Gli sposi promessi/Tomo II/Capitolo I
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Capitolo I - Digressione: La Signora
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Cap. I.
Digressione: La Signora.* 1
Avendo posto in fronte a questo scritto il titolo di storia, e fatto creder cosí al lettore ch’egli troverebbe una serie continua di fatti, mi trovo in obbligo di avvertirlo qui, che la narrazione sarà sospesa alquanto da una discussione sopra principj;1 discussione la quale occuperà2 probabilmente un buon terzo di questo capitolo. Il lettore che lo sa potrà3 saltare alcune pagine per riprendere il filo della storia:4 e per me lo consiglio di far cosí: giacché le parole5 che mi sento sulla punta della penna6 sono tali da annojarlo, o anche da fargli venir la muffa al naso.
La discussione viene all’occasione della7 osservazione seguente che mi fa un personaggio ideale.
— I protagonisti di questa storia, dic’egli, sono due innamorati, promessi al punto di sposarsi, e quindi separati violentemente dalle circostanze condotte da una volontà pervèrsa. La loro passione è quindi passata per molti
stadj, e per quelli principalmente che le danno occasione di manifestarsi e di svolgersi nel modo più interessante.
E intanto 8 non si vede nulla di tutto ciò: 9 ho taciuto finora ma quando si arriva ad una separazione secca, digiuna, concisa come quella che si trova nella fine del capitolo passato, non 10 posso lasciare di farvi una inchiesta: — Questa vostra storia non ricorda nulla di quello che gl’infelici giovani hanno sentito, non descrive i principi, gli aumenti, le comunicazioni del loro affetto, insomma non 11 li dimostra innamorati.
— Perdonatemi: 12 trabocca invece di queste cose, 13 e deggio confessare che sono anzi la parte la più elaborata dell’opera: ma 14 nel trascrivere, e nel rifare, io salto tutti i passi di questo genere.
— Bella idea! e perché, se v'aggrada?
— Perché io sono del parere di coloro i quali dicono che non si deve scrivere d’amore in modo da far consentire l’animo di chi legge a questa passione.
— Poffare! nel 15 secolo decimonono, ancora simili idee! Ma i vostri 16 riguardi sono tanto più strani, in quanto l’amore dei vostri eroi è il più puro, il più legittimo, il più virtuoso; e se poteste descriverlo in modo di eccitarne il consenso, non fareste che far comunicare altrui ad un sentimento virtuoso.
— Armatevi di pazienza, ed ascoltate. Se io potessi fare in guisa che questa storia non capitasse in mano ad altri che 17 a sposi innamorati, 18 nel giorno che hanno detto e inteso
in presenza del parroco un si delizioso, 19 allora forse converrebbe 20 mettervi quanto amore si potesse poiché 21
per tali lettori non potrebbe certamente aver nulla di pericoloso.
Penso però, che sarebbe inutile 22 per essi, e che troverebbero tutto questo amore molto freddo, quand’anche fosse trattato da tutt’altri che dal mio autore e da me; perché 23 quale è lo scritto dove sia trasfuso l’amore quale il cuore dell'uomo può sentirlo? Ma ponete il caso, che questa storia venisse alle mani 24 per esempio d’una vergine non più acerba, 25 più saggia che avvenente (non mi direte che non ve n’abbia), e di anguste fortune, la quale perduto già ogni pensiero di nozze, se ne va campucchiando quietamente, e cerca di tenere occupato il 26 cuor suo coll’idea dei suoi doveri, colle consolazioni della innocenza e della pace, e colle speranze che il mondo non può dare ne torre; 27 ditemi un po’ che bell’acconcio potrebbe fare a questa creatura una storia che le 28 venisse a rimescolare in cuore quei sentimenti, che molto saggiamente ella 29 vi ha sopiti. Ponete il caso, che 30 un giovane prete il quale 31 coi gravi uficj del suo ministero, colle fatiche della carità, con la preghiera, con lo studio, attende a sdrucciolare 32 sugli anni pericolosi che gli rimangono da trascorrere, ponendo ogni cura di non cadere, e non guardando troppo a dritta né a sinistra per non dar qualche stramazzone in un momento
di distrazione, ponete il caso che questo giovane prete 33 si ponga a leggere questa storia: giacché non 34 vorreste che si pubblicasse un libro che un prete non abbia da leggere: e ditemi un po’ che vantaggio gli farebbe una descrizione di quei sentimenti ch’egli debba soffocare ben bene nel suo cuore, se non vuole mancare ad un impegno sacro ed assunto volontariamente, se non vuole porre nella sua vita
una contraddizzione che tutta la alteri. Vedete quanti simili casi si potrebber fare. Concludo che l’amore è necessario a questo mondo: ma ve n’ha, 35 quanto basta, e non fa mestieri che altri si dia la briga di coltivarlo; e che col volerlo coltivare 36 non si fa altro che farne nascere dove non fa bisogno. Vi hanno altri sentimenti dei quali il mondo ha bisogno, 37 e che uno scrittore secondo le sue forze può 38 diffondere un po’ 39 più negli animi: come sarebbe la commiserazione, l’affetto al prossimo, la dolcezza, l’indulgenza, il sacrificio di se stesso: oh di questi non v’ha mai eccesso; e lode a quegli scrittori che cercano di metterne un po’ più nelle cose di questo mondo: ma dell’amore come vi diceva, ve n’ha, facendo un calcolo moderato, seicento volte più di quello che sia necessario alla conservazione della nostra riverita specie, lo stimo dunque opera imprudente 40 l’andarlo fomentando cogli scritti; e 41 ne son tanto persuaso, che se un bel giorno per un prodigio, mi venissero ispirate 42 le pagine più eloquenti 43 d’amore che un uomo abbia mai scritte, non piglierei la penna per metterne una linea sulla carta: tanto son certo che me ne pentirei.
— Ma queste sono idee meschine pinzocheresche, claustrali, e peggio; 44 idee che tendono a soffocare ogni slancio d’ingegno, e ben diverse dalle idee grandi della vera religione...
— La religione ha avuto scrittori del genio il più ardito ed elevato, pensatori profondi, 45 e pacati ragionatori d’una esattezza scrupolosa, e tutti 46 questi, senza una eccezione, hanno 47 disapprovate le opere 48 in cui l'amore è trattato 49 nel modo che voi vorreste. Oh ditemi di grazia come mai io posso persuadermi che tutti questi 50 non han saputo conoscere quel che si voglia la vera religione, e che voi 51 avete trovata 52 senza fatica la verità, dov’essi con un studio di tutta la vita non hanno 53 saputo pescare che un errore grossolano?
— Cosí voi condannate tutti gli scritti...?
— Sono i giudici che condannano: per me vi dico solo il perché io abbia 54 esclusi tutti quei bei passi da questa storia. Ma se volete dei giudizj, 55 e delle condanne, voi ne troverete nei casi in cui è lecito anzi bello il condannare cioè quando uno giudica se stesso. Vedete quello che hanno pensato dei loro scritti amorosi quegli scrittori (del cristianesimo intendo) i quali 56 si sono acquistata fama di grandi, e nello stesso tempo di più castigati. Vedete per esempio, il Petrarca e Racine.
— Il Petrarca viveva in tempi...
— Non parliamo del Petrarca, perché io spero 57 che leggeremo presto intormo a lui il giudizio d’un uomo il guale ne dirà, quello che né voi, né io non giungeremmo a trovare. Vi tratto, come vedete, senza cerimonie, perché siete un personaggio ideale.
— Ebbene, Racine. Non è ella cosa convenuta fra tutti 58 gli uomini che hanno due dita di cervello, e che non sono 59 un secolo indietro dagli altri, che il pentimento che Racine 60 provò per le sue tragedie è una debolezza degli ultimi suoi anni, debolezza indegna di quel grande intelletto, 61 debolezza che fa compassione?
— Vi sono stati due Giovanni Racine. Uno per aver la grazia dei potenti, 62 adulò in essi apertamente il vizio, ch’egli conosceva per tale, e per giustificare appunto le sue tragedie, beffò degli uomini pei quali aveva in cuor suo un rispetto sentito, 63 e sostituì gli scherni personali ai ragionamenti per evitare la quistione: 64 punse acerbamente quanto potè 65 ed umiliò con 66 epigrammi stizzosi certi tali, che non la natura certo, ma il giudizio di una gran parte del pubblico aveva fatti suoi emoli; e nello stesso tempo si róse internamente, si accorò, perdette la sua pace 67 ad ogni critica 68 che sentiva fare delle sue opere: tormentato e tormentatore pei meschini interessi della letteratura, e della sua letteratura. Questi è 69 quel Giovanni Racine che 70 scriveva rime d’amore.
71 L’altro, 72viveva ritirato tranquillamente nel seno della sua famiglia: se non si allontanò affatto dai potenti, almeno parlò ad essi 73 (caso raro, quasi unico in quei tempi) delle miserie degli uomini che essi avrebbero dovuto sollevare, o non creare: non solo non cercava più gli applausi, non solo non provocava le lodi degli amici, ma le sentiva con dolore; non solo non 74 arrovellava ad ogni critica; ma quando un uomo non provocato lo 75 fece segno ad un pubblico insulto 76non se ne lagnò, 77 e invece di ricevere scuse, rispose con ringraziamenti 78. Egli che era stato cortigiano nella sua giovinezza, rifiutò 79 di sedere alla mensa di un principe per non privare i suoi figli della sua compagnia. In pace con sè, col genere umano, e coi letterati, egli trascorse 80 libero da quelle passioni che avevano agitata la sua prima età, e non si può proprio dire per questo che fosse rimbambito, poiché scrisse «Atalia.» Questi è quel Giovanni Racine, che si pentiva di avere scritte rime d’amore. 81 Che di questi due uomini il debole fosse il secondo, si può certamente dire, se ne dicono tante! ma per me, non posso persuadermene.
— Dunque secondo voi, aveva ragione di pentirsi: dunque se non fosse rimasto che un esemplare delle tragedie amorose di Racine, se questo esemplare fosse stato in vostra mano, se Racine ve lo avesse chiesto per abbruciarlo, per privare la posterità d’un tale monumento d’ingegno, voi 82 avreste?... non 83 ardisco quasi interrogarvi.
— Io glielo avrei dato subito perché 84 quel brav’uomo potesse aver la soddisfazione di gettarlo sul fuoco. 85 Come! voi credete che si sarebbe dovuto esitare a togliergli dal cuore questa spina? Gliel’avrei dato subito, perché il 86 dispiacere ragionato, serio, riflessivo, nobile di Racine 87era un sentimento più importante che non sia stato e non sia per essere il piacere che hanno dato 88 e che sono per dare le sue tragedie fino alla consumazione dei secoli.
dal manoscritto autografo degli «sposi promessi». Fol. 183 r.
(Riduzione della metà)
— Queste sono ciarle; ma avete pensato che con questi stralci voi vi andate scemando sempre più il numero de’ lettori; e che se avrebbero potuto essere centinaja, sa il cielo se li conterete a dozzine?
— Voi mi ci fate pensare; ma, a dir vero, non 89 arrivo a sentire la forza di questo inconveniente.
— Ma voi volete privarvi volontariamente dei mezzi più potenti 90 di dilettare, di quei mezzi 91 che anche in mano della mediocrità possono talvolta produrre un 92 grande effetto?
— Se le lettere 93 dovessero aver per fine di divertire quella classe d’uomini che non fa quasi altro che divertirsi, sarebbero la più frivola, la più servile, l’ultima delle professioni. E vi confesso che troverei qualche cosa di più ragionevole, di più umano, e di più degno nelle occupazioni di 94 un montambanco che in una fiera trattiene con sue storie una folla di contadini: 95 costui almeno può aver fatti passare qualche momenti gaj a quelli che vivono di stenti e di malinconie; ed è qualche cosa. Ma, per non ingannarvi, avvertite che in tutte queste ciarle, che abbiam fatte finora, non abbiam detto nulla 96 o quasi nulla sul fondo della quistione. Voi non lo avete toccato; 97 ed io sono rimasto, rispondendovi, in quella sfera 98 dove vi siete posto 99 abbiam ciarlato di fuori, come si usa. Che se volete veder qualche cosa sul fondo della quistione, 100 andate di grazia agli scrittori di cui abbiam fatto cenno: o pure pensateci un po' seriamente voi stesso.
— Pensarci? Per giungere a queste 101 belle conseguenze? Sappiate che, 102 a porre insieme le idee di un Vandalo e d’una donnicciuola... 103
— Sparisci; e torniamo alla storia.
Dove siamo? Il nostro autore non lo dice, anzi protesta di non volerlo dire. 104 Abbiam già 105 avvertito che delle due classi fra le quali era divisa la società al suo tempo, di circospetti cioè e di facinorosi, e d’uomini che avevano, e d’uomini che facevano paura, egli apparteneva alla prima. La sua timida discrezione raddoppia però a questo punto della narrazione: e il progresso della narrazione stessa ne fa vedere il motivo. Le avventure di Lucia nel suo novello soggiorno si trovano implicate con intrighi tenebrosi, rematici, misteriosi, terribili, di persone che deggiono essere state potenti, e imparentate assai: e l’autore si 106 scopre impacciato tra il desiderio di raccontare quello che sa, e il terrore di offendere di quelle famiglie, 107 il mormorare contra le quali era un peccato punito in questo mondo. Quindi egli va col calzare del piombo, e narrando i fatti, sopprime tutte le indicazioni che potrebbero servir di filo a trovar le persone, e fra queste indicazioni anche quella del luogo. 108 Ma in questa parte almeno egli non è stato destro abbastanza, e noi possiamo annunziare senza timore d’ingannarci il luogo 109 dove si è fermata Lucia: poiché l’autore senza avvedersene ci ha dato un filo che condurrebbe alla scoperta anche un ragazzo. 110 Egli dice in un 111 passo del suo racconto che Lucia 112 giunse ad un 113 borgo nobile e antico al quale di città non mancava che il nome; altrove parla del Lambro che vi scorre: altrove ancora dice che v’era un arciprete: con queste indicazioni non v’ha in Europa uomo che sappia leggere e scrivere, il quale tosto non esclami: Monza.
La madre e la figlia si trovavano dunque, dopo la partenza di Fermo, solette in una osteria di Monza, senza alcuna pratica del paese, senza alcuna conoscenza, non avendo in 114 cosi alto mare altra bussola che la lettera del Padre Cristoforo. La lettera era diretta al Padre Guardiano dei Cappuccini. Agnese chiese conto del convento alla moglie dell’albergatore; 115 la quale non lo diede che dopo aver tentata ogni via per avere un pagamento anticipato 116 di un cosi picciol servizio, in tante informazioni, sul nome e sulla qualità delle donne, sui motivi del loro viaggio, sugli affari che potevano avere col Padre Guardiano. Ma le donne, alle quali era stato dal loro protettore raccomandata la discrezione, seppero ingannare le ciarle della ostessa, la quale fu obbligata di 117 insegnar loro gratuitamente la via del convento. Si mossero quindi tosto benché 118 dovessero risentirsi del travaglio della notte e del giorno antecedente: 119la lepre cacciata non sente la stanchezza che quando ha trovato un ricovero.
120 Agnese, a cui l’aspetto di Monza non era nuovo perché v’era passata molti anni addietro, né imponente, perché aveva soggiornato a Milano, camminava francamente 121 guidando e incoraggiando Lucia, la quale andava rasente il muro tutta sospettosa. Girando di via in via, e ad ogni rivolta di canto trovando ancora vie e case, era Lucia colpita da una maraviglia 122 mista di 123 non so quale afa, come chi vede una brutta grandiosità. Ma il sentimento predominante di accoramento e di terrore non 124 le dava campo di esprimere quello che allora provava, né 125 [di] provarlo distintamente e con forza. Giunte alla porta del convento tirarono il campanello, e 126 al portinajo 127 che sopravvenne chiesero del padre guardiano, 128 al quale avevano una lettera da consegnare. Quando Lucia vide 129 una tonaca cappuccinesca le parve di essere in paese conosciuto, 130 e si riebbe alquanto. Il padre guardiano non si fece aspettare, salutò le donne, prese la lettera dalle mani di Agnese, e veduta la soprascritta, 131 disse con una voce che annunziava la compiacenza: «Oh! il mio Padre Cristoforo.» Il Padre Cristoforo era stato suo 132 collega nel noviziato; e d’allora in poi essi avevano contratta una 133 amicizia da chiostro, voglio dire una amicizia cordiale, intima più che fraterna, simile a quelle che si 134 narrano 135 di qualche pajo d’uomini dell'antichità, di quelle che si formano in tutte le società 136 separate con vincoli particolari dalla società universale 137 degli uomini. 138 Queste frazioni, questi crocchj 139 creano fra tutti i membri che 140 li compongono un vincolo particolare d’interessi, di 141 amor proprio comune e di benevolenza, vincolo talvolta debole assai e che non basta ad impedir odj accaniti e mortali, ma forte però abbastanza per contenere gli odj nell’interno della 142 picciola società, e per 143 dare a quegli stessi che si odiano una apparenza, e una condotta da amici ogni volta che essi si trovino in contrasto cogli estranei. Quando poi una conformità di patimenti e di 144 inclinazioni, crea fra due individui di queste società una benevolenza particolare essa è tanto più forte quanto più essi si sono scelti in un picciol numero già separato dal resto degli uomini
Il padre guardiano aperse la lettera, e 145 di tempo in tempo alzava gli occhj dal foglio e guardava Lucia e la madre con aria di compassione e d’interessamento. Quand’ebbe terminato, crollò alquanto il capo, pensò, passò la mano sul mento barbuto, e quindi sulla fronte, e disse, come chi 146 spera di aver trovato quello di che aveva bisogno: «Non c’è altri che la Signora: se la Signora vuol pigliarsi l’impegno ...» Fece quindi a bassa voce ad Agnese alcune interrogazioni, 147 alle quali essa soddisfece, indi domandò: 148 «Volete seguirmi? Io spero di aver trovato ove collocare in sicuro questa buona ragazza.» Le donne si disser pronte a far tutto ciò che sarebbe da lui suggerito: e il padre: «venite con me» disse: «statemi soltanto alcuni passi addietro; perché, vedete, il paese è maligno, e Dio sa quante storie si farebbero se si vedesse il padre guardiano con una bella giovane, voglio dire con donne per la via.» Lucia arrossì, e 149 con la madre tenne dietro al guardiano alla distanza ch’egli aveva indicata. Giunti al monastero, il guardiano si fermò sulla soglia, le aspettò, e raccomandatele alla moglie del fattore, la quale le 150 introdusse in una stanzetta che dava sulla via, 151progredì nel cortile promettendo di tornare a momenti.
152 L'interrogatorio della fattora fu 153 come doveva essere, più, 154 imperioso, più astuto, più pressante 155 d’assai che non fosse stato quello dell'albergatrice; e Agnese 156 schermendosi a stento, andava già componendo una filastrocca nella sua mente, 157 perché vedeva di non potersi sbrigare senza raccontar qualche cosa, quando, per buona sorte, ritornò il padre guardiano con faccia giuliva ad annunziare alle donne che la Signora si degnava riceverle. La fattora le lasciò partire guardando con dispetto il guardiano ch’era venuto a 158 farle fuggir di mano una preda che stava per cadere nel laccio.
Attraversando il cortile, il guardiano addottrinò le donne sul modo da tenersi colla Signora: «Siate umili, e riverenti, raccomandatevi alla sua protezione, rispondete con semplicità alle interrogazioni ch’ella sarà per farvi, e 159 quando non siete interrogate, lasciate fare a me.»
160 Agnese e Lucia stavano in grande aspettazione, 161 mista di speranza, e di pensiero di questa Signora: ma non ardirono nemmeno domandare al padre chi ella fosse: probabilmente un lettore di questi tempi non sarà cosi modesto, e per prevenire la sua impazienza è forza dirgli chi fosse la Signora; ma, come si usa con chi vuol troppo pressare, si potrà dargli una risposta, la quale sembrando soddisfare a tutta la sua inchiesta, 162 contenga però solo quel tanto che non si potrebbe tacere.
Era la Signora una 163 giovane donna, uscita di sangue principesco che era stata posta dall’adolescenza in quel monastero, e vi aveva assunto il velo, e fatta la professione. 164 Aveva essa l’incarico di vegliare sulle fanciulle che erano nel monastero per educazione, 165 e il suo titolo sarebbe stato, maestra delle educande; ma per la sua nascita, per le parentele, e per la superiorità che queste le davano su le altre sorelle, 166 non era chiamata con altro nome che di Signora; ed era da tutte riguardata, come la protettrice, la 167 donna principe del monistero; e con una distinzione unica, due suore erano destinate ai suoi servigi ed abitavano ref>con</ref> seco lei in un picciolo quartiere ch’ella teneva invece di cella. La sua protezione 168 e la sua influenza si estendeva fuori 169 delle mura del monastero; e i cappuccini i quali 170 di generazione in generazione, o per meglio dire di vestizione in vestizione, erano 171 ab immemorabili a rapporto di amicizia col monistero godevano essi pure di questa protezione. Ecco perché il padre guardiano 172 fece tosto assegnamento su la Signora, ed ecco perché Lucia è condotta ora dinanzi a lei.
173 Dal cortile si entrò in una stanza terrena, e da questa si passava al parlatorio; prima di porvi il piede il guardiano, accennando la porta, aperta disse sottovoce alle donne: «qui è la Signora,» come per 174 farle rissovenire 175 di tutti gli avvertimenti che 176 dovevano seguire. Lucia non aveva mai veduto un monistero: 177 ponendo tutta timorosa il piede sulla soglia del parlatorio, si guardò intorno per vedere 178 dove fosse la Signora a cui si doveva fare 1'inchino, e non 179 iscorgendo persona, stava come smemorata, quando osservando il padre, che andava ritto verso una parte, e Agnese che lo seguiva, guatò, e vide un pertugio alto la metà d’una finestra, e largo quasi il doppio con una doppia grata, la quale, 180 togliendo ogni passaggio alla stanza vicina, la lasciava però 181 quasi tutta vedere, e presso alla grata 182 vide 183 la Signora in piedi, e le s’inchinò profondamente come avevano già fatto gli altri due.
L’aspetto della Signora, d’una bellezza sbattuta, sfiorita alquanto, e direi quasi un po’ conturbata, ma 184 singolare, poteva 185 mostrare venticinque anni. 186 Un velo nero teso orizzontalmente sopra la testa scendeva a dritta e a manca dietro il volto, sotto il velo una 187 benda di lino stringeva 188 la fronte, al mezzo; e la parte che si vedeva diversamente ma non meno bianca della benda sembrava un candido avorio posato in un nitido foglio di carta: ma quella fronte liscia ed elevata si corrugava di tratto in tratto quando due nerissimi sopracigli 189 si riavvicinavano per 190 tosto separarsi 191 con un rapido movimento. Due occhi pur nerissimi si fissavano talvolta nel vólto altrui con una 192 investigazione dominatrice, 193 e talvolta si rivolgevano ad un tratto come per fuggire: v’era in quegli occhi un non so che d’inquieto e di 194 erratico, 195 una espressione istantanea che annunziava qualche cosa di più vivo, di più recondito, talvolta di opposto a quello che 196 suonavano le parole che quegli sguardi accompagnavano. Le guancie 197 pallidissime, ma delicate, scendevano con una curva dolce ed eguale 198 ad un mento rilevato appena come quello d’una statua greca. 199 Le labbra regolarissime, dolcemente prominenti, 200 benché colorate appena d’un roseo tenue, spiccavano pure fra quel pallore; e 201 i loro moti, come quelli degli 202 occhi, vivi, inaspettati, pieni di espressione e di mistero. Una gorgiera bianca, increspata, lasciava intravedere una striscia di collo bianco e tornito: 203 la nera cocolla copriva il rimanente dell’alta persona, ma un portamento disinvolto, risoluto, rivelava o indicava, ad ogni rivolgimento, 204 forme di alta e regolare proporzione. 205 Nel vestire stesso v’era 206 qua e là qualche cosa di 207 studiato, o di negletto 208 di stranio insomma che osservato in uno colla espressione del vólto dava alla Signora l’aspetto di una monaca singolare. La stoffa della cocolla e dei veli era più fine che non s’usasse a monache, il seno era succinto con 209 un certo garbo secolaresco, e dalla benda usciva 210 sulla tempia manca l’estremità d’una ciocchetta di nerissimi capegli: 211 il che mostrava 212 o dimenticanza o trascuraggine di tener secondo la regola, 213 sempre 214 mozze le chiome già recise nella cerimonia solenne della vestizione. 215 Questa stessa singolarità si faceva osservare nei moti, nel discorso nei gesti della Signora. 216 S’alzava ella talora con impeto a mezzo il discorso, 217 come se temesse in quel momento di esser tenuta, e passeggiava pel parlatorio; talvolta dava in risa smoderate, talvolta levando gli occhi, senza che se ne 218 intendesse una cagione, prorompeva in sospiri; talvolta, dopo 219 una lunga e manifesta distrazione, si risentiva, ed 220 approvava con negligenza 221 ragionamenti che 222la sua mente non aveva avvertiti. Queste cose non si facevano scorgere a Lucia non avvezza 223 a scernere monaca da monaca, e neppure 224 ad Agnese: 225l’occhio del padre guardiano era certamente più esercitato, ma perciò appunto era avvezzo ad osservare senza maraviglia 226 nei grandi sempre qualche cosa di straordinario; 227 e quindi 228 s’era già da molto tempo addomesticato all’abito e ai modi della Signora. Ma ad un viaggiatore che l’avesse veduta per la prima volta 229 ella avrebbe potuto parere non molto dissimile da una attrice ardimentosa, 230 di quelle che nei paesi separati dalla comunione cattolica facevano le parti di monaca in quelle commedie dove i riti cattolici erano 231 soggetto di beffa e di parodia caricata.
In quel momento ella era, come abbiamo detto, ritta in piedi, 232 presso la grata, 233 appoggiata ad essa mollemente con una mano, intrecciando le bianchissime dita nei fori di quella, e colla faccia alquanto curvata osservando quelli che 234 si presentavano, e specialmente Lucia.
«Reverenda madre, 235 e signora illustrissima,» disse il padre guardiano, colla fronte bassa, e con la destra tesa sul petto; 236 «ecco quella 237 innocente derelitta, per la quale imploro la 238valida sua protezione.» 239E sulle ultime parole accennava alle donne che accompagnassero con atti o con inchini la sua supplicazione; la povera Agnese dopo d’aver fatto al padre un cenno del vólto che voleva dire: — so quel che va fatto — 240raddoppiava gl’inchini, 241rannicchiandosi, e risorgendo come se una molla interna la facesse muovere, e Lucia 242s’inchinò pure, 243da inesperta, ma 244con una certa grazia che la bellezza, la giovinezza, e la purità dell’animo danno a tutti i movimenti. La Signora curvò leggermente il capo verso il padre guardiano, fece alle donne cenno della mano che bastava, e ch’ella gradiva i loro complimenti, 245fece a tutti cenno di sedersi, sedette e sempre rivolta al padre, rispose: «Ho 246appreso dai miei antenati a non negare la mia protezione a chiunque 247la meriti: 248io non ho da essi ereditato che il nome; 249e son lieta che anche questo possa almeno essere 250buono a qualche cosa. È una buona ventura per me il 251poter render servizio a’ nostri buoni amici i padri cappuccini.» Queste parole furono accompagnate da un sorriso che ad altri avrebbe potuto parere di compiacenza, ad altri di scherno. 252Padre guardiano si 253faceva a render grazie, ma la Signora 254lo interruppe: «Non mica complimenti, padre guardiano; 255i servigj fatti agli amici hanno con sé il loro guiderdone; 256e del resto ad ogni evento io 257non dubiterei di far conto sul ricambio dei nostri buoni padri. 258Il mondo è pieno di tristi e d’invidiosi: e nessuno può assicurarsi che non venga un momento in cui possa aver bisogno di una buona testimonianza, e d’ajuto.» Il guardiano rispose premurosamente con una frase di gesti: la prima parte della quale significava che la Signora non avrebbe mai 259bisogno di nessuno, e la seconda che i padri avrebbero tenuto a 260guadagno ogni occasione di far cosa grata alla Signora, Questa proseguì: «Ma via; 261mi dica un po’ più particolarmente il caso di questa giovane, e così si vedrà meglio che si possa fare per essa.»
Lucia arrossì tutta, e chino la faccia sul seno. «Deve sapere, reverenda madre, cominciò Agnese, che questa 262 mia povera 263 figliuola, perché io sono sua madre...»
Il guardiano le gittò un’occhiata e interruppe.
«Questa giovane, Signora illustrissima, mi è raccomandata 264 da un mio confratello: essa ha bisogno per qualche tempo di un asilo nel quale possa stare sconosciuta, o nel quale nessuno ardisca toccarla; e questo per sottrarsi: a dei 265 gravi pericoli.
«Pericoli!» disse la Signora. «Quali pericoli? di grazia, padre guardiano. Mi dica la cosa per minuto: ella sa che noi altre monache siamo vaghe d‘intendere storie.»
«Sono,» rispose il padre, «pericoli 266 dei quali la reverenda madre, 267 non conosce nemmeno il nome, beata lei! e parlarne più distintamente sarebbe offendere le purissime vostre orecchie, e 268 contristare l'illibatezza 269 dei vostri pensieri, signora illustrissima.»
«Oh! certamente!» rispose precipitosamente la signora, senza molto badare all'aggiustatezza della risposta: e si fece tutta di porpora. Era verecondia? Chi avesse osservata una 270 subitanea ma viva espressione di scherno e di dispetto, che accompagnò 271 quel rossore avrebbe potuto dubitarne; e tanto più se lo avesse paragonato con quello che di tratto in tratto saliva sulle guance di Lucia.
La Signora si alzo in fretta, come per avvicinarsi più alle donne, e 272 stava per rivolgere il discorso a Lucia, quando il guardiano, temendo di non aver mal detto, ripigliò così il discorso: «Non tutti i grandi 273 del mondo, si servono dei doni di Dio 274 a gloria 275 di lui e a vantaggio del prossimo come fa la Signora illustrissima. Un cavaliere prepotente e senza timor di Dio. ha tentato ogni via, giacché deggio pur dirlo, per insidiare la castità di questa creatura, e dopo d’aver veduto che i mezzi di lusinga gli andavano falliti, non temé di ricorrere alla forza aperta, tentando... insomma di farla rapire. 276 Ma Dio non l'ha lasciata 277 cadere in quei sozzi artigli, e le ha invece preparato un ricovero sotto le ali incontaminate...»
«Ma voi,» disse la Signora rivolta repentinamente a Lucia, «voi che dite di codesto signore? A voi tocca a dirci se egli era un persecutore, e se aveva gli artigli sozzi.»
«Signora, madre, illustrissima,» balbettò Lucia che sarebbe stata confusa a dover rispondere su questa materia, quando pure l'inchiesta le fosse venuta da una persona sua pari e conosciuta. Ma Agnese venne in soccorso: «Illustrissima signora,» diss’ella, 278 «il suo parlare 279 è troppo alto per questa povera figliuola. Ma io posso 280 far testimonio che la mia Lucia aveva in orrore colui, come il diavolo l’acqua santa; voglio dire, il diavolo era egli; ma ella mi compatirà se 281 parlo male, perché noi siam gente come Dio vuole; del resto, questa povera ragazza aveva un giovane che le parlava,282 un nostro pari, timorato di Dio, e 283 bene avviato, e se il Signor curato avesse avuto un po’ più di giudizio; so che parlo d’un religioso, ma il padre Cristoforo amico intrinseco qui del padre guardiano, è religioso 284 al pari di lui, 285 e davvantaggio, e potrà attestare ...»
«Voi siete ben pronta a parlare senz’essere interrogata,» disse la Signora, dando sulla voce ad Agnese. 286 «Non 287 so che fare dei parenti che rispondono pei loro figliuoli.» 288 Agnese voleva aprir bocca, ma la signora 289 con 290 tuono ancor più brusco 291 riprese: «Zitto, zitto; le vostre parole non servono a nulla.» 292 Cosi dicendo 293 il suo aspetto prendeva sempre più un non so che di sinistro, di feroce, 294 che quasi faceva scomparire ogni bellezza, o almeno la alterava di modo che chi avesse osservato quel vólto in quel punto ne avrebbe conservata una immagine disgustosa per sempre. 295 I suoi
guardi 296 erano 297 fissi sopra Agnese, torvi e 298 sospettosi, come se cercassero 299 a raffigurare un nemico. E continuò: «Voi fate conto forse, che perché io son qui rinchiusa, fuori del mondo, senza esperienza, mi si possa dare ad intender qualunque cosa. Povera donna! appunto perché son qui, sono men facile ad essere ingannata su certe materie. 300 Certo, lo sposo che i parenti destinano 301 ad una figlia è sempre un uomo compito, e il monastero dove la vogliono rinchiudere è cosí allegro 302 in cosí bella situazione! cosí tranquillo! è un paradiso! Poveretti! portano invidia alla loro figlia: vorrebbero anch'essi ritirarsi in quel porto di pace, ah! a far vita beata; ma... pur troppo son legati nel mondo.
Scusi il mio caldo, padre, ma ella sa meglio di me, almeno ella 303 deve saper troppo bene come vanno queste cose, 304 la menzogna la più 305 imperterrita, la più 306 persistente, la più solenne è quella che sta sul labbro di colui che vuole sagrificare i suoi figli, e 307 far loro violenza. Questi sono i peccati, 308 contra i quali si dovrebbe predicare: a costoro bisognerebbe minacciare l’inferno.»
A queste parole, la signora, si pose a sedere tutta turbata, ed ognuno si sarebbe avveduto che un pensiero 309 che i discorsi di Agnese avevan 310 fatto nascere, dominava allora la sua mente, e 311 che gli affari di Lucia non erano che un oggetto di considerazione secondaria.
Agnese intanto rimproverava alla figlia che il suo non saper parlare le avesse tirata addosso questa tempesta, il guardiano voleva pur animar Lucia a parlare; ma questa animata già dalla circostanza, si avvicinò alla grata e in tuono modesto, ma sicuro disse: «reverenda signora, quanto le ha detto la mia buona madre è la pura verità. Il giovane che mi parlava,» e qui arrossò, «lo sposava io... di mio genio, 312 mi perdoni se parlo da sfacciata, ma è per difendere mia madre: e quanto a quel a signore...»
« 313 Buona fanciulla,» interruppe la Signora, con voce raddolcita, 314 «credo un po’ più a voi, ma non vi credo ancora del tutto. 315 Vi ha due linguaggi che si somigliano: quello che parte dal fondo del cuore, e quello 316 d'una figlia oppressa, 317 che dice il falso per terrore, e protesta di amare ciò ch’ella abborre più al mondo. Voglio sentirvi da sola a sola. Padre guardiano, se ella conoscesse per testimonianza degli occhi suoi i casi di questa giovane, certo ch’io non starei ora in dubbio: ma ella non li conosce che per relazione: e per me, 318 piuttosto che servire alla violenza fatta ad una povera giovane...»
«Il Padre Cristoforo,» disse il guardiano, «che mi ha posto nelle mani questo affare, è uomo tanto oculato, quanto lontano 319 dal favorire una violenza,320 ed alla sua asserzione io credo quanto ai miei occhi. Stimo però cosa molto savia, che la Signora illustrissima, esamini 321 col suo senno consumato questa faccenda, e spero 322 che l’esame mostrandole la verità dell’esposto, la determinerà ad accordare il suo appoggio a questa famiglia perseguitata.»
«Lo spero,» rispose la Signora, con una placidezza garbata, e come desiderosa di far dimenticare il trasporto passato: «lo spero: 323 e quel poco ch'io potrò fare, prego il padre guardiano di attribuirlo in gran parte alla sua intromissione. Per ora ecco quello che mi sovviene di poter fare. La fattora del monistero ha collocata da pochi giorni
l’ultima sua figliuola. Questa giovane potrà occupare la stanza abbandonata da quella, e supplire ai pochi servigj ch’ella faceva. 324 Ne parlerò colla madre Badessa, ma da quest’ora le dò la cosa per fatta, sempre che Lucia ne sia contenta.» Il guardiano proruppe in ringraziamenti, che la Signora troncò gentilmente, ma lasciando però capire che
ella faceva assegnamento sulla riconoscenza dei cappuccini.
Chiamò quindi una delle 325 monache che le facevano da damigelle, e 326 datele le opportune istruzioni, disse ad Agnese che andasse alla porta del chiostro, per intendersi 327 con la monaca e colla fattora, e per andar quindi a disporre l’alloggio 328 che sarebbe destinato a lei ed a Lucia. II padre si congedò, promettendo di ritornare ad informarsi della decisione: 329 le tre donne 330 furono tosto a consulta; e Lucia rimase sola con la Signora a subire l’esame.
Note
- ↑ A quel che mi dice il cuore la discussione terrà a un dipresso la metà di questo capitolo: con questa notizia il lettore potrà aggevolmente [salta] saltare a riprendere il filo della storia:
- ↑ tutto il resto del capitolo.
- ↑ [saltarlo tutto intiero] saltare o riprendere
- ↑ e per me lo consiglio di far cosí, giacché probabilmente [il ragionamento] i ragionamenti che siam per fare, [gli] lo annojeranno, o gli faranno anche venir la muffa al naso. Ma quand’anche [stanco fosse per ascoltare ciò] vi sia o non vi sia alcuno che ascolti ciò ch’io son per dire, non posso a meno di rispondere ad un personaggio ideale il quale mi fa una interrogazione che d
- ↑ lo annojeranno o gli faranno anche
- ↑ Variante ragioni
- ↑ domanda
- ↑ finora
- ↑ e
- ↑ si può [non] tacere
- ↑ me
- ↑ [e pieno di tutto questo] ridonda
- ↑ e debbo dire
- ↑ trascrivendo e ri
- ↑ secolo
- ↑ timori
- ↑ agli sposi
- ↑ benedetti
- ↑ potrei allora
- ↑ mettervi
- ↑ certamente non vi sarebbe [pericolo clic le impressioni] da temere
- ↑ e che
- ↑ chi
- ↑ d'una vergine matura
- ↑ brutta e buona
- ↑ s
- ↑ dimmi
- ↑ la riponesse in
- ↑ ha posto ogni cura pe la
- ↑ un giovane
- ↑ [collo | con le gravi] coi gravi ufficj del suo min | con le
- ↑ [sulla] sul sentiero della sua
- ↑ [pensi] si pon
- ↑ volete che
- ↑ oh ve n’ha più del bisogno,
- ↑ non si
- ↑ dei quali non v’è mai eccesso,
- ↑ comperare o vendere
- ↑ più che
- ↑ e... il fomentarlo
- ↑ v'accor
- ↑ non so
- ↑ che
- ↑ nemiche non solo [delle] dei progressi delle
- ↑ freddi e ...
- ↑ questi
- ↑ [dov] biasimato
- ↑ le quali
- ↑ in mo
- ↑ pensando a tutta la loro vita
- ↑ senza sir
- ↑ la verità
- ↑ trovato l'errore
- ↑ saltati
- ↑ andate
- ↑ hanno
- ↑ di leggere
- ↑ queg
- ↑ cent'anni
- ↑ per le sue
- ↑ e che lo rende oggetto di pietà a
- ↑ adulava
- ↑ e rivolse la que
- ↑ afflisse quanto potè
- ↑ [qu] gli scrittori [che la natura aveva] che
- ↑ [epigrammi | gli scrittori che I | alcuni scrittori | alcuni | gli scrittori che erano con lui in emulazione (non certo di merito) ma di applauso] gli scrittori che erano con lui in emulazione (non di merito certamente), ma di applausi, e nello
- ↑ ogni volta che un critico, qual ch’egli si fosse,
- ↑ delle sue opere che
- ↑ [qu] colui
- ↑ scrisse tante
- ↑ L'altro, lontano quanto gli era concesso dai grandi, e
- ↑ se non si allontanò
- ↑ ma
- ↑ si
- ↑ insultò
- ↑ non solo non se ne [richiamò] lagnò, ma
- ↑ e [alle] a chi gli [proponeva di fargli fare] offriva e qu
- ↑ Il Manzoni stesso in fondo alla pagina 6, r. e v.: 6 e 6v: Un giovane Gesuita [volle dimost] prese a dimostrare in un discorso detto pubblicamente che Racine non era né cristiano, né poeta. I Gesuiti [disapprovarono] biasimarono assai quella insolenza, e [fecero dire] per mezzo di Boileau fecero sapere a Racine che avrebbe soddisfazione. Ecco [alcu] un passo della risposta di Racine: «Vous pouvez assurer le Pére Bouhours que, bien loin d'ètre fàché contre le régent qui a tant déclamé contre mes pièces de théàtre, peu s'en faut que je ne le remercie d’avoir prêché une si bonne morale dans leur collège».
- ↑ la compa
- ↑ vent’anni senza offesa e senza querela; e pur che non fosse rimbambito si potrebbe [credere] forse credere che questa
- ↑ [Ora qu] Che fu
- ↑ sare
- ↑ oso
- ↑ lo gettasse sul fuoco
- ↑ [Vi può esser | Si sarebbe potu ❘ Come? Si sarebbe potuto esitare a togliere una spina dal cuore (lacuna)
- ↑ dolore
- ↑ è molto più importante agli occhi
- ↑ le sue tragedie
- ↑ posso
- ↑ e più facon
- ↑ che possono [sup] talvolta tene
- ↑ pote
- ↑ [avessero | se le | p] avessero
- ↑ un buffone che in una fiera
- ↑ [poiché se scendendo egli può dire a se stesso di aver| poiché fa
- ↑ d
- ↑ [ed io rispondendovi nn po] ed io vi ho
- ↑ esteriore che voi
- ↑ abbiamo
- ↑ leggete
- ↑ questo bel risultato
- ↑ sa
- ↑ non ne uscirebbe un costrutto più strano...
- ↑ La sua solita circospezione raddoppia a questo punto
- ↑ detto
- ↑ vede
- ↑ contra le quali la mormo
- ↑ Ciò nondimeno
- ↑ dov'è
- ↑ Egli dic
- ↑ luogo
- ↑ si fe
- ↑ muni
- ↑ ta
- ↑ e aveva
- ↑ del suo serviz
- ↑ der
- ↑ stanche
- ↑ ma colui che non
- ↑ [Lucia] Agnese che molti anni addietro era passata a Monza (lacuna)
- ↑ quand
- ↑ disg
- ↑ una certa
- ↑ la lasciava parlare di
- ↑ di sent
- ↑ chiesero
- ↑ [che sopravvenne] di casa
- ↑ Qui e altrove con minuscole
- ↑ una barba
- ↑ e si sentì
- ↑ gridò
- ↑ comp
- ↑ di quelle [ami] strette amicizie
- ↑ contan di
- ↑ di alcun giov
- ↑ [che] particolari
- ↑ degli u
- ↑ e che sono
- ↑ [creando tra i membri) legano
- ↑ gli
- ↑ affezioni e di benevolenza,
- ↑ società
- ↑ far
- ↑ pensie
- ↑ leggen
- ↑ [ha trovato non tutto quello che cercava, ma qualche] crede
- ↑ ad Agnese
- ↑ volete
- ↑ coll
- ↑ fece entrare
- ↑ entrò nel cortile
- ↑ Come imputato il quale dispo
- ↑ più
- ↑ prem
- ↑ di quel
- ↑ [si ritrov] si trova
- ↑ per
- ↑ torle
- ↑ nel resto lasciate
- ↑ Né Lucia, né (lacuna) Né Agnese (lacuna)
- ↑ e con una spera
- ↑ non
- ↑ giovane monaca, la quale
- ↑ Benché ancor giovanissima non oltrepassava i venticinque
- ↑ [ma] e avrebbe
- ↑ era ch
- ↑ la principessa del [principe ... femina] del convento
- ↑ si este
- ↑ delle mura del c
- ↑ ab immemorabili erano in relazione particol
- ↑ sempre stati
- ↑ pose tosto l'occhio
- ↑ Quando le donne furono su la soglia del parlatorio, il guar (lacuna)
- ↑ riepilogare tu
- ↑ Sic
- ↑ avevano a
- ↑ Anche qualche altra volta cosi. Cancellato entrando tut
- ↑ la S
- ↑ vedendo nessuno
- ↑ togliendo il passaggio d
- ↑ tutta vedere
- ↑ mirò
- ↑ seduta
- ↑ Variante: egregia
- ↑ accennare
- ↑ [La fronte stretta in un velo di lino non si distingueva da esso che come un bianco avorio | da un bianco foglio di carta | si distingue da un bianco foglio di carta; | La parte della fronte che usciva dal velo di lino era di diversa ma non diseguale bianchezza, e si distingueva da esso come un candido avorio si distingue da un bianco foglio di carta;] Sotto ad una stretta benda di lino si vedeva una parte della fronte, di diversa ma di non diseguale bianchezza, [e non si distingueva da quella che | la fronte si distingueva dalla benda come un candido avorio risalta su | da un bianco foglio di carta e] si distingueva dalla benda come un candido avorio | un bianco foglio di carta.
- ↑ stretta
- ↑ la fronte, e ne lasciava mezza
- ↑ Sic.
- ↑ separar
- ↑ di nuovo
- ↑ curio
- ↑ ad un tratto
- ↑ Sopra erratico scritto vagabondo, poi cancellato.
- ↑ qualche cosa (lacuna)
- ↑ esprimevano
- ↑ alquanto scarne
- ↑ al mento dando
- ↑ Le labbra dolcemente prominenti e regolari,
- ↑ spiccavano fra quel pall
- ↑ i m
- ↑ sgua
- ↑ La nera cocolla [che] scendeva sul seno
- ↑ [le forme più regolari e] una proporzione di forme regolare e maestosa | alte
- ↑ Tutto il vestire, benché conforme al campione della regola, aveva però qualche cosa
- ↑ qualche cosa di
- ↑ stranio, [che] o di [negletto che] affettato
- ↑ di singolare insomma che stesse [con con quegli sguar] colla espressione del volto
- ↑ un certo vezzo secolare
- ↑ alla
- ↑ indizio manifesto, [che la testa non era] (lacuna) che le chiome
- ↑ una negligenza o un obblio di
- ↑ rase
- ↑ rase
- ↑ finalmente la stessa [non) singolarità simile
- ↑ era facile osservare una singolarità eguale
- ↑ e passeggiava pel parlatorio
- ↑ vede
- ↑ aver
- ↑ affermava
- ↑ parole
- ↑ non aveva intesi
- ↑ certo
- ↑ da
- ↑ il padre guardiano
- ↑ [nei grandi] nel contegno dei
- ↑ e del resto
- ↑ quello della Signora
- ↑ avrebbe quasi
- ↑ che in un paese separa
- ↑ oggett
- ↑ con una mano alzata e le dita bianchissime (lacuna) |
- ↑ [tenen | tenendo alta] appoggiando mollemente nei fili di quella (lacuna) colle dita di una mano | mollemente [p | appoggiandovi | appoggiandov] appoggiando
- ↑ giung
- ↑ di
- ↑ ecco dina
- ↑ povera
- ↑ valida protezione
- ↑ [così dicendo | detto | dicendo] E intanto acce
- ↑ si pose
- ↑ con
- ↑ più inesper
- ↑ [da inesperta com’era] non certamente col garbo dell’esperienza
- ↑ con quel garbo
- ↑ fece a tutti
- ↑ imp
- ↑ possa meritarla
- ↑ è la sola cosa
- ↑ ma
- ↑ [utile a qualche co] di qualche
- ↑ potere [obb] rend
- ↑ Indi continuò: e
- ↑ moveva per
- ↑ prosegui
- ↑ le torno a dire che
- ↑ e del
- ↑ farei pure capitale dei
- ↑ II guardiano accennò premurosamente che quelli
- ↑ mestieri
- ↑ Variante ventura
- ↑ sentiamo un po’ più in pa
- ↑ giovane
- ↑ giovane, pe
- ↑ dal pa
- ↑ pericoli che il suo onore poteva correre
- ↑ d'un genere
- ↑ ...non conosce per sua
- ↑ Variante: contaminare
- ↑ della vostra mente
- ↑ espressione subitanea di dispetto misto a scherno
- ↑ accompagnava
- ↑ disse a Lucia
- ↑ [dell] della terra
- ↑ per
- ↑ sua
- ↑ Ma Dio e un nostro buon religioso l’hanno tolta [dalle sue] intatta da
- ↑ cadere [nelle] in quegli artigli, e [l'ha] le ha preparato un ricovero nella
- ↑ questa povera figliuola
- ↑ Variante ella parla
- ↑ asserle
- ↑ non so parlare
- ↑ da par suo
- ↑ che aveva
- ↑ quant'
- ↑ e anche più
- ↑ Io
- ↑ amo
- ↑ Zitto, Zitto
- ↑ continuò
- ↑ voce a
- ↑ contin
- ↑ [Il viso | E avendo] E a misura che procedeva nel discorso il suo vólto prendeva un
- ↑ ella guardava Agnese in un modo torvo e sospettoso;
- ↑ che in quel momento alterava la sua
- ↑ Ella guardava Agnese
- ↑ si
- ↑ intenti
- ↑ dispettosi
- ↑ un
- ↑ Quante cose che non avrei forse mai sapute ... [Indi] Mi compatis
- ↑ all
- ↑ cosí p
- ↑ sa tro
- ↑ [ella sa che cosa valgano le parole | proteste dei parenti | padri | quando si tratti dell | parenti sulla volontà dei figliuoli ella sa che quando i parenti voglion (lacuna)] ella sa che la menzogna la più ardita | nessuno mente più arditamente
- ↑ ard
- ↑ segui
- ↑ far
- ↑ ai quali
- ↑ al quale
- ↑ dato
- ↑ la occupava
- ↑ ...e a ques
- ↑ Poverina
- ↑ io vi credo un po' più
- ↑ [So | lo so, vedete] Io so che |la | il terrore può far parlare una povera figlia contra il suo cuore, con tanta sicurezza, con tante proteste, con tanti giuramenti, [come se ella] più che se parlasse dal fondo del cuore.
- ↑ che
- ↑ e spaventata
- ↑ [piuttosto | piuttosto] prima di
- ↑ dal serv
- ↑ [di p | ed io son certo della verità] e i miei occhi non mi sono testimo
- ↑ prudentemente
- ↑ [chè e] in conseguenza di questo esame,
- ↑ [e stia] e qualunque
- ↑ E volgendosi a Lucia
- ↑ [sue| sue
- ↑ [le] diede le opport
- ↑ col
- ↑ destinato
- ↑ Agnese
- ↑ fecero una lunga consulta che ci dispensiamo di riferire, perché simile a mille altre
- ↑ Cancellato. [Cap.] Digressione, Cap. IX.