La cronologia delle monete di Nerone
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LA CRONOLOGIA
DELLE MONETE DI NERONE
stabilita sopra nuove ricerche iconografiche1
I.
Il tipo di Nerone sulle monete romane.
Quantunque la serie monetale di Nerone non abbia una grande varietà di tipi, come la serie dei Flavii e degli Antonini, è tuttavia di quelle, la cui cronologia più volte tentata, almeno in parte2, non è ancor sicura. Ciò deriva principalmente dalla mancanza quasi assoluta dei dati cronologici, consistenti nelle salutazioni imperiali e nei numeri della tribunicia potestas, ed anche dal succedersi di varii tentativi fatti per creare un ordinamento stabile nella serie dei così detti bronzi, i quali dall’anno 15 a. C. non avevano avuto ciascuno una nota caratteristica.
La zecca dell’impero funzionava da circa settant’anni e non ancora erasi trovato un segno costante e sicuro che pel variar di tipo rendesse riconoscibile e distinto il dupondio dall’asse, nè di quest’ultimo erano state coniate tutte le frazioni. Bontà di metallo, esattezza nei pesi, abbondanza di emissioni, ma incertezza e confusione ad un tempo.
I primi anni dell’impero di Nerone partecipano di questi difetti; poi subito si manifesta lo sforzo dello Stato per evitare una buona volta il crescente disordine: e qui riforme sopra riforme, per quattro o cinque volte di seguito. Se Augusto iniziò la monetazione dell’Impero, con Nerone fu in guisa riordinata, che nessun imperatore dopo di lui sentì il bisogno d’introdurre modificazioni di sorta fino al terzo secolo d. Cr.
Importa dunque grandemente allo studioso conoscere appieno questa serie monetale e seguirne tutte le più lievi modificazioni che gradatamente condussero ad un ordine stabile. Poche monete d’oro e d’argento, pochissime di bronzo forniscono dati cronologici sicuri; le une e le altre costituiranno i capisaldi della classificazione cronologica che noi ci proponiamo di fare.
1 — 807 = 54 d. C.
Coh.3 n. 192. AV.
2 — 809 = 56 d. C.
Coh. n. 204-5. AV. AR.
3 — 809 = 56 d. C.
Coh. n. 206-7. AV. AR.
Coh. n. 208. (Tav. I n. 1). AV. AR.
5 — 811 = 58 d. C.
Coh. n. 210—11. (Tav. I n. 2). AV. AR.
6 — 812 = 59 d. C.
Coh. n. 212. AR.
7 — 813 = 60 d. C.
Coh. n. 213—14. (Tav. I n. 3). AV. AR.
8 — 813 = 60 d. C.
Coh. n. 215—16. A. AR.
9 — 813 = 60 d. C.
Coh. n. 217—18. AV. AR.
10 — 813 = 60 d. C.
Coh. n. 219—20. (Tav. I n. 4, 6). AV. AR.
11 — 813 = 60 d. C.
D/ — Sim. al n. 2. — R/ — PONTIF · MAX · TR · P · vii · COS · iiii · P · P · Roma stante a d., calcando varie armi e tenendo sulla gamba uno scudo rotondo, su cui scrive; ai lati EX S C.
Coh. n. 221—222. (Tav. I n. 5). AV. AR.
Coh. n. 223—24. AV. AR.
13 — 814 = 61 d. C.
Coh. n. 225—26. AV. AR.
14 — 814 = 61 d. C.
Coh. n. 227. AV.
15 ~ 815 = 62 d. C.
Coh. n. 228. AV.
16 — 815 = 62 d. C.
Coh. n. 229. AV.
17 — 815 = 62 d. C.
Coh. n. 230—31. AV. AR.
18 — 816 = 63 d. C.
Coh. n. 232—33. (Tav. I n. 7). AV. AR.
19 — 816 = 63 d. C.
Coh. n. 234—35. AV. AR.
20 — 817 = 64 d. C.
- Sesterzio. Fiorelli, Cat. n. 4353.
21 — 818 = 65 d. C.
- Sesterzio. Fiorelli, Cat. n. 4354. (Tav. II n. 17).
22 - 818 = 65 d. C.
- Sesterzio. Fiorelli, Cat. n. 4355.
23 — 819 = 66 d. C.
- Sesterzio. Coh. Nero n. 139.
24 — 819 = 66 d. C.
- Sesterzio. Coh. Nero, n. 140. Parigi (Tav. III n. 7).
25 — 819 = 66 d. C.
- Dupondio. Coh. Nero, n. 169.
26 - 819 = 66 d. C.
- Dupondio. Coh. Nero, n. 283.
- Sesterzio. Coh. Nero, n. 284. Parigi, [var. Fiorelli, Cat. n. 4356-57 (Tav. III n. 2)].
28 — 819 = 66 d. C.
- Dupondio. Coh. Nero, n. 286. Parigi. (Tav. III n. 5).
29 — 819 = 66 d. C.
- Sesterzio. Coh. Nero, n. 287.
30 — 819 = 66 d. C.
- Sesterzio. Fiorelli, Cat. n. 4358. (Tav. III n. 4).
31 — 820 = 67 d. C.
- Sesterzio. Coh. Nero, n. 260.
Le monete descritte abbracciano tutto il tempo dell’impero di Nerone, dal 54 ai primi mesi del 68, e ci dovrebbero fornire per conseguenza tutte le trasformazioni alle quali andò soggetto il suo volto, dall’anno del suo elevamento al trono, quasi fino alla morte, ossia dall’età di sedici anni a quella di trenta. Se confrontiamo le prime monete d’oro e d’argento con le ultime di bronzo, non possiamo non ammettere un passaggio notevole da un volto puerile a quello di uomo adulto, da un volto imberbe ad un volto virile. Ma è pur vero che le monete con la data dal 54 al 63 sono esclusivamente di oro e d’argento e non ci forniscono neanche una sicura base di classificazione, se vogliamo partire dai lineamenti del volto dell’imperatore, perchè hanno poca varietà; ed invece sul bronzo, dove il ritratto è più fedele, i dati cronologici cominciano dall’anno 64, un po’ tardi veramente per la ricerca alla quale attendiamo. Se le due zecche avessero seguito sempre parallelamente lo sviluppo del tipo di Nerone, la serie dell’una potrebbe rischiarare la via colà dove l’altra ci vien meno, per modo che la serie d’oro e d’argento dal 54 al 63 potrebbe aiutarci a classificare i bronzi di questi anni, sui quali non compare mai la data; ma questa corrispondenza non vi è, il tipo di Nerone dell’una serie non trova un perfetto riscontro in quello dell’altra. Tuttavia la parte iconografica, come mezzo di cronologia, non è da trascurarsi in una monetazione così ricca di esemplari; e se da un lato diventa difficile la ricerca, gioverà dall’altro a stabilire il metodo che potrebbe essere adottato per le serie di altri imperatori, qualora la sola iconografia ci restasse per tentare una classificazione, come nel caso presente.
Alle monete di Nerone ha rivolta la sua attività un forte numismatico vivente, il D.r Friedrich Kenner4, il quale ha preso come principale scorta nel difficile compito di classificazione la leggenda del diritto, senza trascurare però gli altri accessorii, come il globetto, i segni del valore, la testa radiata o laureata, che hanno anche la loro importanza. Lo scritto del Kenner, assai pregevole per sottigliezza di vedute, stabilisce le norme principali di una classificazione delle monete di Nerone. La parte iconografica è trattata in uno speciale capitolo, con uno sguardo largo e comprensivo, senza scendere ai particolari. Egli forma tre gruppi delle monete di bronzo, derivanti dalle tre maniere ond’è ritratta l’immagine di Nerone.
Una forma di ritratto, non molto scarsa, è facilmente riconoscibile dal capo esteso in larghezza e per lo più imberbe, coi lineamenti del viso fortemente impressi, che non appartengono in nessun modo all’età giovanile, bensì alla prima virilità, dopo scomparsa la lanuggine. Il rilievo è piatto, quindi anche un po’ meno ricco di effetto; il profilo tuttavia assai vivace. La testa così incisa va di regola accompagnata con la piccola sfera posta all’estremità inferiore del collo. Questo tipo è rappresentato nelle nostre tavole dalle monete n. 16, 17, 18, 19 della tav. 1 e dalle monete n. i, 2, 3, 4 della tav. II.
Un’altra specie di ritratto osservasi su di una serie assai più numerosa. Il capo è foggiato sopra una scala più piccola, è più alto il rilievo, il quale conferisce una finezza maravigliosa alle forme del volto. Il profilo è oltre ogni dire finissimo, l’acconciatura dei capelli manierata e artefatta, non più così naturale come nei primi ritratti. Con un’intenzione palese è stato dato a questo capo un carattere giovanile, potrebbe dirsi apollineo, che qua e là certamente degenera nel manierato, nel molle; l’esecuzione è più accurata che negli antichi ritratti, la sfera ha ceduto il posto all’egida sul petto. I sesterzii n. 6, 7, 8 della tav. II ci offrono questo ritratto.
Il terzo tipo, degli ultimi anni, ha le forme fiere, pronunziate, gli occhi incavati con espressione truce, le labbra sporgenti, il mento anch’esso sporgente, la barba tenuta con cura; i capelli minutamente delineati che scendono sulla nuca, compiono la selvaggia figura. L’artista ha tentato di circondarla d’un’aureola di giovinezza, ma invece ci ha offerto un’immagine ricca di particolari che c’interessano. Vedi nella tav. Ili principalmente i n. 2, 12, 13, 15.
Abbiamo creduto necessario compendiare questa parte del lavoro del Kenner, perchè dovremo più volte riferirci ad essa, essendo la nostra classificazione fondata sullo studio della iconografia di Nerone.
Il Kenner non poteva più felicemente aggruppare i tipi rispetto all’arte e rispetto alle apparenze dell’età; la sua osservazione, colà dove dice che la figura di Nerone sulle monete del secondo gruppo è alquanto abbellita fino ad avere studiatamente un non so che di apollineo, giunge opportuna a dileguare il dubbio che l’esame dei monumenti potrebbe ingenerare sull’anteriorità dei ritratti col globetto.
Un particolare sfuggito agli occhi di tutt’i numismatici o, se osservato, non preso in quella considerazione che merita, è l’acconciatura dei capelli sulla fronte. Il Bernoulli5, pago delle conclusioni del Kenner, non curò neanche lui di esaminare le monete con quella scrupolosa osservazione che tanto lo distingue nello studio dei monumenti.
La singolarità della chioma di Nerone fu notata dal suo biografo Suetonio, il quale, parlando delle sue abitudini e del governo del corpo, ricorda che circa cultum habitumque adeo pudendus, ut comam semper in gradus formatam, peregrinatione achaica etiam pone verticem summiserit6. Niente di più possibile per un uomo come Nerone, fanatico di apparire avvenente, anche sapendo di diventare goffo e ridicolo.
Negli ultimi anni della repubblica e nei primi dell’impero si usò di portare i capelli nè lunghi nè corti, senza divisione e senz’alcun abbigliamento, semplici e col loro naturale ripiego in avanti, leggermente abbandonati sulla fronte. Così è ritratto Augusto in tutt’i busti e le statue che si conoscono, così Tiberio e gli altri della famiglia Giulia, come pure i loro contemporanei dei quali l’antichità ci ha tramandato i ritratti, così i Flavii sino agli Antonini, fatta eccezione di Nerone. Il giovane imperatore, corrotto e scioperato, aveva tutt’i difetti dei suoi coetanei compagni nelle capestrerie, dei quali parlano Ovidio e Quintiliano7. Varii busti di lui hanno i capelli ravviati con molta ricercatezza. L’arte monetale come fu fedele nel ritrarre le figure degli altri imperatori, andando di pari passo con l’arte plastica, così fu anche con Nerone. Se osserviamo infatti le teste e i busti che di lui si conservano, scorgeremo i capelli disegnati or in un modo or in un altro. E caratteristico quel sovrapporsi di riccioli dove più dove meno rilevati, da cui deriva quella chioma in gradus formatam, come la chiama Suetonio. Ma per quanto prezioso sia questo passo dell’antico biografo e richiami il nostro studio su questa parte della iconografia di Nerone, pure il riscontro nei monumenti ci fornisce qualche particolare che Suetonio in fin dei conti non poteva rilevare; egli fa il ritratto di Nerone come può farlo un biografo, e certe osservazioni che interessano oggi lo studioso d’iconografia non potevano e non possono interessare uno storico. L’esame di due sesterzii di Nerone varrà a chiarire quanto dico.
Nell’esemplare n. 8 della tav. I abbiamo innanzi una bella testa di Nerone tra il giovanetto e l’adulto, con i capelli abbastanza lunghi, ripiegati in forma di riccioli sulla nuca (proprietà comune a tutt’i Claudii) aggiustati con una certa grazia sull’occipite e cadenti sulla fronte nella maniera naturale. La testa sugli esemplari n. 8 e i8 della tav. II è in tutto simile alla prima, se non che i capelli pettinati dal cocuzzolo alla fronte, in guisa da formare una gradazione ondulatoria, sulla fronte sono rivolti in su e dapprima rientranti, escono con l’estremità in fuori, circondandola a guisa di corona.
La prima idea che ricorre alla mente è che questi due ritratti non sieno del medesimo anno e rappresentino due fasi, per così dire, della chioma di Nerone. Le monete di bronzo con i numeri di carica, tutte degli ultimi anni (v. tav. II n. 17 e tav. III n. 2, 4, 5), potrebbero avvalorare la ipotesi, perchè hanno costantemente i capelli in su; ma un raro sesterzio di Parigi, unico a quanto pare, con la XIII potestas tribunicia, hai capelli lavorati alla prima foggia (v. tav. III n. 7). Dunque le due serie sono contemporanee, e una delle due sarà falsa e non rispondente al vero, perchè non possiamo ammettere, che Nerone si ravviasse i capelli ora in un modo ora nell’altro. Però la plastica, con la quale abbiamo detto essere d’accordo l’arte monetale, ci avverte, come dicevamo poc’anzi, che le due specie di capigliatura esistettero: basti ricordare la famosa testa di bronzo della Biblioteca Vaticananota o quella della collezione
8 di Monaco9. In tal caso possiamo piuttosto proporci di studiare se le due serie siano incominciate verso lo stesso tempo o se fra il principio dell’una e quello dell’altra intercedette qualche tempo. Qui possiamo ragionare per induzione. Una prova circa l’anteriorità della prima pettinatura l’abbiamo nelle monete di oro e d’argento con gli anni della tribunicia potestas. Su queste monete il capo dell’imperatore è tratteggiato sempre con i capelli in giù fino al 60 (v. tav. I n. I, 2, 3); da questo anno fino al 63 i capelli sono disposti intorno alla fronte con un apparente artifizio (v. tav. I n. 4, 5, 6, 7), finche non si perviene alla serie coi capelli in su. Perciò supponiamo che i bronzi con i capelli in giù sieno stati i primi e che in seguito sia comparso l’altro tipo, cominciato il quale, non fu sospesa la prima coniazione, ma continuata con l’altra.
Una sola cosa in questa monetazione non ci sappiamo spiegare, per soluzioni che abbiamo tentate, come mai la serie con i capelli cadenti sulla fronte abbia sempre il capo dell’imperatore volto a sinistra, ed invece la serie coi capelli volti in su lo abbia sempre a destra. Singolarità tanto pili rilevante, in quanto, tranne questo particolare, entrambe le serie hanno molti lati comuni. La fisonomia dell’imperatore però non ha mai la stessa espressione in entrambe le serie. Evidentemente le mani che lavorarono i punzoni di una serie son diverse da quelle che lavoraron gli altri.
Questo dualismo si può spiegare solo ammettendo che nella zecca di Roma vi siano state due scuole di artisti, seguenti ciascuna un unico tipo di Nerone costantemente e fedelmente.
Nell’arte monetale, a preferenza di ogn’altra arte, certi tipi hanno esercitato una grande influenza sulle concezioni degli artisti successivi; tanto più nella zecca di Roma, che dobbiamo immaginare così numerosa d’artisti e quindi così produttiva di monete destinate a circolare per tutt’il mondo. In una serie di monete imperiali del medesimo imperatore, dello stesso anno, è difficile trovarne due uscite dallo stesso conio, o, se il diritto è uguale, non sarà così il rovescio. Delle zecche di Roma, del loro organamento interno, della distribuzione dei carichi noi sappiamo assai poco, ma si deve ben credere che quella grande fabbrica di oricalco e di rame abbia avuto un numero considerevole d’artisti, non tutti certo dello stesso valore, ma chi più chi meno bravo, e che quelli i quali per età e per studii erano giudicati migliori, regolassero gli artisti secondarii, creando i tipi che poi fedelmente erano riprodotti da questi con più o meno di competenza. Così è che alcune monete non possono competere con altre del medesimo anno per esattezza d’esecuzione e non rivelano una stessa mano d’artista.
Nella serie monetale di Nerone distinguiamo dunque tre tipi fondamentali: quello col globetto, quello con l’egida sul petto e i capelli in su ed un terzo tipo, spesso senz’egida né globetto, coi capelli rivolti in giù e la testa a sinistra. La classificazione generale potrebbe farsi coi seguenti criterii:
Lasciando stare le monete d’oro e d’argento dei primi tre anni di regno le quali ci danno una testa di giovanetto, il tipo giovanile di Nerone dai 20 ai 23 anni d’età ce lo forniscono le monete dello stesso metallo, degli anni 57, 58, 59, 60 (tav. I n. 1, 2, 3): collo stretto, volto imberbe ed ovale, guancia tondeggiante, chioma trascurata o almeno semplice e naturale come quella d’Augusto, di Tiberio, di Caligola, di Claudio, che scende sulla fronte. Nel 60 già appare una leggiera modificazione alla chioma; oltre ad avere quei caratteristici riccioli in gradus, i capelli della fronte non scendono più nella maniera naturale, ma sono disposti a ciocche rivolte in su ed espresse dall’artista con una evidente difficoltà (tav. I n. 4, 5)10. Nel 60 appare dunque per la prima volta modificata la chioma di Nerone in una serie non interrotta di monete; il che è della più alta importanza, specie quando si osserva che in questo e nei successivi anni quella particolarità della chioma si cerca di riprodurla più fedelmente. Sopra un aureo dell’anno 60, benchè un po’ consumato, si distinguono i capelli rivolti in su (tav. I, n. 6); ma un ritratto fedele, con quelle gradazioni di riccioli, dividenti la chioma in tre parti, l’abbiamo in un aureo del Museo di Napoli dell’anno 63 (tav. I n. 7). I capelli lunghi ed in su formano un rialzo che cinge la fronte d’ogn’intorno e danno al volto un’apparenza muliebre.
Venendo ai bronzi, una serie monetale si distingue dalle altre per diverse particolarità di stile e per un accessorio notevole qual è un globetto collocato alla estremità del collo. Il n. 16 della tavola I è il prototipo di questi tipi. Carattere essenziale di questa serie, oltre il globetto che basterebbe da solo a distinguerla, è il poco rilievo. Quel che perde in altezza lo guadagna in ampiezza; il collo è largo, il contorno ben delineato, il volto sempre imberbe, i capelli eseguiti accuratamente, lo sguardo accigliato. Non manca qualche immagine assai giovanile, dal collo stretto, come quello del n. 18 tav. I.
In questa serie appare per la prima volta il nuovo abbigliamento dei capelli di Nerone (tav. II n. 1, 2, 3, 4). I riccioli della testa sono assai pronunziati, così pure quelli della nuca e della fronte. Con l’apparire di questo tipo dai capelli in su non bisogna credere che quello col globetto e i capelli in giù sia stato abbandonato; per ritenere che sia durato ancora, abbiamo forti ragioni tratte dai tipi del rovescio ai quali si accompagna, come vedremo nel Prospetto cronologico. Queste monete col globetto sono poco numerose e dimostrano che la coniazione loro fu scarsa e che durò pochi anni.
Ma la serie più artistica e la più numerosa si manifesta con esemplari di una fattura squisita nei n.i 6, 7, 8, 9, 10, 11, 13, 18 della tav. II. Il n. 10 rappresenta quanto di più perfetto è stata capace di dare l’arte romana. L’incisore non poteva esser più felice nello studio dei particolari. Esso è il prodotto della creazione di un nuovo tipo che sarà copiato più o meno fedelmente tanto nei conii dell’oro e dell’argento quanto in quelli del bronzo. A ragione il Kenner vi vede un non so che di eroico, un non so che di apollineo che traspare dall’insieme di esso. Invano adunque noi cercheremmo di classificare cronologicamente le monete di Nerone, se non tenessimo conto di questo abbellimento, di questa modificazione che altera un poco le forme del suo volto e ci potrebbe far collocare queste monete nei primi anni del suo regno. Sui più antichi esemplari di questa nuova serie, che giunge fino al termine dell’impero di Nerone, la barba è appena accennata o talvolta non è accennata punto, ma in seguito è segnata con forti rilievi, come nei n.i 8 e 18. Come nella serie precedente il globetto, così in questa è caratteristica l’egida sul petto.
La nuova disposizione dei capelli, già apparsa nella serie col globetto, ora diventa tipica. La testa è sempre rivolta a destra; lo sguardo fiero e gli occhi incavati, in questo tipo scomparvero per cedere il posto ad una serenità eroica. Una sobrietà di forme doveva appianare i difetti e le sproporzioni naturali del volto del tiranno. Questo tipo lo chiameremo col Kenner tipo della Riforma, perchè si rannoda ad una serie di modificazioni intese ad un riordinamento generale della monetazione imperiale. È l’unico che troviamo nei sesterzii e dupondii con gli anni della tribunicia potestas e perciò non può dubitarsi che sia l’ultimo apparso. Soltanto sugli esemplari ultimi l’egida è quasi sempre scomparsa, il collo è assai largo, lo sguardo truce è caratteristico (tav. II n. 18 e tav. III n. 1-8).
Il famoso sesterzio che ha la XII trib. pot. di Nerone e il busto col paludamento, se ha la stessa fattura dei sopradescritti esemplari, ha però le fattezze del volto di gran lunga più giovanili che non appaiano sugli altri contemporanei (tav. II n. 17). Questo tipo è singolare per molte ragioni; prima perchè è l’unico, in tutta la serie, che abbia il busto così riccamente ornato, poi perchè non è un ritratto di Nerone rispondente a quelli delle altre monete contemporanee. Noi sospettiamo che l’artista abbia voluto riprodurre qualche statua di Nerone assai nota in Roma per la sua bellezza artistica.
Per grande che sia stato lo sviluppo e l’influenza di questo nuovo tipo della moneta neroniana, è certo però che esso non fu il solo ad essere continuato.
Il tipo primitivo dai capelli cadenti sulla fronte, sempre rivolto a sinistra, che abbiamo visto nella serie col globetto, lo troviamo durante il periodo della riforma. Esso è rappresentato dalla testa del sesterzio n. 8 tav. I.
Conserva molto della fattura dei primi aurei: la guancia è tonda, gli occhi non incavati e senz’alcun aspetto truce, i capelli con riccioli cadenti sulla fronte ed artisticamente disposti sulla nuca, sotto il nodo del lemnisco, spiegati a guisa di ventaglio. Di questa fattura non possiamo citare nessun altro sesterzio, ma possiamo bene citare un dupondio riportato nella tav. I n. 9 e alcuni sesterzii, la cui dipendenza da questo è indiscutibile. Tali sono i sesterzii n. 10, 11, 13 della tav. 1, ai quali va unito il dupondio n. 12 della stessa tavola.
Un asse coi capelli che ricordano assai da vicino quelli dell’aureo n. 7 della tav. I appartiene alla collezione Santangelo, ed è certamente dello stesso tempo (tav. I n. 14). L’artista di fronte alla difficoltà di esprimere il rialzo dei capelli, ingegnosamente dispone le linee in modo da indicare che non sono i soliti capelli scendenti sulla fronte.
I numerosi ritrovamenti di monete fatti a Pompei ci offrono un considerevole numero di esemplari col tipo della testa a sinistra dai capelli in giù, ma coi lineamenti di Nerone degli ultimi anni. Se si considera che il tipo col globetto è così raro nei trovamenti di Pompei, da essere pressoché sconosciuto e che il tipo della riforma abbonda notevolmente, potremo fin da ora tenere per indubitato che queste monete col capo a sin. abbiano avuto al loro apparire una scarsa coniazione, la quale divenne abbondante negli ultimi anni. Un esame superficiale di queste monete rinvenute a Pompei dissipa ogni dubbio. Le forme del capo sono assai sviluppate, il collo taurino arriva a tale esagerazione, che quasi non si può dire dove incominci, l’estremità del mento è sporgente, fino a trovarsi sulla linea del naso, lo sguardo feroce e gli occhi infossati (tav. III n. 11-15).
Da una statistica delle monete di Nerone appartenenti alle pubbliche collezioni di Napoli, di Santangelo e a quella privata di Francesco Gnecchi, nonché ai depositi del Museo Nazionale formati di monete di provenienza pompejana, risulta che queste monete sono assai scarse rispetto a quelle della Riforma, perchè abbiamo avuto i seguenti risultati:
Depositi del Museo Nazionale
Sesterzii del 1° tipo, cioè col globetto . . . . n. 5
„ del 2° „ cioè con la testa rivolta a s. „ 36
„ del 3° „ cioè della Riforma . . . „ 128
Dupondii del 1° tipo n. —
del 2° « „ „ 8
del 3° „ „ 49
Assi del 1° tipo n. 3
« del 2° „ „ 16
del 3° „ ,,162
Totale: monete del 1° tipo 8; del 2° tipo 60; del 3° tipo 339.
Medagliere inventariato dal Fiorelli
Sesterzii del 1° tipo n. 5
del 2° „ „ 26
del 3° „ „ 80
Dupondii del 1° tipo n. 14
del 2° „ „ 14
del 3° „ „ 42
Assi del 1° tipo n. 16
„ del 2° „ „ 16
del 3° „ „ 33
Totale: monete del 1° tipo 35; del 2° tipo 56; del 3° tipo 155.
Medagliere Santangelo
Sesterzii del 1° tipo n. 13
„ del 2° » » 13
del 3° n « 49
Dupondii del 1° tipo n. 10
del 2° n n 5
del 3° " » 47
Assi del 1° tipo n. 8
del 2" „ „ 18
del 3° „ „ 123
Totale: monete del 1° tipo 31; del 2° tipo 36; del 3° tipo 219.
Medagliere Gnecchi
Sesterzii del 1° tipo n. 10
del 2° „ „ 14
„ del 3° „ „ 28
Dupondii del 1° tipo n. —
„ del 2° „ „ 5
del 3° „ „ 11
Assi del 1° tipo n. 13
del 2° „ „ 8
del 3° „ „ 18
Totale: monete del 1° tipo 23; del 2° tipo 27; del 3° tipo 57.
La somma complessiva delle monete di Nerone da noi studiate supera, come si vede, il numero di 1000, del quale le monete del 2° tipo rappresentano assai meno della 5 parte, laddove le monete di 3° tipo rappresentano le tre quarte parti; il resto è costituito dalle monete col globetto. Non dobbiamo noi dunque conchiudere che il 2° tipo fu assai poco coniato? Pili scarso ancora è il tipo col globetto; eppure durò dal 56 al 63, ben sette od otto anni. La ragione di tanta scarsezza crediamo dipenda dalle condizioni economiche dell’Impero.
La floridezza dello Stato con Augusto, Tiberio ed anche con Claudio aveva accresciuto il commercio, e una copia stragrande di moneta circolava nell’Italia e specialmente in Roma; tanto che coli’ avvenimento di Nerone al trono non si sentì il bisogno di emettere altra moneta; quella che circolava era più che sufficiente. Perciò nei primi anni la zecca di Roma fu inerte e quando dopo un certo numero di anni, forse nel 56, si cominciò a coniare moneta di bronzo, non fu mestieri emetterne molta. Per questa ragione principalmente le monete del primo tipo sono scarse.
II.
Quando comincia il tipo della Riforma.
La materia stessa ci trae adesso a determinare l’anno in cui cominciò il tipo della Riforma.
Il tipo di Nerone dai capelli rivolti in su già lo abbiamo visto comparire nella serie col globetto e secondo noi rappresenta l’ultima e più perfetta fase di essa. Se non possiamo per ora indicare l’anno di tale comparizione, abbiamo almeno un dato cronologico importante nelle serie dell’oro e dell’argento. Una spia sicura per l’apparizione di questo tipo nuovo è offerta dalle monete di città greche o di colonie romane, coniate sotto la dominazione di Nerone e aventi l’indicazione dell’anno della loro emissione.
Queste zecche, cui nell’epoca imperiale era data facoltà di coniare moneta di bronzo con l’immagine dell’imperatore, si attenevano sempre al tipo delle monete uscenti dalla zecca di Roma e ne copiavano fedelmente alle volte il ritratto od il rovescio, e anche quando non segnavano l’anno della emissione, pure la dipendenza per questo rispetto era tale, da non lasciar dubbio di sorta. Il tipo della Vittoria gradiente con corona e lungo ramo di palma, tanto frequente sui dupondii di Nerone, il tipo del Citaredo, anch’esso frequente, li vediamo comparire fedelmente riprodotti l’uno sulle monete di Tessalonica e di Apollonoshieron (tav. V n. 2), l’altro su quelle di Perinto e di Patrasso, e siccome vanno quasi sempre accompagnati dal tipo di Nerone della Riforma, possiamo sicuramente conchiudere che tali monete di zecca greca non sono anteriori alla prima emissione del tipo della Riforma. Questa induzione si fa con le monete senza data di sorta; e per quelle con la data? Allora sì che avremo un dato cronologico indiscutibile.
Questa maniera di studiare la serie imperiale greca può in molti casi fornirci una prova della più alta importanza storica in quelle serie imperiali romane, dove manca l’indicazione delle cariche, e forse l’unico dato cronologico, sicurissimo per altro, quando saremmo per rinunziare alla classificazione.
Abbiamo descritto nell’elenco che offriamo agli studiosi in fine di questo capitolo, una gran parte di quelle monete greche dell’età di Nerone aventi l’anno di loro emissione, indicando sempre la maniera ond’è aggiustata la chioma di Nerone, cioè se con i capelli scendenti sulla fronte ovvero rivolti in su. Abbiamo compreso inoltre le monete senza dato cronologico, sulle quali l’immagine di Nerone è accoppiata con quella della madre Agrippina o di alcuna delle sue mogli. Tali monete se non ci forniscono una data certa, si possono bene circoscrivere in un determinato giro di anni e giovarci all’uopo.
Notevole fra tutte è la ricca serie delle monete alessandrine, che dal 54 scende senza interruzione fino al 67 o 68. La testa di Nerone negli anni 54, 56; Sii 58, 59, 60, 61, 62, è sempre ritratta allo stesso modo, coi capelli in giù; nell’anno 63 si nota, ma non sempre, una deviazione dei capelli dalla ordinaria direzione con due o tre linee rivolte in su. Continua intanto la prima forma. Nel 64 abbiamo esemplari della prima forma ed esemplari coi capelli alquanto modificati come nel 63; e così negli anni successivi, fino a quando nell’anno 67 abbiamo quasi il tipo della Riforma.
Ma Alessandria si tenne forse un po’ troppo fedele all’antico ritratto di Nerone. Antiochia che fino a tutto il 63 aveva anch’essa conservato la forma stereotipata dei primi anni, nel 64 di botto passa al tipo nuovo che troviamo continuato nel 66. L’identico passaggio avviene nella sua serie senza data. Ma qui basta solo ricordarlo.
Le colonie di Corinto e di Patras, comechè senza data, pure giovano alla ricerca nostra, perchè le loro monetine di bronzo con la leggenda ADVENT · AVG non sono anteriori alla seconda metà dell’anno 66. Ebbene queste hanno quasi sempre il tipo della Riforma.
Il tipo nuovo appare anche sulle belle monete di Caesarea Cappadociae nel 63 (tav. IV n. 3), su quelle di Gadara nel 65 (tav: V n. 7), di Caesarea Samariae (tav. V n. 8), di Augusta (tav. V n. 6), di Sebaste (tav. V n. 11), di Nicaea, (Millingen, Sylloge of ancient coins, ecc. PI. III n. 38) nell’anno 67 e nei primi mesi del 68.
Ma sopra tutte ha una importanza sconfinata la bellissima moneta d’argento di Laodicea di Siria, per l’anno della sua emissione che è il 63.
Noi non presumiamo d’aver raccolto in questo catalogo, che segue, tutte le monete greche degli anni dell’impero di Nerone aventi un dato cronologico, ma crediamo che bastino allo scopo di spiare in quale anno più o meno appaia il nuovo tipo di Nerone. Salvo il caso che nuove scoperte o monete a noi ignote esistenti in collezioni pubbliche e private, non ci smentiscano, si può ritenere che questo tipo faccia capolino sulle monete di Alessandria e di Caesarea Cappadociae nell’anno 63, su quelle di Antiochia, salvo modificazione, nel 64. Ma l’anno più antico della sua apparizione è il 63.
Lo studio delle monete greche, conferma dunque il sospetto che il nuovo tipo della Riforma sia cominciato nel 63. E difatti, se si considera bene, varie altre prove indirette concorrono alla medesima conchiusione e a far presumere che nell’anno 63 il governo di Roma abbia cercato di regolare la monetazione in conformità delle condizioni economiche dello Stato. Le monete d’oro conservavano ancora il peso medio di 7,60 che fu ridotto a 7,28; quelle d’argento dal peso medio di gr. 3,40 scesero a quello di gr. 3,18. In quest’anno crediamo che sia stata disciplinata la lega dell’oricalco, scaduto dopo Augusto, e fatta una revisione generale delle monete di bronzo, imprimendo su quelle di giusto peso e di buona lega la contromarca NCAPR. Fu cominciato a coniare l’asse d’oricalco, mentre prima questo nominale non si conosceva che di rame, e lo argomentiamo dal tipo di Nerone che è sempre quello della Riforma. Assi d’oricalco col primo o col secondo tipo non se ne conoscono. Questa è una vera riforma monetale e le nuove monete col nuovo tipo pigliano nome da essa.
Anno 54.
- Fiorelli, Cat. n. 9576-77.
Anno 56.
- Fiorelli, Cat. n. 9608 — Gotha.
- Vienna.
- Gotha — Santang., Cat. n. 11809 (Tav. IV n. 7).
- Sanclem, t. II, tab. XV n. 52.
Anno 57.
- Vienna.
- Vienna.
- Vienna — Santang. n. 11707.
- Fiorelli, Cat. n. 9578.
Anno 58.
- Santang., Cat. n. 11708.
- Fiorelli, Cat. n. 9579.
- Fiorelli, Cat. n. 9580.
- Vienna.
Anno 59.
- Santang., Cat. n. 11709.
Dal 54 al 59.
IT, avanti κδ; in corona d’alloro.
- Svoronos, Numism. de la Crete, pl. XXXII, n. 26 [variante n. 27].
Anno 60.
R/ — Aquila sopra un fulmine a s., con ali aperte; innanzi ramo di palma, a d. Я||HP.
- Fiorelli, Cat. n. 8876.
Anno 61.
- Fiorelli, Cat. n. 9581.
R/ — Aquila sul fulmine a s., con ali spiegate, avanti ramo di palma, dietro Z
ΘΡ.
- Vienna.
Anno 62.
ΙΡ.
- Vienna — Gotha.
Dal 53 al 62.
- Santang. [Tav. V n. i]. Svoronos, Numism. de la Crete, pi. VIII n. 26 e 27. Questa moneta è stata falsamente attribuita a Corinto.
- Imhoof-Blumer [Tav. IV n. 6] — Gotha.
Anno 63.
- Fiorelli, Cat. 9582 — Vienna.
- Fiorelli, Cat. n. 9609-10 — Santang., Cat. n. 1181012 — Vienna [Tav. IV n. 8].
- Fiorelli, Cat. 8877 [Tav. IV n. 1] — Vienna - Gotha.
- Parigi, Mionn. IV, p. 409, n. 17 [Tav. IV n. 3].
- Parigi, Mionn. V, pag. 248 n. 719, riprodotta nel Suppl. VIII, pi. XVI n. 3. [Tav. IV n. 11].
Anno 64.
- Fiorelli, Cat. n. 9583 — Santang., Cat. n. 11710-18 (Serapide ha il diadema).
- Vienna [Tav. IV n. 9] — Fiorelli, Cat. n. 9584 e 9585; Santang., Cat. n. 11719-30 (varianti).
- Vienna - Gotha [Tav. IV n. 10] — Santang., Cat. n. 11813-15.
- Fiorelli, Cat. n. 8879 [Tav. IV n. 2] — Vienna [Tav. IV n. 4].
- Parigi, Mionn. IV, p. 409 n. 17 [Tav. IV n. 5].
- Parigi, Mionn. V, p. 234 n. 629 [Tav. V n. 9].
Anno 65.
- Fiorelli, Cat. n. 9586-88 — Vienna (2 esempi.) — Santang., Cat. n. 11731-67.
- Parigi, Mionn. V, p. 286 n. 34; De Saulcy, Numism. de la Terre Sainte, pl. II n. 5.
- Fiorelli, Cat. n. 9153 — Parigi (senza l’astro; De Saulcy, Num. de la T. S., pl. XV n. 2) [Tav. V n. 7].
- Parigi, Mionn. V, pag. 323 n. 24; De Saulcy, Num. de la T. S., pl. XV n. 3.
- Parigi, Mionn. V p. 381 n. 308 — Löbbecke (con la leggenda variata) — Sanclement. (variante, coi capelli in su, T. II, tab. XV, n. 53).
Dal 62 al 65.
- Imhoof-Blumer [Tav. IV n. 13] — Parigi.
- Parigi, Mionn. IV p. 73 n. 395 [Tav. l’n. 12] — Imhoof-Blumer (variante).
- Imhoof-Blumer [Tav. V n. 10].
Anno 66.
- Santang., Cat. n. 11797-99.
- Fiorelli, Cat. n. 9589.
- Fiorelli, Cat. n. 9590.
- Fiorelli, Cat. n. 9591.
- Santang., Cat. n. 11792-95.
- Fiorelli, Cat. n. 9593.
- Fiorelli, Cat. n, 9592.
- Fiorelli, Cat. n. 9601 — Vienna — Santang., Cat. n. 11768-82.
- Fiorelli, Cat. n. 9594-95 — Santang., Cat. n. 11796 (variante).
- Fiorelli, Cat. n. 9602-7 — Santang., Cat. n. 11783-91.
- Imhoof-BIumer — Fiorelli, Cat. n. 8878 (variante); il Fiorelli legge et aip [Tav. IV n. 14].
Anno 67.
- Fiorelli, Cat. n. 9599 — Santang., Cat. n. 11800-02.
- Santang., Cat. n. 11808 [Tav. IV n. 12].
- Fiorelli, Cat. n. 9596 — Santang., Cat. n. 11805-7.
- Fiorelli, Cat. n. 9597 — Vienna (senza l’astro) — Santang., Cat. n. 11803-4.
- Fiorelli, Cat. n. 9598.
- Fiorelli, Cat. n. 9600.
- Parigi, (2 esempi.) Mionn. V p. 528 n. 69.
- Parigi, Mionn. III p. 566 n. 145 [Tav. V n. 6].
- Parigi, Mionn. V p. 486 n. i. [Tav. V n. 8], e n. 2 (variante) — De Sauley, Num. de la T. S. pag. 115 (variante) — Löbbecke.
- De Saulcy, Num. de la T. S. pl. XIV n. 7.
Dal 66 al 67.
- Atene [Tav. V n, 5] Sanclem. Num. sel. II p. 115 tab. XV fig. 57 (con qualche variante) — Löbbecke (3 esempi, con qualche variante).
- Atene [Tav. V n. 4] — Parigi, Coh. Nero, p. 304 n. 376.
- Gotha [Tav. V n. 3] — Löbbecke, Imhoof-Blumer (varianti).
- Arigoni, Numism. quaed. II. tab. IIII.
Anno 68.
- Parigi, Mionn. Suppl. VIII p. 357 n. 105 [Tav. V n. 11].
Dal 65 AL 68.
- Cav. Lavy di Torino (v. Millingen, Sylloge of ancient coins of Greek cities and Kings Pl. III n. 38).
III.
Vicende del dupondio, dell’asse e del semis.
Una rigorosa classificazione cronologica dei bronzi di Nerone, fatta col metodo esposto, ci apre la via ad una interessante ricerca intorno all’uso della corona laureata o radiata sui dupondii, intorno ai segni del valore espressi nell’esergo del rovescio ed anche intorno all’emissione degli assi d’oricalco. Con questa ricerca vedremo quanti sforzi, quanti tentativi fece il Senato per giungere ad una esatta e pronta distinzione dei nominali diversi.
Fino a Nerone vi erano stati quattro imperatori, con ciascuno dei quali si erano coniati assi e dupondii; ma quale norma vi era per distinguerli immediatamente negli scambi commerciali? Ciascun cittadino doveva affidarsi alla propria esperienza.
È merito del Kenner se oggi siamo in grado di seguire tutte le vicende del dupondio e dell’asse neroniano. Egli avverte che il bronzo non fu usato da principio per l'asse, pel semis e pel quadrans, ma quando già il rame era stato usato per questi nominali. Egli dice che in principio vi fu l’asse di rame e il dupondio con la corona d’alloro, senza segno di valore, di poi furono introdotti l’asse, il semis, il quadrans di bronzo, i primi due anch’essi con la corona laureata e senza segno del valore.
Questi quattro nominali erano così a primo sguardo non altrimenti distinguibili che per la grandezza del disco metallico. Ma esso nella lavorazione veniva fuori con un margine irregolare, stante le condizioni della tecnica d’allora, e perciò la distinguibilità dei nominali medii ne scapitava di molto, specialmente quando mancava la comodità di poterli paragonare con altri nominali e giudicare dalla differenza di grandezza. Per modo che essendosi emessa una parte delle monete di bronzo, per le rimanenti emissioni si usò di mettere i segni del valore sui dupondii, assi e semis.
Un sufficiente rimedio contro la confusione dei nominali neppure si era escogitato coi segni del valore, perchè spessissimo il conio e il disco metallico non si corrispondevano esattamente, ma il primo scivolava fuori del campo di questo; così che da una parte appariva un margine ampio, dalla parte opposta della medesima faccia mancava una parte della leggenda o del conio e questa parte mancante poteva essere il segmento col segno di valore. Si ricorse allora ad un espediente molto pratico: la diversa maniera com’era coronata la testa dell’imperatore servì quale segno della differenza. Si distinsero il dupondio e l'asse dal sesterzio e dal semis, perchè i due primi ebbero la corona radiata. Questo passaggio segna una terza e quarta fase della emissione delle nuove monete di bronzo, una delle quali porta ancora il segno del valore: l'altra lo ha smesso. Le osservazioni del Kenner si compendiano tutte nel seguente specchietto :
Dupondii | Assi | Semis | Quadranti | |
---|---|---|---|---|
Prima emissione |
corona d'alloro. | rame. | rame. | rame. |
1a fase | corona d'alloro. | bronzo con la corona d'alloro. | bronzo con la corona d'alloro. | bronzo. |
2a fase | corona d'alloro e segno di valore II. | bronzo con la corona d'alloro e segno di valore I. | bronzo con la corona d'alloro e segno di valore S. | bronzo |
3a fase | corona radiata e segno di valore II. | bronzo con la corona d'alloro e segno di valore I. | bronzo con la corona d'alloro e segno di valore S. | bronzo. |
4a fase | corona radiata (senza segno di valore). | bronzo con la corona radiata (senza segno di valore). | bronzo con la corona d'alloro (senza segno di valore). | bronzo. |
5 a fase | corona radiata (senza segno di valore). | rame con la corona d'alloro. | bronzo con la corona d'alloro. | bronzo. |
Questa classificazione del Kenner non la possiamo accettare in tutta la sua integrità, perchè egli ammette contemporanee le due serie dei dupondii con la testa laureata e il segno del valore e degli assi con la stessa testa e il segno del valore. Ma gli assi di oricalco col segno di valore e la testa laureata sono tutti indistintamente del tempo della Riforma, cioè hanno tutti la testa di Nerone come quella dei numeri 10 e 13 della tavola II, e secondo i principii da noi stabiliti per la presente classificazione, relativi alla iconografia di Nerone, non possono mettersi accanto ai dupondii con la testa laureata e il segno del valore che hanno tutti la testa di Nerone col globetto, anteriore, come sappiamo, al tipo della riforma (V. tav. I, n. 16, 17 e tav. II, n. 1). Perciò riteniamo che questi assi debbano scendere più giù nella scala cronologica ed esser messi accanto ai dupondii con la testa radiata e agli assi d’oricalco anche con la testa radiata. Non pare che sia possibile determinare l’anteriorità delle due serie di assi d’oricalco; ve n’ha con la testa laureata e segno di valore o senza e con la testa radiata e segno di valore o senza. Al più si può ritenere col Kenner anteriore la serie col segno di valore e posteriore l’altra, essendo naturale che il nuovo asse di oricalco al suo apparire portasse un segno del suo valore e che dopo un certo tempo, quando si fu diffuso nel commercio e da tutti fu riconosciuto, non avesse più bisogno di quel segno.
Esposte le ragioni di queste nostre divergenze dalla classificazione che il Kenner stabilisce, ricostruiamo la serie dei dupondii e degli assi neroniani nel seguente modo.
Da principio la monetazione di Nerone non fu che una continuazione di quella di Claudio con le necessarie varianti del tipo e della leggenda. Nella serie dei bronzi di Claudio, il quale dette opera a riformare il peso delle monete, già apparisce un segno sicuro per l’asse, la testa nuda dell’imperatore11.
Continua tale distintivo con Nerone nella serie col globetto (Tav. I, n. 16 e 17; Tav. II, n. 1, 3), mentre veniva impressa sul dupondio la testa laureata e coniato per la prima volta nell’epoca imperiale il semis, anch’esso con la testa nuda (Tav. II, n. 4). Per le ragioni addotte dal Kenner, rimaneva difficile la immediata distinzione del dupondio dall’asse negli scambii commerciali e si pensò allora di segnare nell’esergo dei soli dupondii il segno del loro valore, mediante due lineette verticali. Non ancora abbiamo assi col segno di valore, come crede il Kenner.
In una terza grande emissione fu modificato il dupondio, ma questa volta in tal modo, che non si sentì più il bisogno di altra aggiunta fino allo scomparire della moneta senatoria. Questa modificazione, che si estese in parte all’asse, consisteva nell’imprimere la corona radiata sul capo dell’imperatore (Tav. I, n. 12 e Tav. II, n. 11). Si badi però che la corona radiata sulle monete non ha, da Nerone in poi, un valore religioso come quella sulla testa di Augusto nei dupondii coniati da Tiberio, da Claudio e da altri suoi successori.
Risoluta così la quistione degli assi e dei dupondii, piacque di estendere l’oricalco anche alla coniazione dell’asse (Tav. II, n. 10, 13). Ecco una terza serie di monete la quale comprende il sesterzio, il dupondio dalla testa radiata e segno di valore, il semis di oricalco col segno di valore anch’esso (Tav. II, n. 9), ed in ultimo il quadrans, anche col segno di valore.
Pare al Kenner che con l’emissione di questi nuovi assi cessi d’un tratto la emissione degli assi di rame. In questo punto anche discordiamo dall’opinione del chiaro numismatico, perchè fra gli assi di rame ne troviamo alcuni col capo di Nerone simile a quello di certi assi d’oricalco che van collocati in capo alla serie della Riforma.
L’asse di oricalco non ebbe lunga durata; ben presto cedette il posto a quello di rame, la cui coniazione fu ripigliata in maggiore abbondanza, (Tav. III, n. I, 3, II), dopo che l’asse di oricalco fu emesso per un certo tempo senza il segno di valore. Nel seguente specchietto abbiamo sott’occhio la nostra classificazione:
Dupondii | Assi | Semis | Quadranti |
---|---|---|---|
1. — corona d'alloro. | rame, con la testa nuda. | rame, con la testa nuda. | rame. |
2. — corona d'alloro e segno di valore II. | rame, con la testa nuda. | rame, con la testa nuda. | rame. |
3. — corona radiata e segno di valore II. | A) oricalco, con la testa laur. rad. e segno di valore I. B) rame, con la testa laureata. |
oricalco, con la testa laureata e segno di valore S. | oricalco, col segno di valore ⁂ |
4. — corona radiata (senza segno di valore). | oricalco, con là testa laur. o rad. (senza segno di valore). | oricalco, con la testa laureata (senza segno di valore). | oricalco, (senza segno di valore). |
5. — corona radiata (senza segno di valore). | rame, con la testa laureata. | oricalco, con la testa laureata. | oricalco. |
Ognun vede quale sforzo fece Roma per sistemare la sua monetazione in questo periodo di tempo. Attraverso tutte queste vicende siamo guidati dallo sviluppo del tipo e da una serie di accessorii, fra’ quali occupa il primo posto la corona del capo.
E aggiungiamo pure che questa nostra ricostruzione cronologica non è scevra di qualche eccezione, perchè ogni riforma prima di andare in vigore suol essere preceduta da qualche tentativo, specialmente in fatto di monete, la cui emissione fu così abbondante e svariata nell’impero romano. Chi trovi dunque qualche moneta, che non possa aver luogo nella serie proposta, dovrà supporre che costituisca una eccezione. Così l’asse di rame del n. 15 tav. I, col tipo della Riforma, ha la testa nuda, come sugli assi col globetto. Questo asse lo collochiamo alla fine di questa serie. Il semis della tav. II, n. 3, che è di rame, quindi anteriore al tipo della Riforma, ha la testa di Nerone che somiglia molto a quella della Riforma. Queste sono eccezioni le quali vogliamo noi stessi notare, per prevenire tutt’i dubbii possibili.
IV.
Monete d'oro e d'argento.
Il punto più oscuro di tutta questa monetazione è costituito dalle monete d’oro e d’argento aventi gli anni della tribunicia potestas. È fuori di dubbio che siano anteriori quelle rispondenti al peso di gr. 7.60 per l’oro, di gr. 3.70 per l’argento, perchè anteriori alla riduzione dell’anno 6312. Non sarà inutile richiamare l’attenzione sul significato che si è creduto di dare alla leggenda EX S · C che leggesi sul rovescio di questi aurei. L’EX S · C non si riferirebbe a decreto del Senato ordinante la coniazione di tali monete d’oro e d’argento, ma alla deliberazione da esso presa di erigere statue all’imperatore, nell’anno 59, e che questi, per deferenza al Senato, abbia fatto imprimere sulle monete uscenti dalla sua zecca le immagini di dette statue ed aggiungervi il ricordo della deliberazione senatoriale. Questa spiegazione può andare per gli aurei e denari degli anni 60, 61, 62, 63, ma non per quelli dei primi anni dell’impero di Nerone, aventi un unico rovescio, la corona d’alloro. Può darsi però che qui siano monche le fonti letterarie e che il Senato, nell’anno 54, tra gli altri onori resi all’imperatore, gli abbia offerto anche una corona d’alloro.
Non osiamo opporci alla comune interpretazione; soggiungiamo però che essa non è esauriente. Perchè mai tanta uniformità di tipi per un decennio intero? Perchè la testa dell’imperatore non è mai coronata? Perchè non una sola moneta è priva delle lettere EX S · C? Anche altre volte nell’epoca imperiale furono emesse monete con questa scritta, ma si limitarono alla sola emissione di qualche anno.
Tanta irregolarità sparirebbe, sol che si ammettesse che il Senato avesse, se non usurpato, almeno esteso l’alta sua sorveglianza sulla zecca dell’Imperatore e ciò per effetto di una tendenza ad estendere le proprie attribuzioni.
Alla morte di Claudio vediamo apparire sulle monete il carpentum decretato dal Senato, e contemporaneamente la corona d’alloro; il primo tipo non fu ripetuto negli anni seguenti, ma fu ben ripetuto il secondo per lo spazio di sei anni, mutandosi solo il numero della tribunicia potestas e del consolato. Tutto questo ad arte, per non dare nell’occhio e non manifestare il fine a cui il Senato mirava con quel primo passo, che era la usurpazione del diritto di monetare.
Il Senato così non di diritto, ma di fatto aveva raggiunto il suo scopo. Così ci spiegheremmo che i tipi dell’oro e dell’argento non furono mutati in questo periodo, perchè allora l’EX S · C, che richiamava la deliberazione senatoriale del 54, non avrebbe più significato e le intenzioni del Senato sarebbero state evidenti.
La serie che fa seguito a questa ed è certo posteriore all’anno 63, presenta molte e sostanziali divergenze, se la mettiamo a confronto con la prima. Questa ha sempre la testa nuda dell’imperatore, la leggenda del diritto che comincia dalla destra della moneta, quella del rovescio costantemente con l’indicazione delle cariche, le lettere EX S · C e i quattro tipi della corona, di Marte, di Roma, del Valore; quella ha invece la testa laureata, la leggenda cominciante da sinistra, i tipi del rovescio tutto diversi da quelli di prima, mancanza assoluta delle cariche. La totale sparizione dei tipi della prima serie e delle lettere EX S · C non è accidentale, ma voluta, se no, qualcuno di quei tipi pur comparirebbe talvolta nelle monete posteriori. Questa osservazione avvalora sempre più la nostra tesi dianzi esposta, ma non insisto.
Piuttosto diremo che il Kenner si arresta a questa distinzione delle monete d’oro e d’argento, e non tenta una classificazione pur che sia di quelle che non hanno data.
Partendo sempre dai tratti coi quali è rappresentato il capo dell’imperatore, crediamo che si possa stabilire una certa cronologia. Non tutte le monete di questa serie hanno il ritratto di Nerone eseguito allo stesso modo. Come per i bronzi abbiamo constatato esservi un tipo che chiamiamo della Riforma, dalla cui perfezione vanno sempre più discostandosi le monete posteriori, così nella serie dei metalli preziosi vi è anche un tipo della Riforma che si modifica a poco a poco, conservando però inalterati i tratti essenziali del volto di Nerone. Questo allontanamento consiste in un lento scemare del rilievo della testa, nel quale è riposta gran parte della bellezza dei conii della Riforma, proprio quello che notasi per i bronzi, e nell’esagerare le dimensioni del collo in larghezza.
L’aureo riprodotto nella tav. II, n. 14 va collocato, secondo noi, in capo a questa serie, perchè le sue somiglianze coi n.i 5 e 7, tav. I della prima serie sono troppo evidenti e la fattura dei capelli è indizio che esso è anteriore al tipo della Riforma.
Questo invece è rappresentato nella sua forma più bella sugli aurei che hanno al rovescio le leggende AVGVSTVS AVGVSTA, AVGVSTVS GERMANICVS, e il tipo del tempio di Giano di fronte13, (tav. II, n. 12, 15, 16); e si può affermare con sufficiente certezza che questi tre tipi non si trovano accoppiati con la testa dell’imperatore, lavorata secondo la tecnica degli ultimi anni che è quella dei n.i 9 e 10, tav. III, e per conseguenza possiamo assegnar loro una durata assai breve, a cominciare dall’anno 63.
V.
Cronologia e spiegazione dei tipi del rovescio.
Prima di venire alla luce il lavoro del Kenner credevasi generalmente che la zecca senatoria avesse coniato le prime monete di Nerone nei primi anni del suo avvenimento al trono, anzi non erasi mai agitata una simile questione di cronologia, e qualcuno come l’Eckhel, il Mediobarbus, il Cavedoni, ne aveva spiegato sporadicamente alcuni tipi, attribuendo loro la data che più gli pareva sicura. Il Kenner fu il primo a sostenere la tesi un po’ ardita, che prima dell’anno 64 non fossero uscite monete di Nerone dalla zecca senatoria. Le prove che egli adduce sono tutte negative. Le riassumo brevemente. " La totale mancanza d’immagini sul bronzo, corrispondenti nell’esecuzione a quelle degli aurei e dei denari con la data, costituisce per lui un importante, indice cronologico in sostegno dell’ipotesi, che non fu battuta moneta spicciola prima dell’anno 64. Non gli paiono da trascurare due altre circostanze. L’una è la totale mancanza dei numeri delle cariche sulle monete di bronzo fino all’anno 66, i quali sono sempre espressi sull’oro e sull’argento dal 54 al 63: ora se il Senato avesse battuto moneta in quest’epoca, avrebbe imitato l’esempio dell’imperatore. L’altra circostanza è la usurpazione del diritto di coniare in bronzo, cui andò soggetto il Senato per opera di Nerone, desideroso di partecipare, come dice il Mommsen, dei vantaggi finanziarli derivanti dall’emissione delle monete divisionali. La quale usurpazione coincide perfettamente con la riduzione di peso nelle monete d’oro e d’argento, comparsa solo dopo il 63. „
La tesi del Kenner, accolta pienamente dal Bernoulli, ci pare che dia luogo a serie obbiezioni.
Innanzi tutto la serie monetale di Nerone non è tanto scarsa per varietà di tipi ne per abbondanza di emissione e non oseremmo quindi ridurla nel breve termine di quattro anni e mezzo, a prescindere dal fatto veramente singolare che il Senato per dieci anni consecutivi avrebbe tenuta chiusa la zecca e che poi tutt’ad un tratto avrebbe emesso un considerevol numero di monete. La ragione di tutto questo non la sappiamo trovare né il Kenner si preoccupa di trovarla. Forse avrebbe ragioni in suo favore, se il regno di Nerone fosse trascorso come quello di tanti imperatori, senza quelle enormi spese che noi sappiamo. Ma esso invece trascorse in continue largizioni ad una plebe inoperosa e viziata come il suo capo, e quindi non pare possibile che la produzione delle monete si sia potuta interrompere durante un periodo così lungo.
Ma il sostegno maggiore sul quale si regge l’ipotesi del Kenner è la seguente osservazione: il tipo di Nerone sulle monete d’oro e d’argento con la data è assai giovanile, laddove i tipi più antichi del bronzo non ci danno i tratti di una giovinezza così immatura, e per conseguenza devono essere posteriori ai primi. Fino a quando egli confronta i ritratti di Nerone dei primi aurei con quelli dei più antichi bronzi si è d’accordo con lui, ma non così allorché intende includere nel confronto anche quei ritratti degli aurei coniati dal 57 in poi. L’aspetto più giovanile di Nerone su questi ultimi risulta dalla mancanza della corona d’alloro.
Le monete greche le quali ci han fatto da scorta sicura quando trattavasi di stabilire l’anno della prima apparizione del tipo nuovo di Nerone, anche qui possiamo richiamarle a proposito. Come può il Kenner affermare poi che il tipo della Riforma sia apparso non prima del 65, quando esso lo troviamo già riprodotto nell’anno 63 sulla bellissima moneta di Laodicaea Syriae e su quella di Caesarea Cappadociae? Conviene risalire di qualche anno e collocarlo almeno nel 63, come abbiamo sopra dimostrato.
Tale considerazione rischiara di viva luce la oscura questione che stiamo dibattendo e ci rende arditi a sostenere con più forte ragione la nostra tesi, che cioè la coniazione del bronzo sotto Nerone non cominci nell’anno 64, ma varii anni prima. Dunque tutte le monete col tipo che noi abbiamo detto essere anteriore a quello della Riforma sono anteriori all’anno 63.
Vediamo se è possibile stabilire fra queste una più rigorosa classificazione. Anzi tutto convien dire quando incominciano. Attesa la loro scarsità in tutte le collezioni, non andremmo lungi dal vero assegnando alle prime emissioni l’anno 56 o 57. Anche noi riconosciamo che la moneta spicciola di Nerone non potè cominciare nel 55. È probabile che sia apparsa qualche anno dopo con la testa a sin. e col globetto e che abbia avuto la sua maggior diffusione dal 60 al 63 con la testa a destra e i capelli in su. Il tipo della Riforma cominciato nel 63 con il busto a destra, avente l’egida sul petto, si mantenne inalterato pel corso degli anni 64, 65, 66. Verso il 66 comincia a mancare l’egida, che scompare quasi del tutto nel 67 e nei primi mesi del 68. In questi ultimi due anni il tipo con la testa a sinistra e i capelli cadenti sulla fronte, che era stato scarso fin dalla sua apparizione, si mostra con un buon numero di esemplari, tanto da superare la emissione dell’altro tipo.
Noi dunque discordiamo dal Kenner nell’assegnare l’anno alle prime emissioni di bronzi neroniani, anticipandole di sette od otto anni. Questo spostamento rende necessaria una diversa spiegazione dei tipi del rovescio. In ciò vediamo come vacilli l’ipotesi del Kenner, quando trattasi di certi tipi che egli non senza artificio riesce a classificare. Confinata negli ultimi cinque anni la serie non poco numerosa, è costretto a spiegarne i tipi con avvenimenti storici di quel breve giro di anni e spesso avviene che un rovescio di sesterzio, il quale troverebbe il suo naturale riscontro in avvenimenti anteriori all’anno 64, egli sia costretto a riferirlo ad altri posteriori.
Anticipando invece di sette od otto anni il principio della coniazione neroniana, potremo benissimo collocare nei primi cinque anni tutti i tipi dei sesterzii, dupondii, assi, semis, che in seguito furono riprodotti integralmente, salvo divergenze negli accessorii, e può dirsi che dal 61 in poi non si sia fatto altro, se non ripeterli senza introdurre alcuna novità. Anche in questo trovasi un ordine rigoroso, nello sforzo cioè di stabilire certi tipi monetali e non alterarli successivamente e nell’evitare ancora che i tipi di un nominale non invadessero il campo di quelli di un altro nominale: cosa che non sempre si osservò nelle monete imperiali. E troviamo pure la ragione della diversità grande di opinioni circa l’anno della emissione di certe monete, come a dire di quelle relative alla chiusura del tempio di Giano, accennata confusamente da Suetonio. Ma la classificazione che noi proponiamo, oltre a farci determinare con una certa sicurezza l’anno delle prime emissioni, ci avverte che alcuni rovesci cessarono negli ultimi anni di Nerone. Pei sesterzii si può affermare che dall’anno 65 in poi furono usati soltanto i tipi di Roma e di Giano.
Ora è tempo di passare alla spiegazione dei tipi monetali che hanno bisogno di essere illustrati uno per uno; nel qual lavoro rimetteremo in luce le vecchie opinioni dell’Eckhel e del Cavedoni con qualche lieve aggiunta.
I rovesci con ADLOCVTIO COH · e DECVRSIO dice il Kenner che ebbero la loro prima apparizione fors’anche prima dell’anno 64, perchè relativi ad avvenimenti di epoca anteriore; ma non già come moneta ufficiale, bensì come medaglioni privi delle sigle S · C ed emessi dall’imperatore insieme con tante altre monete, tutte prive del segno dell’autorità senatoria.
Secondo la classificazione che noi proponiamo, il rovescio dell’Adlocutio appare ben presto col S · C sui sesterzii col globetto, e non può non appartenere ad una delle prime emissioni, perchè ci ricorda uno dei primi atti del giovinetto imperatore, dopo la uccisione di Claudio. Tacito e Dione14 infatti ci narrano che il 13 ottobre dell’anno 54, Nerone si fè condurre dentro gli alloggiamenti dei soldati, e fatta un’orazione, promise loro un donativo. Sul rovescio di questi sesterzii egli è rappresentato nell’atto che dal suggesto parla ai soldati.
Il tipo della Decursio è anch’esso di data molto remota e insieme col precedente non può esser posteriore all’anno 56 o 57. Esso ci ricorda l’esercitazione per la quale Nerone aveva un grande trasporto nei primi anni della sua giovinezza15.
Un poco posteriori ai precedenti sono i rovesci che ricordano i congiarii. I monumenti suppliscono alla mancanza di fonti letterarie. Tacito menziona un solo congiario distribuito durante il secondo consolato di Nerone, che cade nell’anno 5716; quello ricordato da Suetonio17, quantunque senza indicazione di data, è certo lo stesso del precedente18.
Lo Schiller19 ammette anch’egli due congiarii per la indiscutibile testimonianza delle monete, ma colloca il primo nel 58, secondo i due passi di Tacito e di Suetonio, l’altro nel 65. Vuolsi però notare che la elargizione di quest’anno fu distribuita ai soli pretoriani ed è quindi un donativum che non può confondersi con un congiarium. L’Eckhel per altro già aveva notato che, oltre a quella del 58 e del 60, tutte le largizioni di Nerone furono fatte ai pretoriani20.
La moneta con la semplice indicazione del congiario, appartenente alla collezione Gonzales, non l’abbiamo vista e la classifichiamo secondo la descrizione che ne fa il Cohen; ma supponiamo che il globetto sotto al collo di Nerone gli sia sfuggito, È certamente la più antica di tutte, e fu battuta prima che fosse distribuito il secondo congiario, perchè, facendo nostra un’arguta osservazione del Kenner, il Senato, dopo la distribuzione del primo congiario, non poteva sapere se l’imperatore avrebbe o no distribuito altri congiarii dopo quello del 58 e non poteva segnare a questo il numero d’ordine. I rovesci col CONG · I e CONG · II, a giudicare dal tipo di Nerone, cominciano dopo l’anno 60; difatti il sesterzio della tav. I, n. II, avente la testa a sin., è di quelli che collochiamo accanto al tipo della Riforma. Dopo il 60 furono usate indistintamente le due scritte. Ma ci preme di assodare che il secondo congiario è ricordato sulle monete col globetto, le quali non oltrepassano il 63, ed anche per questa ragione non possiamo prestar fede alla data che lo Schiller gli ascrive.
Dunque la nostra disposizione cronologica ci suggerisce un secondo congiario verso il 60, che l’Eckhel dà per indubitato sulla testimonianza di un passo di Suetonio21 nella vita di Nerone, colà dove parlando dei ludi maximi, celebrati pro aeternitate imperii, aggiunge " sparsa et populo missilia omnium rerum per omnes dies: singula cotidie milia avium cuiusque generis, multiplex penus, tesserae frumentariae, vestis, aurum, argentum, gemmae, margaritae, tabulae pictae, mancipia, iumenta atque etiam mansuetae ferae, novissime naves, insulae, agri. „ Non è qui il caso di parlare del significato della parola congiarium, ma non sappiamo capire perchè non si voglia ritener questo per un congiario, quand’esso consisteva proprio nella distribuzione di generi alimentari o di tesserae, in cambio delle quali il cittadino riceveva la somma o i viveri o gli oggetti ai quali acquistava diritto. Quando tutte queste cose erano gettate in mezzo alla folla, prendevano nome di missilia, di cui si parla nel citato passo di Suetonionota.
Un altro tipo allusivo alla liberalità dell’imperatore è quello dell’Annona Augusti che congiungiamo col precedente e non facciamo salire oltre il 58.
Un altro rovescio di sesterzii, intorno al quale inutilmente il Kenner adopera tutte le sue più sottili argomentazioni per fissarne la emissione dopo l’anno 64, è quello raffigurante l’Arco di trionfo.
Nell’anno 58, dopo le vittorie di Corbulone contro gli Armeni, veniva decretata dal Senato la erezione di un arco trionfale e di statue in onore di Neronenota. Ma questo decreto non ebbe pronta esecuzione, come dice lo stesso Tacito, e l’arco fu costruito non prima del 61nota. Ma il Kenner non ascrive a quest’anno le monete con l’Arco. Egli ragiona così: la deliberazione senatoriale relativa a questo tipo
24 non potè esser presa prima del febbraio 62. Nella primavera fu sconfitto Peto e la costruzione dell’Arco dovette essere sospesa; è quindi probabile che sia stata fatta nel 64, quando ambasciatori dei barbari si recarono a Roma per chieder pace, senza nulla ottenere.
Intanto Corbulone invade l’Armenia e ne consegue poi la pace e la venuta di Tiridate a Roma nel 66. Così il Kenner trova modo di tirare quelle monete entro la orbita dei quattro ultimi anni, nei quali restringe tutta la serie monetale di Nerone. In verità tutto questo ritardo nella esecuzione di un decreto del Senato ci par poco verisimile25, tanto pili che il passo di Tacito non lascia il menomo dubbio che la erezione delle statue e dell’Arco sia stata fatta sollecitamente nello stesso anno (a. 61) " at Romae tropaea de Parthis arcusque medio Capitolini montis sistebantur decreta ab senatu integro adhuc bello26„; e ciò indipendentemente dal fatto che i sesterzii con l’Arco trionfale appaiono ben presto nella nostra serie cronologica. Quindi attenendoci all’opinione dell’Eckhel, riconosceremo in esso l’Arco decretato a Nerone dal Senato nell’anno 58, per le vittorie di Corbulone, e che doveva esser pronto nel 61 o al più nel 62, epoca dell’emissione di questi sesterzii.
La relazione che il Kenner crede di scorgere tra i tipi della Securitas e del Genio di Nerone da una parte, la Vittoria e Nerone citaredo dall’altra, non è da trascurarsi. Se non che mentr’egli riferisce i primi due all’anno 65, quando fu sventata la congiura di Pisone, noi li riferiamo al 59, nel quale anno fu sventata la congiura della madre. L’altra coppia, che egli spiega come allusiva alla sua abilità d’istrione, la colloca nell’anno 64, quando cantò nel teatro di Napoli o nel 65 quando cantò a Roma, mentre celebravansi le seconde Neronie. Quei tipi per noi risalgono all’anno delle prime Neronie, quando l’imperatore, a giudizio di tutti, fu reputato meritevole della corona a preferenza d’ogni altro concorrente27 per il sonar della cetra.
La Vittoria volante con lo scudo sul quale leggonsi le lettere S · P · Q · R · non v’è ragione di credere che ritragga i tratti di una statua. Essa con Nerone già comincia ad essere un tipo comune nella monetazione romana, uno di quei tipi cioè, pei quali non bisogna trovare una spiegazione speciale; infatti una identica figura di Vittoria già si trova sulle monete di Tiberio28.
VI.
Quando Nerone chiuse il tempio di Giano.
Uno dei punti ancora oscuri nella cronologia di Nerone è l’anno della chiusura del tempio di Giano, della quale Tacito e Dione non fanno il menomo accenno, e soltanto Suetonio la ricorda nella vita di Nerone, dopo di aver parlato dell’arrivo di Tiridate in Roma, " Ob quae imperator consalutatus, laurea in Capitolium lata, Janum geminum clausit, tam nullo quam residuo bello»29. Questo passo è stato punteggiato in diversi modi dagli editori di Suetonio, secondo l’opinione che seguono relativamente alla chiusura del tempio di Giano. Il Roth e tutti gli storici moderni son d’accordo nel collocare la chiusura del tempio di Giano nell’anno 66, e perciò congiungono la frase Janum geminum clausit con la precedente, formandone un sol periodo e riconnettendo tutto il concetto alla venuta di Tiridate in Roma, che cade proprio nel 66.
Contro questa punteggiatura ed interpretazione si scagliò il Mancini interpretando il tam nullo quam residuo bello nel senso che debba riferirsi a due momenti diversi dell’impero di Nerone, e sostenendo l' opinione del Casaubono, che il tempio di Giano sia stato chiuso da Nerone due volte, una prima volta quando v’era solo qualche residuo di guerra nell’impero e una seconda volta quando esso era in pace perfetta30. Prima di determinare queste due epoche, egli ha bisogno di rifare la serie delle salutazioni imperiali di Nerone ed infine conchiude che la prima chiusura può cadere tra il 56 e il 57, la seconda nel 64. Per questa interpretazione e per alcuni argomenti d’indole affatto numismatica, il Mancini torna alla punteggiatura degli editori antichi di Suetonio e propriamente alla lezione dell’antico testo erasmiano di Basilea dell’anno 1533 il quale così dispone le parole:
XIII . . . . Ob quae imperator consalutatus, laurea in Capiiolium lata.
XIV Janum geminum clausit tam nullo quam residuo bello.
Non sappiamo perchè i moderni editori di Suetonio si ostinino a mantenere la loro punteggiatura in questo punto, e come gli storici, quali lo Schiller31 e il Duruy32 sostengano la chiusura del tempio di Giano essere avvenuta nel 66, quando essi sono contraddetti dalle monete, sulle quali il rovescio col tempio di Giano va congiunto con la leggenda del diritto che segna la XII33 e anche la XI34 tribunicia potestas di Nerone, il che ci obbliga a collocare tale chiusura, almeno nel 64, come fa osservare il Mancini. Ma pur riconoscendo a lui il merito di avere pel primo contraddetto alla comune falsa opinione sulla chiusura del tempio di Giano, non sapremmo sostenere egualmente la duplice chiusura. Il Mancini vi è indotto prima dal passo di Suetonio, poi dai sesterzii con la XI, XII e XIII trib. pot. di Nerone e crede che i sesterzii col tempio di Giano coniati dal 64 in poi abbiano l’indicazione della trib. pot. di Nerone, affinchè potessero distinguersi dai primi. La tesi del Mancini muove due obbiezioni. La prima se la fa egli stesso, col domandarsi, perchè mai nella leggenda attorno al tempio di Giano dei secondi sesterzii non sia stato messo l’avverbio iterum35. Un avvenimento di tanta importanza non poteva esser ricordato inesattamente, specie quando si osserva che nei Congiarii non manca mai il numero d’ordine. Se poi si voglia credere col Mancini che di questa seconda apparizione siano segno i numeri della trib. potestas, domandiamo allora, che significato avrebbe la XIII trib. pot. su quei sesterzi! e dupondii dal tipo di Roma galeata sedente sugli scudi?36 E inoltre se fosse così, i sesterzii degli anni 64-67 col tempio di Giano dovrebbero aver tutti la trib. potestas, la quale invece è rarissima, e accanto a questi troviamo sesterzii senza data di sorta che per il tipo di Nerone vanno collocati indubbiamente fra le ultime emissioni (v. Prospetto).
Per queste due ragioni non pare abbastanza giustificata una seconda chiusura, la quale potrebbe ancora reggere, solo per il testo di Suetonio37. Ma anche sulla interpretazione di questo facciamo le nostre riserve. Se il clausit si traduce tenne chiuso, come vuole il Mancini, non v’è bisogno di ammettere due chiusure. E qui ci sia lecito di fare osservare al Mancini che non bisognava tirar poi tanto il senso di clusit quando egli sta per le due chiusure: sarebbe stato meglio tradurre col semplice chiuse. Ma traducendo tenne chiuso, vien quasi ad essere esclusa l’idea della ripetizione di azione, e si viene ad ammettere implicitamente una sola chiusura. Se poi dopo la prima chiusura il tempio di Giano sia stato aperto un’altra volta per lo scoppio della guerra armena e la spedizione di Corbulone, a noi non è dato ricercare. Non è improbabile che l’ambizione dell’imperatore abbia continuato a tenerlo chiuso, per ostentare una calma apparente, a quel modo che il decreto del senato ordinante la erezione di un arco e di statue per la vittoria di Corbulone non fu revocato, ma rinviato, quando pervenne a Roma la novella della disfatta di costui38.
Resta ora a determinare l’anno di tale avvenimento. In questa ricerca solo le monete ci possono illuminare. Il tipo di Giano sui sesterzii appare molto per tempo nella serie col globetto ed è quindi da collocarsi prima del 60. E siccome in questi primi sette anni non si godè vera pace, come osserva il Mancini, se non dal 56 al 57, siamo lieti di poter accettare quest’anno che il Mancini segna per la prima chiusura.
VII.
Osservazioni Iconografiche.
Il Bernoulli ragionando del ritratto di Nerone sulle monete, vi osserva delle variazioni stabili nel tipo, le quali non sembrano tutte convenzionali, ma alcune di esse corrispondono certamente alle variazioni dell’originale39. Di tutte le serie monetali, raggruppate secondo il rispetto dell’arte, le più fedeli sono quella col capo a sin. e globetto e le ultime monete dal tipo della Riforma. Le une e le altre ci danno le forme piene, gonfie, lo sguardo accigliato, il collo grosso e tutti quegli accessorii nei quali sono impresse le tracce delle sue dissolutezze. Il convenzionalismo si trova specialmente nel primo tipo della Riforma, tanto sulle monete col capo a sin. quanto su quelle col capo a d. Quel ritratto ci dà un tipo non più grossolano, anzi di forme giuste, tutto proporzionato, se ne togli le proporzioni del collo, che sono esagerate in lunghezza e in larghezza sulle monete di tutti gl’imperatori romani; quel ritratto ci dà infine un Nerone abbellito. Avemmo agio di fare, quest’osservazione sull’asse d’oricalco della tav. II n. 10.
Ma noi non vogliam dire di quel convenzionalismo che consiste nell’accrescere o diminuire le proporzioni, nell’abbellire l’originale; noi troviamo nel tipo vero della Riforma qualche cosa che per l’artista e per il romano dell’età di Nerone era il carattere essenziale di tutte le teste di Nerone, un particolare che da solo bastava a dare la somiglianza del suo volto. L’arte monetale in tutte le epoche ha dimostrato di sdrucciolare facilmente in questo convenzionalismo, specie nelle età di decadenza dell’arte.
Gli artisti incisori dei conii, costretti a ripetere sempre lo stesso tipo per anni ed anni, facilmente davano importanza a qualche accessorio, il quale diventava col tempo la caratteristica più spiccata del volto dell’imperatore. Delle due l’una: o Nerone portava di consueto i capelli rivolti in su come appaiono su tutte le monete che hanno il capo a destra, o li portava rivolti in giù come sono disegnati sulle monete col capo a s. Già questa stessa divisione, fondata sulla direzione del capo, vale a provare il convenzionalismo, vale cioè a dimostrare che dati i due tipi fondamentali, essi furon seguiti costantemente, variando solo qualche accessorio. Tutto induce a far credere che il tipo dai capelli in su sia il zionale. Fra le teste in marmo di Nerone adulto, solo qualcuna potrebbe mettersi a confronto con la testa di Nerone sulle monete, e sono la testa della Biblioteca Vaticana40 e quella del Museo di Monaco41. Ma l’arte plastica si mantenne estranea a questa esagerazione. Infatti non si può dire lo stesso pel busto del Louvre42 o per la testa del British Museum, opera greca43; i quali monumenti ci danno la vera acconciatura di capelli che provocò il tipo delle monete.
Ivi riscontriamo nella chioma in generale una certa ondulazione, della quale parla Suetonio, e sulla fronte i capelli sono disposti a ciocche formanti un rialzo attorno alla fronte ed assottigliantisi man mano, fino a toccare la fronte con la loro estremità. L’arte monetale un po’ per le proporzioni troppo piccole, un po’ perchè non si trovava nelle identiche condizioni dell’arte plastica, essendo obbligata a riprodurre il tipo di profilo, non potè copiare fedelmente l’originale e creò il tipo che abbiamo visto e chiamato della Riforma. Se si osservano per altro gli aurei che vanno dal 62 al 63, come il n. 4, tav. I e quello inserito dal Bernoulli nella tav. XXXV n. 16, si trovano i capelli a questa foggia disegnati44.
PROSPETTO CRONOLOGICO
336
CLASSIFICAZIONE CRONOLOGICA DE
soo-e
a) Testa a s. coi capell
DATA
SESTERZII
DATA
DUPONDII
a) Testa laureata a s.
a) Testa laureata a s.
(pel tipo di N. V. tav. I n. 19)
(pel tipo di N. V. tav. I n. 16, 17)
56
ADLOCVTIO Coh. 6.
62(?)pr.e.
MAC . AVG . Coh. 129. Fior. 4449.
pr. eiissione 59 pi", e.
SECVRiTAS Coh. 325. Fior. 459899,
ANNONA Coh. 15, 20, 22. Fior. 4368-69.
„ Coh. 329
62 pr. e.
Arco Coh. 306, 309.
S.P.Q.R.OB.CIV.SER. Fior. 46:6.
60 pr. e.
GONG . I Coh. 68. Fior. 4394.
56 pr. e.
VICTORIA Coh. 344. Fior. 4628-32.
56 pr. e.
DEcvRSio Coh. 84, 88. Fior. 4409-10.
Coh. 346
56 pr. e.
Giano Coh. 159, 160.
PORT . AVG . Coh. 252, 253, 254.
ROMA Coh. 265, 268.
60 pr. e.
b) Testa laureata a d.
(pel tipo di N. V. tav. II n. 2)
ADLOCVTIO Coh. 2. Fior. 4359.
ANNONA Coh. 14, 19, 2/, 23.
Arco Coh. 310.
[gong]? DAT. POP Coh. 77.
CONG . II
Coh.
81.
DECVRSIO
Coh.
86, 87, 89.
Giano
Coh.
146, 158.
PORT . AVG .
Coh.
251.
ROMA
Coh.
261, 267, 269
Arco
Coh.
310.
P) Testa a d. coi capell
b) Testa laureata a d.
(pel tipo di N. V. tav. II n. 1)
Giano Coh. 147, 167.
„ s. glob. Santangelo.
MAC . AVG s. glob. Coh. 128.
SECVRiTAS Coh. 321, 324. Fior. 4601-4.
„ Coh. 328. Fior. 4614-15 i
„ s. glob. Coh. 330.
VICTORIA Coh. 340-343. Fior. 4626-2'/
„ Coh. 345. Fior. 4641. I
„ s. glob. Fior. 4625.
47 337
ONZI DI NERONE COL GLOBETTO.
///> (SOO-Sr, — 810-03) TA
ASSI (rame)
DATA
SEMIS (rame)
a) Testa nuda a s.
a) Tesia nuda a s.
8
ARA PAcis Coh. 31.
60 pr. e.
Mensa agonistica Coh. 56.
r. e.
„ s. glob. Coh. 28.
Citaredo Coh. 245, 246.
„ s. glob. Coh. 198, 249 (segno
di vai. ?) Fior. 4705
Coh. 354 (s. legg.).
Giano Coh. 149.
„ s. glob. Coh. 173.
GENIO AVGVSTI Coh. I02, 104.
„ s. glob. Fior. 4420.
„ s. glob. Coh. 50,
ROMA Coh. 194
51-
^95-
r. e.
Vittoria Coh. 291, 293, 295,303.
„ s. glob. Coh. 304, 305. Fior.
4683.
u (S12-59 (?) — 810-03)
b) Testa nuda a d.
(pel tipo di N. V. tav. II n. 3)
I
ARA PACIS Coh. 27, 30. Fior. 4371-74,
„ s. glob. Coh. 29.
Citaredo Coh. 243, (244) Us), 247.
„ s. glob. Coh. 197, 355 (s. legg.).
Giano Coh. 148, 156.
„ s. glob. Coh. 157.
GENIO AVGVSTI Coh. IO3.
„ s. glob. Coh. 100. Fior. 4419.
Vittoria Coh. 290, 292, 302.
„ s. glob. Coh. 296 , 300. Fior.
4667-72.
63
63
b) Testa nuda a d.
(pel tipo di N. V. tav. II n. 4)
Mensa agonistica, s. glob. Coh. 46, 52
55, 57. Fior. 4334.
Fior. 4335-38 (oric.) (16).
Fior. 4333 (t. laur.) U?'.
ROMA Coh. 190, 240. Fior. 4564.
„ s. glob. Fior. 4562,63. Coh. 131,
193) 237, 238, 239, 272, 331, 333
338 CLASSIFICAZIONE CRONOLOGICA DEI BRONZI DI NERONE
APPENDICE A.
Nel Catalogo del Museo Nazionale di Napoli, compilato dal Fiorelli, ricorrono alcune inesattezze tipografiche, da noi corrette nel compilare il prospetto cronologico. Queste inesattezze sono parecchie e a noi preme farle notare, affinchè chi vorrà fare confronti col catalogo del Fiorelli non attribuisca ad errore nostro ciò che è una correzione fatta dopo uno studio accurato sui monumenti.
ERRATA | CORRIGE | |
n. 4359 | Testa di N. laur. a d. | Testa di N. laur. a d. sotto globetto. |
n. 4371-74 | Testa di N. laur. a d., sotto globetto. | Testa nuda di N. a d., sotto globetto. |
n. 4408 | Testa di N. laur. a s. | Busto di N. laur. a s. con egida sull'omero. |
n. 4469-71 | Testa di N. laur. a d. | Uno di questi tre esempi, ha la testa nuda. |
n. 4529-31 | imp . nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . p . p | imp . nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . xiii . p .p |
n. 4549 | Testa di N. laur. a s., con egida sul petto, | Testa di N. laur. a s. con egida sull'omero. |
n. 4598-9 | Testa di N. laur. a s. | Testa di N. laur. a s., sotto globetto. |
n. 4614-15 | Testa di N. laur. a d. | Una di queste monete ha la corona radiata. |
n. 4616 | Testa di N. laur. a s. | Testa di N. laur. a s. sotto globetto (appena visibile). |
n. 4683 | Testa di N. laur. a s. | Testa di N. nuda a s. |
n. 4705 | Testa nuda di N. a s. r) Nerone citaredo, nell'esergo i. | Testa nuda di N. a s., sotto globetto. r) Nerone citaredo, senza segno di valore nell'esergo. |
APPENDICE B.
Peso di alcune monete d'oro e d'argento di Nerone.
a) Medagliere dì Napoli
Fiorelli | Oro | Fiorelli | Argento |
n. 4317-20 | gr. 7,64; 7,62; 7,61. | n. 4330 | gr. 3,46. |
n. 4321-22 | gr. 7,62; 7,45. | n. 4385 | gr. 3,08. |
n. 4323 | gr. 7,59. | n. 4386 | gr. 3,23. |
n. 4324-25 | gr. 7,72: 7,71. | n. 4619 | gr. 3,35. |
n. 4326-28 | gr. 7,67; 7,64. | ||
n. 4329 | gr. 6,42. | ||
n. 4331-32 | gr. 7,73; 7,67. | ||
n. 4352 | gr. 7,47. | ||
n. 4375-76 | gr. 7,32; 7,30. | ||
n. 4380-84 | gr. 7,27; 7,19. | ||
n. 4457-58 | gr. 7,33; 7,19. | ||
n. 4578 | gr. 7,31. | ||
n. 4617 | gr. 7,22. | ||
b) Medagliere Santangelo | |||
Cohen | Oro | Cohen | Argento |
n. 96 | gr. 7,60. | n. 312 | gr. 3,48. |
n. 42 | gr. 7,19. | n. 97 | gr. 3,63. |
n. 66 | gr. 7,25. | n. 7 | gr. 2,42. |
n. 118 | gr. 7,43; 7,33; 7,15; 6,94. | n. 352 | gr. 1,59 (sest.). |
n. 32 | gr. 1,57 (sest.). | ||
n. 313 | gr. 6,86. | n. 314 | gr. 3,43; 3,37; 3,32; 3,29; 3,17. |
n. 119 | gr. 3,47; 3,33; 3,01; 2,87. | ||
n. 258 | gr. 3,27; 3,17. | ||
n. 67 | gr. 3,25. |
DESCRIZIONE
DELLE MONETE CONTENUTE NELLE TAVOLE
Tavola I.
Num. Data
1. 810=57 — nero . caesar . avg . imp . Testa nuda di Nerone a d.
AV g. 7,62. Fiorelli, Cat. n. 4321.
2. 811=58 — nero . caesar . avg . imp . Testa nuda di N. a d.
AV gr. 7,59. Fiorelli, Cat. n. 4323.
3. 813=60 — nero . caesar . avg . imp, Testa nuda di N. a d.
AV Napoli (Depositi del Mus. Naz.)
4. 813=60 — nero . caesar . avg . imp . Testa nuda di N. a d.
AV gr. 7,64. Fiorelli, Cat. n. 4326.
5. 813=60 — nero . caesar . avg . imp . Testa nuda di N. a d.
AV gr. 6,42. Fiorelli, Cat. n. 4329.
6. 813=60 — nero . caesar . avg . imp . Testa nuda di N. a d.
AV Fiorelli, Cat. n. 4326-28.
7. 816=63 — nero . caesar . avg . imp . Testa nuda di N. a d.
AV gr. 7,47- Fiorelli, Cat. n. 4352.
8. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p. p. Testa di N. laureata a s.
Sest. Fiorelli, Cat. n. 4497.
Num. Data
9. — nero clavdivs caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp . p . p . Testa di N. a s. con corona radiata.
Dup. Fiorelli, Cat. n. 4559.
10. — nero clavdivs caesar avg . germ . p . m . tr . p. imp .p.p. Testa di N. laur. a s. con egida sul petto.
Sest. Napoli (Depositi del Mus. Naz.).
11. — nero clavdivs caesar avg . germ . p . m . tr . p . (imp .p.p.) Testa di N. laur. a s.
Sest. Fiorelli, Cat. n. 4401.
12. — nero clavd . caesar avg . germ . p . m . tr . p . imp .p.p. Testa di N. a s. con corona rad.
Dup. Fiorelli, Cat. n. 4640.
13. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p. Testa di N. laur. a s. con egida sull’omero.
Sest. Fiorelli, Cat. n. 4549.
14. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p. Testa di N. laur. a d.
Asse. Santangelo.
15. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p. Testa nuda di N. a d.
Asse (rame). Fiorelli, Cat. n. 4469.
16. — imp . nero caesar avg . p . max . tr . p . p . p . Testa di N. laur. a s. poggiante su di un globetto.
Num. Data
Dup. Fiorelli, Cat. n. 4628.
17. — imp . nero caesar avg . p . max . tr . p . p . p . Testa laur. di N. a s. poggiante su di un globetto.
Dup. Santangelo.
18. — im(p. ne)ro caesar avg . p . max . tr . p . p . p. Testa nuda di N. a s. poggiante su di un globetto; avanti la contromarca
vespa.
R/ — (gen)io avgvsti. Genio in piedi a s. innanzi ad un’ara accesa, avendo in mano la patera e il cornucopia; ai lati
s.c.Asse (rame). Collez. Gnecchi.
19. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p. Testa di N. laur. a s. poggiante su di un globetto.
Sest. Fiorelli, Cat. n. 4409.
Tavola II.
1. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p. Testa di N. laur. a d. poggiante sopra un globetto.
Dup. Fiorelli, Cat. n. 4603-04.
2. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp . p.p. Testa di N. laur. a d., poggiante su di un globetto.
Sest. Imhoof-Blumer.
3. — imp . nero caesar avg . p . max . tr . p . p . p. Testa nuda di N. a d., poggiante su di un globetto.
Asse (rame). Fiorelli, Cat. n. 4371-72.
4. — imp . nero caesar avg . pontif. Testa nuda di N. a d.
Asse (rame). Fiorelli, Cat. n. 4564. Num. Data
5. — nero clavdivs caesar avg . germ . p . m . tr . p . imp .p.p. Testa di N. laur. a d.
Semis (rame). Fiorelli, Cat. n. 4333.
6. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p.
Busto di N. laur. a d., con egida sul petto.
Sest. Fiorelli, Cat. n. 4695.
7. — nero clavdivs caesar avg. germ . p . m . tr . p . imp . p . p .
Busto di N. laur. a d. con egida sul petto.
Collez. Gnecchi.
8. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p. Busto di N. laur. a d. con egida sul petto.
Collez. Gnecchi.
9 — nero caes . avg . imp . Testa di N. laur. a d.
Semis (oricalco). Fiorelli, Cat. n. 4571.
10. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p. Testa di N. laur. a d.
Asse (oricalco). Fiorelli, Cat. n. 4424-26.
11. — nero clavdivs caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p. Testa di N. a d. con corona radiata.
R/ — secvritas avgvsti La Sicurtà (v. tav. II, n. i); nell’esergo ii.
12. — nero caesar avgvstvs. Testa di N. laur. a d.
AV Fiorelli, Cat. n. 4457-58.
Num. Data
1-3. — nero clavdivs caesar avg . germanic . Testa di N. a d. con corona rad.
Asse (oricalco). Fiorelli, Cat. n. 4699-700.
14. — nero caesar avgvstvs. Testa di N. laur. a d.
AV. Fiorelli, Cat. n. 4391.
15. — nero caesar, Testa di N. laur. a d.
AV. Fiorelli, Cat. n. 4382-84.
16. — nero caesar avgvstvs. Testa di N. laur. a d.
AV. Fiorelli, Cat. n. 4617-18.
17. 818=65 — nero caesar avg . imp . tr . pot . xii p.p. Busto di N. laur. a d., con lorica e paludamento.
Sest. Imhoof-Blumer.
18. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p. Busto laur. di N. a d. con egida sul petto.
Sest. Imhoof-Blumer.
Tavola III.
1. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p.
Testa di N. laur. a d.
Asse (rame). Fiorelli, Cat. n. 4469-71.
2. 819=66 — imp . nero clavd . caesar avg . germ . p . m . tr . p . xiii p.p.
Testa di N. laur. a d.
Sest. Fiorelli, Cat. n. 4356.
Num. Data
3. — nero caesar avg . germ . imp . Testa di N. laur. a d.
Asse (rame). Fiorelli, Cat. n. 4492-93.
4. 819=66 — Legg. e tipo come nel n. 2 di questa tavola.
Sest. Fiorelli, Cat. n. 4358.
5. 819=66 — imp . nero clavd . caesar avg . germ . p . m . tr . p . xiii .p .p . Testa di N. a d. con corona rad.
Dup. Parigi (Coh. n. 286).
6. — imp . nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . p . p. Testa di N. laur. a d.
Sest. Fiorelli, Cat. n. 4474.
7. 819=66 — imp . nero clavd . caesar avg . germ . p . m . tr . p . xiii p.p. Testa di N. laur. a s.
Sest. Parigi (Coh. n. 140).
8. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp .p.p. Testa laur. di N. a s.
Collez. Gnecchi.
9. — nero caesar avgvstvs. Testa di N. laur. a d.
Arg. Fiorelli, Cat. n. 4583-84.
10. — nero caesar avgvstvs. Testa di N. laur. a d.
Arg. gr. 3,37- Santangelo.
11. — nero caesar avg . germ . imp . Testa laur. di N. a s.
Asse (rame). Fiorelli, Cat. n. 4673
12. — nero clavdivs caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp . p . p . Testa di N. laur. a s.
Sest. Fiorelli, Cat. n. 4542-43.
13. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp . p . p Testa di N. a s. con corona rad. (a sei raggi).
Num. Data
Dup. Santangelo.
14. — nero clavd . caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp . p . p . Testa di N. laur. a s.
Sest. (Depositi del Mus. Naz.).
15. — nero clavdivs caesar avg . ger . p . m . tr . p . imp . p . p.
Sest. (Depositi del Mus. Naz.).
Tralascio di descrivere le monete delle tavole IV e V, perchè sarebbe una inutile ripetizione, essendo state già descritte nel capitolo II.
Tav. I. |
Tav. II. |
Tav. III. |
Tav. IV. |
Note
- ↑ Memoria letta alla R. Accademia d’Arch. di Napoli nella tornata del 16 febbraio 1897, la cui inserzione negli Atti fu approvata con unanimità di voti nella tornata del 9 marzo 1897. Nel Rendiconto delle tornate e dei lavori di detta Accademia fu pubblicato un sunto della presente memoria, non in tutto fedele al testo, che vede per la prima volta la luce nella nostra Rivista.
- ↑ Occo, Imp. rom. num. Nero; Eckhel, D. N. t. VI, Nero; Cavedoni, Osservaz. sopra alcune med. imperiali negli Annali dell’Istit. di corrisp. arch. 1851, p. 241-246; Kenner, Die Scheidemünze des Kais. Nero nella Num. Zeitschr. 1878, p. 230-306.
- ↑ I numeri del Cohen, che cito, sono quelli della seconda edizione del 1880.
- ↑ Op. cit.
- ↑ Römische Ikonographie, Nero, pag. 387-391.
- ↑ Nero, 51. Tacito (Hist. II, 9) dice in termini generali: Corpus insigne oculis comaque et torvitate vultus.
- ↑ Cfr. Ovid., Ars am. I, 507; III, 434. Quintil., Inst. orat. XII, 10, 47; I, 6, 44.
- ↑ Bernoulli, Ikon., taf. XXIV.
- ↑ Id. taf. XXV.
- ↑ Un riscontro assai utile può farsi con la testa di Nerone che conservasi nel Museo Britannico (Bernoulli, Nero p. 398, fig. 59).
- ↑ Vedi una mia preced. memoria " Contributo alla storia della m. rom. da Augusto a Domiz., pag. 22. Cfr. Kenner, op. cit., p. 234-235 „.
- ↑ Cfr. Kenner, op. c., pag. 230.
- ↑ Fiorelli, Cat. n. 4457-58.
- ↑ Tac., Ann. XII, 69; Dio, LXI, 3.
- ↑ Dio, LXI, 6; Suet., Nero, 7; Tac., Ann., XIII, 3.
- ↑ Tac., Ann. XIII, 31.
- ↑ Suet., Nero, 10.
- ↑ Cfr. Marquardt, Röm. Staatsv., t. II, p. 134-135.
- ↑ Schiller, Nero, p. 109, n. 2.
- ↑ Eckhel, D. N., V, p. 271.
- ↑ Nero, II.
- ↑ Il non essere citato questo congiario fra gli altri nel Cronografo del 354, il quale è imperfetto come nota il Marquardt, ha fatto si che non venisse preso in considerazione questo passo di Suetonio, dove la distribuzione al popolo non è chiamata col suo nome di congiarium, perciò il biografo dandone tutti i particolari credette superfluo aggiungere il nome. Questa nostra opinione, che è quella dell’Eckhel, trova favore anche per l’occasione che avrebbe suggerito a Nerone l’idea del congiario, il quale soleva distribuirsi nelle solenni occasioni come quella delle Neronie.
- ↑ Tac. Ann. XIII, 41.
- ↑ Ann. XV, 18.
- ↑ Il Bernoulli stesso, che accetta in tutto e per tutto le opinioni del Kenner, non può starsene con lui anche in questo ed afferma che queste monete non sono state ancora chiaramente classificate (Bernoulli, Nero, p. 390).
- ↑ Tac. Ann. XV, 18.
- ↑ Dio. LXI, 21.
- ↑ Cohen, p. 96, n. 242.
- ↑ Nero, 14 ediz. Roth 1886.
- ↑ Mancini, Stor. di Elvid. Pr., note ed emendazioni p. 128 " Laonde, io molto volentieri sarei per tradurre cotal passo: Nerone tenne chiuso il bifronte Giano, sì nella pace che con residuo di guerra. „
- ↑ Nero, pag. 204; e poi Gesch. der Röm. Kaisers., pag. 351.
- ↑ Hist. des Rom. t. IV, p. 83.
- ↑ Fiorelli, Cat. n. 4354, 4355. La correzione che lo Schiller propone al sesterzio del Cohen, n. 178 (v. Schiller, Nero, p. 204, n. 1) è contraddetta da questi due sesterzi del medagliere di Napoli.
- ↑ Fiorelli, Cat. n. 4353.
- ↑ Op. cit., pag. 126.
- ↑ Coh., Nero n. 283, 284, 286 (dupondio), 287; Fiorelli, Cat. n 4356-58.
- ↑ La duplice leggenda che queste monete portano scritta sul rovescio (pace p . l’. terra mariq . parta ianvm clvsit e pace p . l’. vbiq . parta . ianvm clvsit) potrebbe dar fondamento alla ipotesi della duplice chiusura. Ma a prescindere, che non trovo differenza di signif. tra le due leggende, è a notarsi che la seconda trovasi solo sugli assi e sui dupondii, i quali offrivano uno spazio assai più piccolo di quello dei sesterzii, ed essendo la prima leggenda troppo lunga, fu abbreviata.
- ↑ Tac. Ann. XV, i8 " At Romae tropaea de Parthis arcusque medio Capitolini montis sistebantur, decreta ab senatu integro adhuc bello, neque tum omissa, dum adspectui consulitur, spreta conscientia. „
- ↑ Bernoulli, Nero p. 388 " .... so zeigen sie in ihrer Aufeinanderfolge doch noch bestimmte typische Unterschiede, die nicht alle conventioneller Natur zu sein scheinen, sondern von denen einige offenbar, den Wandlungen des Urbildes entsprechen. „
- ↑ Bernoulli, Nero taf. XXIII.
- ↑ Id. taf. XXIV.
- ↑ Id. taf. XXV.
- ↑ Id. p. 393 fig. 59.
- ↑ A questo proposito ci sia lecito uscire dal campo numismatico ed esprimere il nostro parere sul busto di Nerone del Louvre, riprodotto dal Bernoulli a p. 397 fig. 58. Il Bernoulli si domanda se è antico, notando ragionevolmente una grande somiglianza con la testa di bronzo del Vaticano. La capigliatura non mi sembra di Nerone; abbiamo busti di Nerone con i capelli così pettinati, ma sono tutti giovanili. Quello è un busto di Nerone adulto e quell’acconciatura del capo non si trova mai sui monumenti che lo rappresentano adulto. Tutto induce a far credere che sia opera moderna, fatta sull’originale del Vaticano.
- ↑ La descrizione del n. 244 è la medesima di quella del n. 243.
- ↑ Questi quattro semis del Museo Naz. di Napoli sono d'oricalco ed hanno il tipo della ...ma, quindi non possono essere anteriori al 63; ma neanche li credo posteriori, perchè hanno la testa nuda. Uno di essi fu da noi pubblicato nel Contrib. a. st. d. mon. rom. p. 61, ediz. di ....tav. V n. 5.
- ↑ Questo semis ha la specialità della testa laureata, perciò lo credo del 63, anche perchè ...glia al tipo della Riforma. Vedi tav. V, n. 5.
- Testi in cui è citato Friedrich von Kenner
- Testi in cui è citato Johann Jakob Bernoulli
- Testi in cui è citato Gaio Svetonio Tranquillo
- Testi in cui è citato Publio Ovidio Nasone
- Testi in cui è citato Marco Fabio Quintiliano
- Testi in cui è citato James Millingen
- Testi in cui è citato Joseph Hilarius Eckhel
- Testi in cui è citato Francesco Mezzabarba Birago
- Testi in cui è citato Celestino Cavedoni
- Testi in cui è citato Theodor Mommsen
- Testi in cui è citato Publio Cornelio Tacito
- Testi in cui è citato Cassio Dione Cocceiano
- Pagine con link a Wikipedia
- Testi in cui è citato Henry Cohen
- Testi in cui è citato Carmelo Mancini
- Testi in cui è citato Isaac Casaubon
- Testi in cui è citato Giuseppe Fiorelli
- Testi in cui è citato il testo Contributo alla storia della moneta romana da Augusto a Domiziano
- Testi in cui è citato Joachim Marquardt
- Testi SAL 25%
- Testi-L
- Rivista italiana di numismatica 1897
- Testi di Ettore Gabrici
- Testi del 1897
- Testi del XIX secolo
- Testi con versione cartacea a fronte