Il Cristianesimo felice nelle missioni de' padri della Compagnia di Gesù nel Paraguai/Parte I/Lettera prima
Questo testo è incompleto. |
◄ | Parte I - Capitolo XXIII | Parte I - Lettera seconda | ► |
LETTERA PRIMA
DEL PADRE
GAETANO CATTANEO
della Compagnia di Gesu
al Sig. Giuseppe suo Fratello a Modena.
CARISS. FRATELLO.
Buenos Ayres 18. Maggio 1749.
questo Porto di Buenos Àyres, vengo à compiere la mia premura di darvi pron- ' to ragguaglio dei Accèduto e notato , da che partimmo d’Europa fino al prefente, cominciando dal principio della nofira navigazione, la quale polfo beil dirvi, che riufeitafeli- ciJfima, non perchè non abbiam dovuto fofferi- re molti incomodi, che fono indifpenfabili in un viaggio di più di Tei mila miglia, ipa perchè gli abbiamo provati minori di quelli, che Cogliono ordinariamente fentirfi « La Vigilia dunque del Canto Natale del 1728. alcuni giorni dappoiché fi fummo imbarcati, partimmo dal Porto diÓa- dice in quattro Navi, cioè due Fregate di 30. pezzi di cannone , Culle quali venivano ripartiti . 1 nofiri Miffionarj ; un Petacchio ^di 20. pezzi , in cui venivano dodici Religiofi di S. Francefco Olfervanti, ed un Domenicano; e la quarta era un / un picciolo Legno d*.avvilo, che va a Cartage- na a America , e che per maggior Scurezza da’ Corlari d'Algieri e di Sale, cita infeftanoquefti mari, veniva con etto noi lino alle Canarie , da «dove poi prendendo il fuo /rombo verfo il Ponente tprofeguiva il fuo viàggio . Così di conferva ufcimmo dal Porto con vento favorevole bensì, ma troppo gagliardo, di modo che fune- ceffario camminar con poche vele . Noi Miffio* nar| allora tutti allégri ci rivolgemmo a dare un perpetuo Addio all’Europa, per rivederla poi a fuo tempo dal Cielo . Tal era la forza del vento , che gonfiando affai 1’ onde.agitava noa poco la nave , e tali erano le piegature, che 1* dava di quando in quando , che eia molto difficile il tenerli in piedi . E in uno di quelli fco» timenti un Marinaro , che llava fpenfierato , cadde in maté/e fu un gullo il vedere , come colui nuotava come un pefce, profeguendo fem- pre a tener la fua pippa in bocca , finché rag-. ' giunfe la nave , e aggrappandoli per una corda vi fall fopra fano elalvo. Non dico qullofcoa- volgimento di uomaco, che univerlalmente provammo , perché quello é un tributo , che tuoi pagare comunemente qualfivoglia , che non è affuefatto al mare, fe non che per effere l’agi- tazion della qave alquanto maggiore dell’ ordinario , furono ancora più veementi le rivoluzioni di ilomaco , che quali tutti più o meno patimmo . Con vento si favorevole arrivammo in fei giorni alla villa dell’IfoleCanarie, benché poi celiando il vento, e levandoli un’altro contrario, fummo coftretti a bordeggiare otto giorni a vifta di Teneriffer. Finalmente dopo quattordici dì, da che fciogliemino le vele, ci riufd di prendere porto in quell’Ifola nel giorno folenne dell’ deli’ Epifania. Quivi ci fermammo alcuni gì or* ni, perchè avevamo biffano di .malte.cofe , coinè d’acqua, di legna, d’ aggi ufi are il timone , di rifarcire un àlbero, Che fi èra rotto nel la no- lira nave ; di cale lattarle amèhdue ne’, fianchi e in prora, perchè entrava per le commetto re rriolt’ acqua, è far’-altre non poche provvifioni qnòlrd necéflarie per la lunga navigazione, che ci retta' va ) Il Petacchiò poi in oltre dovea Caricar trenta Famiglie da trafportare à.una nuova Popolazione ; che per Órdine,del Re fi,forma al pretante in,una (piaggia dei. Rio delia Piata ; e lì chiama Monte.Viddò ; di cui vi parlerò più a minuto, qudndocodia narràzìonefaràgiunto colà.
Frattanto ne’ pochi giorni ; .che ci trattenemmo in quel Potto ; noti me lo farei nè men fognato; ricévei -finezze indicibili, sì in comune come Miffìonario della Compagaia ; sì in particolare Come italiano e Modenéle ; Le ricevei in comune con gli altri dal Gonloie di Francia , Cava- liere compì tiffimo* é romenamente affezionato alla Compagnia ; come raoftrò co i fatti. Imperocché appena tappe il noltrò arrivo, che Abito A à .vifitare il nòfirò Padre Proccùratore Girolamo Herran ,’ non folo perchè fotte a pranfo' Cùn .lui , ma perchè difimbarcalse tutta la Mif- fione , a cui fi efibiva egli di .dare alloggio ih fua cafa per tuttó il témpò, che le navi rioftre fi. fossero trattenute in quel Porto . Al che noni attendo' accoftfénrito la favia difcrezioné del Padre* Proccùratore , per ettere noi ih numero di più di fettanta , egh fi rifece in altra gitila, ord con vifirarci a bordo ,' ora cori inviarci de i ririf frefchi: Ut giorno ( non. fo fe à fiìa petizióne) da ambedue'le navi sbarcammo tutti noi Miffio- nanti in terra, e andammo a congiugnerci in unq di di que* Forti , che danno alla (piaggia del Ma- re . Quattro furono a pranzo col Signor 'Confole , e quattro nel Palazzo di Monfìgnor Vefcovo, trattati con tutta fplerididezza e buon cuore da quel Signore Segfètarid , di cui fcriverò q uì apprefso. Noi altri tutti pranzammo nel fo-, pra mentovato Forte , dove altresì godemmo i rinffafchi itìviatìdal fuddetto Signore ; il quale, tofto finito il-pranzo venne in perfona co i quattro Padri a vifitarci, conducendò feco ancora due- fuoi figlio ini garba tiilìmi, l’uno di fette, e l’al-, tro.di hòve anni in circa, i quali ci divertirono molto còlla loro* Abilità ; perché fecero tra l’aì- tre cofe 1’ efercizio dell’ armi , comandando , é ubbidendo or l’uno, or Ì’altro, con una grazia e difin voltura tale ; ché noi altri non fapevamo. cefsare di far loro plaùfo , finché venné fera, e tutti que’Signori ci accompagiiarOrio al battello; e ci licenziarono . Nello fretto tempo non mo- ftrò miiior’ affètto verfo di noi il fopràccénnàtó Signor Segretario , parte per ordine del Vefcovo , che fi trovava lungi dalla Città alla Tifiti bell’ Ifola di Palma , parte per la Angolare inclinazione , eh’ egli conferva verfo la Compagnia. Egli pure voleva , che sbarcaffimo in terra, offerendoli di trovar comodo conveniente per tutti ; ed efso pure venne a vifitarci a bordo dove ci fpedì confìderabili rinfrefehi. Le finezze poi ricevute io particolaremi furono compartite da un Cavaliere Italiano, che qui litruovà molto accomodato con una carica , che gli frut-i ta mezza dobla al giorno, per cui iti paefe , dò* ve il vivère non coda niente , può mantenerti da gran Cavaliere , oltre pofeia i fuoi traffichi, co’quali fa tirarti avanti qtiantòalcun’altlo. Ora quefti trovandoli a pranzo col Signor Segretario.; fuo grande Antico-, quel giorno òhe vi furono quei quattro Padri , feppe da etti che in quella Miffione venivano ancora quattro Padri Italiani . Perlocchè tutto-allegro finito il pranfo fi porrò fubito al Forte,'dove avevamo difimbarcato. Incredibili furono le moftre di giubilo ed allegrezza, che diede in vederci ; molto più poi quando intefe, effere nói di Ravenna, Rimini , Mantova, e Modena, paefi tutti da lui ben conofciu- ti, quando dubitava , che foflìroo delle provincie di Napoli, o di Sicilia. Il primo , in cui sf incontrò, fui io, che ricevei i primi complimenti ed abbracci , poi il Padre Rafponi , indi gli- altri due . Ma le principali carezze- le ricevette il Padre Rafponi a cagion della conofcenza ed1 amicizia ftrettiflìma, che quello Signore avea tenuta m Italia col Cavaiier di Malta Orazio Rafponi , Fratello o Cugino del Padre. Poi fi volto fubito a me, che chiamava fuo paefano , da che feppe, eh* io era Modenefe ; e domandandogli io, di che paefe era, egli mirifpofe, cheera. Bolognefe; e che effondo Modena e Bologna dittanti fol fette leghe ( qui fette leghe nonficon- fiderano più che fe foflèro fette patti ) perciò eravanfo paefani . E qui lafciato da parte lo, Spagnuolo, e il Tofcano, cominciò a parlar Bolognefe così tiretto, e con tutta quella lepidezza, che è propria della Nazione , che erano forzati a ridere gli fletti Padri Spagnuoli , e Tedefchi , benché non iniendefiero sillaba del lignificato . Immaginatevi, mo , come davamo noi Italiani, che non ci faremmo mai figurati d’incontrare in Teneri ffe un Bolognefe, e un Bolognefe de i più guftofi, che fi pottanò trovare nella fletta Bologna . Egli a tutti i patti ci volle a definare il 'giorno feguente a cala (ha ; il che ottenne facìimente dal Padre Proccu'ratore, ed avrebbe va» luto tenérci; io cafa fua fino alla partenza dai quello Pòrto ,• fe noi flelfi non ci foffimo gagliardamente opporti .((La mattina feguente c’ inviò un» battello a bordo, che ci conduffe in « Città , do*, ve.ci ricevette; e poi ci menò: al fno Calino di campagna,,così pulito al di dentro , e così be-, ne aggiuftato con. carte, pecchi, fcrigni , calighe , ed .altre galanterìe , che ne reftarotio fom- . mamente ammirati i quattro Padri Spagnuoli, i quali, nel dì antecedente avea condotto colà per dar loro il Thè., ed a noi fembtò appunto di vedere’ uq calino d©L Bolognefe ..Ci onorò alla, mepfa il Segretario del Vefcovo ( che in quelle parti lì conudeta, come personaggio di gran conto ). ed un. Cavalier Francelè mólto. erudito e cortefe. La tavola fu lautiifima ; e perchè quei Signori erano .perfone tutte, .che aveano*o letto molto, o villa,gran parte di Mondo, la converrà zione riufcì non poco eruditaed infieme-gu- ftofa per le Storie graziofe che a i difcorfi fe- rj framifchiava .il Bolognefe. Finito il pranfo ci portamtpp a vedere la Città , che non è cofa per la quale , malfimamente, perchè toltone.! Conventi;, e alcune cafe principali , tutte l’altre fon balfette , e d’ un piano folo . La:cofa, che mi recò più divertimento, fu il vederei Carnei* li , eh’ io .non avea veduti mai fe non dipinti. ; Finalmente aodamtno a terminare nel Palazzo molto hello .di Monfìgnor Vefcovo , dove il Signor Segretario ci diede un nobil rinfrefeo ,. e coronò 1’ opera da par fuo. Dopo di,che elfen? do già fonata. 1' Ave Mariatutti uniti ci ac? compaginarono alla piaggia, ,. dove ci, dfeflerq affettuofiffimi abbracciamenti , e noleggiatoci uno de’ miglior/ battelli ci Spedirono alia noftra Torte f. P ' nanave. Il Signor Bolognese fi chiama Signor Gaspare Biondi de’ Conti, ed ha la Madre viva, e un Fratello, che sostenta la famiglia in Bologna. Così il Signore suol’usare di sua beneficenza, con averci fatto goder le delizie, dove non pensavamo mai di trovare se non patimenti, e disagi.
Quanto all’Isola di Teneriffe, la cosa più celebre, che vi si truova, è il fuo famoso Pico cioè un Monte, il quale è situato nel bel mezzo d’essa Isola, e sorge con un’altezza sì smissurata, che comunemente vien riputato il più alto Monte del Mondo. Io ne aveva già qualche notizia pel molto che d’esso trattano i Geografi, e perciò lo mirai con non poca curiosità. Quello che posso dirvene, è che si discuopre più di cinquanta leghe lontano, che sono più di cento cinquanta miglia più della metà sta quasi sempre coperta di nuvole, e sopra d’ esse s’erge in figura di un pane di zucchero la gran punta, che per lo più è coperta di neve L’ Isola poi per quello che si potè discernere dalla nave, mi sembrò molto amena, e fruttifera. La sua maggior fertilità consiste in tabacco, seta, e principalmente vino, sendo celebre per tutta Europa il detto vino delle Canarie: per traffico del quale vengono colà continuamente Franzesi, Inglesi, e Ollandesi; e in quel Porto di santa Cruz dove stavamo allora, vi erano più di quindici navi mercantili delle suddette tre Nazioni. La costa dell’Isola è circondata tutto all’intorno di Fortini con pezzi di Artiglieria; e ciò per difenderla da i Barbareschi, i quali, per essere quell’Isole sì vicine all’Affrica, le infestano continuamente. E non solo per difenderle da queste, ma anche dall’altre Nazioni d’Europa, quando sonò in guerra contro la Spagna, |e quali vi fanno l'amore, per fervire qneli'nB* le .di fcàla a tutte le navigazioni dell’ tedia ; ché cblà vanno a prendere il lor punto , é i venti generali. Perciò quando arrivammo la noialtri* che come ditti , eravamo ih quattro navi Spa- grvuoje, alle qtiàli per .viaggio s’ erano aggiunte due Franteli , e tutti di lontano ftavamo, bordeggiando a cagione del Vènto contràrio: il Ca- pirart Geoerale , fcoprendo quelli lei Legni , e poco-avariti nove battimenti minori, che fém- oravano ima picciola Flotta , lenza fapere di chi, « a che fine vefiiflè : fece con due canno» hate date.all armi, a chi fu rifpofto col cannone dalla Laguna , che .è' ub’ altra Città dentro tèrra, per cui dilcefefo jrotto alla fpiaggìa quattro mila uomini deità'milizia del paefe, migliori per impedire gli"sbarchi ,' che le fteffè truppe Spagnuole * le quali ttando ih poco humero ripartite ne’ mentovati Fortini , venivano con que’ mofcbetti antichi a -ruota, che màtabilmenv te maneggiano . Il. primo a prendere Porto di notte, ,ftt il Pelacchio ; e il Generale inviò fubito un.battello con ordine , che fe era amico* aceendeffè il fiutale di poppa , e fparaffe una cannonata.. Il che efeguSto * fubito fvanl ogni timore. La mattina approdammo noi altri, e eòa ùndici tiri falutamrno la Fortezza : il che fatto, tutte le milizie fe ne ritornarono' alle lor calè.
Dopo tante finezze da noi ricevute in Tene- riffe ritornammo a bordo, dove oltre alle mole- file Colite delle navi , che lòho fempre maggiori, quando fi Ha detenuto , e non fi cammina vérfò il fuo termine, dovemmo (offerirne altre più feltìdiafe per parte delle milizie . I Paffeg- gieti tutti , almeno qu^li di qualche riguardo , P 2/ totolto cfep entrammo nel Porto , fcefercf a terra,, dóve fe là pattarono-allegramente (Ino al giorno, che mettemmo di'nuovo alla vela-. I lol- dati. Bruciavano anch’ -eflìdr voglia di montare in terra»; ma gli Uffizioli Senevano ordinedr non lafciame ufcire pur uno-. Di qui-nacquero le turbulenzei, che c’ inquietarono per molti giórni /.perchè fuori de i Dragoni , che erano- belliffima gente’:, e milizia tutta veterana ,-fa- viffima-ve ben; difri pi ina ta : la fanteria- era milizia ordinaria , e per lb più malcontenta : perchè ia mbggior parte di quefti veniva per forza . E ficcome il Paraguai fa Ifpagna rione paefe mólto nominato/corèe .fuole e fife re il -Mettr- co, il Chile , il Perù /e fòmigltànti- , a fenfirll effi parèva che fofferb* -inviati all’ Inferno . É certo fe potevano sbaréaterin Teneriffe, per lo- meno la merài difettava fe-’pet quello gli Uffi- ziali , che molto benli conofcevano , vegliavano con sainta attenzione e rigote , perché ninno rifritte-di nave:. Ma perquante diligenze ufaf- féro, 'una notte alcuni li gittarono- nell’ acqua , le nuotando granferò-a», serra/-Tuttavia ricono- I fciuti dal prefidio ditry Jortè-dell’ Ifola , furo? no prefi ed arreftati . il giórno feguente . Vi fu poi ùna“fpecie di amimrtinamento, perchè non davano loro vino nella, navigazione, ed era così i ma non tenevano ragione di lamentarti, perchè è coftume favi (fimo nelle navi di Spagna di non dar » vino.-alla soldatttfca, affinché non villa fempre qualcuno, come Accederebbe, che fi ubbriaci».-; e.fi cagionino*in tal.maniera riffe frequenti e periccfofe . Però giunti che fieno in porto , il Re fa loro pagare tanto foldo di più,’ quanto corrifpondereboè alla razione di‘vino , che lor fi- darebbe ognintorno in mare . E «ertameliGannente la cofa è penfiala con gran prudenza » come lo. provammo in. effetto perché ili giorno, In cui fuccedevone.de maggiori rivoluzióni « -per le quali la nave fembrava uà’ Inferno , fu quando un Palfeggierodi qualità/ (rimando di ^tenerli più. quieti e contenti, li regalò con un barile di malvalla di Canarie , di cui ne toccò un •bicchiere a cadauno:; Ma:appena fu pattata un’ ora , che quando il ftnùo:cominciò a falìre alla tetta -, cominciarono a querelarli col Comandante# è con gli Uffiziali ora di una còte , efl ora di un! altrA, e con tale impertinenza , die ne l'afono bullonati atq udori., tome Io meritavano . Sedato quefto. tumulto', da H .a .poco ne nacque:un’altro nel loro quartiere fólto coperta , dove vennero .alle mani. fra loro., e. contro un Sergente ; Per buona fortuna non avea- ino anni,‘mentre è cofturne nelle navi «hi Spagna di nón- permettere arrfie alcuna , nè fucile, nè fp*da.,riè baionetta alla foidatefca ! fe non alle feqrinell'e di pofaa o .prora , ed iti occalio- ne. di .combattere clnèi qual cafo fidiftribui- .fcono in un batter d’occhio . Ed al. certo è ordinate &v itti inamente, perché fe quella fera co^ loro:tenevano, armi', Accèdevano molte morti. Nullad intono aveauo qualche, coltello , per cui .mi: fembra che .accaddero' alcune ferite ...Di(fero ancora , che 'alcuni più.perverti tentarono -di . tagliar? la:gomena ,.a. cui ’.ftava affidata V an* corat,ideila/.nave ; .ma- .pèrche quefta é grotta quantOi-jfei baònL pugni dluomo , non poterono tagliare , ,le non1 alckni.bochi capi, come of- fervatonO 1» Marinali.’;. "Altri nondimeno dicono , ché fjl «n colpo di fciabla d* un Dragone ,, perché quando gli Uffiziali udirono- le vo- 'ci e grida, che venivano di fotto coperta ; dubi- P 3 tantando di qualche tumulto , diedero in un ma» mento l’armi a i Dragoni , gente (aria , coma vi ditti, e che nulla avea che fare eoo tali rivoluzioni. Quefti dunque colle feiabie alla mano facendoli largo; e quelli ficcome eranodifar- mati , tofto fi acquetarono ; onde arredate il capo, e inetto io ceppi, il tutto ritornò quieto. Benché durò poco, perché appena s’imbruni un poco la notte , che un fondato fi gittò al mare per fuggirtene . La fentineilafai poppa tofto indirizzatogli l’archibugio gli tirò; ma non cedendo polvere nel focone , non foce ‘colpo : laonde i Marinari fcefero tofto in battelli, e con voga arrancata raggiuntolo pretto , il prefero e ricon- duttero alla nave , dove fenza dargli nè meno uno ftraccio da mutar gli abiti tutti inzuppati d’acqua, il pofero in ceppi. Frattanto mentre fi gaftigava quefto , un’ altro fpogliatofi a flètto fi lanciò all’ acqua : del che accortili i Marinari , tofto gli diedero la caccia come all’ antecedente , benché fu alquanto -più difficile ii prenderlo , perché teneva un coltello nella mano-; minacciando al primo , che ardiflè -di afferrarlo , Ma' quelli rifornii gli- rifpofero , che gli aVreb- bono fatta-in pezzi la tetta onde A coftrettQ ad arrenderli, e ricondotto alla nave fn anch’ef- fo ben forvi to ne’ , .ceppi cosi nudo come èra perlocché effondo quella notte freddìflìma ■, ebbe U morir di gelo. Altre limili , fe non peggiori rivolte Accederono dipoi, / di manierai ohe non v’ erano più ceppi -da porvi i delinquenti • nè ceffarono del tutto , fraebènon fu mefio di nuovo alla vela in profeguimeato del battio viaggio, e li cominciarono di prbpofito lé Novene , e le Prediche , colle quali Dio concedette , che fi-fece molto bene, E cir
E circa ciò dirò qui in generale , che npn è facilmente efplicabile, quanto gran frutto fi ri? cavi co i Addetti efercizj di Pietà nelle naviga? zipni dell* ìndie perchè' ficcome nelle Miffioni alcuni di perduti coftumi, che vi vengono a cefo o per curiqfità, reftano colpiti dà quelle Maf- fime eterne , e fi vedono fempre grandiffimecon- vetfionì : così nelle navi e Patteggieri , e Marinari , e Soldati, che non tutti fon’ Angeli , all’ udire taqte Prediche , e così efficaci, ne ricavano fingolar frutto , e li fanno certe Confeffioni generali con ta) fentimento , e tale emendazione di vita, che per la gran confolazione , che ne muovano i Miffionarj , fi chiamano abbondantemente pagati delle loro fatiche» L'efempio poi de gii uni, come fuoi’ accadere nella moltitudine, muove gli altri : ficchè rari fon quelli, che preftoo tardi non prendano miglior tenore di vita. Laonde pollò dire, che unJVfiffionario pò; crebbe chiamarli contento d’avere lafciatoi Tuoi paefi, e d’elfere venute all’ loffie pel foto gran bene , che può fare in quelle navigazioni , dove ficcome da i. Marinari nel Mare , così da i ' Miffioqarj neue Navi fi pefcano pefgi groffi ,
Ora per tornare a filo della noftra narrazione , ufcimmo da Tenariife con vento poco propizio; ma cominciata nel giorno feguente lano- venna di.S. Francefco Saverio ^ che nelle navi di Spagna e Portogallo è il priocipal Protettore del Mare , il Signore c’ inviò tofto un vento favorevole,, coi quale profegujmmo di buon patto il noftro cammino: Allora fu che notammo l’ufci- ta de’ Polizzoni. Sono quelli gente povera , ma fcaltrita, la 1 quale cerca di andar’ all’ Indie per tentar fna fortuna ; ma non avendo i cento o dqcento feudi «neceffarj tre il noto della navinavigazione-, fi accordano : con qualche- Marinaro , o Miniftro della nave , che tra la moltitudine della - gerite',-che viene gK ultimi giorni ora per provvigioni, óra peb caricare , gl’ introduce , non ottante fa vigilanza delle guardie , e li nafconde , non focome, tra le caffi O balle di' mercafahzia ,: dove fi vànTòftentando' alla meglio , fintantocché fièno lontàni dà tetra alcune - giornate ,. quando ben : fono fifeuri', che la n&Ve- non tornerà addietro in grazia loro * Allora ' cominciano a poco a pocò ùfcire atta luce ; e i Capitani in veder quelle'faccie nuove , o per dir meglio quelle bocche dr più , s’ hanno a sbattezzare , -dando in1 difpérazioni , gridando, minacciando ; ed etti odono' tutto eon umiltà , ben fapendó * che le minaCcie di buttarli in-mare non fi efeguifcononlai : finché paf- ’fata quella burràfca di grida- e bravate , etti fe ne vanno con altri liberi ed, allegri come-que’ prigioni , che cotti pattano per bandirnòta nella Pàfquri e nel Natale sbuffando frattanto i Capitani’ , noti perchè loro giunga nuovo 1’ itìtro- durfi nelle riavi limili Polizzoniche ben fanno , non effirvi'nave/che vada all’ Iridìe / maffima- mente nella' Flótta ,to fia ne* Galeóni , in Cui nón ve ne fieno fempre molti ; ma petèb#cia- fcun Capitano crede fempre d’ aver ufate tutte le-diligenze potàbili, perchè non fe ne;introducano' nella fua nave. ’ x
In qnefto menfre■ profeguèndoil ferito favo-' Tevole e fretto, in pochi giórni paffammo il Tropico del Cancro , pel quale ,s’ entra- fiotta Zona Torrida, che fi contiene tra quefto Tropico1, e quello del Capricorno; ilcuicentro èlàLineaequino- ■ziaje. Entrammo, ditti, con vento fretto , cioè tei Greco-Tramontana: perlochè noncooiinciam- sso sì tofto a provare gli eccedivi calori, che fentire ir Sogliono in quefto Climae fin quivi ri (accompagnò il verno, che era verfo il fi- ne di Gennajo, a cui Accedette poi una-Primavera temperata,, che. ci accompagnò; fino a gli. etto o idied gradi - lungi dall’ Equatore* o fia dalla-Linea Equinoziale, dóve fecondo, ji -folito ci'cominciò a- ftringere il calore ve a crefcere fempre più, quando ci andavamo accoftaado alla Linea, di forte che, non fi patifce altro fimt- le ita veiuo* altra par recìdei Mondo .£ quefto durò -fino all’ altro Tropico del Capricorno , dopo cni ci fopràgiunfe l’Autunno , nella .qua? lè ftagione j .comevedrete;più a batto, giugnem- 1 xnoca*finenos ;Ayies .,- Sicché; in. quattro . mefi che durò la noftra navigazione, provammo tutte e '.quattro le ftagioni dell’ Anno-. Avvicinandoci' foqque;con . fofficieote venticello , -ricoth renaio: al. Signore per 1.’ interceflìonedpl glorioso San Giuièppe, e.poLdi;Sarit’ Antonio, le. cui Novene fi focero. con.divozione; ed ottenemmo la grazia di non 1 incorrere. in verunadi quelle tremende calme* di 'TO. ,30. e 40. giorni, che foglbtaò fpeffo cogliere fòtto là Linea ., o lì vicino dall’uba o dalli.-altra pàrte fino ^lf altez- za* dì 7; o 8. gradi .; e. fono più perniciofe e temute.di qualfifi&Tótaiidnbil itempefta /perchè ivi camminando il fole à perpendicolo fifara il nofiro Capo, di modo. : che nel mezzo giorno , come: più volte offervai , !il corpo . noe gitta dasè.* per veruna* parte;,ombra alcuna*, vi .ràggi. del Sale caaono'.-coeedtifiGtni . Che.- ffe fx-.agr giugne. * il - cettar del vento , allora.; jolfcre.. alla mancanza'-di - quefto refrigerioche- pure tempera fepapre ' pòco- o ,ritolto ! i calori , .rimanendoli ’ , ‘ la / la nave così immobile come una Rocca', tettar tanto più efpofta alle proffinie sferzate deb So» le, che vengono aumentate dal riverbero-&fti- diofo del Mare. Ed allora è quando quivi fi pattiamo tanti difaftri dì fame, fete, vigilie*-cor-, rompendoti T acque e le provvifioni, e generane dofi tante itane infermità, che fi leggono con* tinuamente nelle Storie, che.trattano di talina» vigazkmi. Ma noi per grazia di Dio non incontrammo alcuna di tali calme, mentre la più lunga fu di 7. o 8. giórni- in diftanza di 4. ' gradi dalla .Linea, nella quale poi vi pattò ben dire, che non fo d’aver fudaro, nè patito tanto, nè putita fete maggiore.
Già da altra mia avrete intefo la ftrettezza d* abitazione 0 di- letti, in cui vivevamo , onde quella pontone di camera, doveftavamointrcn- tucinque, veniva ad attere conte un forno. E fe fi ufciva foori al caflello di poppa per prendere un poco d’aria aperta, Sembrava ohe i raggi del Soie abbrucia fiero , talmente -che fo non faceva altro , che inzuppare propriamente il fecrioletto in fudore. Ma maróior travaglia era quello della fete, perché - quefta era ecceffi- va ; e T acqua, che fecondo il folico fi diftribui* va, a ciafcuno riufciva fcarfiflìma, di modo che qualche patteggi ere vendè ad un faldato una camicia per tanti bicchieri d’ acqua da pagarfegli in diverfi giorni della fu* razione; ed altri granferò ad offerire un pajo di calzette S eofe fimi- li per un folo bicchiere. Nè v’era fperanza di muovere * dame Una /goccia di più de trebic chìeii di mifura-, che davano tra mattina -e fera; anzi'vidi negarli pabbiicàmente a. un paffeggiere di qualità per fino un poco d’acqua da farfi la barba. E perchè i Marinari di poppa una Volta finirono in 12 giorni e mEzzo la fontina che teneva l’acqua misurata per 14 non permise il Contramaestro, che si riempiesse di nuovo fino al suo giorno determinato: onde furono costrecti i poveri a stare un giorno e mezzo senza bere, che facevano compatitone ; tale é il ri-f gore, che in quelle navigazioni fi pratica circa Facqua. Quefto pollò ben poi dirvi , che quella, che ci davano , era buonilfima * cioè lenza eflère putrida e fetente, cqme fuole accadere e ciò per diligenza fpeciale del Signor Capitano , il quale fece imbarcare tutta 1’ acqua per gU palleggiai in alcune migliaja di fianchi grandi di terra ben turati con fugherò * e al • di (òpra con getto; e i frettante quali tutta in botri nuove , e ben cuftodite, ficchè durò fino all’ ultimo limpida e perfettiflima. Così fotte Acceduto del bifcotto, di cui raro era quel pezzo , che non contenesse alcuni vermi, i quali nell’aprirlo movendoli , e fovente favellando per la tavola * ini cagionavano non poca ripugnanza , naufea , ed ab borri mento. Ma la co» più penofa, -e che af certo mi diede più occafione di efercitar la pazienza, era la moltitudine indicibile di pulci , cintici, ‘e (òpra tutto dì pidocchi , che in que’ calori crebbero fenza numero, e lènza fpe» ranza di liberarcene; sì perché non v’ era jùo- go, dove appartarli per vifita te e purgate i ye- ftiti, che ne ciano pieni; sì perche farebbe fiato lo fletto, poiché una volta - fola che -uno fi metteva tra marinari o'faldati per confettare , predicare , e-recitare il Rofario e cofa limili , fe ne ritornavaripieno alla camera, e li comunicava' a 5 compagni. Immaginatevi in tuia nave, dove, eravamo in tanti, che appena ci- potevamo muovere, e dove la maggior parte de* marinari , foldati , ed. altra gente", dormivaàd fempre vediti, fenza mutarli, j pettinarli Stc» quanto grande abbondanza dovea effervi di limile mercatanzia, di modo che non ci cagionava più fpecie il vederli correre fu e * giù per le.vefti, benché non sì. facilmente ci* poteffimo all uefare alla loro moleftia ; maffimamente poi per;la giunta delle pulci e cimici, che in quegli eccellivi calori crebbero mirabilmente, di modo, che la dótte jn .luogo di riufcire di ripo- fo, bene fpelfo era Un martirio , Uno Studente il più giovane, e.forfè più debole dicompleflìo- ne, quando.gingnemmo. al- più fòrte* del caldo, cadde infermò, gravemente, di maniera che Amino in pericolo-di perderlo. Il Pidre Miniftro , che. era il Padre, Carlo Gervafoni, tofto che s* accorfe del principio .del . male ,. cedette: il fuo letto, .che.era in miglior -fito', tàoè più vicino all'aria della fineftta, quando l’altro flava quali in .fandp della, carnièra , e nella fila. dqbbaf- fa, chd: fembrava una ..tana; e per quanto ripa? gnaffe l’Infermo a. quefto cambio:, .perché'il Superiore non fotte ■ coftretto à * provar. gl’, ih— .Comodi provati ; da lui, la gran Carità .del. Padre Milionario. finalmente la viafe . Per altro .goir tutto jl. refto pattava fufficientemente. la iempqfta p e. per grazia di Dio: non. abbiamo ayuiiOf-cpfa dì confeguenza fuori d’una, di cui deriverò ,più abbatto . Temporali sì; molriffnnì dou, tuoni, lampi J fulmini, e battaglie di ven- ji, ma che durano .per, un’ ora in circa più © ..meno» che gli Spagnuoli chiamano Turbmadas, fe..quali in.vicinanza .dall'una patte e- dall’, al- sra .-della - Linea fono; • frequentiffime f tanzi .per mezzo di quelle ordinàriamente fi fuel pattare ttta Lippa, come ,ce.fe*yevano detto, «infatti Accedette, Imperocché io diilanza di 7. o 8. gradi dall’Equatore i venti cominciarono ad' effere fcarfi, o mólto deboli per l’ecceflìvo calore ì dal che fogliono procedere le lunghe calme, chefo-i praccennai; laonde fa d’uopo fervirfi de’fuddetti frequenti temporali, cogliendo' a tempo quell’ora o due di vento, con cui fogliono venire Benché fa di meftieri altresì (lare molto ben preparato colle vele per iftenderle , o ammainarle in un' iftante fecondo la forza -del vento; perché alcune volte vengono tutto all’ improvvtfo certe fof-- fiate così impetuofe, che potrebbono in un colpo rivoltare un vafcellq: benché poi in mezzo Snarro d’ora, fvanifcono. La noftra nave di San nino, e-l’altra compagna chfòmata San Fran- cefcò, - in ambe le quali - venivano ripartiti- i noftri , aveano due Piloti' di genio totalmeii* té oppofio . Quello di San Francefco era Spaglinolo Giovane , migliore in quanto all’ arte dell’ altro , ma troppo animofo . Il noftro un Franzefe. più. pratico T perchè erano quaranta anni, che andava per mare, ma troppo timorofo, tenendo fpiegatoaff Jummum il trinchetto, quanto ballava prefentemente * cogliere fenza il minimo pericolo un poco di vento , che ci fpin- géffé avanti alcune leghe : laddove l’ altro fic-1 come conofceva la fua’ nave eflère più pefante e tarda nel camminare, ficchè era coftretto fo- vente Tuo mal grado a reflarfene addietro, riceveva intrepido le Addette turbonate con quafi tutte le vele per profittare totalmente del ven-’ to; ed in fatti gli riufciva d’avanzarli fempre di molto. Ma .-un giornó, in .cui ci precedeva d’al- cune miglia, e ci andava incrocicchiando avantieri poppa, ponendoli ora alla delira di noi, ora pattandoci alla finiftra, come burlandoli della no- " ftra Qra nave, che non poteva raggiugnerlo: un Véfcio di vento non preveduto èli fcavezzò per jpaezzo due alberi: il che vi afifcuro che ini ca- g‘ può grande orrore, perchè quando ricevè quel ro colpo , per cui caddero gli alberi., pafve propriamente, che fi rivoltai© o fphjfondatte la nave ; poi perché io temeva , che cadendo a piombo.quella gran macchina d' alberi o anten» hé fopra la genteaveffe fatta, troppa ftrage di pri (leggieri è di Padri . Ma il Signore fece la grazia, che tutto s’imbrogliò per l’ aria nettò Vele medefime, è nelle pnolte corde, che dall’un’ albero- pattano all’ altro., ficchè la gente ebbq tempo di ritirarli, e .di fchivare il colpo. Etti fi fermarono tòftoi e noi avvicinandoci dimandarsi^ no. .colla tromba pariante yfe avevano - blfógtìd di alcun foccorfo : al che ci rifpofero di nò , e Che. il. giorno (egtìehte fi farebbero rimetti in punto fli proficui re il cammino. £ ili.fritti così, avvenne,. perchè lavorando indefettamlenre * marinari e falegnami «poterò, in luóup de i tot* ti altrirdue alberi, che fempre fi pottafio di ri*t ferva in tutte le Havi per tutto ciò, che poffa accadere ; ed in meno di venti .orò fi poféro di nuovo con tutte Je vele in viaggio , 'fuori non-f 'dimeno delle due velette fopra la gabbia, Ché non: lì fimiferó mai nel reftb... della navigazione ,
Così per mezzo, di quefte turboiare, allequa* li. Accedeva iramediaramente Una calma ora df un mezzo giorno, ora di uno é due:, rii terna»* doli feambievolmente, giugnemmo finalmente alla Linea; nel pattare la quale non faprei efpremervi la coufolazidne, die pruovano i naviganti , di forte che. tutte le Nazioni, chi in una maniera, chi in un’ altra, fogliono celebrare io nave nave una gran fetta, che è Afta propria della marinerìa, ed è un nìifto di vero e di burla : che non v’ è Commèdiacfaé patta effere giù-, fta mente così guftofa. E quella funzione la fo- gliono chiamare il Rifiato ; perché tutti i. paf- feggieri debbono pagar poco Q' molto , fé noh Vogliono éfporfi aLpericolo d’effere tuffati in ma? re. Il giorno adunque antecedente alla funzione Vienne una Compagnia di Marinari vediti da Soldati con due Ufiziali,- e tifa banditore avanti, per .mezzo del quale pubblicarono un, lungo bandò, con cui s’intimava a tutti i palfeggieri lì trovarti ptefenti nfella piazza di póppa nel di feguente per dar conto a Sua Eccellenza il Sig: Prefidente della Lìnea del coinè fi foffeto avan* nati a que’mari, con che facoltà, per quale mó* tivo &c. Cotto pena di grave gaftigo perforale 0 pecuaìario, fe non fi fòdero baftan demente graftificati. Pubblicato il bando, lo affittarono all’ Albero maggiore , e fe ne andarono. Nel giorno feguente fi preparò la mattina nella piaz? za fuddetta un tavolino contapeto, penne , cartate calamajo, e varie calche all’intorno. Indi i Mariilari formarono una Compagnia militare molto più nudaerofa dell’antecedente con gli abiti de’ Dragoniarmati di fclabla é picca , Co 1 toro Ufiziali vediti di tutto punto * e con tamburo battente veti nero ad effa piazza, dove fa fatta fpaUiera al Signor Prefidente , che giunfo in ultimò con gran Affiego , accompagnato da’ fuoi Miniflri, appunto come vanfto vediti iMa- giflrati. Egli nondimeno era vellito alla Frati? eefe pompofamente /é . per verità non potevano fregitele il migliore per tal funzione * -Appena poftofi a federe co’fuoi Miniflri , che fatti pure erano fiati cavati:fuori del mazzo, gli tratterò ' - ) da- t 1 davanti imo reo rii non fo qual delitto poc* an- zi camitheffo in pattando-la -Linea . Pel quale il Prefidente. ordinò fubito, che fótte zabuglulo , che vuol dire tuffato in mare . ■ E perché il povero- volea: pur dire fua ragione, egiuftificarfi, interpretando .ciòiL.Prefidente -per poco- rifpetto, le- volfi in piedi, e colla zanttta caricatolo di ba- ftonate , diede ordine-, che fotte zabuglido tre volte: il- che tofto fa efeguito. Imperciocché prefolo le guardie il legarono- 'per traverfo al capo d'una corda , che- dalla punta dell’-antenna* maggiore ftava pendeste a quefto effetto -danna girella, per cui tirandolo ! in- aito, come appunto quando fi dà la corda, il lafciarono da quell’ altezza cadere a piombo nel -Mare , tirandolo nondimeno'ben tofto fu « ed. actuflàndòlo altrettante :volre, quante tenevano ordine. II. chefàt-- to, il -lafciarono in libertà, rimanendo tuttavia, la conda pendente dal medefimo. fito per. "terrore di chiunque aveffe ofato di refragare a gli-, ordini-dei Signor Prefidènte . Tutto ciò- era. concertato con colui, benché certo io non fappia cofa.avrebbero.potato fare di peggio, fe avellerò detto daddoverò. • • •
Terminato quefto gaftigo, il Prefidente diede ordine al fuo Tenente, e all-’ Aiutante/di. campo, che conducettero alla, fua prefenza il Signor Capitano della nave. .Andarono fubito i due Ufiziali accompagnati da ;varj foldati alla camera del Capitano, intimandoli dì -prefentarli tofto-a Sna Eccellenza ( quefto era il titolo , con cui chiamavano il Prefidente )*, . e il Capitano prontamente ubbidì/ Giunto, alla prefenza del Ptefi- dente col capo fcoperto ^quelli l’interrogòfto11 che facoltà.aveffe ardito d’inoltrar fi ». colla fua nave in quelle parti..A ciurifpofe iliGàpkano, . ' eh*/ che teneva. difpacci e facoltà dal fuo Re. A cu* replicò colui, eh’ egli*era il Prefidente della Linea , e ch’egli comandava, in quelle partile che da, lui aozi che da Ognù altro » dovea chiedere la- licenza Co i dovuti difpacci . Ma perchè ciò lo .Apponeva Acceduto per ignoranza , non per malizia , fi contentava m luogo di confifcargli là nave , come fei meritava , che pagatte una picciola .multa di cento fiafehi di vino &c. Il Capitano in udire la finfonia de ì cento .fiafehi, e a’altre cofe richiede, rapprefentò effere quella per lui condanna ecceffiva per le Tue forze . Sicché il Prefidente dopo varie altercaeioni gu- ftofiflime fi arrendè, e convenne in 27. fiafehi di vino, 6. prefeiutti , e 12. o 24. formaggi d’Ol- landa, e non mi ricordo che altra cofa che pagò torto efattiflìmamente ; ed. allora licenziatolo eoa gran'cortefia il Prefidente, e fattolo accompagnare da’ fuoi Uffiziafi fino alla camera , inviò, a chiamare gli altri palfeggieri fucceffiva- jnente ad uno ad uno ,• a ciafcuno de’ quali dimandò filetto.-conto di quell’ ardimento pretefo di. pattare la Linea lènza permiflìone e patta por? to di: lui , che ben tepeano , o almeno doveano informarli, ettèr egli 1 unico Signore di quel fu to. Non ho qui tempo di riferire in particolare tutti i cafi.graziofi , che Accederono in quefta giudicatura. Solò dico m generale, che fu cofa fuftofifiùna l’udir lè hòtte e rifpofie, lepide af- eme e frizzanti, che una neh afpettava 1’ altra : del che fono abbondantifiìnii gli Spagnuoli: E colpi di quel Prefidente non poteva ettète più a propofito, perchè era una faccia tofta e bronzina , che in tutta la funzione, la quale durò più ore , per quanti cafi. ridicoli Accedettero , per quanto botte e rifpofie graziofe , eh’ egli “Parte I. Q. defdette o ricévette, non fece mai bocca da ridere ma foftenne fempre il ino carattere con nna gravità e feverità da Catane . Nè i fuót Mimftri erano divertì da lui , mantenendo tutti il 1 or Jiuntò con gran ferietà , ed eligendo da quanti i prefentavano un fommo rifpetto, di modo che il Prefidente a loro infinuazione condannò «una multa più grave di audio-che aveva ftabilito , il Maggiordomo, o fia. 1’ Economo della nave , che ere un’ Armeno molto grattò, e che pativa fommamente il calore, perché chiamato prefen- toffi alla buona fpettorato : il che interpretarono età a poco rifpetto . Come pure peròhè il Barbiere o non rifpondeva a tuono ,'o brontolava fopra la multa importagli, lo condanno Tt Prefidente ad ettere zabuglìdo , cioè tuffato come quel tòmo in mare. E già cominciavafi ad eie* guir la fehtenza, quando per ettere fiato rilevato, ch'egli era Infermiere, e per confeguente benemerito della nave * gli fo fatta la grazia.
E codi pèr via di burle, e dicendo daddovelo, li multò tutti boi bene dal primo fino all*ultimo, con proporZion nondiméno. Imperocché do- veun Cavalière o Mercatante di polfo, il condannava inr una fiafchetta , che contiene dodici grandi bozze di vino, dellequali ne portano fòco moltittìme in quefte navigazioni : un patteggiare di minor conto il condennava in alcuni fiafehi d’ acquavite , o libre di Giocolata ; e fe non aveano riè l’uno nè 1’ altro , in danaro effettivo, facendo notar tortole multe per mezzo del Notaio prefente, per poter poi rifcuotèrle come fece puntualiflìmamente.- Terminottì inquarta forma il Rifatto ( che con tal nome chiamano quella funzione, perchè etafeunpatteggiere dee sborfar qualche cofa, le vuole redimerli dal peri? cocoltì d’é fiere zabuglìdo ) termìnóffi, dico, il RifcatJ to’ con un folénne rinftefco, che il Capitano fece tofto imbandite pel Prefidente e fuoi Mini- ftti, di cui goderono ancora i Soldati :«dopo.di che fe ne andarono con tamburo battente, e accompagnamento di guardie , come' èrano venuti. Una cofa (ola mancò per compimento della nofira funzione, la quale non fi tralàfciò già nell* altra' Bave di Safa Frafacefco , dove il Capitano era affai più pratico che il noftto di ciò, che li tifa in quella navigazione . E fu lo zabuglire il Prefidente, o alcuno de’fuoi Miniftri. Impe- rocchè il titafrefco , quando quello fe ne andava, come ho detto, Con tutta la pompa, il Capitario ufcì delia fua camera come maravigliato , e dimandò cofa era quello ftrepito di tamburo, quel Corteggio, e tutto il reftànteapparato; e udito, che tutto ciò fi faceva in onore del Signor Prefidente della Linea : Che Precidente cominciò a gridare infuriato, còme fe diceffe da vero , Che Prejideiue della Linea ? In quefta nave non comanda altri che io. Per V ardimento dunque, che fi i prefo coftui di venire a comandare nel mio vascello , fi prenda tofto , e fi tuffi nel mare . Ma perchè taf Prefidente era un Pafleggiere , che avevano fcelto per quella funzione, come il più bell’umore di tutti, il Capitano non volle con- triftarlo : onde ordinò , che fi tuffaffero due de* fuoi Miniftri : il che tofto fu efeguito , perchè gli fletti Soldati , che prima fervivano loro di guardia, li prefero fubito ; e per quahto gridata fero davvero , e procduralfero di difenderli , li fpogliarono delle vefti di rifpetto, affinchè noti fi rovinaflèfo, e'pollili in camicia , li legarono alla Addetta còrda, e tiratili fu l’un dopo l’altro , li tuffarono tre volte nel mare con viva e Q a plauplautò univerfale di tutta, la nave . Iffé vr (lupi— té, che i Marinari, i quali.fi farebbòno ammutinati , fe il Capitano non avelTe voluto .ammettere il Prefidente , ottenuto che hanno di multare i pa(faggieri , .che in foftanza pon è altro che una maniera graziofa di rifcuoiere una buona mancia per le loro molte fatiche in sì lunga navigazione: non riconofcono più nè Prefidente , nè Fifcale , nè Alcaldi , ma anzi godono dì contribuire eoa quell’ ultima esecuzione al più gu- fìofo divertimento d’ognuno ..Queftain Accinto è la funzione, con cui fefteggiano le navi il loro paffaggio daU’unrtaU’altro emisfero, induftriando- fi di alleggerire in parte la nojofa moleftia, che ordinariamente fi pruovg in quel cocentìfiìpio Clima. Pattata felicemente la Linea, ci forprefero alcune calme , corte nondimeno, e alternate per lo più da qualche ora di vento, con cui ficauw minava alcun poco . £' quefto tedio ci veniva anche alleviato in qualche modo dalla pelea de’ Tuberoni. Quefto Pefce è della, grandezza in circa di un’ Uomo, molto brutto e fproporzionato ; ma (opra tutto ingordilfìmopiù. di quanti fi vedono nélT Oceano , di modo che tolto corre ad inghiottire colla fua gran bocca quanto cade dalla Nave,. Nel Vocabolario del Franciolini Spa- gnuolo ed Italiano "leggo le feguenti parole : Tu- beron, un, pefce grand ijjìmo, che ftguita le navi, che vanno all' Indie, e mangia tutto quello , che da e£e ,/cade pel mate . É racconta un Autore , che fi chiama il Gomara, che ejfendofi ammazzato uno di que- fii Ve fei, gli fi trovò in gola un piatto grande di ftaeno , due cappelli , fette prefebìtti, e molt’ altre fofi. Quei nondimenoche pefcammo noi altri, non erano già così grandi , come per avventura In altra parte dell’ Oceano ; ma non erano già
. meno tiienò voraci . DÌ fattb ita uno de’ primi , ché
aprirono, vi trovarono ttel ventre urtò fcàrpino, ed altre cofe curiofe, che'ora non taiifovvèngo4 pò. Figuratevi ora, quando vanno, non due navi , ma flotte intiere , dove da tutti i vafcelfi raccolgono ciò che cade , molto più pòi in ori- cafion di naufragio , perchè» allora fitiempróno 11 vaftìffimo ventre di quanto incontrano. E perciò principalitaenteMi aprono i marinari , cioè per vèdcre , ta tengano nel ventre alcuna cofa di buono .* che per ’àltro là carne non è molto favorita Tiè‘ fariaOrdinariamente catti min atto affai a fondo, e folàmérite vengono agàia, qttàn- do la nave fta ita calma •• Sono nemìriflìmi dell* Uomo : ' laonde perchè a cagione dell’ àrdentifli- -mo -caldo , che faceva priftcipàlhrente in ‘tempo di- catana , moltiflìroi fi gittavano à miotó per refrigerarci alquanto nell’ acque , ahdaVano con 'gran cautela di ftare uniti fempré intórno alfa nave; cotale pii re quéi-di dentro facèvano fàfén tinella, mirando ta dalotttano veniva'alcunodt •quefti moftri, per aVvlfarii ’, ficchè' fi àppljffiafle- ro torto ad alcuni dà pi di corda / che grttava- nó giù próntamente acciocché rientra fiero 'in nave . E mi raccontò utì Signore, che in altra -navigazióne , dove egH fi trovava , Un gióvane fiù fperto de gli altri in! “nuotare fi fcollò due tiri d archibugio dal vafcelk), e andava-nuotan-' do come utì pefce , e vblgendofi di quandi) Tn quando alla nave con baciamani, da dovè tutti rifpondevano cote applaufi, quandoaR’ impròvvi- fo fi vede tirato a fóndo fenza : comparire mafi più; e tutti l’attribuirono al Tubèrope, ’
La maniera di pèfcare i Tuberoni è cori amo della fómia 'e grandezza appunto di que1 rampini, a’ quali fi appendono nelle beCchertè r -quar- Q. ì ti ti di bue , benché alquanto più grotti ; ed affir curato il rampino con un palmo o due di catena , perchè il pefce co i denti non tagli la corda, e fe uè porti via 1’ amo come luccedette più volte; anzi nell’aprirne.alcun»,#fi trovò nel loro ventre uno o due di quéfti ami, ovogliam dire grotti rampini di ferrò, colla catena e un pezzo di fune : dal che potete comprendere ia Iciocchezza , e infieme la ftraordinaria ingordigia fai .fqddetto pefce, che èfingolare. Aliamo attaccano un gran pezzo di carne, che gittano dall’alto; e il Tuberose tofto che ode lo ftre- pito di quefia cofa, che cade nel mare , fi volta, e guidato da certi pefcetti , che chiamano jRmeripos., i quali fempre o lo precedono, o gli (tanno attaccati fopra la teda e le fpalle, inveite l’efca, Tioghiotte, e reità prefq. Quando Io tirano fu i'marinari ( e fa fempre d* uopo che fieno molti sì pel gran pTo, e sì per gli molti dibattimenti che dà ) è cofaguftola il vedere i mentovati pefcetti, come, vanno.perduti correndo qua e là come in atto di Accorrere e com- piagnere il lor padrone ; e avanti òhe fia eftrat- to totalmente fuori dell’ acqua, la maggior parte fe gji attaccano alla vita, di modo che vengono prefi con etti . E quelli fono (limati, perchè ottimi da mangiar©-, © grati ancora alla villa, perchè vergati fa capo a fondo di lifte nere ed azzurre, della grandezza o pèfo in circa di mezza libra. Tirato che hanno entro alla nave il Tuberpoe , a gran colpi di itanga nel capo 1’,uccidono ; gli cavano di (teda una pietra creduta medicinale, che tiene; li vifitanoil ventre, e della carne fanno pochi (fimo conto. Altre volte dopo varj colpi di itanga nel capo per . iitordirlo, gli cavano gli-occhi in vendetta.d’effife egli tanto nemico dell’ Uomo ; poi gli legano a. Uaverfò .con una corda un barile voto e beta chi ufo, con evi k rigettano in mare ;èd é uno fpaflp guftofo il vedere la battaglia del Tuhero- ne col barile ; perché allora il Pefce altro non cerca che di profondarli nel mare ; c coll' impeto della prima caduta gli riefee ; ma pretto il barile ritorna a gala, tirandoli feco il Jjeice 5 e quello vorrebbe pur tornare a fondo, E perciocché il barile lo tiene in cima, eflo s’.infuria, fi. dibatte, e fi rivolta? contro il barile, non potette- dotalo fcuotere di doffo . E tanto va correndo pere una parte e per l’altra, che,finalmente fi perde di villa, dopo aver nondimeno ricreato per qual- * che tempo a naviganti, a fiie fpefe. .
Incontrammo altieri nel renante del viaggio alcuni altri pelei, grandi e piccioli, fenza ch’io oflervatfi in elfi cola degna da riferirei. Solo il J/"«iètwe .merita di non efière taciuto. E' quello un Pefce della grandezza e forma quali dì un Cefalo, fe non che tiene due ali della forma di un pipiftrerio, colle qual), quando viene iafegui? to da un Pefce grande , che fi chiama Bonit* , fpicca un. volo fopra acqua,, lungo due a tre tiri di pietra ; benché Avente il Bonito ., che é vetacilfimo, lo fegue -nuotando ; ficché quando il Volatore ftanco fi. lafcia cadere in. acqua , quello, che già fta tatto,afpettandolo, alzandoli,e.aperta Ta .boere, lo cóglie in aria, e loin- ghioKe , opme io* vidi ima-volta Quefti ordì? Baciamente, vanno in ’ greo truppe. come uccelli 4’-aqquft» e fpelTo volando cadmio «elle myi , come avvenne 4* unp»- che. prefi in mano ed ofa ferva».. Giunti, per. grazia/fpeziale di Pio afti quattro» © jciftque graffi di là dalla linea, fi legò. «o vento frjpfco e durevole per molti gior- »,! 1 Q 4 m» ni, che ci fchiodò da quel mate ’d' oliò , dove flava mo quafl immobili , e -ci mitigò di molto gli eccellivi calori di quella fornace; Vero fi è, che crefcendo-fempre più etto vento , andò a fi? nire in una tempefla, la qual nondimeno! * come ti'vide in erotto, non fa pericolofa . Non ne affettate da me la descrizione : la troverete ne'Poeti e ne gli Storici. Solamente vi dirò , eh' io non aveva mai veduto tanta moltitudine di lampi, e fulmini, perché erano cosi cònfecu- rivi l’.uno all’altro, che il Cièlo, quando/ giu- gtftmmo alla notte, flava continuamente iHómi- nató. Nè mi ricordò-d’aver-mai• udito -ftrepito tale; come quello delle faette , che cadevano nell’Oceano: il che nondiméno credè 'Che -procedette dal medefimo mugito -del mare-. Quefta fti l’occafione, in cui- vidi il Sant* Elmo-) thè non è altro', che una fiammella di -fuOrt V 1* quale m - tempo della tempefta s’accende "fatta punta1 di un’albero, o eftremità d’una a n tenda , . ed è' ricevuto comunemente da i marinari per un fogno certi (fimo, ché la borafoa finirà’ pitico, e fonia pericolo della .nave* Onde è, cheatpri- mò -eòrnparire Che fa, rollo fi pongono -rutti-io ginocchioni dandogfdzieaDio, e alla ' Satmflì- mà Vergine per sì felice augurio . Erano1 adunque le due o tre della notte, e fembrava -infunare fempre più il vento, quando uno foefo -in ' rutta fletta alla camera, doké ffavàrno tbi altri , ditte, che in qneNmoriiebto s; età Veduto SanriElmo. Io allóra per chiarirmi, fe "dò fotte un’ épprenfione popolare,”® pure una Cofoefièt- tiva, mP portai fudito a- poppa, dove-raHa-ehe- mi videro : Miriti ,.Vadte, mi differòq’ artriti ivi. Mirai attentamente^fa In verità era’ 6sPf‘tioè una fiammella- ben rilucente fopra Id-eftftmkà . dell’ «MI* antenna maggiore , la- quale in 'quel bujet della: notte fi diftingueva chiari ffimamen te. E 1’ offervaiiOoniMioifomiBo piacere»y come- pure 1- ai fegrezza'ftidordinaria, con ichec-tutc* la. mari- narefca cantava a due cori. Se/litanie. della SSw Vergine», la-graia fiducia, che (avevano, che, la» burafca -finirebbe lènza pericolo;» perciocché men- tre'»feguitavaiao. a infunar.!’ onde /eftrepitava-
- 10 fulmini da ogni parte, efflpofeguivaUó afe
legri il loro;canto fenza farne rfanriniroo cafa-. Se la fuddetta fiamma fia un’effetto naturale o: nò, io non mfimetterò ora *:cercario. Solo dico, che ancorché tale fià, confi fuochi/ fatui , ed altri fimi li.') Dio fi ferve- d’effo per «/dare una quafi -certa fperanza a i naviganti del .'felice efi- to dèlia tempefta ; il che effi attribtnfcono all’, mterceffione del gloriola Sant’ Elmo , ché perciò) comuneroente dipingone con unanave^ecannaàt fiammella iìn mono, ed a cui recitano ogni gior* no una divota canzone cornea; Protettole contro * le terni pefte. . -
Debbo anche avvertire,-che per quafi tutto.il tratto di» mare fuggetto allaZoo® torrida, e molato piò in vicinanza dell’ Equatore, quando pio* vene gli abiti, .l'acqua in poche ore fi conver- te e produce vermi, biauehiome quei del formaggio : onde fe -uno ceffata» la.-pioggia trafeu- rerà di (tendere ed efpówe al; Sole il fuo veftieo bagnato/ioti troverà ben » pretto coperto di fi- mite mercatanua. Così dopò .varie altre circo- ftaBze, ohe rralafcio per effere «di' poco conto., arrivammo al-Tropico del Capricorno quafi cifra la tnetàhdi Quarefitna, Che per buona fortuna'ci toccò.di«pattare tutta la mare»,- dovervi afficuro che ; fi fa più affài rigòrofa qhe in ferrai; perchè ficcome in meczp a tanta acqua fi v.ì 1 pa- ■ patifce più ohe altrove la fete , così io mézzo al pelea fa ne pruova più che in altri tacjgfai La càreftia , giacché menerà cammiaar.l* nave', ordinariamente non fi può pelcare: -laonde fuori di quattro o cinque volte che gufiamola - un poco di pefce frate©, -tatto il remante lo ‘pattammo con fatato, che fcrviva fe non- a -togliere la fame, almeno ad accendere la fete. Aggiugnete V ora del mangiare, che fi ufi nelle navi dì Spagna, tutta diverfa, per non dire contraria alla noftra diftribuzione. Imperocché quattro ore ira circa innanzi mezzo giorno fi. va- « tavola e quello lo chiamano l Alammo, cioè la colezio- ne. Tre ore poi dopo mezzo giorno, o- più tardi, fi prepara quella, che chiamano ti Camita , cioè il dentare; e fino al- giorno finente 'non fi dà più altra cofa-. In quefto tempo diQuara- fima le funzioni di .Pietà fi fecero: eoa molto maggior^fervore e-frequenza che-per l’addietro, predicando..ora L’unoora l’altro con tal buono effetto, che per lo più al finir della, predica con un’atto di Contrizione, quali tutti accompagna* vano il Miffionasjo -Con lagrime e con batterti il petto, chiedendo umilmente al Signore perdano e mifericordia. I Capitani, patteggiai, ea Ufizia- li accudivano fempre con grande edificatone ; c benché potettero accomodarli, dove Ledeva tut» ta l’altra gente, effi (lavano Tempre in -piedi , fegnalandofi anebé in ciò la Pietà tanto prepria della Nazione. Spagmtola. Oltre di ciò fi. faceva Ogni giorno.,-mentre il tempo .fa‘permetteva, 1» Dottrina.Criftiaà*., 9 fi .recitqva. il Rotano eoo altre orazioni in quattro divonàupajttidi i«ioè in poppa da’Patteggiai; in prora dp Marinari /.nel conveflo da i faldati ; c fatto coperta 'dallafa* te di fervizio, con gran confai azione noftra i» udir rifonare per ogni parte le lodi del Signore, e della fua Santitàma Madre in mezzo dell’Or ceano.
In quefta maniera ci andavamo accodando fe? licemente al noftro termine, quando nel di tu di Marzo giorno della gloriofa Annunziata, fui; lo fpuntare dell’Alba infòrfe una foltiflima nebbia , che diede motivo di fperare , che ciò potette provenire dalla vicinanza di terra. Pertan? to fi gittò lo fcandaglio , e fi trovò fondò in 140. braccia: dal che dedutte il Piloto, non poter’ efiere la terra molto dittante; poiché in quefto mare, quando fi fta molto lungi da terra , non v’è corda, che arrivi al fondo. Perlochène demmo tutti affbttuofiflìme grazie alla Beatilfi- ma Vergine colle Litanie, le. quali per la prima volta fi cantarono col feftofo fuono delle Mif- fioni ufate in Modena . Il Piloto nondimeno , perchè attefa la folta nebbia non poteva difcer- nere, in qual diftanza fi trovatte da terra, nè fa» peva, fe ivi lotterò fcogli o banchi di arena , voltò la prora dirittamente al mezzo giorno * profeguendo il fuo. viaggio fino a compiere l’altezza di 3 5. gradi, in cui viene a ftare il Capo di Santa Maria ; e la mattina del di 37. la ri? volfe a.Ponente. Il dopo pranzo gittò lo fcandaglio , e ritrovò contro fua efpettazione fole 50. braccia d’acqua: dal che ricavò fecondo le mifu/e notate in quelli mari, non poter’ ettere la terra lontana più di 35. miglia : laonde dubitando di non la potere fcoprire in quel giorno per attere molto tardi» e per l’altro non volete doli accollar molto per timore che inforgendo.dt notte un vento gagliardo, non ci fpigneffe alla coda, regolato dal fuo foverehio timore, fi polo alla Cappa 1 che è quando incrocicchiano coi# tal fìmmétria le vele, Che il vento dando /d «ina, riflette per contrapofizione nell' altra , di modo-che non fpigne la nave nè avanti nè ad- dietro: onde òffa fi rimane immobile come una rocca. Tuttavìa perché l’altra nave , cioè San Francefco, fenza tanti timori prdfeguìva' a vele gonfie il fuo-viaggio, la noftra come Capitana giudicò bene di ritenerla: il che 11. léce inalbe- I rande fopra la gabbia una bandiera Ollandefe j e (parando un pezzo di artiglieria , che era fe- I condo i loro fegni T avvita di porli tofto alla cappa ; imperocché quando molte navi rannodi conferva, fia in flotta o in armata , cialcunà tiene regiftrati in un libro tutti , i fegni , che fi debbono dare in qualfifia occafione , fecondò 1 quali, fanno tofto cd intendono individualmente ciò, che loro comanda la Capitana ; e quefti fi fogliono dare per via di cannonate- ; o- di bandiere -diverfe inalberate in uno o altro Sto; e in tal maniera fi parlano e s’idtendoni» in un bàtter d’occhio, ancorché-'in diftanza di Molte fe- ghe. In latti San Francefco intefe tofto l’otdine datogli, benché fotte tre o quattro miglia lontano, e fi pota anch’egli alla cappa . A mezza notte!fi (parò altro-tirò d’artiglieria, inalberane do, fe non nf: inganno , uno ò -due- fanali , .ché di notte fervono in luogo di'bandiera ; è queflo era légno - di volgere il bordò) è di tomaie addietro: il che voleva il noftm Piloto per timo- re di non avvicinarli troppo a tèrra. Ma l’altro, che era, come fopra ditti, piò -animofo, e peritiffimo nell’ arte1 fua, all’Udir quello nvovò . ordine fi annegò*,- conofcendo molto bene , che procedeva Télo dalla' fov,ardila cautela deinoffra Piloto; ed efpofe a’paflèggleri di ooiito, che vi arano in molto- numero „ efleró uno. fpropofito / .ma' mamfefto il volgere addietro, quando avevano il -vento favorevole, il quale fe fi mutava in cenerario ; poteva refpignerli in alto mare centinaia- di leghe, come era Acceduto altre volte. Ch’ egli fapeva molto bene, in che fito fi ritrovava , e che teneva ballante pratica di quelle co?- fte, da lui molto- ben regiftrate in altro viaggio, che-avea fatto a Buenos Ayres. Perlochè i patteggieri, i quali per altro aveano gran con- ' cetto della fua perizia, ed etti pure erano ftuffi morti della lentezza della Capitana , lo animarono a non perdere T occalione di quel buon vento, e in lupgo di tornare addietro fecondo 1’ ordine, a tirar’avanti profeguendo il fuo viag-r gio. E così fece, fottfaendofi col favor d’ una; nebbia, che durò tutto il giorno feguente , dalla fuggezione del noftro'Piloto : il che da tanto tempo defiderava. Noi frattanto ftemmo fermi tutto il giorno della nebbia per timore, come ditti, di dar nelle code. Il giorno feguente, che fpantò- chiariflimo, e cori vento in poppa ,-alla - metà della mattina gridò il Giovane dalla gab» bia, terra terra : la qual nuova fu ricevuta con giubilo uni vertale. Imperocché da quando partimmo dalle Canarie, che erano circa due mefi e mezzo, non avevamo mai più veduto fe non Cielo e acqua. Si cavarono fuori quanti canocchiali granai e piccoli erano nella nave ; e chi da. un pollo, e chi da un altro andava mirando P©r ifcoprirla chiaramente , mentre per ettere (piaggia rafa fenza monti, e fenza alberi, non era cofa facile il ravvifarla. Quando finalmente ci accodammo tanto , ebe fi potè chiaramente da tutti diftinguere, non è facile lo fpiegar Tal- - legrezza comune , che tutti modrayano, con» gratulandoti,gli uni con gli altri, per. ettere final(talmente giunci al termine tanto defideràto.- dèi' che fe ne diedero grazie al Signore fan un £o» leone Te Deam. i
Nulladimeno dopò una confolazierhe sì grande fopravennero varie non picciòle tribulazionì i II Capitano con gT intereffati, e noi purè , erava* ino fcortfolatifflmi per non ifcopriru da . veruna parte San FrancefcO , di modo che temevamo * che per aver camminato il giorno di quella folata nebbia, potette effergli Acceduta qualche grati difgrazia, ficcome ci avea cagionato egual rammarico , quando circa le Ifole di Capo verde perdemmo di vifta il Petacchio, che don vedem-* mo «lai più in tutto il camminò. Perciò il Ca-- pittano diede ordine al Giovane della gabbià, che ottervatte ben’ attentamente , fe per aleuti lato fi difeopriva, promettendogli tre fiàfeni di vino per buona mano. Non pafsò molto fanpo, che il Giovane avvisò dalla teletta, ché fi aifcòpri- va da lungi San Francèfcó. Mirammb torto coi- cannochiali, e di tetto ‘accordammo faafi tutti, che era una nave-, la quale navigata a vele gonfie verfo la terra , ne poteva eflèreffe noit Sah FranCefco . Laonde tutto confidato il Capitano pagò torto ì tre fitafehi al gabbiere , che àvéa data la felice notizia . Ma prefio quefta nUova confolazione fi convertì in nuovo rammarico; impercioéchè camminando nói a quella parte, quando fummo vicini, ci accorgemmo , che non era altrimenti San Francefco, ma bensì certi fcogli , i qUàli'mirati da lungi fembrano per T appunto una nave colle vele (piegate, di modo che quantunque ateffimo letto poc’ anzi in una etettifiìMa relazione , che i fuddetti fcogli facevano qnefta burla i molti patteggiai , che gli taveado veduti in altri viaggi , e lo confer- -• mafmafie , non era maniera. di .peHoaderci-, che teon fòffe una nave effettiva , anzi fopra di ciò fi fecero alcune fcommeffe confiderabili , finché accollatici reftamtno difingannati, perché mirati da un altri) profpetto fem brano appunto dueCa- fifelli diroccati •; e perciò li chiamano At Caftil- /9s, e con tal nóme fono notati nelle carte Geo» grafiche: onde il povero Capitano reftò doppiamente burlato, e per la nave, che non compariva, e per gii tre fiafchi , che già avea pagati. Ma predo fi aggiunfe una tribolazióne maggiore , e fu un vento contrariò , che inforfe , e ci fece riandare per molti giorni più di 440. miglia, perdendo affatto di villa la terra ; e molto più patimmo per ia fcarfezza de* viveri , io cui ci trovammo, e le gravi turbolenze , che le eccitarono nella» nave . Imperciocché corfe voce , che non v* èra più acqua fe mm per dieci o dodici giorni : laonde vedendoci ia alto mare con vento contrario , fenza fapere quando mai potremmo prendere terra , ci confidetavamo in grande pericolo . Si trattò pertanto di accorciar io razione dell’acqua a i faldati con darne loro nn quartiglio o- bicchiere di meno al giorno ; ma eflì fecero intendete rifolutamente, aie fe fi diminuiva ad elfi per necetìfità tal porzione., fi diminuiffe egualmente a tutti, cominriandó dal Capitano fino all’ultimo , perché tutti avevano -egualmente il gius della propria vita. Ed in ciò certo avevano ragione , la quale rapprefentata da perfone ferie al Capitano, fece che defiftefiM con che fi fchivò il quafi evidente pericolo, che temevamo di una ftiriofa follevazione de' Tolda» ti, i quali proteftò chiaramente H Comandante* eh’ egli non fi prometteva di-potere in tal cafo ritenere in dovere. * y Appe
Appena :firieft.infe quefto fuoco /.-che toffio fé ne. accefe un altro fra i ?Paffeggieri di maggior conto, e il- PHoto .. Vedendo quelli per 1’ una: iarte, che i viyerr-fi andavano finendo , e per ’ altra .che era ceffate il vento contrario , volevano che fi voltaffe a. difcopric di nuovo-la tèrra. Ma il Piloto rifpondeva, che quel vento ent bensì favorevole , ma Troppo gagliardo , e che perciò voleva tenerli lungi dalla fpiaggia . Ifta- vano quefti, che fr poneife ulmend alla vifta di ‘ qualche fpiaggia , dove col jbatcello fi poteflè sbarcare dodici faldati con .altrettanti' marinari , che fi efibivano di provvedere acqua dolce*, e pigliare alquante’ di quelle vacche Selvatiche, le quali ayevamo ne’giorni antecedenti veduto patteggiare nel .lido; e in tal maniera rimediare alla prefente neceffità, in cui ci trovavamo . Ma egli (odo rifpondeva di non voler -piegare a Ponente, fe.non quando fi trovaffe in tale-altezza da-poter’imboccare diritto il Rio, della Piata-. Che quanto alla, fcarfèzza-de’viveri-, il Capita? 1 no doveva avervi penfato a fuo tempo , facendo le provvifioni abbondanti, ben fa pendo, che in mare poffono - fopravenire mille accidènti- ; quanto à sé non corrergli altra obbligazione , che di condurre Scuramente la nave nè dove» te arrifchiarla a dare in un banco o Scoglio, avventurando per altrui capriccio le vite t e i .capitali di tanti/e molto fam la propria riputazione: e per certo non la discorreva roani-. Ma quelli rispondevano, -che o perderli - per iti? cagliare in un banco, ò morire di fame* e-fete, era tutto perire , fe non che quefto era quafi certo, fe s’ingolfavano.fempre più in alto ma- I re: laddove-1’ altro di banchi e Scogli -era foto un fuo foverchio timore. Ma perché videro , | ' che Dssy.BA#iHE*QóJ‘T4a«ij!. I37 qlymbki- ró#éMwai fa B «Ufiaotaray6*pèpWfdmk»làmeai «Hvf»Ppfò'4Qff»4gra «Ét'U* cfap^pwévjtaBu» ■fotta#» 4 tegkafan «Mb s. mmtq avró fa .«$» cfUfafc»iJ.. Basta»,)gtt»ft*diàyi«Mi»«f» folfargnarò*»,#£rJftflta- pifautte il «róraHfa; variti «praa:- alv'òhe fù' róftwfai fa-«Màfaré; fatròwra** 4'ròé:%Vtfaboao prauróforaUiia,, eigordtì ifafa orna in (Buenos Ayres . Grò-f untata Dróvalfa piagò po^M poco la,-fftCU» wtapCMMOlcn è ia «fa gioffto jo dro dìfeoprhntno 4; Gjapo diS-Mo- fa©, pattato il.qualé cjxtòv|wtita*a fai’ iofaetca# tura dfa.&io falla Plroa, . "vM.» .«
Q$m4ó in « cefi* iafiuropa. leggeva .**■ gUfftow rie), q-m, à- Ge»g»S*"Bba ilRió della-Statg awfiR coite cinquanta# e più natgifo di.-tocca/ h»ì Àmhffaa^euggeeaajooe, ao» avendo ^raài.in cotefià pfafi la miowaa fpecie o .dòmplaf* «te Franai ©oraTmifiiritìti. Bare far J* Concorda «a. ror itefa-taoti fawtwiri, •eoa poteva fa arano di non crederlo* £ ttufadorora giWì «tt’ùneoccor torà, yrtefKtatto eh»'teneva utk Aonòto do fido- rio di ròfarpfa co’ proprj occhi ; «é. bd ritnown- to, che la jcofa:é vetameate eoa* . £ lo dcdfai ffieMalaaeatébfat quefo^-cifa fan» qfrdnd» parti m- sdo-àa- MóatcVideo, cfa è. ona Fottftiaa, tttui- tapiù fa ento migli A" denteo del .Fitene, dnv* fi ègià lift ratto pervia, faefa, dovendolo noiaq- trayerfaraeper targo ,. «afa»à«Mio un giorno *rr- tero.ftjoró («oprile : l’altra, córta.» E quando fife* verfoKÌl n«*zb,fi perde, di. «Afta là /piaggia , nè afrro. fi vede aU iotorflo che pieto,,éd acquo a gfafa fa uà' vaft ittiolo .Mare. £ pec ;tajp fi porre ùfa pireade**v!fe tot*. ne angTwffe/ ogfa dtaff bior.T,acqua dolce correete ; e/rotiàda apfci*» come qrólU del ita.* Anfa^qut io.fiPtìxosjAjKes
- "Parto I. R. altre li tre mito» Ariette pià «Mostra, riawftsfeéfc
Stretto , di tarare per Wakfe ofeto, Mttv fari» ■do-fi difetti* Ut fpiagfM Offpofta ,t. «che .rera- «mmué-. è «tini» pitoerfey ma' «è «teso le &£è e 1 nmpeaìH Arila Colonia / che * «ut CiNfeu rii ì Pfcwtoghefi fituata appetito ìttósmor& fittemos Apnea. $d k mi firn» prefa la ctkioùtk più «voi* té ffi hffira top** laubftrs fabbrica ,*edi ini rare atfaima—etite fe giorno cfearifiinso , ■« noabo ’ mai potute fpoprire fe tm on’Ortzgoem apjm Ilio'di Mère ; è pureqnì non damiti rii' largjac'fc - sa fe aoa)6. migliaia circa, che però- riè bidono eflere molto lunghe-Vero é uoodfeiéoó * Che U profooéità -neir ccwtifpnade alta faiiftàttt ìàr- ghefoai. 'sbiafaè tietve molti «banchi di mari peti» coiofirihniv perché caperci eoe foli tre e qgmt- tro-heaedà d’acqi» j uno rie* quali grandmùnri fta all'imboccatura, epa renderla pertjfófbfiwna- mente diffccétdfa, e fi chiama il bàntò Ingiefe ; A fi» perché lo fcopriwfeo Tgl” Ilgiefi / ó pttObé uri Imo Vaiceli©, che verine da Btotìios Afftts ben . carico d’aigtetoi, fatto venire dicómrebabdoper «erra dal Perà, v’ incagliò ; e fi perdette - Ed iti Ali dodici anni V’benho fecagHrito T ah dopo T altro otfe Vrifeetil dortogfmfi; come piare poco A il Laafrrinco Spaghi*»® Vafeefìo di 7®/ cari* notài onde lafclo paniere a voi , fe # quefto petto il ódihro Piloto fi: dava drittoni©, e tene* va fe eferchtio gfi ocehMi- foto ditoWl , «fife griaodo veniva il •difctwlb dèi Rio della Piata , lo chiama vi fempre 1’ I*fe*fe/pw effittfi ’t/ovri* to. ili almo viaggio^ che vi fece , à pericolo rii Srderfi 7per oca tearpefta : che veramente ivi m èri che alfefee ferifelofittìfeo. £ la ragie* «e fi,ès pfedbè in alto mate , qfehdo infettano 4 •vénti, larici ano correr la nave or de uria parrie , or dall'altra; rari gravi non poffono, perché fi. cammina fempre fra fcogli è .bandiiOfcrt di toc ivi le onde per la fune de’venti fi firtieva* i» akhfitoo conte in mate per l'usa parte $ è per Feltra don avendo il Rio tanto fondo, cor* re rifcfcio la nave nello Scendete dalla ci ma dell' bride a- quelle profonde Valli, che fafino; di da- ré coffa cilena acci fetido, ed aprirti i
Prètti edfc pertanto turar le cautele pòffibili, fi rifol-rette ,/qUandoa Dio piacque , d* entrate aà fftigazfone de’paffeggieri e primi Ufiziali di marineria , fenaa il quale impmifo Borifarejtimo certo entrari qari «ionia; perchè effondo già tra- mdneatò li Sole) non voleva egli Iridare più avanti per èìjKKue di uno feogito coperto, che ftà a 60. palli dati’ Mola dr. Iti Ltbotài qual Ss lieta Vedeva arrischiato di nottè.. Ma ?ap- tritaudqgll tutti , che avevamo già l’Ifola ) gli occhi a dué tiri di camione iti circa ; Onde tutto era regrftrato, éd in oltre qfielU notte «rirèva una Luna pièna e chiariflhùtt per modo che fi potevano leggere le lettere: lafcioflÙ ìndfirre beriòhè malvolentieri ; e per grazia di tite.pa/Ewnnfo felicitòmamente. B‘qaeft’Ifola to- ttrittWMte deferta, e foto to offa afijtanoifl quantità Lépi marini, Che vi voti» «guài mente iaàcqud che in terra ; é quando vedono piffàr qualche nato, foglioso a truppe Vetfkieincontro; «giunti rid e/fa , molti -s aggrappano cerile zampe da* vanti alto fporida, rimanendoli l'altra ntetl del corpo in acqua , iridi alzata ia tCflà mirafio alt' insù veto» la gerite, e digrignano 1 denti dome la feitaia: dopo di che fia truffano di nuovo in acqua', fJaffeggiàhdò qua e là in truppecoicom? cori certi Urli guftofi, finche fi ritirano alla Addetta ffetà, O-cotte vicirie, dove né vàn- R a fi.o Do « caccia'i; paefani per la ptòk', che ferve « molti'ufi,.ed. ha uà pélo helhffimo- Nè loro co- I Ha moltà fatica o pericolo il prenderli perchè non,fono fien , nè invertono, mafolo-.fi fot-trag- gono colla fuga correndo* torto. che pofiono a 'tuffarli nel' fiume. Pattata Tifala de tot Lobos ci fopra venne una calma, che nondimeno durò poco, e ci fu ancora alleggerita con una pelèa - ab- feondantiffima di certi péci preziofi, che o fono, » cojrrifpo odono a quelli , 'che colti chiamano Mecehie, di due libre;in circa per cadauno , ed era tale l'abbondanza, che appenagittato l’amo, Io ritiravano già carico. £ perchè moki per n'on perdere tempo, alla (tetta funicella avevano attaccati due. o tre .ami, pigliavano quafi fempre nello fteffo tempo altrettanti pefci; e più d’uno in.una fola mezza mattina-rieurpiè più di tdue o tre barili : il che fervi di gran divertimento per gli moki, che pefcavano, e per gli altri. , che ne erano fpettaitori. E fu ottima provvifio- ne per turti nella fotnma neceffuà di viveri , che pativamo. Nè debbo qui òmmettere -uncerto pefce, che. chiamano Vòpros , il qàal. tiene quattro baffi lunghiflìmi.,: e in mezzo alla fchie- na una coinè ala con una fpina di. tal malignità , che .fa. dà a pungere .con effa ( il che Accede facilmente, fe non T accoppano pretto con bafionate .) fa punge, ditti, Una. mano , fi «gonfi erà tutto - 'il braccio ; fa ' .un piede , tutta la gamba con dolori acutiflìmi, dal che è molto difficile il guarire .. E quantunque tale fpina Cembri .affai, molle e (fattibile, bifogna dire , che fia durrttìma ; perchè .ad viti leggier colpo , che uno diede fopr’effa in uria tavola, il pefce, che era de’più piccioli , dirizzandola patito da parte a parte la tavola con iftupore di tutti , P» per eflfera «quefta • fa legno «lòtto * fóf.té/ éptft grotta di un'fato* : ,•.:, ji i.óp "" '■ !
Il giorno fegueateael: feròte- di «1/tento fre- le© carominamrao, eeHa nOttedeflttao fondoavat#* ti l’Ifotà o fpttgfiaài Malioliato . Quivi poe'an-* •zi avea naufragato d celato» - Vafcélkv-Iwgièft chiamato J1 Gavatìo1 Merino, -it qOalè èli* -tìrta-* «e che fece ia uhoifcogtió fott* acquò i 4 apri*
- a. unftolpt» con pèadira fa 'tài» la gèntep'fefafe
di unmitiionie e fetwcehto vnwt* peazé, dì kef -tornava «atroo'da Boehofr Ayres / fe qiialt fa? ciferè qrófi MMefe oèoteabaiickv, quel Gore*»* natone fe rò'wròìfròt*' aI«Fifeo Fteate «’feeimlO1 Jo-pafeamhl prefeètòxAfei maggior hófaèiJoàjJ iigènea 1 « fi Apposi, ichp ne •eftrate&buofa’pw» «e; mentre dtfa-gia«* 'aròmi che giOghhmtnO noi .altri, fe ,ne àròrakva' » tHtà bmaaiqance'fa ottròft'«HÌ»fa*ze/che già *vt£ vino falcato. La Mattina Tegnente éamniiàahdO « poóo a faco-con cautela, gtug&etHftie all’ Ffa hitu ho hlatttijta fia àfe’FiOf ift dfa; pure dafei* ta» e frvqnHBpm#da foli tarò marini ■•f.'fct è 11 pattò pi ài tpericoiofo far laiferettezza V cho^oi-* mano iqMròro.rfeegli- fat»* fiqfibtii ,■-che ftàltóè aU’ròcomotddfe Ifataynè ITeftrèmità Mi’foidetH» banco! IfaftgA,..dtoqtii vi ifiniftev • Sut meróogiors no Tdifizaffanimp ?it iuro fofpirato Monti Ifoidoi diftahte.ró. móglia, cftfc '-è-.tHi Monte ffòlMb in forma, dì- tot spane-ài aatfaqroy al pìè dP vftPrò 4 ùnrTiròtov ch’ è lai pròna ' feria ,■ cho^ptteflferò -te navi ifachoUdallfa Gàamiei vengoào»'® qwfeà -volta, he donfefl tolhiaroldèfMBooe, cioà ikglrò doyià cui. tòearònvitMfan&ta i»- Novènà ^deflt SanàtàmtkciViaqpiae -addolorò*;,f vi deftrrik* fondò con : afiegnaaV' O Égnriùfo-TuHÌVerfale , non tànto Iper ojSefe anàftiinacr.gianMùfaipo fei anfaù mi- R 3 la fe miglio ri viaggi» » prendere porto , guanto perché quivi tertninarono tutte l'autiere timori, che cV avevano redfi in opi risiane pet le due tfevi apftre rempagoc , cioè U ftrerehaa , ohe cqgie diffi perdeauno di vifta. circa l’Hole di Capo v*fdc,,e S. Fraoeefco ia vicinanza de far Ca- f itti. Qjiivl «dunque troveremo il Petaecbio , , 4 quale tqfto che ci fooprì da lengi , ci -indurò epe aq«e tiri 4' artiglieria, nd -uiceado del Por- %» ci veaoe. tooririro », Cóatuctocih per noe vi tederà fe noi uan.nàve, - fiatiamoceli qualche fiinl- iKrigfanè di cjd, che Saffa feg«ria dell’ afera , »f;.f!»fto ei Mbcrò. da ogni^-marere' il finacchio* perché nWicieatefi a diede la li emanava, cb’effp wa giuoto a quel, fìarlp già .ij. giorni avanti ; e domandandogli «ni tofto, fenven veduto Sm Francete#, mpafoebe aà.t- effere qoei- lo, purè giusto ^felicemente ótre gtcrnré-prima , «^cacandoci,d'ora io ara; tue vedendo/poi, che' non le finivamo fa ùfepnre, avea tifato diritto a. Buenos Ayres queBaftefià mattina : ai ehcri- feoed«Smo con nùhe viva énnngririw temoni • Ottetto anticiyato arrivo delle corapaana fiùvaa- «aggiofo per noi, perochè avremmo-aavetoftere otto tì.dieci fiorai Adi*ancore,«d.in*«cernente se di. imi- tempo venti . e trenta, finché - fi fje- . ffiffe il hatteJloa Saeno* Ayries-porpreodeteco- | fa dm Prati** étl Mio : «he ivi fen fcgnafeti a i mrefte eierie, e fi sfanno ernie prose per «a* dwiilriil jgmccfaè .oqo v he Bilafio -per-.mmnefo r faririp #erfie. il quote fi fifa drite- Gi« fetenza adfaofeguire ore norie feeahe a Brente uAytet, Ma; già il Petaccbio ano ntyteto il. fua mutai» lo, e àmdóttt i Pretki -ter ciafqmenave: laonde trovandoli pienti, -poreéuÉpproferentelamat- tioa tegnente U mdbn*»tgg».«famr A*5ifa» rei notato iflN Or ftokfaiòmiqm tolte Carie ; Geografi-1 «ke» biBoa.qi pii fatto nome 41 Mmtticrtfo * ■frac .«Sfere, fanti .yta. Jkyolaafane farmaròfai ritoto -«fa dòg (èitcabtoaé ia qàa per- ordirò) dato 1» Cono, A yatmO itoasfaaeoÉe sfamigli» dndfagfetoròfe» JMU Óu/tì.deUfe qanli ne coni otta il «UròròL ntoatofan fK;«d. ^ttoMaoM dateti orafa pròto «fni ròba, «la,torto, dio Sfa ha per- ròeòfa'aqedfa ttd»yocon c«i pròbo» veaàae* fròfffMtint- Iròfte .farò» ibloe rim e tabacchi ; prò -afehfefatooae iròiittlrò 4t a4a» il f«d~ detrò^'ròaoròtofafRÌglie , finché auefto -fiaoiro-r pofainr toogo ad*-dfatt ben popolana , fta »-ra« flinnn fii rfi fririrhi1 nnr Orò fi i ITnanfadtoròi rio» mfoet'h Spmgm ó4«Genifròfi daterò* quell» Pròto ppròideifa'- dè:|rawM^ c**„^»oe' tea àft RMri* JfeiiÉRt*, 4 Brafite,-.* ih Mare, a orò «adirava» ròjfifaptewtft dBoròwonto .è Stanogbefi ,per eoo» «iròtotod fato laefile.colU Catania o )fota fa Srò-fiolttteltay.aròtoftfona io faccio fa Boom* dfaflrò rfròtPÌto - Qrò itròc GafeeHa» «finché ferrò fan dh faata por àutt’odoaie ottante aticotiana eoghorò fa «Ootrahànde Uno pii Stadi della Spa» pafittofatolofa per tea* ah Chilo., e Perù eoo «rò riaiagfiin ito®, e fcapito de’ mercatante ttpafaroeU vd# qròadn«tengono qrò «olle, far dova ròta storiche , «so fanno coaie vendane fa k» robe, trovando il paefe già provveduto -fa titooi4obhfu4ròranvMto) poterò «fa dato» Colo» «tot fi ricovera*» abrasi gl’ infaefi e i Franaefi farò hfarò bafttaacteri faeandofo ftefiai & quaor •dto'OO» orrivammo a. BoceaaAyrer, inoftriconv- aarrainoti ebbero la trattar notizia, eba J» traro- ' v«k attoafaneato. netta Colonia **. halfrmeati irò ingfafi , Ponoghefi, © Frasari»/i quaU tutti atogao- fpa«eiròo ca». barchetta fqriiròtoesto fa R 4 loro loro merli « nfolre»taJIIgrédife)*ftT) ’Elfolfm' i ftis «taeorédrèevaiwt, Tappi*» tfoi*tàWrot fe péoparet fifa yohi cpkfcuatMgl ir %ingnv feaeciara Wti dmbWblré nal(emei aédWrW gifb fato gameti eoli’«qutovfe’vioftri Indtmiq tea ipefda :p#t- fante atabafeifrendema da^feeOàtub *ReaÌW6teàeeàr«À
- óBarrécfeK ,* qaaiòiperi-iKJB (fdiflrehfl dNnirero,
l’-tapml mJAldi bea Tairréicare .oteregng» aAtcu- mriare?aaaggiirngcnb*) eooBgktf nvife y poenW'aie diééaa-yail daÉrèiieoidl ■fmaa affhwfto»pMlftrftfet Brafilr, tateòpetote npaftiMlm ter Mavre feidnq pianaaitdotii ioi Forra eoo' 'imafezfeny.feolerena ttalatofc .iiaiteocia s far tisjgtffee «MMte uaatyt la cofemHnfem fomidrèrernBreù4»aaytefeteareP«il «he fecearipdrabfiiakwail* # «Kfeq a aglfcigpre gammi). iiiqateÌ26eyato#eMPfol*ò(^)eqqeew» fe. réteórereeafepcwfehdi pgrébeìenaté ibrirere, «nofea Ftetiglitefiai, iinéi/feeomnMwq'Vtìli eco nofoikta A cMfrguenfeodréifewf fife jfenferei* amatili Rio; -a. temmtectfe|itteàGMA't«MHfc^MR terol&y vf^ianatetod ni» iFeefcreanftoaJa-fleto «patire orasnqwe balnmtòpfcm tfeifaw( te «rei noni di. 'béonaav’e ooondafeMbi^firifeaii fenprefi» dk, * ta rtarn fella «afe «fi» va fenretife:# proteste la «enaofeu Gittàt di Cadpt1n* gwit ìoòlro rabafia eiMiafc»oferad|fe "pretto ìpomMaió In aiM'/cffa»' quella.ìcoAk, entoreirerèà'te- «traun.Lrfvm i. ■$ i;q li .uùor.ótt ,%r:x rii 1 fatkèk dk* ArtfrMronmm&wtie gMih'vpt» ma fe noli ?oH*'mve 4i*&tifa«Mdto'?rèl reMa re reitafeìinìfetro'.tstnpoùfefeildirò'i^liù afe te in: térv&u .oi cphtwooofy fee«te*pr*fme;«ittaèt fiviroofeao.pià'di^tr&.httaualtito'eeft fe marre ni rr piada. mera « )Ll «re ^ ei ngarefe » feferei 'capanne forraatecon cuojo di bue* -doti* dUna* do- le •Amigli* altimMMraaa- venute , fiorite fi
- ; f -‘ fabfabbrichi, abbastanza peralkjgBÌatlfc.,1 fabbricie.-
«r iòooi «l’rladiani delle .ppftreMiÀpni, che vqn?, peto «tei.ipirt?. per Ordine del Governatore di-, Buenos Ayresfn numero di. cir«-due mila per-,
- abbtwwe , ,cem© hanno, fatto lì opra , la .Forfcpzy;
sa C-fiMCO la cpra di due. nc$rirMÌffìooarj, che àffifto«p .-oaat^rpdicar loco, confettarli ec. io fa xód Lingua ò ; giacche non- intendono ja Spagouor, i»t- AbitaAddotti, due Padri, io mia di guefò di -cuoio ) e ir:.poveri Ipdioife.&te* c*fe;*foJt*t»© »e£pefti dopo lelflr fatiche. aJT; aàfòak é*l «vitato „ e' feu»a;pn foldo» di fel*rio -;, ma fofoVeat-ift.fciròo tributa., ché do’rtffa beo»'pacare: Mentre erano sbarcati, coree ditti* éf.-Padriadeltelrò irtyfc .-.ftic-cddettavato cafo gr«- «àofèt daweflì foedifr»/ cfag ppm petto, promettere; fstobè, dà ; tropte bene a sComQà^-1 ©tudità di fmBktuaovinfedeli « Uo’-IròtaW-de’, ptù/robuft* oa y ©le va-quel giamo faticate ,netta*eortina d’t a baluardo,vii Cooiaadante-idella Forte/*2^ dirò; diede ordine a i faldati, ebe (lmettefle-t ro prigione . L’Indiano all’ udir prigione ( eb§ •itami rsòlt®(bene ibfrènificafocdi «ab parola) non dèce.alido, fe loonchft.dato di piglio ad. un ma®' tcoy di, frecci®, montò torto-.accavallo ;-e carica? f*bn*b fua arco,, minacci ava ai primo , «he s’ agn «-©ftafierpfer .prenderlo^ I follati J’a.v-rebbono for fio patuto .uccidejre con mofebettatc, ma t«meu-
- do ,u Comandante, ,d' irritar,gl’ «fòri. Indiani , fe
/qpt&to .veni»ju,wceifo , onde tre. feguitte una; perir éqiofà folle vazfone, o che ped io,areno fe pe-fugr galèro tutti: fi appigliò al partito .db far iconfor •tjcwde il Mdfionario.rdell' oft inazione. di colui , acciocché,,forerà poflibile , vi,mettefe. rimedio- Venne il Padre, e con poche -parole, che gli dit fe 4-iK,fece,foaan|ar,da cavallo , e confegnarfi.l’ ■i. ar» / • arco e le frècoie. Indi con buona maniera , *cd amorevoli parole avendolo indotto - « ricovero quakhe gaftigo del fuo fallo; fatfloió ftetìde*e»ha terra, gli fece dar 24. sferzate'eoo iftupore dei Faldati in vedere, come opliti,' che pbcoanri non temeva le bocche do gli archibugi, fi eftcndfefe poi cosi tofto «l'Aio parlate del' MWBbntiìo « £ molto più fi maraVigliatonò , quando Dirabo , che itv meazé atte sfensàte non faceèa altro «don in votare Gesù e Maria iti futì ajuto : peri**** alcuni; d'etti faldati proruppero in queft*fefela- mazi&*:■ Ck eem è meftai kifigtm drit ? ritefffe m Augelli perori: fi noe ime fimo rkècmo ffémkham te'cafiìg» , avririmnoàrito* urite Demtfi Bear- ro è colà degna di meraviglia & Vedete , come Barbari (fi nltura fon A feroci, che non fi ùm mai potuti fbggfagaf da gfi fipfagtaedi, praftwp poi tanto umile ubbidienza affi un Sacerdote* maffini amente fe é-qufeÉlo , die fi confettò ; pro» dica ,ed affitti1 toro ne' Infogni temporali e (pi* rituali , Il quale ;mano veraiucnte o rifpotswé come Padre. . .
Ora per tornate ri nofiro viaggio fa mattana del dì io» di Aprite Domenica defle Pahae partimmo da Monte Vìdeo ; a poche- teghe d» cammino fcoprimma S.. Ftcaeefco, ohe- adendo udito da -una barca, die pattò , il nofiro àstivo a Monte Video, diede fubito dando per affettarci , e profegaire tutti di confami il vidgrio a Buenos Ayres . Non è quefta tratto più maga di cento vuoti miglia, ma forte più perkftMO di tutto il refi» della navigazione por fa' frequenti Acche e banchi coperti, eh» tra l’nt e 1 altre formano divertì curii -, né quali -fieli fi truova l'ufficiente fondo pér fa navi grotte; «por attere 1' acqua torbida non fi pottbao feoprire-, fe no» per pia di Pratico» é ài fcandagli© ; laonde fed’ uopo «dare con maggiore cautela , che altrove . Non oftaate la quale demmo dot volt* terra, leggiermente nondimeno, di nodo che fendo il fendo non di pietra o di rena" ; am di loto motte, la nave, che toccò foiàmen- te colla catena un tratto, di pòchi patti, ftrifcio& fi aranti come (opta il fapone, fetta’ateo dan» tk o mavunente , che, di alzarli no poco il ti» anpe4 e d’intorbidarli un poco più l’acqua, per. cui ci accorgemmo , che avevamo , toccato fenda, ma cfre immediatamente eravamo entrari in acqua biffante. L’ordine pertanto,-che fi teneva per navigare colla maggior potàbile fictu**- xa , ejra quoto . Precedeva due e tre migliò il Pelacchio , che per eflère più picciolo e meno «amo , pelcava quattro o cinque piedi ' meno che l’akte navi » onde potava camminar più fi» caro. Avanti nondimeno inviava il fno fehife , od ateo mezzo miglio in còca avanti precedeva il, battello , che collo fcaadaglio andavano efaminando che feudo v’era. Addietro circa tré miglia venivano te nofirn navi, cioè S. Fnrace» feo,' e S. Stono dall’una parte' e- datt’altra ; edi cflè pure orano precedute cialcuna dal fuo fchi- fo e battello a vela, che andavano con lo fean- dagho cercando il cammino -, « mi fembravano appunto come 1 cani da caorta ,. che precedono il padrone girando qua e là in cerca del felva- rictr * Le navi stesse nondimeno non lasciavano mai lo scandaglio ; e un marinaro assegnato lo gittava ad ogni tratto come di un Miserere, gri- dando sempre ad alta voce, quando lo ritirava, 14 braccia , 13. e mezzo, quindici & c. Ma la regola principale per noi era il Petacchio, il quale teneva inalberata sopra la punta della veletta fasta urta bandiera Inglefe ; e quando quella fi toglieva fpacando un tiro di artiglieria., .'era ' fe* PO ; che in quella-dirittura noti v-’ era acqua haflant£ per noi : onde ti aintrtàinavarto in iin* ìftznte -le vele j e fe età tardi , fi pittavano le ancore ; fe preti», i battelli tofto. giravano qua é.- là cercando- fa finnofirà del • canate .fino à. .trovare per dove tirava : del che ne davano, legni Osch’efiì alfa navi colle lor bandiere; e quelle li feguitaveuo : fate certo io vi , provai un pianure fiugolaréin mirarli) coree appunto lo pio va tal- fa caccia i* mime i bracchi. In taL guifafpenderemo fe» .giorni .fitto a. Buenos Ayres , dove col favote - di : Dio - approdammo finalmente fa fera del Venerdì : Sante i- Non.fi fparò 1.' amtigUeeia per effere un tempo còri Lugubre) .mala. mattinai «Utmte al -primo; fcioglierfi delle- vcampaoe nella jQìctà collo .fparo deUaj-Forteaza, rei -pure idem* mo fifeoo aUa oo£ra artiglieria ,, e-coo/ tre,.fai- vfc «ali ringraziammo prima, il Signore « pòi fa* lutammo il Ga&alìa ^/piegando .aliti sfteflo; tempo da, tuta: gli, alberi; ed antenne-^ a ante bandie* jffc.reitevajno i .che pur effere tante , cioè di tutte fe/Nazioni., e.di «ì divètfL colori:, facevano urta belli ffìma .vifta. j e drà fletto Jt* «urto fecero fa -altre navi* = .. . r. * : —
Qui noceteti figurarvi.!’ allegrezza comare, .fa /vederci - unalmepfa al -termine della, gotica.inavi- «aifanriu ondeinon .mi. trattengo «deferì vena.. Òaifi debbo ..dirvi , che, al-.troppo dolce-il Sigoo- afc mefeoió uo,poco. di .emarp- per temperarla. -e ciò fu lèi don- potere noi sbarcare fe.*oafi'ul- iims Fetta IdLPafqua,, mirando. per, «urti: quattTQ/glomi la «erra coni grande aafietà fenaa poterla toccare '., La cagion fa, pecchè alzeffi un Pampero, fieri/finto, che vi eoe ad effere quafiLun ftanénfe; ma lo chiamano Pampero, perchèpaf- fk per usa pianura fterminatà di novecento e più miglia , che fi ftende fino 'a gli aldffimi Mowt della Cordigliere , che dividono il Ghile dalia Magaglianica re Tucuman ; e quefta pianura 6 defèrto vien chiamato /as Pompar, dove non fi truova.nè un monticelo, nè un'albero, ma folo erba , con cui fi pascolano inmranerabili arménti di cavalli e di buoi r che non fono di Alcoa padrone , ma folo . di chi ne -piglia quanti vuole., ' come vi dirò più di própouto m altra mia. V'abitano ancora innumerabiliIndiani; effi pure chiamati Pompar, non uniti in Popolazioni , come -Tare e Villaggi, ma difperfi qua e là lènza luogo fitto , e fenza; cafe ; imperocché fi contentano di quattro pali con una pelle di bue al di fopra, che li. difende folo dalla pioggia * Laonde ( per tornare al mio- propofito ) non trovando il fuddetto Pampero in sì lungo tra® to di paefe nè alberi, nè fabbriche, che lo ri»- frizzino, prende fempre più forza ; e incanalandoli poi dirittamente in quefto vaftittimo Rèo» della Piata , foffiat con una furia indicibile , di maniera, che fa di meftieri, die le navi fi aflì- curino con quattro rancore , due' delle quali , obi tre la gomena , fono rinforzate., con catene di fono. Quello , che venne a vifitar noi altri per un giorno o due , tale A, che fecondochè ditte il Pratico , fe ci coglieva nell’ imboccatura del Rio , ci. avrebbe' folpmto in mare fecento miglia r còme era Acceduto nel viaggio antecedente ; mà per buona- fortuna ci trovò già in portò, e- jrfoweduthdi buone ancore, non così facili £ sbarbicarli’. Ben’ è vero , che quefto Poeto non ha come gli akrf difefa alcuna contro la fotza'deVvjturi, perchè ù dà fondo bensì di rim? pqtto a Buenos Ayres /ma fo diftariisa (B-fooft staglia «dalla Spiaggia; perchè quefta rt tiforò tanto itffèafibiìe, che ufo dono nòve miglia for- rt Un fondo badante per foftettere uri Vafcello * non fo conie nasi i primi CSuquiftatumi farine- 0» terre, fceglieffiero tal fi» per foridarvi sue» uos Ayres , e flabilirvi uh Porto j fe ndo fotte per eflWe più ficuri da qualunque unnico à'Ea* rapa . .Perchè v’aificurO , «he noti verfo teatri* foie nè. à Francia * nè a Inghilterra , tiè a 0l» forila 4 inviar qua flotte per prendere Buenos Ayres, fe non hanno artiglierìa è fti ortari , ché tirino almeno otto o dieci miglia ; cètre, la «tifi* Acuità di pa flòre fra tante i'ecché ih vafcelii graffi. Per ifcehdère poi a tèrra-, non fi può-a*/ dar diritto cori batche atta Città ; foa è neoefr fatio prèndere ì» volta , e ita a Sboscare deli’ imboccatura d’uà fiumicelfo -, -che fi fcarfca cod dille o tre braccia , d’ acqua nel Rio; e ciò quando il Ufo è. alto ; die quando «està -, allóra nè meno nei fiumicelio v’è acqua bafbmce per pica «iole hacchfc. Sicché per isbarcare fu rìeceflariri «fpettare , che oeflaffè il Pampèro , e che «ré* frette il Rio finché di là -poièffiro venir lé barche * e oasi fe ne pattarono i .quattri» giórni fina all’ ulrima.Fefta di Pafoua., «ne femlriava5 rio quattro anni w Benché , corifa poi fiflétwnl- rrto , fa fpeciale benedizione di Dio pel motori bene , che fi iece in quel fatto tempo -di fcafr qua, fervendoti i patteggieti della preterì te cornei dità, che tenevano‘de i Miffionarj per fcddisfò* re con t. a pietà al pancetta PafouaiedeltaGon* feffiose e Comunione : cori ohe nói uvéjfomo 0 campo fri foigblare fpirfcùaltaente , e tutti -ffofi fcefero a terra:più confoMti/ Cosi il Martedì dopi» -«fijtia 'vp. ^ Aprile 1729. quattroeiefì, o per dir meglio dopo cento diedouo gierrni , dta «he eravamo partiti da Cadice , potammo il piè - férmo in terra /.Codi qual contento dopo ri'lunga navigazione , velo potete facilmente immaginare. Noi fummo ipri* mi a sbarcate con la batca del fogno* Governatore , ihViata efpreflamente da fua Eccellenza 4 pétobè cùltflUcfeffe i Miffionarj, ohe -voleva fot* lero i fetidi apporre,il piè in terra. Incontrami rito tutta la foiaggia piena di gente ,/che face-» V*' un belliffimo vedere per la diverfità non tira io delle vefti , ma ancOTa de’ fembiaoti , cioè SpagÉauliMori , e Indiani * Al primo porre il biè in tòlta incontrammo tutti i Padri del no* ftro Collegio, che erano venuti à riceverci coù v le braccia-aperte preceduti dal P. Rettore , che fera tra vècchio venerabile rutto di pél bianco t ventato già da quaranta bove anni prima a fati* (care ia quefte Miffioni ; Veniva il bqon' vecchio orila fua Ariétta; ma quando gìunfe ad abbracciarci, per l’allegrezza fémhrava ringioveriito j e gli akri Padri altresì moftrarono tjota minore contento per vederci finalmente gitanti dopotan- po che ci appettavano, ed m occafione sì opportuna; per la fbmma neceffità di fuggétti , in cui fi- trovava la Provincia che non poteva prole» gtair le Miffioni in alcune Nazioni le quali fpontanéamente chiedevano il tonto Battefimo , ber non avere chi inviarvi 3 di modo che nella Nazione de hi Samiteqt, che dopo aver uccifo lì boftro Fratello Alberto Romero ; finalmente toc» ca da Dio fi era convertita , nota v’eta da dee feni in qua ’to non il Tolo P. Caftagnares , il quale vi avea fondata tana numerato Riduzione. E perchè tos Vgarognos altra Nazione diftiata ave* ’ va chiedo di effere iftfuita nella fa nta Fede, co* là fi portava pfo vqlte , rnn fnrrmfr MHtonni ne aveva già convertito i« tal owfoo, «fatut- ' «ava già di formare altra graffi. Popolato©*)® , eoo cui aprirli la porta ad .altre Nazioni jiume- rofiflìme entro terra delle quali già teneva la nota; ma,era moralmente impofiibiig «d niòbio l'affiftere a tanta, gente ,■ e in Luoghi fra lor si dittantiné fin’, allora avea potuto.ayoc fqecor- fo per la fcarfezxa de’ Aggetti fopraccppnatt . Laonde quando ^videro sbarcare. un foecorfo sì numerofo , non capivano in fe Il età pel contento . A un quarto di miglio in circa trovammo! il Signor Governatore, che per &a impareggia- hil degnazione ciberà venuto ad incontrare , accompagnato dalla pcincipal nobiltà ed Ufficiali delia milizia . E’quelli un garbatiffino Cavaliere* appellato Don Bruno de Zdvala, aito , prò.», porzionato, e eoa una prelènza maettofada Principe. Solo gli manca la metà del braccio deliro, che perdé in una battaglia. iq Ifpagna nell’, ultima guerra , perciò rimunerato d©- Re. per gli moki, fuoi fervigi noa. folo col governo di Buenos Ayres , ina coLtitola.altresì di Capitan Generale - di tutta la Provincia , che chiamano Rio- della Piata , a- cui fono Aggetti gli altri Governatori delle Città, che in tota fi contano ..Tale mancanza.nondimeno fo lfo non cagiona deformità, ma piuttofim gli. concilia efti- mazfope,, effendo un teftimonio «utentìco dal fuo valore . Per non andpre -sì monco egli ha. fopplito il Addetto difètto con altro mezao braccio e mano d’argento, che.-per fo più fiifatto©- re pendente dal, collo. Quello Signore in giugo® re ìl.noftro P. Proccurptore , ftwmò di «arre®’ za, e venendogli incontro, l’abbracciò , congratulandoli con etto- lui ben di .cuore del fuo felice I té irrivo, enne pare d’ «ver condotto ri bobU* rofa Milióne• Lo flutto fecero quafi tutti gli altri Sighori di fuo corteggio, chi abbracci àhdoil Padre , e ehi baciandogli la minò ; é poi tatti ci accompàgnàrpiiò per un b'tton miglio a piedi* non oftailte 4’effere il Governatore uoriio corpolento e pòfatox Giunto at détto (ito, dopo averci fatte altre finezze Aràòrdinarie ( ùria delle 2uali fa fere fparare ì’ artiglieria dei fortino , avanti i étti paflarèrtó boi altri ) le.quali limo bèffe di obi mettete, perché pottebbòiìó effe- re c'rbdttté èfeggérazlohi j fi licenziò tornando addietro alcun tràtto .dove montato iti carrozza fi porrò fìibito alla Città ì e quando frimaio giunti noi altri, egli vèbfte al Collegio a vifitareitt camera propria il P. Proccùratore . Frattanto J|uarido egli fi licenziò da noi, coairi ditti , pro- eguitbmo il ttòftro viaggiò, fetbpre (palleggiati da Un. móndo di gerite accbrfa pet cùriofità a vederti; Quando entrammo in Città, èra lo ftef- fo ; perchè la gerite ftaVà dall’ una parte e dall* altra dèlia coiìtràda, cóme fe patta ile la procef- (ìone, benché noi non andavamo coti Ordine, ma a treo quattro corèe c’ imbattevamo, framifchU- tì con Canonici e Signori Secolari , i quali d andavano interrogando chi d* una cofa, chi d’un’ altra ; firiebè per ultimo gì ugneremo al Collegio, da dove tofto che ci (coprirono, cominciarono a dar moftrà di giubilo Col doppio dette campane , imitati in ciò da altre Chiefe , che qui non nomino , per non aver potuto oflervare in quel puntò, quali fbffero . Solo potto aderirlo, eTprettàdiente de'RR. PP. Domenicani, 1 quali - mentre pattavamo avanti alla lor Chiefa * (lavano folla porta co i loro Rafàrj al cotto ; e perchè il Campanaro , fòtfe per Cùriofità di ve- Ptorte I. S derderci pattare, lafciò* per breve .tempo dinep/ccr- re, i Padri tofto cominciarono a gridargli, dalla: llrada , cbè profeguiffe a fonare , rfcftando noi loro foro inamente obbligati, per . finezza s» ingoiare. '. Giunti al Collegio non; entrammo per. lapor- terìa , ma ci portammo dirittamente aHa Chiefa , dove ritrovammo efpofto il- Santilfimo col padre apparato, e tutto il reftante accompagnamento per la benedizione . Ci pdnenuno tutti , noi Miffionarj in ginocchio davanti all’ Altare maggiore, labri andò libero il reftante della Chiesa alla molta gente .concorfavi-. Indi s' intonò il Te Deum ,rin mezzo al quale vi confeflò Sinceramente , che non potei contenere le lagrime per 14Ìnefplicabil confolazione di toccar finalmente e baciar quella terra,, che da tanto tempo io aveva defiderata . Per ultimo lì diede compimento al tutto colla benedizione del Venerabile. Quefto, Fratello cariflìmo, fu il principio, profegui- mento , e fine della noftra navigazione . Remerebbe ora da defcrivere la qualità del temperamento , de gli abitatori, de’ coftumi di quella Città e paefe. Ma perchè per l’una parte farebbe cofa lunga v ettèndoci molte cofecuriofe, che gufterete non poco di udirle, e per 1’ altra trovandomi io già ftanco dallo feri vere la preferite , con dubbio ancora d’infaftidirvi , fe profe- guittì più a lungo: ftimo bene il di (Ferirlo ad altra Lettera , che probabilmente fcriverò quanto prima, e vi gingnerà con queftaFrattanto vt lupplicQ di riverirmi ben di cuore il Signor Pa» | dre, Signora Madre, Signore Cognate, il Fratei? j lo, le Sorelle, i Nipoti, i Parenti ed amici tutti , che Fon folito a nominare in altre' mie , ed altresì roteili Padri della Compagnia, e fpezial" • c .jpen* mente il voftro Confettare P. Guglienzi, a et»' mi favorirete di comunicar la prefente , Applicandoli tutti di ricordarli di me nelle loro tante orazioni, acciocché il Signore mi concedala gra- / zia, che unicamente defidero, d’impiegarmi tutto in avvenire a maggior gloria fua, e a aiuto .dell’ ànima mia , e de’ pròfiìmi. Con che cara- xnente abbracciandovi mi dichiaro
Di voi Fratello amatissimo.
Affezionatissimo Fratello
Gaetano Cattaneo, della Compagnia di Gesù.