Chi l'ha detto?/Parte prima/69
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§ 69.
Schiettezza, verità, bugia, simulazione, ipocrisia, adulazione
Secondo quel che dice la Bibbia nel versetto:
1561. Ex abundantia cordis os loquitur.1
1562. La parole a été donnée à l'’homme pour déguiser sa pensée.2
I Mémoires di Barère (1842, to. IV, pag. 447) attribuiscono questa poco morale sentenza a Talleyrand, il quale l'avrebbe detta all’ambasciatore spagnuolo Izquierdo, quando questi cercava di rammentargli certe sue incomode dichiarazioni; altri, per esempio l’Heine (Ideen. Das Buch Le Grand, XV) l'attribuisce a Fouché, il quale condivide col Duca di Dino l’onore di molte fra queste attribuzioni; altri ad altri, cosi Carlo Matharel de Fienne scriveva nel Siècle del 24 agosto 1846, annunziando la morte di Harel già direttore del teatro della Porte Saint-Martin: «On cite de M. Harel une quantité prodigieuse de mots spirituels et mordants. En général, il avait l'habitude de mettre ses originalités sur le compte des gens connus et acceptés comme gens d'’esprit. Il prêta longtemps à M. de Talleyrand ce mot devenu si célèbre: La parole, etc. Il l’a revendiqué depuis, et nous le lui restituons avec empressement.» Invece il motto non è, nè di Harel, nè di Heine, nè di Talleyrand, e più giustamente potrebbe dirsi di Voltaire che veramente scrisse (Dialogues, XIV : Le chapon et la poularde): «Ils [les hommes] ne se servent de la pensée que pour autoriser leurs injustices, et n’emploient les paroles que pour déguiser leurs pensées.» In ogni modo anche per Voltaire, se nuova era la forma di cui egli lo rivestiva (forma probabilmente scelta per parodiare la risposta di Pancrazio a Sganarello nel Mariage forcé di Molière, sc. VI: La parole a été donnée à l’homme pour expliquer sa pensée), il concetto restava sempre antico, poiché prima di lui, per tacere di altri molti, Dionisio Catone nei Distici (IV. 20), aveva detto:
Perspicito tecum tacitus quid quisque loquatur;
Sermo hominum mores et celat et indicat idem.
1563. Vitam impendere vero.3
1564. La verità nulla menzogna frodi.
La verità può dirsi anche sotto forma scherzevole, in modo da rendersi più tollerata e gradita; anche Orazio si domanda:
1565. Ridentem dicere verum
Quid vetat?4
1566. Veritas in omnem sui partem semper eadem est.5
1567. On affaiblit toujours tout ce qu’on exagère.6
Pur troppo la verità non a tutti piace, e chi la dice in ogni circostanza deve prepararsi ad avere molti nemici, perciò si suol ripetere che:
1568. Obsequium amicos, veritas odium parit.7
1569. Si je tenais toutes les vérités dans ma main, je me donnerais bien de garde de l'ouvrir pour les découvrir aux hommes.8
1570. Quid Romæ faciam? Mentiri nescio. 9
1571. Amicus Plato, sed magis amica Veritas. 10
Poco più sopra ho nominato Pietro Aretino il quale, a dirla schietta, con la verità poco avrebbe che fare, e ho accennato ad un’impresa da lui suggerita. Ma sua è anche quest'altra:
1572. Veritas filia temporis.
La verità figliuola è del gran Tempo. |
1573. On doit des égards aux vivants; on ne doit aux morts que la vérité.11
La verità non si vada però a cercare nei cimiteri, poichè
1574. Non crepa un asino
Che sia padrone
D'andare al diavolo
Senza iscrizione.
1575. Lasciate il prossimo
Morire in pace,
O parolai,
O epigrafai,
O vendi-lacrime
Sciupa-solai.
La forma più eletta della verità è quella che adopra:
1576. Liberi sensi in libere parole.
1577. .... A franco
Parlar risponderò franche parole.
E cosi parlava il Petrarca che nella Canzone ai Grandi d’Italia (XVI dell’ed. Mestica, str. 4) diceva:
1578. Io parlo per ver dire
Non per odio d'altrui nè per disprezzo.
1579. J'appelle un chat un chat, et Rolet un fripon.12
Che la sincerità sia cosa rara, lo penserebbe anche il Salmista per il quale
1580. Omnis homo mendax.13
Nulla dunque di più comune della bugia, dappoichè:
1581. Non è sempre d'accordo il labbro e il core.
1582. Se, come il viso, si mostrasse il core.
1583. Ben s’ode il ragionar, si vede il volto;
Ma dentro il petto mal giudicar puossi.
Ma già le non s’hanno più a chiamare bugie, bensì
1584. Spiritose invenzioni.
Il cinico consiglio
1585. Mentez, mes amis, mentez.14
1586. Se non è vero è ben trovato.
È frase proprio italianissima, tanto che anche i nostri buoni vicini, francesi e tedeschi, la citano tale e quale, e tutti la capiscono. Non se ne conosce la origine precisa: quella supposta dal Büchmann e da altri che la vogliono cercare in certe antiche versioni del Don Quijote non regge. Nei Marmi di Anton Francesco Doni (di cui la prima ediz. è del 1552) si legge nel Ragionamento Quarto (ediz. di Firenze, 1863, pag. 76): «Fatti pure in là, non mi toccar con essa; se non è vero, egli è stato un bel trovato.» Ma io credo che pure il Doni non facesse che riferire una frase già proverbiale ai tempi suoi. Anche Giordano Bruno nell’operetta De gli heroici furori, di cui la prima ediz. ha la data di Parigi, 1582, nella parte II, dial. III, fa dire a Laodonio: Se non è vero, è molto ben trovato.
Il bugiardo ha bisogno di un’eccellente memoria per non tradirsi ed aver sempre presenti le menzogne raccontate: quindi la sentenza latina, quod vulgo dicitur:
1587. Mendacem memorem esse oportere.15
1588. Venerabile Impostura.
1589. L’hypocrisie est un hommage que le vice rend à la vertu.16
1590. Nos vertus ne sont le plus souvent que des vices déguisés. 17
massima che egli pose come epigrafe alle due ultime edizioni delle Refléxions ou sentences et maximes morales fatte lui vivente (1675, 1678). Ma queste sono cavillosità di un ingegno che si compiace nei sofismi, e il fatto sta invece che l’ipocrisia fu sempre in odio a Dio e agli uomini. Il Nazareno la fulminava nel Vangelo con la invettiva:
1591. Væ vobis Scribæ et Pharisæi hypocritæ: quia
similes estis sepulcris dealbatis, quæ a foris
parent hominibus speciosa, intus vero plena
sunt ossibus mortuorum, et omni spurcitia.18
A costoro egli pure diceva:
1592. Hæc oportuit facere et illa non omittere.19
Una delle forme spregevoli della ipocrisia è quella di chi macchiato di ogni vizio va battendosi il petto e predicando la virtù; ed è ad essa che allude il motteggio fiorentino:
1593. Più santi che uomini da bene.
«Qui in Firenze il canonico Michele Dati era solito dire che si trovano più santi che uomini da bene; e voleva dire che ci sono assai ipocriti, che fanno il santo e il devoto, ma internamente sono peggiori degli altri.» (Dati, Lepidezze, Firenze, 1829, pag. 41).
Ma ci sono molte altre forme, meno odiose, di transazione con la nostra coscienza e il culto delle apparenze, forme che si rendono vie’ più complesse al tempo nostro, chè
1594. Il nostro è secolo di transizione e, quel che è peggio, di transazione.
C’è dunque la transazione con gli scrupoli religiosi, quella che avrebbe suggerito al Gran Re le parole:
1595. Paris vaut bien une messe.20
Nel senso medesimo i Francesi amano ripetere la frase famosa:
1596. Vous m'en direz tant.21
1597. Ma voi siete cristiane, o Maddalene!
Foste da’ preti a scuola.
Siete moderne! avete ne le vene
L’Aretino e il Loiola.
Anche di coscienza più elastica, e di stomaco più forte era quel Cipio, di cui presso i latini era passata in proverbio la risposta:
1598. Non omnibus dormio.22
C’è finalmente la transazione politica, per la quale abbiamo l’ironico plauso:
1599. Viva le maschere
D'ogni paese.
A molti impostori, che vanno speculando sulla credulità e sulla dabbenaggine umana, potrebbe applicarsi il detto classico degli
1600. Àuguri di Cicerone.
che non potevano guardarsi in faccia senza ridere gli uni degli altri, ma meglio dovrebbe dirsi gli aruspici di Catone: Cicerone infatti nel trattato De divinatione (lib. II, § 24) dice: «Vetus autem illud Catonis admodum scitum est, qui mirari se aiebat, quod non rideret haruspex, haruspicem cum vidisset.» Nota che Cicerone nel De Natura Deorum (lib. I, § 26) ripete lo stesso detto, senza fare però menzione di Catone, con le seguenti parole: «Mirabile videtur, quod non rideat haruspex, cum haruspicem viderit; hoc mirabilius, quod vos inter vos risum tenere possitis.»
Parente molto prossima dell’impostura è l’adulazione, contro di cui fu detto:
1601. Détestables flatteurs, présent le plus funeste
Que puisse faire aux rois la colère céleste. 23
1602. On ne loue d’ordinaire que pour être loué. 24
1603. Lui sfolgorante in soglio
Vide il mio genio e tacque.
E a proposito di simulazione, dissimulazione e vizi affini, ecco alcune belle massime spigolate dalla stessa classica raccolta del duca Francesco de la Rochefoucauld (n. 1613, m. 1680):
1604. La vérité ne fait pas tant de bien dans le
monde, que ses apparences y font de mal.25
1605. Nous aurions souvent honte de nos plus belles actions si le monde voyait tous les motifs qui les produisent.26
1606. On n'est jamais si ridicule par les qualités que l’on a, que par celles que l'on affecte d'avoir.27
1607. Rien n'empêche tant d'être naturel que l'envie de le paraître.28
La penultima di queste sentenze è meglio espressa nelle parole di Giacomo Leopardi:
1608. Le persone non sono ridicole se non quando voglion parere o essere ciò che non sono.
Note
- ↑ 1561. Quando il cuore è pieno, la bocca parla.
- ↑ 1562. La parola all’uomo è stata data per nascondere il pensiero.
- ↑ 1563. Spendere la vita per la verità.
- ↑ 1565. Che cosa vieta di dire la verità in forma ridente?
- ↑ 1566. La verità è sempre la stessa in ogni sua parte.
- ↑ 1567. Si indebolisce sempre quel che si esagera.
- ↑ 1568. La condiscendenza genera gli amici, la verità genera l’odio.
- ↑ 1569. Se io tenessi chiuse nella mia mano tutte le verità, mi guarderei bene dall’aprirla per rivelarle agli uomini.
- ↑ 1570. Che cosa farò a Roma? Non so mentire.
- ↑ 1571. Platone è mio amico, ma sono più amico della verità.
- ↑ 1573. I vivi hanno diritto a qualche riguardo: ma dei morti non si deve dire che la verità.
- ↑ 1579. Io dico gatto al gatto e briccone a Rolet.
- ↑ 1580. Tutti gli uomini sono bugiardi.
- ↑ 1585. Mentite, amici, mentite.
- ↑ 1587. Al bugiardo occorre di avere una buona memoria.
- ↑ 1589. L’ipocrisia è un omaggio reso dal vizio alla virtù.
- ↑ 1590. Le nostre virtù sovente non sono che vizi mascherati.
- ↑ 1591. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, poichè rassomigliate a sepolcri imbiancati, che di fuori appaiono belli, ma di dentro sono pieni di ossa di morti, e di ogni sporcizia.
- ↑ 1592. Queste cose era d’uopo di fare, e quelle non omettere.
- ↑ 1595. Parigi vale bene una messa.
- ↑ 1596. Se me la direte tutta!
- ↑ 1598. Non dormo per tutti.
- ↑ 1601. Odiosi adulatori, voi siete il dono più funesto che la collera divina possa fare ai re.
- ↑ 1602. Ordinariamente non si loda altrui che per esserne lodato.
- ↑ 1604. Non è tanto il bene che la verità fa nel mondo quanto il male di cui è causa ciò che sembra la verità.
- ↑ 1605. Tante volte dovremmo vergognarci delle nostre più belle azioni se il mondo vedesse tutti i motivi dai quali siamo mossi.
- ↑ 1606. Non si è mai così ridicoli per le qualità che abbiamo, come per quelle che affettiamo di avere.
- ↑ 1607. Nulla impedisce la naturalezza più del desiderio di mostrarla.
- Testi in cui è citato Bertrand Barère
- Testi in cui è citato Charles Maurice de Talleyrand-Périgord
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- Testi in cui è citato Voltaire
- Testi in cui è citato Molière
- Testi in cui è citato Dionisio Catone
- Testi in cui è citato Decimo Giunio Giovenale
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