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Memoriale di Paolo dello Mastro (Pelaez)/Memoriale

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Introduzione Appendice - Notizie sulla famiglia


Memoriale


di Paolo dello Mastro



[p. 80 modifica]I. Al nome sia dell’altissimo Dio e gloriosa vergine Maria e di tutti li santi della corte del cielo che ce prestino grazia che potamo bene et honestamente vivere in questo mundo. Questo serao un libro de memoria delle cose che occorreranno, fatto per mi Pavolo de Benedetto di Cola dello Mastro dello rione di Ponte, nell’anno 1422, a dii ultimo di novembre.

II. Raccordo io Pavolo predetto che in nell’anno 1422 a dii ultimo di novembre, lo die di santo Andrea apostolo, lo fiume di Roma crescevo si forte chi allacao in molti lochi1, cioè allo altare granne de Santo Cielzo, et ionze a quello lione che stao rempuosto in nello palazzo dello conte de’ Tagliacuozo lo menore, e coperze l’archi di ponte Santi Petri; et in Santa Maria Retonna rimase pienan 1 per più de uno mese, perchè se aparao la chiavica che è dentro; e fece molto danno per Roma, perchè la crescenza fu sì subita che l’omo non ve poteo reparare. Lo crescere e llo screscere durao tre die.n 2

III. Fo recordo io Pavolo che nell’anno 1431 a dii .xi. di febraro in nelle vinti hore scurio lo sole, e questo notificao la morti di papa Martino V.

IIII. Recordo io Pavolo in nell’anno 1431 a dii 142 di febraro a doi hore innanzi die morio papa Martino V, e fu de casa della Colonna; lo quale visse in nello Papato quattordici anni e tenne uno quieto e tranquillo stato che se annava con l’auro in mano attorno a Roma a doiciento millia de notte e de die sicuro, e fece uno granni bene alla città di Roma.

[p. 81 modifica] V. Recordo io Pavolo che a di primo di marzo 1431 li cardinali si misero in conchiave in nella Minerva, e fu di iovedie ad 24 hore, e fu sbarrata la piazza della Minerva e fu guardata da Romani.

VI. Recordo io Pavolo che in nell’anno preditto a dì tre dì marzo, alle 21 hore, fu creato papa Eugenio IV, e fu de sabato; lo quale se chiamava monsigniore de Siena e abitava in Tristevere e fu venetiano.

VII. Recordo io Pavolo che in nell’anno preditto a di .xi.n 3 di marzo fu coronato papa Eugenio in nelle scale di Sancto Fietro, e miseli la renno in capo lo cardinale di Sancti Quattro; e poi annò a Sancto Ioanni Laterano e fu adestrato dalli offitiali di Roma, e poi se ne tornò a Sancto Pietro.

VIII. Recordo io Pavolo preditto che in nell’anno 1431 a dì 22 di aprile, e fu lo die di sancto Iuorio, venne lo Prencipe3, cioè lo nepote di papa Martino V, e pigliao porta d’Accian 4 come nemico, e venne per infino a Sancto Iuorio e là si fisse. Partiose Stefano Colonna a dì 24 di aprile e venne per infino alla casa, e poi venne a Sancto Marcon 5 con molta iente d’arme e fanti, e là trovao la sbarra de’ Romani e fecero un granne battaglia dove che Stefano Colonna fu rotto e sconfitto da Romani: fulli sbudellato lo cavallo sotto, e furno presi de molti della soa gente, e fulli messa a sacco la casa e quella dello Prencipe e molte altre case de’ loro seouenti.

VIIII. Recordo io Faolo che in nell’anno 1431 a dì tre di luglio morio monsigniore d’Aquileia, lo quale stava a Sancto Biagio della Pagnottan 64.

X. Recordo io Pavolo preditto che in nelli 1432 a dì 17n 7 di febraro, la domenica ultima dello ditto mese, se menao la moglie Giuorion 8 mio frate, cioè la figlia di Ianni Damiano.

XI. Recordo io Pavolo che in nell’anno 1432 a dì setten 9 di aprile cade una ielata sì terrìbile che guastao tutte le vigne di Roma e fece uno granne danno.

[p. 82 modifica] XII. Recordo io Pavolo preditto che in nell’anno 1432 a dii tre di novembre nacque a Giuorio mìo frate la prima soa rede femina, alla quale pone nome Lucretia; Dio le presti bona ventura.

XIII. Recordo io Pavolo che in nell’anno 1433 a dii sette di aprile fu dichiarato in concistorio la pace fra papa Eugenio quarto e lo imperatore Gismundo, e fu bannita per Roma.

XIIII. Recordo io Pavolo che in nell’anno 1433 a dii 21 main 10venne lo imperadore Gismundo a Roma et entrao per porta Castello, e folli facto molto honore; cioè che fu messo sotto palio d’oro coll’arme della Ecclesia e dello puopolo e l’arma soa, e locavoli innanti li locatori di Testaccio e molti altri colle facole e colle parme d’olivo; e venneli ’ncontro lo confalone dello puopolo di Roma e fu adestrato dalli conservatori e caporioni e molti altri principi di Roma per infino alle scale de Sancto Pietro; e là trovao lo papa Eugenio quarto colla sede parato, e pigliarosi per la mano e gero alla altare granne de Sancto Fietro, e là odiero una messa, e poi se ne vennero insiemi dalla nave dello Sodario, e là li forno posti doi scandetti con doi capitali dove se inginocchiorno, e folli mostrato lo Sodario benedetto.

XV. Recordo io Pavolo che in nell’anno 1433 a dii. ultimo di maio fu incoronato lo imperadore in Sancto Fietro con tutte quelle cerimonie che si fanno; e poi che fu detta la messa, se partio esso e llo papa e lli cardinali, e gessiero de Sancto Fietro. Lo imperadore venne colla corona in testa d’oro, e fu portato pesoli per infino a pede alle scale di Sancto Fietro, e là aspettao lo papa; poi che llo papa fu venuto, stettero un pezzo insiemi a favellare, e poi cavalcao lo papa e llo imperadore, e giero insiemi.n 11 Lo papa annava a mano dritta et accompagniaolo per infìno alla concave di piazza Castiello, e fuorno adestrati dalli ofHtiali di Roma; e poiché furono alla conca, lo papa se tornò allo palazzo5, e lo imperadore pigliao la via a Sancto Ianni Laterano; e quando fu in nello ponte Sancto Pietro, là fece cavalieri lo figlio di Carlo Orsino, lo quale ha nome misser Roberto, e fece più altri cavalieri6, e poi se ne gio a Sancto Ianni [p. 83 modifica]per questa via, cioè per via de Papa per infino a Sancto Marco, e gessio a Spoglia Christo, et annao a Torre delli Conti, e pigliao per Portogallo, e gio a Sancto Ianni, e basao l’altare granni che era hora di vespero, e pigli ao la soa devotione,n 12 e tornao a pranzo a Sancti Quattro, e poi tornò allo palazzo, lo quale era quello, come sali le scale di Sancto Piero, a mano manca; e per la molta iente che era in Roma in questo tiempo li impedimentiero lo camino, che quando fu a casa erano 24 hore. E tutte queste cose furono in questo die ultimo di maio 1433, lo die di Pasqua rosata.

XVI. Recordo io Pavolo che in nell’anno 1433 a dii 13 di agosto,n 13 lo imperadore si partio de Roma con tutta la soa gente, e gessio per porta Salara, e gio verso lo suo paiese.

XVII. Recordo io Pavolo che in nell’anno 1433 a dii 25 di agosto, lo die di sancto Martomeo, venne Nicolò Fortibraccio e lo conte Antonio de Pontedera con molta lente, e pigliaro Ponti Muolli e ponte Mamolo e ponte Lementano, e passato in nello Latio, e predaro de molto bestiame, e fecero de molto danno a’ Romani, e puso li stendardi sol a Sancta Anese; e quello die si partio papa Eugenio, e gio in Castiello, e poi venne in Sancto Lorienzo in Namaso; et a certi dii da poi se ne andavo in Tristevere7.

XVIII. Recordo io Pavolo che in nell’anno 1434 a dii 29 di iunnion 14 li Romani pigliaro la signoria di Roma, e gridaro: viva lo puopolo e la libertà, e fu di sabato a 22 hore; e la notte vennero, pigliaro lo Campituoglio e diemo parecchie ferite allo senatore, e cacciarolo via, e poi se ne andaro in Tristevere, dove stava papa Eugenio, e pigliaro lo camerlengo, cioè lo nepote dello papa8, e miserolo prigione in Campituoglio. In questo die se partio lo cardinale dell’Ursini9 e quello delli Conti, e miserosi in casa de Pavolo di Govion 15 e 11 stettero per infine a dii 2 di luglio,n 16 e poi li Signori10 mannaro un banno che, a pena della testa, niuno signiore nè barone se dovesse accostare in nelli tenimenti di Roma; donne che lo cardinale delli Conti se partio la notte a quattro hore [p. 84 modifica]di casa de Pavolo de Govio, e per una sannola se ne annò in Castiello Sancto Angelo.

XVIIII. Recordo io Pavolo che in nelli 1434 a dii 4 di luglio11 papa Eugenio quarto se fugio dello palazzo suo de Tristevere, come fraticello dell’ordine de sancto Pavolo, e gio a Ripa Romean 1712 esso con un altro fraticello13, et in una barchetta per fiume se ne annò per infino a Huostia; donne che fu saputo in Roma la soa partenza, si trasero de reto certi iovini de Roma per terra con valestra e sassi, e si llo incalzaro per infino ad Huostia, remittendolo sempre a latroni et a busciaroni;n 18 et a Huostia trovò una galeazza14, e misesi in mare, e annò a Firenze.n 19

XX. Recordo io Pavolo che in nell’anno 1434 a dii 29n 20 de ottobre, la sera de sancto Simeone e Taddeo, venne la gente della Ecclesia, cioè lo patriarca de Corneto messer Ioanni Vitelleschi et Ursino, et annaro a porta de Sottigniano e gridarono: viva la Chiesia; lo trattato che era dentro, levaon 21 rumore et andaro alla porta et tuolsero la porta e lla iente della Chiesia entrao dentro. Quanno fu sentito questo in Ponte se levò rumore alla sbarra, e pigliao la sbarra, e quelli di Castiello, cioè Baldassare de Offida e lla soa brigata entrò dentro et annaro allo Campituoglio, e pigliaro lo Campituoglio, e spresonaro lo camerlengo e menarolo a Castiello. Allora, Fer Sancto e Colla Sancto de Becchaluan 22 se nascusero in casa nostra perchè lo detto Pern 23 era stato delli Signori.15 Item la dimane [p. 85 modifica]seguenti venne lo camerlengo e cacciao de Castiello tutti quelli presoni che furo presi in quello trattato doppio che fu fatto in Castiello, ciò fuoro Valeriano Muto e Iacomo de Roma, huomo d'arme, Liello Mataleno et altri cittadini che furono presi in quello trattato16.

XXI. Recordo io Pavolo che in nell'anno 1436 a dii 17 di agosto17, lo patriarca Alesandrino, cioè misser Ioanni Vitelleschi da Corneto, pigliao Palestrina e Zagaruolo e Gallicani; Rienzo de Colonna se ne fuggio esso e lli suoi seguaci.

XXII. Recordo io Pavolo che in nell'anno 1436 a dii 10 di set- tembre fu attenagliato Puncilletto da Campituoglio per infino in Campo de fiori, e lì in un paro de forche fu impiccato. Questo li fu fatto, perchè levao rumore in Roma quando li Romani gridaro: viva lo puopolo e la libertà, come aio scritto qua reti; et esso stette in Campituoglio tutto quello tiempo che Romani hebbero la signoria, e non se faceva in Roma più che lui volesse; e poi doppo questo si condusse a pigliare una delle puorte de Roma18, come rubello di Santa Chiesia, e per questa cascione fu muorto.

XXIII. Recordo io Pavolo che nelli 1433 a dii 2 di febraro, lo die di sancta Maria in Canneloro, me menai Iacovella mia moglie a casa.

XXIIII. Recordo io Pavolo preditto che in nell'anno 1437 a dii 9 di deccmbre, la notte della Concettione della Nostra Donna, e fu 10 lonedì a notte alle cinque hore, mi nacque una mia prima rede femina, alla quale pognio nome Nistasi: Dio li faccia gratia che pozza esser bona serva d'esso Dio, e che pozza bene et honesta- mente "vivere in questo munno, e che Dio li presti bona ventura.

XXV.....19 fu revelato. Essenno revelato, fu cercato di pigliare li malfattori.n 24 Questi erano dello regame et erano beneficiati di Santo Ianni, et havevano uno zio canonico della ditta [p. 86 modifica]ecclesia, et avea nome misser Nicola20, et era dello regame; allo quale, sentenno lo maleficio, pigliò questi suoi nepoti e disselli quello che havea sentito di loro, e quelli li palesaro tutto e dieroli quelle prete che non aveano vennute; e lo ditto misser Nicola li mandò via verso Campagnia. A dii da poi non trovanno li malfattori, fu preso misser Nicola, lo zio, e menato denanti allo governatore di Roma; e domandollo de questo fatto, e lui sempre denegava et in fine fe’ lo sacramento che non ne sapea niente; e questo fece per non incolpare li suoi nepoti. Non che esso ci fosse incolpato a niente, ma per lo sacramento che ne fece, fu condannato a muorte. E fu cercato per li malfattori, e fuoro ionti de sopra a Velletri, e fuorono menati a Roma, e fuoro martoriati, e confessaro tutto et a cui l’avevano vennute; e quelli che aveano comperato fu de bisognio che rendissino le ditte preti e perle, e perdierono lo prezzo che ci havevano speso. E li malfattori fuorono connannati a muorte per questa forma; cioè che lo ditto messer Nicola, Garuofalo e Capo Guocciola fuoro desgradati in nello Aracelo, e poi foro puosti in tre caien 25 di legnio in nella piazza di Campo de fiore, che stavano relevate in alto un’asta de lancia, e li stettero tre dii e tre notti che main 26 non finao de piovere,n 27 e poi furno menati a Campituoglio e fu letta la sententia: che lo ditto messer Nicola fosse menato a cavallo anti de reto per infine in nella piazza de Santo Ianni, et in quello ormo dega esser impiccato; e lo detto messer Garuofalo e Capochuocciola degano essere trascinati alla coda de doi asini per infino in nella ditta piazza, e lì li degano esser tagliate la mano dritta e chiavellarle in quello muro dove stavo in mezo la n 28 lopa, e li corpi loro degano esser brusciati. Cosi fue fatto; et a dii da poi fuorono rechonficate le ditte prete e perlen 29 in nelli detti apostoli, e lo senatore lesse una bolla che ànno quelli de Santo Ianni,n 30 che la fece quello papa21 (2) che adornao quelle teste: che à pena di scommunicatione chi mai trovassi overo penzassi tocchare le ditte cose; e poi fu concesso allo puopolo che potesse sallire suso alli detti apostoli e vedere e toccare, come piacea a loro; che a voler raccontar la nobiltà delle dette cose, serria inestimabile a dirlo, che mai non fu veduta la più eccellente cosa. E de tutto questo ne fu [p. 87 modifica]fatta memoria in quello muro come entri in nella prima porta de Santo Ianni, da mano ritta22.

XXVI. Recordo io Pavolo preditto che in nelli 1440 a dii 9n 31 de marzo23, e fu lo sabato de Palme, lo castellano de Castiello Santo Angilo, che se chiamava messer Antonio de' Redi da Padova, pigliao lo cardinale di Firenze, che era misser Ianni Vitelleschi da Corneto, e pigliavolo alla porta dello Castiello; stavano a ffavellare con esso, li pigliao le retine e disse:n 32 voi sete presone; et in quello stante li fu calata la caditora denand, et de reto li fu tirata una catena che stava sotterrata in terra; e non fu potuto aiutare da persona, perchè le genti de arme soe, che menava, era passato porta dello bronzo, e li fu calata la caditora che non potiero tornare ad aiutarlo; e fu presone e messo in Castiello, et esso fece una granne deffesa e saltava la catena, et uno lo grapao con una lancia a rampino; con fatiga lo diero in terra e deroli doi ferite una in nella gota e l’altra sopra lo genuochio; et a forza sei dii lo fero morire24, e fu sepellito in nella Minerva, e l’arma soa erano doi vitielli uno d’oro e l’altro celestio. n 33

XXVII. Recordo io Pavolo che in nelli 1441 a dii 15 di febraro, e fu di mercordì, in nell’ora delle messe, me nacque da Iacovella mia moglie una mea rede maschio alla quale Benedetto mio padre, perchè nacque de mercordie, che è lo die de santo Lorienzo, volse che li fosse posto nome Rienzo; lo Dio li presti bona ventura in questo mundo e che possa esser buono homo.

XXVIII. Recordo io Pavolo che in nell’anno 1441 a dii 25 de marzo, e fu di venerdì, a Givorio mio frate nacque da Angelora soa moglie uno figlio maschio, allo quale pone nome Mariano; Dio li conceda grazia che possa esser buono homo in questo mundo.

[p. 88 modifica]XXVIIII, Recordo io Pavolo che in nelli 1441 a dii 17 di luglio, lo die de reto a santo Alesso, e fu de martedie, se morio Nastasi mia figlia; alla quale Dio l’aia misericordia, ad essa et a tutti quelli che so passati da questa presente vita.

XXX. Recordo io Pavolo che in nelli 1441, e fu l’ultima domenica di settembre, Benedetto mio patre maritao Renza nostra sore a Rienzo de Coluza de Cecholo25, e deoli fiorini ottocento fra lla dote e lo acconcio, e feceli lo mezo dello velluto; e questo appare per contratto di Pietro Mellino publico notaro.

XXXI. Recordo io Pavolo che in nelli 1441 a dii 9n 34 di ottobre, vene a Roma uno abate de santo Antonio, lo quale era de Egitto, et era uno granne signiore dello Presto Giuanni, e venne con forza 12 monaci, e quanno entrao la porta fu adestrato dallo castellano de Castiello, lo quale ave nome misser Antonio da Padova, e dall’altro lato li Conservatori di Roma, li quali erano lo Mancino e Pavolo Sanguignio e Antonio Baffo, e questi lo adestrao per infino a Santo Biasio; e poi lo adestraro li caporioni per in- fino a Santo Lorienzo in Namaso, e lì desmontaro; e lo die seguenti li fu mostrato lo Sodario, e poi li fue mostrate le teste de santo Pietro e Pavolo, e quelli dii li fu fatta una nobile processione; e questo li fu fatto, perchè erano cristiani de foco e crescerò in nella fede dello battismo.

XXXII. Recordo io Pavolo che in nelli 1441 a dii 15 di ottobre gio Tomas mio fratello allo Studio di Peroscia, e gio collo figlio de Stefano Matharano e collo figlio dello Mancino; et a pochi dii se ne annò a Siena.

XXXIII. Recordon 35 io Pavolo che in nelli 144226 dello mese di maion 36 venne in Roma uno predicatore che ssi chiamava frate Bernardino, lo quale predicao in nella piazza dello Aracielo alla guglia; et era piena la piazza e li mieroli di Campituoglio de gente, che fu stimato che a quelle prediche ce fossero .x. mila persone, e mise de molte paci in Roma, e fece battezzare parecchi iudii, e fece [p. 89 modifica]abrusciare Finicellan 37 che era una granne fattucchiera e strega, e lì in quella piazza di Campituoglio furono portati tutti i giuochi de tavole e carte, carratole ed una ..., giuochi che erano in Roma, e fu fatto uno castiello de legname e lì fu abrusciato unni cosa.

XXXIIII. Recordo io Pavolo che in nelli 1442n 38 dello mese de iugnio a 2627 dii lo re di Raonan 39 pigliao Napoli che lo aveva tenuto accampato parecchi anni, e funne messo a sacco una granne partita.

XXXV. Recordo io Pavolo che in nelli 1442 a dii 20 dello mese de ottobre morio Iuliana mia zia, sore de mia matre, che stava maritata con casa de Guiduero de Fanoni; a cui Dio aia misericordia all’anima soa.

XXXVI. Recordo io Pavolo che nelli 1442 a dii 13 del mese di decembre, e fu de iovedì, nacque a Cristofano de Rosa una soa prima rede de Gironyma mea cunata, figlia de Io. Cecho Io. Bellem.o, alla quale pone nome Lucretia; che Dio li presti bona ventura in questo mundo e che esso Dio la faccia bona femina.

XXXVII. Recordo io Pavolo che in nelli 1443 a dii 12 de maio, e fu de domenica, in nelli matutini a Giuorio mio frate nacque da Agnilora soa moglie una rede femina, alla quale pone nome Iulia; Dio la faccia bona serva d’esso Dio et esso li presti bona ventura in questo mundo.

XXXVIII. Recordo io Pavolo che in nelli 1443 a dii 24 de maio28, e fu de venerdì, fu preso lo sig.r Pavolo della Molara, lo quale fu manato cercando in Campituoglio, e come fu suso, fu fatto presone, e fecelo pigliare lo patriarcha, cioè maestro Luisci et era cardinale di Santo Lorienzo in Damasco29; e questo fu uno venerdie e tenello infine allo lunedie seguente; e lo lundei su li matutini li fece tagliare la testa in nella sala della rascione de Campituoglio, e poi la fece portare in nello Aracielo, e lì fu trovato la mattina per tempo; a cui Dio perdoni.

[p. 90 modifica]XXXVIIII. Recordo io Pavolo che nelli 1443 a dii 23 dello mese di iugnio, la viglia de santo Ianni, ne mannammo a marito Renza nostra sore e Rienzolo de Coluza de Ceccholo dello rione della Re- gola, a cui Dìo li guardi insieme; e qui di sotto scriveremo li segni della detta Renza30:

Benedetto nostro patre duc. .ii.

Angelo Deiabò duc. .ii.

Francesco dello Scrofolaro31 duc. .ii.

Givorio de Benedetto32 duc. .11.

Cristofaro de Rosa33 duc. .i.

Guidoro34 duc. —

Mariano de Mascio de Tino duc. .i.

Ianni Sancto de Becchaluvan 40 duc. .i.

Antonio Damiano duc. .i.

La moglie de p. Telloe35 spetiale duc. .i.

Francisco de Barbarino36 duc. .i.

XXXX. Recordo io Pavolo che nelli 1443 a dii ultimon 41 di settembre papa Eugenio quarto revenne a Roma, e fu uno sabato37 alle 22 hora,n 42 et entrao per porta dello Puopolo, et in Santa Maria dello Puopolo dormio quella notte, e la domenica dopo pranzo chavalcao e venne sotto palio, e fu adestrato dalli offiziali, e fulli fatto molto honore, cioè che lli furno coperte le vie dovve cavalcao per infino a Santo Fietro e molte altre feste de devisati;n 43 e ionto a Santo Fietro andao a basare l’altare granne, et alla tornata li fu mostrato lo Volto Santo benedetto. Ancora recordo io Pavolo che in quello die che venne, ancora era da longa a Roma circa a cinque miglia, fece manare uno banno per Roma e fece più che [p. 91 modifica]adoppiare le gabelle de Roma, donne che Romani ne fuoro molto malcontenti, et avarianolli fatto assai più honore che nolli fecero38.

XXXXI. Recordo io Pavolo che nelli 1444 a dii 12 dello mese di settembre39, fu de sabato, nelli 22 hora fu trovato muorto nello letto lo cardinale de Santo Marco, lo quale se chiamava messer Agnilotto, e fu de casa delli Palozi, che avitava all’arco de Fosco di Berta,n 44 e furoli trovate 32 ferite adosso tutte mortali; e stette circha a dì otto che mai non fu saputo chi l’avessi fatto, e lo papa fece annare uno banno per Roma: chi avea overo chi sapea chi havesse fatto lo detto maleficio, lo dovesse rivelare allo vicecamerlengo in penitenza, e sarria tenuto secreto, e sarrìali perdonato lo ditto maleficio, e più che guadagnava cinqueciento ducati d’oro; e questo banno mannò lo papa overo qualche granne maestro de conto per havere la valuta de ben cento miglìara de ducati che li furro trovati tra denari e robba.n 45 Lo ditto cardinale fu ammazzato un die che la famiglia soa era annata a Ripa, che haveva fatto venire una nave de grano per la provisione soa; et era remaso in casa un suo cameriere che lo avea allevato picolino, lo quale se chiamava Antoniello de Rocca Priura et era figliolo d’una soa matre de latte; e lo maladetto Antoniello quanno lo vide adormito in su lo letto e quello annò co un arco et appuntolillo nella zina e passollo dalli reni, e poi pigliao uno cortiello e deoli molte ferite, e poi pigliò uno zappitiello e dieoli in su la testa; e poi se ne annò dove stava una cassa e ruppe la ditta cassa e pigliao quelli denari che volse et arienti e portollo a ccasa della matre, e poi tornò credenno che lo cardinale fosse morto, et annò a ccasa lo nepote dello cardinale e piagnienno disce: oimè che monsig.r è ammazzato. E quanno annaro alla camera lo cardinale era anco vivo, ma non potea parlare; e gridanno a lui insieme con Carlo: signor mio, chi tt’à muorto, lo cardinale azennò colle mani a llui; e lui che era apoiato ad una fenestra, disce a Carlo: vedi che dice che sono entrati et esiti per questa fenestra; e Carlo se la crese: e fatto che ebbe lo zenno, lo cardinale morì. Lo ditto Antoniello era un omo che niuna perzona [p. 92 modifica]non averia mai penzato che lui avesse fatto sì fatto malefìcio, ma perchè lui era stato in casa a quello tiempo, se stimava che dovessi sapere chi llo avesse fatto, e per questa cascione fu preso; e Carlo coll’altri parìenti dello cardinale scusandolo che non era possibile che lui fosse stato, e lui dicendo sempre: ammazzatemi, perchè io detin 46 fare miglior guardia. E lo ditto Antoniello fu forte martoriato e mai per martorio non confessò niente. Un die annò lo soldano e llo vicecamerlengo alla presone e con losegnie, con dirli che lo papa perdonava a chi l’havesse fatto, li cacciaro de boccha come era stato lui e chinto e come et ogni cosa. Lo ditto Antoniello fu giustiziato in questa forma, che fu trascinato per infino a casa dello ditto cardinale e li trovò lo carro, e fu attenagliato per Roma, et in Campo di fiore li furono tagliate le mani, e poi fu impiccato, e poi fu squartato e messi li quarti per le porte di Roma, e lo quarto collo capo remase impiccato in Campo di Fiore, e le mani fuoro chiavellate in su lo ponte de Santo Pietro in quelli archi de preta che stao in su lo ponte, una da un lato e l’altra dall’altro lato; et a questo maleficio non ci fu incolpevole nullo se non lui che lo confessò de boccha soa e disse che non l’aveva fatto a petizione di perzona, che in uno die fu penzato et in uno die fu fatton 4740.

XXXXII. Recordo io Paolo che nelli 1444 del mese di .....n 48 monsignior de Sto Angilo, et era romano, lo quale era de casa delli Cesarini et avitava in Pellicciaria, e fu uno delli più valenti huomini di Italia, lo quale fu mannato da papa Eugenio in Turchia per commattere la fede e conquistare de molto paese; e in nello soprascritto tiempo mannò allo papa uno animale chiamato dormentario, et era secunno vederete fegurato in questa faccia41, et era femmina et era prena, et infantatose in Roma, fece una dormentaria femmina, et allevosse; et era de grannezza più che niuno cavallo, e quanno se faceva annare forte de passo avevano fatiga li cavalli a giongnierlo correnno. Contavase che per uno bisognio avria camenato in un die ciento miglia, e quanno era stracco strengeva li ditti cummi,n 49 e quanno si volea caricare,n 50 se colcava in terra, e quanno avea tanta soma che li bastasse e quello se rizava e tirava [p. 93 modifica]via; e questo annuale stette in Roma più mesi et io Pavolo ce cavalcai Rienzolo mio figlio che era molto piccolino.n 51

XXXXIII. Recordon 52 io Pavolo che nelli 144$ a dii ... dello mese venne la novella che era morto lo cardinale delli Cesarini in Turchia, lo quale mannò papa Eugenio quarto per commattere la fede, e fu uno delti più valenti huomini de Italia e fu romano e morio in nella battaglia de Turchi42, a cui Dio l’habbia misericordia.

XXXXIIII. Recordo io Pavolo che nelli 1445 dello mese de luglio, avanti cinquen 53 die43, furono messe le porte de brunzo in S. Pietro, le quali fe fare papa Eugenio quarto.

XXXXV. Recordo io Pavolo che nelli 1445 a dii sette dello mese di settembre, la vigilia della Nostra Donna e fu de mercordì, morio Iani de Sancto Bechalua, et era Conservatore de Roma, allo quale Dio abia pace.n 54

XXXXVI. Recordo io Pavolo che nelli 1445 a dii 14 dello mese di settembre, e fu di martedì, in nell’ora della terza, e fu lo die de santa Croce, morio madonna nostra matre, alla quale Dio l’aia misericordia all’anima soa.

XXXXVII. Recordo io Pavolo che nelli 1445 a dii 26 di novembre a Giuorio mio frate nacque una soa rede, alla quale pone nome Vonella; sia pregato Dio che lle dea buona fortuna.

XXXXVIII. Recordo io Pavolo che nelli 1446, cioè l’ultima domenica de ottobre, Givorio mio frate maritao Lucretia soa figlia a Menico d’Antonio de Filippo; devoli tra dote et acconcio fiorini ottocento, et appare per istromento de R. Petrone.

XXXXVIIII. Recordo io Pavolo che nelli 1446 a dii .ii.n 55 dello mese di novembre, la sera dell’offizio delli muorti, che fu di mercordì alle cinque hore di notte, me nacque una mia rede maschio, allo quale pongo nome Gentile; sia pregato Dio che Io faccia buonomo.

[p. 94 modifica]L. Recordo io Pavolo che nelli 1447 niello mese di decembre44 venne re di Ragona in Tiuli ad istantia dello papa, e furoli date le chiave della terra e li fortelezzi; e questo fece lo papa per mannarlo incontro allo conte Francesco che veniva come nemico per entrare nella Marca.

LI. Recordo io Pavolo che in nelli 1447 a dii 23 di febraro, e fu uno iovedì a dimane, doi hore nanzi die45, morio lo nostro pastore, cioè papa Eugenio quarto, e fu sotterrato in S. Fietro denanzi all’uscio della sacrestia in terra; a cui Dio l’abia misericordia.

LII. Recordo io Pavolo che nelli 1447 a dii 4 dello mese di marzo, e fu de sabato alle 22 hore, li cardinali si misero in conclave in nella Minerva, e furono in tutto .xviii. cardinali46, e stettero per infino nello lunedi ad ora de terza e ferono papa monsigniore de Bologna, et era de Serazano, et era di sì vile natione che non avea arma e fece per arma la chiave, altrimente era uno valente homo di scientia e fe’ de molte defitia, e chiamasi papa Nicola quinto.

LIII. Recordo io Pavolo che nelli 1449 a dii 12 de settembre, e fu de venerdie, cinque hore nanti die, me nacque un mio figlio al quale pognio nome Agabito; sia pregato Dio che lo faccia buonomo e che li priesti buona ventura in questo mundo.

LIIII. Allo nome sia dell’Altissimo Dio e della Vergine Maria e di tutti li santi del cieto. Qui di sotto faremo mentione delli occurrentii dell’anno dello giubileo del 145047. Prima:

Recordo io Pavolo che nello anno preditto, come entrao lo mese de Natale, in Roma venne molta gente per lo perdono, e Ile perdonanze erano queste: che avevano a visitare queste quattro ecclesie, cioè Sto Fietro, Sto Pavolo, Sto Ianni e Sta Maria Maggiore, e lli Romani haveano a visitare uno mese, li paesani quinici dii, e li oltramontani otto. Et essenno capitata in Roma in un tratto tanta moltitudine, le mole e li forni non poteano supplire a tanta gente, et onne die ce ne multiplicava più; donne che lo papa deo ordine che fussi mostrato lo Volto Santo ogni domenica e le Teste ogni sabato, e tutte le reliquie delle chiese de Roma stavano de fore, e llo papa faceva la benedittione ogni domenica in nell’ora della benedittione [p. 95 modifica]in Sto Pietro; e per la granne moltitudine che c’era non se potea sobenire per le mole e per li forni; concedea ad ogni persona che era venuto per l’indulgentia, che sse trovava confesso e contrito et avea fatti tre dii dello perdono, havesse la integra persuoltoria quanto che se havesse fatto tutto lo perdono; e questa granne gente duravo dallo die de Natale per tutto lo mese de gennaro, e poi restatte che non ce ne veniva quasi persona, tale che li nustrianti tutti stavano malcontenti e parea a ciascuno esser desfatto, e stettero così per infìno a mezza quaresima; poi cominciò a revenire, e venne tanta gente che per tutte le vigne stavano a dormire, perchè era lo tempo buono. Et essenno nella settimana santa intravenne molte volte nella salita dello ponte che, tra quelli che reveniano da Sto Pietro e quelli che givano, era tamanta la folla che durava a doi et a tre ora di notte, tale che bisognava che li fanti dello Castiello uscissero fuori con molti giovini de Ponte, et io Pavolo ce fui più volte insiemi coll’altri colli bastoni in mano a sfollare la gente, altrimence serriano perite molte persone; e perchè la folla era granne e durava assai e la notte lence48 facea, remanevano a dormine per li porticali e per le banche li poveri romieri; e chi aveva perduto patre ed i fìgli e chi compagni, e così givano sperduti e chiamanno l’uno l’altro, che era uno pecchato a vederli; e questo duravo per infino Assientionin 56 di maio. Poi la gente restette, perchè in Roma venne una granne morìa e morì molta gente et molti di questi romieri, et moriero tali che tutti li spidali, chiesie, onne cosa era pieno tra malati e muorti, e cascavano morci per le strade come cani, tra l’ario che era infetto et essi che veniano a granne desdacion 57 abrusciati dalla calla e dalla polve; ce ne moriero tanti che fu uno abisso, e per tutte queste strade e per Toscana e per Lumardia e da ogni canto non si vedeano se non fossi de muorti, et erano de quelli che sse li trovava de molti denari adosso e nolli valeano, perchè non poteano esser veduti, e moriano come cani. Poi fatta Ascentionin 58 si partì lo papa colla corte de Roma per la morìa, et annavo a Fabriano, e puse una bulla che qualunque romiero verrà per lo perdono e faceanne cinque dii, voleva che havesse tutta la perdonanza, e questo volea che durasse per tutto lo mese di [p. 96 modifica]settembre, da inne in là volea che rimaniesse nello pietto suo. Passato questo tiempo tornando lo papa in Roma, e lla gente cominciò a rrevenire, et venne tanta la gente che in Roma non se potea stare et ogni casa era albergo e non bastava; annavano domannanno che per l’amor di Dio colli denari loro fossero albergati, e non trovanno, remaneano a dormire per le banche morti de freddo che era uno pecchato; non se potea supplire allo pane per li molini che non bastavano alli forni, e llo papa pigliao per partito che ogni sabato facea mostrare le Tieste de ss. Petro e Pavolo e lla domenica lo Volto Santo, e come gessìa la gente de Sto Pietro, esso dava la benedittione e lla indulgenza che chi n’avea fatto uno die avessi plenaria indulgentia; e questo faceva perchè la gente abunnava tanto che affamava Roma. R con tutte queste cose non bastava, che ogni domenica se voitava Roma della gente che se ne annava, e llo sabato sequente era pieno ogni cosa che non ze ce capea; se tu annavi a S. Pietro, tu non potevi gire per le strade per la molta gente, e così a S. Pavolo tutto pieno, a Sto Ianni pieno, a Madonna pieno, per Roma pieno che non ce potea annare; e quanno lo papa facea la benedittione era piena la piazza e Sto Pietro e llo Monte de Nerone, cioè Palazola, e lle vignie; e per tutto da qualunque luoco se vedea la ditta loia,n 59 et ultra hoc erano più quelli che nollo vedeano che quelli che lo vedeano lo papa; e questo durao per infino a Natale. Et essendo a dii i8 de decembre,n 60 uno sabato49 alle 2350,n 61 acade la maiure fortuna che mai fosse udita nominare, che tornanno la gente da S. Pietro, che lo papa avea fatto mostrare lo Volto Santo per la molta gente che v’era, acciocchè la domenica seguente fatta la benedittione se potessero annare con Dio, alla tornata de S«o Pietro fu tamanta la infrontagiian 62 a mezo la salita dello ponte per infìno a sei passi sopra lo ponte, che ce moriero cento settandue anime51, che tutti fumo affocati dalla folla, e morieroce quattro cavalli et una mula52, e tutti stavano in terra muorti, e tuttavia ce ne cascava [p. 97 modifica]più. Sentenno noi che ce moria tanta gente, chiamammo lo caporione de Ponte che era Pavolo dello Scutto,n 63 et era nostro vicino, e con molti altri cittadini et annammone in nello luoco, e fu dato ordine collo castellano de Castiello che serrasse la porta dello brunzo, acciocché non ce entrasse più persona nello ponte; e llo caporione con doi manescalchi e con molti altri gioveni de Ponte li parammo allo salire dello ponte, acciochè persona non passasse de là, e poi scostamo li corpi morti dalla strada, et ammontonamolli de là e de qua della via, e così facemmo sfollare la gente che era dentro nello ponte che erano pieni tutti li zoni dello ponte e quelli archi per tal modo che cascavano in fiume a lloro despetto; et essenno sfollati lo ponte, pigliammo li corpi muorti e portammoli tutti in Sto Cielso, et io Pavolo ne aiutai a portare circa a dodeci. Là se vedea la granne crudeltà, a vedere in uno cento settantadoi corpi muortì, e chi piangea patre, chi figlio, chi frate, che veramente parea uno inferno; et annavano con le cannele in mano cercando sopra quelli morti e chi trovava fratello, chi figlio, chi sorella, e raddoppiavano li pianti e lle strille che era la maiure crudeltà che mai fusse veduta, e durao questo per infino a mezzanotte. A mezzanotte lo papa mannao sei carri tre volte, che furono decidotto carri, e felli portare a Campo Santo, e li stettero tutta la domenica seguente, che non volea che fossero sepelliti, acciocché li loro se lì riconoscessero; e furono quelli decidotto carri cento ventotto, cioè .c°xxviii. corpi, e sei ne furono portati alla Minerva, lo resto per infino a cento settantadoi fumo seppelliti in Sto Cielso; e la più parte delli detti muorti fumo gioveni gagliardi e femine ultimite,n 64 pochi vecchi e poche creature; e lli vestimenti delli detti morti fuorono messi in una camera in Sto Cielso e furono dati in guardia a Benedetto mio patre; e molti annavano cercanno li loro che non sapevano se era morto o vivo, perché erano sperduti l’uno dall’altro, e veniano a cercare li panni e li trovavano la certezza, perché se era muorto,n 65 e trovanno le veste overo giupparello overo qualche cose delle soi siche sapea s’era morto o no; e così finiero li detti morti, a cui Dio l’aia misericordia. La condicione dello giubileo fu questa, che nello principio e nella fine fu fatto assai bene, l’arti che fero assai denari fuoro questi, cioè la prima di banchieri e lli spetiali e pentori di [p. 98 modifica]Volto Sancto, questi ferno gran tesoro; appresso ostarie e taverne, massime chi lle fece per le strade de fuori overo in piazza de Sto Petro e di Sto Ianni, e tutti l’arti fecero assai bene.

LV. Recordo io Pavolo che nelli 1452, nello ditto pontificato, venne in Italia lo imperadore Federico tertio, et era della Magnia Alta, e mena con seco la donna soa che era figlia dello re de Portogallo, et era giovanetta de 14 anni, e lla ditta donna venne da Portogallo, deosen 66 a porto de Pisa53; e llo imperadore venne della Magnia per infine a Ssiena e llì aspetuo la donna soa, e ’l papa li mannao incontro doi cardinali per infino a Fiorenza, e fu monsignor di Santo Angilo e llo fratello dello papa, cioè monsignor de Bolognia54, e poi se ne vennero tutti insieme per infine a Roma e desmontaro nella casa de Tomasso Spinelli da Firenze, che stao allo Ponticellon 67 dell’Armaccian 6855, e llì stette una notte; e lla imperatrice desmontao nella casa Francesco della Decca,n 69 che è descontro a quella de Tomasso, e questo fu de mercordi a 24 hore, a dii otton 70 de marzo. E llo iovedl entrao in Roma con grandissimo triunfo e venne sotto palio, e lla imperatrice venia de reto ad esso ad una balestrata e montarono .... n 71 alle scale de Sto Pietro, et in capo delle scale stava lo papa con tutti li cardinali, e lo imperadore li annò a basare lo pede e poi la mano, e lo papa basò lui in bocha et assiselo appiè; e poi venne la imperadrice, e ginocchiossi appiè del papa, e basolli lo pie e la mano, et assisesi accanto allo imperadore. E lo iovedì seguente, cioè a dii 16n 7256 de marzo, lo imperadore pigliò la corona de ferro all’altare de Sto Fetro e miselilla lo papa con tutte quelle solennità che sse recercha, et in quello stante lo ditto imperadore mise l’anello alla moglie per ìe mano del papa, e poi la domenica57 fu incoronato lo imperadore e lla [p. 99 modifica]imnperadrice; e llo Imperadore annò a Sto Ianni pontificalmente e gio con la rosa in mano che lilla deo lo papa58, perchè quella domenica che fu coronato, fu domenica de rosa; e lla imperatrice remase in nella casa; e quanno lo imperadore fu nello ponte de Sto Pietro, fece ducento sessantacinque cavalieri oltramontani e tre italiani59, e poi annao a Sto Ianni e la sera tomao a palazzo.

LVI. Lo ditto imperadore menò con seco lo re d’Ongaria60 che era uno garzonetto de .xiiii. anni, e menò lo duca de Sterleche61 che era lo fratiello dello imperadore, e si menò con seco sei altri duchi e molti altri signori; tutti questi signori stavano molto bene e tutti erano coperti di perle, e llo imperatoren 73 recao tre cose molto belle: una corona, una spada et una mazza; tutte queste cose erano messe a perle et a prete preziose, che fuoro stimate più che cento milia ducati; e menò con seco quattro milia cavalli d’una bella brigata, e stette in Roma .xv. dii62; e poi se ne partio e gi a Napoli esso e lla donna soa, e llà li fu fatto granne honore da re di Ragona, e stette là .xvii.n 74) dii e poi tornò a Roma per mare per infìno a Sto Pavolo, e llà li annao incontro li cardinali e lli officiali, de Roma, et io Pavolo ce annai coll’altri officiali, perchè me trovai caporione de Ponte, e menammolo a palazzo de papa, e poi stette in Roma otto dii63 et annosene via, e lla donna soa remannao per mare da Napoli a Venezia, e lli aspettaro Tuno l’altro. Stette in Roma lo imperadore tra llo gire a Napoli da otto dii di marzo per infino a 26 dii d’aprile64, e lo papa li fece fare compagnia a doin 75 cardinali65 per infino che gessio delle terre della Chiesa; e tutto lo tempo che stette in Roma li fece le spese e feceli un granne [p. 100 modifica]honore, e per la venuta soa revestio tutti li offiziali de Roma, onne picholo offizio ebe tre canne e mezza de rosato de grana, per infino alli mastri iustitieri et alli scrittori della Camera e notari della Camera tutti fuoro vestiti e lli fedeli de’ Conservadori.

LVII. Recordo io Pavolo che nelli 1452 io me partio da Benedetto mio patre con tre figli maschi che lo maiure non haveva otto anni e mogliema pregnia de otto mesi e mezzo, et annai acchanto a Francesco mio zio in Torre dello Campo, e locaime una casa de Sto Agostino per le mano de Iuliano de Iuozzo; e questo fu dello mese di iulio, e gionti in quella casa partorì mogliema in uno figlio maschio lo quale se . . . . . n 76

LVIII. Recordo io Pavolo che nelli 145266 la sera de Pasqua Befania fu scoperto uno trattato; che misser Stefano Porcaro era confinato a Bolognia e venne a Roma in quattro dì67 ad intencione che ’l papa dovea cantare la messa lo dì de Pasqua in Sto Pietro; com’era dentro nella cappella all’altare granne si gettiano adosso esso et molti mal garzoni di Roma che haveva con seco, e pigliavano lo papa con tutti li cardinali68; et era venuto fornito de bandiere e ciò che li bisognava. E come se facea questo, così se levava romore in Roma de parecchi cittadini, li quali se intenneano con esso. Venne alle recchie di papa Nicola e mannò cercanno li Conservadori, e mannò a casa de misser Stefano e mannocci de molti fanti, e giero a casa de misser Stefano. Quanno furo là, erano dentro circa cento persone, tutti se gittaro dal canto de reto, salvo cinque che ne gessiero denanti, et accostaronsin 77 inanti tutti quelli fanti e lli Conservadori e senatore69 e llo vicecamerlengo, et ammazzorno uno maneschalco e salvatosi. Li sopradetti fuorono Battista Sciarra, Pietro Sordo, lo figlio di Rienzo de Pavolo Collaro70 con doi altri; e ll’altra sera seguente fu pigliato misser Stefano in casa de Rienzo de madonna Sassan 78 e fu menato in palazzo de papa e pigliolo Gasparre de Petrone e Menicon 79 de Filippo71 [p. 101 modifica]manescalchi e llo caporione della Regola, che era Iacovo de Pavolo de Palone72, e ciascuno di questi lo papa li donao ducati centocinquanta; et in quella sera fu pigliato messer Angilo de Mascion 80 e llo figHo, che sse intenneano in quello trattato, e furono appiccati in Campituoglio. A cierti dii dopoi el papa li fece perseguitare tutti quelli che sse ne trovaro, e la più parte ne furono gionti e morti, e messer Stefano fu appiccato in quello torriciellon 81 dello Castiello de Sto Angilo sopra lo ponte73, una mattina, tre hore nanti dì; lo quale era uno delli più valenti huomini che avesse Roma, allo quale Dio l’aia misericordia.

LVIIII. Recordo io Pavolo che nelli 1454 dello mese de . . . . n 82 e fu la notte de sto Valentino, me nacque uno figlio, allo quale pogno nome Valerio Valentino, Dio li presti bona ventura.

LX. Recordo io Pavolo che nelli 1454 dello mese di agosto a dii .x. di d. mese, e fu lo di di sto Lorenzo, mori Giorio mio fratello.

LXI. Recordo io Pavolo che nelli 1455 a dii 25 de marzo, la notte della Nunziata, a sei hore, morì papa Nicola quinto, lo quale visse otto anni e .xviiii.n 83 giorni nello papato e fece in questo tempo de molte defitia, dove se vede l’arma soa, che so le chiave con certe lettere che dicono: N. Papa V.

LXII. Recordo io Pavolo che nelli 1455 a dii 8n 8474 dello mese d’aprile, e fu lo martedì de Pasqua rosata, fu creato papa Calisto tertio, e fu catalano, lo quale remise li canonicin 85 romani in Sto Ianni Laterano, li quali ne lli cacciò papa Eugenio75; et allora ce fu eletto misser Tomaso mio fratello per canonico, e furono decidono canonici tutti romani, dove fuoro cinque baroni e quattro dottori.

LXIII. Recordo io Pavolo che nelli 1458 a dii .xi. d’aprile, e fu l’ottava de Pasqua rosata, in nello mezzodie me nacque uno mio figlio lo quale li pongio nome Brancatio, perchè nacque lo die che fu la stazione a Sto Brancatio, allo quale Dio li presti buona ventura.

LXIIIL Recordo io Pavolo che nelli 1458 a dii 27 de iunio76 [p. 102 modifica]morì re d’Aragona in Napoli, che era uno delli più possienti signori che fosse mai in queste parti, et era re de sette reami et era catalano, e lassao uno figlio bastardo, et esso remase re dello reame de Napoli et avea nome D. Femanno.n 86

LXV. Recordo io Pavolo che nelli 1458 a dii 6 di agosto, e fu domenica, a 23 hore morì papa Calisto, lo quale era catalano e lassavose governare ad un suo nepote che sse chiamava messer Borgio; lo quale fu cattiv’omo senza nulla nulla iustitia nè rascione, e tutto questo tempo che regnao, mai non fu veduto lo più tristo governo de robarcen 87 dentro dalla terra e fore, et ogni die faceano mecidia e questioni, e per Roma non se vedeano se non Catalani. Poi quanno morì tutti, quanti ne furono gionti, erano presi e robati e chi morti e feriti77; e lo ditto messer Borgio se fuggì et annosene ad Ostia, e da Ostia se ne gio a Civitavecchia; lo ditto Borgìo era d’età de 25n 88 anni, e lo papa lo avea fatto capitanio generale della Chiesa, prefetto de Roma e duca de Spoleti.

LXVI. Recordo io Pavolo che nelli 1458 a dii 16n 8978 d’agosto se misero li cardinali in conclave e furono .xvii. cardinali, e stettero in conclave per infino a dì 19n 90 de agosto, e fu un sabato nella terza publicato papa monsignorn 91 de Siena, e fu senese e chiamasi papa Pio; Dio li presti bona gratia.

LXVII. Recordo io Pavolo che nelli 1459 a dii 22 de gennaron 9279 se partio papa Pio de Roma e gio a Mantoa, e li stette uno anno, e poi revenne a Roma a Sienan 93.

LXVIII. Recordo io Pavolo che nelli 1459 a dii 13 de febraro morì messer Tomao mio frate.

LXVIIII. Recordo io Pavolo che nelli 1459 dello mese di novembre, e fu la viglia de sto Martino, morì Antonia mia sorella.

LXX. Recordo io Pavolo che nelli 1461 a dii 24 di febraro me nacque una mia figlia femmina, alla quale pongo nome Costantia, Dio li presti buona ventura.

[p. 103 modifica]LXXI. Recordo io Pavolo che nelli 1462 a dii 12n 9480 d’aprile venne a Roma la testa de sto Andrea apostolo, la quale fu arrecata da Grecia, et arrechola lo Vispoto,n 95 e posela in nella rocha de Nargni, e papa Pio la fece mettere in Ponte Molle, e la mattina ce annò esso con tutti li cardinali e fu ditta una messa molto solenne in quelli prati de Ponte Muolli; e poi lo papa la recao in mano per infino a S. Maria de Popolo, e lli stette una notte. E Ha mattina seguente venne a S. Pietro con una solenne processione, dove venne lo papa con quella testa in mano, e tutti li cardinali a pede colle parme in mano, e tutti i vescovi e prelati de Roma colle torcie accese in mano, e tutti li offitiali de Roma e llo popolo colle torcie in mano, e venne a Sto Pietro e fece la benedettione colla prescioltorian 96 de colpa e pena a tutti quelli che sse trovaro in Roma quello die.

LXXII. Recordo io Pavolo che nelli 1464 a dii .xii. dello detto mese, e fu la viglia de sto Cielso e Iuliano, morio Benedetto mio padre, a cui Dio l’aia misericordia all’anima soa.

LXXIII. Recordo io Pavolo che nelli 1464 dello mese de iugnio papa Pio fece predicare la crociata per tutto lo munno de christianità, e promise a chi veniva a pigliare la croce darli le spese per sei mesi; e vennero in Roma de molta gente Todeschi e Spagnoli e Scoti ed altre genti, et a tutti nolli fu dato da vivere da qua per Io papa, e giero accattanno per Roma che fu uno pecchato, et ebero a commettere de molti scannalin 9781.

LXXIIII. Recordo io Pavolo che nelli 1464 lo papa se partio de Roma e dello mese iugnio a dii... 82 gio in Ancona per gire contro lo Turcho, e giero con esso molti cardinali.

LXXV. Recordo io Pavolo che a dii .xiiii.n 98 d’agosto in nello detto millesimo morì papa Pio in Ancona a tre hore di notte, la viglia della Nostra Donna, e fu portato lo corpo a Roma e fu seppellito in S. Pietro in nella cappella de sto Andrea83.

[p. 104 modifica]LXXVI. Recordo io Pavolo che nello ditto millesimo a dii 2284 di agosto li cardinali si misero in conchiave in palazzo, e furo venti cardinali.

LXXVII. Recordo io Pavolo che nello ditto millesimo a dii 30 di agosto, e fu de iovedi, fu fatto lo papa e fu fatto monsignorn 99 de San Marco, et è venetiano e chiamasi papa Paolo seconno.

LXXVIII. Recordo io Pavolo che nelli 1468 venne a Roma lo imperadore Federico, e venne la viglia de Naule a tre hore di notte, e venne come pellegrino, e llo capodanno annarono a Sto Ianni esso e lo papa e tornarono in pontificale l’uno a lato all’altro85.

LXXVIIII. Recordo io Pavolo che nelli 1471 a dii 26 de luglion 100 morì papa Faolo, e mori de una trista morte, la quale morte si fu che a tre hore de notte fu trovato morto, e molti dissero che fu strangolato da certi diavoli che teneva rinchiusi86.

LXXX. Recordo io Pavolo che nello detto anno a dii .viii.n 10187 d’agosto fu fatto papa Sisto, che era de quello de Genova et era cardinale de San Pietro in Vincola.

LXXXI. Recordo io Pavolo che nelli 1476 se dottorà Gentile mio figlio in Pisa a dì 27 di novembre.

LXXXII. Recordo io Pavolo che nelli 1476 papa Sisto fece cinque cardinali, a dii 18 di decembre,n 102 traili quali ne fuoro doi franciesi, uno portogallese, uno catalano che sse chiamava monsigniore de Tirasonen 10388, e messer Iuani Mellino romano.


[p. 105 modifica]LXXXIII. Recordo io Pavolo che nelli 1481 a dii tre di maio89 morio lo Gran Turco, che fece gran danno in christianità, piglià Costantinopoli e Negroponte e lla Bossnian 104 e pigliao Otranto e molte altre parti de christiani, tale che lo papa e tutta la jcorte stavano sollevati da annarsene con Dio, se Dio non provedea.

LXXXIIII. Recordo io Pavolo che nelli 1482 dello mese di iugnio venne lo figlio dello re de Napolin 105 et intesese collo pretenotaro Saviello e con cierti altri signori de casa Colonna, e lo papa fece venire lo magnifico Roberto delli Malatesta, e fu rotto lo figlio del re a dii 2190 d’agosto dalle genti della Chiesia91.

LXXXV. Et a dii 12 di settembre92 mori lo ditto signor Roberto de soa morte, il papa li fece granne honore e fecelo sotterrare in Sto Pietro allato all’altare granne, dove stavo de rellievo de marmo a cavallo.

LXXXVI. Recordo io Pavolo che nelli 1484 Agabito, mio figlio, pigliò moglie la figlia di Pietro Antonio della Vecchia, e deoli mille fiorini de dote e .m. d’aconcio con certi altre condicioni, secunno appare per la mano di Massimo di mastro Antonio Agliaro; e fu la prima domenica de iugnio.

LXXXVII. Recordo io Pavolo che nelli 1484 dello mese de . . . . .n 106 lo pretenotaro della Colonna e llo fratello ordinò certo trattato contro del papa e fu scoverto, e lui se mise in casa dello cardinale della Colonna e lì si fe’ forte con molti cittadini e con certi brigosi de Roma, cioè casa della Valle e casa delli Margani che aveano briga con casa delli Santa Croce; e ’l papa ce mannò a cchampo lo signior Geronimo e llo signor Vergilio e llo signor Paolo Orsino, e pigliaro la casa e llo pretenotaro della Colonna et abbrusciaro la ditta casa e casa della . . . . . 93, desfecero e menaro lo ditto pretenotaro in Castiello, et a ppochi dii dapoi94 li tagliaro la testa; e poi mise campo alle terre soe e pigliò Marini e [p. 106 modifica]Cave e certe altre fortezze, e mise campo a Paliano e desfeceali dello munno, se non che quanno stavano a ccampo allo ditto Paliano, morì papa Sisto e bisogniò che ’l campo se tornasse a Roma, e quelli signori de casa Colonna vennero a Roma e ferosi forti con tutti li suoi vassalli. Questi signori de casa Orsina ferono lo simile, et era molta guerra tra casa Colonna e casa Orsina, e fu sbarrata Roma, e lassao gran tribulatione in Roma, perchè lo papa era morto e non c’era papa95.

LXXXVIII. Recordo io Pavolo che nelli 1484 a dìi 13n 10796 d’agosto, la notte, a cinque hore morì papa Sisto, lo quale fu uno cattio pontefice; in tutto lo suo tempo che visse, .xiii. anni, sempre ce mantenne in guerra e carestia e senza nulla iustitia.

LXXXVIIII. Recordo io Pavolo che in nello ditto mese a dii 26 si misero .xxv. cardinali in conchiave in palazzo, e a dii 29 d’agosto fu creato papa Innocentio ottavo, che era cardinale de Malfetta et era de quello de Genoa, et a dii 15n 108 di settembre fu coronato et annò a Sto Ianni con tutte quelle solennità che ssi fanno.









Note

  1. Cosi gli altri mss.; A priva
  2. Salvo lievi differente ortografiche, questo notamento in tutti gli altri manoscritti leggesi cosi: Inundatio Tiberis allo altare grande di S. Celso. La Ritonna rimase piena per un mese perchè la chiavica se apparao perchè la crescenza fu subbito, lo crescere et lo calare durao tre dì il dì di santo Andrea apostolo. Ms. B.
  3. B H I .xxi.
  4. Cosi hanno BDFF’; ACHI d’Avia che è probabilmente una cattiva lettura di Accia, la qual forma, esito normale nel romanesco di Appia, fu restituita anche sull’autorità di scrittore contemporanei, per le quali cf. Infessura, p. 27, nota 2.
  5. B C I F Iuorio.
  6. Questo notamento manca in H.
  7. BCDFF’HI 28. È evidente che l’ultima domenica di febbraio non può essere 17.
  8. BCDFF’I Ianni In H manca il notamento. Non risulta dalle notizie che si hanno che Paolo dello Mastro avesse un fratello di nome Ianni.
  9. BHI 8.
  10. mai, che è la data vera, hanno B CDFF’HI; A marzo, errore facile a commettersi da un copista chi ha nel modello mai
  11. BCDFF’HI insieme a favellare et poi caualcaro lo ppa et lo imperatore lo adestrao tre passi poi caualcaro
  12. BCDFF’HI beneditione
  13. F 14 augusti
  14. Cosi A C D F F; B I 29 di iugnio alias maggio; H non ha l’indicazione del mese. La data esoHa è maggio. Cf. Infessura, p. 32, r. 1; P. Lelli Petroni Mesticanza (Muratori, Rer. It. Script. XXIV, 1107).
  15. BCDFF' Goccio; H Goio; I Giovio
  16. CDFF’HI .xi. luglio.
  17. B ripa mea; CDFF’HI Ripa.
  18. DF' busciorone; F buscierone.
  19. BCDEFF’HI dopo questo notamento hanno il seguente che manca in A: Dicta die ruppe castello S. Angilo con Romani et faceva un aspra guerra donne li fu fatta una sbarra de muro in nello entrare dello Ponte et guardauasi per li ioueni di Roma et ogni dì iessiano in Ponte con talconi et baleste a combattere con quelli di Castiello
  20. BCDFF’HI 28
  21. Cosi hanno BCEFF’HI; D leuaro; A se uno
  22. Tutti i codd. hanno questi nomi in forma varia e scorretta: A Per Sco de Boccalua, B P. sca et Cola sco de Beccaluna; CDF' P.sco et Cola santo di Boccaluna; H Pro xt. e Cola santo di Boccaluna; I P. xo e Cola de Belca luna Beccalua o Beccaluva è cognome comunissimo; e le lezioni Pier Sancto e Colla Sancto hanno riscontro in Ianni Sancto pure de Beccalua ai nn. XXXVIIII e XXXXV.
  23. I Padre; BCDEFF’H P.
  24. Qui manca il solito inizio; A ha uno spazio bianco; B 1437 adì .x. de decembre far ricercati et ritrovati i malfanori Regnicoli et Benefitiati; CDEFF' 1437 adi 9 di decembre fu revelato et cercato i malfattori Regnicoli benefitiati; HI 1437 die 7 decembris furo ricercati li malfattori regnicoli e Benefitiati La data dunque doveva esserci in origine nel notamento, ma è incerta per la discordia dei manoscritti la indicazione del giorno.
  25. Così A CEFF’; HI gabbie
  26. Cosi B CDFF’HI; A notti mai
  27. Cosi BCDFF’HI: A fineo de prorare
  28. Così BCDFF’HI; A stavo... e lla lopa
  29. BCDFF’HI perne
  30. BF’H S. P.; F Santo Spirito; I San Pietro
  31. HI quattro
  32. BCDFF’HI staendo a favellare con easo lo retenne e disse
  33. BCFHI hanno subito dopo questo notamento le seguenti parole, fine del n. XXX: 1441. l’ultima domenica di settembre rogato Pietro Mellino publico not.
  34. BCDFF’HI 10.
  35. In F manca questo notamento,
  36. D marzo
  37. Così BH; A Finiccola; CDF' Floricella; I fanciulla Il nome nella forma Finicella trovasi concordemente dato dai manoscritti dell’Infessura, p. 25.
  38. B 1452
  39. Così BCDEFF’HI; A Roma
  40. A Beccalna
  41. I .xi.
  42. BH 12 hora; I .xi. hora
  43. Il testo è certamente guasto, nè ci aiutano gli altri manoscritti che hanno tutti la stessa forma eccetto I che legge edevisite
  44. D verta; I testa
  45. BCDFF’I et più guadagnava cinquecento ducati d’oro per lo spurgare dello Papa o de gran maeftrì di corte che havera ben cento migliara de ducati che li fuoro trovati tra dinari e robbe; H ha spargere in luogo di spurgare
  46. BCDEFF’HI debbi
  47. Subito dopo questo notamento in BCFI leggesi il seguente appunto: Suolli 45 per fiorino
  48. La data del mese e del giorno manca in tutti i manoscritti. In A sono segnati dei puntini, il che significa che il copista non seppe decifrare il suo modello.
  49. BCDEFF’HI li denti
  50. Così BCDEFF’HI ed è la vera lezione, come richiede il senso; A coricare
  51. BCDEFF’HI et io Pavolo ci cavalcai
  52. Questo notamento manca in BCEFF’HI. In D manca la indicazioni del mese e del giorno; in A vi sono dei puntini.
  53. Cosi BF F’HI; A a 25 die; si vede che il copista lesse a venti in luogo di avanti
  54. Questo notamento manca in tutti gli altri manoscritti.
  55. A ha .xi.; data l’indicazione della festa, la correzione è ovvia.
  56. BFHl ascensione; CDF' alla settimana
  57. B desaci; CDFF' disagi; H disasri
  58. BCDEFF’HI le stattioni
  59. Cosi CDFF’; BH loggia; A loca
  60. Ms, N. II, B,2 della Chigiana, p. 16, ha settembre ; cf. Pastor, op. cit. I, 330, nota 3.
  61. BCDEFF’HI 24
  62. H infruttaglia; I infrattaglia
  63. BHI Sarto
  64. CDFF' femine ultimate; BHI femine; F femine ultimamente
  65. A muoto
  66. Cosi A; probabilmente la lezione esatta dev’essere descese; BCDEFF’HI sbarcaose
  67. I porticello
  68. BCDEFF’HI Maccia
  69. BCDEFF’H Zecca; I Recca
  70. BCDEFF’HI 6
  71. In A in questo luogo sono dei puntini.
  72. Cosi BCDEFF’HI; A 12; la correzione i ovvia oltrechè per la testimonianza dei mss. perebi il giovedì cadde il 16.
  73. Cosi BCDEFF’HI; A ella Imperatrice, ma è chiaro che questa lezione sbagliata è nata dall’abbreviazione Imp.e
  74. I 18
  75. BCDEFF’HI dalli
  76. A ha in questo luogo dei puntini.
  77. Così BH; I accotarosi; F accosterosse; ACDF’ acchuserose
  78. BCDE FF’ Madonna Sessa; HI monsig.r Sessa
  79. D Marco
  80. H Massimo; I Masico
  81. BDHI Comello
  82. A ha in questo luogo dei puntini.
  83. BCDEFF’HI 18
  84. Cosi BCEFF’HI; A 5; D die ultima aprilia lo mercordì
  85. Cosi BCDEFF’HI; A Colonaci, che fu corretto anche perchè canonici si legge alla fine del notamento.
  86. D Fiorano; I Ferrante
  87. BCDEFF’ H robbarie
  88. CDE .xxii.; I .xx.;
  89. E 26; HI 18
  90. EHI 29
  91. BHI Cardinale
  92. A ha una lacuna indicata con puntini al luogo della indicazione del mese; la quale fu introdotta togliendola da BHI; CDEFF’ Giugno
  93. BCDEFF’HI revenne a Siena
  94. Così BCDEFF’I; A 22
  95. BCDEFF’I Dispoto
  96. B ascioltoria, CDBFF' Scioltoria; I assolutione
  97. B CD EFF’HI et hebbero ancora de molti francesi
  98. BI non hanno l’indicazione del giorno.
  99. BI Cardinale
  100. In I manca l’indicazione del giorno e del mese.
  101. CD 9; BEFF' HI 19
  102. BCDEFF’HI prima decembris
  103. CDEFF’HI Transone. Notisi la forma dell’Infessura p. 82: de Turiaso
  104. BCDEFF’HI Bassina
  105. BCDEFF’HI venne lo duca di Calabria
  106. L’indicazione del mese manca in tutti i mss. A ha in questo luogo puntini.
  107. BEIH 3
  108. BCDBFF’HI 12




  1. Cf. il Diario della città di Roma, di Stefano Infessura (a cura di Oreste Tommasini nel vol. V dei Fonti pubblicati dall’Istituto Storico Italiano), p. 24, r. 5, che ne dà la ragione e ricorda la lapide che ancora si legge nella facciata della chiesa della Minerva: «Anno Dñi .mccccxxii. in die sti Andreae crevit aqua Tiberis usque ad summitatem istius lapidis tempore dni Martini pp. V anno .vi.» .
  2. La data è erronea; Martino V mori la mattina del 20. Cf. Pastor, Storia dei papi dalla fine del medio evo, traduzione italiana di Clemente Benetti, Trento, tip. ed. Artigianelli, 1890, 1, Append. n. 29.
  3. Antonio Colonna, principe di Salerno.
  4. Ha questo nome dalla distribuzione di pani che vi si faceva nel giorno della festa di s. Biagio.
  5. Infessura, p. 30, rr. 10-12: «et papa Eugenio si li fece compagnia per fino ad piazza Castiello, et poi lo papa tomao allo palazzo suo». Platina, Vitae pontiff. in Vita Eng. IV, p. 337: «Sunt qui scribunt Eugenium hominem usque ad pontem comitatum ad Sanctum Petrum rediisse».
  6. Di questi cavalieri l’Infessura, p. 30, r. 14, nomina «Stefano Pauli Stati».
  7. Cf. Infessura, pp. 30-31, che dà maggiori particolari,
  8. Francesco Condolmieri cardinale.
  9. Giordano Orsini.
  10. Infessura, p. 32, che dà i nomi dei sette signori «governatori della repubblica de Roma» .
  11. La indicazione del mese è erronea. Eugenio IV era a Livorno il 12 giugno (Anon. diarist. fiorentino, XIX, 975) e giunse a Firenze il 23 giugno; del resto si capisce l’errore dei copisti fra luglio e giugno scritti nella forma latina.
  12. Per la «ripa romea» cf. Infessura, p. 241; P. Lelli Petronii Mesticanza cit. col. 1105.
  13. Arsenio; cf. Infessura, p. 32, r. 15 e Pastor, op. cit. I, 656.
  14. «A di 12 di giugno 1434 ci fu novella come papa Eugenio IV era giunto a Livorno la sera; che s’era fuggito da Roma segretamente come monaco; entrò in Tevere in su uno schifo, poi entrò in una galera di Madama e se ne venne a Livorno». Anon. diar. fior. XIX, 975.
  15. Il suo nome non figura nella lista che ne di l’Infessura; p. 32.
  16. Cf. Infessura, pp. 33-34.
  17. La presa di Palestrina avvenne la prima volta il 18 agosto (cf. Petrini, Memoria prenestina, p. 175); ma la menzione di Gallicani e di Rienzo Colonna c'inducono a credere che Paolo dello Mastro abbia confuso colla seconda espugnazione avvenuta nel 1439.
  18. Infessura, p. 34, rr. 16-17: «Dell'anno 1436 del mese di marzo a dì 20 Poncello tolse porta Maiore ». Cf. anche p. 35.
  19. Il furto fu fatto il 12 aprile; i colpevoli furono giustiziati il 4 settembre. Cf. Infessura, pp. 36-37.
  20. Nicola di Valmontone canonico di S. Giovanni. Vedi Infessura, p. 57.
  21. Urbano V. Vedi Infessura, p. 37.
  22. «Disfatta la pittura, nei rifacimenti posteriori del tempio l’archivio Capitolare Lateranense ne conservò il disegno a contorno». Tommasini, Prefaz. all’ediz. cit. dell’Infessura, p. xxx. Cf. la riproduzione data dal medesimo a pp. 39-40.
  23. L’Infessura ha la data del 19 marzo 1439 e il Tommasini giustamente annota: «Errata è la data nell’edizione di Paolo dello Mastro che pone la presura a di 9 di marzo del 1440 forse contando gli anni ab incarnatione come fa Antonio de Rido nella sua lettera al comune di Firenze pubblicata dal Pastor, Geschichte, I, 637. App. di docum. n. 20». Il 9 per 19, se pure non isbagliò lo stesso Paolo dello Mastro, è errore di copista facile a comprendersi.
  24. Morì il 2 aprile. Cf. Infessura, p. 40; Papencordt, Geschichte d. St. Rom., Paderborn, 1857, pp. 480-481; Pastor, I, 321
  25. Fu caporione della Regola pel trimestre ultimo del 1453. Vedi O. Tommasini, Il registro digli officiali del comune di Roma esemplato dallo scribasenato Marco Guidi, in Atti e Memorie della. R. Acc, d. Lincei, clas. scienze morali stor. e filol. vol. III, parte I, p. 209, 25a tracta.
  26. L’Infessura nota la stessa attività di san Bernardino, ma all’anno 1424. Il Pastor, I, 176, n. I, sostenendo questa data, sospetta in Paolo dello Mastro una trasposizione delle cifre 42. Allora però il notamento sarebbe fuori posto, e di tale spostamento non avremmo che quest’unico esempio.
  27. La presa avvenne il 12 giugno; cf. Pastor, p. 241; ma la notizia a Roma non potè giungere che dopo alcuni giorni; di qui deve avere avuto origine l’errore del nostro Paolo.
  28. Infessura, p. 42, r. 9, ha 27 maggio, così Nicolò della Tuccia, Cron. di Viterbo, in Documenti di st. ital. pubbl. dalla R. Deputazione di st. patria per la Toscana, l’Umbria e le Marche, V, 190.
  29. È il patriarca d’Aquileia, come rilevasi dal documento pubblicato dal Pastor, I, App. n. 21, dove leggesi però, secondo l’edizione del medesimo, «fratrem L[udovicum] Aquilesem».
  30. La medesima notizia è data al n. XXX.
  31. «12a tracta (aprile-giugno 1450) Francicus dello Scrofolaro» caporione di Ponte. O. Tommasini, Il registro degli officiali &c. p. 206.
  32. Fratello del nostro diarista.
  33. È nominato anche al n. XXXVI come marito di una cognata di Paolo dello Mastro.
  34. Appartiene probabilmente alla famiglia Guiduero de’ Parioni nominata al n. XXXV.
  35. Non ho potuto comprendere che nome sia quello indicato da queste lettere.
  36. Tommasini, Il registro &c. p. 309: «25a tracta (ottobre-dicembre 1453)) Franciscus Barberini Conservator cam.ae».
  37. L’Infessura (p. 42) ha la data del 28 settembre, e il Tommasini giustamente annota, riportando il brano di Paolo dello Mastro: «Ma il sabato cadde precisamente a’ di 28».
  38. Cf. quanto dice l’Infessura, p. 42, a complemento della notizia sulle gabelle raddoppiate.
  39. La medesima data dà l’Infessura, p. 45. F. Contelori, De pontiff. et cardd. a Mart. V ad Pium II, p. 145: «Angelottus Fuscus episcopus Cavensis presbiter tituli Sti Marci Romae interemptus a famulo die xi septembrìs an. 1444».
  40. Cf. Ciaconius, Vitae et res gestae pontiff. et card. II, 895.
  41. Nel manoscritto Soderini e in tutti gli altri non v’è traccia alcuna di questo disegno.
  42. Il cardinal Cesarini morì il 10 novembre 1444 alla battaglia di Varna insieme col re Ladislao.
  43. Secondo questa lezione, recata dal maggior numero dei codici, le porte sarebbero state messe il 26 giugno. Il Müntz, Les arts à la cour des papes, Torin, 1878, I, 41, accettando questa data, cita in proposito anche l’Infessura, ma questo pur ricordando le porte (pp. 30, 81) non registra alcuna data. Secondo il codice Soderini sarebbero state collocate il 25 luglio. Cf. Pastor, I, 262.
  44. L’indicazione del mese è errata, il re di Aragona venne, come dice l’Infessura, p. 44, r. 9, «dell’anno 1447 die nona ianuaiii die lunae» .
  45. Cf. Infessura, p. 45, nota 1.
  46. Cf. Infessura, p. 46, e Stefano Caffari (Diarii in Arch. d. Soc. Rom. di st. patria, IX, 570) che danno i nomi dei cardinali.
  47. Cf. Pastor, op. cit. I, lib. III passim, che dà notizie particolari di altre informazioni, fra le quali resta sempre prima questa di Paolo dello Mastro.
  48. La lezione del codice è chiara, ma non sono arrivato a comprendere che cosa significhi questa parola. Forse è da correggere: «li non ci facea», cioè anche di notte le vie erano piene di gente.
  49. Il sabato cadde il 19; cf. Infessura, p. 49. Fra i testimoni oculari che raccontarono la catastrofe anche dopo i due documenti scoverti e pubblicati dal Pastor, op. cit. App. nn. 34-45. Paolo dello Mastro resta il più autorevole per la copia dei particolari.
  50. Cf. Lett. di G. Inghirami a G. de’ Medici nell’Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, 358, f. 82, pubblicata dal Pastor, op. e loc. cit.
  51. Cf. Pastor, op. cit. I, 332, nota 3, che dà le varie relazioni tramandateci sul numero di questi morti.
  52. Secondo l’Infessura, p. 49, la mula del card. Barbo adombratasi fu la prima cagione della disgrazia; il Platina, Opus de vitis ac gestis summomm pontificum ad Sixtum IV deductum, Venetiis, 1479, p. 713, dice lo stesao. Il Pastor, op. cit. I, 331, nota 1, ha trovato una simile notizia nel cod. Regina 2076, e. 535 (bibl. Vaticana).
  53. Cioè Livorno. Cf. Aeneae Sylvii Hist. Friderici, III, 269.
  54. Filippo Calandrini e Giovanni di Carvajal. Cf. dispaccio di Nicodemo a Francesco Sforza, cod. Z-219 dell’Ambrosiana di Milano cit. da Pastor, op. cit. I, 364, nota 3.
  55. Infessura, p. 51: «et la prima posau fece in casa de Thomaso Spinelli fora de porta Viridaria alla croce de Monte Mario».
  56. Cf. Pastor, op. cit. I, 569, nota 3.
  57. Cioè ai 19 di marzo. Alle fonti che danno questa data, che è la vera, e sono citate dal Pastor, op. cit. I, 370, nota 1, deve aggiungersi Paolo dello Mastro che dà la medesima indicazione sebbene indirettamente.
  58. Il dubbio del Müntz (op. cit. I, 167, nota 4) che la rosa d’oro possa essere stata donata all’Imperatrice invece che all’imperatore è fondato sulla notizia data dal Moroni nel suo Dizionario di erudizione all’articolo Rosa.
  59. Cf. Pastor, op. cit. I, 371, nota 1, che riferisce la varietà delle notizie tramandateci intorno al numero di questi cavalieri.
  60. Ladislao Postumo.
  61. Alberto.
  62. Partì dunque il 24. Paolo dello Mastro avrebbe dovuto il Pastor citare come un’altra fonte per confermare la data del 24.
  63. Federico III ritornò a Roma il 22 (cf. Pastor, op. cit. I, 373) e riparli il 26, come afferma anche il nostro Paolo, quindi si fermò solo quattro giorni.
  64. Confermano la testimonianza di Paolo dello Mastro altri documenti del tempo, fra cui un dispaccio di Nello a Siena dat. Roma, 1452 apr. 23, che è riferito dal Pastor, op. cit. I, 373, nota 3.
  65. I medesimi che erano andati a incontrare Federico III a Firenze. Cf. nota 2 al n. LV.
  66. La congiura fa scoperta il 5 gennaio 1453. Cf. Prefazione.
  67. Cf. Tommasini, Arch. d. Soc. Rom. di st. patr. III, 105-110; Pastor, op. cit. I, App. n. 44.
  68. Cf. Tommasini, loc. cit. p. 109.
  69. Giacomo Lavagnola, cf. ivi, p. 10, nota 3.
  70. I nomi di questi ultimi due non ci furono conservati che da Paolo dello Mastro. Cf. Infessura, pp. 53-54.
  71. Cf. Tommasini, Registro cit. p. 206, «22ª tracta (gennaio-marzo 1453) «Menicus Ant. Felippi Marescallus».
  72. Tommasini, loc. cit. p. 209, «22a tracta (gennaio-marzo 1453) Iacobus Pauli Paloni Cap.t Reg.».
  73. Infessura, p. 54.
  74. Cf. Infessura, p. 59, nota 2.
  75. Infessura, p. 44, r. 5: «Eodem anno (i$46) papa Eugenio cacciò tutti 11 canonici di Santo Ianni, e fece la canonica per li frati».
  76. Cf. Pastor, op. cit. I, 582, nota 3.
  77. Cf. dispaccio di Ant. da Pistoia a Fr. Sforza, dat. Roma 1458, 31 luglio, citato dal Pastor, loc. cit. I, 58, nota 4; e l’altro del medesimo del 6 agosto pubblicato dal Pastor, I, App. n. 84.
  78. Cf. Arch. segreto Vaticano, Armario XXXI, Acta Consist. tom. 52, f. 18, cit. da Pastor, op. cit. II, 6, nota 1.
  79. Infessura, p. 63, «a dì 22 de gennaro».
  80. I cardinali che andarono a prendere la reliquia a Narni giunsero a Ponte Molle la domenica 11, la festa dal papa fu celebrata il giorno appresso, nel quale la reliquia fu portata a S. Maria del Popolo. Cf. Commentarii Pii II, p. 194, e anche i Frammenti di diario intercalati dal De Antonis nel Memoriale di Paolo dello Mastro (Buonarroti, vol. X, quad. IV, aprile 1875, p. 117). Cf. Tommasini in Infessura, p. 66, nota 1.
  81. Cf. Diario Nepesino in questo Arch. VII, 140.
  82. Nessun manoscritto nota il giorno. Infessura, p. 66, «a di 14 de iugnio». Cf. ivi nota 5.
  83. Cf. la nota del Tommasini all’Infissura, p. 67, n. i che dice: «Trasferito poi nelle grotte Vaticane, fu nel 1614 per cura del cardinale Alessandro Peretti di Montalto riposto nel monumento di S. Andrea della Valle».
  84. L’Infessura ha 28; cf. la nota al luogo relativo.
  85. Cf. Infessura, p. 71.
  86. La stessa leggenda troviamo nel Diar. Senese di Allegretto Allegretti (Muratori, Rer. Ital. Script. XXIII, 771): «adi 28 di luglio 1471 avemo novelle come papa Pavolo era morto e dicesi che l’aveva strozzato uno spirito che lui teneva costretto in uno anello». L’Infessura, p. 7), dice che mori di morte repentina.
  87. Cf. Infessura, p. 74, che dà la data del 9. Si osservi però che secondo si ricava dei un dispaccio inedito di I. P. Arrivabene (dat. da Roma, 9 agosto 1470) l’elezione era compiuta la mattina del 9. V. Pastor, op. cit. II, 394, nota 1 e App. n. 10. Del resto «.viii. «per «.viiii.» può anche essere errore del copista, solendosi il 9 scrivere: «.ix.».
  88. I due francesi, furono Charles de Bourbon e Pierre de Foix, il portoghese fu Georges da Costa arcivescovo di Lisbona, il catalano fu Pedro de Ferriz vescovo di Tarazona.
  89. La notizia della morte di Maometto si sparse a Roma alla fine di maggio; fu confermata ufficialmente il 2 giugno dal dispacci di Venezia a’ suoi ambasciatori. Cf. Dispaccio Inedito di B. Benedeus a giugno 1481» Arch. di Stato di Modena, cit. da Pastor, II, 487, nota 5.
  90. La notizia s’ebbe a Roma il 22 «summo mane», dice I’Infessura, p. 102.
  91. È la battaglia di Campomorto.
  92. Cf. Lett. di Lorenzo Lanti, «ex Urbe .xi. septembris 1481, hora .xii.», Arch. di Stato di Siena, cit. da Tommasini, Infessura, p. 104, n. 3.
  93. Il cognome che qui manca dev’essere «Valle». Cf. Infessura, p. 118.
  94. Fu giustiziato la mattina del 28 giugno.
  95. Si cf. l’estesa relazione dell’Infessura, p. 107 sgg.
  96. Sisto IV mori la mattina del 13. Cf. Infessura, p. 155 e nota 1.