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Il Trentino, cenni geografici, storici, economici/Il Trentino

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Il Trentino

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Appendici
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IL TRENTINO




AVVERTENZA. — Sono accentati tutti i nomi geografici che non sono piani. L’accento ha semplice valore tònico e non fònico. I nomi geografici non accentati sono piani.


POSIZIONE1. È compreso fra i meridiani 0° 28’ (comune di Sagron) e 1° 58’ (M. Listino) ad W. di M. Màrio, e fra i paralleli nord. 45° 40’ 20" (Corno d’Acquìlio) e 46° 32’ 20" (M. Lue).


CONFINI. A N. l’Alto Àdige per km. 136; ad E.-SE. la Venèzia per km. 178; a W.-SW. la Lombardia per km. 138.


SUPERFICIE. Km² 6356.


OROGRAFIA. I monti alla destra dell’Àdige fanno parte delle Alpi Rètiche meridionali; ad esse appartengono entro il territorio trentino:

il gruppo dell’Ortler con la Cima Cevedale (m. 3778);

le Alpi di Val di Non con il M. Lue (m. 2433);

il gruppo dell’Adamello Presanella con il M. Adamello (m. 3534) e la C. Presanella (m. 3569);

il gruppo di Brenta con la Cima Tosa (m. 3176);

le Alpi di Val di Ledro con il M. Càdria (m. 2254);

il Bondone con il M. Cornetto (m. 2180);

il M. Baldo con il M. Altìssimo (m. 2070).

Alla sinistra dell’Àdige sono le Alpi Dolomìtiche trentine dette anche Alpi vèneto-trentine. Di esse fanno parte entro il territorio trentino: [p. 4 modifica]

il gruppo della Marmolada con la vetta omonima (m. 3342);

le Pale di S. Martino con il Cimon della Pala (3193 m.);

le Vette Feltrine con il M. Pavione (m. 2334);

le Alpi Fassane con la Cima Catinàccio (m. 2998);

le Alpi d’Avìsio con il Corno Nero (m. 2440);

il gruppo Cima d’Asta con la cima omonima (m. 2848);

Il castello di Telve in Val Sugana e la Cima Dòdici (2341 m.).

l’Altopiano dei Sette Comuni con la Cima Dodici (m. 2341);

il gruppo Pasubio-Scanùpia con la Cima Pasùbio (m. 2236);

i Monti Lessini con la C. Tràppola (m. 1867).


IDROGRAFIA. Fiumi: l’Àdige, che nasce dal Passo di Resca, attraversa nel suo corso medio il territorio trentino da N. a S. per km. 75 da Salorno a Peri. Lungh’esso si distende il territorio centrale del paese, detto al N. Agro trentino, al S. da Calliano a Peri Valle Lagarina. [p. 5 modifica]

Affluenti dell’Àdige nel territorio trentino:

Ad W.: il Noce formante le Valli di Sole e di Non; nasce alle falde (m. 2670) del Corno dei Tre Signori; sfocia a Zambana (m. 201) dopo un percorso di km. 79,4.

Ad E.: l’Avisio (Valli di Fassa, Fiemme e Cembra): nasce al Passo di Fedàia (m. 2093); sfocia a S. di Lavìs (m. 195); percorso km. 87,3;

La chiusa dell’Àdige a sud di Val Lagarina.

la Fèrsina (Valle dei Mòcheni); nasce dal Lago di Nardèmole (m. 2050); sfocia a S. di Trento (m. 184); percorso km. 29,50;

il Leno formato dall’unione del Leno di Vallarsa (sorgente al Piano delle Fugazze, m. 1000 circa) con il Leno di Terragnolo (sorgente in Val Culva, m. 1082); percorso del Leno di Vallarsa km. 18,1, del Leno di Terragnolo km. 15; dalla confluenza alla foce a Rovereto (m. 182) km. 4,1.

A S.W. del bacino dell’Àdige stanno:

il Sarca: nasce dalla Vedretta della Lòbbia (m. 2050); sfocia nel Lago di Garda presso Tòrbole (m. 83); percorso km. 77,2; [p. 6 modifica]

il Chiese: nasce dalla Vedretta di Fumo (m. 2500); sfocia nel Lago d’Idro (m. 368); percorso km. 17,5.

A SE.: la Brenta: nasce dal Lago di Caldonazzo (m. 449) e dal Lago di Lèvico (m. 440); percorre per km. 38 il territorio trentino fino a Primolano; a S. di Primolano riceve il suo maggior affluente il Cismone che nasce alle falde del M. Castellazzo (m. 2150) ed ha una lunghezza di km. 51.

Per piccolissimo tratto appartengono al Trentino: l’Àstico, affluente del Bacchiglione, e i torrenti Biois e Mis confluenti del Piave.

Laghi. Il Trentino annovera 349 laghi, la maggior parte di piccole dimensioni, ad altezza fra i 2000 e i 2800 m.. Laghi importanti sono:

il Lago di Caldonazzo (m. 449, sup. km² 5,38, prof. m. 49);

il Lago di Lèvico (m. 440, sup. km² 1,06, prof. m. 36) nel bacino della Brenta;

il Lago di Molveno (m. 821, sup. km² 3,27, prof. m. 118);

il Lago di Cavèdine (m. 242, sup. km² 1,01, prof. m. 50);

il Lago di Ledro (m. 655, sup. km² 2,18, prof. m. 47,6) nel bacino del Sarca;

per 1/25 della superficie totale (km² 369,98) appartiene al Trentino il Lago di Garda (m. 65), la cui profondità massima è di m. 346 e nel territorio trentino, presso la cascata del Ponale, di m. 250.


CLIMA. Temperatura: Nella zona costituita dalla bassa valle del Sarca (ad Arco e Riva) la media temperatura annuale è di 12° 5 C. e di 12° 6 C. e nessuna media mensile scende sotto lo zero.

Nella Val d’Àdige da Ala a Bolzano la temperatura media oscilla fra un minimo di 11° C. e un massimo di 11° 7 C.; la media mensile si abbassa al massimo di 1° sotto lo zero.

Nelle valli laterali dell’Àdige e nei bacini della Brenta, del Chiese e in quello del Sarca (escluso il territorio presso la foce) fino ai m. 850 circa abbiamo una media annua oscillante da un minimo di 8° 5 C. ad un massimo di 9° 3 C..

Nelle zone superiori agli 850 m. si hanno medie assai più basse.

A Cavalese la temperatura media è di 7° 2 C.; a Peio di 4° 2 C..

Precipitazioni: Sono piuttosto forti e subitanee. Nella conca di Riva, come nei bacini della Brenta e del Cismone, si hanno precipitazioni annue da 1140 mm. fino ai 1300 a 1400 mm.. Nelle regioni laterali ed interne la precipitazione è minore; non scende però sotto [p. 7 modifica]Arginazione a brevi tratti d’un torrente per la difesa del bosco Ronchi presso Molina (Valle di Fassa). [p. 9 modifica]gli 840 mm.. La stagione più piovosa è l’autunno. L’ottobre ha in parecchie stagioni una precipitazione superiore ai 150 mm..


STORIA2. I monumenti dell’epoca della pietra e del bronzo scoperti nel Trentino corrispondono a quelli delle contermini regioni italiane. Numerose sono le tracce di civiltà etrusca. Trento pare sia stata fondata dai Galli Cenomani nel VI secolo av. Cristo. Druso e Tibèrio conquistarono Trento all’impero di Roma, ed Augusto ne comprese il territorio nella X Regione italica. È difficile stabilire fin dove si estendesse il territorio trentino, prima della costituzione della provincia retica che dalla Chiusa di Bressanone arrivava al Danùbio. Ma con il nome di Alpes tridentinae sembrano indicate tutte le Alpi dell’Alto Àdige. Sotto i domìni barbari Trento fece sempre parte del Regno d’Italia.

Nel 1027 fu eretto il principato di Trento, i cui confini per molti secoli si estesero oltre l’attuale territorio trentino. In essi era compresa tutta la valle Venosta e parte dell’Engadina fino a Ponte Alto dell’Inn.

Epoca di splendore del principato fu quella del Clèsio (1514-1539) protettore delle arti e delle lettere, ospite dei prìncipi e prelati intervenuti allo storico Concilio di Trento.

Il principato durò fino al 1796, conservando inalterati i suoi confini nei primi secoli, subendo poi oscillazioni continue al nord come al sud.

Malgrado il dominio dei Vescovi, che talvolta furono stranieri, malgrado i tentativi dei Conti del Tirolo, tendenti a germanizzarlo e sottometterlo, il Trentino si conservò perfettamente italico nella vita dei suoi comuni, nella cultura, nei rapporti con le signorie italiche.

Fra le città del territorio trentino, Rovereto, dal 1417 al 1507, appartenne alla Repubblica veneta; Riva, dal 1349 al 1385, fa degli Scalìgeri, dal 1388 al 1401 e dal 1421 al 1425 soggiacque al dominio dei Visconti: finalmente dal 1442 al 1508 fu veneta.

Nel 1802 il Trentino passava sotto il governo austriaco. Dal 1805 al 1809 fu sotto il dominio bavarese. Dal 1809 al 1813 fu unito al Regno d’Itàlia e costituiva insieme con il territorio di Bolzano il Dipartimento dell’Alto Àdige, avendo Napoleone portato il confine alla Chiusa di Bressanone.

Con la caduta di Napoleone, il Trentino veniva occupato dall’Àustria, annesso al Tirolo e vincolato alla Confederazione germanica. [p. 10 modifica]Dal 1848 al 1870 il Trentino concorse alle lotte dell’indipendenza d’Italia con oltre 1500 combattenti e con numero fortissimo d’eroi e di martiri.

Nel 1866 fu svincolato dalla Federazione germanica. Sempre fu intensa, ma senza successo, la lotta per ottenere un’amministrazione autonoma dal Tirolo, con cui il Trentino, assieme con l’Alto Àdige, ha costituito e costituisce una sola provincia (la Contea del Tirolo e Vorarlberg), in cui la direzione di tutto è affidata alla maggioranza tedesca.


COSTITUZIONE POLITICO-AMMINISTRATIVA. La Contea del Tirolo e Vorarlberg è sotto l’autorità del Luogotenente di Innsbruck, che governa in nome dell’Imperatore d’Àustria. Essa è per estensione la terza delle province austriache (29 299,56 km²) ed è la sesta sotto il rapporto della popolazione (1 092 021 abitanti). Ha due consigli provinciali, uno a Bregenz per il Vorarlberg, l’altro a Innsbruck per tutto il residuo territorio.

Il Trentino partecipa alla Dieta (Consiglio provinciale) del Tirolo con 33 deputati su 96 (per i trentini v’è un deputato ogni 11 800 ab., per i tedeschi uno ogni 8900) eletti in piccola parte a suffragio universale, il resto dai nobili, dal clero e dalla possidenza.

Al Parlamento austriaco a Vienna il Trentino è rappresentato da nove deputati eletti a suffragio universale.

Il Trentino3 è diviso in capitanati distrettuali, corrispondenti press’a poco alle sottoprefetture del Regno. I capitanati sono diretti da Capitani, che sono sottoposti al Luogotenente.

I capitanati si suddividono in distretti giudiziali, corrispondenti alle preture del Regno. Sono considerate come capitanati le due città di Trento e Rovereto, che si reggono con proprio Statuto. I rispettivi sindaci hanno però solo in parte le attribuzioni dei capitani.


Elenco dei capitanati e dei distretti giudiziali.


Rovereto città;
Trento città;
Capitanato di Borgo, comprendente i distretti giudiziali di Borgo, Lèvico, Strigno;
           »           di Cavalese, id. id. di Cavalese, Fassa;
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           »            di Cles, id. id. di Cles, Fondo, Malè;
           »           di Mezolombardo, id. id. di Mezolombardo;
           »           di Primiero, id. id. di Primiero;
           »           di Riva, id. id. di Arco, Riva, Val di Ledro;
           »           di Rovereto, id. id. di Ala, Mori, Rovereto, Villalagarina;
           »           di Tione, id. id. di Condino, Stènico, Tione;
           »           di Trento, id. id. di Cembra, Civezzano, Lavìs, Pèrgine, Trento, Vezzano.


COSTITUZIONE ECCLESIASTICA4. La diocesi di Trento, governata dal P. Vescovo di Trento, abbraccia, oltre al territorio trentino, diviso in 29 decanati, buona parte dell’Alto Àdige, e precisamente nove decanati con lingua mista italiana-tedesca e cioè: Bolzano, Egna, Lana, Merano, Passìria, Slandro, Sarentino, Chiusa e Castelrotto.


COMUNI, ABITAZIONI, POPOLAZIONE (Statistica 1910).


Numero dei Comuni Numero delle Case Abitanti
Rovereto città 1      854      11618
Trento       » 1      1 636      30049
Capitanato di Borgo 31      10 204      45423
Distr. giud. di Borgo 9      2 835      14 754
»     » di Lèvico 10      3 050      15 463
»     » di Strigno 12      4319      15 206
Capitanato di Cavalese 24      5 005      24620
Distr. giud. di Cavalese 17      4157      19 736
»     » di Fassa. 7      848      4 884
Capitanato di Cles 79      8015      47984
Distr. giud. di Cles 28      3 108      20 479
»     » di Fondo 18      1 798      11 914
»     » di Malè 33      3 049      15 591
Capitanato e distr. giud. di Mezolombardo 29      3455      21593
Capitanato di Primiero 8      2358      11157
» di Riva 24      5144      30633
Distr. giud. di Arco 5      2138      12 822
»     » di Riva 6      1877      13223
»     » di Val di Ledro 13      1 129      4 588
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Numero
dei Comuni
Numero
delle Case
Abitanti
Capitanato di Rovereto 41 11307 57167
Distr giud. di Ala 7 1 959 11 607
»» di Mori 8 2170 11 193
»» di Rovereto 11 5 028 23 341
»» di Villalagarina 15 2 150 11026
Capitanato di Tione 64 7424 36928
Distr. giud. di Condino 22 2 764 11372
»» di Stènico 15 2 298 10 128
»» di Tione 27 2 362 15 428
Capitanato di Trento 65 12360 69265
Distr giud. di Cembra 9 1 732 8168
»» di Civezzano 7 2018 10 576
»» di Lavìs 5 1367 9 760
»» di Pèrgine 19 2 961 14 304
»» di Trento 9 2136 14 392
»» di Vezzano 16 2146 12 065
Trentino 367 67762 386437


DENSITÀ DELLA POPOLAZIONE5.


Superficie
in km2
Popolazione
assoluto
Popolazione
per km2
Rovereto città 8 11 618 1 452
Trento » 18 30 049 1669
Capitanato di Borgo 738 45 423 62
» di Cavalese 765 24 620 32
» di Cles 1166 47 984 41
» di Mezolombardo 267 21593 81
» di Primiero 406 11 157 27
» di Riva 353 30 633 87
» di Rovereto 719 57167 80
» di Tione 1227 36 928 30
» di Trento 689 69 265 101
Trentino 6356 386437 61


La densità è abbastanza elevata nei distretti di pianura, è scarsissima nei distretti alpestri, maggiormente elevati.

Tale rapporto fra suolo e popolazione appare più chiaro, esaminando la densità dei singoli distretti giudiziali. Come appare dai dati che [p. 13 modifica]seguono da un minimo di densità di 18 abitanti per km² nell’alpestre Fassa, si giunge, senza tener conto delle due città maggiori, alla densità di 155 abitanti per km² nel distretto di Lavìs, dedito a colture intensive.

Densità della popolazione per km² nei distretti giudiziali:

Fassa 18 Stènico 41 Rovereto 70 Villalagarina 124
Malè 25 Strigno 43 Mezolombardo 81 Arco 129
Primiero 27 Cles 56 Cembra 88 Trento 134
Tione 27 Fondo 61 Civezzano 94 Riva 139
Condino 28 Ala 62 Lèvico 97 Lavìs. 155
Val di Ledro 29 Borgo 67 Mori 102 Rovereto (città) 1452
Cavalese 38 Vezzano 68 Pèrgine 105 Trento (città) 1669

EMIGRAZIONE. La popolazione del Trentino ebbe nel primo sessantennio del secolo scorso un graduale aumento, corrispondente all’incremento naturale annuo della popolazione. L’emigrazione era praticata solo dalle popolazioni alpestri e in misura assai limitata. Era un’emigrazione specializzata, di pochi e non numerosi gruppi professionali, degli arrotini (moleti) di Rendena, degli spazzacamini di Val di Non o del Banale, dei calderai (parolòti) di Val di Sole, dei segatori (segantini) giudicariesi, dei carbonai di Val Vestino, ecc.. Il paese era insomma in grado di mantenere tutti i suoi figli. Ma sopravvenuto il distacco dall’Àustria della Lombardia e della Venèzia, il Trentino, che era una fiorente regione industriale, subì una enorme crisi economica, poichè i suoi prodotti trovavano sfogo solo verso il mezzogiorno. Le nove barriere doganali e l’impossibilità di trovare nell’interno della monarchia, per ragioni geografiche e politiche, campi adatti di smercio, segnarono il crollo dell’industria trentina. Ne subì di contraccolpo una scossa anche l’agricoltura, in buona parte unita all’industria. Si aggiunsero, fra il 1870 e 1890, terribili calamità: le malattie del gelso e della vite, le inondazioni, e, come non bastassero le calamità di natura, lo sgoverno provinciale e la trascuranza assoluta dello Stato, sempre disposto a sacrificare le nazionalità meno numerose alle maggiori.

L’emigrazione si impose come una triste necessità, le Amèriche ospitarono stabilmente decine e decine di migliaia di trentini. Il paese non solo perdette l’incremento naturale annuo della popolazione, rispondente a circa il 9 per mille, ma costrinse all’esilio un numero maggiore dei suoi figli. Dal 1880 al 1890 la popolazione complessiva del Trentino diminuì da 351 689 a 349 203.

Nel 1900 era salita a 360 179. Nel 1910 a 386 437. Indizio questo di un piccolo miglioramento economico sopravvenuto. Con l’aumento [p. 14 modifica] dell’ultimo decennio il paese non è per anco arrivato a mantenere tutto l’aumento naturale della popolazione. Il fenomeno migratorio persiste quindi, in proporzioni ancora altissime (circa il 6 % della popolazione), per quanto possa ritenersi ridotto della metà in confronto di quanto era quindici o venti anni addietro. L’emigrazione è ora in prevalenza continentale, verso regioni tedesche; di emigrazione permanente non vi è più traccia. Anche quelli che si dirigono nelle Amèriche tornano dopo pochi anni. I distretti dove l’emigrazione fu maggiore in passato, e lo è tutt’ora, sono quelli alpestri.

Una statistica del 1911 ci offre i seguenti dati:

Emigrazione
transoceanica
Emigrazione
continentale
Capitanato di Borgo 289 3292
» di Cavalese 268 3748
» di Cles 895 3170
» di Mezolombardo 107 344
» di Primiero 59 1050
» di Riva. 229 522
» di Rovereto 182 2255
» di Tione 733 2640
» di Trento 391 2271
Trentino 3153 19292

Reddito medio annuo dell’emigrazione: Corone 7 000 000.


IMMIGRAZIONE. Nel Trentino immigrano annualmente, dalla primavera all’autunno, circa 2000 operaie bellunesi, che si dedicano alla lavorazione della terra. Vengono dal Regno inoltre quasi tutti gli operai (circa 1000) addetti alle fabbriche di cemento, calce e laterizi. Certe professioni (barbieri, sarti e in minor numero fabbri) sono esercitate quasi esclusivamente da regnicoli.

NAZIONALITÀ6. La popolazione del Trentino è nella sua quasi totalità italiana. Su 377 039 cittadini di diritto (cioè cittadini austriaci), 360 938 figurano nelle statistiche governative del 1910 come italiani, 13 477 tedeschi, 2624 d’altra lingua. Vi sono, vicino ai cittadini di diritto, gli stranieri, in numero di 9398, e questi sono quasi tutti regnicoli.

I cittadini non italiani, nè tedeschi, sono quasi esclusivamente soldati, appartenenti alle varie nazionalità slave; i 13 477 tedeschi [p. 15 modifica] costituiscono per la parte maggiore un elemento fluttuante (impiegati e militari), per la parte minore l’elemento indigeno di dieci paeselli del Trentino, ove, accanto all’italiano, compreso da tutti, si parlano dei rozzi dialetti tedeschi. Questi paesi sono: Provès, Lauregno, S. Felice, Senale (in Val di Non), Tròdena e Anterivo (in Val d’Avìsio) situati al confine settentrionale del paese come cunei che dal territorio bilingue dell’Alto Àdige penetrano nel territorio trentino. Inoltre il paese di Luserna, sul confine meridionale nel territorio orografico dei Sette Comuni Vicentini, e i comuni di Fierozzo, Frassilongo e Palù nell’alta Valle della Fèrsina (Valle dei Mòcheni). I tedeschi di questi paesi sono avanzi d’immigrazioni di contadini e di minatori verificatesi nei secoli XII, XIII e anche posteriormente per influenza di prìncipi vescovi tedeschi e per sfruttare le miniere trentine. Secondo la statistica ufficiale i tedeschi di questi dieci comuni sono 5000 (vale a dir tutta la popolazione); si noti però che nei censimenti anteriori questi tedeschi apparivano in numero assai inferiore e che il loro numero e la loro importanza sono gonfiati a scopo politico. Dedotti dal numero complessivo dei tedeschi del Trentino, i 5000 abitanti delle così dette oasi tedesche, restano altri 8500 tedeschi, che son tutti o impiegati o soldati, o persone stabilitesi nel Trentino in dipendenza e in relazione con questi ultimi.

In prova di ciò vicino alla statistica dei tedeschi nel Trentino, diamo la statistica della popolazione militare del paese, notando come dei soldati che si trovano nel Trentino, da sette a otto decimi siano in media di nazionalità non italiana:

Popolazione di diritto Con lingua Percentuale dei parlanti tedesco Popolazione militare Percentuale della popolazione militare
italiana tedesca diversa
Rovereto città. 10 413 9 512 816 85 7,8 % 856 8,2 %
Trento » 28 364 24 163 2 819 1 382 9,9 » 3 284 11,5 »
Cap» di Borgo 44 813 43 003 1 620 190 3,6 » 1 098 2,4 »
» di Cavalese 24 558 22 511 1 784 263 7,3» 948 3,8»
» di Cles 47 770 45 843 1 889 38 3,9» 471 1,0»
» di Mezolombardo 21 178 20 855 302 21 1,4» 150 0,7»
» di Primiero. 10 931 10 667 246 18 2,2» 337 3,0»
» di Riva 28 181 26 130 1 654 217 5,8» 288 1,0»
» di Rovereto. 55 717 55 371 295 51 0,5» 1 087 1,9»
» di Tione. 36 435 35 954 265 216 0,7» 130 0,3»
» di Trento. 68 679 66 749 1 787 113 2,6» 428 0,6»
Trentino 377039 360938 13477 2624 3,5% 9077 2,4%
[p. 16 modifica]

Al di là dell’attuale confine politico del Trentino, nella regione dell’Alto Àdige, vive una forte popolazione italiana frammista alla tedesca7.


DIALETTO8. La parlata dialettale del Trentino è prettamente italiana. Nel cuore del paese si ha il dialetto trentino propriamente detto. Nelle valli del Sarca e del Chiese predomina un dialetto di tipo lombardo, nella Valsugana e nella Valle Lagarina un dialetto veneto. Nelle alte valli settentrionali il dialetto conserva le caratteristiche del ladino o è addirittura ladino.

Appartengono:

alla zona, semi-ladina (Val di Fassa-Fiemme con influsso veneto, e Val di Non e Sole con influsso lombardo), persone 68 354

alla zona predominantemente veneta (Primiero e Caoria, con impronta feltrina; Valsugana, con impronta bassanese; Val Lagarina, con impronta vicentina e veronese), persone. 118 553

alla zona lombarda (Valli del Sarca e Chiese, con impronta bresciana), persone 62 269

alla zona trentina propriamente detta (Trento con l’Agro trentino, la Val del Fèrsina e la Val di Cembra), persone 111 767


CULTURA - SCUOLE. Scarsissima è nel Trentino la percentuale dell’analfabetismo, che è maggiore nelle città ove c’è immigrazione di elementi non trentini, in confronto dei distretti alpestri.

Era abbastanza forte l’analfabetismo (raggiungendo in certi distretti il 30%) trent’anni addietro. Ora è stato sradicato e dalla scuola elementare e dall’opera delle associazioni nazionali di cultura9.

Percentuale
analfabeti (Stat. 1910)

Scolari per ogni classe di scuola elementare sia pubblica che privata (Stat. 1913)

Rovereto, città 3,5 39,8
Trento, città 3,3 42,8
Capitanato di Borgo 3,8 53,7
» di Cavalese 1,4 42,5
» di Cles 1,8 51,4
» di Mezolombardo 2,4 53,6
» di Primiero 3,6 53,3
» di Riva 3,9 46,9
» di Rovereto 5,6 53,0
» di Tione 3,6 50,0
» di Trento 3,0 53,7
Trentino 3,4 51,2
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Scolari obbligati alla scuola: 65 763. Non frequentanti: circa 250. Scuole pubbliche: 493. Classi di scuole pubbliche: 1239. Scuole private: 20; classi di scuole private: 44. Maestri: 437; maestre: 802. Spesa complessiva (aumentatasi in seguito a nuova legge del 1914): corone 1 800 000.

Tutte le scuole elementari sono italiane, eccettuate quattordici, fondate dal governo, e da associazioni pangermaniste, malgrado l’opposizione della popolazione.

Nel Trentino esistono quattro ginnasi-licei, un ginnasio reale, due scuole tecniche superiori, due scuole magistrali, un’accademia di commercio, un liceo femminile, una scuola d’agricoltura, ecc.. A Trento esiste un’importante scuola professionale. Per opera della Lega Nazionale sono sorte in tutte le regioni, in cui governo e associazioni pangermaniste hanno tentato un’opera snazionalizzatrice, delle scuole elementari, professionali, di cucito, di disegno, ecc., e asili infantili. Così pure per opera della Lega Nazionale esistono 80 biblioteche circolanti10.


CRIMINALITÀ. Il Trentino per la sua delinquenza, messa in confronto con quella delle province limitrofe, sta sui più elevati gradini della scala della moralità. Nel Trentino la media annuale degli omicidi d’ogni specie su 100 000 abitanti è di 1,17; vale a dire inferiore alla media annuale del Regno; altrettanto dicasi della media annua dei ferimenti (16,2 per 100 000) e delle falsità (36,2 per 100 000).

Nelle sue caratteristiche la delinquenza trentina è affatto corrispondente a quella italiana.


COLTURA DEL SUOLO11. Il suolo trentino è costituito per l’87 % da terreni produttivi. Le rocce, i ghiacciai, l’area abitata, ecc. costituiscono il 13 %.

Area produttiva
km² 5526,16

Campi km² 439,48
Prati » 443,15
Frutteti, orti » 13,23
Vigneti » 70,54
Pascoli » 361,19
Pascoli d’alta montagna » 1171,34
Boschi » 3005,77
Laghi, stagni » 21,43
Area improduttiva km² 830,36.
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È una leggenda quella che il Trentino altro non sia che un cumulo di rocce sterili.


PROPRIETÀ FONDIARIA. Domina nel Trentino la piccola proprietà. Solo i boschi e i pascoli di montagna, di proprietà dei comuni, costituiscono proprietà estese.

Su 70 390 aziende fondiarie (Statistica 1902):

40 985 sono dedicate alla coltura intensiva (campi, prati, pascoli) 12;
202 ai frutteti;
1 870 alla vite;
26 749 hanno carattere misto agricolo-forestale;
584 erano esclusivamente forestali.

Di 70 390 aziende fondiarie hanno una superficie: sotto 0,5 ettari, 21 499; sotto 2 ettari, 49 234; superiori ai 5 ettari, sono 6542; sopra i 100 ettari, resultano solo 424; con più di 500 ettari, 20; con più di 1000 ettari, 4.

La coltivazione della terra si fa con patto colonico per i poderi più estesi in Val d’Àdige e in Valsugana. Esistono 2475 aziende agricole-coloniche.

I boschi sono per km² 59,36 di proprietà governativa;
» » 2228,10 » » comunale;
» » 718,29 » » privata.

I pascoli13 di montagna sono quasi tutti di proprietà comunale. Di 589 malghe (cascine con esteso territorio) ben 500 sono comunali.


PRODOTTI DEL SUOLO. Una serie di calamità paralizzò per molti anni dal 1860 al 1890 l’agricoltura, la cui risurrezione data appena dagli ultimi anni. Essa rende oggi al paese assai meno di quanto potrebbe. Regioni contermini, in analoghe condizioni di suolo e di clima, ricavano vantaggi di molto superiori.

I maggiori redditi agricoli sono costituiti dalla vite, dal baco da seta, dalla coltura dei cereali, dalla frutticoltura e dall’allevamento del bestiame.

Produzione viticola14. La vite si eleva in media nel Trentino fino ai 700 m.; occupa in realtà un’estensione maggiore di quella indicata nel nostro quadro statistico, dovendosi aggiungere ai 70 km² [p. 19 modifica]Bosco di Cirmi (Pinna Cembra) a Lavazè presso Cavalese (Fiemme). [p. 21 modifica]dedicati ai vigneti veri e propri, quasi altrettanto suolo in cui la vite è coltivata a filari nei campi, frammista ad altre colture.

Produzione annua, viticola: 942 000 ettolitri (media 1907-1910). Le qualità d’uva più in uso nel Trentino sono, fra le nere: la teroldica (a Mezolombardo, Lavìs e S. Michele), la negrara, la marzemina sul Roveretano e nella Valsugana, la pavana nella Valsugana, il groppello in Val di Non. Fra le bianche si coltivano a preferenza la nosiola (circondario di Lavìs e Valle del Sarca), la vernaccia, la trebbiana, (Val del Sarca, per la confezione del Natalino) e il Riesling italico.

La vite è stata nel Trentino artificialmente estesa, oltre il limite necessario e sicuramente redditivo; le stesse autorità agrarie governative ne consigliano da qualche anno la riduzione.

Sulle ragioni di ciò vedasi quanto diciamo a proposito dell’industria vinicola.

Gelsicoltura15. Il gelso è ora coltivato meno che in passato, essendosi, causa le malattie e del gelso e del baco da seta, abbattute molte piante. Da un decennio la gelsicoltura rifiorisce. Il gelso supera ovunque di 100 metri il limite di coltivazione della vite, e compare in tutti i distretti del Trentino, eccettuati quelli di Cavalese e Primiero. La foglia prodotta nel 1913 fu di 300 000 quintali. La produzione annua bozzoli è di kg. 1 750 000 (media decennale).

Cereali. La coltivazione del frumento (ettari 6000 con produzione di quintali 12,7 all’ettaro), del mais (ettari 7000 con produzione di quintali 15,6 per ettaro) e della segala (ettari 3500 con quintali 13,2 per ettaro), dell’orzo, grano saraceno, ecc. non è molto curata e rende assai meno del possibile.

La superficie coltivata a patate è di 6000 ettari. Produzione media quintali 108 per ettaro.

Cavoli. Superficie coltivata 800 ett.. Produzione 163 quintali per ettaro.

Frutticoltura. La frutticoltura è condotta razionalmente solo da poco, ma con ottimo successo.

Produzione di frutta a granello: quintali 55 000
» » a nocciolo » 10 000
» di noci » 3 500
» di castagne » 10 000

Modestissima è la produzione dell’oro coltivato su quel di Riva ed Arco, e su quel di Toblino. [p. 22 modifica]

Tabacco. Superficie coltivata 230 ett.. Produzione quint. 19,2 per ett..

Allevamento del bestiame (Statistica 1910):

Capi bovini 98 558
Pecore 25 828
Capre 38 297
Suini 27 006
Equini 9 240

Il numero delle pecore e capre resulta più che dimezzato da quello che era trent’anni addietro. Il numero dei bovini è stazionario con tendenza alla diminuzione. È generalmente constatata la possibilità d’un allevamento assai più esteso, subordinato alla ricostituzione dei pascoli alpini, fin qui troppo trascurati.

Dal Trentino si esportano annualmente 4000 bovini con un ricavo medio di circa 2 000 000 di corone.

Produzione boschiva annua16:

Capitanato di Borgo metri cubi 73 833
» di Cavalese » 82 862
» di Cles » 123 088
» di Primiero » 45 826
» di Riva » 33 626
» di Rovereto » 99 581
» di Tione » 101 114
» di Trento e Mezolombardo » 129 981
692 911

Valore annuo (nel bosco) della produzione boschiva: corone 4 200 000. In tutte le vallate, ma specialmente in quella di Fiemme, celebre per la bontà dei suoi legnami, la boschicoltura è trattata razionalmente.


INDUSTRIE. Nel Trentino fiorirono in tutto il medio evo, e prosperarono discretamente anche nella prima metà del secolo scorso, le industrie minerarie. Ad esse si univano le ferriere delle Giudicàrie e di Val di Sole e le vetriere di Rendena e Giudicàrie. Fiorente prima fu, fino al 1870, l’industria della seta, che verso il 1850 occupava 10 000 operai. Importanti le fabbriche di velluto d’Ala, le fabbriche di carta di Rovereto, le concerie di pelli, lo zuccherificio di Trento, ecc..

Le mutate condizioni politiche e la mancanza di protezione da parte del governo austriaco determinarono fra il 1860 e il 1880 il crollo di [p. 23 modifica]Coltura di larici al Piazzòl presso Cavalese (Val di Fiemme). [p. 25 modifica]tutte queste industrie. Malgrado molteplici tentativi locali, non si notò alcun risveglio fino al 1890. Dopo si riprese un movimento ascendente, assai lento, e spesso interrotto da crisi.

Lo stato odierno delle industrie non risponde alla potenzialità del paese, ricchissimo di forze d’acqua, provvisto di ottimo elemento operaio, non privo di depositi minerari e di marmi, favorito dalla ricchezza delle selve.

Il bilancio delle industrie esistenti si riduce a poca cosa ed è il seguente:

Filatura seta: 10 filande (a Trento, Lavìs, Cles e in Valsugana); 750 bacinelle; 1500 operai.

Tessitura seta (prevalentemente a Rovereto): 500 telai.

Tessitura cotone (prevalentemente a Rovereto): 250 telai.

Lanifici (a Trento e Rovereto): 250-300 operai.

Sigarificio (a Sacco presso Rovereto): produzione 113 450 000 sigari. Tabacco da fiuto kg. 52 000. Operai occupati 1800.

Industria enologica: produzione 660 000 ettolitri (media 1907‐1910). Centri maggiori di produzione e di commercio sono per i vini da tavola: Mezolombardo, Lavìs, Trento, Calliano, Isera; pei vini da bottiglia: S. Michele, Maderno, S. Donato presso Trento, Calliano, Isera, Villa, Rovereto e Castel Toblino. La produzione trentina trovò facile e rimunerativo smercio fino al 1892, anno in cui venne facilitato l’ingresso sul mercato austriaco dei vini del Regno; l’industria si avvantaggiò poi della mancata produzione ungherese, nel periodo in cui i vigneti ungheresi furono devastati dalla fillossera e in cui era scarsa la produzione austriaca. Oggi, venute a mancare queste circostanze e per un complesso d’altre ragioni, la produzione vinicola trentina è compensata con reddito molto scarso, non sempre remunerativo. Per questo non son più sorti novi stabilimenti e parecchi fra i maggiori esistenti sono in condizioni sfavorevoli; e va diffondendosi il criterio che alla coltura della vite (ove non trattisi di vini scelti, e ben noti sul mercato) possano e debbano surrogarsi colture più redditive.

Selezione seme bachi: produzione annua kg. 100 000. Operaie occupate 300.

Industria casearia: burro kg. 1 200 000; formaggio kg. 2 250 000. Reddito medio annuo dell’industria: corone 5 000 000. Specialità del Trentino è il formaggio Vezzena.

Industria del legno: come grande industria a scopo d’esportazione è incipiente. Occupa circa 500 operai. Specialità trentina: le fabbriche di Tàio di manichi per fruste (130 operai). [p. 26 modifica]

Industria mineraria17: è all’inizio d’una promettente ripresa, fondata su indagini e studi pazienti. Attualmente sono in attività cave di rame, a Canal S. Bovo, in Val dei Mòcheni, nella Val di Avìsio presso Mezzavalle; di piombo argentifero, presso il Lagosanto sul Calìsio; di piriti di ferro, a Bosentino in Valsugana; di barite, sul Calìsio e in Giudicàrie, e di magnesia in Val di Ledro.

Esiste possibilità constatata di sfruttamento redditivo per le vaste miniere di piombo argentifero sul Monte Calìsio presso Trento, per quelle di Primiero; per le miniere di rame di S. Lugano; di piombo nella Val di Breguzzo; di ferro a Comasine in Val di Sole, a Vièzzena in Val d’Avìsio; di mercurio a Sagron e Mis (bacino Alto Piave); di lignite in Valsugana, ecc. ecc..

Industria della pietra: è anche questa allo stato iniziale, ma la grandissima ricchezza di marmi esistenti dà affidamento di un grande sviluppo, non appena si avranno congiunzioni ferroviarie fra le vallate alpine e i centri di commercio. Attualmente l’esportazione è limitata. Gli operai occupati nell’industria si riducono a poche centinaia. Fra le cave in attività le più note sono quelle di Trento (marmi bianco-rossi), le cave di Castione e Tierno (marmi gialli), le cave di pietra d’Arco nell’Archese. Attendono chi sappia sfruttarle le cave di marmi neri di Ràgoli (Giudicàrie), gli estesissimi filoni di marmo saccaroide dell’Adamello, gli alabastri di Val di Fiemme, i graniti di Val Fiemme e di Striglio, ecc..

Industria dei cementi, della calce, dei laterizi: è rappresentata da vari stabilimenti a Trento, in Val d’Àdige, in Val di Non, in Val di Fiemme ed è, data la ricchezza di materiale adatto esistente nel Trentino, suscettibile di grande sviluppo. A voler indicare tutte le località ove esistono cave di calce c’è da occupare quasi tutta la carta del Trentino. Nella nostra Tav. XIII delle miniere e cave abbiamo notato solo le più importanti, già ben avviate.

Altre industrie esistenti nel Trentino, ma con sviluppo limitato, sono: i concimi chimici a Rovereto, la salumeria a Trento, Canezza, Vìgolo Vattaro, ecc., le lampadine elettriche a Rovereto, la carta a Rovereto, al Varone di Riva e a Scurelle di Valsugana, le fabbriche di birra a Rovereto, a Fontanefredde e Predazzo (in Val di Fiemme), a Brez (Val di Non), a Primiero, l’industria molitoria a Trento e Rovereto, ecc..

Industria dei forestieri18: ancora inceppata dalla mancanza di ferrovie locali e di buone strade, si avantaggia specialmente delle [p. 27 modifica]speciali attrattive del Lago di Garda e della regione dolomitica. Nel 1911 il Trentino lui ospitato 155 847 forestieri. I centri più frequentati furono: Trento con 32 225 forestieri, Riva sul Garda con 46 017, Tòrbole con 4160, Rovereto con 10 894, Arco con 4956, Lèvico con 4414, Campìglio con 3527, Canazei con 4076, Vigo di Fassa con 4318, Roncegno con 2000, Primiero e Molveno con 1500, ecc..

Vicino alle stazioni climatiche e balneari più celebri esiste un numero non indifferente di splendide località alpine (vedasi la citata Tav. XIV) che vanno abbellendosi e adattandosi alle esigenze delle correnti dei forestieri. Di fronte ari alcune sorgenti minerali di fama oramai mondiale, come Pèio, Rabbi, Lèvico, Roncegno e Comano, vi sono sorgenti meno note, come Brèsimo (ferruginosa), Carano (magnesiaca), Cavelonte (ferruginosa), S. Òrsola (ferruginosa) le cui acque si stanno trasportando a Pèrgine ove sorgerà un grande stabilimento, Sella (magnesiaca) e quelle non solo poco note, ma quasi neppur sfruttate di Contrino, di Centa, di Caldonazzo, di Campi, di Campiglio, di Durone, di Fondo, di Pozza, della Seràia di Pinè.


FERROVIE. Il Trentino conta km. 230 di ferrovie, così rappresentati:

ferrovia della Meridionale ria Salorno a Borghetto km. 75;
ferrovia della Valsugana km. 67;
ferrovia Mori-Arco-Riva km. 25;
tramvia elettrica Trento-Malè km. 60;
ferrovia Mezolombardo-S. Michele (solo pel trasporto di merci) km. 2,6.

Giova al commercio trentino anche la navigazione sul Lago di Garda.

Il Trentino ha invano lottato ben trent’anni per l’attuazione di un suo vasto programma tramviario comprendente come capisaldi la congiunzione di Trento con Brèscia, a traverso le Giudicàrie, e di Trento con Moena di Fiemme lungo la Valle dell’Avìsio.


FORZE FINANZIARIE. I depositi a risparmio e in conto corrente negli istituti di credito (casse di risparmio e banche) del Trentino ammontavano alla fine del 1912 a Cor. 173 030 472,14
i fondi di riserva e i capitali sociali degli stessi istituti a » 9 978 282,44
Sono da aggiungersi a questi capitali » 31 000 000,—
costituenti i depositi, e le riserve delle 150 Casse rurali del Trentino.
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COOPERAZIONE. Sviluppatissimo è nel Trentino lo spirito cooperativista.

Esistono (statistica del 1912):

250 consorzi di consumo, confederati, con 32 347 soci;

403 latterie sociali con 16 000 soci per la lavorazione del latte, molte società per l’allevamento bovini, parecchie cantine sociali.


CENTRALI ELETTRICHE E FORZE IDRAULICHE NEL TRENTINO E NELL’ALTO ÀDIGE19. Il Trentino - e con esso la retrostante regione dell’Alto Àdige che insieme con esso costituisce una sola unità idrografica - è ricchissimo di forze idrauliche, in gran parte non ancora sfruttate. Dispone complessivamente di 43,5 cavalli idraulici per km², superando il quantitativo della Svìzzera (36 cavalli per km²), dell’Itàlia (17,5 cavalli per km²), secondo il Nitti, e dei più importanti bacini idrografici dell’Àustria. I cavalli di forza motrice ricavati e ricavabili con impianti idro-elettrici nei diversi bacini sono dati dalla seguente tabella:



Cavalli di forza motrice già ricavati20 Cavalli di forza motrice ricavabili21 Cavalli di forza motrice complessivamente esistenti Superficie d’ogni singolo bacino in km² Cavalli complessivi per km²
Bacino dell’Àdige fino a Bolzano 29 474 90 200 119 674 2 639 45,3
» dell’Isarco e Rienza. 6 956 184 000 190 956 4 190 45,5
» dell’Àdige sotto Bolzano con gli affluenti minori. 1 040 7 000 8 040 1 359 6,—
» del Noce 2 550 73 000 75 550 1 369 55,—
» dell’Avìsio 590 58 000 58 590 940 62,—
» della Fèrsina 1 360 1 000 2 360 183 12,8
» del Sarca 11 645 36 000 47 645 1 070 44,5
» del Ponale e Varone. 10 600 5 000 15 600 220 70,—
» del Chiese 365 25 000 25 365 413 61,—
» della Brenta 1 665 15 000 16 665 709 23,—
Trentino e Alto Àdige22 66 245 404 200 560 445 13 092 42,—
[p. 29 modifica]Panorama della città di Trento. [p. 31 modifica]

Le centrali elettriche esistenti nel Trentino sommano a 58, segnate tutte nella nostra Tav. XV; quelle importanti dell’Alto Àdige (escluse le piccolissime) sono una ventina. Di importanti, sopra i 1000 cavalli, non vi sono nel Trentino che le centrali di Duomo di Trento. Pietramurata (10 000 HP), quella di Rovereto sul Ponale (8000 HP), di Riva sul Ponale (2000 HP).


CITTÀ, BORGATE E SOGGIORNI ALPINI DEL TRENTINO. Trento (m. 192) in gran parte sulla sinistra dell’Àdige. Ab. 33 000. È città autonoma con proprio statuto. [p. 32 modifica]

Opere cospicue d’arte sono23: il Duomo costrutto in più riprese dal secolo XI al secolo XV; il Castello del Buon Consiglio, l’antichissima chiesetta di S. Apollinare, la chiesa di S. Maria Maggiore, sede dello storico concilio, ecc. ecc..

Sono inoltre numerosi i palazzi antichi ed ancor più gli affreschi del Dossi, del Brusasorci, del Romanino sulle facciate delle case.

Nella vasta piazza, che si presenta a chi scende alla stazione ferroviaria, s’erge il monumento a Dante Alighieri, eretto dai trentini Castello del Buon Consiglio di Trento. con il concorso della Nazione, opera di Cesare Zocchi, inaugurato l’11 ottobre del 1906.

Notevole il monumento ad A. Vittoria, lo scultore trentino.

Il bilancio del Comune è di 2 milioni e mezzo di corone.

Le spese per l’istruzione vi figurano annualmente con 300 000 corone.

L’industria di Trento è rappresentata in modo speciale dall’enologia, dalle filande, dalle fabbriche di mobili, dai mulini, dalle cave di marmo e dall’esportazione di legumi e di frutta. [p. 33 modifica]

Rovereto (m. 190 s. m.). Abitanti 12 000. Ricorda nei monumenti, come nel carattere e nei costumi, il dominio della Repubblica di Venèzia. La città ha avuto sempre tradizioni industriali; il commercio e la lavorazione della seta vi fiorivano già nel xvii e xviii secolo. Anche Palazzo Pretorio e Torre Grande di Trento.

oggi (superata la terribile crisi che imperversò dal 1870 al 1890) è il maggior centro delle industrie trentine. Vi sono fabbriche di tessuti serici, di lana, di cappelli, di concimi artificiali, di carta, di birra. Vi è la grande fabbrica di sigari. [p. 34 modifica]

Monumenti: ad Antonio Rosmini, filosofo, e a Clementino Vannetti, poeta, ambedue di Rovereto.

Come Trento, anche Rovereto è retta da proprio statuto.

Seguendo il corso dell’Àdige a pochi chilometri di distanza dal confine italo-austriaco si incontra la borgata di Mori (abitanti 4579 a 205 m. s. m.), posta ai piedi delle pendici più settentrionali del Baldo, e quindi Ala, che è la città di confine, ove risiedeva la dogana austriaca. Giace a m. 147 s. m.. Fu un tempo fiorente per l’industria dei velluti, ora scomparsa. Ebbe poi incremento dalla residenza della Panorama della città di Rovereto dogana italiana, che veniva due anni or sono trasportata a Peri con enorme danno della città. Conta 5300 abitanti.

Riva (70 m. s. m.). Abitanti 9224. È fiorente per il suo commercio, agevolato dalla navigazione sul Garda; va ognor più popolandosi di ville e di alberghi sontuosi. Non sono meno di 45 000 i forestieri che annualmente vi pernottano. Ha torri, palazzi, porticati, che ricordano la signoria di Venèzia e degli Scalìgeri.

Il territorio limitrofo è ferace di buon vino e di olio. Nei dintorni prosperano officine industriali, fra cui importanti sono quelle della carta e del sapone. Presso Riva, in incantevole posizione, [p. 35 modifica]dominante tutta la distesa del lago, è Tòrbole (m. 83 s. m., abitanti 800) soggiorno preferito dagli artisti.

Dominata dai neri torrioni di un antico castello si adagia nella campagna ubertosa al Nord di Riva l’amena cittadella di Arco (m. 91 s. m.). Abitanti 4524. Essa è rinchiusa e protetta a settentrione contro i freddi venti, mentre la inonda il sole a mezzogiorno e l’accarezzano le tepide brezze dello scirocco. È la patria di Giovanni Segantini, ricordato in un superbo monumento del Bistolfi. Panorama di Arco

Risalendo l’onda del Sarca, che si precipita in spaccature immani, si giunge a Tione (m. 565 s. m., ab. 2075), il capoluogo delle Giudicàrie, fiorenti un tempo, prima del distacco della Lombardia dall’Àustria, per l’industria del vetro e del ferro, oggi ridotte a vita stentata nell’attesa di una congiunzione ferroviaria con Trento.

A Nord di Tione giace Pinzolo (m. 760 s. m., abitanti 1687), la borgata più importante della Rendena, in mezzo a verdi praterie e a fitti boschi di castagni. Pinzolo è celebre come punto di partenza per i gruppi dell’Adamello e del Brenta e per la danza macabra che adorna [p. 36 modifica]la chiesetta di S. Vigilio. Nella valle del Chiese: Condino (m. 444 s. m., abitanti 1500), con belle chiese del cinquecento.

Anche la Valsugana vanta una serie di leggiadri centri di abitazione. Pèrgine (m. 480 s. m., ab. 4010), posta a cavaliere della Brenta e dell’Àdige, ricca d’industrie, sede del manicomio provinciale; Lèvico (m. 507 s. m., abitanti 6882), la nova città famosa per le sue acque arsenico-ferruginose; Roncegno (m. 505 s. m., abitanti 3588), sua rivale simpatica, e Borgo (m. 380 s. m., abitanti 5020), grosso centro commerciale.

Nella Valle d’Avìsio, Predazzo (m. 1018 s. m., abitanti 3488), comincia a trar profitto dai suoi marmi e dalle sue vene metalliche; Borgo. Cavalese (m. 993 s. m., abitanti 3025), centro di vivo commercio, con sviluppo promettente dell’industria del legno, diverrà anche il centro più importante di viabilità. Ambedue queste borgate hanno la fortuna di essere alle porte delle Dolomiti Orientali. Cembra (m. 667 s. m., abitanti 1681), centro vinicolo, attende una ferrovia, che la allacci al mondo civile e le permetta di svilupparsi.

Il vasto altopiano di Anàunia ha la sua piccola capitale in Cles (m. 656 s. m., abitanti 3164), la culla di quel cardinale Bernardo Clesio, principe colto, che portò ai sommi fasti il principato di Trento. Il palazzo assessoriale e il Castello ricordano di lui i meriti e la gloria. [p. 37 modifica]Predazzo in Val di Fiemme. [p. 39 modifica]

Più a Nord di Cles, la borgata di Fondo (m. 987 s. m., ab. 1991) è posta sui margini di una spaccatura profonda nella quale scorre il torrente Novella. Vanta bellezze di natura e d’arte. A occidente, seguendo il corso del Noce, si incontra Malè (m. 737 s. m., ab. 1181), capolinea della tram via annaune, stazione di partenza pei celebri soggiorni alpini di Pèio, Campiglio e Rabbi. All’imboccatura della valle di Non sorridono Mezolombardo (m. 229 s. m., ab. 4996), e Il castello e il lago di Toblino (250 m.) ad W. di Trento. Mezocorona (m. 238 s. m., ab. 2776), fiorenti per l’ubertosità del suolo coltivato a viti; e più sotto Lavìs (m. 238 s. m., abitanti 3025), gentile borgata, che è quasi un’appendice di Trento.

La borgata più discosta dal cuore della regione, per giungere alla quale si traversa abitualmente il territorio del Regno, è Fiera di Primiero (m. 717 s. m., abitanti 709), capoluogo del distretto omonimo, antico centro minerario, con monumenti e costruzioni di tipo schiettamente veneto. [p. 40 modifica]

Celebri nel campo turistico sono (oltre alle stazioni balneari di Pèio, Rabbi, Lèvico, Roncegno, Comano) le stazioni climatiche del Trentino: S. Martino di Castrozza, nel bacino del Cismone (m. 1465 s. m.), rimpetto al quale torreggiano cento guglie e pinnacoli; Panevèggio (m. 1541 s. m.), in val di Fiemme, posto nel centro della più bella selva di abeti del Trentino; S. Pellegrino (m. 1910 s. m.), sul valico fra la Piave e l’Avìsio; Pordoi (m. 2210 s. m.), sulla magnifica strada che congiunge il Trentino con Livinallongo e Ampezzo; Campìglio (m. 1515 s. m.), sullo spartiacque fra il Noce ed il Sarca in un’insenatura cosparsa dei più attraenti laghetti alpini; Vetriolo nella Valsugana (m. 1451), una specie di succursale alpina di Lèvico e colonia estiva dei milanesi. Nella Valsugana vi sono pure: Sella (m. 860 s. m.), più modesta e solitaria, ma non meno attraente e simpatica; Tesino, (m. 900) sul largo e ondulato pianoro, paesaggio caratteristico anche per i costumi delle sue donne; Pinè (900-1000 m.), con i suoi bacini lacustri e con i suoi prati, convegno estivo delle famiglie trentine; Lavarone (m. 1171), Caldonazzo (m. 490), sulla sponda di un lago maraviglioso, e Castel Toblino (m. 250), non molto lungi da Trento. Nella valle di Non sono ottimo soggiorno climatico: Còredo (m. 831), sopra una larga spianata; Cavareno in mezzo ai boschi; la Mèndola (1360 m.), sul valico alpino che congiunge Fondo con Bolzano; Molveno (m. 864), sulla sponda del lago omonimo ai piedi delle dolomiti di Brenta.

Nel Trentino meridionale va ricordato fra i più bei soggiorni alpini il Pian della Fugazza (m. 1157), sul confine veneto-trentino.

Per facilitare la visita alle montagne trentine, che in sè contengono bellezze per nulla inferiori a quelle della Svìzzera e del Cadore, e per rendere più facile ed attraente il soggiorno ai turisti, è stata costruita una fitta rete di rifugi alpini sui valichi più elevati, ai piedi delle più superbe vette. Per opera della Società Alpinisti Tridentini furono erette ben 20 belle e solide capanne, quasi tutte sopra i 2500 m.; in alcune località vari rifugi furono eretti da società alpine tedesche con evidente scopo d’invasione; in altre sulla linea di confine, nel territorio del Regno, alcuni rifugi furono eretti dal Club Alpino Italiano.

Così nel Trentino (dove molti paesi e aggruppamenti di case sono costantemente abitati fra i 1500 e i 1600 metri), nella stagione estiva la vita pulsa il suo ininterrotto ritmo anche al limitare dei ghiacci e delle nevi perenni.





Note

  1. Per seguire la descrizione del Trentino giova la Tav. XIX (Carta Corografica del Trentino), posta in fondo al presente volume.
  2. Cnfr.: Tav. I - Confini geografici, storici ed etnografici.
  3. Cnfr.: Tav. II - Divisioni amministrative e Densità di popolazione.
  4. Cnfr.: Tav. I - Confini geografici, storici ed etnografici.
  5. Cnfr.: Tav. II - Divisioni amministrative e Densità di popolazione.
  6. Cnfr.: Tav. III - Distribuzione etnico-linguistica della popolazione. Questa tavola deriva dalla notissima Carta « La Regione Veneta e le Alpi Nostre » (3ª edizione) pubblicata dall’Istituto Geografico De Agostini.
  7. Cnfr.: Appendice sull’Alto Àdige.
  8. Cnfr.: Tav. IV - Dialetti.
  9. Cnfr.: Tav. V - Analfabetismo.
  10. Cnfr.: Tav. VI - Istituzioni della Lega Nazionale.
  11. Cnfr.: Tav. VII - Terreni coltivati e non coltivati.
  12. Cnfr.: Tav. VIII - Coltura intensiva.
  13. Cnfr.: Tav. IX - Prati e pascoli.
  14. Cnfr.: Tav. X - Distribuzione della coltura della vite.
  15. Cnfr.: Tav. XI - Distribuzione della coltura del gelso.
  16. Cnfr.: Tav. XII - Boschi.
  17. Cnfr.: Tav. XIII - Miniere e Cave.
  18. Cnfr.: Tav. XIV - Stazioni climatiche e rifugi alpini.
  19. Cnfr.: Tav. XV - Forze idrauliche e Centrali elettriche.
  20. Calcolati alle turbine.
  21. Si è tenuto conto della forza ricavabile da impianti idroelettrici attuabili, superiori agli 800 cavalli e del costo d’impianto per ogni cavallo dato al quadro non superiore alle lire 1000 pei salti maggiori e lire 1500 pei salti minori.
  22. Devo questi dati alla cortesia dell’onor. ing. Gino Sartori di Brescia, che li desunse da statistiche ufficiali austriache e dallo studio di W. Conrad: Le forze d’acqua alpine, Vienna 1911, e da altre fonti.
  23. Cnfr.: Tav. XVI - Pianta di Trento.