Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1/Capitolo 1/XI. Del mare del nord

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Dotttrina elementare della
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Immanuel Kant - Geografia fisica (1802)
Traduzione dal tedesco di Carl August Eckerlin (1807)
Dotttrina elementare della
geografia fisica
Capitolo 1 - IX. Di alcuni fenomeni sul mare Indice delle materie

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XI.
Del mare del nord e della sua parte interna, ovvero del mare glaciale settentrionale. Osservazioni sopra alcune parti isolate di esso. Descrizione e scoperta della sua costa.

I. Il mare glaciale settentrionale, ovvero l’oceano settentrionale che trovasi intorno al polo artico, e che si estende nell’Europa fino al canale fra l’Inghilterra e la Francia, nell’Asia fino sotto Kamschatka e le isole delle Volpi, e nell’America fino al grande banco di Terranova, bagna una quantità di spiagge, forma molti e grandi seni, ed oltre [p. 327 modifica] a ciò ha delle cose molto notabili e proprie di esso le quali meritano la nostra attenzione. In certo modo questo mare potrebbe dirsi mare mediterraneo, perchè è diviso dal resto dell’oceano da coste forti e continue, per le quali gli Inglesi, Olandesi e Russi inutilmente hanno cercato una sortita verso il nord-ovest, e il nord-est; giacchè quelle che sin’ora sono state scoperte, sono inservibili a causa de’ ghiacci; e fuori dell’unica strada di Cook, o piuttosto di Behring, l’altre sono un problema pei navigatori. Il circuito del mare settentrionale non si conosce dunque niente affatto, e le sue baie e seni, particolarmente dal I95° di longitudine orientale da Greenwich fino al 360° ovvero dal capo glaciale, ultimo punto a noi oognito al nord-ovest dell’America, fino alla Groenlandia orientale che più non si ritrova, non si lasciano punto conoscere.

Cominciando dalla parte più praticata di esso, troveremo che questo mare settentrionale, subito passato il Passo di Calais, forma un gran mare mediterraneo. Il mare germanico, ovvero mare del nord, il quale, cominciando da Jarmouth, corre lungo la costa orientale dell’Inghilterra e della Scozia [p. 328 modifica] da un lato, e lungo la costa occidentale dei Paesi bassi, della Germania, della Danimarca e della Norvegia sul lato opposto, si presenta all’occhio come un grande bacino rinchiuso sensibilmente dalle Orcadi e dalle Isole di Schettland, le quali sono una continuazione delle montagne della Norvegia. Già presso il Texel questo mare forma un piccolo seno di poca profondità, chiamato lo Züderzee; esso bagna le provincie d’ Olanda, d’Utreeht, di Gheldria, d’Overyssel e di Frisia; contiene 325000 jugeri, ed è situato più alto dei Paesi Bassi e del mare del nord, per cui si scarica in esso. Questo seno fu originariamente un piccolo lago formato dal braccio orientale, ovvero dallo sbocco del Reno nella vicinanza delle isole Urk e Schokland, il qnale chiamavasi flevo, e si scaricava nel mare del nord assai vicino alla Frisia, in guisa che la Frisia e la provincia di Nordholland erano divise solamente da questo sbocco. A cagione delle molte inondazioni del Reno e delle maree vive, e per gli spandimenti del mare sopra la terra, cagionati dalla veemenza dei venti di nord-ovest (pericoli di acqua, fra i quali sono particolarmente notabili quelli avvenuti ne’ [p. 329 modifica] ne’ tempi che Mario disfece i Cimbri1; quello nei tempi di Lodovico il Pio, quando fu ripiena di fango l’imboccatura del Reno presso Ratwyk; quello del 1170 nel quale Utrecht fu inondato dall’acqua marina, talchè presso le mura della città si pescò l’Asella (Aeglefinus) colle reti grandi, mentre non si prende questo pesce che in alto mare; ed ancora le inondazioni del 1286 e 1334 le quali furono particolarmente terribili ed impetuose), la provincia di Nordholland fu trasformata in isola, come pure si formarono le isole Texel, Vlieland, Schelling ec. e tutta la terra che si trovò fra loro e l’arene di Enkhuysen, e di Takezyl fu inghiottita dalle onde. D’allora in poi questo seno, che ha per isbocco principale il Vlie, ovvero corrente di Vlie, ed il Texel, fu chiamato Zuiderzee. Continuamente vi si formano de’ bassi fondi, talchè se per lo passato l’Issel portò vascelli di 600 tonnellate, al presente è quasi secco, e l’imboccatura dei fiumi s’intasano sempre più, ed i seni si riempiono di sabbia. Le [p. 330 modifica] macchine artificiali non sono più sufficienti per spurgare il seno di Amsterdam. A Zaardam o sia Zanredam, ove cento anni addietro si costruivano continuamente vascelli da guerra in quantità al presente possono solamente fabbricarsi vascelli mercantili di 500 o 600 tonnellate, i quali poi a grande stento si trasportano nello Zuiderzee. Ne’ porti della Frisia, di Overyssel o della Gheldria possono starvi in oggi solamente le barche da pescatori. In Sudholland ed in Groninga il mare ha subito le medesime rivoluzioni. Ai 18 di dicembre del 1421 il mare del nord ruppe le chiuse fra Dordrecht e Gertruidenburg in quel sito il quale in appresso fu chiamato l’antico Wiell, in guisa che l’intera isoletta di Sudbolland fu inondata, e 72 villaggi furono sepolti nell’acqua, non compresi quelli che dipoi per cura degli abitanti furono ristabiliti. Quindi nacque il Biesbosch o sia Bergerveld: anche la città di Dordrecht, con quel pezzo di terra sul quale sta attualmente, fu strappata dalla terra ferma di Sudholland. Nel 1514 vedevansi ancora in varj siti dell’acqua le punte delle torri dei villaggi periti in questa [p. 331 modifica] inonda-zione2, i quali in appresso a poco a poco sono sprofondati, e portati via dall’acqua. All’imboccatura dell’Embs una terribile inondazione fece nascere nel 1277 il Dallart, ove furono sommersi 33 villaggi; questo seno in seguito si è ingrandito per avvenimenti simili. Le Dune erette dal mare stesso, e le chiuse costose ed artificiali non sempre hanno potuto opporsi alla furia del mare, ed impedire la disgrazia che minaccia la terra. Anche le coste della Danimarca hanno soventi sperimentata la violenza del mane, particolarmente nel 1634, quando la grande isola Nordstrand fu quasi interamente inghiottita: il mare condusse via 1356 case e 6123 uomini, e più di 50000 perirono nelle onde. Le isole odierne di Nordstrand e Pelworm sono i piccoli e miseri avanzi di quella grande isola,3 sulla cui parte sprofondata si dice di vedere le punte delle torri sul fondo del mare. Fra queste isole e la terra [p. 332 modifica] ferma, come pure presso le isole Silt e Fochr, sonovi i più ricchi ed eccellenti banchi di ostriche, de’ quali il Re Knut il Grande si servì fin dal principio dell’undecimo secolo. Le ostriche che qui si trovano sono spedite per tutta la Germania, la Svezia e la Russia. Le belle conchiglie che in quantità si pescano presso Flensburg Aperonde ec. formano un ramo di commercio. Il mare in queste vicinanze è assai abbondante di pesci; e Pontoppidan conta 103 specie di pesci grandi e piccoli, i quali propriamente ai prendono sulle coste della Danimarca. Sulla costa settentrionale di Jütland trovansi aringhe, vitelli marmi, porci marini (Phocaenae), squali, ed anche balene. Varj abitanti delle isole, come quelli di Helgoland ec. vivono unicamente della pesca. Il seno di mare Limfort (Lümfiorden), nel Jütland settentrionale, fornisce annualmente dei pesci che importano la somma di cento mila scudi. Presso la punta meridionale della Norvegia forma il mare del nord una strada, che volta immediatamente intorno alla punta di Jütland, chiamata Kattegat (buco del gatto), oppure il mare occidentale, il quale corre in una larghezza considerabile [p. 333 modifica] fino all’Isola di Seeland. Quivi si ristringe moltissimo, per via della quantità delle isole che ad esso si oppongono, e forma tre stretti che in parte sono ancora coperti da isolette, e che alla Danimarca danno la chiave del Baltico per i due stretti fra i quali è posta. L’Oresund, fra l’isola Seeland e la Svezia, è lo stretto principale, poichè è il più profondo, il più largo ed il più frequentato; esso è lungo 9 miglia danesi, e presso Helsingoer, largo 1331 braccia o un mezzo miglio circa. l vascelli che vi passano sono contati quando entrano e quando escono, ma una volta sola vi pagano il dazio. Nel 1770 vi passarono 7736 vascelli che pagarono 950890 scudi di dazio, e nel 1778 si contarono 8.386 vascelli. Il grande Belt, che divide Seeland da Funen, è largo 4 miglia presto Nyehorg, ove i vascelli si arrestano davanti il Dazio; ed il Piccolo Belt, che divide Funen da Jütland, è largo appena un quarto di miglio presso Frdericia, ove si nega il dazio. Dietro queste isole giace il grande mare baltico, ovvero mare dell’est, il quale si può considerare piuttosto come un mare mediterraneo, che come un seno del mare del nord. Il mare baltico è di [p. 334 modifica]una circonferenza considerabile: occupa al presente uno spazio di 5600 miglia quadrate geografiche, e forma tre seni, de’ quali i due maggiori si estendono assai nell‘interno della terre ferme4. [p. 335 modifica]

Si è osservato da gran tempo che l’acqua di questo mare, anche nell’estate più calda, è più fresca degli altri mari. Le onde non vi si alzano tanto come nel mare del nord, ma sono più corte e si seguitano l’una l’altra più presto: il muggito che producono in tempo di calma, è molto più debole che sulla spiagge di altri mari ove regna la mesima calma. Tutto ciò è cagionato dalla sua poca profondità, la quale in molti siti appena arriva a 10 braccia, e sull’altura appena a 50 braccia. Possiamo dunque applicare qui nuovamente la spiegazione fatta, pag. 127, riguardo al freddo sopra i banchi di sabbia; poichè è certo che ne’ tre punti principali, co’ quali questo mare è unito coll’oceano, le correnti inferiori nella profondità di 4 fino a 6 braccia introducono dell’acqua fredda: il vento poi rimuove il mare fino al fondo in quei siti ove ha poca profondità.

I tre seni del baltico sono dunque il seno della Livonia, la di cui punta interna si estende fino a Mittau e Riga; il seno della Botnia che passa quasi in linea retta verso il nord, e dà al baltico la maggior estensione, di modo che da Colberg nella [p. 336 modifica] Pome-rania fino a Tornea nella Botnia occidentale importa più di 180 miglia geografiche; ed il seno della Finlandia, che prende la direzione verso l’est fra la Finlandia e Wiborg, l’Estonia e l’Ingria fino a Pietroburgo ed è annesso co’ laghi di Ilmen, di Ladoga e d’Onega: per mezzo dell’ultimo si avvicina ancora presentemente al mare bianco, col quale ne’ tempi più rimoti il mare baltico sicuramente si univa. Quindi gli antichi divisero con ragione la Scandinavia in una o più isole. Pytheas di Marsiglia, il quale 300 anni avanti la nascita di Cristo è stato quivi nel nord, divide Thule (Thele ovvero Thulemarken, parte della Norvegia) da Basilia (forse Balthia) come due isole diverse5. Tacito dice, che i primi abitanti vi fossero arrivati per mare6. Tolomeo, il quale 140 anni dopo Cristo compose una geografia della Svezia, dice che la Scandia consista in quattro isole, cioè, una grande, e tre piccole7. Pomponio Mela dice8 „Il Cudanus è un seno di [p. 337 modifica] mare pieno di grandi e piccole isole. Il vecchio Anonymus Ravenna, che visse mille anni addietro, dice:9 „Nell’antico paese degli Sciti avvi un’isola chiamata Scania; da questa emigrarono molti popoli che abitano nella parte occidentale del mondo. Anche Aeneas Sylvius, più conosciuto sotto il suo nome papale (Pio II), nomina la Svezia nelle sue opere10 come un paese circondato interamente dall’acqua, e senza dubbio avrà preso questa notizia dal racconto di autori più antichi. Anche i nomi antichi provano che la Norvegia e la Svezia siano state divise dalla terra ferma. Scandia ossia Scandinavia deriva dall’antico nome Scan, che vuol dire vascello ovvero barca; Balthia, da Belt, che nell’antica favella significa passaggio del mare; e Thule appresso i Goti esprimeva la parola isola o cantiere. Pare che non ci resti alcun dubbio, che la Thule degli antichi sia stata la Svezia e la Norvegia. Cosi Thulemarken nella Norvegia avrà preso il suo nome dalla quantità delle isole; così pure Thyleholm [p. 338 modifica] nell’Halland, e l’isola di Thylen avanti Halmstadt: e considerando inoltre la narrazione degli antichi risguardo a Thule11, cioè, che fosse maggiore della grande Brettagna, che quivi abitassero gli Scridfinni, che nell’estate per quaranta giorni non facesse notte, e nell’inverno per altrettanto tempo non comparisse il sole ec., cose tutte che si possono applicare alla parte settentrionale della Scandinavia, allora si resterà sempre più persuaso, che sotto il nome di Thule comprendevansi la Norvegia e la Svezia.

Nel 1030 sussistette ancora un’acqua navigabile che da Upsal passò per le parrocchie Danmark, Lagga e Roslagen fino al baltico12; e Somen gran lago nell‘Ostrogozia, come anche Smaland dal quale la provincia ha ricevuto il nome, sembrano, dalle montagne de’ paesi confinanti, aver composto per lo passato un gruppo di scogli. La quantità degli stagni che si trovano [p. 339 modifica] nella Svezia, sono da considerarsi ancora in oggi quasi come una parte di questo mare, poichè tutti inclinano verso di esso, e più di quaranta torrenti forniscono loro dell’acqua sì abbondantemente, che questo mare mediterraneo, malgrado di essersi abbassato moltissimo, sta continuamente 8 piedi più alto del mare del nord, nel quale incessantemente si scarica. Secondo varie osservazioni consta, 1. che distante dal mare, in siti paludosi, cresce l’alga salata, come, per esempio, in Layhela, due miglia al settentrione sopra Wasa: 2. che nell’interno della terra, nelle paludi e negli stagni, sulle montagne e sulle colline, trovansi avanzi di bastimenti; come al settentrione di Wasa lo scaffo di un vascello, dentro una palude presso Salstaborg, sul territorio di Salstadt in Upsala, una chiglia grande di vascello; in altri siti ancore, frammenti di navi ec., e due miglia verso il nord di Skara, scheletri di balene: 3. che i passaggi, i porti e l’imboccature diventano annualmente più bassi: 4. che si trovano frammenti di barche considerabili e diverse intorno alle coste navigabili della Svezia, ove a cagione de’ nuovi bassi fondi e scogli, che prima non [p. 340 modifica] si conoscevano, i pericoli continuamente si accrescono: 5. che presso Gefle, Hudwikswall, Wasa ed Abo le pietre delle foche, le quali, trattandosi de’ banchi di scogli appresso la classe del popolo, sono accennate come proprietà nelle eredità e negli strumenti di compra; che questo pietre, dico, si sono alzate sopra l’acqua in guisa, che le foche non vi si possono più arrampicare; onde negli ultimi contratti di locazione non se ne fa più menzione, poichè sono state riconosciute inservibili; oppure che questo pietre si sono unite alla terra ferma: 6 che vari frammenti che si trovano indicano l’esistenza di un ponte per lo passato, ove pare che non sia stato mai necessario: 7. che gli antichi cantieri dei pescatori presso Hudwickswall si sono resi inservibili: 8. che in Brioorkoo presso Wasa si raccogliono nelle lunghe e strette valli, ed in molti altri siti, biade e fieno, ove ne’ secoli passati si trovarono laghi abbondanti di pesci: 9. che varie città e varj villaggi stabiliti in principio sulla spiaggia del mare, hanno dovuto avvicinarsi ad esso delle miglia intiere, perchè l’acqua si è ritirata; così Hudwikswall, 58 anni dopo la sua erezione, fu trasportata 440 braccia [p. 341 modifica] più vicino alla spiaggia, Pitea, dopo 45 anni, un mezzo miglio, Luteoe un miglio dopo 28 anni, ed Halmstadt, che per lo passato fu situato col suo distretto più nell’interno della terra presso il villaggio Holm, è presentamente isola: 10. che le città non rimosse dal loro primo sito, si trovano presentemente più distanti dal mare, come Oesthammar: 11. che presso Torne, ove poterono ancorare 1620 grandi vascelli, presentemente non può ancorarsi più alcuno: 12. che la maggior parte de’ villaggi abitati hanno preso i loro nomi da Holm, (cantiere) Sund (stretto) Stroem (torrente ) Garn (mare) Sial ovvero Sal (mare e spiaggia di mare) Mar, Maer, Moere, (mare, spiaggia di mare) Staek: (stretto ove l’acqua portasi con violenza) Naos (umido) Wick, Fors, e Fiord (porto), e presentemente giacciono molto nell’interno della terra. Da queste osservazioni il professore Cellio ha creduto poter dimostrare, che l’acqua tanto nel mare baltico, come nel Cattegat, fra cento anni si abbasserà 45 pollici geometrici, ossia 4 piedi e mezzo. Olof Dalin nella sua storia della Svezia13 [p. 342 modifica] conferma questo per propria esperienza, mentre sopra Swarthaellan nella Wicke fece visitare la pietra di Celsio in quella stessa stagione nella quale il medesimo Celsio vi fece incidere nel 1731 la linea del livello dell’acqua, e l’anno del mondo (stagione nella quale par che l’acqua resti alla sua solita altezza); e trovò giusto il di lui calcolo. Un egual risultato hanno dato pure le osservazioni sicure e degne di fede, continuate per 24 anni nel golfo della Finlandia, sulla spiaggia della Russia e della Finlandia.

Secondo questo calcolo dovrebbe il mare baltico fra dugent’anni trovarsi a livello col mare del nord; ma la diminuzione e l’abbassamento dell’acqua, negli anni seguenti, potrebbe divenire a poco a poco minore ed insensibile. L’acqua, come suppongono anche Celsio e Dalin, potrebbe abbassarsi proporzionatamente nell’intero mare del nord, almeno nelle alte latitudini, poichè la terra pare che diventi più schiacciata sotto i poli, senza che per questa ragione diminuisca la quantità dell’acqua sopra di essa. Ma pure si trovano considerabili opposizioni contro il diminuire dell’acqua nel [p. 343 modifica] mare baltico, fatte dal Vescovo Browallius14, il quale fra le altre cose ci fa riflettere, che le quercie di cento e più anni dovrebbero essere cresciute sotto acqua, se questa diminuzione rapida avesse luogo. In seguito, parlando de’ cangiamenti generali che ha sofferto la terra, avremo occasione di esaminare le ragioni di tali questioni.

La poca salsedine del mare baltico, la quale spiegasi benissimo per la quantità dell’acqua che i fiumi vi scaricano, come anche per la sua posizione più alta di quella del mare del nord, sarà forse la cagione principale per cui esso è gelato più frequentemente di tutti gli altri mari grandi.

Nel 1269 il mare baltico era gelato dalla Gozia fino alla Svezia.

Nel 1306 il ghiaccio coprì per 14 settimane di continuo il mare baltico fra tutte le isole Danesi e Svedesi.

Nel 1323 fuvvi per settimane continue una strada di ghiaccio pei passaggeri a piedi ed a cavallo. [p. 344 modifica]Nel 1349 si passò sopra il ghiaccio da Stralsunda alla Danimarca.

Nel 1408 ara gelato l’intero mare tra la Gozia ed Oeland, e fra Rostock e Gezoer.

Nel 1423 si potè passare il mare a cavallo dalla Prussia a Lubeck; e da Mecklenburg fino alla Danimarca il mare era totalmente coperto di ghiaccio.

Nel 1426 l’inverno fu si freddo, che si potè viaggiare sul ghiaccio da Danzica a Lubecca, e dalla Danimarca al Meklenburg.

Nel 1459 il baltico era gelato in modo, che si viaggiò a piedi ed a cavallo dalla Danimarca verso le città anseatiche, cioè a Lubecca, Brema, Wismar, Rostock e Stralsunda; anzi senza il minimo pericolo si traversò l’intiero mare da Revel nell’Estonia fino in Danimarca e nella Svezia, e vi si ritornò .

Nel 1461 seguì il medesimo caso.

Nel 1545 il mare fra Rostock e la Danimarca, e fra Funeu e Seeland, fu gelato in guisa, che vi passarono le slitte tirate da’ buoi e da’ cavalli15. [p. 345 modifica]

Nel gran freddo del 1709 il ghiaccio coprì il mar baltico sulle coste della Prussia in tanta distanza, che dalle torri più alte sulla spiaggia non si potè scoprire il fine. Il medesimo caso seguì più volte negli anni seguenti, e sino ai tempi moderni. Il sono della Botnia gela più frequentemente, ed ordinariamente si viaggia nell’inverno sulle slitte da Grisleham sulle isole di Alland, verso la Finlandia, per una estensione di 9 miglia geografiche; di queste se ne fanno 6 miglia sopra il ghiaccio senza toccar terra. Acerbi, il quale, unito a varie altre persone, fece questo viaggio nel 1799 sopra otto slitte, confessa che quivi si presenta all’occhio lo spettacolo più spaventoso, la di cui novità eccita dello stupore ne’ viaggiatori. Videro intorno a sè un immenso caos di punte di ghiaccio rappresentanti tutte le possibili forme e figure, e che faceva pompa colle più belle stalattiti di un colore verde turchiniccio. Durante il viaggio non incontrarono nissun uomo, nissun animale, nissun uccello, in somma nè anche una sola [p. 346 modifica] creatura terrestre: l’immensa solitudine rassomigliava ad un deserto abbandonato dalla natura. Il silenzio di morte che quivi regnava era interrotto solamente dallo stridere del vento, che percuoteva le preminenti punte di ghiaccio, e qualche volta da uno scoppio violento, che nasceva dallo staccarsi di queste punte dalla loro base congelata. Tali pezzi staccati, spesse volte sono lanciati assai lontano, e nel mezzo delle fessure restano precipizj, sopra i quali si devono mettere delle tavole per passarvi, come sopra un ponte. L’unica specie di animali che quivi abitavano erano i vitelli marini ai quali le cavità nel ghiaccio servono di culle. Sì nudi come nascono sono posti sul ghiaccio, ed i maschi cercano di trovare un buco nella vicinanza, il quale per lo più riscaldano unicamente col mezzo del loro calore animale o coll’alito. Non di rado il freddo è quivi sì eccessivo, che il buco, dopo che n’è uscito il vitello marino, gela immediatamente; ed allora i contadini dell’isole vicine gli uccidono coi bastoni, prima che abbiano tempo di fabbricarsi un nuovo buco16. [p. 347 modifica]

Gli sbocchi che il mar baltico si è procurato presso la Danimarca nel gran mare del nord, sono stati ultimamente aumentati ancora per un canale artificiale. Veramente poco conviene di farne qui menzione; ma siccome unisce due grandi mari, può essere riguardato come una cosa rara che veggasi sul globo. Questo canale comincia nel porto di Kiel, fra la città ela fortezza, e poco lontano da Holtenau, e va fino al lago di Flemhaed, ove si unisce col fiume Eyder ch’esce dal detto lago. L’Eyder di quando in quando viene spurgato, di modo che il canale continua pel suo mezzo fino a Rendsburg e Toenningen, ove l’Eyder isbocca nel mare del nord. La sua lunghezza dal mare del nord fino al baltico è di 27 ⅔ miglia geografiche, e la parte di tal canale scavata ad arte è di più di 5 miglia. Il canale è largo sul fondo 54 piedi, sulla superficie dell’acqua 90 piedi, ed è profondo 10 ½ piedi: è fornito di 6 chiuse magnifiche ed ottime, ciascuna delle quali costa 60 fino a

[p. 348 modifica] 70,000 talleri. Esso porta vascelli di 90 salme di commercio e più; è stato cominciato nel 1777, ed intieramente compito nel 1794; e dal momento che fu cominciato fino al 1788, vi erano già passati 5-4 vascelli.

Alla foce di questo gran mare estendesi l’oceano lungo le coste della Svezia e della Norvegia per 460 miglia fino a Bergen, ove finisce il mare germanico. Quivi, come nelle altre regioni della Norvegia, le alte montagne confinano immediatamente col mare; e siccome esse sono nude e prive di piantagioni, così presentano ai navigatori un aspetto assai orrido. I seni moltiplicati che quivi il mare s’è fatto nella terra ferma, sono sovente l’unica comunicazione ed unione che sussiste fra le rupi nude e le valli fruttifere che giacciono dietro di esse. Quindi sonovi molte bellissime valli senza poterne ricavare il minimo utile, perchè il mare non ne offre l’accesso per mezzo di qualche seno. Queste valli sono chiamate nella Norvegia Uddale (valli inaccessibili). Le loro ricchezze, consistenti in legnami ed in fieno, non si possono avere per servirsene. In alcuni di questi seni il mare è assolutamente [p. 349 modifica] senza fondo. Nel seno di Floge, un miglio distante da Drontheim, si è cercato inutilmente il fondo con uno scandaglio di mille braccia17. Sulle coste della Norvegia (che si estendono 300 miglia norvegesi)18 le isole che quivi si formano per mezzo delle sinuosità e canali del mare, e le maggiori delle quali hanno 9 miglia di lunghezza, sono innumerabili. Alcune sono abitate da pochi pescatori e piloti, i quali posseggono poco bestiame, che distribuiscono sulle isole vicine, sugli scogli e su i banchi. Queste isole unite agli scogli e pilastri, che dalla profondità del mare innalzano a migliaja le loro teste in maggior o minor altezza sulla superficie dell’acqua, formano un parapetto eccellente contro qualunque ostile attacco. Questi medesimi scogli offrono cale, punte, isole, e porti in sì grande quantità e sì buoni, che niun altro paese può vantarne [p. 350 modifica] degli uguali. Ma un bastimento grande il quale non si può ajutare coi remi, è incerto di poter arrivare nel porto prima che il vento o le burrasche, che in quegli stretti sono assai violente, lo gettino sugli scogli vicini. Per evitare tali pericoli sono assodate in qua ed in là negli scogli, alcune braccia sopra l’acqua, centinaja di anelli grandi di ferro, particolarmente nelle vicinanze di Bergen, acciocchè i vascelli vi si possano legare, in caso che non abbiano spazio sufficiente da poter cacciare sopra le ancore. I battelli e le balandre possono approfittare benissimo dei banchi e degli scogli per guadagnare un mare tranquillo, mentre questi scogli rompono le onde impetuose, e le privano di tutta la loro forza. Alcuni luoghi aperti, come il porto della città di Gederen, sono difficili per navigarvi, ed annualmente vi perisce qualche vascello; poichè le onde del mare occidentale, essendo spinte dalla burrasca contro gli scogli, producono il mare grosso ed il rompimento terribile di esso.

È pure sorprendente, che le baje di questa regione settentrionale non siano mai coperte di ghiaccio, mentre le meridionali [p. 351 modifica]nel Cattegat e le più ascose del baltico gelano. L’atmosfera intorno alel coste della Norvegia resta sempre piovosa e nuvolosa, mentre nelle regioni più meridionali, a Parigi ed a Vienna regna un freddo considerabile. I porti di Amsterdam, d’Amburgo, di Coppenhagen e di Lubecca gelano dieci volte, mentrechè quelli della Norvegia gelano una sola; fenomeno che in un secolo non accadde nè anche due o tre volte. Queste parti permettono l’accesso ai navigatori ed a’ pescatori in tutto il tempo d’inverno. tutte le cale, i seni, e le curvature del mare sono coperte sì rare volte di ghiaccio, che quivi durante l’inverno di fa la pesca più importante. Il mare nell’inverno è aperto come nell’estate, fuorchè in que’ siti ove i torrenti corrono più nell’interno, verso Filefield, ed ove spira dalla terra un vento acuto ed asciutto dal nord-est. Senza questa temperatura placida in tempo d’inverno, le coste della Norvegia non sarebbero abitabili. Quasi tutti gli abitanti della Norvegia passano i mesi di gennajo e di febbrajo sul mare aperto per pescare e salare le arinche ed i merluzzi cacciati verso terra dalle balene, o quando essi si dirigono verso l’alto [p. 352 modifica]mare. L’intero commercio di Bergen, di Christiansand e di Drotheim consiste nella pesca; la pesca più abbondante fu negli anni dal 1740 al 1756. Se il mare della Norvegia gelasse, non solamente sarebbe più difficoltosa la pesca, ma benanche sarebbe impossibile il salare i pesci; e volendo aspettare un tempo più dolce, i pesci infraciderebbero. Gl’inverni terribili dal 1708, 1740, 1785 e 1799 non impedirono punto ai Norvegesi di continuare il loro mestiere; e con sorpresa intesero le notizie delle gazzette, che annunciavano i freddi eccessici degli altri paesi.

Più sovente gela il mare occidentale, o sia Cattegat. Nel 1294 fra la Norvegia e la Danimarca era gelato in modo, che si viaggiava da Oxlo nella Norvegia a Jutland19. Anche nel 1408 era coperta questa parte del mare del nord di tanto ghiaccio, che i lupi corsero da un regno all’altro20. La situazione più critica sarà stata nel 1461, [p. 353 modifica]perchè, secondo Nicolaus Marschallus21, era allora gelato non solamente il mare baltico fino all’estremità di Thule (la Svezia e la Norvegia), ma l’oceano ancora fino alle isole Orcadi era generalmente coperto di tanto ghiaccio, che durante l’intero inverno si trafficava per mezzo di carri da trasporto sul medesimo.

Passato il capo Nord, si presenta la parte del mare settentrionale, chiamata a giusto titolo mare glaciale, il quale occupa una estensione finora sconosciuta. La maggior parte è deserta e vota; mentre cominciando dalle sue coste meridionali, dalle coste dell’Europa e dell’Asia fino al polo, è ripieno unicamente di ghiaccio eterno: e fuori delle isole Spitzbergen e Nuova Zembla (Novaja Semlja), non rinchiude alcun’altra isola conosciuta. Esso abbraccia il polo da tutti i lati, e pare che sulla parte occidentale del [p. 354 modifica]globo estenda più il suo tristo dominio, che sulla orientale che noi abitiamo.

Dal capo Nord, ch’è la punta più settentrionale dell’Europa, posta al grado 72 1/2 di latitudine, piegasi la costa della terra ferma moltissimo verso il mezzogiorno fino al 69° di latitudine. Quivi il mare glaciale forma quel grande seno, chiamato da noi il mare bianco, la di cui costa discende fino al 63° di latitudine. Questo seno si avvicina moltissimo al lago Onega, al quale facilmente potrebbe essere unito. Esso per lo passato comunicava certamente col seno della Botnia, ed in oggi, per mezzo di fiumi e di laghi, n’è poco distante. Un seno del mare bianco penetra talmente in linea retta verso il nord nella Laponia Russa, che quasi vi forma un’isola. Alla punta meridionale del seno si trovano varie isole, cioè Salawezkoi, Auserskoi, Ostrow e Medweze Ostrow (isola degli orsi). La via per arrivare a questo mare la scoprì l’inglese Richard Chancellor nel 1553 per un accidente molto felice. Dall’Inghilterra furono spediti tre vascelli sotto il comando di Hugo Wilioughby, per cercare in questo mare un passaggio nella China e nelle Indie [p. 355 modifica]orientali: due di questi vascelli, sui quali si trovò egli medesimo, necessitati dal freddo e dal rigore dell’inverno, dovettero entrare nel porto di Arcina Keca, situato nella Laponia Russa. Quivi sopra una costa burrascosa e disabitata, la quale, a cagione della pesca, è visitata unicamente in tempo d’estate, egli gelò coll’intero equipaggio di ambedue i vascelli, di settanta uomini in tutto. Iu questa posizione fu ritrovato da alcuni pescatori russi nella capanna col suo giornale e diversi altri scritti posti accanto a lui. Il terzo vascello, sul quale si trovava Chancellor, si salvò entrando nel mare bianco, ove fin allora non era stato alcun altro bastimento. Da quel tempo in poi si stabilì nel piccolo forte di Archangel il deposito generale di tutto il traffico estero colla Russia, fino alla fondazione di Pietroburgo22. Anche il mare bianco può essere considerato come mediterraneo, poichè viene formato da tredici fiumi considerabili, che in esso [p. 356 modifica]scaricano le loro acque. Avanti la sua entra ta giace l’isola Candenos, poco lontana da questa verso l’est l’isola Kolgow, e verso il mezzogiorno di essa il seno Czeskoì, nel quale sboccano sette od otto torrenti minori. La punta di terra che si avanza verso l’est per chiudere questo seno, gira subito dopo verso il mezzogiorno, per formare quel seno di mare nel quale sbocca il Petschera, ed ove l’acqua non è salata, per cui pare essere nato solamente dalla confluenza dei fiumi e de’ torrenti. Dopo questo seno la costa s’innalza a poco a poco fino al 69’ di latitudine, ma subito dopo ripiega e forma un piccolo seno, il quale al più entra 18 a 20 miglia nella terra ferma: questo non è formato dalle correnti provenienti dai fiumi, ma appartiene immediatamente all’oceano. Mentre la costa orientale che a questo seno prescrive i confini si avanza fino al 70 grado, forma coll’isola Waigatz che le sta incontro, e dietro la quale giace la vasta ma deserta Nuova Zembla, lo stretto di Waigata, la di cui lunghezza non giunge ad 8 miglia: quasi tutto il tempo dell’anno è chiuso da ghiaccio, e con molto stento si passa per questo stretto nel mare opposto, poichè [p. 357 modifica]i1 passaggio fra Waigatz e la Nuova Zembla non è punto meno coperto di ghiaccio. I cacciatori russi che partono per la Nuova Zembla alla caccia de’ rosmari, de’ vitelli marini, delle volpi polari (lagopi) e degli orsi polari (maritimus glacialis), chiamano il passaggio fra la terra ferma e Waigatz Jugorskoi Schar. Il mare nel quale si entra per mezzo di questo stretto è vasto, 200 miglia lungo e 6o in 70 miglia largo, e si può considerarlo come un mare mediterraneo, poichè verso il nord è confinato dalle due isole di Nuova Zembla, le quali dal 70 fino al 78° di latitudine corrono dal sud-ovest al nord-est per quasi 7°. Sotto il 70° queste isole son divise da un braccio di mare, che dal nord-ovest corre al sud-est, e che finora non è stato mai veduto senza ghiaccio, e perciò creduto innavigabile. Verso il nord-est giace il promontorio del Desiderio, e subito più basso il porto di Heemskerk, nome datogli dall’olandese Heemskerk, il quale nel 1596 dovette quivi passare l’inverno. Nuova Zembla è mancante di legna e di arbusti, ed il regno animale è parimenti povero. Altri animali non si veggono che quelli i quali abbiamo qui sopra accennati, [p. 358 modifica]e nell’estate vi compariscono pochissime specie di uccelli. L’isola, essendo deserta, viene visitata unicamente da’ Russi e Samojedi in tempo d’estate a cagion della caccia; ma alle volte i cacciatori sono sorpresi sì inaspettatamente dall’inverno, che devono passarvi il tempo della stagione più rigida. Il freddo non vi sarebbe maggiore di quel ch’è a Spitzbergen, posto nella medesima latitudine, se non giungesse un vento del nord, il quale tutt’ad un tratto, e come in un batter d’occhio, distrugge tutto il calorico vitale. Verso il mezzogiorno si estende il mare dentro terra fino al 18 grado di latitudine, ed è confinato da una costa che corre fino al 72°, chiamata dai Sumojedi Jalmal, e dalla piccola isola Bieloi sotto il 78° di lautudine: questo mare è nominato Kara dal fiume Kara (in russo Karskoe More). Fin qui è stata conosciuta la navigazione fino dal principio del 16 secolo. Gli abitanti di Archangel, Kolmogori, Mesen ec. quasi annualmente viaggiano alla Nuova Zembla per la caccia; anzi hanno intrapresa la navigazione verso l’imboccatura del fiume Oby, e verso Mangasea o Turuchunsk sotto il 66° di latitudine e il 107 di longitudine, ove il [p. 359 modifica] ruchan entra nel Jenisei. Essi per altro non navigano intorno alla punta di Jalmal, ma si dirigono contro la corrente del Mutnaja, fiume che sbocca nel seno di Kara, nel qual tragitto impiegano otto giorni, finchè giungono ad un lago ove il finrme prende l’origine, e che si passa in una giornata: poi le piccole barche, ovvero cajuchi, delle quali si servono per questo tragitto, sono tirate per terra nella distanza di 200 tese, o, come vogliono alcuni altri, 3 werste, fino ad un altro lago dal quale il fiume Selenaja, o, come vien indicato sull’Atlante della Russia, il Tylowka sbocca nel seno marittimo dell’Oby. Le barche che si trascinano per terra, essendo troppo pesanti, sono scaricate onde potere trasportarle con maggior comodo, e poi si trasportano egualmente le merci da un lago all’altro. Siccome questa operazione costa molta fatica, si riunisce ordinariamente un certo numero di barche in questo tragitto per ajutarsi scambievolmente. Essendo poi arrivati al Selenaja (Tylowka) si abbandonano alla corrente; ma questo fiume avendo molti siti di basso fondo, quelle barche che veleggiano, pescando troppo acqua, devono essere scaricate per traspor[p. 360 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/392 [p. 361 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/393 [p. 362 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/394 [p. 363 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/395 [p. 364 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/396 [p. 365 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/397 [p. 366 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/398 [p. 367 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/399 [p. 368 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/400 [p. 369 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/401 [p. 370 modifica]Pagina:Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1.djvu/402 [p. 371 modifica]Pagina:Kant - 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  1. Horat. lib. 2. c. 3 n. 1.
  2. Chrysost. Veapol. Epist. de Holland. in Scriverii Batav. illustr. pag. 130.
  3. Anton. Heinrich Nordfrisische Chronic cap. 16.
  4. Nel convento di S. Michele di Murano a Venezia trovasi une carta geografica che indica la circonferenze maggiore di questo mare per lo passato. Queste carte vi fu disegnata dal padre Mauro, il più celebre geografo de‘ suoi tempi, pel Re di Portogallo Alfonso V, secondo i rspporti e disegni de’ gentiluomini veneziani Niccola ed Antonio Zeno (i quali nel quattordicesimo secolo frequentemente navigarono nel mere del nord) e del padre Quirini, il quale nel 1431 navigò nel mare del nord alla parte settentrionale di Drontheim, di là viaggiò per terra da Siegeborg nell’Ostgothland fino n Lodesoe, ove nuovamente s’imbarcò per continuare il suo viaggio. Una descrizione esatta di questa carta notabile, la quale serve di documento non solamente per le cognizione antica di questo mare, ma che prova anche il suo stato vero pel passato, mentre rappresenta il mere baltico come più esteso, e molti siti come gruppi di banchi, quando presentemente sono terra ferma, trovasi nel saggio del sig. Ferne che parla della diminuzione dell’acquea p. 31. Vedi ancora Otto nelle Luebescksch-Anzeigen. l793, quint. 23. Una copia di questo emisfero trovasi unita all‘open molto interessante che porta per titolo: Il mappamondo di fra Mauro Comaldolese, descritto ed illustrato da D. Placido Zurla dello stesso ordine, Ve-
  5. Ap. Lageert. Suec. Ant. e Nov. lib. 1 e 4.
  6. Germ. c. I.
  7. Ptolom. geogr. 1. 2. c. II.
  8. De situ orbis, l. 3. c. 3. et 6.
  9. Geogr. p. 26 ed. Porch.
  10. In Lageert. Succ. Ant. et Nov. lib. l cap. 1.
  11. Procop. Caes. de Reb. Goth. lib. 2 c. 15.
  12. Benzel coll. Hist. Patr. And. Celsius. Kongl. Sved. Vettensk. Acad. Handl. 1743. 4: il libro principale sopra le osservazioni della diminuzione dell’acqua sotto i poli.
  13. Tom. I. cap.1.
  14. Ricerche storiche e fisiche sopra la pretesa diminuzione dell’acqua e dell’ingrandimento della terra di D. Giov. Browallius. Stockolm. 1756. 8.
  15. Le osservazioni di Forster sul suo viaggio no al mondo tradotte da Giorgio Forster, Berl. 1783. p. 69-72.
  16. Ved. Joseph Acerbi Travels trouh Sweden Fin- land and Lappmark. 1802 vol. I 4. p. 183 ed un estratto di tal opera con rami nel Museum des Wundervollen. vol. 2. quint. 4. p. 128. seq.
  17. Pontoppidan, Storia della Norvegia. Tom. I. c. 3. § 3.
  18. 10 di queste miglia compongono un grado dell’equatore, e 300 miglia della Norvegia fanno 504 geografiche nostre a 15 miglia per grado.
  19. Strelov. Chron. Juthiland. p. 148
  20. Saemund Frode ap. Thormod. Torfaeum serie Dynast. Regum Daniae. Hafn 1705, pagina 41. 6.
  21. In annal, herul. ap. VVestphal. Tom. I p. 261, Tanta erat hiems, ut concreto gelu oceano, plaustris millia passuum supra CCC. merces ad ultimam Thilen ef Orcades veherentur e Germania.
  22. Hackluyt navigations. pag. 259. Andverson, storia del commercio da’ tempi più antichi fino ai giorni nostri. Tom. 4 pel 1553.