Guida del viaggiatore per la città e per li dintorni di Trento/IV. Cose degne di particolare osservazione
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | III. Indicazione delle cose, e dei luoghi che si riferiscono ai bisogni d'un viaggiatore | V. Superiorità locali, distrettuali, circolari e diocesane residenti in Trento | ► |
IV.
Cose degne di particolare osservazione.
1.° Acquedotti. I canali di viva pietra, ne’ quali, come si è già detto, scorre l'acqua, condotta per uso della città dal vicino Fersina, nelle contrade di recente selciate meritano, e per l’invenzione, e per la solidità di essere da chicchessia bene esaminati. Di quest’acquedotto, che ha della romana magnificenza, siamo debitori alle cure del chiarissimo Sig. Conte Benedetto Giovanelli, Podestà di Trento, benemerito eziandio per avere tratte alla luce certe notizie della patria storia, che erano avanti la scoperta da lui fattane del tutto ignote, o in folte tenebre involte.
2.° Fontana grande Fu eretta di viva pietra dal pubblico municipio nella piazza grande del Duomo sul disegno, e sotto la direzione di certo Jongo da Trento l’anno 1768. Essa rappresenta Nettuno, che vittorioso s’innalza su d’un gruppo di Delfini fra festeggianti Sirene, e Tritoni. Ascendendo l’acqua sorte da prima per la bocca de’ Delfini, indi per particolare condotto discendendo viene spinta ad alti zampilli per la bocca delle Sirene, de’ Tritoni, e de’ cavalli marini, sopra i quali siedono i Tritoni. Il recipiente superiore, nel quale versano l’acqua i delfini esistenti a piè di Nettuno, è d’un sol pezzo di pietra rossa.
3.° Teatro nuovo. Eretto dalle fondamenta da Felice Mazzurana passò in proprietà di una società, il perché presentemente si appella Teatro sociale. Fu incominciato il 12 febbrajo 1818, nel qual giorno venne murata solennemente la prima pietra, e fu aperto per la prima volta il 29 maggio 1819 avendosi rappresentata — la Cenerentola — col ballo — la Gundeberga. — È senza confronto il più bel teatro del Tirolo, e fra quelli d’Italia non occupa un posto dispreggevole. Il disegno è del Sig. Giuseppe Maria Ducati, e dipintori furono Ambrosi, e Cipolla. Manca di facciata relativa. Esso giace nella Contrada del Teatro nuovo N. 231.
4.° Castello. „Sorge, dice un valente scrittore delle cose patrie, „sopra lo scoglio quest’ammirabile fabbrica, che tutta signoreggia la città: la parte settentrionale (la torre) fu eretta ne’ bei tempi di Augusto, quella di mezzo (castel vecchio) è opera dell’ottavo, e del nono secolo, e la meridionale (castel nuovo) fu murata in principio del secolo decimosesto (sotto Bernardo Clesio nel 1534.) In tal modo si veggono unite in questo castello le varie vicende dell’architettura: un anello di ferro, che ne congiunge due d’oro“. Si aggiungerà solo, che si chiamava castello del mal consiglio, e che solo al momento che divenne residenza principesca assunse il nome di castello del buon consiglio — Castrum boni consilii — Piazza della Mostra N. 1.
5.° Tor verde. Questa torre viene attribuita agli Etruschi, e da altri ai Reti, ed è unita alla torre di castello mediante alto muro. Si appella tor verde, perchè è coperta di tegole di questo colore. È lambita all’ovest dall’Adige.
6.° Tor Wanga. È di cotto, e pentagona nella base per far fronte all’Adige, che con forza in essa si scaglia. Fu edificata dal vescovo Federico Wanga, da cui assunse il nome. Giace presso il ponte, e la porta di S. Lorenzo. In questa torre da sediziosi, capo de’ quali fu Bellanzani, fatto prigione venne rinchiuso il vescovo, e principe Giorgio de’ Lichtenstein.
7.° Palazzo Galasso sì detto palazzo del diavolo. Fabbricato da Fugger, indi per le vicende de’ tempi ridotto in deplorabile stato venne di recente al pristino lustro restituito dal cavaliere Zambelli. Senza confronto questo palazzo è il migliore di città pel buon gusto, pel maestoso disegno, e per la esatta esecuzione dello stesso. Solo dispiace a chi l’osserva, che sia esso mancante dell’ala destra, che dovea estendersi, come quella a sinistra, fino all’Adige. Vi è unita nobile cappella con pittura che rappresenta Gesù orante dell’Udine. È sito in Contrada Lunga N. 519.
8.° Palazzo Tabarelli. Fu eretto dal Decano Tabarelli, e si crede da taluno sul disegno procuratosi da Bramante da Urbino. Contrada S. Benedetto N. 252.
9.° Palazzo Thunn, che non è ancor ridotto a suo termine, il perchè non se ne fa che solo menzione. Tuttavia la parte, che fu già fabbricata, può piacere a chiunque lo visita. Contrada Larga N. 509.
10.° Palazzo pretorio, o della giustizia unito alla torre di piazza grande, un dì Episcopio. Merita di essere esaminato nella sua facciata verso piazza grande. La torre, che è la più alta fra le torri di Trento, eccettuata quella di Castello, è destinata presentemente, come la tor Wanga, a custodia degli imputati di qualche delitto. Piazza grande N. 351.
11.° Seminario vescovile ex convento de’ Gesuiti con chiesa annessa, della quale più sotto si farà parola. La parte sopra la chiesa a est è destinata per le scuole elementari maschili, e femminili, e la parte sotto la chiesa a ovest per lo seminario vescovile, e per lo studio teologico. Venne esso ampliato con facciata eguale al vecchio fabbricato dal vescovo, e principe Francesco Saverio de Luschin, Contrada Lunga N. 522.
12.° Duomo La cattedrale, o il Duomo costrutto di viva pietra è un maestoso tempio di semigotica architettura, che segna il secolo XIII. Architetto di parte fu Adamo di Arogno comacino. L’altar maggiore edificato nel 1744 con iscelti marmi non è adattato al tempio, sebbene pregiabile, e difficile da essere eseguito ne sia il disegno. Esso s’innalza sopra l’ora otturato ingresso alla antica cappella di S. Massenza, che giace sotto al Duomo, e della quale vedonsi le fenestre nella facciata del Duomo a est. La cappella del Crocefisso, nella quale si conserva il Crocefisso di grandezza naturale, ai di cui piedi, come risulta da appostavi inscrizione, furono pubblicati i decreti del sacro sinodo, che fu in Trento tenuto, fu eretta dal vescovo Francesco degli Alberti nel secolo XVII. Ha questo tempio la figura d’una croce latina, il braccio maggiore della quale è diviso in tre navate sostenute da 14 piloni a sedici angoli. Il coro è finamente lavorato. Meritano particolare attenzione le scalette nell’interno a sud, e nord, comprese nella grossezza del muro, che conducono ai campanili, uno dei quali non è fabbricato, che per metà; i due fenestroni a nord, e ovest, e le loggiette, e gli atri delle porle per di fuori nelle facciate a nord, ed est, presso l’ultima delle quali nell’interno vedesi un antica urna fornita di ferrata, che viene ritenuta come deposito delle reliquie di S. Adalprete, vescovo di Trento, e martire. Oltre le due porte testè accennate possiede il Duomo una terza porta a ovest, che è la maggiore, a destra della quale il primo altare che si ritrova è dedicato a Maria addolorata, di cui in nicchia si conserva una bella statua in legno tenuta in gran venerazione. Delle pitture contenutevi si parlerà altrove. È decorato di urne sepolcrali, e monumenti con relative inscrizioni. Di questi noi non ne accenneremo, che tre soli, come quelli, che rammentano fatti della patria storia, cioè quello di Mattioli, il commentatore di Dioscoride, medico di corte del vescovo Bernardo Clesio, quello dello stesso Bernardo Clesio, e finalmente quello del veneto duce Sanseverino, quivi sepolto in memoria della vittoria sui Veneziani riportata da Trentini capitanati dal valoroso Giorgio di Pietrapiana mercè l’ajuto a Trentini prestato dall’Imperatore Massimiliano in allora Conte del Tirolo; la quale vittoria avendo avuto luogo il dì di S. Lorenzo si decretò per sempre dal senato, e dal popolo di Trento nel predetto giorno ogni anno pubblico rendimento di grazie, che viene eseguito coll’intervento del Magistrato politico-economico nella chiesa parrocchiale di S. Maria maggiore. Le due sagrestie sono sontuose, e ben provvedute di sacri aredi. Come cattedrale è officiato questo tempio dal vescovo, e principe, dal capitolo consistente in 8 canonici, ai quali presiede il Decano, e da 26 beneficiati, e come chiesa arcipreturale da un arciprete con un numero sufficiente di cappellani. Il santo, al quale questa basilica è dedicata, è S. Vigilio, vescovo di Trento, di nazione romano, martirizzato in Giudicaria circa l’anno 410 dell’era volgare, di cui nell’altare della prima sagrestia si conservano le reliquie in urna d’argento assieme ad altre preziose reliquie. Ai 26 di giugno corre la sua festa, nella quale in Trento v’è gran concorso di popolo. In essa la mattina ha luogo la processione, portandosi solennemente assieme alle reliquie dei santi, che quivi conservansi, l’urna di S. Vigilio, e la sera sulla piazza grande si eseguiscono i fuochi artificiati.
13.° Chiesa parrocchiale di S. Maria maggiore. Questa chiesa fabbricata di viva pietra rossa, con buon gusto in tutte le sue parti, venne eretta nel 1520 come l’indica l’inscrizione in facciata a sud, dal vescovo Bernardo Clesio, di sopra più volte rammentato. Ha una sola navata, e tre porte, delle quali quella a ovest, e quella a sud sono lavorate con singolar maestria. Il celebre organo, fatto costruire da Antonio Zurlet nel 1534, del quale essa andava decorata, fu abbruciato da un fulmine, che nella fatal notte dei 13 giugno 1819 discese dall’alto campanile di questa chiesa, assieme ad alcune pitture del Romanino, che servivano a quello di ornamento; di questo non ci resta altra memoria, che la bella loggia, della quale daremo in seguito alcuni cenni. Fu ad esso sostituito altro organo, di recente costrutto dai fratelli Serassi di Bergamo. Delle sessioni del concilio di Trento altre si tennero in Duomo, ed altre in questo tempio, e fu appunto in esso, che venne il concilio conchiuso. Da ciò si comprende quale sia la celebrità di questa chiesa. Il concilio trentino, che fu l’ultimo degli ecumenici, convocato a motivo della riforma introdotta da Lutero, e suoi seguaci, incominciò l’anno 1545, e fu continuato per due anni con otto sessioni, ma pel timore della peste si trasferì a Bologna. Dopo 4 anni fu riaperto in Trento, ed indi interrotto finchè fu conchiuso li 4 dicembre 1563. Vi intervennero 13 cardinali legati, 4 cardinali non legati, 29 ambasciatori de’ principi, 3 patriarchi, 33 arcivescovi, 233 vescovi, 25 abati, 12 generali di ordini religiosi, 145 dottori, e teologi, e 43 procuratori, notaj ed altri uffiziali addetti al concilio. Le pubbliche sessioni furono 25, i decreti 35, i canoni 117, ed i capitoli 229. Medico dei Padri del concilio era il celebre Fracastoro.
Nel palazzo del Magistrato politico-economico si conserva il quadro originale del concilio, ed un quadro ne esiste presso il coro di questa chiesa, che si mostra a viaggiatori. Si mostra pure nella medesima il crocefisso, che era fermato a una delle estremità del tavolo, sul quale, in mezzo alla sacra adunanza, scriveva il notajo i risultati del concilio.
14.° Chiesa parrocchiale dei quartieri uniti di S. Pietro e Paolo, e di S. Maria Maddalena. Questa chiesa di architettura gotica non ha niente di particolare, che una cappella, nella quale viene conservato il corpo di S. Simone, fanciullo di due anni e mezzo, martirizzato dagli Ebrei in Trento l’anno 1475 sotto il vescovo principe Giovanni Hinderbach. A memoria del fatto si eresse una cappella nella casa, ove nacque Simone, ora casa Bortolazzi, piazza del Macello N. 300, ed una se ne alzò nel luogo del martirio, casa Salvadori, Contrada Lunga N. 210.
15.° Chiesa di S. Francesco Saverio, o del Seminario. È una delle belle chiese di Trento, di buon gusto, inalzata da Gesuiti. Si crede di architettura di Simone Dal Pozzo; la facciata è difettosa pel finestrone, che incomincia ad aprirsi sotto il capitello del primo ordine di colonne. È incrostata di marmi orientali, ed è ricca di bei massi di marmo del trentino.
16.° Chiesa dell’Annunziata in Contrada Larga.
17.° Chiesa del Suffragio in Contrada Tedesca. Nella prima si veggono 4 belle colonne di marmo rosso de’ dintorni di Trento, ciascuna d’un sol pezzo, che meritano di essere attentamente osservate, e della seconda la facciata d’ordine composito è di buon gusto e degna d’ammirarsi.
18.° Sculture. Il busto d’un senatore veneto (Cappello) di Alessandro Vittoria, che si conserva nel palazzo di residenza del Magistrato politico-economico, e la loggia dell’organo di S. Maria Maggiore di Vincenzo Vicentin, in ornato, sono due capi d’arte, che l’intendente non chiama inutile l’attenzione prestata, nè reputa perduto il tempo nell’esame istituito consumato.
19.° Pitture. In Trento non esiste una tale galeria di pitture, nella quale scorgere si possa il sorgere, e lo sviluppo di questa bell’arte, e la essenziale differenza delle varie scuole. Ma se non abbiamo una formale galeria, propria d’una capitale, o di famiglie principesche, e ricchissime, abbiamo tuttavia delle pitture, che onorano assaissimo chi le possiede, e che lo qualificano come intendente in quest’arte per la fattane scelta. Anche le pubbliche chiese hanno de’ giojelli, e perfino due case nella facciata loro hanno delle pitture non dispreggievoli. È prezzo dell’opera quivi rammentare alcune di queste pitture. Affreschi del Ricci detto Brusasorci ritrovansi nella facciata della piccola casa Cloz a S. Marco N. 66, e nel castello vi sono affreschi del Romanino, del Romani, del Brusasorci, e d’altri buoni pennelli. Belli, ma di ignoto pittore sono gli affreschi, che vedonsi nella facciata della casa Cazzuffi, Contsada S. Benedetto N 246. Si scorge in Duomo una pittura del Palma sopra il monumento di Bernardo Clesio, una del Morone nel primo altare presso porta orientale a destra dell’altar maggiore, una dell’Orbetto nel piccolo altare pe’ leviti presso il maggior altare, una del Romanino (la Madonna, e S. Biaggio) nell’altare presso il crocefisso, (e non è dispreggevole nemmeno quella dell’altro altare presso il crocefisso) due grandi del bavarese Lott nella cappella dei crocefisso: in S. Maria Maggiore si vede una pittura del Bonvicini, detto il Moretto nel secondo altare entrando dalla porta maggiore a destra (la disputa de’ dottori). Una pittura del Pozzi possiede la chiesa del Seminario (il quadro all’altar maggiore), ed una del Cignaroli (S. Martino) la chiesa di S. Martino nel Borgo di detto nome. Nel palazzo del civico Magistrato si osserva una pittura di buon pennello (Maria egiziaca). Dipinti del Guercino, di Guido Reni, del Perugino, del Dolce, dei Rosa, di Tiziano, di Hayez, di Canella, di Palagi, di Udine si osservano presso Monsignor Principe Vescovo, Malfatti, Wolkenstein, Trent-Turcati, Salvadori, Gaudenti, Lupis, Schreck, Sardagna, Travaglia, Corradi, Thunn, Spaur, Consolati, e Zambelli.
20.º Inscrizioni romane e monete antiche. Si conservano inscrizioni in Magistrato, Contrada Larga N. 497, sotto i portici di piazza grande nel muro di casa Bertolini N. 480, in casa Garzetti, piazza grande, contigua a casa Bertolini, dietro la chiesa di S. Apollinare a Piedicastello, ed in Dos Trento. Il Sig. Conte Benedetto Giovanelli tiene una bella collezione di antiche monete.