Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1/Prenozioni matematiche/VII. Dell'eclittica, delle zone, delle stagioni ec.

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Prenozioni matematiche

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Immanuel Kant - Geografia fisica (1802)
Traduzione dal tedesco di Carl August Eckerlin (1807)
Prenozioni matematiche
Prenozioni matematiche - VI. Del moto della terra, dei poli e dell'equatore Prenozioni matematiche - VIII. Filosofeme degli antichi sulla zona torrida e sulla fredda

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VII.

Dell’eclittica, delle zone, delle stagioni ec.


L’orbita della terra è una figura ovale o, per dir meglio, elittica, che la medesima descrive intorno al sole quasi nella distanza di 19 milioni di miglia. La terra, che corre per la medesima, si avvicina al sole in modo, che essa nella minima distanza, cioè quando regna l’inverno nella nostra parte settentrionale, resta da esso lontana per 19’786020 miglia, mentre poi nella state nostra si allontana da esso per 20’ 460980 miglia , ciò ch’è la massima sua distanza dal sole. Quindi ai 20 e 21 di dicembre il diametro del sole ci sembra maggiore, ed ai 20 e 21 di giugno, minore. L’estensione dell’elisse importa 121' 504240 miglia, la quale percorresi dalla terra in 365 giorni, 5 ore e 48" 016 di tempo, in guisa che cammina in ciascun secondo per tre miglia e due terzi. Una tale orbita, che a noi sembra che il sole percorra sotto la vota volta celeste nello spazio d’un anno, la chiamiamo eclitica. In questo gran giro, il di cui diametro [p. 63 modifica] importa 40 milioni di miglia, possiamo figurarcene uno sempre minore, tirato concentricamente a tal distanza, che circondi la terra stessa; ciò fassi effettivamente disegnando sopra i globi e su i planisferi l’ecliltica (così detta da oscurità, εκλιψις), perchè sopra di essa o nella sua vicinanza accadono tutte l’ecclissi del sole e della luna. Dividiamo il circolo dell’eclittica non solamente in 360°, ma bensì, conforme ai nostri mesi, in 12 parti eguali che chiamiamo segni, i quali portano il nome delle costellazioni che per lo passato (2200 anni già sono) lor erano vicine; e ciascun segno ha 30 gradi che in ognuno si contano sempre da capo. I loro nomi, nell’ordine dall’ovest all’est, sono: L’ariete ♈, il toro ♉, i gemelli ♊, il cancro ♋, il leone ♌, la vergine ♍, la bilancia ♎, lo scorpione ♏, il sagittario ♐, il capricorno ♑, l’aquario ♒, i pesci ♓. Essi s’imprimono alla memoria col seguente verso:

Sunt aries, taurus, gemini, cancer, leo, virgo.
Libraque, scorpius, arcitenens, caper, amphora, pisces.

I segni dello zodiaco sono ben da distinguersi dalle costellazioni stesse. I segni [p. 64 modifica] marcano solamente lo spazio dell’eclittica che le costellazioni occuparono per lo passato; ma le costellazioni sono le stelle stesse che sono portate ed ordinate sotto le summenzionate figure. La costellazione dell’ariete non è più nel segno dell’eclittica chiamato ariete, ma 30°, ovvero un segno intiero verso l’oriente. La longitudine delle stelle cresce tutti gli anni di 50", ed in conseguenza tutt’ i 72 anni di un grado, e tutti i 2160 anni d’un segno intiero . Gli astronomi hanno conservato l’antica divisione e denominazione, per non far nascere un disordine fra l’astronomia antica e la moderna. Sebbene il sole durante la primavera sta nelle costellazioni pesci, ariete e toro, nell’estate ne’ gemelli, cancro e Iione, nell’autunno nella vergine, bilancia e scorpione, e nell’inverno nel sagittario, capricorno ed acquario; ciò non ostante l’ariete, il toro ed i gemelli chiamansi segni di primavera, poichè 2000 anni sono, dal 21 di marzo fino al 21 di giugno, si scopriva appresso a loro: egualmente così chiamiamo ancora il cancro, il leone e la vergine segni d’estate; la bilancia, lo scorpione ed il sagittario, segni di autunno; il [p. 65 modifica] capricorno, l’acquario ed i pesci segni d’inverno. Tirando sopra ciascun lato dell’eclittica due circoli paralleli alla medesima ed in distanza di 8', ne risulterà sopra di essa una fascia o cintura nella quale non solamente cadono tutte le costellazioni suddette (per cui chiamasi zodiaco, 1 dalla parola greca [p. 66 modifica] Ζὼδιον, Ζὼον, animaletto, animale), ma, quello che è più importante, le orbite di tutti i pianeti, conosciuti nello scorso secolo, che girano intorno al sole. Queste veramente non sono situate come dobbiamo rappresentarle nel piano dell’eclittica, come ancora [p. 67 modifica] in alcun altro plano, ma in modo che ciascuna coll’ellisse della terra forma un angolo particolare, come sotto si vede.

Orbita di Mercurio 7° 0' 0"
di Venere 3° 23' 20"
di Marte " 1° 51' 0"
di Giunone, o Harding " 13° 3' 38"
di Pallade, o Olbers " 34° 37' 43"
di Cerere o Piazzi " 10° 37' 45"
di Giove " 1° 19' 10"
di Saturno " 3° 30' 20"
di Urano o Herschell " 0° 46' 16"

L’ellissi de’ pianeti devono tagliarsi in due luoghi coll’ellisse della terra, ciascuna sotto il nominato angolo. I punti ne’ quali si tagliano si chiamano nodi. Siccome l’ellisse della terra divide l’equatore in due punti ; così apparisce Il sole essere nell’equatore due volte nell’anno, cioè quando entra nel segno dell’ariete ed in quello della bilancia; il che avviene ai 21 di marzo ed ai 23 di settembre. Questi due punti ne’ quali si tagliano l’equatore e l’orbita della terra, chiamansi punti equinoziali, o sia punti di [p. 68 modifica] uguaglianza, poichè allora sopra tutta la terra il giorno e la notte sono uguali tra loro; e precisamente quello dell’ariete chiamasi il punto di primavera, e l’altro della bilancia, il punto di autunno. Un circolo tirato per questi punti ed il polo si chiama il coluro degli equinozj (colurus aequinoctiorum). Cominciando dal 21 di marzo, i circoli diurni, che pare descrivere il sole intorno alla terra, sempre più s’allontanano verso il nord dall’equatore, finchè essi, ai 22 di giugno, entrando il sole nel segno del cancro, si avvicinano, il più ch’è possibile, al nostro zenit, arrivando allora alla maggior declinazione dall’equatore, cioè di 23° 28', simile alla inclinazione dell’eclittica. Da tal punto cominciano poi i circoli diurni ad avvicinarsi di nuovo sempre più all’equatore: ai 23 di settembre il sole lo passa, e declina in ugual modo verso il sud, finchè ai 22 di dicembre entrando esso nel segno del capricorno, descrive un circolo distante di 23° 28' dall’equatore. I punti dell’eclittica, ai quali il sole arriva nella maggior distanza dall’equatore, chiamansi punti di solstizio: il primo, il punto d'estate, poichè allora [p. 69 modifica] abbiamo estate; l’altro, il punto d’inverno. Un circolo tirato frammezzo a questi punti ed ai poli chiamasi coluro de’ solstizj.

I circoli che si tirano per questi punti su d’ambedue i lati dell’equatore, e ad esso paralelli, i quali dappertutto ne distano per 23° 28', sono chiamati i tropici; ed il nostro, settentrionale ovvero tropico del cancro; l’altro, meridionale ovvero tropico del capricorno: ambedue sono i circoli diurni del sole in tempo di solstizio. Due circoli paralelli all’equatore tirati nella medesima distanza dai poli, e ne’ quali cadono continuamente i poli dell’eclittica, li nominiamo circoli polari.

Mediante i due tropici ed i circoli polari la superficie della terra è divisa in cinque fasce, nominate zone. In mezzo giace la zona torrida, rinchiusa da ambedue i tropici, e che l’equatore divide per metà; essa è larga 705 miglia geografiche, e la sua superficie importa 3982 dieci millesimi della superficie del globo, cioè più che 3 1/2 milioni di miglia quadrate. In essa si trovano la parte meridionale dell’Asia, le Filippine, le isole Molucche, Sumatra, [p. 70 modifica] Java, Borneo, quasi la metà della Nuova Olanda, le isole della Società, le isole degli Amici, la parte di mezzo dell’America e quasi tutta l’Affrica. Le proprietà di questa zona torrida sono: 1, il gran calore, poichè il sole sta sempre nello zenit di una parte della medesima, vibrando su di essa quasi di continuo i suoi raggi perpendicolarmente: 2, gli equinozi quasi continui, poichè il sole monta sempre la mattina a 6 ore circa, e tramonta alle 6 ore circa di sera, ed ai confini di essa la giornata più lunga appena differisce un’ora dalla più breve: 3, l’estate perpetua, interrotta solamente dalle piogge, e le doppie raccolte in ciascun anno: 4, la visibilità di tutte le stelle senza eccezione, poichè non si può immaginare una stella, la quale non si trovi nel cielo fra ambedue i poli; e siccome questi poli giacciono nell’orizzonte, così tutte le stelle vi devono montare e tramontare: 5, due volte l’anno l’ombra degli abitanti cade addirittura sotto di loro, ed in conseguenza ne sono privi; e durante il testo del tempo l’ombra a mezzogiorno cadrà in un certo tempo dell’anno verso il [p. 71 modifica]nord, e nell’altro tempo verso il sud; essi sono dunque tutti, due volte per anno, oscii allorquando il sole sta nello zenit, ed il resto del tempo amphiscii o di due ombre: 6, i monsoni, i mesi di pioggia, le inondazioni periodiche de’ fiumi2. Accanto ad ambedue i lati della zona torrida succedono le zone temperate, dai tropici fino ai circoli polari. Ciascuna è larga 43°, o 645 miglia geografiche, e contiene 5191 dieci millesimi della superficie della terra, ovvero più di due milioni di miglia quadrate geografiche. Nella zona temperata settentrionale giacciono quasi tutta l’Europa, compresa l’Islanda e la maggior parte meridionale della Groenlandia, la maggior parte dell’Asia, dell’Affrica settentrionale e dell’America settentrionale, comprese le isole [p. 72 modifica] Bermude e il Canada. Nella zona temperata meridionale giacciono solamente poche terre: la punta dell’Affrica, il Chili, il Paraguay, la terra Magellanica, la nuova Zelanda e la metà della nuova Olanda. Le proprietà della zona temperata sono: 1°, che il sole non mai viene nello zenit degli abitanti, ma si allontana tanto più quanto più abitano verso i poli; giacchè esso per tutto l’anno monta e tramonta in angoli obbliqui, ma però più obbliquo a Pietroburgo che a Gibilterra: 2, la disuguaglianza de’ giorni e delle notti cresce a misura della distanza dall’equatore verso i poli; vicino al tropico la giornata più lunga è di 13 ore e mezza, e vicino al circolo polare 24 ore: 3, gli equinozj vi hanno luogo due volte l’anno, cioè, quando gli equinozj regnano sopra tutta la terra: 4, le stagioni sono quattro, però sempre opposte, di modo che la zona meridionale ha l’inverno quando noi abbiamo l’estate, e l’autunno quando da noi si ha la primavera: 5, esse hanno sempre quel polo verso il quale stanno, sopra l’orizzonte; l’altro sempre sotto il medesimo. Quindi non veggono tutte le stelle; quelle vicine al loro Polo non mai tramontano, e quelle vicine [p. 73 modifica] all’altro non mai montano. Quella parte della terra che è rinchiusa al di là de’ circoli polari chiamasi la zona fredda. Queste sono quasi piani circolari intorno al polo, il di cui centro è il punto polare. Ciascuna di queste zone fredde contiene 385000 miglia quadrate, ovvero 413 11/2 dieci millesimi. Nella zona fredda settentrionale giacciono la costa settentrionale della Siberia e della Russia, la Lapponia ed una parte dell’America. Nella zona fredda meridionale non v’ ha terra, ma eterno ghiaccio; le sue regioni sono state visitate per la prima volta da Cook, il quale, non potendo penetrarvi, altro non ha fatto che toccarle. I fenomeni in queste zone sono 1.° Che ciascuna ha il tropico vicino all’orizzonte: tutto al di sopra di esso, e sotto il polo e lo stesso equatore intero resta nell’orizzonte: dunque il sole avvicinandosi al tropico vicino, o essendo in esso, non tramonta mai in questa zona; anzi cominciando da quel giorno, quando il sole ha passato l’equatore, non è più veduto per molto tempo sotto la zona fredda dalla quale si è allontanato: nell’altra poi monta spiralmente in su. Sotto i circoli polari estremi nella giornata più lunga [p. 74 modifica] resta il sole 24 ore sopra l’orizzonte; sotto il polo stesso, un mezzo anno di continuo; e tanto tempo resta egualmente sotto l’orizzonte, in guisa che un giorno di un mezzo anno alterna con una notte di un mezzo anno. Il sole, durante questa giornata lunga, gira sempre intorno alla zona, e dopo 24 ore compite descrive un circolo più alto, finchè arriva all’altezza di 23 1/2 grado. La posizione poco elevata di esso e la direzione obbliqua de’ suoi raggi lo privano quasi intieramente della sua forza di riscaldare, ed il ghiaccio pare annualmente alimentarsi. La notte lunga di un mezzo anno, prima è moderata per mezzo della frazione de’ raggi di luce, e de’ crepuscoli di mattina e di sera. Nella zona torrida, ove il sole in un angolo retto cade profondamente sotto l’orizzonte per montare dopo 12 ore alla parte opposta, i crepuscoli sono brevi. Nella zona moderata durano di più, poichè quivi il sole in direzione olibliqua cade sotto l’orizzonte, e richiede dunque più tempo per iscorrere verticalmente un grado3. Ma [p. 75 modifica] finchè si è abbassato meno di un grado sotto i circoli polari, la sua immagine appena si perderà, e per mezzo della refrazione dei raggi di luce sarà ancora sempre visibile. Così l’olandese Guglielmo Barenz ed i suoi compagni di viaggio videro già, ai 24 di gennajo 1597, sulla nuova Zembla il disco solare, il quale, secondo i calcoli più rigorosi, dovea comparire agli 8 di febbrajo. Questa circostanza diminuisce la notte di un mese: finchè il sole non è disceso 6 gradi intieri sotto l’orizzonte, per la refrazione e per la riflessione de’ raggi di luce vi resta ancora un chiaro sensibile, conosciuto sotto il nome di crepuscoli comuni. I crepuscoli astronomici durano finchè il sole non si è [p. 76 modifica] abbassato per 18° sotto l’orizzonte: per mezzo di questo calcolo la notte sotto i poli si estende soltanto a 11 settimane, e propriamente sotto il polo artico dal 15 di novembre fino al 29 di gennajo; e sotto il polo antartico, dal 12 di marzo fino al 1 di agosto. A ciò si aggiunge ancora, che la luna compie ugualmente la metà del suo giro sopra l’orizzonte, e abbrevia ancora più per questo mezzo la metà della notte polare. Considerando inoltre le continue aurore boreali unite allo splendore accecante della neve, troveremo rimediato all’oscurità più del bisogno, poichè a cagione del freddo, del ghiaccio e dell’infertilità della terra niuno vi abita.

2. Il freddo d’inverno supera tutto ciò che si possa credere ed immaginare, e non senza orrore leggiamo il viaggio di Hemskerk intorno alla scoperta di Spitzberg e della nuova Zembla, come pure le avventure de’ Russi che passarono l’inverno a Spitzberg4. Sui confini di questa zona fredda, in causa del continuo soggiorno del sole sopra l’orizzonte, accrescesi veramente il calore fino a quel [p. 77 modifica] punto che il primo mese d’estate si avvicina al nostro: ma siccome il calore è di niuna durata, non vi cresce nè frumento nè albero qualunque. Da ciò che si è detto della zona polare settentrionale, ch’è meno fredda, possiamo argomentare quanto sia rigida la meridionale, ove il ghiaccio appena permette di visitare i confini; giacchè in tal regione avvenendo l’inverno mentre il sole è nell’afelio, epoca in cui la terra cammina più lenta, poichè ritarda otto giorni più che nel perielio, nel qual tempo noi abbiamo l’inverno; ne accade che il freddo è maggiore nella parte meridionale che nella settentrionale. Sotto il 50° di latitudine meridionale si sente un freddo, come appena sotto le medesime circostanze e in simili stagioni si sentirebbe sotto il 66° di latitudine settentrionale. Sotto quel grado, eccettuati i semi-gelati Patagoni, non vi è terra da trovarsi, nè isole le quali sotto il 40°, ove giacciono le nostre regioni più piacevoli, non comincino già ad essere scarse e rare. La deposizione di quelli Olandesi che si vantarono essere arrivati fin sotto il polo, e che sostennero avervi trovato una stagione sì calda come nell’estate ad Amsterdam, appena [p. 78 modifica] merita essere accennata, malgrado che l’inglese Goulden ne fece di ciò una relazione esatta al re Carlo II, riportandosi a quattro giornali tenuti da due vascelli5. Potremmo [p. 79 modifica] ancora accennare una proprietà di paesi polari riguardo all’ombra che ivi gettano i corpi, cioè ch’essa va sempre intorno agli abitanti, i quali per questa ragione si chiamano periscii, o circondati dall’ombra; ciò accadendo, perchè il sole gira intorno al polo, dopo che v’è comparso una volta, e girano anche continuamente intorno ad esso polo tutte le stelle, e queste senza che giammai si levino o tramontino. L’abitante del polo altre stelle non vede che quelle delle sua regione; il polo artico non conosce punto le stelle del polo antartico, e questo ignora le stelle del primo. Siccome al polo l’equatore confondesi coll’orizzonte, e tutte le stelle aggiransi in paralelli all’equatore, così, descriveranno circoli paralelli all’orizzonte dell’abitatore del polo; e quindi si dice, che gli abitanti del polo hanno una sfera paralella, come la zona torrida ho una sfera retta, poichè i poli cadono nel suo orizzonte, ed il sole, la luna e tutte le stelle si levano e tramontano ad angolo retto sopra il medesimo. Nelle zone temperate l’orizzonte taglia I’equatore sotto angoli assai obliqui, e quindi si dice, che le zone temperate hanno una sfera obliqua.

  1. Macrobius. Saturn. l. 17. spiega i segni del cancro e del capricorno anni bene e naturalmente, come quadri di ciò che avviene durante le varie posizioni che il sole sembra avere nel suo cammino, e l’abbate Pluche nella sua histoire du ciel. tom. 1 §. 3 . secondo il di lui parere, spiega gli altri segni come rappresentazione dl quello che succede in terra nelle varie posizioni del sole. Alle tre prime costellazioni, nelle quali allora il sole parve di stare durante la primavera, si diedero i nomi di ariete, di toro, e delle due capre; poichè nascono dapprima gli agnelli, poi i vitelli ed infine le capre, e queste più sovente a coppie che sole. Nello zodiaco degli antichi veramente si trovano due capretti in luogo dei gemelli. Secondo Erodoto, nè gli Egiziani nè gli Orientali Conobbero Castore e Polluce. l Greci hanno posti questi due fratelli in luogo dei gemelli. L’estate ebbe il cancro, il quale si crede che cammini all’indietro, poichè allora il sole, essendo arrivato al punto più alto, arretra; il leone, il di cui sangue è fervente, dipinge il calore che fa maturare i frutti; e la vergine, come mietitrice, raccoglie le messi. L’autunno degli equinozi ricevette il segno della bilancia; dalle frequenti malattie e casi di morte, il segno dello scorpione; e della caccia, che comincia al suo fine, il segno del sagittario. L’inverno fu rappresentato sotto il capricorno il quale, andando in traccia di germogli di giovani arboscelli, monta sopra le rocche più alte, poichè il sole comincia nuovamente ad innalzarsi dal suo punto più basso fino al più alto; l’acquario fa rammentare le pioggia d’inverno ed i pesci legati, la pesca. Nella storia dell’accademia reale delle scienze di Parigi, tomo 3, si conserva un pio pensiero di un Francese anonimo del 1725, secondo il quale ne’ 12 figli di Giacobbe e nella sua figlia Dina crede di trovar le cagioni delle denominazione dello zodiaco: Ruben è l’acquario, Simeone e Levi i gemelli, Giuda il leone, Sebulone i pesci, Isaschar il toro, Dan lo scorpione, Gad il capricorno, Assar la bilancia, Nephtali l’ariete, Giuseppe il sagittario, Beniamino il cancro, e Dina la vergine. E siccome quello ch’egli ne dice corrisponde oltre di ciò alla predizione di Giacobbe moribondo, alcuno potrebbe pensare, che le dodici tribù d’lsraele, le quali seggono sulle dodici sedie quali giudici de’ popoli, siano fedeli immagini dello zodiaco, e che lo predizione è uno schiarimento di questi geroglifici ed immagini.
  2. Notabile è le legge della natura osservata da Buffon, che nessuna specie delle zona torrida è originariamente propria nell’istesso tempo alla terra ferma di ambedue i continenti. Il pelo de’ mammiferi rosecchianti ne’ paesi caldi riceve alle volte facilmente la forma di pungolo. Martini trovò in Cayenne, D’azara nel Paraguay e Geoffroy nell’Egitto, ratti con pungoli. Ved. gli annali del museo nazionale della storia naturale.
  3. Anche la conosciuta retrazione de’ raggi di luce, che dall’etere vengono nell’atmosfera più densa, per mezzo la quale l’immagine del sole ci comparisce prima dei sole stesso, è tanto maggiore, quanto più obbliquo è l’angolo sotto il quale cadono i raggi del sole. Ne’ nostri contorni vediamo già il sole quando è ancora un mezzo grado, cioè 32 minuti sotto l’orizzonte; e perchè il sole faccia questo cammino, si richiedono per noi 2 minuti di tempo. Noi lo vediamo in conseguenza 4 minuti di più sopra l’orizzonte, di quello che esiste in realtà, cioè 2 minuti nel levarsi e 2 nel tramontare. Propriamente sotto il polo scorre un mese prima che il sole cali un mezzo grado, e sui confini de’ circoli polari ancora più di otto giorni.
  4. Ved. fra gli altri Adelung Geschichte der Schiffahrten und Verisuche zur Entdeckung des nordoestlichen Weges nach Japan.
  5. Goulden racconta al re, che dopo essere egli stato per lo passato più di trenta volte in Groenland, abbia finalmente veleggiato in compagnia di due vascelli olandesi verso la costa dell’isola Edges; che questi due vascelli, non avendo incontrato alcuna balena siano andati più verso il nord, e ritornando dopo 14 giorni, gli Olandesi gli avessero raccontato di essere stati fino all’89° di latitudine, cioè fino al polo meno un grado, e che invece del ghiaccio vi avessero trovato un mare libero, aperto ed assai profondo, quasi come il seno di Biscaja; che queste deposizioni siano state confermate da quattro giornali di ambidue i vascelli, i quali nella loro testimonianza si eccordarono. Nel Recueil des voyages du Nord ( à Rouen 1716) si trova esposta la medesima cosa unita ad altre deposizioni di egual valore: cioè, che due navigatori olandesi, coll’intenzione di cercare un passaggio settentrionale, avessero intrapreso un viaggio di 300 miglia nella parte orientale di Nuova Zembla; ma che al ritorno fossero stati trattenuti dalla Compagnia delle Indie (per la quale però non fecero questo viaggio) onde intraprendere ulteriori scoperte di simile natura. Egualmente un capitano inglese, Monson, il quale invece di cercare un passaggio alla China lungo la costa settentrionale d’Europa, dicesi essersi diretto assolutamente sul polo, ed essere giunto fino al secondo grado, sostiene di aver trovato il mare aperto senza alcuna traccia di ghiaccio ec. Tutte queste cose sono contro qualunque verosimiglianza.