Pagina:Castiglione - Il libro del Cortegiano.djvu/399

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veleno il suo amante uccisor del di lei marito, per serbarsi a questo fedele, 190 e seg. — Di Madonna Argentina, che morì d’improviso per l’allegrezza d’avere a riveder il marito già schiavo dei Mori, 193. — Di rara onestà in una giovane donna, 207, 208. — E d’altre due donzelle, 212. — E d’altra, 213. — D’uno che volea farsi pagar l’osteria dalla sua innamorata, 224.

Novità, sempre cercata dagli uomini, 1.

Nozze, costume in esse degli antichi, 191.

Numeri nello scrivere donde nascano, 52.

O

Obedire è tanto naturale, utile e necessario, quanto il comandare, 258. — Obedito è sempre chi sa comandare, 262.

Obelisco intorno a’ sepolcri cosa significassero presso certi antichi, 263.

Occhi della mente da tutti si hanno, e da pochi si adoprano, 300. — Quando divengano acuti e perspicaci, ivi.

Occhi, loro efficacia, 229, 230. — Diversità, ivi. — Guida in amore, ivi. — Occhio infermo guasta il sano, ivi.— Novella di uno che avea perduto un occhio, 146, 147.

Odio contro gli scelerati aiuta la giustisia, 255.

Officii, scherzo gentile su questa parola, 134, 135.

Oglio, fiume che passa accanto Gazuolo in Mantovana, in esso perchè si gittasse una fanciulla, 212. (Vedi Contadinella.j

Olimpici giochi dove si celebrassero, 168.

Omero in che imitato da Virgilio, 44. — Venerato da Alessandro, 57. — Formò due uomini eccellenti per esempio della vita umana, e quali, 281. (Vedi Achille. Ulisse. Fenice.)

Onestà delle donne non s’offenda, 159, 164. — Come si scuopra, 174. — Quanto si stimi, ivi. — Amata più della vita da alcune, 211.

Opera migliore che possa farsi dal Cortegiano qual sia, 248.

Operazioni, di varie sorte, 102, 103. — Per esse si vien in cognizione del valore di chi le fa, ivi.

Opinione, credesi alle volte più all’altrui che alla propria., 116.

Opinione, facezie fuor d’opinione quai sieno, 132. (Vedi Ingannare.)

Oratori diversi tra loro, benché tutti perfetti, 50.

Orazione del Bembo allo Spirilto Santo, 302.

Orazione d’uno annoiato sì della moglie, fin a voler morire di veleno, accennata, 190. (Vedi Marito.)

Orazio riprende gli antichi per aver troppo lodato Plauto, 44.

Ordine, cose dette fuor d’ordine fanno ridere, 150.

Orfeo, sua sentenza intorno a Giove, 182.

Orma di Dio si trova nella contemplazione, 300.

Osca lingua, affatto perduta, 48.

Oscenità nelle facezie detestata, 140.

Oscurità nel parlare si dee fuggire, 47. — Nello scrivere, alle volte apporta grazia, 40, 41.

Osteria, curiosa novelletta d’un amante che volea che gli fosse pagata l’osteria dalla sua amata, 234. (Vedi Sciocchezza d’un gentiluomo.)

Ostinazione propria delle donne, 188.

Ostinazione tendente a fine virtuoso si dee chiamar costanza, 189.

Ottavia, moglie di Marc’Antonio, e sorella d’Augusto, lodata, 187.

Ottimati, sorta di governo, 257.

Ottomani (Gein), suoi detti, 138.

Ovidio, gran maestro d’amore, 235. — Alcuni costumi rozzi de’suoi tempi, ivi.

Ozio, e suoi mali, 264.

P

Pace è in se buona, deve essere il fine della guerra, 262. — Disordine che suole avvenire in essa, 263. — Il suo fine è la tranquillità, ivi. — Principi gloriosi in guerra, perchè vadano in ruina in tempo di pace, 263, 264.