana, e con Greco, s’andò verso Levante, e Scirocco-Levante. Osservatosi il Sole, ci trovammo aver perduto altezza, cioè essere a 36. gr. e 40. m; nè potea essere altrimente, continuando l’istesso vento. La notte si andò verso Levante, con Greco-Tramontana. Il Mercordì 7. accostatosi il vento a Greco, si pose la prora per Scirocco Levante. Il Sole si osservò in altezza di 36. gr. e 10. m. La sera si girò la prora per Maestro-Tramontana, acciò non si perdesse più altezza.

Il Giovedì 8. s’andò nell’istessa guisa, e si osservò il Sole a 36. gr. e 13. m. La notte fu l’eclisse della Luna, ma non si potè vedere, a cagion delle nubbi. La mattina del Venerdì 9. il vento fu Greco[p. 316 modifica]Tramontana; onde si navigò colla prora per Maestro 4. a Ponente. Si osservò il Sole a 36. gradi, e 17. min. Il Sabato 10. continuò l’istesso vento contrario; e’l Sole era a 36. gr. e 40. m. d’elevazione.

Il vento si fece Levante la Domenica 11. e si camminò per Greco-tramontana: il Sole era in latitudine di 37. gradi, e 25. m. Il Lunedì 12. ponendosi un vento Scirocco-levante, si tenne la prora a Greco, e quindi per Greco-levante. Si osservò il Sole in 38. gradi d’altezza. Il Martedì 13. si andò per Levante 4. a Greco, con vento Mezzo giorno. Il freddo si facea sentire, e le poche vettovaglie, che rimaneano, andavano putrefacendosi. S’usava perciò gran parsimonia, e ne’ migliori Ranci la mattina a buon’ora, si dava una chicara di cioccolata; due ore prima di mezzo dì qualche cosetta, e dopo mezzo dì il desinare. La sera si dava un’altra chicara di cioccolata, e più tardi qualche cosa dolce, senza cenare. Il vento andò girando tutta la bussola.

Il Mercordì 14. si pose un Libeccio, che fece molto camminare il galeone; però la sera divenne Ponente. Si vide un tronco con rami, portato dalla Corrente da terra ferma. Non si potè [p. 317 modifica]osservare il Sole. Si fece buon cammino il Giovedì 15. coll’istesso vento Ponente per Levante 4. a Greco; però poi s’accostò a Maestro. Osservatosi il Sole, si trovò in 39. gradi; onde per acquistare più altezza, si pose la prora, dopo mezzo dì, per Greco 4. a Levante; dubbitandosi non il vento tornasse a Greco. Si videro intorno al galeone molte Tonnine, che dicono non discostarsi molto da terra. Dopo mezza notte tornò di nuovo a spirar Mezzogiorno, e Scirocco, che durò tutto il Venerdì 16. e la sera si mutò in Ponente-libeccio, continuandosi colla, prora per Greco-levante. Neanche si potè osservare il Sole. La notte avemmo vento Mezzo giorno.

Il Sabato 17. si pose un Libeccio ben forte. Gl’Indiani nati in Manila, dove sempre si suda, per lo gran caldo, non potevano soffrire il freddo di questo Clima. Si continuò colla prora per Greco-levante, però col solo trinchetto, a cagion d’una tempesta mossasi. Durò l’istesso temporale la Domenica 18. e con tal forza, che non si potè celebrar Messa: acchetatosi poscia il vento, e divenuto di nuovo Maestro, si tenne sempre la prora per Greco-levante. S’osservò il [p. 318 modifica]Sole in 39. gr. e 20. m. d’altezza. La sera ritornò il vento Libeccio; e durò parte del Lunedi 19. mutandosi quindi in Ponente; che per la gran veemenza, ne fece andare solamente col trinchetto, e velaccio. La latitudine del Sole fu di 39. gr. e 38. m.; onde stimando i Piloti, non averne bisogno maggiore, indirizzarono la prora per Levante 4. a Greco, tanto più, che la sera spirò Maestro. Si videro al cader del Sole, da 50. Anitre passare per la nostra prora; onde si giudicò, ch’eravamo vicini a terra. Si andò il Martedì 20. verso Levante, ch’era il nostro dritto cammino. Spirò quel giorno una Tramontana, la più fredda, ch’avessimo mai sentita; e grandinò per mezza ora; cosa, che non avea veduta da che io era partito d’Europa. I Neri del Vascello si posero perciò sin dentro la gabbie delle galline; e quelli, che se n’erano andati sotto coperta, non fu possibile la notte (per molte bastonate, che loro si dassero) fargli uscir fuori, per loro bisogni: onde appestarono il luogo dove dormivano; e la mattina non si sentirono, che querele di marinaj. Si osservò il Sole a 39. gr. e 20. m.; essendosi perduti 18. min. d’altezza. Manifestarono poscia il Piloto [p. 319 modifica]maggiore, e’ due sotto Piloti la falsa opinione, che aveano avuta. Il primo avea creduto esser 90. leghe lontano da terra; gli altri due uno 70. l’altro 60. sotto il Capo Mendosino. Con freddo, e grandini, continuò la Tramontana; e noi continuammo altresi colla prora a Levante.

Il Martedi 21. essendo l’ultimo giorno, nel quale io avea fatta scommessa, che si sarebbe veduta terra; e non vedendosi perdei un pajo di bottoni di oro, con smeraldi. Si osservò il Sole a 38. gr. e 45. m. d’altezza. La notte il vento si pose a Ponente, con qualche principio di tempesta, che andò crescendo sino alle quattro ore; ma poi videsi il lume, che dicono di S. Elmo, sopra la Gabbia della maggiore, e’l trinchetto, che fu salutato da tutti, per esser in luogo di buon’augurio. Tutta la notte stemmo inquieti, per gl’ineguali movimenti della nave; ed essendo ritornato Maestro, s’andò per Levante 4. a Greco. Il Giovedì 22. con.» vento Maestro-Tramontana, si seguitò il medesimo cammino. Ci trovammo a 38. gr. e 3. m. d’altezza.

Or vedendoci mancare di latitudine, perche la Corrente andava verso Scirocco; si pose il Vascello alla cappa, colla maggiore. Sopravvenne un gran turbine [p. 320 modifica]di grandini, e la notte rinforzossi terribilmente la Tramontana; ingrossando maravigliosamente il Mare, che ci diede grandissimi sbalzi.

Il Venerdì 23. spirò Maestro-tramontana, continuando i grandini, e le piogge. Il Galeone stette alla cappa, inquietato da gran bilanzi: osservato il Sole, ci trovammo, a cagion del vento, e della Corrente, 37. min. meno del giorno precedente, cioè in altezza di 37.gr. e 26. m. Vedendo il Piloto, che si scostava da terra, perdendo altezza, pose il Galeone in cammino, al cader del Sole, colla prora per Greco 4. a Levante; poiche il vento era Maestro-tramontana.

La mattina del Sabato 24. con Maestro si navigò verso Greco; e la sera, coll’ajuto d’un Ponente-libeccio verso Greco-levante. Si vide quel giorno un’altro grosso legno in Mare. La notte si mosse una tempesta, con vento ponente, e grandissimi sbalzi, e si vide per la 3. volta S. Elmo nella gabbia. Domenica 25. si continuò l’istesso cammino; però si cominciarono a perder di veduta, las Señas; quantunque avessimo di già passate le leghe, dopo le quali i Piloti aveano pensato d’avere ad esser presso terra ferma. Per lo [p. 321 modifica]contrario una gran furia di vento, e grandini combattè molto, benche spingesse avanti, il galeone. Dopo mezzo dì divenuto il vento più forte, si pose la prora, per Greco 4. a Levante, per iscoprir terra, o las señas: la notte si andò per Greco-levante, per Levante, e per Scirocco-levante; mutando i Piloti parere, e cammino, secondo la mutazione del vento. Tutta la notte durò il temporale, così violento, e con sì alti cavalloni d’onde, ed orribili sbalzi, che dodici uomini non potevano regger fermo il timone. A mezza notte comparve la quarta volta il lume S. Elmo sopra l’albero maggiore; continuando però l’istessa tempesta, con vento forte Ponente.

Il Lunedì 26. tenendosi la prora a Levante, e Greco-levante, con Mare ugualmente cruccioso, c’innoltrammo molto. S’osservò il Sole a 37. gr. e 15. m.

Il Martedì 27. cominciò a rimettersi la furia della fortuna, che ben per tre dì ne avea tenuti in grandissimo travaglio; avvegnache il vento fusse stato per poppa. Essendo il vento divenuto Libeccio, si pose la prora per Levante. Osservatasi la latitudine, si trovò di gr. 37. e 45. m. Seguì la notte una gran tempesta, [p. 322 modifica]che obbligò i Piloti a tener la maggiore alla cappa; con tutto che avessimo il vento favorevole.

Il Mercordì 28. camminò il vascello con un Libeccio fortissimo. colla prora eziandio per Levante 4. a Scirocco; essendosi osservata la latit. di 37. gr. e 20. m.; la temenza però di non dar a terra, ci fece rimaner poi tutta la notte alla cappa, cioè fermi. Il Giovedì 29. andammo coll’’istesso vento, di già rimesso, accompagnati da una buona pioggia. Il vento si mutò prima in Maestro, e poi in Libeccio; onde facemmo cammino verso Levante. Il Venerdì ultimo si seguitò ad andare nell’istessa guisa; osservandosi il Sole in 37. gradi, e 16. m. d’altezza: però la notte, spirando Libeccio, si andò per Levante 4. a Greco, non senza molta pioggia.

Il Sabato 1. di Decembre si fece l’istesso cammino, con vento Mezzo-giorno, che poi divenne Libeccio. Morì quel giorno un marinajo, e prestamente si buttò in Mare; e fu il primo, che perdessimo, a dispetto di tanti patimenti. Altra infermità non vi era, che una canina rogna, e ciò per gli continui cibi salati. [p. 323 modifica]

La Domenica 2. si andò sull’istessa linea, spirando prima Mezzo-giorno, e poscia Libeccio. Il Lunedì 3., osservatosi il Sole in elevazione di 38. gr., si pose la prora per Levante, e poi per Levante 4. a Scirocco, con vento Ponente. Si videro quel giorno altri legni di terra; che tuttavia da noi era lontana, avvegnache andassimo velocemente. Rallegrò tutti quanti eravamo nel galeone, il vedere un’erba lunghissima, con una gran radice, a guisa di cipolla; che diceano essere stata svelta, dalla foce di qualche fiume, dalla violenza del Mare. Quindi (giusta il costume) avendo acquistata giurisdizione i marinaj, presero eglino nel medesimo punto la campana, e la passarono a prora; e’ loro Giudici eletti (dell’Audienza, per ischerzo detta di Señas) pubblicarono i bandi, per lo sindicato degli Uficiali del vascello. Si cantò il Te Deum laudamus, e si congratularono tutti scambievolmente, a suono dì tamburi, e trombe, come se si fusse preso porto; quando n’eravamo ben Settecento leghe lontani. Deesi attribuire questo intempestivo giubilo all’orribile, e lungo viaggio di tre mila, e più leghe; che ne facea parere di essere in porto, avendone a fare altre [p. 324 modifica]settecento. Il marinajo, che avea veduto il segno dell’erba, ebbe una catena d’oro dal Generale, e ben cinquanta pezze da otto da’ particolari. Si attribuì piamente la felicità, e sicurezza del viaggio al glorioso S. Francesco Saverio; perche ciò accadde nel suo giorno festivo: si conobbe però quindi, che i Piloti aveano preso errore di ducento, e più leghe. La notte si stette in calma, e la mattina del Martedì 4. si mosse un leggier Mezzogiorno, che fece drizzarci la prora a Levante. Si cantò la Messa in rendimento di grazie; e veramente si dovea alla misericordia Divina, l’aver avuto, per venti giorni, vento in poppa, ben forte; imperocchè, quanto al governo de’ Piloti, eglino aveano solcato il Mare; or facendosi in maggiore, ora in minore altezza, senz’avanzar cammino. Si vide quel dì un pesce (chiamato dagli Spagnuoli Lobillo) con testa, ed orecchie di cane, e con coda, come si dipingono le SIrene; e con esso un’altra erba della forma d’una canna di zucchero, con una grossa radice. Essendo questi amendue segni di terra, la prora, che andava a Levante, si girò per Scirocco 4. a Levante; e in tal guisa ci scostammo da terra, per andarla a trovare in meno altezza; [p. 325 modifica]come d’ordinario si pratica, incontrabdosi las Señas. La notte divenne più forte il Libeccio. Per la gran pioggia caduta, i Giudici marinaj, differirono di tenere il loro Tribunale sino al Mercordi 5; ma nè anche ciò fu loro permesso dal cattivo tempo. Si andò colla prora per Scirocco-levante, perche il vento s’era posto a Mezzo giorno-libeccio. Si viddero molti Lobillos, e di quell’erbe mentovate (dette porras) con radici fresche, lunghe molti palmi. La notte, fattosi contrario il vento, si pose il galeone alla cappa, o fermo.

Il Giovedì 6. si andò per scirocco 4. a Levante, con vento Mezzo giorno-libeccio, che poi si mutò in Ponente-libeccio; continuando la pioggia, ed oscurità di aria, con grandi sbalzi. La notte, per la contrarietà del vento, si stette alla cappa.

La mattina del Venerdì 7. mori un’altro infermo, che si buttò eziandio in Mare. Circa mezzo dì si pose in camino, con vento Ostro-libeccio; tenendosi la prora a scirocco, e scirocco 4. a levante. Elevatosi il Dossello per l’Audienza marittima di Señas, dopo Mezzo dì si posero a sedere i due Auditori, e’l Presidente, vestiti ridicolosamente. Cominciarono eglino dal Generale, Piloto [p. 326 modifica]maggiore, sotto Piloti, Mestre, Centramestre, ed altri Officiali del Galeone: e poi dettero anche il Sindicato a’ passaggieri. Leggea prima lo Scrivano ciò, che veniva apposto a ciascuno; e quindi i Giudici pronunziavano sentenza di morte; pena che nel medesimo punto si commutava in pecuniaria, cioccolata, zucchero, biscotto, carne, cose dolci, vino, ed altro. Il bello si era, che chi non pagava prontamente, o non dava idonea sicurtà, veniva tormentato con tratti di corda irremisibilmente, al minimo cenno del Presidente marinajo. Mi dissero, che una fiata fecero, in un galeone, morire un passaggiere, facendogli passar sopra il Vascello; imperocchè non vi sono parole, nè autorità bastevole a ritenere, o persuadere una ciurma intera. Io non andai esente dal Sindicato, venendomi imposto, che mangiava troppo Cacciorette. Durò la festa sino alla notte; e allora si divisero tutte le pene fra’ marinaj, e Grumetti, secondo il solito. Si osservò il Sole in altezza di 37. gr. e 50. m.

Il Sabato 8. con vento Ponente, si andò verso Scirocco; e poi ristringendosi il vento, si pose la prora per Scirocco-levante. La notte stemmo fermi, a cagion del [p. 327 modifica]vento contrario. La Domenica 9. levatosi un gran temporale, per un forte libeccio sopravvenuto, si andò colla prora a Scirocco. Il Sole ebbe di latitudine 37. gr. e 38. m. La notte si andò colla prora, anche per Scirocco-mezzogiorno, per temenza di non dare in terra; poiche in Marr s’erano vedute Serpi, trattevi dalla Corrente de’ fiumi.

Si pose la prora verso Scirocco, il Lunedì 10. con vento Ponente. Ebbe il Sole di latitudine 37. gr. e 10. m., perche il galeone, avendo logore le vele, andava con molta pigrezza. Tutta la notte si stette alla Cappa; e’l Martedì 11. altresì, per lo contrario vento. Si ripose allora la vela mezzana, che si era tolta dall’Emboccadero.

Non prima del Mercordi 12. cominciò ad andare innanzi il galeone, colla prora per Scirocco-levante, e per Levante 4. a Scirocco, a fine di scoprir terra. Si ripigliarono eziandio le ancore, che da più mesi erano state sepolte nel fondo del vascello. Il Sole ebbe di elevazione 37. gr. Si prese quel giorno una porra, lunga 25. palmi, grossa quanto un braccio, verso la radice, e sottile nell’altra estremità, quanto un picciol dito. Dentro era vuota [p. 328 modifica]come una cipolla di semenza, alla quale (come è detto) la radice s’assomigliava, vicino all’estremità più dilicata. Dalla parte più grossa, pendono foglie lunghe come alga, due dita larghe, e sino a sei palmi lunghe, sempre d’ugual lunghezza, e di color gialliccio. Alcuni mettevano in quistione, se la radice fusse la parte sottile, o la grossa; perocchè nulla considerando la propietà dell’erbe, che nascono entro l’acqua, non potevano darsi a credere, che la parte grossa, essendo cima della pianta, potesse reggersi dritta; avvegnache nella sottile vedessero attaccate le scorze di frutta di Mare; poichè nasce cotal pianta su gli scogli, coperti d’acqua. Certamente ella è stravagante, più di qualsivoglia altra da me veduta in tanti paesi. Assaggiatala non mi parve di mal sapore; tanto che alcuni marinaj la posero in aceto, per poscia mangiarsela. La notte, in vece di andare avanti, tornammo indietro; essendosi porta la prora verso Ponente, acciò non dasse in terra.

Il Giovedi 13. si rivolse il cammino a Scirocco 4. a Levante, con vento Libeccio, tenendosi pronte tutte le ancore, per servirsene, in caso di bisogno. Dopo [p. 329 modifica]mezzo dì il vento divenne Maestro-tramontana, e così andammo (anche la notte) verso scirocco.

All’alba il Venerdì 14. continuandosi l’istesso cammino, colla Tramontana medesima, si scoperse, in altezza di gr. 36. verso levante, l’Isola di S. Catalina; dodici leghe discosta da terra ferma, e alquanto più oltre del seno di Toque. Queste sono cinque Isolette, e Santa Catalina vien detta la più grande, abitata da Indiani silvestri. Può ciascuno considerare quale allegrezza fusse la nostra, a tal veduta; poiche da tanti mesi, altro non avevamo veduto, che Cielo, ed acqua. Osservatosi il Sole si trovò in latitudine di 16. gr. e 4. m. Verso la sera si conobbe, che la suddetta Isola di S. Catalina era di figura bislunga, essendosi fatto cammino lungo un suo lato.

Si vide anche terra il Sabato 15. tenendosi la prora verso Scirocco 4. a Mezzo giorno, con un mar placidissimo, quale sempre si osserva nella Costa. Si fece più forte il vento, mutatosi in Maestro; mentre eravamo in elevazione di 35. gr. e 11. m. Il medesimo giorno si tirarono sù dalla sentina i pochi cannoni del vascello, per riporsi nelle loro carrette; come [p. 330 modifica]anche il legname, per comporre il nuovo schifo, in luogo dell’abbandonato. La notte, continuando ben forte il vento Maertro in poppa, si andò per Scirocco 4. a mezzo giorno; come anche la Domenica 16. Cominciavano a confortarsi gli afflitti animi di tutti, colla dolce speranza, d’avere ben presto ad uscire da tanti patimenti; e in particolare de’ cibi putridi, che diverse infermità andavano cagionando. Osservato il Sole, si trovò ridotto sino a gr. 33. e 49. m. Si continuò a navigare sulla stessa linea il Lunedi 17. con vento Ponente, e fu osservato il Sole a 32. gr. e 27. m. Morì verso la sera uno de’ due sotto-Piloti; quando appunto, per la sua valida complessione, meno apprendeva la morte; onde, con grande stento, lo ridussero poche ore prima a confessarsi.

Il Martedi 18. celebrate tutte le Messe per lo defonto, e fatte l’esequie, si buttò in Mare, con un vaso di creta ligato a’ piedi. Si camminò quindi verso Scirocco, con vento Maestro. Osservatosi il Sole in elevazione di 31. gr. e 10. m. si dirizzò poscia la prora verso Scirocco-levante. Il medesimo dì venne a morte un’altro marinajo. [p. 331 modifica]

Durando l’istesso vento il Mercordì 19. si andò sulla stessa linea: e si attese a porre in ordine lo schifo, permettendolo la placidezza del Mare. Prima delle cinque ore della notte, morì del morbo, detto Berben, il Capitano di Mare, e guerra del galeone. Quantunque non vengano imbarcati soldati, ma pochi Bombardieri, pure il Governadore di Manila, oltre il Generale, vi deputa un Sergente maggiore, un Capitan di Mare e guerra, e un’Alfiere Reale; i quali, a differenza del primo, hanno il titolo, e l’onore, senza veruno esercizio. Nel ritorno bensì, che si fa a Manila vi vanno da 250. in 300. Soldati, partiti sotto 15. e 16. Capitani, i quali per ambizione d’onore comprano il posto; però giunti in Manila sono riformati, come succede a’ nostri Regnicoli, quando vanno in Fiandra, o nello Stato di Milano. Due pericolosi morbi s’osservano in questa navigazione, particolarmente nell’avvicinarsi alle Coste d’America: uno è il suddetto Berben, che fà enfiare il corpo, e morire parlando; l’altro detto mal d’Olanda, impiaga la bocca tutta, putrefà le gingive, e fa cader le mole, e i denti. Il più potente antidoto si è il por piede a terra. [p. 332 modifica]

Coll’istesso vento il Giovedi 20. si tenne la prora per Scirocco 4. a Levante; onde all’alba ci trovammo dirimpetto l’Isola de Cenisas, distante dieci leghe da terra ferma, e la costeggiammo ben da presso. Ella terrà 11. leghe di lunghezza, e 4. e dove sei di larghezza; però è nuda d’alberi, e disabitata: lasciammo poi a destra, verso Ponente, l’Isola di Guadalupe, che ordinariamente riconoscono i galeoni, per esser ella lontana da terra ferma. Celebratesi cinque Messe, in suffragio del morto Capitano, da’ Religiosi, e Cappellano, fù buttato nell’acqua. Osservatosi il Sole a 29. gr. e 9. m. si indirizzò la prora a Scirocco 4. a Mezzo giorno. Si scopri quindi da prora l’Isola de cerros, distante 17. leghe da terra ferma. Ella ha 36. leghe di circuito, e due suoi estremi, ed alti promontorj le fanno avere la figura d’una sella di Cavallo. Venuta la notte si mutò cammino, per non dar nella medesima Isola; però nel bujo ci trovammo, colla prora, a lei ben vicini; ciò che ne diede qualche timore. Voltammo adunque il cammino per Ponente 4. a Maestro, quasi tornando indietro.

Sopravvenne il Venerdì 21. e pure stavamo dirimpetto la medesima; onde [p. 333 modifica]soffiando Tramontana, si pose il vascello verso Scirocco. Osservato il Sole, ci trovammo calati, sino a’ 28. gr.

Si continuò la notte coll’istesso vento; e la mattina del Sabato 22. si tenne la prora a Scirocco, con vento Maestro-tramontana. L’elevazion Solare si trovò di 26. gr. e 35. m. La Domenica 23. si andò sulla stessa linea, coll’istesso vento; si osservò il Sole a 25. gr. e 19. m.; e poi s’andò per Scirocco 4. a Mezzo giorno.

Il Lunedi 24. regnando Maestro (ch’è frequente in tai mesi nella Costa), si governò il vascello a Scirocco, per andar in traccia della terra, che si stende da Scirocco a Maestro, cominciando da Acapulco sino al Capo Mendosino. Il medesimo dì, a suon di tamburo, si pubblicò bando, che si rivelassero le mercanzie, che andavano fuori della Boteca, per pagarsi i diritti Reali del galeone. Per lo Nascimento di nostro Signore Giesù Cristo, il Martedi 25., dopo mezza notte si celebrarono quattro Messe; andandosi in tanto, come il giorno antecedente, colla prora per Scirocco-levante, a fine di scoprire più presto terra. Si osservò la latitudine Solare di 23. gr. e 56. m. Finiti di tirare 10. cannoni, e posti a’ loro luoghi, [p. 334 modifica]si distribuirono moschetti a tutti, per difenderci da’ nemici, che facilmente s’incontrano sulla Costa di Californias. Al tramontar del Sole, si vide terra, ma ben lontana; onde si continuò la notte a fare la stessa strada, coll’ajuto dell’istesso vento Maestro.

Il simile si fece il Mercordi 26. costeggiandosi una terra alta, a dirittura del Capo di S. Lucas; e portandoci anche avanti la Corrente, che andava favorevole verso Acapulco. Passammo questo dì dalla zona temperata, alla torrida, (poichè osservato il Sole si trovò in altezza di 23. gr. e 23. m.) e per conseguente cominciò a farsi sentire il caldo. Andò mutandosi il vento tutta la notte; sino ad obbligarci a porre la prora a Greco, e poi cessò affatto.

Il Giovedi 27., con vento Ponente, si fece cammino verso Ostro-scirocco, per averci trovata, dalla parte di Levante, vicina una Terra alta, posta 20. leghe avanti il Capo di S. Lucas. Si osservò il Soie a 23. gr. e 10. m. d’altezza. Sul far del giorno il Venerdi 28. ci trovammo a fronte del Capo di S. Lucas: capo, che può dirsi calvo, non essendo ne’ suoi monti, e rocche alcun vestigio d’alberi. Egli [p. 335 modifica]è situato a 22. gr. e 35. m. e tiene alla punta una picciola Isola.

Nel 1595. andò allo scoprimento di questa terra (sinora incognita) il galeone S. Agostino, che si perdè nel porto de los Reyes. Nel 1602. il Conte di Monterey (che allora governava la Nuova Spagna) vi mandò, per ordine Reale, Sebastiano Biscaino, col comando d’un’Armata, composta di Capitana, Almirante, e petacchio. Partì Sebastiano dal Porto di Acapulco, e riconosciuta tutta la Costa, sino al Capo Mendosino, e le vicine Isole, ne fece una Carta marittima. Vidi io questa Carta, colle relazioni aggiuntevi, (perocchè la tenea un’ajutante del Piloto) e vi lessi: che in più luoghi avea egli trattato con Indiani silvestri; e che gli avea trovati umani, piacevoli, ed alcuni, che si mostravano inchinati a tenere amistà con gli Spagnoli; onde invitarono la gente dell’Armata nelle loro capanne, in vicinanza del porto di Monterey, (situato in altezza di 17. gradi): che la medesima inchinazione avea trovata negli abitanti delle picciole Isole della Costa; però, che deono gli Spagnuoli guardare dagl’Indiani del Seno di S. Quintin (posto in altezza di 32. gr.) e da quelli, che [p. 336 modifica]abitano le rive, in latitudine di 27. gr. per esser bellicosi, e di poca fede.

Narra il Religioso, che scrisse tai relazioni, essere il suddetto porto di Monte-Rey di fondo bastante; e che all’intorno vi sono legna, per fabbricar navi, e per altri usi: essere i monti vicini copiosi di cacciagione; cioè a dire di orsi, cervi, ed altri animali; il piano di volatili, e le lagune d’anitre: che lontano sei leghe dal porto, verso Maestro, vi è un fiume rapido, che ha per lo meno sette braccia di fondo, e un’altro simile, a 41. gr. in cui per la violenza della Corrente, non si potè entrare, nè anche con tutte le vele gonfie. Novera anche per buon porto il mentovato de los Reyes (dove si perdè il Galeone S. Agostino) quello di D. Gaspar, in altezza di 38. gr. e altri buoni porti di fondo; dando contezza della copia, o mancanza d’acqua, e legna di essi. Ed altre notizie, che per non appartenere al nostro diario, ma a’ Piloti di que’ luoghi, lasciai di trascrivere. Noterò solamente quello, che mi pare più strano, cioè che ne’ medesimi porti si truova tanta copia di buoni pesci (oltre le Balene, che sono in alto Mare) che col solo amo, in un giorno, potrebbe provvedersene, anzi empiersene [p. 337 modifica]un vascello. Gli abitanti di cotali luoghi si servono di Cañoas, o barche, simili a quelle delle Mariane, così per la pescagion delle perle, come de’ pesci. Quei, che stanno dentro il Canale di Californias, ne usano alcune, fatte di picciole legna ligate, e le chiamano Balze. Vi vanno essi sicuramente dentro, per esser buoni notatori; nè si curano, che mezzo il corpo stia nell’acqua, perche andando nudi (coprendo solamente le parti con scorze d’alberi) non temono di bagnarsi le vesti. In terra, dove gli sopraggiunge la notte, ivi dormono; in Inverno scaldando il suolo con fuoco, e trattene le bragie, ponendosi a giacere nella calda cenere. Sono eglino di differente favella; e fra di loro si veggono nemicizie mortali, per gelosia della loro salvatica giurisdizione. Le loro armi sono aste lunghe, con punta di legno indurito al fuoco; e freccie, con punte di pietra focaja. Mangiano essi il pesce crudo. Cambiano le perle, delle quali abbonda tutta la Costa (tanto più, che agli Spagnuoli, ed Indiani soggiogati n’è vietata la pescagione) con coltelli, ed altre bagattelle, non avendo conoscenza di monete.

Lascia di riferire l’Autor delle [p. 338 modifica]relazioni suddette, la Religione di costoro, e che frutta dia la terra, come cose non appartenenti al suo mestier di navigare: fummi detto però, che sono Idolatri, come tutti gli altri, e che si alimentano colla cacciagione, con radici, erbe, e fichi d’India, detti Pitaxayas, o Tunas, de’ quali abbonda molto il paese.

Consumò quest’Armata più mesi nel Viaggio, sino al Capo Mendosino (posto in altezza di 41. gr. e 20. m.; onde si vede sempre la sua sommità nuda di alberi, e coperta di neve) morendovi molta gente, e’l rimanente tornando infermo, per lo gran freddo. Si videro adunque obbligati, quando furono al Capo suddetto, voltar la prora; benche più avanti avessero veduta un’altra punta, che dissero Capo bianco, notata nelle Carte a 43. gradi.

Nel 1684. governando la Nuova Spagna, con applauso generale de’ popoli, il Signor Marchese della Laguna; vi fu mandata un’altra Armata, consistente in Capitana, Almirante, e petacchio; con sopra molti Missionarj, per togliere quelle cieche anime dalle tenebre dell’Idolatria: ma ella non passò il Capo di S. Lucas, situato a 22. gradi; ed entrata poscia nel Canale, vi s’innoltrò per 182. leghe, sino [p. 339 modifica]a 29. gradi, dove trovatolo stretto sette leghe; se ne tornò indietro, per timore delle Secche, e delle Correnti, che in tale angustia aveano gran forza. Si fece conghiettura da queste Correnti, che il Canale ha comunicazione col Mar Settentrionale, e che le Californie siano Isole. Per lo contrario, le Secche, la mancanza di fondo, e la strettezza del Canale, davano a divedere, che non si possa passar più addentro; e che le Californie sono terra ferma. Aggiungono a ciò, che questa Terra ferma confina colla Gran Tartaria; perocchè mi narrarono i PP. Gesuiti di Pekin Macao, e Canton, che mentre il P. Martin Martinez era Missionario in Pekin, fu quivi condotta schiava una donna Mexicana Cristiana, la quale andatasi da lui a confessare, ed interrogata della sua schiavitù; disse, che essendo fanciulla, fu fatta schiava in Mexico; e che quindi fu condotta, per terra, nella Gran Tartaria, e finalmente in Cina. Di più, che in sì lungo viaggio, era andata alcuna volta in barca; ma per passare solamente qualche Canale, o Stretto, al più largo due giorni di cammino. Questo si giudica esser lo Stretto d’Aynan; per lo quale dicono, che dal Mar Meridionale passò al [p. 340 modifica]Settentrionale una Nave Ollandese. Essendo di ritorno l’Armata, diede fondo nella Baja, e porto di S. Bernavè; alla cui riva postosi un picciol Campo di capanne, venivano i poveri Indiani, più per desiderio di scacciar la fame dal corpo, che per curarsi dalla peste dell’anima. Eglino divoravano quel tanto, che venia loro dato dagli Spagnuoli; ma ricusavano le vesti, per coprire la loro nudità.

Veniva sul noslro galeone un Religioso di S. Giovanni di Dio, ch’era stato su quell’Armata. Or’ egli mi riferì, che non ebbe effetto alcuno l’intenzion del Rè, perche il Comandante consumò inutilmente cinque mesi, facendo dimora nel Capo suddetto; ma con utile della sua borsa, per vili cosette ricevendo buone perle da quei miseri: che gl’Indiani non portavano nel campo altro, che pesce, (che essi sogliono mangiar crudo) radici, ed erbe: che prima di partirsi, volendo il Generale vendicar la morte d’un Grumetto, ucciso da’ barbari, fece caricare un cannone di palle di moschetto; e venuti i meschini a raccor le miche delle mense Spagnuole, fece scaricarlo sopra di loro; onde ne restaron due morti, e molti feriti. Per la qual cagione egli non può recarsi in [p. 341 modifica]dubbio, che se in quei luoghi anderanno altri Europei, saranno malamente ricevuti.

Tenemmo poi la prora verso Scirocco, con un leggier Maestro, a fine di traversare il Canale di Californias. Il Sabato 29. si tenne la prora per Scirocco 4. ia Levante, con buon vento Maestro, e si perdè di vista la terra. Il Sole era in latitudine di 21. gr. e 32. m. Si pose quindi la prora per Scirocco-Levante; e camminammo la notte assai bene, con Tramontana forte. Cessò affatto il vento la Domenica 30. e poi si mosse un leggier Greco-Tramontana: s’osservò il Sole in elevazione di 20. gr. e 45. m. Essendosi sperimentato, che la Corrente avea troppo allontanato da terra il Galeone, facendolo andare per Mezzo dì; si dirizzò la prora per Levante 4. a Scirocco, con poco vento.

Per questa causa il Lunedi ultimo non demmo nelle tre Isole, dette las tres Marias, come si credeva, mentre il nostro Galeone era 40. leghe discosto dal capo di S. Lucas, e 20. dai Capo di Corrientes, che formano la bocca del Canale. Le tre Isole suddette sono lontane dieci leghe (da Maestro a Scirocco) dalla bocca, testè mentovata. Elleno sono provvedute di [p. 342 modifica]buoni alberi, e d’acqua; ed abbondanti di cacciaggione, e saline; onde talvolta vi si sono rimasi a svernare i corsali Inglesi, e Francesi; che per lo Stretto di Magallanes erano entrati, a far ruberie nel Mare del Sur. Si trovò il Sole in latitudine di 20. gr. e 24. m. perche eramo stati quasi sempre in calma. La notte vi fu poco vento.

Il Martedì, principio dei nuovo anno 1697. tornò la calma; e si videro intorno al galeone più lobillos, ch’alzavano la coda, e’ piedi in aria, come i cani de’ Saltimbanchi. Si presero cinque buone Tartarughe, la di cui carne era simile in tutto a quella di vacca; ma non così saporosa, come quella dell’Europee. Si osservò il Sole a 20. gr. e 11. m. d’elevazione; e continuò la calma tutta la notte. Il Mercordì 2. di Gennajo, ponendosi il Parao, o picciola barca in Mare, si presero sette Tartughe, che andavano a galla dormendo: e si presero anche col tridente alcuni Tuberoni, e pesci dorati. Il Sole ebbe quel giorno 20. gr. e 5. min. d’elevazione. Verso la sera si mosse un poco di vento Maestro, che la notte si accostò a Tramontana; e in tal guisa andandosi avanti, il Giovedi 3. all’Alba scoprimmo il terreno della Nuova Spagna, molto più [p. 343 modifica]oltre del Capo di Corrientes, donde principiano le conquiste Spagnuole. Quivi tutta la riva del Mare è abitata da Indiani pacifici, principiando da 20. gr. e 55. min. Non potemmo noi avvicinarci a terra, ributtati dalla Corrente; e per tema di non dar in certe Secche, che sono dirimpetto la suddetta bocca di Corrientes. Osservatosi il Sole, si trovò soli tre minuti meno; e ciò perche notte, e dì si era andato colla prora a Levante, e poi alla 4. di Scirocco. Ci ponemmo adunque verso Scirocco-levante, per avvicinarci a terra, e lasciarvi il Capitano del piego, che dovea portarlo a Mexico. Si costeggiò ben da lungi il detto Capo, donde comincia una catena d’altissimi monti, detti di Sametla. Cessò la notte quel poco vento, che avevamo; e ci trovammo il Venerdì 4. esserci ben poco innoltrati, colla prora verso Scirocco-levante. Tornato il vento Maestro, che gli Spagnuoli dicono Viratione, andammo pian piano tutto il dì, non molto lungi da’ monti, (che dissero esser ricchi di miniere d’oro, e d’argento) vedendo passare presso al galeone alcune Serpi picciole, e colorite, portate dalla Corrente de’ fiumi.

Prima di tramontare il Sole facemmo [p. 344 modifica]sentire molti colpi d’archibuso, per dar avviso alla galeotta, che suole, in tai tempi, mandarsi da Acapulco incontro al galeone; o perche venisse alcuna barca d’Indiani con rinfreschi: ma tutto ciò fu indarno; e solo la sera, sopra alti, e sterili monti, si videro due lumi, che si giudicarono fuochi fatti da bifolchi.

Continuò la notte a soffiar, quando Maestro, e quando Libeccio. La mattina del Sabato 5. si pose il nuovo schifo in Mare, per portare a terra il Capitan del piego, colle lettere per Mexico, e Madrid. Il Padre Borgia Gesuita (che stava, col mal d’Olanda) ed altri infermi vi si posero anch’essi, perche dovea la barca andare, con tutta diligenza, a porlo a terra: però in Mexico non si potea sapere, che all’arrivo d’altro Corriere, che dal Porto di Ciamela vien mandato dall’Alcalde, subito che dall’alto de’ monti la sentinella scuopre il vascello in Mare. Coll’incerto avviso, che dà l’Alcalde, d’essersi veduto un vascello grande (che per altro può esser di nemici) si cominciano in Mexico le preghiere; che si continuano anche dopo giunto il Capitan del piego. All’arrivo bensì di costui si suonano tutte le [p. 345 modifica]campane, in segno di giubilo; e dura cotal suono continuo, sin che giunge un terzo Corriere da Acapulco, portando al V. Re l’avviso, d’aver dato fondo in quel Porto il galeon di Cina. Pari alleggrezze pratica la Città nell’arrivo della flotta, perche nientemeno vi sono interessati i Cittadini; e’l medesimo fassi in Manila nel ritorno del galeone.

Il Porto della Navidad è in altezza di 19. gr. e 33. m., con capace fondo per ricever vascelli; però tiene uno scoglio avanti la bocca. Quello di Ciamela non ha fondo, che per barche picciole; è però grande, e coperto da più Isole verso Maestro, e Scirocco, e dalla terra ferma. Abbonda egli di perle, e di buon pesce. Tutto questo tratto di Paese, dal Capo de Corrientes sino al Porro de la Navidad, porta il nome di nuova Malizia, ed è abitato da Indiani conquistati.

Dopo la calma, che suole aversi la mattina in quella Costa, viene la viratione del Libeccio, che poi passa a Maestro. La notte noi andammo colla prora verso Scirocco, allato la Costa. La Domenica 6. Pasqua de’ Re, continuammo a fare il cammino di 80. leghe, che ci rimaneva, dalla Navidad sino al Porto [p. 346 modifica]d’Acapulco; però, dicano quel che vogliono i Piloti, sono ben 150. leghe. Si sparò un cannone, per dare avviso alle guardie della Costa, che il vascello era amico. Al tramontar del Sole ci trovammo a fronte del Porto, e Casale di Salagua.

Il Lunedì 7. tenendosi la prora verso Scirocco, con vento Ponente-maestro prima di mezzo di fummo dirimpetto il Porto, e Vulcano di Colima; dove, come in Salagua, si raccoglie molto sale. Continuando a costeggiare monti calvi, e rocche scoscese; verso la sera, per lo buon vento, pervenimmo alla Costa di Motines, o secondo altri montines; per esser uno spazio di sette leghe, sparso di monticelli uguali. La terra è quasi tutta disabitata, trovandovi appena, dopo alcune giornate di cammino, un Villaggio. Si continuò, sulla stessa linea, a navigar il Martedì 8. però quel poco di vento, ch’avevamo, cessò subito, e ne trovammo aver fatte appena due leghe in tutto il dì. La sera si mosse un leggier Libeccio, che pure la notte cessò in modo, che non ci fece innoltrare un sol passo. Egli si è veramente los Motines, luogo di calme; vedendovisi di giorno un Cielo senza nebbia, e di notte un’incredibile serenità, e [p. 347 modifica]chiarezza di stelle; particolarmente dopo cadute le pioggie, che cominciano da Giugno, e durano per tutto Decembre.

Il Mercordi 9. avemmo la stessa calma, e grandissimo caldo, come quello de’ giorni canicolari in Italia. Si mosse, al tramontar del Sole, un vento Maestro, che durò sino a poche ore della notte. Continuò l’istessa calma il Giovedì 10. movendosi solamente la sera un leggier vento Maestro, che subito mancò. La medesima calma si sperimentò il Venerdì 11. e la sera molto tardi avemmo vento, per farci dirimpetto il porto, e Casale di Siguatanejo, che tiene tre scogli avanti. Vi si pescano buone perle, e vi si raccoglie sale. Da questo luogo comincia a vedersi paese meno sterile, monti coperti di qualche picciolo albero, e’l Mare abbondante di pesci di più spezie, di cui vedevamo guizzar truppe intorno al galeone.

Regnò la notte Tramontana, che in tale stagione è ordinaria nella Costa; però poco s’andò avanti, per non esser molto favorevole. Sul far dei giorno del Sabato 12. ancora stavamo a fronte di Siguatanejo. Cessò poscia in tutto; onde la notte stemmo sempre fermi in un luogo, [p. 348 modifica]con caldo insopportabile.

La Domenica 13. sopravvenne il vento per prora; di modo che non si fece altro profitto, che pescar quantità di Cacciorretti, di cui (come d’ogni altra spezie di pesci) la Costa è abbondante. Alla fine, dopo tanti mesi, si bagnarono l’ancore, dandosi fondo mezza lega lontano da terra; però la notte fummo tormentati da quantità di zanzare, e picciole mosche, che mordeano come arrabbiate.

Anche il Lunedi 14. continuò la calma; e quando no, soffiava un vento contrario, che non ne facca dar passo avanti. La prora era drizzata a Levante, e Scirocco-Levante; mutandosi cammino, secondo le punte di terra, che si passavano.

La mattina del Martedì 15. si mosse un vento Tramontana, che ci fece avanzar cammino. Ritornò lo schifo, con pochi rinfreschi, dandoci novella, che il Capitan del Pliego, non avendo trovata veruna persona nel porto della Navedad, ch’avesse potuto provvederlo di cavalli; s’avea fatto condurre nel porto di Siguatanejo; dove alcuni pescatori di perle gli avean date cavalcature, per andare in Mexico: e che gli altri vi s’erano avviati, [p. 349 modifica]chi per terra, e chi per Mare. Ne portò anche la notizia d’esser giunta la Flotta nel porto della Vera Crux, col Conte di Cañette nuovo V. Rè del Perù, e Conte di Montesumma per Mexico; i quali prima di por piede a terra, si erano disgustati. Al cader del giorno passammo la Salina, paese della giurisdizione dell’ Alcalde maggiore di Patatan, luogo, quivi vicino poche leghe, fra alcune valli. In questo paese nasce la miglior vainilla, che vi sia: ciò che apporta non picciolo utile all’ Alcalde; come anche il cacao, e la pescagione di buone perle. La notte soffiando ora Tramontana, ora Greco-Levante; ed essendo la Corrente contraria, andammo più tosto in dietro, che avanti: e durando ancora il Mercordì 16. sino alla notte, non potemmo passare il porto di Patatan, capace di grossi vascelli.

Continuò la calma la notte, e poi il Giovedì 17. avemmo l’istesso vento contrario; però dopo desinare, seguita l’ordinaria virazione, cioè il ritorno di Libeccio; ci fece avanzar cammino, e passammo la Playa del Calvario; marina piena d’alberi di Cacao, e di ottima Vainilla.

Si continuò la notte colla prora per Scirocco-Levante, soffiando [p. 350 modifica]Tramontana poco favorevole; onde il Venerdì 18. ci trovammo a vista del porto d’Acapulco. Il Piloto maggiore si trovava infermo di mal d’Olanda, e di Berben, con pericolo della vita. Venne a mezzo di una buona virazione di Libeccio fresco, che ci portò molto avanti; tenendosi la prora per Scirocco-Levante. Mentre andavamo per la Playa di Coyuccia, si vide una Piragua, o grossa barca, che veniva verso noi. Avvicinatasi, ne portò un rinfresco (consistente in un Toro, galline, pane, cose dolci, e limoni) mandato dal Castellano, e da D. Francesco Mecca al Generale; oltre quelle cose, che vennero per particolari: sicchè ciascuno ebbe modo di ristorarli.

Colla Tramontana, che spirò tutta la notte, passammo tanto avanti, colla prora verso Levante 4. a Scirocco, che la mattina del Sabato 19. ci trovammo a fronte del Casale, e porto di Coyucca: la cui riva, lunga 14. leghe, abbonda di cocchi, cacao, vainilla, ed altro. Continuando il buon vento, entrammo, per la bocca grande, nel porto d’Acapulco; e vi demmo fondo cinque ore dopo mezzo dì. Si faticò poi tutta la notte coll’ancore a tirar il vascello al fondo del seno; di [p. 351 modifica]modo che prima del dì si legò per la poppa a un’albero; perche, quantunque il porto sia sicuro, e a coverto di tutti i venti; nondimeno, avendo una figura di lumaca dentro terra, quel vento, che è buono per entrare per le due bocche, (una a Maestro, l’altra a Scirocco) è contrario, per porsi in sicuro, vicino terra.

La mattina adunque della Domenica 20., con lagrime di tenerezza, si reiterarono gli abbracciamenti da quanti eravamo nel vascello; vedendoci, dopo una penosa navigazione di ducento e quattro giorni, e cinque ore, nel porto desiderato. Sì cantò il Te Deum in rendimento di grazie al Signore, e alla sua Madre Santissima: però il Generale non ebbe la bontà di solennizzarlo collo sparo di alcuni pezzi; dicendo che poi in Manila non gli sarebbe stata bonificata la polvere. Salutossi solamente il Castello con sette tiri; e questo innalberata la Real Bandiera, corrispose con tre.

Avendo richiesto i Piloti, quante leghe, e gradi avevamo fatti, furono di diverso parere: e ciò perche non s’era navigato a dirittura, ma serpeggiando inutilmente per lo Mare. Pietro Fernandez Portughese, nato nell’Isola della Madera, [p. 352 modifica]Piloto maggiore, diceva, essersi passati 125. gradi, e due mila, e cinquecento leghe Spagnuole; ma Isidoro Montes d’oca Sivigliano, sotto piloto volea, che fussero 130. gradi, e circa tre mila leghe. D’Acapulco a Manila certamente non vi è questo giro inutile, come di sopra abbiam divisato, perche da 17. gradi scarsi, diminuendosi sino a 13. sempre poi si continua il cammino, per un Paralello, sino a Manila; con vento in poppa, che conduce felicemente In due mesi, e mezzo, o al più tre, senza veruna tempesta: e perciò si passano solamente 118. gradi, i quali essendo da Oriente a Ponente, non si ponno ben misurare le leghe. Stimano però i Piloti, che saranno circa due mila, e ducento leghe Spagnuole.

Si può tenere altra strada, cioè da Acapulco, verso Maestro, sino al Capo Mendosino; e quindi dirizzar la prora all’Isole Mariane, e Manila: e allora dicono, che si passano 117. gradi; che calcolati, per 17. leghe Spagnuole, sono due mila cento cinquanta nove leghe.

Tutta la Domenica s’attese la visita de los officiales Reales, acciò potessimo scendere a terra. Vennero eglino con tre ore di giorno, e furono il Castellano D. [p. 353 modifica]Francesco Mecca Contador, e il Guarda mayor; a’ quali si diede il registro di quanto portava il galeone (per regolare i diritti Reali, che importavano 80. m. pezze d’otto, compresovi il presente, che si fa al V. Re), e la segunda via, o dupplicato delle lettere, che doveano andare in Madrid; acciò si mandassero in Mexico, con tutta diligenza, con un’altro corriere, per servirsene, in caso che si perdessero le primo portate dal Capitan del pliego. Avuta relazion della mia persona, mi fecero essi mille cortesi espressioni, ed offerte. Partiti, che furono, si portò a terra la statua della Madre Santissima, ed io fui accompagnandola sino alla Chiesa Parrocchiale; sparando intanto il galeone tutta l’artiglieria. Ritornai la sera a dormire nel galeone, per non rimaner così la roba sotto la custodia dello schiavo, che, per trascuratezza, avrebbe potuto farla danneggiare.

Andato a terra il Lunedì 21. mi riferirono, che la Mira del Perù (sopra un monte, vicino al porto, sono due sentinelle; una, che mira il Perù, l’altra la Cina; a fine di dare avviso de’ Vascelli, che vengono) avea scoperto in alto Mare due navi, che venivano verso il porto. [p. 354 modifica]Giudicossi esser l’Almirante, e’l petacchio dell’Armata del Perù, che venivano a prendere il Conte di Cañette nuovo V. Re. Desinai la mattina con D. Francesco Mecca; e mentre eravamo ancora a mensa, sentissi un tiro di cannone: e dimandatolo io della cagione, mi disse, che serviva, acciò le navi, che venivano, s’erano amiche, intendessero, che poteano entrare in porto; se altrimente, che sapessero, starsi dagli Spagnuoli con vigilanza, e coll’armi in mano. A fine d’averne qualche contezza, fu mandato dal Castellano il Sergente maggiore Arambolo, collo schifo del nostro vascello, a riconoscerle; poiche, quelli de’ due petacchi del Perù, dimoranti in porto, non erano a proposito. E qui fie bene, che faccia alquanto di posa allo scrivere, per ripigliare il filo del mio viaggio, con maggior lena, nel seguente ultimo volume.


Fine della Quinta Parte.