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L'Acarne

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greco

Aristofane 425 a.C. 1545 Bartolomio Rositini/Pietro Rositini Indice:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu Commedie teatro L'Acarne Intestazione 5 maggio 2009 25% Teatro

Questo testo fa parte della raccolta Commedie (Aristofane)


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L’ACARNE D’ARISTO

FANE. COMEDIA. V.

Persone de la comedia.


Diceopoli, I vecchi,
Coro de gli Acarnesi, Cefisofone,
Megareo, Beoto,
Filasio vilano spattatore, Precone,
Occhio de’l re, Madre,
Euripide, Le giovani,
Nicarco calumniatore, Famiglio ò Paranimfo,
Amfiteo, Teoro,
Figlia, Lamaco,
Calumniatore, Noncio di Lamaco.


DICEOPOLI.


N quante guise ho io il mio cuor rimorsicato? e quanto puoco ralegrato io sono, e puoche sono quattro cose sole: ma in innumerabili mi son accorrociato. hor voglio vedere. per qual cosa degna di alegrezza son mi alegrato? io so che il mio cuore ripien era di gaudio, vedendo li cinque talenti, i quali ha dati fuora Cleone. e gioisco, e amo i cavallieri per tal [p. 119v modifica]facenda, che è degna de la Grecia. ma mi son accorociato per cotal tragica cosa, quando io sbadachiava aspettando Eschilo, e costui ha ridetto ò Teognide guida dentro il coro. in che modo pensitu che questo mi habia commosso il cuore? ma un’altra cosa mi ha ralegrato, quando in Mosco per tempo passato Dexiteo entro per cantare il Beotio. Et à l’hora io morì, e mi rivolgei quando vidi Cheride inchinarsi à l’orthio. Ma poi che i son sordido, mai la calcina mi abbrusciò così i cegli de gli occhi, si come adesso, che essendo il concilio matutino di favore, essa Pnice è abandonata: e costoro ne’l foro ragionano, e di su, e di giu fugono la rossa corda. ne li Pritanesi gli vanno, ma importunamente venendo si spingono, e in che guisa? quelli che vengono circa il primo legno congreganosi, poi si partono. et la pace in che modo farà? di nulla si curano. ò cità, ò cità, come stai? Io sempremai il primo me ne vado a’l concilio, et sento, et poi quando mi ritrovo solo, gemisco, sbadachio, mi crucio, tiro corezze, mi dubito, scrivo, mi pelo gli occhi, io computo, penso sopra il campo, amando la pace, certamente havendo in odio i citadini, et desiderando questo mio popolo: il quale già mai non mi disse compra le legne, i carboni, l’aceto, l’oglio, nanch’io lo sapeva. ma egli portava ogni cosa, et comprata se parteva. adesso manifestamente [p. 120r modifica]ne vado preparato à dimandare, incusare, et oggiurgare gli advocati, se alcuno dice d’altra cosa, che di pace. ma i Pritanesi meridiani non dicono questo ch’io ho detto: ma ben ne la prima sedia ogn’huomo ricerca federe.
Pre.
Venite quà inanti, uenite, à ciò che entro faciate il sacrificio.
Am.
Che ha parlato?
Pre.
Che vuol parlare?
Am.
Io.
Pre.
Che sei tu?
Am.
Amfiteo.
Pre.
Non sei huomo?
Am.
Non, ma immortale. questo Amfiteo fu figliuol di Cerere, et Trittolemo, et di costui, Celeo: et Celeo tolse moglie Fenarete mia fante, da la quale Licino è nato, da’l quale io. Io son immortale, et à me solo i dei hanno comesso far le triegue à i Lacedemonij: ma io essendo immortale ò huomini non ho da viuere, perceé i Pritanesi non me ne danno.
Pre.
I sagittarij.
Am.
O Trittolemo, e ò Celeo mi rifutate?
Di.
O huomini Pritanesi, iniuriate voi il concilio, scaciando via questo huomo, il quale ne voleua far triegua, e farn’appicare i scuti.
Pre.
Sedi e taci.
Di.
Per Apolline io non certo, se non mi date aiuto [p. 120v modifica]circa la pace?
Pre.
Questi sono legati regij.
Di.
Di qual rè? però che mi doglio pè legati, pauoni, & tali superbie.
Pre.
Taci.
Di.
O dio, ò habito Ecbatano.
Leg.
Ne ha mandato noi a’l gran rè portandoli per mercede due dragme a’l giorno, sendone Euthimene il signore, e commandandocelo.
Di.
Oimé, due dragme?
Leg.
Certamente eramo conturbati per i Caistri campi, havendo fallita la via, collegati ne cocchij, e sendo sbigottiti.
Di.
Et io ne stava beniβimo, giacendo sopra una stuora in difensione.
Leg.
Poi alogiati, bevevamo vino dolce à non più posso con tazze di vetro, & d’oro.
Di.
O sassosa citade sentitu il bertegiar de legati?
Pre.
I Barbari pensano essere huomini soli quelli, che molto possono mangiare & bevere;
Di.
Et noi adolteri, & cinedi.
Leg.
Quatro anni fa, che veneβimo ne la corte regia, &

egli andò a’l cacatoio per pigliare l’essercito, & ricagò per otto mesi ne gli aurei monti.

Di.
In quanto tempo poi si chiude il culo?
Leg.
In un plenilunio. poi andò a casa, et poi ne diede alogiamento, e ne metteva inanti bovi integri tolti da’l forno. [p. 121r modifica]
Di.
Et chi vide mai bovi cotti, ò infornati sì superbamente?
Leg.
Et così per Giove ne puose inanti un magiore, che non è tre Cleonimi, et haveva egli nome Fenace.
Di.
L’ingannavi tu portando le dragme?
Leg.
Et adesso siamo venuti guidando Pseudartaban, l’occhio diritto de’l Rè.
D.
Te becchino i corvi ò legato.
Pre.
L’occhio de’l Rè.
D.
O Rè Hercole, per i dei ò huomo tu guardi l’arsenale, & volgiti à la sommitade, e vedi la casa de la nave: tu hai il coperchio da basso circa l’occhio.
Pre.: Hor su dirai ciascuna cosa, che t’ha commesso il Rè, che dici à gli Atheniesi, ò Pseudersoba, Iartaman, Exarxan, Apissonalatra, intendete quello ch’egli dice?
Di.
Per Apolline io nò.
Pre.
Egli dice che’l Rè vi manda de l’oro, dì tu piu apertamente l’oro, Oylepsi Chrisohaunoprocte Ioanau. oime infelice quanto apertamente?
Di.
Che dicelo anchora?
Pre.
Che à gli Iaoni il culo gli sbadacchia, imperoche aspettano oro da li Barbari.
D.
Non, ma egli dice misure dove gli è dentro l’oro.
Pre.
Che misure? tu sei superbo ò huomo affatticato.
D.
Và con dio. io le dimandarò à costui. hor dimi tu [p. 121v modifica]chiaramente acio ch’io non te intinga ne la Sarpsiniaca tintura: il gran Rè ne manda lo oro? il neghi tu? veramente eramo ingannati da li legati. non neghi? questi huomini n’hanno accennato Grecamente. non è che non siano di quà e di là, e de questi Eunuchi uno ne conosco, Clisthene di Sibirtio. ò tu the sei sia ritrovato havere il caldo culo, ò simia che così hai la barba, sei venuto à noi Eunuco apparecchiato? chi è costui? non è Stratone?
Pre.
Taci, e sedi. il concilio chiama ne’l Pritaneo l’occhio del Rè.
D.
Questo non è un strangolare? e io poi ancho voglio combatter quà? la porta non mi hà tenuto di allogiar costoro, ma farò ben qualche facenda. grave e grande. Amfitheo dove è?
Am.
Egli è quà.
Di.
Piglia queste otto drachme et fà la tregua à i Lacedemonij, à me solo, à li figlioli, et à mia moglie. e voi mandate la legatione e sbadacchiate?
Pre.
Lasciate vivere quello Theoro da Sitaleo.
Th.
Egli è questo.
Pre.
Theoro.
Di.
Chiamasi un’altro superbo.
Th.
Molto tempo non saressimo stati ne la Tracia.
D.
Per Giove nò, se non havesti portato gran mercede.
Th.
Se non fosse nevata tutta la Tracia, et se non fosseno gelati i fiumi à l’hora, quando questo Teognide [p. 122r modifica]Teognide combatteva, sarei allogiato con Sitalco, il quale certamente era amico d’Atheniesi grandissimo, e voi amaua veramente: onde scrivevano su le mura i buoni Atheniesi, Questo figliuolo, il quale havemo fatto Atheniesi, amava di mangiare le viscera de gli Apaturij, e pregava il padre che desse aiuto à la patria: il quale sacrificando giurò di soccorreregli, havendo tanto essercito, che gli Atheniesi dicevano, Quanta cosa di zanciale è venuta.
Di.
Poss’io pessimamente morire, se niente cregio di questo.
Th.
Et che generation per guerregiare de Traci, adesso ne hà mandato?
Di.
Questo horamai è manifesto, e chiaro.
Pre.
O Traci, i quali Teoro hà condotto, venite quà.
Di.
Qualche male aviene.
Pre.
L’essercito d’Odomanti.
D.
Di che Odomanti? dimi che cosa è questa? chi streperà il membro de gli Odomanti?
Th.
Se alcuno desse due drachme in mercede à costoro, elli fuggiogarian tutta la Beotia.
Di.
Due drachme à sti menechioni? il popolo maritimo conservatore de la citade sospirarà. oime misero me, son morto da gli Odomanti, che mi hanno stirpato su l’aglio.
Th.
Non mettete giu l’aglio? scelerato tu non vai à [p. 122v modifica]à questi che hanno l’aglio?
Di.
Guardate ò Pritanesi, che cosa patisco io ne la patria. et da gli huomini Barbari, ma io aviso à i Traci che non facino concilio de la mercede. et vi dico, che questo è una piogia fuor di tempo, e una giozza mi ha percosso.
Pre.
Che i Traci se partino, e siano presenti a’l nuovo principio, imperoche i Pritanesi finiscono il concilio.
Di.
Oime povero, quanto pulmentario hò io perso? questo Amfiteo è da Lacedemone. Dio ti salvi Amfiteo.
Am.
Non anchora, nanzi ch’io fuga. bisogna che io fuga da gli Acarnei.
D.
Che gli è?
Am.
Portandote la tregua son affrettato à venire. Questi

Acharnici vecchij l’hanno odorato, vechij sodi, fiancosi, duri, combattitori ne’l Marathone, funditori, e tutti hanno gridato ò sceleratissimo portitu la pace sendo tagliate le vigne? et ne le vesti hanno colletto pietre: et io son fugito, e elli mi perseguitavano e gridavano.

Di.
Dunque grideranno? portali la pace.
Am.
Io ti dico, cbe tre sono le gustationi, sono queste di cinque anni, pigliale e gustale.
Di.
Oh, oh.
Am.
Che gli è?
Not.
Non mi piaciono, che sentino di pace e di preparation [p. 123r modifica]preparation de navi.
Am.
Queste da dieci anni guastale.
Di.
Et queste sanno accutissimamente de legati ne le citadi, come de la immoratione de gli aiutori.
Am.
Ma queste paci sono di tret’anni in terra e in mare.
Di.
O Dionisie feste. quefie sanno di Ambrosia et netttare, e di non osservare cibarij di tre dì, et dicono và dove voi, queste recevo, le gusto, e bevo.
Am.
Vadino con dio tutti gli Acarnei.
Di.
Et io liberato da la guerra et da le disgratie, accrescerò le Dionisie feste per li campi.
Am.
Et io fuggerò questi Acarnei.


Coro de gli Acarnei.

Ogniun per quà siegua, spinga, e interroghi, e conosca l’huomo de tutti i viatori: imperoche egli è degno de la citade.

Semico.
Dico che se piglij quest’huomo: ma dicetemi se alcun l’ha visto in che luogo egli s’è voltato, portando la pace, e fugito se ne andato via vanamente.
Co.
O povero me in quelli mei anni. non ne la mi gioventude, quando io portando il carico de carboni seguiva Failo e correva. sì mattamente portando la pace costui scacciato da me, saria fugito: ne levemente saria scampato.

Adesso poi che la gamba mia e molto forte, ella fa l’officio suo, et quella di Lacratide vecchio è aggravata: egli è da essere scacciato, imperoche mai [p. 123v modifica]sbadacchierà: ne fugerà li vecchij Acharnei.

Ciascun, ò Giove padre, e ò dei, con li nemici hà fatto pace, à i quali la guerra da me farà accresciuta, e non li lascierò finche giunco come spatha acuta e dolorosa in essi farò inficato, accioche mai piu le vigne mie calchino. ma bisogna ricercar l’huomo, e servarlo generosamente, e perseguirolo à terra per terra, finche egli sarà trovato, che io percuotendolo e lapidandolo mai mi facierò.

Di.
Laudate,laudate.
Co.
Tutti tacciono. havete udita ò huomini la laude: costui è quello, che ricercamo. ma ogniun si faccia quà davanti. imperoche l’huomo che è per sacrificare a’l mio parere uscisse.
Di.
Laudate, laudate. và inanti, accioche poco inanti

portando il canistro Santhia, statuisca il Priapo diritto.

Mad.
Metti giu ii canistro ò figlia, accioche cominciamo.
Fi.
O madre dami il cocchiare, ch’io metterò la fava

su la fugaccia.

Di.
Et certo è buono ò Dionisio signore, ch’io (mandandoti questa pompa, e sacrificandoti con i servi)celebri le Dionisie feste felicemente ne li campi, sendo liberato da l’essercito: e ch’io gli apporti la pace per trent’anni.
Mad.
Horsu ò figliuola bella, accioche ben porti il canistro [p. 124r modifica]canistro, alegramente và inanti, et serva diligentemente ne la turba, che alcuno non ti rompa queste auree cose. ò beato, che te menarà per moglie, e chi te farà tirar corezze da vecchio.
Di.
O Santhia. il Priapo da voi è da essere prodotto diritto, dietro à quella che porta’l canestro: et io seguendo canterò la laude di Priapo. e tu ò donna guardami da’l tetto, Dionisio vien inanti, amico compotatore di Bacco, ò mecho che vai a torno di notte, amatore de putti, gia sei anni te hò salutato venendo spontaneamente in questo popolo, facendo la pace à me medesimo, e sendo da facende, travaglij, pugne e guerre liberato. ciò a molti è cosa souave ò Dionisio, Dionisio. quando robasti quella formosa giovane, Tratta di Strimodoro da Felleo, pigliatala per traverso, elevatala, et buttatala giu ben la chiavasti, ò Dionisio Dionisio. se con noi insieme beverai crapulando in questa mattina, e uno catino di pace sorberai, questo scuto ti starà pendente ne la cugina.
Co.
Eglié questo, eglié questo proprio, tragli, tragli, tragli, batti, batti questo scelerato. non gli darai, non gli darai?
Di.
Hercole che cosa è questa, rompirete il lavezzo?
Co.
Ti lapidaremo ò scelerata testa.
Di.
La causa ò vecchij Acarnei?

Ciò ne dimandi? che sei impudente e odioso ò traditore de la patria, il quale solo di noi facendo la [p. 124v modifica]pdce,poi to mi fguandi anchora? Di. Percbe cola babia fatto la pace non lo fame hor udite. Co. Cb’io te afooka to morerdi , te copriremo lapidaremo. Di. A maniera neffuna,nanzi udite. 6 huomini d4 bent, tolerate alquanto. Co. N5 toleray6 mai, tie mi parlor piieche piu trb6 in odia cbe cleone:ch’io uoglia tagliarl’ a pezZI cauallieri, ma non ti udir6,che fai troppo Ion, go it parlor et prolilla,i1 pale hai fatto la pace con li Laconi : ma te punir6. Di. 0 gentifbuomini, lafciateda I5gi peal Laconi, CT udite le mie tregue,fe ben ha latto pace. Co. In cbe guifa dirai bent, , ft, un tratto hai patted giato con quelli,the non bona ne altaye,ne fede, ne giurantento? Di. Io fa i Laconi,di quail ne fate flima,non effire caul de tutte le cafe d noi. Co. de tutte a fceleratofbal ardintao dire lueffe cafe apertionente in not t poi elfto ti deba pen, donaref Di. Non di tutte,n5 di tutte.ma io ui mojlrera,queIli effere Jfrti motto ingiuriati. Ca. CLEefta payola cgraue,rni c5moue et perturba if cuore:le barai ardimito di dire c5tra not Di. Et re non dico ii giufta, 6 non appal() dirlo d MokitadMaruetuto la fella fopra it defco, uors ro dirlo. [p. 125r modifica]rii dirt°. Co. Diann she fintrmiamo le pietre p citadini ? non J fiortica quell° lmomo ne la porpora, the fi co me un negro flizzone, adefTo brufciaua. Di. N5 udirete,udirete la ueritade a Acarneidi? Co. Non udiremo certamente. Di. In patirO dunque afpramente. Co. Pofi’io morire, fe io odo. Di. In niutt ludo Aearnicie Co. Morendo ii faperei adeffo. Di. Certamente io ui morrier6,ui annrider6 gli amiss ciflimi de uoftri amici,che io gli1,6 per fegurbi, quaff feanner6. Co. Ditenii,che parola minaccialo uoi Acarnei,6 Iruornini populari ?ha rgti for.fi in pregione deco fanciullo de qualcuno the qua fa prefente in cliri fe inanima ? . Di. Trategli,fe uolete:cbe io ,:imacer6 co fini.C.I" pre fto ueder6 qude a quell° di uoi , eke hatna curd de carbont. CO. Moriamo. Ora° i if tnio citadino Loco : guardati da quei the did , CI kai in animo ad ogni modo,ad ogni modo. Di. vi ammazzarà,mi chiamarete, et io non fentir6. ’co. Tu annnazzarai TA() cortaneo Fifanthraceof Di. Non Lucre udito quello,di cb’io parlaua. Co. ma dimi, fe’l ti pare, quelto Lacedemonio in the gurpi tuo arrtiro, the mai nafroftamente lo maA pfellaro, [p. 125v modifica]nifeftar3. ’Di. Gettate uia quelle pieta. co. cettarle f rr to ;nerd gin la !pada. Di. Non ritenete,nanchr not le pietre ne le Co.’ Le haurtno gettate uia , non le ueditu f &or non ti Pufare,merti giul’arnta : imperorbe la ueüe firtaffa’ td,r fafli la urrlione rum ciunqueuolagate conquafrirmi con la twee, CT Matte Korea ciiio non 114 mono 6 Parnell carbon! , e ri6 per l’alTurdezza de citadini , poi per la paura de la cenere,che ffiefFt qurlIo Lino me lila ikirfa adofro,com’i f pia. r cola graue,ba uerli cofi generat’acerbita,che l’aninzo de gh into gridi, et uogli mitre Mum rag Afimite a la fimile : uolendo to dire it tutto der-o fopra a i Lacedemonij, nondimrno anchora uoglio Gene d l’anima mia. co. de non dici &incur , portando fuora it fianno, quello cue uuoi dire 6 poutretto urramentr ho io quell’animo chltanno gli homicidi,ma in quan to hat diuifir la pena.,tnetti qua it liana°, at corn Mincialo l dire. Di. Ecco uniete,egli a qua it !ulna, ma di quefilmo mo non fa tanta per Glow non rni uoglio artnare , ma dir6 de Lacedemanij quello the mi appare:molto ho tenuto fapendo i cosiumi di clue fit uillsni,cbe marauigliormenre ialegrano,s’al run° buomo auantagiero,e merittmcnic Cr Ink merita+ [p. 126r modifica]meritamentr li Ludt loro,C7 la eitade , C7fi bit - friano uendrre,a non lo fanno.poi conoico fli uerchi,the altro non bantie’t cuore,fr non do contra,C7 morderr con it fujrragio quelio r pet lo . sO molt() bene quello , cbc io bo patito [Irani, per la comedic de l’alteanno . Tiratonii rit’i eacilio MblcolpaUcloiccafaUdAituperaU4 di= rend() bogie contra di me,gridaua, fi If 161U44Sig it capo talmente redo trattato , cbe nulia di meno fn,cWio non morii3i clunque. larciarete prepant= re me infelice poueretto,nanti cb’io path. Co. Cht einuolgi in quefte role cbr fai, ru indugir piglia a mio none da Hieronimo la Mat.; de tut ferno,oftura, imp, C7 capata , poi dirai uentioni di sifiro , the queita contentions, non defidera ifatfatione. •Di. E tempo di =befall; bormai,c7 6a d’andot Euripidr.rrg4ZZO)rrgazzo. cr. cb’e Di. s drntro Euripides Ce. Non pur dentro,s’bai ceruello. Di. come egli evi non gli ce. certamente o stecchio.il ceruello collegendo iambici,mi dice none dentro . egli e dentro, c fa una trdgedia hauendo un piC fit l’altro. Di. 0 Euripide tre goite beam . per6 chi! jruo si • futiamente nni ba rijpofto,chiantato CC. Nonfipuo. Di. [p. 126v modifica]Di. Di gratin. non andarei uia. ma hatteri; 4 fa por ta.Euripide,turipidetto , yeti le Mai DiCriVOli chama,io fon ii collide. EU. NOFI bo tempo. Di. men a la fineard. Ett. vegno,ma non bo tempo da uenir giu. Di. Enripide. cbiamif Di. con MI pie fit l’ahro to cgt oni , bifignancto cbe giu &meth i piedi mon indarno li fai davit. bai - to i firaci de la Tragedia, le miferabili waiting darn° li fat (laud( . Ma ti prego - dinanti i gim noccbi,Euripide,dammi qualebe firatio de 14 fa; hula antica : imperO cbe bilogria cb’to potato lungamente parli . es fe dico male,il parlar mio mi da la morte. Eli. Quail firaci ? qurlli the period° bauetta quei flo pourro ueccbiot-nrof Di. Non craw di Encomia d’uno piu poueretto. Quelli di Fenice ceco? Di. Non di Fenice,ma d’un’altro piu fgratiato. E14. the Agri de pepli dirnanda (-OW ?didi quciii the erano de Filoctete pitoco? •DL N6.ma d’un’altro molto,molto piu pourro. vuoi to cluelli fordidi upuzzoienti firaci ,cbe brumes’ quetio B elk r ofo nte zoppo? Di. No Bellorofonte,ma egli era zoppo , mendiroi z4nri4tare,trul &ante. Eu. [p. 127r modifica]FM Sa,Miflo MVO.? Di.. si thee Telef.° ona di gratia dami 1 fitoi ftrarri. Eu. Regazzo, dagli i firacci di Telefo . fano di fog pra in quelli Thicati. Rt. Ecra,pigiiaii. ’ Di. 0 Gioue. de firaci di copra Iticidi,di foto lucidi, e da ogni parte mi iteftir6 . Euripide poi the ire bat clout° queffi , dami anchora quelli che gli uien dittro, 11 capelletto .tip rfio in testa , impera che bifogna rbehoggi part pouero:cliejia rertog come io fon,ma ch’io pari , no . queili ipettatori fauna quello cliio folio : ma quelli tripiediatori Iiannofi inspacciti , et is farilmente It bertea giarO. Eu. -re li dar6, imperà che its peryi cote fottili ne 14 prudente mente tua. Di.. s la felice.gu4nto fon’io ripieno di parole,de qua li era anchor Telefo. put ho bifogno d’un Won da poueret to . Eu. Piglialo,U 14.4 4 i lapidei limetali. Di. A riiino mio uedi come fiamo fcaciati da tutte le care,bauendo bi:ogno di moite eore.adefro dei di, uenire bumile, mendico,pregando Euripide , da-, mi 14 fportella abbrufriata da la fume. E. cite hai bifogno di tarimplicatione poutrinof Di. Niente,pur 14 gosh°. Eu. Sari the fei trill°, C partiti Ida de la mia ca fa. Di. Ointelia felice,rome per il.pairato tua madre. Eu. [p. 127v modifica]17:1 Di. NEP . ma folamente dami un gotto anchors, fi poco fia rotto: . . Piglialo,porta uia,che pre hai turbato. Di. Non fizi per cioue,che male fai: nut o dolciflinto: uripide , folamente mi darai una ofia otturata,, 6 [errata con la ffiongia. u. Huomo mi robarai la tragedia.partit141 Ia. Di. Mi parto , nondimeno the fad° f di queao fob ho bifigno.nonhauendolo fon ntorto. odi do/cif; Juno Euripide pigliando quefto mi polo, et non uettir6 piu.dami de le fogite rte fa ffortella. EU. T 14 nit C011fi4771CTat ecco the VI Atti dizientano uani. Di. Non piu,ma io ml parto.certamente motto io tur tato fono,e non pare de bo in odic ifignoriAi. ine infelice, io fin motto . hli fin dimenticato in the modo [lotto ie role, Euripidetto o amighetto mio , poPo morirlcio piu altro ti dontander6 [duo che quefio folo,queffo mi de ilerba frown. a di tua ►adre. ru. calui m’ingiuria• lira la porta. Di. Aninzo mio,e da atzdare linza la fcandice . fai tu? in the modo contenderai uotendo rariare pra i Lacedemony inanti animo mio, cue& r Ia flrata , flat fermo f non hat inghiottito FAbZ ripide ? ti laudo.dunque o cuer micro ua inanti, poi [p. 128r modifica]poi metti Ii la Oa, the fri per dire oluello-Cbe ti appare:babia ardire,borii4,isa inanti,ehe mi gra. Ca. chefarai the dirai fapi Immo impudentr, foreo the dai la ceruice a la city chr uuoi re a tutti i1 conrrariof Qttegio huomo non trona trauaglio fuo. 14 fcia fiatulfce,cbe uuol parlor. Di. Non mi haurrete inuidta o Ipettatori,fe findo mero uoglio par/are agli Atenien de la oda, farend° una tragedia : imper6 chr ha tragedia sit chr cola e ginfiitia. to certamente dir6 core gra= ut,almanco giuffe, imper6 the adeflo deo)r non mi ha accuftto,eh’io dicta male de la city in pre= fenza de foreflieri Siamo quit noi , FT non contentions Lrneo,C7 non ui fano fore(u eri. tributi non uengono,ne gli auJiliari da he chi: ma Alma noi ifi-ufati,pero dico,C.0 dimando pa= giia li cohabitanti citadini , to grandamente 15o bauuto in odio i Lacedentonij,C7 it dio Nettuno, the Tenaro 11144j:oda percuote it care de tutti. A me /Ono tagliate It uigne, CT uoi &lad the rote prefenti partare,che acculiamo in pc Ile cote i Laconi e o inoftri buornini , non dico it la congregatione,arricordatrui , non dim a congrrgatione , mad gli buominucci) federal, firaciati,inbonorati,fignati,inopinabili, ui■ mix-mono le picioit steal de )4egarrfi , I quati fe [p. 128v modifica]-t . se in alcun luogo havessero veduto uno cucumere, un leporino, un porchetto, ò aglio, ò qualche ostreghe marine (così il Megarese però) in quello istesso giorno ciò rivendevano: et queste cose sono da puoco, et de la patria, ma i giovani andando a Megara robavano Simetta meretrice, et di ebriacature faceano gran tumulto, poi i Megaresi accorociati gli robavão le due meretrici d’Aspasia. Onde il principio de la guerra à tutti i Greci per tre putane fu in piè, per il che quello celeste Pericle adirato saettava ,tuonava, conturbava tutta la Grecia, poneva legi scritte malignamente, ch’era di bisogno che Megaresi ne in terra, ne in mare, ne in foro, ne in terra ferma puotevano affermarsi. Poi li Megaresi quando gli veniva un poco di fame, pregavano i Lacedemonij, che non s’arricordassero piu de le meretrici. Noi altri non volevamo spesse fiate, anchora che pregassero loro, il perche si sentiva il suono de li scuti. Dirà un’altro, nǒ bisognava, ma che bisognava dunq; dite, hor se alcuno de Lacedemonij gli rendesse un cagnioletto de serisii , havendoglielo dimostrato stareste voi in casa, ò che più bisogneria ? subito mettereste à l’ordine trecento galee. Per la qual cosa la cità saria piena di tumulto, de soldati, di gridore circa’l capitano de le barche, di quelli che danno la paga, di Pallade auree, de portichi suspiranti, de formenti mesurati, de utri, legami, [p. 129r modifica]gami,di quelli che compran ue,cipolle ne le reti,de corone , trichtdi bicint,callofi,poi de remi tiparfi per la barca, chiudt the firidotto , de barcaroli che legato , de tibie , de commandatori,de niglari canti . Tutto quefto s6 cbe farefti . ma non penfano di quefto Telefo:noi in tutto bauemo perfo it ceruello. gem. 0 degno da efTere ftefrato,O fceleratiflimo,hai ar dimento fendo poucro dir Tette coli fe ui fuffe. alcun calumniatore,lo reprenderefti. gem. Per Nettuno quello cb’egli dice e tutto giufta. mtnte,C7 nitrite dee di bugia. sem. Se giuftamente ,bifogna che cgli lo dicafma flan. cbe fe ne giotra d’hauer cofi detto. SeM. Tu doue corri non float faldo fe punirai qua° huomo,ei prefto fe malcierei. gem. 0 Lamaco,6 che uedi quefte faette aiutami.6 che hai la lucente celata.0 Latnaco,6 antic° , 6 fir= uatore,ssegli é alcuno capitano di fquadra, 6 fol dato, 6 combatitore de muri , 6 cialcuno huomo aiutore frertati,cb’to fon legato. La. D’onde ho io udito uoce dt ►enar fungbie doue bifOgna aiutare doue bif6gna far tumulto che hd eccitato la Go, gona fuori de la fua cafra. Di. 0 Lamaco barone,de celate ar►e CT lquadre. Co. 0 Lamaco, penal:140M° non fit ingturia it 14 cit4itioftra gia tempo affaif La. Puoi to dire quefte cofe fendo pouffe r Di. [p. 129v modifica]Di. 0 Lamle° barone,perdonami fi io find° pow* h6 detto qualcbe coP,cbe ineptam&eb6 parlato. ’La. Cbe bai to detto non to dirai d noi? Di. Non fo ancbora,imperoche no uedo per la Now de l’artne:ben ti prego,lesiami uia la ()aura. ’La. Ecco. Di. Dansmi colui con lo uentre in fit. La. Eccolo giace. Di. Dammi la penna de la celata. La. Vuoi quell penna? Di. Ti6 mi la teTh, cbe uoglio uomitare, imper6 cry 1)6 in odio le relate. La. Che uuoi farecon la penna uuoi to uotnitaref Di. Dentro ui c la’ penna, dinti 3 di cb’ell’era peril pagato La. D’ucceno. Di. Mot the rifonando s’inalzat La. Penfo cbe morirai. Di. NO 6 Lamco,n5 c ci6 tua frattchezza.fe It for te,percbe mi bat caarato imperocbe fei ben armato. La. Ditu que2o fendo pouero,ad un foldatof Di. Ch’io fon pouerof La. Cbe fei dunque? Di. Cbe buon citadino, fo pra a qutlli cbe non fono - prefti.ma quando a la guerra,foldato.Tu,quIdo c la gurrni fei capitano per wrack. 1.4. Se me banno eletto. D. [p. 130r modifica]Di. 0 Lamle° barone,perdonami fi io find° pow* h6 detto qualcbe coP,cbe ineptam&eb6 parlato. ’La. Cbe bai to detto non to dirai d noi? Di. Non fo ancbora,imperoche no uedo per la Now de l’artne:ben ti prego,lesiami uia la ()aura. ’La. Ecco. Di. Dansmi colui con lo uentre in fit. La. Eccolo giace. Di. Dammi la penna de la celata. La. Vuoi quell penna? Di. Ti6 mi la teTh, cbe uoglio uomitare, imper6 cry 1)6 in odio le relate. La. Che uuoi farecon la penna uuoi to uotnitaref Di. Dentro ui c la’ penna, dinti 3 di cb’ell’era peril pagato La. D’ucceno. Di. Mot the rifonando s’inalzat La. Penfo cbe morirai. Di. NO 6 Lamco,n5 c ci6 tua frattchezza.fe It for te,percbe mi bat caarato imperocbe fei ben armato. La. Ditu que2o fendo pouero,ad un foldatof Di. Ch’io fon pouerof La. Cbe fei dunque? Di. Cbe buon citadino, fo pra a qutlli cbe non fono - prefti.ma quando a la guerra,foldato.Tu,quIdo c la gurrni fei capitano per wrack. 1.4. Se me banno eletto. D. [p. 130v modifica]popolo jt la pace: ma Ipogliadolo entramo ne gli am:peal. Dopoi the if maeliro no Piro a flato fopraftante feciali cori , non ancho e trapaffilto teatro, dicendo fauio, ma i 114 uituperato da li nensici foi, ne li Atheniefi buoni conliglieri, peroche da contra a la city noltra , e uitupera popolo.bikna rilpondere adefro a gli mutabili Atbeniefi,che dicono it Poeta eller degno de mol ti beni : facendo ceffare uoi con polar ifterni (Li decettione, the non ue alegrate de gli inganno ti, nefiate ’,tali C7 efFeminati citadmi . V of le: gati da le cita, ingannauate,hor ui domandauano coronati de utole,e poi the queflo diceumo,fubis to per le corone ne le alto natichette fedeuatr.nu fe alcuno lujingandouihaurfre dimandato Athene belle,e forma fe trouaua ogni co fa per farle for. mole, applicandole 1a paura de gli afij pefci. las crndo quef lo,eglic jia caufa de molti bent,et ma• f me demonarando i popoli ne le citadi , in the modo fe gouernino . Dunque defiderando de ues dere un buono Poeta da le dui ueneranno C57 ui porterano it tributo. it quale Poeta e quaff* perts clitato dicendo la ueriti a gli Athenieli.ma liens nerd da longi la gloria de l’audacia fua , come quando it Re de Lacedemone affiettando la legal tione,ditnanda prima a Toro : quail fono she inn cono In nauef Ma poi a Poeta ore male de rano C7 de [p. 131r modifica]Cr de l’altro : imperocbe diffi,queflihuomini no fatti molto megliori da poter umcere c’t la rca eamuccia,fe Lino quelloconfitltore. Per it cbe 6 1.4(1de:irony prouocano, la pace da not. CT tor nano ad Egina , non curandofi di pal infula, M4 di leuar uia quell° Poeta. ma uoi non cihnttgi terete mai Wei dica ne la comedra co le ma cbe egli dica per infignarui mate cofe ne,cbe fiate fortunati, non liffingandoui,ne iflena dendoui la mercede,ne ing,inando,ne facido male, ne irrigandoui : ma dicendo cote ottime aprefro Cleone,et facciaallutart0e,et fabrichi in nfr ogni cola the gli piace : imperocbe quefla cort fla ben, giufta , CT mi dani aiuto : Cl’ mai fink) circa la citi,fi come faria quello timido, C cinedo. CO. V ien 6 Muff hated° ii c5bufliuo fuogo,l’Acar.i nice core lotto intente Solamente de li carboni qurrcei la fcintilla e filtata fuori, infligata fecondo flabello, poi cbe la cofa i imnoaa ne Ii carboni. Coftoro circundano la zucca de’lTbag fio uino,cr quefti altri marinano.nieni dunque 6 canto piaccenole , inalciato , e uthemente tuo citadino. Co. Noi antichi ueechi fe lamentiamo de la ciet. peroche non degnamente a’l parangon di quelli, con cbe baubno combattuto ne la guerra nauale llama cibati da uoi ne la saccbiezza. ma patimo r iy grad [p. 131v modifica]graui cose. Voi hauedo messi gli huomini uecchij fu i libri, lasciate poi che i giouani ne bertegino. Siamo niente, sordi, con le gambe rotte, a li quali ben ò Nettuno it bastone è sicuro. Tremand done le labra per ueccbiezza.ad una pietra f e flag mo appogiati, dour niente guardtamo fe no roms bra de la grufhcia. Queio giouanc, the frettafi pariare di pito ne affaflina c5 parole fiiper be facendofi lotto . poi ritiratofi dice quello the pare,flatuendo co fe graui fiao parlare,14s cerando,turbando,mcfcbiando l’huomo Tithono, c cortui per urcchiezza catrabe It Libra, poi ded bitore tciafi parte, singbiotte,e fulpira,Cr lacrig ma, e dice a gli ainici,non bifognaua cbe io mi c5 prat un fepolcbrofciti douido me ne uado uia. Co. Come itanno bene pear raft : uccidere un urea chic, buomo canuto circa la clep’idra, molto in matte co fe afFgticatoli et forbendofi gins ii cat do fudore, l’huonzo da bene circa la city di Mas ratorme quando cram a Maratone,i1 fcacciaua. ;no. AdeflO fiamo fcaccrati da bitomini da niente, efiatno grande►en:e ofrefi. a qua° quale mars fia ne catradirat Certamente c conueniente a calui arnmazzarit gobbo Tucidide,pigliatolo a la folitudine de Sci chi, cioC a queao Cefifodetno, a queao auocato Zanciere. tl perche io gli 1;6 bauuto c5pafione,e ho afciugato pea() uccchio , turbato c14 ma [p. 132r modifica]Ino ragittario,6 fluirro.Il quale per Cerere,Itada era Tucidide, ne baueria tolerato facilmente effa Ached, ma prima haueria contbattuto direr Etta= gridando baueria condamato t14 mille fa gittarq, a haueria fagittato i parenti de’l pro= prio padre. ma perche non lafciatc, the i uecchi ajTeguifiano it fonno , deliberate fiparatamente le fcritture,che fia un urcebio d un altro uecchio et un auocato fenza denti,a i giouani poi un cinedo, e loquace,(7 quello de Chino : net reao bilagna ifcaccial lo,fe gli fugera atcuno,punire it uecchio col ueccbto,C.:7 it giouane co’t giouane. Di. cuieai fono i termini del faro , che fon mei, lecito a Peloponetij,Megarei, e Beotij quti co": prare bur che uendino d mé,e 115 it Larnaca. ma conaituifco ire Edili eletti per forte , e le fcorregiate de leprofi . qua non entri neffitno ca• itinniato,ne altro che fia phaliano cioé fieofanta 6 calunniatore.lo me ne 146 4i la coking done fed la pace,per matufeflarla ne’l ford. Me. Faro Atheniefe dio to falai alnico a li Alegareff, qual io defideraua per amtco , come mia madre. hor 6 afratticate figlie de l’infelice padre andate, re in alcun luogo ritrouate pan bit-Coto . uditet aggiungete 4 not ii corpo uoftro: o uolete effete uendute,6 pig preflo morir di fame? p11. vendute,uendute. Me. Et io medefimo dicolo:quale i cofi mato, che ui r iiij compri [p. 132v modifica]cornpri per fur:, manifeao danno f nid unainuena tione megar►ca,imperoche preparando urn diri the io portaró porci metteteui quefte ungie de porchi:a cio che pareate Ore de bona porca. MI per Nr.ercurio n’anderete a cafis , e hint° ape prouarete (malamente per6) la fame, CT mated teui quelti moftazzi de porchi,C7 poi entrate in que)to facco,che grugniate Cr~ gridate,c7 fate la uoce de porchi,che fe facrificano. Et io dimmdei ro Diceopoli, done lei Diceopoli,uuoi to taro de i porchi f Di. Che cola huomo Megaricof Me. Venom a far facerOef Di. In che modo tie ne /tate! Me. sempre a’l fuogo incremo di fame. Di. Per Gioue ft gli NC la pitta. the fate altro megarefif Me. Cio the foleuamo, quando fi partifs’imo i primi Pali de la cita,cercauano the tofiamente morefila mo difkratiatamente. Di. Pretiamente feremo da li trauaglij. Me. de cola f the cola altrof Di. 0 Megarefe,in the modo fc uende it formitot Me. E coli in prezzo a cafanoitra,come t dei. Di. Tu porti de la rale Me. Non glifignoregiate uoi ad of it Di. Ne Me. Che aglij dicete troi t de quelli.,4 die uoi falcate add’, [p. 133r modifica]adofTo co’l ficone,come terreftri forzif 3 Di. dm porti dunquef Me. Porcbe da facrtficare.: Di. Ben dict.moitrami un poco. Me. F arto fono bellc:tafla, fe ti place 2 in clx mocd0 fono graffe,c, buone. Di. the cop e quefte Me. vna porca per Giour. che dicil donde uien la porcar Me. Da megara.ncn e quella una pored Di. Non,a’l mio giudicio. Me. Non e’lla graue uedere la incredulity di colluit nonji dice the egli a un porco ma piacendoti, guarda quesle fall meich fate con cipolla : Sc pea() none un porco a coftume Greco. Di. Cii a non fo the di hum°. Me. Per Diode° , to prnfi the’ifia qualch’un’huomo, uuoi to udir la twee? Di. si per dio. Me. Grugnifcelg prefto o porcella , grida 6 pefling furfante. un’altra uolta ti portere a cafa per mer curio. Pi. Coi,coi. Mr. CZyta.: t’ la pored. Di. 11 porco adego apporirei, egli a nodrito . la fud matrice a di cinque anni. Me. sapilo crrto che affomigliari y la mare. Di. ma nanche queffa C da jacnficare. [p. 133v modifica]the did fin chr modo f non c da racrificare. Di. Non ha la coda. Me. E giouane,ma accrefciuta uenira grandr,grafra,e roirl.ma fe la uuoi notrire , queao a Buono lao. go. Di. La fua ribeba c motto fimile a l’altra. Me. Ella c di qudla medefima madre,u padre: ma fe ella far ingrafrata c.1" ffieffa ne’I pet() , far un Ivor; porco da facrificare a venerr. Di. vn porco non fi facrifica a venere. Me. Non un porco vrnere fob de k dee,et la cars ne di qudir porche diuiene fuauifiima na frac). Di. Mangiali fanza la mare! Me. Per Nettuno anchora fenza padre. Di. dc mangiala piu uolentirrif }ie. Quello tutto,che gli dai,dimandagli un poco. Di. 0 porco,6 porco. Fi. Di. mangitu de’l rime? Fi. coi,coi. r . Di. Poi d’i fighi fibaleif Fi. coi,coi. Di. the f mangitu i fighit Fi. Coi,coi. Di. Molto acutamente bai gridato a i fighi portal( fuora di fighi a i porcelli. ne mangiarano cane Car o.ci cbe gui/a gridano 6 dio Heroic. e d’onde urngono [p. 134r modifica]uengono quefti porcelli f o come ntangiano r 1114 non anchora banno maniac) tutti ii jichi. Me. to n’bo riceuuto uno. Di. Per Gioue, (ono ciuili quefte beffie . per quanta i porcdlli f di fu. me. ono di quefli doi per una pills d’agtio,quefto at tro poi,piacendoti per una tbeni,e di pie. Di. Tie uttoi che’l comprif me. 0 Mercurio Facendere, the io uendi mia moglig coJi,e mia madref D’ondefri o buome Mc. mercante de porebi,da Megara. cal. to ti ntoftrer6 the peal portent: fano de nut mici,CIancbe tu. Me. Quefto accade di nuouo,che mi a prineipio d’un maranno. cal. Piangenio megaregerai . non metterai giu farce Me. Diceopoli,oiceopoti, fon alp/Nato. Di. Da cut f de egitf Me. 0 neat edlii. Di. Non cbtuderete le porte i i calunniatori! che int parar dimo ilrifanza floppino? cat. Non ti moftrere io the fond de Muriel?’ Di. ’rte piagnerai, fe in altro luogo non uai d catuni niare. Me. the male c qua) in Atenef Di. sta in (emetic) 6 megarefr.a cbc prccio bai urn. dud [p. 134v modifica]- • duti ii porcbi,piglia agli , Cr (prat fall, CJ alegratene me. ma certamente non e de la parria. Di. Lafciami it faaidio a me de gli altri . 6 poreelli approuate anchora fanza padre, dar a dolP it Li fi alcuno ue ne da. co. Qltetio buomo r molto auenturofo. non bai fen• tito con the con figlio,c7 deltheratione ei proms de.l’huomo pigltara it frutto fidendo , e Pot° foro.Et fe alum Ctffia ul entrant,6 alcwro altro calumniatore piangendo , 6 alcutt’aitro rnA gannatore,nanchr ti ofenderanno, ne 4 te Pre pie it largo figio forbini:ne farai fcactato da clod nimo,c7 bauendo la lurida ueae trapalcierai.C1 Hiperbolo 73011 *outran:Jai t’empira d’accufitit tioni.ne uenendo in faro urnini i te cratino,toz fo con un piaogliefi , ne it poltron Artentone, motto ueloce a la mufica the sti dt poltronerie Otto le lafene di fuo padre T raga/Co, ne anchoe ra Lifiirato te cattillent ford con nituperio de colargei, pieno di gaiofarie,e fielrrit‘i,cbe pa ti fie freddo fame ptu di trcnta giorni di clan [curio mfr. He. sapilo Hercole:bo facto ii calk malamentr:mete ti giu Onenia chetamente ti pulegiolo , uoi the fete fenatori Thebani , enfiate it culo ne,con le piuc d’offo. Di. A i corm. non ufrikono idle d.t It Porte onde 41: Arlo [p. 135r modifica]!ono notate tali beaie ne la porta di cberideo? facendo romor cotale? Be. Per ’Loaf° 6 grail* holyte . da Thebe flicando da le mie Falk harm° gettato in terra i Mori del pulegtolo.hor fel ti place compra qualche cola di quellt ch’io porto,O balle, o locufte. Di. Di gratia ueotino diuoratore di pane the porti tu? Be. ciafcuna cofa,che C buona d i Deotil fe►plicemm te,ortgano,glacone,pliatin , tbriallidi , anedre, Di. come piogia di ucellt fei uenutone la piaccia? Be. Porto de le oche,lepori,uolpi, forzi,echini,alus aquatici,anguille copaide. Di. Tu che porti un pefce giocondtl3imo,dami 14 mia falute fe haianguille. Be. Donna da It cinquata copaide giouani, uicni the fei grata a l’holpite. Di. 0 cariflima [et uenuta,gia molto tepo deliderata da gli trnmafrarati cori,amata da morico.regaz zi portatemi la gradicella, it folic . uedete ferui un’anguilla ottima che utene , gia fei anni deliderata,falutatela figliuoli. io ui data li car= boni, per amore di queita albergatrice . panda dentro:e non fuffe gia morto fenza to arra°. • Be. 11 precio di coact come faro? Di. La darai per if tributo del foro.uenditu anchor afire cote dimilo. Be. [p. 135v modifica]te. undo di tutto. Di. Hor per quanto portarai to di qui in Li 41tri car jai? Be. Quell° che a in Atene,ne la Beotia non i. Di. condurai dunque de le Afie falarice , ottero low lagena. Be. Afie,6 lagenefelle forma li.ma quell° the apreJTo di noi,nott motto Di. SO ben dunque. mena fuori ii calumniatore come fufli una lagena. Be. rer si6 . Num’) guadagno guido uia , the i come /imia pieno di melee aautre. Di. Nicearco uiene qua e moilrami wta cofa. Be. Egli c piciolo. Di. Egli c tutto peftifero ueneno. . Ni. Di the folio queue robe? Sono mie,ri fono ancho da Tebe per clout ’ Ni. Bt io ti moarere quelle hofili ferite. Be. come hai unto male bai guerregiato con gli wilt! Ni. Ti moarer6 ancbora quefte. Di. the ingiuria fattaf Ni. cià ti dire per amore de circonftanti , the da i nemici induci floppini, e bontbaci. Di. Le mosiritit per quefii? Ni. Qurfii abbrufciaran larfinale. Di. L’arfnaleit floppinot Ni. credolo. Di. [p. 136r modifica]Di. Ache modot s’unBeotico pone nil tile, to tnanderei ne to ars finale ,offiruando per un canaletto it gran nos rea,c7 fuogo un tratto piglia le naui, le naui vifflenderanno ardentemente. Di. o pegbno fcelcrato tuoilpienderino per fioppia no,C7 per it Wet Ni. 11 giuro. pi. Ti piglio per it cauezzo , dami una corda , cbe to uoglio legare , ci portare come lagena,a cal cbe portandolo non to facia rompers it porta:e te. co. Lega bone o ottimo la mercantia d l’bojpite,a chel portante non la rompa. Di. Di cia ne bo cura,imper6 cbe ei ud mormoranclo non fo che,e da niente,C c netnico a li dci. co. che mai bauera bifogno di effo Di. D’ogni parte fern buono uajó,tazza de mall, tea ftimortio d’accufationi,rnottrator de rei,candela= ro,cr gotto c14 turbare it tutto. CO. A cbe modo fi perfuadera demo ufar tat tiara per cafa che fempre Pi *tint° in qualcbe cofa. Di. ugli c forte,6 COMpagno,ne mai ft rompera,ana chora cbe egli /la attaccato con i piedi in fu. co. cia ti conuiene. Be. voglio nietterlo giu. co. 0 bolpite fratello metal° giu , cT pigliandola poi to proponerai done uitoi per calumniators ad [p. 136v modifica]ad ogni cola. Di. .A pena che ho legato malamente quell() fcclera. to Beotio,c Iteualo , piglta la lagerta. De. ifmetzico chiappalo per i tciticoil , e portalo , e fia ben cauto. in tutto porterai niente di buono, nondirneno altnanco guadagnarai , portando d carico . e farai auenturato per rijpctto de ea. luttoliatori. Non. Diceopoli. Di. the c quetlo f the mi chianti tuf Non. wiper° the Lamaco ha commandato, the to an• char partecipi di queaa drachma ne i facrtft. partecipa de le tordelle : pot ha la. fctato,che un’anguilla copaida de tre drachm fi compraffe. Di. Quaie a peat) iamaco da ranguine Non. vdbuomo grauc , bizzaro, forte,gagliardo,il quale fquaJfa la Gorgonalua, uolgédo le tre Xt. brofi crifte. Di. Non per Gioue. cbe f egli mi deffe a me it fcuto, lo farei [quaffire le critic ne li falfaneti:ma fel gridage chiamarei gli edili , to pigliandomi quejta imprefa,me ne uado lotto fale de li tordi, CT copfichi. CO. Hai uiao oh,hai oh, city l’huomo prude!. te,e fauio , facendo patto di far buona merean. tia.cir la quale alcune cafe fono utili nc la cafa,a1 cunt altrc ancbora fono da mangiarc trpidc.it co - L itui [p. 137r modifica]ffui dato ogni belle IPontaneo.non pigliarO mai in cafa l.t guerra, ne pretTo di me alcuno toll mai camera armodio,qual rota fa l’buomo • embriaco quaie ha corrotto tutti qurlli cbe fa ceuano bent,bauido lui operato cialiuna cola ma lamente,c7 bauendo gettato uiae Marfa ogni co fa,C7 rombattuto , onde nrJTuno l7ta mai itunta. to,piglia, beue, fedi giu , piglia gnat potione. abbrufriaua pall? motto impetuofinnente gettaua ne’l fuogo ii nosqro uino , It uigne , eta ne la cena c motto puio,che ha gettato It venue in fr. gno mina lc porte. Di. 0 pace arnica de la (vita Venere , cr de le dilette gratie,bauendo si bet lap , doue tanto tempo fei ftata n’afroffa ? in the guifit alcun’ amore amic doi guidandone , ne rondura, amore dico come depinto,hauendo la bells corona f bai forfi pen= fato,ch’ioJia urcchietto f ma re io ti pigliote lo faro tre uolte.printamite fan:id leg° folco de la uignctta,poi apregb di none piste de fighetti:poi cerco, d cerco quefto ueccbietto gli ponera le oliue. ma aggiungetemi anchor me da rid. 4 k Neomenie. Fri. Vdite popolo,che betide i facrificil fictido la pa tria.colui the beurra it prima ,bauera la pazetta di Ctelifone. Di. 0 giouani,6 donne non bauete intefo ? cbe facete uoi,nonudite it preconefate bogliere,arroftite, f uolgete, [p. 137v modifica]tiolgete , tolete uia k lepori , presto preflo fa ceteui de le corone, portami jpeti cbe io clar6 :e tordelle. Co. Laub io tt buono cii filio, et phi tl conuiuio et it paltegiare ji gle faro to prejente. Di. Riche coji , poi cbe Lucie ueduti ii tordi fixdatif Co. Penp cbe to dici here. Di. Cbe fi iPragi it fuogo. Co. Oditu quanto cuocbejcamente, fiiperbamente, cenatoriamente egli c feruito Ag. Oime infelue. ’Di. 0 nercole chi c „ _ Ag. L’kuoma mf elite. Di. Std fopra di te. Ag. 0 anticifiimo : imperoche hat Id pace tufrio,mi furami la pace almanco per cirque anni.

Di. Che bai patutof

Ag. Da Fula mt pigilarono i Beotii. ’Di. 0 tre uoltc Infelice,bor fei ueituto di bianco? Ag. Per Gioue,peroche mr notrivano in ogru tibo. Di.. Poi,cii cbe bai bilbgnof Ag. Ho perfo gli occhij piarigi’do i bout, fe bai ra di Derceto Etlafio,ungemi prefto di pace gli ecchij mei. Di. 0 agricola,non fon io it publicante. Ag. Nor di gratia,ft hamar’) gli bout in alcun modes .Di. on bilagnd:ma piagni 4 quelli di Fatah ). Ag. [p. 138r modifica]fig. Di gratta fammi gbiozzare qua Una gbiozz,d di pace ne’l ualetto mio. Di. Nanche una gbiozza. ma parten.loti teatuierai piagnere in Jiro luogo. O►►e infelice,i mei aratori buoui. Co. L’huomo ba trouato alcutta cola dolce e buctia dafacrificamer no nii pare uolere dar a nelTtno. Di. Ponimi quit ric Ic uifccrc dcl micic, e cuccimi de le fepie. Co. Hai udito it minacciare? Di. Arrosiite Co. Mi farai morir me di fame,C7 li uicini.per rodo re udendo parole di cafe eofi fatte. Di. Arroftite queue cofe,latele ben gralle. Par. Diceopoli. Di. quello ? quellof Par. Nrn terra /pro tc ba mandate qucile carni da nozze fig. Di. Halatto bene,tinglia elm fefia. Par. Ei uoleua,cbe in ueee de la carne metefli ne ballro un gotta di pace : acioche rgli non guera regi , ma fend° ficuro in cafa ,polLt flare eon ffla fi)ofit. Di. Porta, porta ilia It Emil, e non me le dare: into perochc no it ne daria per mac dracbme.ma eke i quad? Par. La Promiba,la pale fccretamente to Ionia dir pattro parole. f y Di. [p. 138v modifica]Di. Hor che dici 6 dei come e da ridere queila pre’ gbiera de la ninfa, de la quale efa mi prega , cbe uorria gouernare le pudende parte de’l fiofo fuo, porta qua la pace, che ne uoglio dar a lei fola: perche c donna,en5 e degna di guerra:tien foito la piadena dötta. Sai in cbe guifa quefto fi Dirallo a la , quando i foldati fono numex rati,che di none ells unga 11 membro de l’huomo fuo. Porta uia la pace , porta it boccale , cb’io metta dentro i1 uino da facrificare. Co. Certaniè-te coftui tenendo graui le fitpercilia,ah frettafi per annociarne qualcbe cop graue. No. 0 fatiche,6 guerre,6 Laniacbi. La. Chi baste ei le pone armate di ferroe No. I foldati cötnandano,cbe boggi preflamente le fa cii aguati, fe piglij gli abnetti e le celate:c7 cbe s’o/Jerui lo impetuofo ne le incur fioni,imperoche lotto li facrificii one un certo to ha auifito, che i latroni Seotii ne uogliono a/ Pharr. La. 0 foldati piu cbe buomini da bene. Di. Non fono quefte cofe alpre e graui no mi a lex cito inanglare 6 effircito bellicofo Lamacaico. La. 0 mifero,bertegitu me? Di. V uoi to cabattere c5Gerigeche ha quattro trild La. 0;me,onne,the auifb me ha data ilprecone Di. oime,oime,cbequello che occorfofn5cialomi quaicbe cola? No. DiCeOpal. Di. [p. 139r modifica]Di. CU glk No: V a a cena,prellamat piglia la cel?a,e la bocca■ la,imperocbe it facerdote di Dionifio ti mada chiamare ma corre , perà adefTo non cenare. the tutto cio ut t: apparecchiato,lettice,tauole,cofiie. • ni,letti,corotte,unguEto,bellaria,meretrici,amyx li,fugazze,fefamati,itrij,faltatrici, le inamorata di Hrrinodio,beVema uien preftiflimamente. Di. Certamente tu pingeui la grande Gorgona ,farif uia,C.r dam parecchij la ma. La. Regazzo,regazzo portami fuora la ’porta. Di. Regazzo,regazzo porta qua le ciftr da me. La. Regazzo portami la fide CX le cepolle. Di. Eta me le particelle mie,perciothc le cepolle mi Portami una fetta di remold° uecchio. Di. A me ancbora:cb’io to La. Portami qua 1a penna de la celata. Di. Et a me le faffe CY le turdelle. LA. Qttetla Bella penna biancha di pagere. Di. E motto buona la carte di riga. La. Huomo,nonmi bertegiar k mie arme. Di. N5 uuoi tu buomo guardare nattcho i mci dordif La. Porta fuora it :tap de i tre coni. Di. Eta me un catino di cone leporina. I. I uermi tni ’Jarmo mattgiati i coni. Di. Nanti la cena bauento mangiato le trippe. La. Huoino,n5 mi uuoi tu parlor? Di. [p. 139v modifica]Di. Ni3., the io c5tendo co’l ragazzo gia un pezze; uoi to far pace 17 almettelo a Lantaco,cbe dolce o le locufle,6 r dordif La. Oime,come fei ingiumfo. Di. Ei giudica le locuie pin prr/lo. L4. Reg4ZtO,reg.IZZO)XVia la land , Cr portard fuora. Di. Rrg.ttzo,regazzo,piglia et porta ciu;t le triple, La. Portala,cbe la cauaremo fuori de 1.1 guagiiia,tied ne,tira regazzo da la tua bands. Di. E tu tier] di (pa regazzo. La. Porta fuora regazzo rl triple d4 rorui /cute). Di. Et tu porta fucri i mei pani ben cotti. La. Porta fuora it corgonoto cercbio de? icuto. Di. Et tu dammi it cercbio Tironoto de is fugazzd. La. Qrfello largo non c ridicule a glr huomini! Di. Ozaa fugaccia non i ire mpre dolce a gli Nod mini Batts giu de l’aglio ferro io urgo it urea chi o a fugire di patina. Di. Butta giu de’l miele, CT (meth) manifelo urea cbio.io uoglio ben dm pidgin quelio La171.1C0 di Gorgair0. La. Porta qu‘i regazzo da guerregiare is coraccia. Di. Portalila,C7 a me it boccal 4111 vino. La. Cnn gut n’anderó contra li nemici. Di. Con quesio andere contra li combattitori.

[p. 140r modifica]

La.
O regazzo lega i letti ne'l scuto. e io medesmo portarò la sporta.
Di.
O regazzo lega la cena ne la cista, et io piglierò la cappa e io me n'anderò.
La.
Piglia e togli suso il scuto, regazzo vallo à torre. Il nevica, cancaro, cose invernali.
Di.
Piglia e togli suso la cena, cose da far collatione.
Co.
Andate homai alegrandovi a la militia, cosi si va per la via eguale e diritta. Costui beurra sendo coronato, e tu piglierai il fresco, e costui dormirà con una bellissima meretricula, de con la mano gli turnera a ben la bestia.
Puostu ò Gioue ammazzare malamente quello Anatimaco di Pscade Poeta, compositore de canzoni, sempio parlatore, il quale, ò pouero me, dando i Baccanali, me hà fatto stare senza cena. io'l vederò anchora d’una sepia batter bisogno: ma gli possa andare via quella marina arrostita, boglie te, giacente fu la mensa, e s’eglila vorrà pigliare, un cane morsicatolo, se ne fuga uia.
Tal disgratia a lui stesso avegna, poi ancho un’altra magior la notte. che havendo la febre, cavalcando se ne vadi a casa, e che un’embriaco, il furente Oreste, gli dia alla testa. e egli volendo pigliar un sasso ne le tenebre, pigli un stronzo fresco ne le sue mani: e havendo’l marmore impetuosamente corri, e fallando dia adosso a Cratino.
No.
Servi, che ne la casa di Lamaco sete: aqua, aqua se [p. 140v modifica]rcaIdi ne’l paroletto : pareccbiate lenzuoli,empi4 ftro,cofe dt lava, lampadio da legar la piaga. circa la cauiglia de la gamba fe e ferito Cbuomo, de la paltficata faltando per la foffa,C.7 la cater. cbia riuoltataleli a diuenuta roffit,c7 egli fe

rotta la teaa cafcato fopra una pietra, ei bit get tato ui.t la gorgona fito fcuto. L’auantatore caduto fu le pietre, dente facetta egli tat gran pianto a la fua perm dicido, 6 chiaro occhio tnio fultinta uolta e adeffo clito ti uego , perdo mia luee,n5 fon io piu quello, !mad° detto ques fie cofe,egli baura lotto celala, e fe ne leu6 corfe incontra d li fugitiui , agitando fipando i latroni con la Lancia Eglie qui, apri la porta. La. Oime,onne queue paponi mei fono mortali, pos tura me chi° ntoro , percofro da la netnica cia. Qgello di the tutti fe lamentata, a me uerni piangolente . Se Diceopoli me uede impiagato, molto fe ne riderit. Di. Oinze, oime, queat poppe fono duce conic un porno codogtto, 6 mamelle aderate bafciatemiun poco dolcemente,cacciatami entro la lingua e di fuori,a io it primo ho guitar° quego La. 0 infelicity grande de mei mali,o ferite, oime, oime afittoje. Di. Sta in ceruello,e di &ions uoglia , ategrati Laucbetto. [p. 141r modifica]

La.
Son di mala voglia.
Di.
Et io ho affanno.
La.
Che mi conturbi tu?
Di.
Che mi mordi tu?
La.
Povero me, la scaramuccia, e la grace concursione.
Di.
Qualch’uno ha cercato le comparationi de libami.
La.
Oime, oime, Peone Peone.
Di.
Peonia adesso non si ritrova.
La.
Pigliatemi, pigliate le gambe mie, oime pigliatemi ò dilettissimi.
Di.
E voi pigliatemi ambedue in mezzo de la caviglia, ò dilettissime.
La.
La testa mi duole percossa da la pietra, le tenebre mi offuscano.
Di.
Et io voglio dormire, e dogliomi, e le tenebre mi offuscano.
La.
Portatemi fuora in quello di Pittalo con l'Apollinari mani.
Di.
Portatemi a li giudici, dove è il re, datemi l'olla mia, ò la pelle in premio.
La.
Alcun mi ha cacciato la lancia per le ossa, onde ne piango io.
Di.
Vedete voi questo luogo vacuo?
Di.
Tenella e Callinico.
Di.
Tenella se pur ò vecchio dici Callinico io ho pigliato la tazza, da devere il puro liquore.

co. [p. 141v modifica]co. Tendla dunque o grnerofo partici pigliando prenno. Di. scguitrmi uoi cantando o TeneIla caltinico. co. Piacendoti ti figuirenco, cantando larco, e cat, linico T ettella. II fine de tAcarne.


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