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Gli sposi promessi/Tomo II/Capitolo I

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Tomo II
Capitolo I - Digressione: La Signora

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Capitolo I - Digressione: La Signora
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Cap. I.

Digressione: La Signora.* 1




Avendo posto in fronte a questo scritto il titolo di storia, e fatto creder cosí al lettore ch’egli troverebbe una serie continua di fatti, mi trovo in obbligo di avvertirlo qui, che la narrazione sarà sospesa alquanto da una discussione sopra principj;1 discussione la quale occuperà2 probabilmente un buon terzo di questo capitolo. Il lettore che lo sa potrà3 saltare alcune pagine per riprendere il filo della storia:4 e per me lo consiglio di far cosí: giacché le parole5 che mi sento sulla punta della penna6 sono tali da annojarlo, o anche da fargli venir la muffa al naso.

La discussione viene all’occasione della7 osservazione seguente che mi fa un personaggio ideale.

— I protagonisti di questa storia, dic’egli, sono due innamorati, promessi al punto di sposarsi, e quindi separati violentemente dalle circostanze condotte da una [p. 156 modifica]volontà pervèrsa. La loro passione è quindi passata per molti stadj, e per quelli principalmente che le danno occasione di manifestarsi e di svolgersi nel modo più interessante.
E intanto 8 non si vede nulla di tutto ciò: 9 ho taciuto finora ma quando si arriva ad una separazione secca, digiuna, concisa come quella che si trova nella fine del capitolo passato, non 10 posso lasciare di farvi una inchiesta: — Questa vostra storia non ricorda nulla di quello che gl’infelici giovani hanno sentito, non descrive i principi, gli aumenti, le comunicazioni del loro affetto, insomma non 11 li dimostra innamorati.

— Perdonatemi: 12 trabocca invece di queste cose, 13 e deggio confessare che sono anzi la parte la più elaborata dell’opera: ma 14 nel trascrivere, e nel rifare, io salto tutti i passi di questo genere.

— Bella idea! e perché, se v'aggrada?

— Perché io sono del parere di coloro i quali dicono che non si deve scrivere d’amore in modo da far consentire l’animo di chi legge a questa passione.

— Poffare! nel 15 secolo decimonono, ancora simili idee! Ma i vostri 16 riguardi sono tanto più strani, in quanto l’amore dei vostri eroi è il più puro, il più legittimo, il più virtuoso; e se poteste descriverlo in modo di eccitarne il consenso, non fareste che far comunicare altrui ad un sentimento virtuoso.

— Armatevi di pazienza, ed ascoltate. Se io potessi fare in guisa che questa storia non capitasse in mano ad altri che 17 a sposi innamorati, 18 nel giorno che hanno detto e inteso in presenza del parroco un si delizioso, 19 allora forse converrebbe 20 mettervi quanto amore si potesse poiché 21 per tali lettori non potrebbe certamente aver nulla di pericoloso.
Penso però, che sarebbe inutile 22 per essi, e che troverebbero tutto questo amore molto freddo, quand’anche fosse trattato da tutt’altri che dal mio autore e da me; perché 23 quale è lo scritto dove sia trasfuso l’amore quale il cuore [p. 157 modifica]dell'uomo può sentirlo? Ma ponete il caso, che questa storia venisse alle mani 24 per esempio d’una vergine non più acerba, 25 più saggia che avvenente (non mi direte che non ve n’abbia), e di anguste fortune, la quale perduto già ogni pensiero di nozze, se ne va campucchiando quietamente, e cerca di tenere occupato il 26 cuor suo coll’idea dei suoi doveri, colle consolazioni della innocenza e della pace, e colle speranze che il mondo non può dare ne torre; 27 ditemi un po’ che bell’acconcio potrebbe fare a questa creatura una storia che le 28 venisse a rimescolare in cuore quei sentimenti, che molto saggiamente ella 29 vi ha sopiti. Ponete il caso, che 30 un giovane prete il quale 31 coi gravi uficj del suo ministero, colle fatiche della carità, con la preghiera, con lo studio, attende a sdrucciolare 32 sugli anni pericolosi che gli rimangono da trascorrere, ponendo ogni cura di non cadere, e non guardando troppo a dritta né a sinistra per non dar qualche stramazzone in un momento di distrazione, ponete il caso che questo giovane prete 33 si ponga a leggere questa storia: giacché non 34 vorreste che si pubblicasse un libro che un prete non abbia da leggere: e ditemi un po’ che vantaggio gli farebbe una descrizione di quei sentimenti ch’egli debba soffocare ben bene nel suo cuore, se non vuole mancare ad un impegno sacro ed assunto volontariamente, se non vuole porre nella sua vita una contraddizzione che tutta la alteri. Vedete quanti simili casi si potrebber fare. Concludo che l’amore è necessario a questo mondo: ma ve n’ha, 35 quanto basta, e non fa mestieri che altri si dia la briga di coltivarlo; e che col volerlo coltivare 36 non si fa altro che farne nascere dove non fa bisogno. Vi hanno altri sentimenti dei quali il mondo ha bisogno, 37 e che uno scrittore secondo le sue forze può 38 diffondere un po’ 39 più negli animi: come sarebbe la commiserazione, l’affetto al prossimo, la dolcezza, l’indulgenza, il sacrificio di se stesso: oh di questi non v’ha mai eccesso; e lode a quegli scrittori che cercano di metterne un po’ [p. 158 modifica]più nelle cose di questo mondo: ma dell’amore come vi diceva, ve n’ha, facendo un calcolo moderato, seicento volte più di quello che sia necessario alla conservazione della nostra riverita specie, lo stimo dunque opera imprudente 40 l’andarlo fomentando cogli scritti; e 41 ne son tanto persuaso, che se un bel giorno per un prodigio, mi venissero ispirate 42 le pagine più eloquenti 43 d’amore che un uomo abbia mai scritte, non piglierei la penna per metterne una linea sulla carta: tanto son certo che me ne pentirei.

— Ma queste sono idee meschine pinzocheresche, claustrali, e peggio; 44 idee che tendono a soffocare ogni slancio d’ingegno, e ben diverse dalle idee grandi della vera religione...

— La religione ha avuto scrittori del genio il più ardito ed elevato, pensatori profondi, 45 e pacati ragionatori d’una esattezza scrupolosa, e tutti 46 questi, senza una eccezione, hanno 47 disapprovate le opere 48 in cui l'amore è trattato 49 nel modo che voi vorreste. Oh ditemi di grazia come mai io posso persuadermi che tutti questi 50 non han saputo conoscere quel che si voglia la vera religione, e che voi 51 avete trovata 52 senza fatica la verità, dov’essi con un studio di tutta la vita non hanno 53 saputo pescare che un errore grossolano?

— Cosí voi condannate tutti gli scritti...?

— Sono i giudici che condannano: per me vi dico solo il perché io abbia 54 esclusi tutti quei bei passi da questa storia. Ma se volete dei giudizj, 55 e delle condanne, voi ne troverete nei casi in cui è lecito anzi bello il condannare cioè quando uno giudica se stesso. Vedete quello che hanno pensato dei loro scritti amorosi quegli scrittori (del cristianesimo intendo) i quali 56 si sono acquistata fama di grandi, e nello stesso tempo di più castigati. Vedete per esempio, il Petrarca e Racine.

— Il Petrarca viveva in tempi...

— Non parliamo del Petrarca, perché io spero 57 che [p. 159 modifica]leggeremo presto intormo a lui il giudizio d’un uomo il guale ne dirà, quello che né voi, né io non giungeremmo a trovare. Vi tratto, come vedete, senza cerimonie, perché siete un personaggio ideale.

— Ebbene, Racine. Non è ella cosa convenuta fra tutti 58 gli uomini che hanno due dita di cervello, e che non sono 59 un secolo indietro dagli altri, che il pentimento che Racine 60 provò per le sue tragedie è una debolezza degli ultimi suoi anni, debolezza indegna di quel grande intelletto, 61 debolezza che fa compassione?

— Vi sono stati due Giovanni Racine. Uno per aver la grazia dei potenti, 62 adulò in essi apertamente il vizio, ch’egli conosceva per tale, e per giustificare appunto le sue tragedie, beffò degli uomini pei quali aveva in cuor suo un rispetto sentito, 63 e sostituì gli scherni personali ai ragionamenti per evitare la quistione: 64 punse acerbamente quanto potè 65 ed umiliò con 66 epigrammi stizzosi certi tali, che non la natura certo, ma il giudizio di una gran parte del pubblico aveva fatti suoi emoli; e nello stesso tempo si róse internamente, si accorò, perdette la sua pace 67 ad ogni critica 68 che sentiva fare delle sue opere: tormentato e tormentatore pei meschini interessi della letteratura, e della sua letteratura. Questi è 69 quel Giovanni Racine che 70 scriveva rime d’amore.

71 L’altro, 72viveva ritirato tranquillamente nel seno della sua famiglia: se non si allontanò affatto dai potenti, almeno parlò ad essi 73 (caso raro, quasi unico in quei tempi) delle miserie degli uomini che essi avrebbero dovuto sollevare, o non creare: non solo non cercava più gli applausi, non solo non provocava le lodi degli amici, ma le sentiva con dolore; non solo non 74 arrovellava ad ogni critica; ma quando un uomo non provocato lo 75 fece segno ad un pubblico [p. 160 modifica]insulto 76non se ne lagnò, 77 e invece di ricevere scuse, rispose con ringraziamenti 78. Egli che era stato cortigiano nella sua giovinezza, rifiutò 79 di sedere alla mensa di un principe per non privare i suoi figli della sua compagnia. In pace con sè, col genere umano, e coi letterati, egli trascorse 80 libero da quelle passioni che avevano agitata la sua prima età, e non si può proprio dire per questo che fosse rimbambito, poiché scrisse «Atalia.» Questi è quel Giovanni Racine, che si pentiva di avere scritte rime d’amore. 81 Che di questi due uomini il debole fosse il secondo, si può certamente dire, se ne dicono tante! ma per me, non posso persuadermene.

— Dunque secondo voi, aveva ragione di pentirsi: dunque se non fosse rimasto che un esemplare delle tragedie amorose di Racine, se questo esemplare fosse stato in vostra mano, se Racine ve lo avesse chiesto per abbruciarlo, per privare la posterità d’un tale monumento d’ingegno, voi 82 avreste?... non 83 ardisco quasi interrogarvi.

— Io glielo avrei dato subito perché 84 quel brav’uomo potesse aver la soddisfazione di gettarlo sul fuoco. 85 Come! voi credete che si sarebbe dovuto esitare a togliergli dal cuore questa spina? Gliel’avrei dato subito, perché il 86 dispiacere ragionato, serio, riflessivo, nobile di Racine 87era un sentimento più importante che non sia stato e non sia per essere il piacere che hanno dato 88 e che sono per dare le sue tragedie fino alla consumazione dei secoli.

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dal manoscritto autografo degli «sposi promessi». Fol. 183 r.
(Riduzione della metà)

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— Queste sono ciarle; ma avete pensato che con questi stralci voi vi andate scemando sempre più il numero de’ lettori; e che se avrebbero potuto essere centinaja, sa il cielo se li conterete a dozzine?

— Voi mi ci fate pensare; ma, a dir vero, non 89 arrivo a sentire la forza di questo inconveniente.

— Ma voi volete privarvi volontariamente dei mezzi più potenti 90 di dilettare, di quei mezzi 91 che anche in mano della mediocrità possono talvolta produrre un 92 grande effetto?

— Se le lettere 93 dovessero aver per fine di divertire quella classe d’uomini che non fa quasi altro che divertirsi, sarebbero la più frivola, la più servile, l’ultima delle professioni. E vi confesso che troverei qualche cosa di più ragionevole, di più umano, e di più degno nelle occupazioni di 94 un montambanco che in una fiera trattiene con sue storie una folla di contadini: 95 costui almeno può aver fatti passare qualche momenti gaj a quelli che vivono di stenti e di malinconie; ed è qualche cosa. Ma, per non ingannarvi, avvertite che in tutte queste ciarle, che abbiam fatte finora, non abbiam detto nulla 96 o quasi nulla sul fondo della quistione. Voi non lo avete toccato; 97 ed io sono rimasto, rispondendovi, in quella sfera 98 dove vi siete posto 99 abbiam ciarlato di fuori, come si usa. Che se volete veder qualche cosa sul fondo della quistione, 100 andate di grazia agli scrittori di cui abbiam fatto cenno: o pure pensateci un po' seriamente voi stesso.

— Pensarci? Per giungere a queste 101 belle conseguenze? Sappiate che, 102 a porre insieme le idee di un Vandalo e d’una donnicciuola... 103

— Sparisci; e torniamo alla storia.

Dove siamo? Il nostro autore non lo dice, anzi protesta di non volerlo dire. 104 Abbiam già 105 avvertito che delle due classi fra le quali era divisa la società al suo tempo, [p. 162 modifica]di circospetti cioè e di facinorosi, e d’uomini che avevano, e d’uomini che facevano paura, egli apparteneva alla prima. La sua timida discrezione raddoppia però a questo punto della narrazione: e il progresso della narrazione stessa ne fa vedere il motivo. Le avventure di Lucia nel suo novello soggiorno si trovano implicate con intrighi tenebrosi, rematici, misteriosi, terribili, di persone che deggiono essere state potenti, e imparentate assai: e l’autore si 106 scopre impacciato tra il desiderio di raccontare quello che sa, e il terrore di offendere di quelle famiglie, 107 il mormorare contra le quali era un peccato punito in questo mondo. Quindi egli va col calzare del piombo, e narrando i fatti, sopprime tutte le indicazioni che potrebbero servir di filo a trovar le persone, e fra queste indicazioni anche quella del luogo. 108 Ma in questa parte almeno egli non è stato destro abbastanza, e noi possiamo annunziare senza timore d’ingannarci il luogo 109 dove si è fermata Lucia: poiché l’autore senza avvedersene ci ha dato un filo che condurrebbe alla scoperta anche un ragazzo. 110 Egli dice in un 111 passo del suo racconto che Lucia 112 giunse ad un 113 borgo nobile e antico al quale di città non mancava che il nome; altrove parla del Lambro che vi scorre: altrove ancora dice che v’era un arciprete: con queste indicazioni non v’ha in Europa uomo che sappia leggere e scrivere, il quale tosto non esclami: Monza.

La madre e la figlia si trovavano dunque, dopo la partenza di Fermo, solette in una osteria di Monza, senza alcuna pratica del paese, senza alcuna conoscenza, non avendo in 114 cosi alto mare altra bussola che la lettera del Padre Cristoforo. La lettera era diretta al Padre Guardiano dei Cappuccini. Agnese chiese conto del convento alla moglie dell’albergatore; 115 la quale non lo diede che dopo aver tentata ogni via per avere un pagamento anticipato 116 di un cosi picciol servizio, in tante informazioni, sul nome e sulla qualità delle donne, sui motivi del loro viaggio, sugli affari che potevano avere col Padre Guardiano. Ma le donne, alle quali era stato dal loro protettore raccomandata la discrezione, seppero ingannare le ciarle della ostessa, la quale fu [p. 163 modifica]obbligata di 117 insegnar loro gratuitamente la via del convento. Si mossero quindi tosto benché 118 dovessero risentirsi del travaglio della notte e del giorno antecedente: 119la lepre cacciata non sente la stanchezza che quando ha trovato un ricovero.

120 Agnese, a cui l’aspetto di Monza non era nuovo perché v’era passata molti anni addietro, né imponente, perché aveva soggiornato a Milano, camminava francamente 121 guidando e incoraggiando Lucia, la quale andava rasente il muro tutta sospettosa. Girando di via in via, e ad ogni rivolta di canto trovando ancora vie e case, era Lucia colpita da una maraviglia 122 mista di 123 non so quale afa, come chi vede una brutta grandiosità. Ma il sentimento predominante di accoramento e di terrore non 124 le dava campo di esprimere quello che allora provava, né 125 [di] provarlo distintamente e con forza. Giunte alla porta del convento tirarono il campanello, e 126 al portinajo 127 che sopravvenne chiesero del padre guardiano, 128 al quale avevano una lettera da consegnare. Quando Lucia vide 129 una tonaca cappuccinesca le parve di essere in paese conosciuto, 130 e si riebbe alquanto. Il padre guardiano non si fece aspettare, salutò le donne, prese la lettera dalle mani di Agnese, e veduta la soprascritta, 131 disse con una voce che annunziava la compiacenza: «Oh! il mio Padre Cristoforo.» Il Padre Cristoforo era stato suo 132 collega nel noviziato; e d’allora in poi essi avevano contratta una 133 amicizia da chiostro, voglio dire una amicizia cordiale, intima più che fraterna, simile a quelle che si 134 narrano 135 di qualche pajo d’uomini dell'antichità, di quelle che si formano in tutte le società 136 separate con vincoli particolari dalla società universale 137 degli uomini. 138 Queste frazioni, questi crocchj 139 creano fra tutti i membri che 140 li compongono un vincolo particolare d’interessi, di 141 amor proprio comune e di benevolenza, vincolo talvolta debole assai e che non basta [p. 164 modifica]ad impedir odj accaniti e mortali, ma forte però abbastanza per contenere gli odj nell’interno della 142 picciola società, e per 143 dare a quegli stessi che si odiano una apparenza, e una condotta da amici ogni volta che essi si trovino in contrasto cogli estranei. Quando poi una conformità di patimenti e di 144 inclinazioni, crea fra due individui di queste società una benevolenza particolare essa è tanto più forte quanto più essi si sono scelti in un picciol numero già separato dal resto degli uomini

Il padre guardiano aperse la lettera, e 145 di tempo in tempo alzava gli occhj dal foglio e guardava Lucia e la madre con aria di compassione e d’interessamento. Quand’ebbe terminato, crollò alquanto il capo, pensò, passò la mano sul mento barbuto, e quindi sulla fronte, e disse, come chi 146 spera di aver trovato quello di che aveva bisogno: «Non c’è altri che la Signora: se la Signora vuol pigliarsi l’impegno ...» Fece quindi a bassa voce ad Agnese alcune interrogazioni, 147 alle quali essa soddisfece, indi domandò: 148 «Volete seguirmi? Io spero di aver trovato ove collocare in sicuro questa buona ragazza.» Le donne si disser pronte a far tutto ciò che sarebbe da lui suggerito: e il padre: «venite con me» disse: «statemi soltanto alcuni passi addietro; perché, vedete, il paese è maligno, e Dio sa quante storie si farebbero se si vedesse il padre guardiano con una bella giovane, voglio dire con donne per la via.» Lucia arrossì, e 149 con la madre tenne dietro al guardiano alla distanza ch’egli aveva indicata. Giunti al monastero, il guardiano si fermò sulla soglia, le aspettò, e raccomandatele alla moglie del fattore, la quale le 150 introdusse in una stanzetta che dava sulla via, 151progredì nel cortile promettendo di tornare a momenti.

152 L'interrogatorio della fattora fu 153 come doveva essere, più, 154 imperioso, più astuto, più pressante 155 d’assai che non fosse stato quello dell'albergatrice; e Agnese 156 schermendosi a stento, andava già componendo una filastrocca nella sua mente, 157 perché vedeva di non potersi sbrigare senza raccontar qualche cosa, quando, per buona sorte, ritornò [p. 165 modifica]il padre guardiano con faccia giuliva ad annunziare alle donne che la Signora si degnava riceverle. La fattora le lasciò partire guardando con dispetto il guardiano ch’era venuto a 158 farle fuggir di mano una preda che stava per cadere nel laccio.

Attraversando il cortile, il guardiano addottrinò le donne sul modo da tenersi colla Signora: «Siate umili, e riverenti, raccomandatevi alla sua protezione, rispondete con semplicità alle interrogazioni ch’ella sarà per farvi, e 159 quando non siete interrogate, lasciate fare a me.»

160 Agnese e Lucia stavano in grande aspettazione, 161 mista di speranza, e di pensiero di questa Signora: ma non ardirono nemmeno domandare al padre chi ella fosse: probabilmente un lettore di questi tempi non sarà cosi modesto, e per prevenire la sua impazienza è forza dirgli chi fosse la Signora; ma, come si usa con chi vuol troppo pressare, si potrà dargli una risposta, la quale sembrando soddisfare a tutta la sua inchiesta, 162 contenga però solo quel tanto che non si potrebbe tacere.

Era la Signora una 163 giovane donna, uscita di sangue principesco che era stata posta dall’adolescenza in quel monastero, e vi aveva assunto il velo, e fatta la professione. 164 Aveva essa l’incarico di vegliare sulle fanciulle che erano nel monastero per educazione, 165 e il suo titolo sarebbe stato, maestra delle educande; ma per la sua nascita, per le parentele, e per la superiorità che queste le davano su le altre sorelle, 166 non era chiamata con altro nome che di Signora; ed era da tutte riguardata, come la protettrice, la 167 donna principe del monistero; e con una distinzione unica, due suore erano destinate ai suoi servigi ed abitavano ref>con</ref> seco lei in un picciolo quartiere ch’ella teneva invece di cella. La sua protezione 168 e la sua influenza si estendeva fuori 169 delle mura del monastero; e i cappuccini i quali 170 di generazione in generazione, o per meglio dire di vestizione in vestizione, erano 171 ab immemorabili a rapporto di [p. 166 modifica]amicizia col monistero godevano essi pure di questa protezione. Ecco perché il padre guardiano 172 fece tosto assegnamento su la Signora, ed ecco perché Lucia è condotta ora dinanzi a lei.

173 Dal cortile si entrò in una stanza terrena, e da questa si passava al parlatorio; prima di porvi il piede il guardiano, accennando la porta, aperta disse sottovoce alle donne: «qui è la Signora,» come per 174 farle rissovenire 175 di tutti gli avvertimenti che 176 dovevano seguire. Lucia non aveva mai veduto un monistero: 177 ponendo tutta timorosa il piede sulla soglia del parlatorio, si guardò intorno per vedere 178 dove fosse la Signora a cui si doveva fare 1'inchino, e non 179 iscorgendo persona, stava come smemorata, quando osservando il padre, che andava ritto verso una parte, e Agnese che lo seguiva, guatò, e vide un pertugio alto la metà d’una finestra, e largo quasi il doppio con una doppia grata, la quale, 180 togliendo ogni passaggio alla stanza vicina, la lasciava però 181 quasi tutta vedere, e presso alla grata 182 vide 183 la Signora in piedi, e le s’inchinò profondamente come avevano già fatto gli altri due.

L’aspetto della Signora, d’una bellezza sbattuta, sfiorita alquanto, e direi quasi un po’ conturbata, ma 184 singolare, poteva 185 mostrare venticinque anni. 186 Un velo nero teso orizzontalmente sopra la testa scendeva a dritta e a manca dietro il volto, sotto il velo una 187 benda di lino stringeva 188 la fronte, al mezzo; e la parte che si vedeva diversamente ma non meno bianca della benda sembrava un candido [p. 167 modifica]avorio posato in un nitido foglio di carta: ma quella fronte liscia ed elevata si corrugava di tratto in tratto quando due nerissimi sopracigli 189 si riavvicinavano per 190 tosto separarsi 191 con un rapido movimento. Due occhi pur nerissimi si fissavano talvolta nel vólto altrui con una 192 investigazione dominatrice, 193 e talvolta si rivolgevano ad un tratto come per fuggire: v’era in quegli occhi un non so che d’inquieto e di 194 erratico, 195 una espressione istantanea che annunziava qualche cosa di più vivo, di più recondito, talvolta di opposto a quello che 196 suonavano le parole che quegli sguardi accompagnavano. Le guancie 197 pallidissime, ma delicate, scendevano con una curva dolce ed eguale 198 ad un mento rilevato appena come quello d’una statua greca. 199 Le labbra regolarissime, dolcemente prominenti, 200 benché colorate appena d’un roseo tenue, spiccavano pure fra quel pallore; e 201 i loro moti, come quelli degli 202 occhi, vivi, inaspettati, pieni di espressione e di mistero. Una gorgiera bianca, increspata, lasciava intravedere una striscia di collo bianco e tornito: 203 la nera cocolla copriva il rimanente dell’alta persona, ma un portamento disinvolto, risoluto, rivelava o indicava, ad ogni rivolgimento, 204 forme di alta e regolare proporzione. 205 Nel vestire stesso v’era 206 qua e là qualche cosa di 207 studiato, o di negletto 208 di stranio insomma che osservato in uno colla espressione del vólto dava alla Signora l’aspetto di una monaca singolare. La stoffa della cocolla e dei veli era più fine che non s’usasse a monache, il seno era succinto con 209 un certo garbo secolaresco, e dalla benda usciva 210 sulla tempia manca l’estremità d’una ciocchetta di nerissimi capegli: 211 il che mostrava 212 o dimenticanza o trascuraggine [p. 168 modifica]di tener secondo la regola, 213 sempre 214 mozze le chiome già recise nella cerimonia solenne della vestizione. 215 Questa stessa singolarità si faceva osservare nei moti, nel discorso nei gesti della Signora. 216 S’alzava ella talora con impeto a mezzo il discorso, 217 come se temesse in quel momento di esser tenuta, e passeggiava pel parlatorio; talvolta dava in risa smoderate, talvolta levando gli occhi, senza che se ne 218 intendesse una cagione, prorompeva in sospiri; talvolta, dopo 219 una lunga e manifesta distrazione, si risentiva, ed 220 approvava con negligenza 221 ragionamenti che 222la sua mente non aveva avvertiti. Queste cose non si facevano scorgere a Lucia non avvezza 223 a scernere monaca da monaca, e neppure 224 ad Agnese: 225l’occhio del padre guardiano era certamente più esercitato, ma perciò appunto era avvezzo ad osservare senza maraviglia 226 nei grandi sempre qualche cosa di straordinario; 227 e quindi 228 s’era già da molto tempo addomesticato all’abito e ai modi della Signora. Ma ad un viaggiatore che l’avesse veduta per la prima volta 229 ella avrebbe potuto parere non molto dissimile da una attrice ardimentosa, 230 di quelle che nei paesi separati dalla comunione cattolica facevano le parti di monaca in quelle commedie dove i riti cattolici erano 231 soggetto di beffa e di parodia caricata.

In quel momento ella era, come abbiamo detto, ritta in piedi, 232 presso la grata, 233 appoggiata ad essa mollemente con una mano, intrecciando le bianchissime dita nei fori di quella, e colla faccia alquanto curvata osservando quelli che 234 si presentavano, e specialmente Lucia.

«Reverenda madre, 235 e signora illustrissima,» disse il padre guardiano, colla fronte bassa, e con la destra tesa sul petto; 236 «ecco quella 237 innocente derelitta, per la quale imploro [p. 169 modifica]la 238valida sua protezione.» 239E sulle ultime parole accennava alle donne che accompagnassero con atti o con inchini la sua supplicazione; la povera Agnese dopo d’aver fatto al padre un cenno del vólto che voleva dire: — so quel che va fatto — 240raddoppiava gl’inchini, 241rannicchiandosi, e risorgendo come se una molla interna la facesse muovere, e Lucia 242s’inchinò pure, 243da inesperta, ma 244con una certa grazia che la bellezza, la giovinezza, e la purità dell’animo danno a tutti i movimenti. La Signora curvò leggermente il capo verso il padre guardiano, fece alle donne cenno della mano che bastava, e ch’ella gradiva i loro complimenti, 245fece a tutti cenno di sedersi, sedette e sempre rivolta al padre, rispose: «Ho 246appreso dai miei antenati a non negare la mia protezione a chiunque 247la meriti: 248io non ho da essi ereditato che il nome; 249e son lieta che anche questo possa almeno essere 250buono a qualche cosa. È una buona ventura per me il 251poter render servizio a’ nostri buoni amici i padri cappuccini.» Queste parole furono accompagnate da un sorriso che ad altri avrebbe potuto parere di compiacenza, ad altri di scherno. 252Padre guardiano si 253faceva a render grazie, ma la Signora 254lo interruppe: «Non mica complimenti, padre guardiano; 255i servigj fatti agli amici hanno con sé il loro guiderdone; 256e del resto ad ogni evento io 257non dubiterei di far conto sul ricambio dei nostri buoni padri. 258Il mondo è pieno di tristi e d’invidiosi: e nessuno può assicurarsi che non venga un momento in cui possa aver bisogno di una buona testimonianza, e d’ajuto.» Il guardiano rispose premurosamente con una frase di gesti: la prima parte della quale significava che la Signora non avrebbe mai 259bisogno di nessuno, e la seconda che i padri avrebbero tenuto a 260guadagno ogni occasione di far cosa grata alla Signora, Questa proseguì: «Ma via; 261mi dica un po’ più particolarmente il caso di [p. 170 modifica]questa giovane, e così si vedrà meglio che si possa fare per essa.»

Lucia arrossì tutta, e chino la faccia sul seno. «Deve sapere, reverenda madre, cominciò Agnese, che questa 262 mia povera 263 figliuola, perché io sono sua madre...»

Il guardiano le gittò un’occhiata e interruppe.

«Questa giovane, Signora illustrissima, mi è raccomandata 264 da un mio confratello: essa ha bisogno per qualche tempo di un asilo nel quale possa stare sconosciuta, o nel quale nessuno ardisca toccarla; e questo per sottrarsi: a dei 265 gravi pericoli.

«Pericoli!» disse la Signora. «Quali pericoli? di grazia, padre guardiano. Mi dica la cosa per minuto: ella sa che noi altre monache siamo vaghe d‘intendere storie.»

«Sono,» rispose il padre, «pericoli 266 dei quali la reverenda madre, 267 non conosce nemmeno il nome, beata lei! e parlarne più distintamente sarebbe offendere le purissime vostre orecchie, e 268 contristare l'illibatezza 269 dei vostri pensieri, signora illustrissima.»

«Oh! certamente!» rispose precipitosamente la signora, senza molto badare all'aggiustatezza della risposta: e si fece tutta di porpora. Era verecondia? Chi avesse osservata una 270 subitanea ma viva espressione di scherno e di dispetto, che accompagnò 271 quel rossore avrebbe potuto dubitarne; e tanto più se lo avesse paragonato con quello che di tratto in tratto saliva sulle guance di Lucia.

La Signora si alzo in fretta, come per avvicinarsi più alle donne, e 272 stava per rivolgere il discorso a Lucia, quando il guardiano, temendo di non aver mal detto, ripigliò così il discorso: «Non tutti i grandi 273 del mondo, si servono dei doni di Dio 274 a gloria 275 di lui e a vantaggio del prossimo come fa la Signora illustrissima. Un cavaliere prepotente e senza timor di Dio. ha tentato ogni via, giacché deggio pur dirlo, per insidiare la castità di questa creatura, e dopo d’aver veduto che i mezzi di lusinga gli andavano falliti, non temé di ricorrere alla forza aperta, tentando... insomma [p. 171 modifica]di farla rapire. 276 Ma Dio non l'ha lasciata 277 cadere in quei sozzi artigli, e le ha invece preparato un ricovero sotto le ali incontaminate...»

«Ma voi,» disse la Signora rivolta repentinamente a Lucia, «voi che dite di codesto signore? A voi tocca a dirci se egli era un persecutore, e se aveva gli artigli sozzi.»

«Signora, madre, illustrissima,» balbettò Lucia che sarebbe stata confusa a dover rispondere su questa materia, quando pure l'inchiesta le fosse venuta da una persona sua pari e conosciuta. Ma Agnese venne in soccorso: «Illustrissima signora,» diss’ella, 278 «il suo parlare 279 è troppo alto per questa povera figliuola. Ma io posso 280 far testimonio che la mia Lucia aveva in orrore colui, come il diavolo l’acqua santa; voglio dire, il diavolo era egli; ma ella mi compatirà se 281 parlo male, perché noi siam gente come Dio vuole; del resto, questa povera ragazza aveva un giovane che le parlava,282 un nostro pari, timorato di Dio, e 283 bene avviato, e se il Signor curato avesse avuto un po’ più di giudizio; so che parlo d’un religioso, ma il padre Cristoforo amico intrinseco qui del padre guardiano, è religioso 284 al pari di lui, 285 e davvantaggio, e potrà attestare ...»

«Voi siete ben pronta a parlare senz’essere interrogata,» disse la Signora, dando sulla voce ad Agnese. 286 «Non 287 so che fare dei parenti che rispondono pei loro figliuoli.» 288 Agnese voleva aprir bocca, ma la signora 289 con 290 tuono ancor più brusco 291 riprese: «Zitto, zitto; le vostre parole non servono a nulla.» 292 Cosi dicendo 293 il suo aspetto prendeva sempre più un non so che di sinistro, di feroce, 294 che quasi faceva scomparire ogni bellezza, o almeno la alterava di modo che chi avesse osservato quel vólto in quel punto ne avrebbe conservata una immagine disgustosa per sempre. 295 I suoi guardi 296 erano 297 fissi sopra Agnese, torvi e 298 sospettosi, come [p. 172 modifica]se cercassero 299 a raffigurare un nemico. E continuò: «Voi fate conto forse, che perché io son qui rinchiusa, fuori del mondo, senza esperienza, mi si possa dare ad intender qualunque cosa. Povera donna! appunto perché son qui, sono men facile ad essere ingannata su certe materie. 300 Certo, lo sposo che i parenti destinano 301 ad una figlia è sempre un uomo compito, e il monastero dove la vogliono rinchiudere è cosí allegro 302 in cosí bella situazione! cosí tranquillo! è un paradiso! Poveretti! portano invidia alla loro figlia: vorrebbero anch'essi ritirarsi in quel porto di pace, ah! a far vita beata; ma... pur troppo son legati nel mondo.
Scusi il mio caldo, padre, ma ella sa meglio di me, almeno ella 303 deve saper troppo bene come vanno queste cose, 304 la menzogna la più 305 imperterrita, la più 306 persistente, la più solenne è quella che sta sul labbro di colui che vuole sagrificare i suoi figli, e 307 far loro violenza. Questi sono i peccati, 308 contra i quali si dovrebbe predicare: a costoro bisognerebbe minacciare l’inferno.»

A queste parole, la signora, si pose a sedere tutta turbata, ed ognuno si sarebbe avveduto che un pensiero 309 che i discorsi di Agnese avevan 310 fatto nascere, dominava allora la sua mente, e 311 che gli affari di Lucia non erano che un oggetto di considerazione secondaria.

Agnese intanto rimproverava alla figlia che il suo non saper parlare le avesse tirata addosso questa tempesta, il guardiano voleva pur animar Lucia a parlare; ma questa animata già dalla circostanza, si avvicinò alla grata e in tuono modesto, ma sicuro disse: «reverenda signora, quanto le ha detto la mia buona madre è la pura verità. Il giovane che mi parlava,» e qui arrossò, «lo sposava io... di mio genio, 312 mi perdoni se parlo da sfacciata, ma è per difendere mia madre: e quanto a quel a signore...»

« 313 Buona fanciulla,» interruppe la Signora, con voce [p. 173 modifica]raddolcita, 314 «credo un po’ più a voi, ma non vi credo ancora del tutto. 315 Vi ha due linguaggi che si somigliano: quello che parte dal fondo del cuore, e quello 316 d'una figlia oppressa, 317 che dice il falso per terrore, e protesta di amare ciò ch’ella abborre più al mondo. Voglio sentirvi da sola a sola. Padre guardiano, se ella conoscesse per testimonianza degli occhi suoi i casi di questa giovane, certo ch’io non starei ora in dubbio: ma ella non li conosce che per relazione: e per me, 318 piuttosto che servire alla violenza fatta ad una povera giovane...»

«Il Padre Cristoforo,» disse il guardiano, «che mi ha posto nelle mani questo affare, è uomo tanto oculato, quanto lontano 319 dal favorire una violenza,320 ed alla sua asserzione io credo quanto ai miei occhi. Stimo però cosa molto savia, che la Signora illustrissima, esamini 321 col suo senno consumato questa faccenda, e spero 322 che l’esame mostrandole la verità dell’esposto, la determinerà ad accordare il suo appoggio a questa famiglia perseguitata.»

«Lo spero,» rispose la Signora, con una placidezza garbata, e come desiderosa di far dimenticare il trasporto passato: «lo spero: 323 e quel poco ch'io potrò fare, prego il padre guardiano di attribuirlo in gran parte alla sua intromissione. Per ora ecco quello che mi sovviene di poter fare. La fattora del monistero ha collocata da pochi giorni l’ultima sua figliuola. Questa giovane potrà occupare la stanza abbandonata da quella, e supplire ai pochi servigj ch’ella faceva. 324 Ne parlerò colla madre Badessa, ma da quest’ora le dò la cosa per fatta, sempre che Lucia ne sia contenta.» Il guardiano proruppe in ringraziamenti, che la Signora troncò gentilmente, ma lasciando però capire che ella faceva assegnamento sulla riconoscenza dei cappuccini.
Chiamò quindi una delle 325 monache che le facevano da [p. 174 modifica]damigelle, e 326 datele le opportune istruzioni, disse ad Agnese che andasse alla porta del chiostro, per intendersi 327 con la monaca e colla fattora, e per andar quindi a disporre l’alloggio 328 che sarebbe destinato a lei ed a Lucia. II padre si congedò, promettendo di ritornare ad informarsi della decisione: 329 le tre donne 330 furono tosto a consulta; e Lucia rimase sola con la Signora a subire l’esame.





Note

  1. A quel che mi dice il cuore la discussione terrà a un dipresso la metà di questo capitolo: con questa notizia il lettore potrà aggevolmente [salta] saltare a riprendere il filo della storia:
  2. tutto il resto del capitolo.
  3. [saltarlo tutto intiero] saltare o riprendere
  4. e per me lo consiglio di far cosí, giacché probabilmente [il ragionamento] i ragionamenti che siam per fare, [gli] lo annojeranno, o gli faranno anche venir la muffa al naso. Ma quand’anche [stanco fosse per ascoltare ciò] vi sia o non vi sia alcuno che ascolti ciò ch’io son per dire, non posso a meno di rispondere ad un personaggio ideale il quale mi fa una interrogazione che d
  5. lo annojeranno o gli faranno anche
  6. Variante ragioni
  7. domanda
  8. finora
  9. e
  10. si può [non] tacere
  11. me
  12. [e pieno di tutto questo] ridonda
  13. e debbo dire
  14. trascrivendo e ri
  15. secolo
  16. timori
  17. agli sposi
  18. benedetti
  19. potrei allora
  20. mettervi
  21. certamente non vi sarebbe [pericolo clic le impressioni] da temere
  22. e che
  23. chi
  24. d'una vergine matura
  25. brutta e buona
  26. s
  27. dimmi
  28. la riponesse in
  29. ha posto ogni cura pe la
  30. un giovane
  31. [collo | con le gravi] coi gravi ufficj del suo min | con le
  32. [sulla] sul sentiero della sua
  33. [pensi] si pon
  34. volete che
  35. oh ve n’ha più del bisogno,
  36. non si
  37. dei quali non v’è mai eccesso,
  38. comperare o vendere
  39. più che
  40. e... il fomentarlo
  41. v'accor
  42. non so
  43. che
  44. nemiche non solo [delle] dei progressi delle
  45. freddi e ...
  46. questi
  47. [dov] biasimato
  48. le quali
  49. in mo
  50. pensando a tutta la loro vita
  51. senza sir
  52. la verità
  53. trovato l'errore
  54. saltati
  55. andate
  56. hanno
  57. di leggere
  58. queg
  59. cent'anni
  60. per le sue
  61. e che lo rende oggetto di pietà a
  62. adulava
  63. e rivolse la que
  64. afflisse quanto potè
  65. [qu] gli scrittori [che la natura aveva] che
  66. [epigrammi | gli scrittori che I | alcuni scrittori | alcuni | gli scrittori che erano con lui in emulazione (non certo di merito) ma di applauso] gli scrittori che erano con lui in emulazione (non di merito certamente), ma di applausi, e nello
  67. ogni volta che un critico, qual ch’egli si fosse,
  68. delle sue opere che
  69. [qu] colui
  70. scrisse tante
  71. L'altro, lontano quanto gli era concesso dai grandi, e
  72. se non si allontanò
  73. ma
  74. si
  75. insultò
  76. non solo non se ne [richiamò] lagnò, ma
  77. e [alle] a chi gli [proponeva di fargli fare] offriva e qu
  78. Il Manzoni stesso in fondo alla pagina 6, r. e v.: 6 e 6v: Un giovane Gesuita [volle dimost] prese a dimostrare in un discorso detto pubblicamente che Racine non era né cristiano, né poeta. I Gesuiti [disapprovarono] biasimarono assai quella insolenza, e [fecero dire] per mezzo di Boileau fecero sapere a Racine che avrebbe soddisfazione. Ecco [alcu] un passo della risposta di Racine: «Vous pouvez assurer le Pére Bouhours que, bien loin d'ètre fàché contre le régent qui a tant déclamé contre mes pièces de théàtre, peu s'en faut que je ne le remercie d’avoir prêché une si bonne morale dans leur collège».
  79. la compa
  80. vent’anni senza offesa e senza querela; e pur che non fosse rimbambito si potrebbe [credere] forse credere che questa
  81. [Ora qu] Che fu
  82. sare
  83. oso
  84. lo gettasse sul fuoco
  85. [Vi può esser | Si sarebbe potu ❘ Come? Si sarebbe potuto esitare a togliere una spina dal cuore (lacuna)
  86. dolore
  87. è molto più importante agli occhi
  88. le sue tragedie
  89. posso
  90. e più facon
  91. che possono [sup] talvolta tene
  92. pote
  93. [avessero | se le | p] avessero
  94. un buffone che in una fiera
  95. [poiché se scendendo egli può dire a se stesso di aver| poiché fa
  96. d
  97. [ed io rispondendovi nn po] ed io vi ho
  98. esteriore che voi
  99. abbiamo
  100. leggete
  101. questo bel risultato
  102. sa
  103. non ne uscirebbe un costrutto più strano...
  104. La sua solita circospezione raddoppia a questo punto
  105. detto
  106. vede
  107. contra le quali la mormo
  108. Ciò nondimeno
  109. dov'è
  110. Egli dic
  111. luogo
  112. si fe
  113. muni
  114. ta
  115. e aveva
  116. del suo serviz
  117. der
  118. stanche
  119. ma colui che non
  120. [Lucia] Agnese che molti anni addietro era passata a Monza (lacuna)
  121. quand
  122. disg
  123. una certa
  124. la lasciava parlare di
  125. di sent
  126. chiesero
  127. [che sopravvenne] di casa
  128. Qui e altrove con minuscole
  129. una barba
  130. e si sentì
  131. gridò
  132. comp
  133. di quelle [ami] strette amicizie
  134. contan di
  135. di alcun giov
  136. [che] particolari
  137. degli u
  138. e che sono
  139. [creando tra i membri) legano
  140. gli
  141. affezioni e di benevolenza,
  142. società
  143. far
  144. pensie
  145. leggen
  146. [ha trovato non tutto quello che cercava, ma qualche] crede
  147. ad Agnese
  148. volete
  149. coll
  150. fece entrare
  151. entrò nel cortile
  152. Come imputato il quale dispo
  153. più
  154. prem
  155. di quel
  156. [si ritrov] si trova
  157. per
  158. torle
  159. nel resto lasciate
  160. Né Lucia, né (lacuna) Né Agnese (lacuna)
  161. e con una spera
  162. non
  163. giovane monaca, la quale
  164. Benché ancor giovanissima non oltrepassava i venticinque
  165. [ma] e avrebbe
  166. era ch
  167. la principessa del [principe ... femina] del convento
  168. si este
  169. delle mura del c
  170. ab immemorabili erano in relazione particol
  171. sempre stati
  172. pose tosto l'occhio
  173. Quando le donne furono su la soglia del parlatorio, il guar (lacuna)
  174. riepilogare tu
  175. Sic
  176. avevano a
  177. Anche qualche altra volta cosi. Cancellato entrando tut
  178. la S
  179. vedendo nessuno
  180. togliendo il passaggio d
  181. tutta vedere
  182. mirò
  183. seduta
  184. Variante: egregia
  185. accennare
  186. [La fronte stretta in un velo di lino non si distingueva da esso che come un bianco avorio | da un bianco foglio di carta | si distingue da un bianco foglio di carta; | La parte della fronte che usciva dal velo di lino era di diversa ma non diseguale bianchezza, e si distingueva da esso come un candido avorio si distingue da un bianco foglio di carta;] Sotto ad una stretta benda di lino si vedeva una parte della fronte, di diversa ma di non diseguale bianchezza, [e non si distingueva da quella che | la fronte si distingueva dalla benda come un candido avorio risalta su | da un bianco foglio di carta e] si distingueva dalla benda come un candido avorio | un bianco foglio di carta.
  187. stretta
  188. la fronte, e ne lasciava mezza
  189. Sic.
  190. separar
  191. di nuovo
  192. curio
  193. ad un tratto
  194. Sopra erratico scritto vagabondo, poi cancellato.
  195. qualche cosa (lacuna)
  196. esprimevano
  197. alquanto scarne
  198. al mento dando
  199. Le labbra dolcemente prominenti e regolari,
  200. spiccavano fra quel pall
  201. i m
  202. sgua
  203. La nera cocolla [che] scendeva sul seno
  204. [le forme più regolari e] una proporzione di forme regolare e maestosa | alte
  205. Tutto il vestire, benché conforme al campione della regola, aveva però qualche cosa
  206. qualche cosa di
  207. stranio, [che] o di [negletto che] affettato
  208. di singolare insomma che stesse [con con quegli sguar] colla espressione del volto
  209. un certo vezzo secolare
  210. alla
  211. indizio manifesto, [che la testa non era] (lacuna) che le chiome
  212. una negligenza o un obblio di
  213. rase
  214. rase
  215. finalmente la stessa [non) singolarità simile
  216. era facile osservare una singolarità eguale
  217. e passeggiava pel parlatorio
  218. vede
  219. aver
  220. affermava
  221. parole
  222. non aveva intesi
  223. certo
  224. da
  225. il padre guardiano
  226. [nei grandi] nel contegno dei
  227. e del resto
  228. quello della Signora
  229. avrebbe quasi
  230. che in un paese separa
  231. oggett
  232. con una mano alzata e le dita bianchissime (lacuna) |
  233. [tenen | tenendo alta] appoggiando mollemente nei fili di quella (lacuna) colle dita di una mano | mollemente [p | appoggiandovi | appoggiandov] appoggiando
  234. giung
  235. di
  236. ecco dina
  237. povera
  238. valida protezione
  239. [così dicendo | detto | dicendo] E intanto acce
  240. si pose
  241. con
  242. più inesper
  243. [da inesperta com’era] non certamente col garbo dell’esperienza
  244. con quel garbo
  245. fece a tutti
  246. imp
  247. possa meritarla
  248. è la sola cosa
  249. ma
  250. [utile a qualche co] di qualche
  251. potere [obb] rend
  252. Indi continuò: e
  253. moveva per
  254. prosegui
  255. le torno a dire che
  256. e del
  257. farei pure capitale dei
  258. II guardiano accennò premurosamente che quelli
  259. mestieri
  260. Variante ventura
  261. sentiamo un po’ più in pa
  262. giovane
  263. giovane, pe
  264. dal pa
  265. pericoli che il suo onore poteva correre
  266. d'un genere
  267. ...non conosce per sua
  268. Variante: contaminare
  269. della vostra mente
  270. espressione subitanea di dispetto misto a scherno
  271. accompagnava
  272. disse a Lucia
  273. [dell] della terra
  274. per
  275. sua
  276. Ma Dio e un nostro buon religioso l’hanno tolta [dalle sue] intatta da
  277. cadere [nelle] in quegli artigli, e [l'ha] le ha preparato un ricovero nella
  278. questa povera figliuola
  279. Variante ella parla
  280. asserle
  281. non so parlare
  282. da par suo
  283. che aveva
  284. quant'
  285. e anche più
  286. Io
  287. amo
  288. Zitto, Zitto
  289. continuò
  290. voce a
  291. contin
  292. [Il viso | E avendo] E a misura che procedeva nel discorso il suo vólto prendeva un
  293. ella guardava Agnese in un modo torvo e sospettoso;
  294. che in quel momento alterava la sua
  295. Ella guardava Agnese
  296. si
  297. intenti
  298. dispettosi
  299. un
  300. Quante cose che non avrei forse mai sapute ... [Indi] Mi compatis
  301. all
  302. cosí p
  303. sa tro
  304. [ella sa che cosa valgano le parole | proteste dei parenti | padri | quando si tratti dell | parenti sulla volontà dei figliuoli ella sa che quando i parenti voglion (lacuna)] ella sa che la menzogna la più ardita | nessuno mente più arditamente
  305. ard
  306. segui
  307. far
  308. ai quali
  309. al quale
  310. dato
  311. la occupava
  312. ...e a ques
  313. Poverina
  314. io vi credo un po' più
  315. [So | lo so, vedete] Io so che |la | il terrore può far parlare una povera figlia contra il suo cuore, con tanta sicurezza, con tante proteste, con tanti giuramenti, [come se ella] più che se parlasse dal fondo del cuore.
  316. che
  317. e spaventata
  318. [piuttosto | piuttosto] prima di
  319. dal serv
  320. [di p | ed io son certo della verità] e i miei occhi non mi sono testimo
  321. prudentemente
  322. [chè e] in conseguenza di questo esame,
  323. [e stia] e qualunque
  324. E volgendosi a Lucia
  325. [sue| sue
  326. [le] diede le opport
  327. col
  328. destinato
  329. Agnese
  330. fecero una lunga consulta che ci dispensiamo di riferire, perché simile a mille altre
  1. Cancellato. [Cap.] Digressione, Cap. IX.