Gli sposi promessi/Tomo III/Capitolo III

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cap. iii.


Quando il Cardinale, terminate le funzioni di quella mattina, si ritirò dalla chiesa nella casa del curato, tutto il popolo che era stivato nella chiesa, o ammucchiato al di fuori, si sciolse poco a poco, e ognuno s’avviò a casa.1 Quando il marito della buona donna entrò nella sua, la donna le corse incontro, gli presentò la ospite inaspettata, e glie ne fece in succinto la storia. Il marito fu molto lieto che la sua donna fosse stata prescelta a quell'ufficio ed avesse una parte nella storia di quel giorno, e fu anche tócco assai dalle sventure della nostra Lucia; di modo che,2 quando la donna gli propose di andare al paese di Lucia, ch’era discosto circa tre miglia, e di annunziare3 ad Agnese ciò che era accaduto, e di condurla alla figlia, l’uomo accolse la proposta con giubilo:4 le funzioni, la predica del Cardinale,5 la solennità e la pompa straordinaria avevano messo un certo entusiasmo nell’animo d’ognuno degli spettatori; e questo sentimento, messo in comune in quel concorso di popolo, ritornava con maggior forza sull’animo di6 tutti:7 non è quindi da farsi maraviglia, se Tommaso Dalceppo,8 all’udirsi proporre una faccenda che era tanto in armonia con quel suo sentimento, [p. 417 modifica]non pensò né alla fatica,9 né all'incomodo, ma gioì nella conformità di quello che sentiva e di quello che doveva fare. Mangiò un boccone in piedi, tolse una mula che aveva in istalla, e parti di volo.

La buona donna (perché la bontà vera e abituale 10 ispira tutti i pensieri della gentilezza, la quale non è altro che la espressione o la finzione della bontà) la buona donna pensò che Lucia dopo tante scosse avrebbe gustato volentieri la solitudine e il riposo, e offerse di11 ritirarsi in un’altra stanza. Lucia accettò l’invito al riposo12 con nuove parole di riconoscenza, e rimase soletta.

Ma quantunque per gli orrendi disagj13 del giorno e della notte14 antecedente il suo corpo avesse bisogno di quiete, pure Lucia non dormì, né cercò di dormire, e il riposo non consistette in altro che nella facoltà di trattenersi coi suoi pensieri senza quel battito continuo, senza sussulti, aenza terrore, non però con giocondità. V’ha dei mali e dei pericoli ai quali succede la gioja,15 in chi gli ha sofferti o veduti da presso: tali sono le burrasche di mare,16 gli stenti e17 i rischi della guerra, la rabbia di Scilla,18 e i sassi dei Ciclopi, quelle cose di cui Enea disse benissimo:

forsan et haec meminisse juvabit

e che il Caro tradusse un po’ lunghettamente:

E verrà tempo

un dì che tante e cosi rie venture,

non che altro vi saran dolce ricordo.


Il cuore si rallegra doppiamente nel paragone d’una quiete presente con19 una angoscia passata, le immagini della quale sono grandi, semplici, forti, e miste20 del ricordo di una certa21 fortezza. Ma v’ha un’altra specie di mali e di pericoli, i quali dopo avere orribilmente tormentato con la [p. 418 modifica]senza, restano nojosi22 anche nella memoria: quei mali e quei pericoli, nei quali vi si è rilevato23 un grado24 ignorato di perversità umana,25 aumento di scienza molto tristo; nei quali si è conosciuta in sé una suscettibilità di profondo26 ed amaro patire, che diventa esperienza,27 che porta ad osservare, a distinguere in tutti gli oggetti, in tutti i casi ciò che potrebbero avere di penoso, e si associa così a tutte le idee: quei mali e quei pericoli,28 nei quali non v’è stato nessuno splendido esercizio di29 attività morale, che destano una pietà senza meraviglia,30 che non si possono sentire a rammemorare senza ribrezzo e senza vergogna,31 persino da chi vi si è trovato32 e n’è uscito innocente;33 e i mali di Lucia erano di questa seconda specie. Certo nella34 inaspettata salute di quel giorno v’era per Lucia una gioja, e la riconoscenza all’ajuto del cielo che santificava quella gioja, la rendeva ancora più viva; ma era35 stata una gioja ben turbolenta e confusa nei primi momenti: ed ora col crescere della calma quella gioja era alterata continuamente dalle rimembranzè recenti e dai pensieri dell’avvenire. L’animo che36 è liberato da una grande sventura, è come la terra37 daddove è sterpato un grand'albero:38 per qualche tempo ella appare sgombra, e 39 vuota; ma a poco a poco comincia40 ad essere segnata qua e là di piccioli germogli, quindi a coprirsi di erbacce, e mostra chiaramente che quello che si chiama riposo della terra è una metafora, o un errore. Così i guai, che erano stati sepolti e come soffocati nell’animo quando una grande sciagura lo riempiva e,41 per dir cosi,42 lo aduggiava, cominciano a spuntare43 e a ricomparire,44 poco da poi che la sventura è cessata.

Lucia ripensava con amarezza i mezzi che l’infame Rodrigo aveva saputi mettere in opera a perseguitarla, e si [p. 419 modifica]angustiava di quello che avrebbe potuto fare nell’avvenire. Come essere al riparo da un sì45 scellerato tiranno, vivendo presso a lui? o dove andare? come46 trovare il sostentamento in quei tempi così scarsi, e quando i risparmj degli anni addietro fossero tutti consumati? Ma47 l’idea più48 penosa per Lucia, e quella che rendeva tutte le altre più penose (giacché abbiamo promesso di non tacer nulla al lettore di quello che è venuto a nostra notizia) il pensiero invano respinto, e che si mesceva a tutti gli altri era quello del vóto fatto nella notte antecedente. Lucia non49 confessava a se stessa d’esserne pentita;50 ma lo era: le sembrava51 orribile52 sconoscenza il rammaricarsi dell’offerta posta sull’altare, per ottenere un gran dono; rammaricarsene quando il dono era ottenuto, le sembrava che questo sentimento le avrebbe attirate nuove sventure, e queste meritate; e quindi53 riprovava il sentimento, ma non poteva farlo scomparire. 54 L'invincibile di tutte le difficoltà, l’amaro di tutte le privazioni, l’inestricabile di tutti gl’impacci55 le pareva che venisse dal non poter essere di Fermo: con lui56 tanti inconvenienti sarebbero svaniti e tutti gli altri sarebbero divenuti tollerabili!57 ma58 il pensiero di Fermo era per lei una tentazione, quasi un delitto, e doveva sempre rispingerlo. La poveretta non era istrutta abbastanza per conoscere che quella promessa fatta in una agitazione febbrile senza meditazione, quasi senza piena coscienza, non era un vóto; e che ella, già legata con una promessa solenne a Fermo, non aveva il diritto di sciogliere, senza59 consenso e senza60 colpa61 di lui, un legame62 già stretto da due volontà libere e concordi; e ignorava anche i mezzi, che la religione, la quale consacra i vóti dell’uomo, offre per63 liberarlo dai vóti, quando il loro adempimento, 64 invece d’essere una occasione di maggior bene, divenga un ostacolo. Lucia aspettava con ansietà amorosa di rivedere la madre, ma tremava di doverla abbracciare con questo segreto nel cuore;65 ripugnava di [p. 420 modifica]glielo;66 e sentiva67 che il silenzio sarebbe stato impossibile.68

Era la poveretta in questi pensieri, e sa il cielo fin quando vi avrebbe durato, quando lo scalpito d’un69 quadrupede che si fermò nel cortiletto, un70 salire precipitoso per la scaletta di legno,71 le annunziò72 Agnese:73 la porta si apri impetuosamente:74 Lucia fu nelle braccia di sua madre e tutte le altre idee svanirono. Noi non descriveremo le sensazioni delle due donne in75 quel rivedersi. Questa è la frase della quale si servono tutti i narratori quando si trovano ad un punto simile al nostro; e fanno bene.

Il lettore conosce76 i casi e77 il carattere di quelle due poverette, e deve immaginarsi ciò che hanno sentito e detto. Dopo i primi sfoghi cominciarono le inchieste é i racconti; e78 il soggetto di essi è pure già conosciuto.79 Una sola80 di queste rivelazioni vuol essere ricordata particolarmente.81 Lucia non sapeva nulla della fuga di Fermo,82 e questa notizia che la madre le diede,83 le cagionò le più varie e opposte commozioni. L’assenza di Fermo era certo dolorosa per lei; ma quando seppe ch’egli era in sicuro, provò quasi una torbida consolazione nel pensiero che la tentazione era lontana, che l’esecuzione del suo vóto diveniva più facile, che se non altro non avrebbe così presto la necessità di parlarne. Lucia ed Agnese erano in colloquio, quando il buon curato entrò nella casa, cercò di Tommaso84 (perché egli non s’intratteneva col bel sesso che in casi di somma necessità) e gli disse che il Cardinale domandava Lucia e [p. 421 modifica]la buona donna che era stata a prenderla. Questa andò ad avvertire le donne della chiamata: Lucia si alzò per partire,85 la madre le tenne naturalmente dietro, e le tre donne uscirono dalla casa, e, attraversando una folla di curiosi, giunsero alia casa del curato; e furono condotte alla presenza di Federigo. 86 Quando il buon vescovo doveva87 parlar con donne, cosa che lo impacciava pure alquanto, aveva per massima di non riceverne mai una sola,88 quando non fosse89 decrepita, e voleva che una matrona le fosse sempre di compagnia. Nel caso presente invece d’una matrona ve ne aveva due, e tutto era più che in regola. Pure, secondo il suo costume, egli fece tenere90 spalancata la porta, e si pose in un luogo dove potesse esser veduto da chi era nell'altra stanza; e cosi accolse le91 tre donne, che erano impacciate almeno al pari di lui, ma per tutt’altri motivi. Il riserbo92 abituale e il contegno modesto di Federigo non potè fare che non gli apparisse sul vólto un non so che di93 affetto soave nell’accogliere Lucia e nel farle animo: ringraziò pure cordialmente la buona donna del pio uficio da lei prestato, e chiese chi fosse la terza:94 quando seppe che era la madre di Lucia, si rallegrò pure con lei, e la salutò cortesemente. Quindi, pregate le due ultime di scostarsi, alquanto si trattenne con Lucia sulle sue vicende, interrogandola con quella delicatezza, che richiedeva il pudore di Lucia e il suo; poiché95 in quella canizie egli96 conservava la purità ombrosa di una fanciulla. Ma le inchieste, ch’egli faceva a Lucia, non erano mosse da una vana curiosità e né pure dal solo interessamento per quella infelice innocente:97 erano venute all’orecchio di Federigo voci sorde,98 confuse sul conto della Signora, che gli davano da pensare: e in questa occasione egli sospettava con angoscia che la condotta99 della Signora con Lucia potrebbe rivelare qualche cosa di100 quella donna che [p. 422 modifica]era per lui un tristo mistero. Lucia con tanto più di schiettezza e di libertà,101 quando essa non sospettava nemmeno di accusare, credeva anzi di lodare, soddisfece alle domande di Federigo, nel quale il sospetto crebbe.

Fin qui per Don Abbondio le cose andavano benone.102 Le circostanze essenziali della storia stavano senza parlare del matrimonio ricusato, e Lucia abborriva il discorso del matrimonio. Ma il Cardinale, che disegnava di parlare altra volta con Lucia e non voleva in quel giorno cosi burrascoso per lei tenerla più a lungo, chiamò a sé le due donne presenti e lontane;103 e disse a ciascuna ciò che era più opportuno:104 ringraziò di nuovo la buona donna, consolò Agnese e l’animò ad ammirare la provvidenza, che,dopo d’averle dato tanti timori per la figlia, l’aveva liberata con modi inaspettati,105 e l’aveva fatta conoscere ad uno, che106 aveva il dovere e qualche mezzo per proteggerla. Quella benedetta Agnese107 fra le risposte che diede, con un imbarazzo che in lei era un po' comico, perché voleva non averne, disse anche queste tremende parole: «Già la colpa in gran parte è del signor curato.» «Come? di che curato?» domandò il Cardinale. «Oh bella! del nostro,» rispose Agnese. Il Cardinale domandò108 una spiegazione, e Agnese spiattellò tutta la storia del matrimonio, senza far motto del clandestino. Federigo, che non voleva109 fare alcuna110 dimostrazione prima d'avere inteso il curato, per non manifestare un giudizio, che forse avrebbe dovuto ritrattare, tacque; ma si legò al dito anche questa. Si rivolse alla buona donna, e le chiese se fino a tanto ch’egli avesse provveduta Lucia d’un asilo,111 non le sarebbe stato grave di tenerla presso di sé. La buona donna fu contentissima: il Cardinale la ringraziò, e pensò a darle qualche segno di ricompensa; e, veduto dal suo abito e dal contegno che un dono di moneta l’avrebbe umiliata, prese da un picciolo scrigno un libretto di orazioni ben ornato e un rosario prezioso, e112 la pregò di ritenere queste memorie della sua riconoscenza. La buona donna ripose,113 con molta [p. 423 modifica]gioja, il dono che si conserva tuttavia dai suoi discendenti con114 molta pietà, e si fa vedere con molto amor proprio. Le donne partirono: Federigo accudì a quello che gli rimaneva di faccende per la visita; e sul far della sera partì da Chiuso, accompagnato da una gran folla,115 e s’incamminò alla volta di Maggianico, paese famoso per le sue campane.

116Ma quella dea che ha117 (miserabile a dirsi !) tanti occhi quante penne, e tante lingue quanti occhi, e (ma questo pare più naturale) tante bocche quante lingue, e finalmente tante orecchie quanti occhi lingue e bocche (debb’es- sere una bella dea): questa118 ultima sorella di Ceo e di Encelado, partorita119 dalla Terra in un momento di collera,120 veloce al passo e al volo, che121 cammina sul suolo e nasconde il capo tra le nuvole, che vola di notte per l’ombra del cielo e della terra, né mai vela gli occhi al sonno; e di giorno siede sui comignoli dei tetti o su le torri, e spaventa le città, portando attorno il finto e il vero indifferentemente: costei aveva già prima della122 notte diffusa nei paesi circonvicini la storia delle avventure di quel giorno.

123Per fare intendere al lettore questa particolarità,124 abbiamo usurpato formole che a dir vero125 appartengono esclusivamente alla poesia; ma saremo scusati da coloro, i quali sanno che126 ad imprimere vivamente una immagine nelle fantasie, il mezzo più efficace è l’allegoria,127 e singolarmente quella già nota e consecrata delle antiche favole: poiché quando si vuol fare128 immaginar bene una cosa, bisogna rappresentarne un’altra:129 cosi fatto è l’ingegno umano quando è coltivato con diligenza. Siccome però a voler cavare dalle allegorie il senso vero ed ultimo, quello che si vuol trasmettere, è130 necessario131 in ultimo pensare alle cose, che le allegorie fanno intendere, così non lasceremo di dire che tutti gli abitanti132 del contorno, che erano convenuti quel giorno in Chiuso, tornando la sera alle case loro, raccontarono ciò che avevano veduto, ripeterono ciò che avevano inteso, commentarono le circostanze che per sé non133 [p. 424 modifica] bero bastato a dare idea d’un fatto compiuto, e inventarono gli episodj, che erano134 indispensabili, per135 dare continuità alla storia. Ma il fondo delle loro relazioni era vero; e questo fondo aveva abbondantemente di che eccitare136 una grande maraviglia e un grande interesse.137 Il Conte del Sagrato era nome138 d'una terribile celebrità139 nei contorni, e assai più lontano; e140 una conversione tanto inaspettata,141 e che doveva portare tanti cangiamenti, non era un argomento all’universale di una pia maraviglia, di esultazione, e di riconoscenza a Dio, e di nuova venerazione per l'uomo di Dio, che ne era stato lo stromento. E quello che rendeva ancor più interessante quella conversione, era l’averne veduto un effetto immediato, un testimonio142 vivo, già tanto interessante per sé; una povera giovane restituita volontariamente dal carcere privato alla libertà e alle braccia di sua madre. Ma pei143 parrocchiani di D. Abbondio, l’interesse era ancor più grande che per gli altri:144 per essi la povera giovane era145 Lucia, quella Lucia, che avevano veduta fra loro modesta,146 bella, irreprensibile, allegra; che avevano pianta sommessamente smarrita,147 della quale si sussurravano mille148 notizie diverse, e tutte lagrimevoli;149 della quale ora i suoi vicini potevano dire: «l’abbiamo veduta noi oggi con Agnese andare dal Cardinale, che le voleva parlare in persona.»

Al mattino seguente la fama si posò anche sul comignolo del castellotto di D. Rodrigo; ed è facile immaginarsi che la novella ch’ella portava fece sull’animo suo tutt’altro effetto che150 sull’animo di quella povera moltitudine. Quella Lucia, ch’egli aspettava da un giorno all’altro d’avere segretamente negli artigli, era pubblicamente libera; sventate e divolgate ad un punto le sue brame abbominevoli; e quel suo alleato, nel quale egli fidava, che151 con la sua cooperazione doveva dare l’autorità del terrore al fatto, e far morire il biasimo anche nelle bocche dei più arditi, era


dissestato, divenuto un oggetto di fiducia per gii avversari- Don Rodrigo si sforzava di ridere, e guardava in faccia ai suoi bravi, per attingere coraggio o indifferenza ; ma s’ac- cor^eva che i bravi guardavano in faccia a lui1 con la stessa intenzione; e'-' per non trovare il coraggio.il mezzo più sicuro è d’essere in molti a3 cercarlo: anche quel poco che ognuno si sentiva, se ne va:* il Griso stesso era avvilito. Costoro s’erano tutti radunati nel castello, come in un asilo, perché non pareva loro di star bene in nessun altro luogo. Girando, il mattino, s’erano avveduti che tirava un’aria estrania, inusitata: avevano osservata su tutti i vólti, una esaltazione, una risolutezza, che aveva abbattuta la loro, che veniva in gran parte dall’abitudine di mostrarla soli. Prima d’allora, quando un contadino s’avveniva in uno scherano, e vedeva in lui non solo la forza sua e le armi che portava, ma tutta la potenza dei suoi compagni e del capo,5 passava a canto con una umile riverenza; 11 se fosse stato insultato, lo avrebbe tollerato in pace, perché era certo che gli altri, che lo avessero veduto, sarebbero stati molto contenti di esserne fuori, e non avrebbe avuto un ausiliario:7 ora l’occasione di esternare un sentimento unanime, aveva fatta sentire a tutti una fratellanza, una comunione di idee e di causa; ognuno era certo che la cosa era intesa da mille come da lui, e ognuno, comunicando agli altri il suo nuovo coraggio, ne riceveva da essi,8 per la ragione inversa di quello che era accaduto ai bravi e a Don Rodrigo.9 La liberazione di Lucia era l’argomento dei discorsi di tutti quelli che s’incontravano; la gente si fermava in croc- chj a parlarne; un bravo, che passasse in veduta dei crocchj, aveva tutti gli occhi addosso a sé: e 10 la espressione di tutti quegli sguardi era una, quella dell’orrore. Tutti parlavano sicuramente della pietà che avevano 11 provata, del ‘ perché — 2 [per] quando — 3 cercarlo — 4 Segno di richiamo, e a margine, in penna: «lascerei come una inezia questo cenno sul Griso. Ha del retto [p. 425 modifica]dissestato, divenuto un oggetto di fiducia per gli avversarj. Don Rodrigo si sforzava di ridere, e guardava in faccia ai suoi bravi, per attingere coraggio o indifferenza; ma s’accorgeva che i bravi guardavano in faccia a lui152 con la stessa intenzione; e153 per non trovare il coraggio, il mezzo più sicuro è d’essere in molti a154 cercarlo: anche quel poco che ognuno si sentiva, se ne va:155 il Griso stesso era avvilito. Costoro s’erano tutti radunati nel castello, come in un asilo, perché non pareva loro di star bene in nessun altro luogo. Girando, il mattino, s’erano avveduti che tirava un’aria estrania, inusitata: avevano osservata su tutti i vólti, una esaltazione, una risolutezza, che aveva abbattuta la loro, che veniva in gran parte dall’abitudine di mostrarla soli. Prima d’allora, quando un contadino s’avveniva in uno scherano, e vedeva in lui non solo la forza sua e le armi che portava, ma tutta la potenza dei suoi compagni e del capo,156 passava a canto con una umile riverenza;157 se fosse stato insultato, lo avrebbe tollerato in pace, perché era certo che gli altri, che lo avessero veduto, sarebbero stati molto contenti di esserne fuori, e non avrebbe avuto un ausiliario:158 ora l’occasione di esternare un sentimento unanime, fatta sentire a tutti una fratellanza, una comunione di idee e di causa; ognuno era certo che la cosa era intesa da mille come da lui, e ognuno, comunicando agli altri il suo nuovo coraggio, ne riceveva da essi,159 per la ragione inversa di quello che era accaduto ai bravi e a Don Rodrigo.160 La liberazione di Lucia era l’argomento dei discorsi di tutti quelli che s’incontravano; la gente si fermava in crocchj a parlarne; un bravo, che passasse in veduta dei crocchj, aveva tutti gli occhi addosso a sé: e161 la espressione di tutti quegli sguardi era una, quella dell’orrore. Tutti parlavano sicuramente della pietà che avevano162 provata, del [p. 426 modifica]timore che avevano avuto per quella innocente,163 mettevano fuori164 i pensieri che avevano compressi, o comunicati sotto voce, alla sfuggita; e, trovando una conformità negli altri sentivano che a quei pensieri era unita una forza. La giustizia aveva trionfato, il cielo s’era manifestato per l’innocente, e questa manifestazione, che pareva una promessa d’aiuto, accresceva ancor più l’animo di tutti.165 Un potente scellerato aveva pubblicamente166 abjurata col fatto la167 iniquità, e l’aveva cosi vilipesa e indebolita nello stesso tempo.168 L’iniquità era conosciuta,169 e, perdendo un protettore terribile aveva acquistato un nemico pur terribile: un Cardinale, un Santo, un nobile, uno che aveva mezzi di persuasione, di forza, di autorità, di aderenze.

Quella poi che rinforzava l’effetto di tutte queste170 considerazioni, era la notizia sparsa: che il Cardinale veniva a visitare anche quella parrocchia, che si fermerebbe qualche tempo ne’ contorni, che ci sarebbe folla d’uomini condotti dallo stesso sentimento pio, avverso alla ingiustizia. E già si diceva che il castellano di Lecco, quello Spagnuolo di cui il podestà aveva tanta stima, si disponeva ad171 incontrare il Cardinale in gran pompa, coi suoi soldati: tutta la forza, tutto lo splendore era per la pietà e per la giustizia. Ognuno pensava che gli scellerati avrebbero dovuto convertirsi come il Conte, o perdersi d’animo, e fuggire.

Don Rodrigo, dopo una breve esitazione, prese quest’ultimo partito. La violenza172 quando è assistita dalla fortuna, ama a mostrarsi:173 ella ha con sé come174 un argomento della sua bontà, o della sua ragionevolezza, poiché ottiene il suo intento; ma, quando è abbandonata dalla fortuna, quando non valgono altri argomenti che quelli del diritto, del senso universale della giustizia, che175 le mancano, quando176 appare non solo come ingiustizia, ma come sbaglio, allora la violenza177 vorrebbe nascondersi anche a se stessa. Don Rodrigo pensava che cosa mai avrebbe potuto fare178 di conveniente,179 che stesse bene in quei giorni, e non trovava nulla, nemmeno un soggetto di discorso con chi venisse [p. 427 modifica]a visitarlo. E d’altra parte s’immaginava bene che nessuno sarebbe venuto. Quei signori, che lo avevano adulato fin allora,180 si sarebbero allora avveduti ch’egli era un ribaldo;181 il potestà doveva in quei momenti far dimenticare le sue relazioni con l’uomo, che avrebbe dovuto reprimere e punire;182 al più il dottor Duplica, il quale non voleva mai inimicarsi senza speranza un signore, sarebbe stato quei giorni a poltrire in letto, per potergli dire un giorno che una malattia gli aveva tolto il bene di ossequiare il signor D. Rodrigo. Questi non vedeva cosi distintamente tutte queste disposizioni, ma183 le sentiva confusamente come per istinto. D’altra parte, come condursi col Cardinale? Tutti i Signori del contorno sarebbero andati a visitarlo, ed egli rimanersi solo a casa? Che direbbe lo zio del consiglio segreto? Andare dinanzi al Cardinale, egli? Gran Dio!

Ordinò dunque che tutto si apparecchiasse pel ritorno in città, e al più presto.184 Quando la carrozza fu pronta, vi fece salire tre bravi:185 il Griso come il più186 terribile187 fu posto alla vanguardia sulla serpe, tutto armato; al resto della famiglia fu dato ordine di venire a Milano l’indomani: e si partì.188Dopo i primi passi, Don Rodrigo vide coi suoi occhi la via piena di189 viandanti che andavano in folla a Maggianico,190 altri191 per vedere il Cardinale, per assistere alla solennità:</ref>dei poveri che sa</ref> giovani, vecchi benestanti, e poveri in quantità che, sapevano di non tornare con le mani vuote. Guardò alla sfuggita, e192 conobbe in un punto su tanti vólti193 quale era il sentimento universale per lui: fremette, si promise di vendicarsi, ma194 s’accorse che la menoma dimostrazione in quel momento poteva195 far nascere una guerra, della quale l’evento finale non sarebbe stato dubbio; dissimulò dunque, ritirò la testa nella carrozza, guardò i suoi bravi, e196 lesse sui loro vólti pallidi il desiderio di esser fuori di quella197 processione, e lontani dal paese. Sentì un rumore dietro, stette in silenzio tendendo l’orecchio, e [p. 428 modifica]prese ch’erano urli e fischi. Allora mormorò fra i denti: — vorrei che il Griso avesse giudizio,198 che non mi facesse scene. — Avrebbe voluto dare al Griso questo consiglio della paura, ma la paura gli comandava di non muoversi, di non farsi vedere; e stette in199 quella ansietà inoperosa fino a che la carrozza, giunta al punto dove la strada200 si divideva,201 imboccò quella che conduceva a Milano, e202 si separò dalla folla, che traeva a Maggianico. Don Rodrigo203 e i suoi scherani respirarono allora dallo spavento; ma i pensieri, che204 rimasero a Don Rodrigo, non furono molto più205 sereni. Il cocchiere sferzò i cavalli per allontanarsi al più presto, e tutti i viaggiatori, senza dir motto, lo lodarono in cuore,206 e si rallegrarono,207 sentendo che la carrozza andava celeremente, senza impedimenti, in una strada solitaria. Buon viaggio!
208 Intanto il buon Federigo attendeva in Maggianico a spicciare le faccende, e a celebrare le funzioni solite della visita. Il Conte del Sagrato era venuto quivi di buon mattino, con la folla, e dopo il Cardinale era209 egli il personaggio, che210 traeva a sé tutti gli sguardi.211

I terrazzani e i concorsi si avvicinavano a lui per curiosità e per interesse, e si ritraevano per una antica abitudine di spavento; ma, visto poi il curato che, passando su la piazza e accorto [si] del Conte gli si accostò,212 e si fermò a salutarlo cordialmente, più rassicurati si ravvicinavano ancora, come una213 troppa214 di pulcini,215 non avvezzi ancora a conoscere la massaja, fuggono in confusione al216 suo comparire; poi, vedendola tranquilla senz’atto di minaccia, e vedendo la chiocchia217 alla quale si riparavano, andarle vicino senza sospetto, le tengono dietro, e tornano però non senza esitazione all’oggetto che gli aveva spaventati.218 Federigo aveva dato ordine che, appena giunto il Conte, gli [p. 429 modifica]fosse annunziato; e lo accolse nei primi momenti di riposo. Frattanto egli e Lucia erano il soggetto di tutti i discorsi: i paesani di quella219 chiedevano avidamente notizie della ultima storia della poveretta, e raccontavano220 in cambio le sue prime vicende.

Questi discorsi furono riferiti al Cardinale, che fu lieto assai della partenza di D. Rodrigo; e si fermò sempre più nel disegno di far tornare Lucia alla sua casa, per avvisare poi221 ivi ai mezzi di porla222 per sempre in sicuro.223 Prima di partire da Maggianico, pregò egli il curato di portarsi a Chiuso, e di far sapere a Lucia ch’egli pensava a lei,224 e che stesse di buon animo.

Note

  1. sua.
  2. quand
  3. alla madre di
  4. Segno di richiamo, e a margine, in penna:« punto fermo. La presenza del Cardinale, la solennità e la pompa straordinaria ecc.»
  5. il concorso del popolo lo avevano
  6. Variante ognuno
  7. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «. punto fermo».
  8. al sentirsi
  9. A margine, in penna: «la fatica di viaggiare lontano tre miglia è troppo poca cosa per fame conto».
  10. [ispira |-dà una cert | ispira la | insegna] dà la gentilezza
  11. lasciarl
  12. con ricono
  13. della
  14. scorsa e
  15. in chi gli ha sofferti, o term | tali sono le burrasche di mare (lacuna)
  16. i disagj
  17. le fatiche
  18. A margine, in penna: « - rabbia di Scilla e i sassi dei Ciclopi - fanno un'ironia che mi pare fuor di luogo, perché il resto è affare serio».
  19. un turbamento passato
  20. dell
  21. costanza d’animo
  22. e tristi come
  23. una smisurata
  24. forse [non sospettato] sconosciuto
  25. [nei quali si è fatta una esperienza di quanto profondamente si possa sentire una] che è un aumento di scienza molto tristo: nei quali
  26. patire
  27. che fa offuscare in tutti
  28. nei quali
  29. costanza
  30. [che] dei quali non si può sentire altri
  31. benché nulla in] da chi vi si è trovato benché
  32. ne us
  33. perché tutte le idee che [sono connesse ad essi] vanno unite ad essi sono [son] non solo terribili ma
  34. improvvisa salute
  35. una gioja turbolenta
  36. esce
  37. quando ne
  38. su le prime
  39. libera:
  40. a coprirsi
  41. lo aduggiava
  42. ricompaiono
  43. poco
  44. quando
  45. potente
  46. poter procurare
  47. qu
  48. torm
  49. si
  50. le
  51. che
  52. A margine, in penna:«direi sacrilega sconoscenza»
  53. rigettava
  54. Tutte le
  55. gli
  56. [tutto | tante cose si appiana] ostacoli svanivano
  57. Segno di richiamo, e a margine, in penna:«. punto fermo».
  58. Fer
  59. suo
  60. sua
  61. un legame che la legava | un
  62. che per lei non era più soltanto
  63. [liberare dai vóti | pure 1] liberare l’uomo
  64. divenga
  65. aveva risoluto di non
  66. ma
  67. questa risoluzione
  68. Era in questi p (lacuna)
  69. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «direi cavalcatura»
  70. passo precipitoso di scale
  71. un aprirsi istantaneo della porta
  72. la buona
  73. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «. punto fermo».
  74. e
  75. quell’
  76. quello che
  77. i sentimenti
  78. [questi s] quest
  79. Una sola circostanza fu
  80. circostanza
  81. perché le cagioni e le circostanze del fatto non sono | conosceva | Agnese disse non so un
  82. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «a questo ed altro cenno sui casi di Fermo ci penserai da te ricopiando. Ne scrivo questo cenno soltanto per ricordo.»
  83. fu per lei argomento
  84. Accanto alle righe che seguono un segno, e a margine, in penna: « - cercò di Tomaso e gli disse - L’avvertenza sul bel sesso ha non so come del meschino: cercare di Tomaso va bene ed indica delicatamente ciò che espresso mi pare che non faccia buon effetto: molto più perché è una replica di ciò che dici benissimo sul modo con cui il cardinale dava udienza alle donne». E cancellato: «Lasciare come lunghezza inutile queste righe fino alla linea seguente».
  85. e
  86. Il buon vescovo le accolse come usava con le donne, principalmente quando vi fosse una giovane, cioè (lacuna)
  87. ricevere
  88. se era giovane
  89. Segno di richiamo, e a margine, in penna: « - decrepita - è troppo: direi un’idea più temperata con qualche termine».
  90. aper
  91. donne
  92. severo
  93. carità
  94. Segno di richiamo, e a margine, in penna:« . punto fermo ».
  95. egli [in quella] sotto
  96. serbava
  97. Federigo aveva per altri indizj
  98. oscure
  99. quella donna
  100. quel [mi] tristo mistero
  101. che non
  102. La storia era
  103. ringraziò di nuovo e parlò, come per congedarle
  104. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «. punto fermo».
  105. e le dava
  106. era in dovere
  107. la quale
  108. di essere [più] nuova
  109. manifestare un giu
  110. dissimulò
  111. ella
  112. [la | gliel] accompagnò il dono con termini di
  113. il dono
  114. una pietà orgogliosa.
  115. e si fermò ad un villaggio vicino
  116. Precedono, cancellati Cap. III | Cap. (quello che sarà)
  117. tant
  118. dico, il cui
  119. in collera
  120. celere
  121. cammina su la terra
  122. sera
  123. Abbiamo usurpato
  124. ci siam
  125. sono
  126. a dipingere
  127. particolare
  128. intender
  129. siccome però
  130. anche
  131. ricercare
  132. dei villaggi circonvicini
  133. sarebbero state
  134. necessari
  135. tema
  136. la più grande
  137. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «attaccherei alle parole - Ma quei parocchiani di D. Abbondio ecc. - Le righe intermedie slombano la narrazione, e sono idee morali già dette altrove o equivalenti ad idee già dette altrove ».
  138. celebre
  139. non sono in quei
  140. e la
  141. non è tanto ❘ vivente
  142. cond
  143. vicini e pei paesani di
  144. perché
  145. per essi
  146. buona
  147. [che] di cui non si
  148. cose
  149. che ora
  150. in quello [dei] di
  151. doveva dare
  152. perché
  153. [per] quando
  154. cercarlo
  155. Segno di richiamo, e a margine, in penna: «lascerei come una inezia questo cenno sul Griso. Ha del rettorico, o per dir meglio del Tassesco:
    Argante, Argante stesso ad un grand’urto
    Di Rinaldo abbattuto appena è surto».
  156. Segno, e a margine, in penna: «e del conte del Sagrato»
  157. Segno, e a margine, in penna: «punto fermo».
  158. Segno, e a margine in penna: «punto fermo».
  159. come
  160. Variante La conversione del Conte
  161. nella
  162. sentita della
  163. e tiravano
  164. sentimenti
  165. V’era poi anche di più la confessione
  166. confessata
  167. sua
  168. Segno, e a margine, in penna: «punto fermo». Cancellato E la giustizia era salva
  169. e aveva un
  170. cause
  171. andargli
  172. fortunata
  173. ma quando
  174. una
  175. gli ma
  176. è non solo
  177. si nasconde e
  178. in
  179. di
  180. avrebbero
  181. poiché
  182. lo stesso Dottor Duplica
  183. un istinto gliele faceva indovinare
  184. Tolse con sé tre bravi nella carrozza
  185. al
  186. Segno, e a margine, in penna:' «valente»
  187. fu assegnata la vangu
  188. Uscito nella via
  189. contadini
  190. per [assistere] vedere
  191. Sic.
  192. s’accorse
  193. quali erano i sentimenti
  194. fu obbliga da
  195. produrre una
  196. gli vide
  197. folla e lont
  198. Ma [non | non potè nemmeno questo consiglio della paura] la paura non gli permise di dirlo
  199. una
  200. che conduceva a Milano
  201. prese
  202. [lasciando] usci della folla
  203. respirò allora
  204. accompag
  205. [ridenti | Buon viaggio | sereni | Buon viaggio] sereni
  206. Buon viaggio
  207. Intanto il buon Federigo
  208. Segno, e a margine, in penna: «Qui finisca il capitolo: il resto è proprio inutile».
  209. stato
  210. Parola illeggibile.
  211. Quei poveri terrazzani, e quei di | e i concorsi
  212. e salu
  213. chioccia ombrosa
  214. Sic.
  215. Variante ombrosi
  216. vederla
  217. Sic.
  218. Il Conte
  219. domandavano
  220. agli altri
  221. al mezzo
  222. [al] in sicuro
  223. Prese in tanto | Dopo due, tre, o quattro giorni spesi nella visita di altretta
  224. e che fra poco tempo l’avrebbe fatta domandare (quasi un rigo illeggibile).