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U
Ubaldino Ottaviano, 144.
Ulisse, nelle passioni e toleranze formato da Omero, 281.
Ungheria. (Vedi Malttia Corvino.) — Regina d’Ungheria, moglie del re Mattia Corvino, lodata, 201.
Unico (l’) o l’unico Aretino, Pietro Accolti, uno degli Interlocutori del presente Dialogo; suo sonetto sulla lettera S portata in fronte dalla duchessa di Urbino, 17.
Universal bellezza fa rivolger l’amante in se stesso, 300.
Un solo in molte cose preposto a governare, 256. — Un solo più facile a pervertirsi che molti, si prova con una similitudine dell’acqua, 257.
Uomo, che si può dir picciolo mondo, descritto, 291.
Uomo, sua proprietà e distintivo, 172. — Perchè dicasi odiare la prima donna con cui si sia mescolato, 182.
Uomini, sempre cupidi di novità, 1. — Si dilettano di riprendere, 2, 3. — Più bisognosi di tutti gli altri animali, 249. — Uomini belli alle volte degni di biasimo, 289, 290. — Uomini di grande statura, per lo più di poco ingegno e di poca agilità, 29.
Urbanità, cosa sia, 118.
Urbino descritto, 8, 9. — Sua Corte lodata, 19, 77, 168, 169, 241, 242. — Acuto detto del duca d’Urbino, 144. — Palazzo pubblico di quella città, lodato, 271. (Vedi Federico. Palazzo ec.)
Uso, sua forza, 8.
Utilità e bellezza vanno del pari, tanto nelle cose della natura, come dell’arte, 290, 291.
V
Vaccaro bergamasco. (Vedi Castiglio.)
Valore (il), e non la moltitudine de’ sudditi, rende grandi e felici i principi, 269. — Valore proprio dee considerare il Cortegiano, 95.
Vantatori due; lor detti, 28.
Vasi lessi ripieni di liquore, leggiadramente comparati agli uomini posti nei magistrati, 260.
Vecchiaia, comparata all’inverno, 74. — Ad una nave che si parte dal porto, ivi.
Vecchiezza verde e viva, lodata, 90.
Vecchi, lor natura, 74. — Loro industrie per parer giovani, 88. — Lodano i tempi passati, biasimando i presenti, e perchè, 73, 74. — Dannano molle cose, 75. — Loro sciocchi detti, 77. — Alle volte buoni musici, 88. — Da che debban guardarsi, ivi. (Vedi Viola.) — Quali esercizii debban fuggire, 278, 280. — Cose a loro disdicevoli, 283. — sensualmente innamorati, quanta degni di biasimo, 288. — Come debbano amare, 294 e seg.
Vendetta nobile, detto per ironia, 206.
Veleno, comparazione di esso con amore, 109. (Vedi Cicuta.)
Venere Armata, perchè con questo titolo fosse un tempio in Roma a lei sacro, 196.
Venere Calva, tempio in Roma con tal nome, e perchè, 196.
Veneziani, non ottimi cavalcatori, 37. — Portavano le maniche a coméo, 102. — Amichevolmente motteggiati, 127.
Vergogna nobile, propria delle donne ben nate, 176 — È gran virtù, 205. Da chi, e per ordine di chi, al mondo recata, secondo le Favole, 249.
Verità, il difenderla è officio di buon cavaliere, 204. — Dirla al principe sempre ed in ogni cosa è il vero fine del perfetto Cortegiano, 244, 245, 247, 280. — Quanto dovrebbe essere a cuore al principe, e quanto dovrebbe esso industriarsi per conoscerla, 266.
Versi. (Vedi Petrarca. Sannazaro.)
Vescovo di Potenza, proposto a farne un mattonato ad una stanza, 132.
Vestiti bene, seguiti dagli sciocchi, 100.
Vicende umane accennate, 281.
Viduità, vivente il marito, in che consista, 214.
Villani. (Vedi Nobili.)