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Discorsi di guerra/Capitolo IV

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Capitolo IV

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CAPITOLO IV


Lavori parlamentari del dicembre del 1916


I lavori parlamentari furono ripresi nella seduta del 5 Dicembre 1916.

La seduta si iniziò con un plauso all’Esercito e all’Armata pronunziato dal Presidente della Camera On. Marcora il quale glorificò la presa di Gorizia e gli altri brillanti successi militari che si erano avuti nel corso dell’estate.

A questo plauso il Presidente del Consiglio, On. Boselli, rispose con brevi parole (qui appresso riportate), dopo le quali fece senz’altro le comunicazioni del Governo:


BOSELLI, presidente del Consiglio. (Segni di vivissima attenzione). Il Presidente della Camera ha infiammato le sue parole, come egli usa, col patriottismo suo, sempre ardentissimo e sempre eloquente. Il vostro plauso ha associato alle sue parole l’animo tutto dell’Italia. I rappresentanti della Nazione mandano così oggi un’altra volta il loro saluto reverente ed augurale al popolo italiano che combatte. (Vive approvazioni).

Il Presidente della Camera ed il vostro plauso confermano un’altra volta innanzi al mondo l’intimità cogli Alleati nostri: quell’intimità che significa uguaglianza di idealità e unione di voleri per la definitiva vittoria. (Vive approvazioni).

Al suo saluto il Presidente ha unito il ricordo dei martiri, che scrissero con il loro sangue questa nuova [p. 90 modifica]pagina della nostra redenzione. Dallo Spielberg a Belfiore, e dopo Belfiore, con non interrotto martirio, a Trento, a Trieste, nella Dalmazia, l’Austria continuò ad innalzare le forche.

Iniquo e triste fato della storia austriaca questa spietata vocazione! (Vivissime approvazioni).

Ma questa spietata vocazione ispirò sempre la virtù italiana; quella virtù italiana che compie oggi il risorgimento e l’indipendenza della Patria nostra; quella virtù italiana che, tramandata alle nuove generazioni, assicurerà sempre l’incolumità della Patria, e, di fronte alla violenza e alla barbarie, eroicamente si affermerà combattendo per la giustizia o per la libertà dei popoli! (Vivissimi e prolungati applausi).


Comunicazioni del Governo



PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Presidente del Consiglio.


BOSELLI, presidente del Consiglio. Onorevoli colleghi! Il Ministero sorto in nome della concordia nazionale, secondo la patriottica ispirazione dell’ora fatidica in cui tanta storia si rinnova, rivolse massimamente le opere sue ad assicurare e ad affrettare la vittoria dell' Italia e insieme della civiltà.

Tale fu la consegna che con larga e pronta fiducia il Parlamento ci diede. Così interpetrammo il sentimento del Paese che tutto vive, pensa, palpita coi suoi figli e per i suoi figli i quali strenuamente combattono, [p. 91 modifica]gloriosamente vincono, eroicamente muoiono — del Paese che guarda con orgoglio al Re sempre vigile fra le armi e pronto sempre ad incuorarli arditamente — del Paese che, alieno dalle politiche schermaglie e dalle divagazioni infeconde, chiede a gran voce il compimento delle rivendicazioni italiane, la restaurazione del diritto delle genti e la riconsacrazione dei principii dell’umano consorzio oggi barbaramente violati.

Dei suoi figli combattenti l’Italia può essere fiera, fiera della sua guerra, fiera del contributo che le sue armi portano alla causa comune.

I nostri nemici colla formidabile offensiva nel Trentino, quasi contemporanea a quella di Verdun, nome ormai sacro al valore francese, si illudevano di conseguire la vittoriosa decisione della guerra. Ma il valore dei nostri soldati, la grande e serena energia del Comandante Supremo, che segnò una pagina memorabile nella classica arte della guerra, frustrarono il tentativo austriaco.

Il nemico fu dai nostri prodi trattenuto e a sua volta attaccato, e respinto; oggi egli è ancora affacciato alle porte d’Italia; ma stanno a guardia colà i nostri intrepidi soldati; ma le salde difese apprestate di contro all’invasore debelleranno appieno — se ritentata — la tracotante impresa. (Vivissime approvazioni).

Nè due mesi erano scorsi dal fallito assalto del nemico quando le nostre armate dell’Isonzo furono, con fulminea rapidità, lanciate ad affrontarlo ardimentosamente. Allora si superarono quelle che parevano insormontabili difese; e si strappò allora alla lunga usurpazione degli Asburgo, Gorizia, la città delle loro predilezioni [p. 92 modifica]superbe, la bellissima italica gemma. In altre vittoriose battaglie il nemico veniva ributtato più oltre nel Carso.

E intanto le armi nostre muovevano nella Penisola Balcanica da Valona e da Santi Quaranta a tutelare dalle insidie il fianco o le spalle degli eserciti alleati; insieme coi quali combattono, per liberare la Serbia e sostenere la Romania sempre valorosa, i nostri veterani del Carso, che testé ancora onorarono a Monastir splendidamente il nome d’Italia. (Vivissime approvazioni).

La nostra marina militare, infaticabile e audace, asseconda gagliardamente questa vasta e complessa opera di guerra. Essa si accresce di nuove unità atte a ben combattere e a vigilare; acquista nuove armi a difesa delle coste, delle città, delle industrie che si elevano sul litorale, e a tutela delle navi mercantili.

Il nemico non osa affrontarla in aperto cimento. Intanto essa insegue e caccia senza posa i sommergibili che colle disumane insidie infestano i mari; essa ordina avvedutamente e ininterrottamente scorta e protegge con meritata fortuna le nostre spedizioni militari a Valona ed a Salonicco, si avanza con frequenti ed ardite incursioni offensive fino alle coste nemiche. Essa, la nostra gloriosa marina di guerra, recò la bandiera italiana a Porto Palermo, all’isola di Merlerà, a Santi Quaranta; essa penetrò fino addentro alle opere della rada di Durazzo; e mostrò, una volta di più, col fulgido episodio del Canale di Pasana, di che sia capace la virtù di nostra gente. (Benissimo).

A provvedere di armi e munizioni i combattenti e a fornire anche gli eserciti alleati; ad apprestare idrovolanti per i visitatori coraggiosi dei propugnaco li e degli [p. 93 modifica]arsenali nemici; a popolare i cieli di nuove foggie di velivoli che assecondino le prodezze degli arditissimi aviatori; a munire di nuovi strumenti la difesa antiaerea, ferve in 2200 stabilimenti tra governativi ed ausiliari l’opera di un popolo di lavoratori che la mobilitazione industriale, rapidamente creata ed estesa, sprona con mirabile alacrità.

Alti, alcune volte altissimi i salari; e ad evitarne lo sperpero gioverà la previdente educazione del risparmio.

Pressoché il quinto degli operai (proporzione per verità ancora troppo scarsa) è formato dalle donne, la cui opera riesce abile, diligente, proficua. Onde, così nell’industria come nell’agricoltura, il lavoro femminile aumenta considerevolmente la nostra efficacia produttrice; e noi dovremo sempre più, con riforme molteplici e varie, tutelarlo e favorirlo.

Migliorarono progressivamente i servizi sanitari dell' esercito, mercè l' avvicendamento dei medici al fronte e la loro destinazione secondo le attitudini e la diversa cultura; mercè le nuove ambulanze chirurgiche, e la creazione di speciali istituti. L’alimentazione del soldato fu regolata con più rigorosi criteri scientifici, ed è ottima sotto ogni riguardo. Innovazioni opportune introdotte nel giudizio sulla idoneità ai servizi militari; riordinati gli ospedali di riserva; sempre migliorati i servizi della Croce Rossa, nei quali tanto possono le cure salutari e i conforti che diffonde la gentile pietà; provvidenze speciali escogitate per i malati di tubercolosi nell’Esercito anche in ordine alla redenzione antitubercolare del paese; ecco, in compendio, l'opera compiuta o disegnata in questo frattempo. [p. 94 modifica]Per gli orfani e mutilati od invalidi a cagione della guerra sovvennero pronte ed amorevoli le elargizioni e gli istituti della privata generosità. Il Parlamento vorrà senza indugio integrare convenientemente le disposizioni proposte dal Governo e già in parte recate ad effetto.

Si procurò di ottenere più esatte garanzie per una sempre più giusta distribuzione dei sussidi alle famiglie dei richiamati, a riparo degli apprezzamenti disformi e delle parzialità proprie dei partiti e delle clientele locali. Si affrancarono dalla tassa di successione le minori eredità dei caduti in campo.

Le pensioni di guerra, già più benefiche che in altri paesi, divennero meglio favorevoli alle vedove, alle famiglie più numerose, e sempre più soccorrevoli o ai figli e ai genitori, privati del principale e necessario sostegno. Si tolsero esclusioni o decadenze che la pietà umana non consentiva; si sostituì al rigore la benevolenza riparatrice; si agevolò e protesse il riconoscimento della prole; fu ammesso che nel fatale sopravvenire di bisogni non mancasse l’aiuto; venne allargato il provvido istituto dell’acconto; e le pratiche formali avviate a più spedita soluzione in riordinati uffici.

Notevoli eventi si sono succeduti dopo le ultime dichiarazioni del Governo sulla politica estera.

Il loro ineluttabile corso segna e rafferma la via dall’Italia deliberatamente intrapresa, e che noi manterremo, nella sicura fiducia che per essa giungeremo alla vittoria.

Il 27 agosto la nobile Nazione romena ha preso le armi per la liberazione dei fratelli soggetti allo straniero e pel compimento dei suoi ideali nazionali e si è volenterosamente unita alle Potenze che combattono la fiera [p. 95 modifica] lotta della libertà e della giustizia. Al valoroso popolo romeno che con animo invitto affronta le più dure prove, i più gravi sacrifìci, al suo Re, al suo esercito invio un fervido augurale saluto, cui sono certo si associerà calorosamente il Parlamento Nazionale. (Vivissimi generali prolungati applausi. — Ministri e deputati sorgono acclamando alla Romania).

Negli stessi giorni l’Italia ha dichiarato la guerra alla Germania. Le motivazioni del nostro atto sono a sufficienza illustrate nel testo della dichiarazione. Voglio solamente aggiungere come, sino dalla nostra entrata in guerra contro l’Austria, si prevedesse chiaramente, anche da parte del Governo germanico, che il prolungarsi del conflitto europeo avrebbe inevitabilmente condotto allo stato di guerra fra Italia e Germania.

Ne è prova la dichiarazione fattaci verbalmente circa la presenza di truppe tedesche frammiste a quelle austriache ed il fatto che l’accordo italo-germanico del 21 maggio fu concluso appunto nella previsione dello stato di guerra, dietro iniziativa del Governo germanico, per quanto l’accordo stesso, per la poca sincerità messa dall'altro contraente nella sua anticipata attuazione, non abbia potuto reggere nemmeno fino al giorno della dichiarazione delle ostilità.

Il Governo italiano ha prolungato per più di un anno, di fronte agli incessanti aiuti militari della Germania a sostegno dell’Austria, di fronte a numerosi atti ostili del Governo imperiale, uno stato di diritto che era in contrasto con lo stato di fatto. Ma quando tale contrasto divenne troppo stridente, abbiamo ritenuto che la nostra dignità, la necessità delle cose e i nostri doveri di alleati [p. 96 modifica] ci imponessero di troncare l’equivoco e l’indugio. (Benissimo! — Vivi applausi).

Nella stampa estera ed italiana si è molto discusso circa il futuro assetto dell’Adriatico, anche per effetto di un’attiva propaganda le cui origini rimontano a spiegabili manovre nemiche. (Vive approvazioni). Ma per noi e per gli Alleati nostri tale questione è fuori di discussione. (Benissimo!) L’auspicata vittoria finale ci assicurerà il dominio dell’Adriatico, che per l’Italia significa difesa legittima e necessaria (Vivi applausi) e che, senza obliare le giuste esigenze delle vicine nazionalità slave e le necessità del loro sviluppo economico, assicurerà parimente i diritti imprescrittibili della nostra nazionalità sull’opposta sponda. (Vivissimi applausi).

Noi prevediamo ed auspichiamo un avvenire di operosa, fiduciosa e cordiale collaborazione dell’Italia con la Serbia e col Montenegro nel campo politico ed in quello economico. (Commenti). La restaurazione di quelle valorose nazioni, insieme a quella del Belgio, costituisce uno scopo nobile quanto essenziale della nostra guerra. (Benissimo!).

Coll’invio di un contingente di nostre truppe a partecipare alla impresa di Salonicco, rispondemmo al concordato programma della perfetta unità d’azione cogli Alleati nostri.

Abbiamo per tal modo recato pure alla Romania quell’aiuto fraterno che era in poter nostro di darle; e, in pari tempo, con questa spedizione, l’Italia ha manifestato e confermato il suo proposito di tenersi sempre presente allo svolgimento ed alla soluzione di quei problemi balcanici e mediterranei da cui dipendono vitali [p. 97 modifica] suoi interessi politici ed economici, e che sono connessi cogli eventi militari in quelle regioni. (Benissimo!).

Gli interessi mediterranei dell’Italia furono sempre oggetto della vigilante nostra attenzione. L’Italia è Potenza essenzialmente mediterranea; nel mare è la sua strada e il suo avvenire. Non cerchiamo predominio, ma solo l’equilibrio delle forze, condizione necessaria di pace e di prosperità. L’Italia forma sempre un elemento di sicurezza e di stabilità. Abbiamo ferma fiducia che l’assetto internazionale che risulterà dalla vittoria assicurerà quell’equilibrio del Mediterraneo orientale, che costituisce uno dei caposaldi della politica italiana. (Approvazioni).

Le medesime supreme necessità politiche ed economiche dell’avvenire nostro hanno motivato l’estensione data alle operazioni militari sul fronte di Valona, la quale rimarrà sicuro baluardo della nostra situazione strategica nell’Adriatico e sarà punto di partenza alla nostra operosa futura espansione commerciale nella penisola balcanica. Ma principalmente, mercè le nostre occupazioni nell’Albania meridionale, abbiamo potuto efficacemente collaborare cogli alleati nostri nell’impedire il contrabbando di guerra che era esercitato dai nemici a traverso la frontiera greca; e, mediante il collegamento operato dalle nostre truppe con quelle alleate provenienti da Salonicco, si è chiusa, contro i nemici, quella parte del fronte balcanico.

Dopo che in seguito all’azione ferma degli Alleati, pareva si fosse finalmente trovato in Grecia un accomodamento tra partiti contendenti, abbiamo dovuto assistere negli ultimi giorni a dolorosi conflitti ed agitazioni in Atene, [p. 98 modifica] in occasione della richiesta consegna agli Alleati delle artiglierie, che le truppe regie temevano dovessero essere rimesse alle milizie venizeliste. Il conflitto è stato composto, e confidiamo che si abbiano ad evitare in avvenire maggiori complicazioni. (Commenti).

Non è nelle nostre vedute e nei nostri sistemi — ed in ciò siamo di perfetto accordo cogli Alleati — costringere alla guerra popolazioni che dalla guerra rifuggono; ma possiamo esigere che ad esse venga materialmente precluso il modo di portare aiuto diretto o indiretto ai nostri nemici. L’azione spiegata, in Grecia dagli Alleati fu anche diretta ad impedire i conflitti interni cui poteva dare origine il movimento venizelista. Misure efficaci furono adottate a tal fine dagli Alleati, le cui direttive politiche sono aliene dal fomentare o favorire aleatorii movimenti antidinastici in Grecia.

Una voce. Fanno male! (Commenti).

BOSELLI, presidente del Consiglio. Nella primavera del 1915, prima della nostra entrata in guerra, la Francia e l’Inghilterra manifestarono a Pietrogrado il loro pieno assenso a che nel futuro Trattato di pace fosse alla Russia attribuita Costantinopoli con le dovute garanzie di libertà degli Stretti. Noi abbiamo in seguito aderito a tale dichiarazione intesa al concorde riconoscimento delle secolari aspirazioni della nostra valorosa Alleata.

Antiche tradizioni di pensiero e d’armi, impugnate a schermo della civiltà, e ricordi imperituri nella storia del nostro Rinascimento e del nostro Risorgimento nazionale strinsero insieme da lunga ora l’anima italiana all anima della Polonia, sempre idealmente luminosa, sempre fervidamente invitta nella fede della propria risurrezione. [p. 99 modifica] (Commenti). Onde l’Italia, concorde con gli alleati, plaudì al Sovrano della Russia quando egli testé confermò le guarentigie dell’unità e dell’autonomia a tutte le popolazioni della Polonia. (Approvazioni).

Di contro, gli Imperi centrali ne riconfermarono lo smembramento e violando il diritto delle genti mutarono la pura occupazione militare in un trasferimento di sovranità. Costringono così, con incredibile prepotenza, i popoli polacchi a combattere contro lo Stato del quale in diritto fanno parte. Per simili fatti il Governo italiano, unitamente agli Alleati, fece formale protesta presso i Governi degli Stati neutrali. (Approvazioni).

Nè basta. Con arbitrarie inumane oppressioni l’Impero che occupa materialmente il Belgio fa nuovo strazio di quei popoli con le violente deportazioni in massa e col lavoro forzoso imposto dai vincitori ai vinti fuori del loro territorio. Il Governo belga ci denunziò simile ritorno ai remoti barbari tempi. L’Italia nostra leva alto il grido della riprovazione e dello sdegno, che è grido universale, ed augura prossima alla nobile nazione belga la restaurazione della sua indipendenza, il premio dovuto al suo sacrifìcio sublime. (Vivissimi generali prolungati applausi. — Grida di: Viva il Belgio!)

In mezzo a tanta ira di violenti oppressori e di eccessi inumani l’Italia non scordò la temperanza generosa e la santità delle sue tradizioni, non scordò di essere la patria del diritto internazionale e la primogenita della civiltà. Offesi sui mari, dall’aria, con la più assoluta assenza di scrupoli nella scelta dei mezzi, le nostre rappresaglie, si attennero ai dettami della giustizia, al sentimento inviolabile della nostra dignità. [p. 100 modifica]E fu italianamente ispirata e storicamente inoppugnabile la rivendicazione del Palazzo di Venezia, (Vivi applausi) senza offendere alcuna di quelle leggi fondamentali, che lo Stato italiano scrupolosamente osserva anche fra le difficoltà delle presenti circostanze ed intende immutabilmente di osservare.

Nè per avvenimenti di così grande momento, furono trascurate le sorti delle nostre Colonie.

Nella Colonia Eritrea la tranquillità non fu turbata dalla recente rivoluzione abissina; e del resto eravamo in grado di far fronte a qualsiasi evento; e giova rammentare che colà si prepara con successo un fiorente avvenire.

Anche le energie della Somalia italiana, dopo le compiute occupazioni, si svolgono con promessa di notevole prosperità.

In Libia il Governo segue una politica di pacificazione senza adagiarsi in essa troppo fiduciosamente. Gran parte dei nostri prigionieri fu restituita e si spera che anche gli altri saranno prossimamente liberati. La Convenzione italo-inglese significa la cooperazione delle due Nazioni nel nord dell’Africa e il concorde proposito di tendere ad un fine comune.

Nella Libia il Governo italiano, mantenendo fede ad un impegno solenne, farà partecipare, con opportuni provvedimenti, i notabili indigeni all’ulteriore studio degli ordinamenti civili ed amministrativi informati a criteri liberali e al rispetto degli usi e dei costumi di quelle contrade.

Mentre tanto strepito di battaglie risuona e commuove, e tanta mole di eventi sconvolge gli Stati ed incombe sui popoli tutti, il paese nostro dà specchiato [p. 101 modifica]esempio di quella nobile, ferma, operosa disciplina, ch’è la disciplina della vittoria.

L’assistenza civile, missione di patriottismo e di sociale fraternità, tien vivi gli spiriti, solleva i cuori, soccorre dove il bisogno o la sventura la chiami: e oramai la rinfranca, se così vogliano i comuni, il concorso di un moderato tributo.

Per verità, come soldati e marinai d’ogni parte d’Italia e d’ogni ceto, qualunque sia la loro fede, e la loro idealità politica, formano un’anima sola per l’Italia e per la vittoria, e danno con pari eroismo sè stessi alle magnanime gesta, e i credenti in Dio, e concordi i Ministri del Signore, e gli uomini votati solamente al dovere e alla religione verso la Patria; così nell’apostolato dell’assistenza civile gareggiano beneficamente e patriotticamente le diverse classi sociali, e i cittadini maggiori a fianco dei giovani ardenti, e le donne elette e pie a fianco dei più impazienti novatori. La parola ispiratrice ed incitatrice muove da oratori e da sodalizi in assai altre cose discordi; muove dalle cattedre della fede e dalle cattedre della scienza; e di tal maniera si accende e si propaga quella che io direi l’odierna spiritualità patriottica dell’Italia risorta.

La pubblica finanza, a malgrado delle ingentissime spese, sta salda e sicura. Alto è il credito dello Stato e la fiducia del Paese continuamente lo rafforza.

I buoni del Tesoro, fonte quotidiana e continua, onde il risparmio ristora le necessità della Patria, oltrepassavano al 30 novembre la somma di lire 4,290,000,000.

I capitali che affluiscono alle Banche, alle Casse di risparmio e l’esodo dei pegni dai Monti di pietà sono in [p. 102 modifica]generale buon indice delle nostre condizioni economiche.

Perseverando nella via di quella finanza austera, ma salutare, che pone a riscontro dei nuovi debiti i mezzi bastevoli per soddisfarne gli interessi, fu mestieri chiedere al popolo italiano nuovi sacrifici che esso sopporta colla mirabile perfezione del suo patriottismo; poiché l’Italia sa che solamente colla costanza dei sacrifici si manterrà il credito pubblico fino alla compiuta vittoria.

Verrà dopo la guerra dinanzi al Parlamento quella riforma, argomento oggi di ponderati studi, che ponga la finanza sopra una bene accertata e bene ripartita contribuzione dei redditi effettivi.

Nei provvedimenti da noi deliberati si mirò a contemperare le esigenze dell’Erario coi principi supremi della giustizia sociale. Non si aggravarono i consumi necessari; non si turbò lo svolgimento della vita economica interna; si elevarono i minimi delle esenzioni; si offrì qualche beneficio alle finanze comunali, e si scansò di creare nuovi uffici e nuovi impiegati in servigio dell’accresciuta azione tributaria. Reputammo giusto 1 elevare la ragione del tributo, istituito, nel nostro come negli altri Stati che sono in guerra, sopra quei profitti repentini ed eccezionali che la guerra suscita nelle varie produzioni e nei traffici.

Intanto la pubblica finanza fu tratta a nuove, inevitabili, urgenti spese. Ci affrettammo a restaurare adeguatamente i danni che i terremoti sparsero nelle provincie di Forlì e di Pesaro. Convenienti ed opportuni aiuti sostennero i desolati agricoltori delle Puglie. Agevolazioni amministrative furono pure consentite per i [p. 103 modifica]territori direttamente o indirettamente danneggiati dalla guerra e in particolare per Venezia.

Nè verranno meno le sollecitudini riparatrici verso quelle popolazioni, incomparabilmente patriottiche, sulle quali il turbine della guerra più si addensa e freme: sempre è con esse il cuore di tutta la Nazione commossa e riconoscente.

Si assegnò, per la durata della guerra, una indennità agli impiegati dì ruolo dello Stato il cui stipendio è più scarso, e a coloro che sono meno retribuiti nel personale delle Ferrovie dello Stato, le quali in così smisurato incalzare di movimento e di opere danno singolare prova di ordine, di zelo, di energia. Si provvide a coloro che con minori retribuzioni appartengono ai servizi della posta, del telegrafo, dei telefoni dello Stato; e questi avranno fra breve assetto definitivo accanto all’industria privata. Simili servizi si svolgono pronti ed agevoli nella zona di guerra e palesano un impulso progrediente con genialità di studi, con nuova efficace tecnica, con nuovi avvedimenti di previdenza sociale, segnatamente a favore dei nosti emigranti oltre i mari, e col proposito di innalzare nel nostro Paese le sorti della radiotelegrafia ch’è meraviglia dello ingegno italiano.

Le profonde ed ampie riforme giuridiche, amministrative, economiche e scolastiche oltrepassano i poteri che ci avete delegati. Noi prepariamo gli elementi per le proposte che si presenteranno in seguito alle Camere legislative.

Il Governo italiano partecipò alla Conferenza economica di Parigi e ne adottò le risoluzioni per quella, ch’io direi, la politica economica del tempo di guerra. [p. 104 modifica]Onde si vietò il commerci coi sudditi dei paesi nemici ovunque residenti, e furono sottoposte a sindacato od a sequestro le aziende commerciali, in cui fosse prevalente l’interesse di sudditi dei paesi nemici.

A questa politica economica di guerra appartiene la materia degli approvvigionamenti di generi alimentari e di merci di comune e largo consumo; onde si è provveduto a costituire uno speciale organo di Stato al quale furono date ampie e complesse facoltà, così per provvedere le merci di cui siavi difetto come per regolarne la distribuzione nel paese.

E vi appartiene altresì la materia delle esportazioni nei paesi neutrali ed anche alleati: materia ardua e complessa quant’altra mai, dominata, com’essa fatalmente è, dai criteri spesso divergenti e anzi contrastanti della politica generale e della economia della produzione e dei consumi.

Si appartengono ad essa pur anche le eccezionali disposizioni intese a limitare i dividendi delle società commerciali, rispetto alle quali ci studiammo di rimuovere dubbi, di favorire i nuovi impianti che ridondassero in utilità generale, salvo sempre, in ragionevole proporzione, l’obbligo delle riserve destinate ad affrontare l'avvenire.

Ma — fedeli alle assicurazioni già date e che ora riconfermiamo al Parlamento — ci astenemmo dal vincolarci ad alcune delle risoluzioni toccanti la politica commerciale del dopo-guerra. Rispetto alle quali, pertanto, il Parlamento non troverà pregiudicate in modo veruno le sue future deliberazioni. Anzi, provvedemmo affinchè abbiano termine col 1917 tutte le convenzioni [p. 105 modifica] commerciali dell’Italia, con altri Stati. Si apparecchiano, intanto, col consiglio delle Camere di commercio, delle Associazioni che promuovono l’industria e il commercio e di uomini competenti, anche al di fuori dell’amministrazione dello Stato, gli studi opportuni. Per suscitare fin d'ora nuova attività di traffici nostri si inviò in Russia una missione commerciale e delegazioni commerciali andarono in Ispagna e a Salonicco.

Dal Parlamento emaneranno le essenziali riforme sociali. Noi risolvemmo che il contributo alla Cassa nazionale di previdenza degli operai chiamati alle armi sia a carico dello Stato e che abbiano soccorso gli operai nostri ai quali i nemici sospesero i pagamenti delle rendite loro assicurate per infortunio.

Ci parve equo di intervenire a mitigare l’esecuzione dei contratti agrari di lavoro turbata, fuori di ogni previsione, da così fortunosi eventi; di regolare, con norme che la faciliteranno, l’affrancazione consensuale degli usi civici: di prorogare nella provincia di Roma le condizioni di fatto che concernono un buon numero di contadini e le loro misere famiglie; e pensiamo che senz’altro ritardo abbia ad essere ordinata l’assicurazione obbligatoria per gli infortuni dei contadini. (Vive approvazioni).

Vi sono argomenti che per una parte si estendono a ciò che avverrà dopo la guerra e per l’altra parte richiedono che immediatamente si provveda.

Noi confidiamo che le due Camere vorranno senza indugio deliberare intorno alle derivazioni delle acque pubbliche; nè occorre rammentare la lunga preparazione che già ebbe questa riforma e com’essa recherà nuove fortune all’economia nazionale. [p. 106 modifica]Sono in corso le proposte intese a dare maggior vigore, più pratici atteggiamenti alla Scuola Popolare e quelle altre importantissime e urgenti onde deve originarsi la vera, effettiva, tanto invocata istruzione professionale d’ogni grado che è palesemente necessaria per l’avvenire e per l’indipendenza economica del nostro paese.

Urge provvedere al presente, urge provvedere al futuro, rispetto alla ricostituzione del naviglio mercantile che ogni giorno la feroce insidia nemica assottiglia e disperde. Si intese, perciò, a ridestare e a rinfrancare l’industria della costruzione e dell’armamento navale, con esenzioni da imposte, compensi e agevolezze opportune; e sopra valido fondamento si aprì l’adito a convenienti operazioni di credito navale, auspicando così alla creazione di un forte Istituto che venga ad avvalorare il grande risorgimento marittimo dell’Italia nostra, per gli ardimenti del suo genio, navigatrice gloriosa.

Oggidì il trasporto di ogni tonnellata di merce costa almeno cinque volte più che in tempi normali. Accordi col Governo dell’amica Inghilterra abbiamo potuto stabilire per il trasporto dei grani, del carbone, dello zucchero, dei materiali di ferro; ma non dobbiamo dissimularci, malgrado ciò, le difficoltà che nascono dalla deficienza mondiale delle navi.

Di quì la necessità di regolare e di restringere i consumi, in ispecie i più consueti ed estesi.

Il grano non ci deve mancare e non mancherà, se tutti si conformeranno effettivamente alle norme fissate per i cereali, le farine, la composizione del pane.

Il Governo avvisò con premi e con altri impulsi ad accrescere la produzione granaria nel nostro paese: e [p. 107 modifica]molto si è preoccupato di facilitare, quanto fu possibile, le licenze ai militari agricoltori. È necessario bandire ogni superfluità dai consumi dello zucchero. Gol massimo risparmio della luce e con ogni altro ragionevole freno occorre che si ripari alla disastrosa deficienza del carbone. Altri consumi è d’uopo disciplinare e ridurre.

Ma non bastano gli ordinamenti particolari. Tutto il tenore della vita quotidiana deve conferire a renderli compiuti ed efficaci. A poco approdano le leggi contro il lusso, ma vale invece la spontanea austerità del pubblico costume. Scomparisca tutto ciò che è delizia e prodigalità dalle abitudini di ogni ceto sociale. Scomparisca tutto ciò che contrasta con la presente eroica vocazione del popolo italiano, coll’esempio di coloro che combattono fra le asperità delle trincee e le perfidie del mare; tutto ciò che contrasta coi sacrifici onde le famiglie dei combattenti santificano l’epopea della patria. (Vivissimi applausi).

La via dei sacrifici perseveranti e volenterosi, idealizzati dal genio della patria, educati dalla scuola immortale dei nostri martiri, ci condurrà alla bene auspicata vittoria. Ci ispiri e ci fortifichi sempre la visione dell’Italia rivendicatrice delle sue genti, delle sue terre, del suo mare.

Sventolarono le insegne di San Marco dove daremo ai venti il tricolore italiano nel nome dell’Italia, nel nome di Venezia, che le presenti sventure rendono ogni giorno più santamente gloriosa.

Saluteremo insieme con gli Alleati, ai quali la più intima unione ci stringe, la restaurazione della libertà nel mondo delle Nazioni. [p. 108 modifica]

Allora rifulgerà la pace della vittoria e della giustizia, la sola pace che si possa in questa Roma invocare (Applausi). Allora sarà compiuta l’impresa nazionale cominciata dai padri nostri, allora s’apriranno per i nostri figli i secoli nuovi. Saranno secoli di luce intellettuale, di prosperità, di alta dignità civile per l’Italia, alla quale si rivelano oggi i nuovi destini mercè il valore delle armi, la sapienza del Parlamento e il volere di tutta la Nazione. (Vivissimi generali e prolungati applausi).


* * *


Prima di iniziare la discussione furono commemorati, in quella seduta Cesare Battisti, Nazario Sauro e gli altri italiani irredenti che erano caduti vittime della barbarie austriaca.

Parlarono gli Onor. Barzilai, Camera, Turati, Orlando Salvatore e Magliano. Prese da ultimo la parola l’Onor. Boselli:


BOSELLI, presidente del Consiglio. Non aggiungo molte parole dopo gli eloquenti discorsi coi quali fu esaltata la memoria dei martiri, che, ai giorni nostri, hanno proseguita od esaltata la tradizione dei più gloriosi martiri italiani.

La commozione che questa Camera provò, ed ammirando con fervore l’opera loro ed esecrando con orrore l’opera di quella tirannide, che così iniquamente li ha estinti, è più eloquente, in sè stessa, di ogni discorso.

L’eco dell’odierna seduta risuonerà nel paese come un nuovo grido di guerra nazionale, come un nuovo giuramento di immancabile vittoria. (Applausi).

E inchinandomi io alla memoria radiosa di Cesare Battisti, impersono in lui tutti coloro che per tanti anni, nei Parlamenti, nelle Diete e nelle Assemblee di ogni [p. 109 modifica]genere e nei municipi di Trento, di Trieste e della Dalmazia, pugnarono per la causa italiana, mantennero anche in mezzo a quelle Assemblee e a tanto odio di nemici, viva la fiamma del nome italiano, e fecero ascoltare colà i diritti della scienza, della lingua e della coscienza italiana.

Io impersono nella memoria di Sauro, quella nobile schiera di capitani marittimi, che davano tutto il loro coraggio all’opera della nostra marina militare e che percorrono i mari valorosamente e intrepidamente anch’essi, pur consapevoli che ad ogni istante vi è una insidia nemica la quale barbaramente attenta non solo ai combattenti, ma anche a quei traffici, a quelle comunicazioni, e a quelle navi ospitaliere che finora, più che per il diritto delle genti, per il semplice senso di umanità, potevano incolumi transitare per ogni mare.

Il Governo, non occorre dirlo, si associa alle commemorazioni che qui oggi abbiamo inteso. Verrà il giorno in cui, nelle terre irredente, si eleveranno monumenti ai martiri nostri.

Il Governo intanto anticipò nel suo desiderio, quei giorni con una proposta alla quale voi indubbiamente vorrete conferire la vostra approvazione: il Governo deliberò la pubblicazione degli scritti di Cesare Battisti, scritti i quali rispecchiano non solo il suo ingegno, ma anche la storia e l’anima di quelle terre per le quali egli così eroicamente è caduto.

L’onorevole deputato Magliano ha proposto che in segno di lutto sia levata la odierna seduta. Il Governo si unisce a questa proposta.

Il lutto rimarrà sempre profondo nell’animo nostro, ma si cambierà in esaltazione gloriosa di questi martiri [p. 110 modifica]il giorno in cui potremo ripetere ciò che oggi fu qui detto in quelle terre per le quali vissero e per le quali morirono. (Applausi).


La seduta fu poi tolta in segno di lutto. Nella seduta del giorno successivo (6 dicembre 1916) l’on. Boselli presentò alla Camera un disegno di legge per la conversione in legge del Decreto Luogotenenziale 27 luglio 1916, n. 1033, per la raccolta e la ristampa a spese dello Stato degli scritti di Cesare Battisti.

In tale occasione l’on. Boselli disse queste parole:


«È un seguito della commemorazione di ieri.

Non dico che la commemorazione di ieri abbia bisogno di un seguito, perchè essa è ancor viva nell’animo nostro, come sarà sempre viva la memoria di Cesare Battisti; ma dico che la pubblicazione di questi scritti insegnerà alle generazioni venture che l’uomo compianto ed onorato dalla Camera e dal Paese fu non soltanto un patriotta di indomabile coraggio, ma un patriotta che in tutta la sua vita si sforzò con gli studi di preparare gli elementi e di illustrare le ragioni della patria redenzione. (Vive approvazioni - Applausi)».


L’accennato decreto luogotenenziale del 27 luglio, quando fu sottoposto alla firma, fu accompagnato, dal Presidente del Consiglio con una relazione che servi anche di relaziono al disegno di legge presentato alla Camera per la conversione in legge del decreto stesso.

È opportuno dare qui il testo di tale relazione:


Onorevoli colleghi!

Non appena fu noto l’efferrato supplizio inflitto a Cesare Battisti, il Governo, sicuro d’interpretare la coscienza unanime degli italiani, volle che fosse onorata la memoria del martire glorioso, con la ristampa degli scritti di lui a spese dello Stato. [p. 111 modifica]E perchè il tributo di omaggio e di ammirazione della Nazione non giungesse tarda risposta alla feroce provocazione del nemico che in Cesare Battisti volle colpire il fiero assertore dell’idea italiana, fu necessità avvalersi della forma del decreto-legge.

Le ragioni del provvedimento adottato col decreto luogotenenziale 27 luglio 1916, n. 1033, sono ampiamente svolte nella relazione, a suo tempo fatta a S. A. R. il Luogotenente Generale di Sua Maestà il Re, che qui di seguito trascrivo:

«La memoria di Cesare Battisti, che per la redenzione della sua Patria fece sacrificio di sè e col martirio voluto e cosciente suggellò tutta una esistenza dedicata al bene della sua terra ed ai supremi ideali nazionali, è sacra ad ogni italiano.

«Il suo nome si aggiunge gloriosamente a quello dei patrioti che sui patiboli del secolare nemico perirono per l’idea italiana e riannoda l’opera nostra alle più grandi tradizioni di dolori e di patimenti del nostro Risorgimento, mentre è segno indelebile dell’odio implacabile dell’Austria, contro il sentimento nazionale italiano.

«Sicuro d’interpretare la coscienza unanime degli italiani, il Governo presenterà al Parlamento un disegno di legge per la erezione di un monumento nazionale a Cesare Battisti in Trento.

«Ma se il sacrificio di Cesare Battisti resterà alle generazioni venture come simbolo e come monito, occorre che sia conservata ai posteri anche l’opera sua intellettuale che ha un eminente valore intrinseco ed attesta così profondamente i suoi ideali di Patria a cui nel pieno fiore degli anni ha fatto olocausto della sua vita. [p. 112 modifica]«In opere maggiori e minori, in scritti, in discorsi, sparsi in giornali e riviste, diverse delle quali da lui fondate e mantenute col sacrificio completo dei propri averi, è contenuto il suo pensiero e la sua opera di studioso e di scienziato.

«I suoi lavori sul Trentino che egli ripetutamente illustrò sotto l’aspetto storico, geografico, amministrativo e sociale, costituiscono una miniera di dati, di osservazioni, di ricerche che saranno preziosissime e in particolar modo notevoli; oltre alcuni scritti sulla letteratura Trentina, resteranno i suoi studi di geografia e di cartografìa Trentina, e le sue ricerche su quei laghi e su quei monti del Trentino che dovevano essere testimoni del suo martirio.

«Studioso dei fenomeni sociali più svariati, per la sua intima convinzione che alla elevazione morale del popolo della sua terra fosse necessaria la redenzione economica, che egli concepì sempre congiunta coi più alti ideali nazionali, pubblicò numerosi studi sulle condizioni sociali, agricole e industriali del Trentino, ma ancora per la futura soluzione di gravi problemi sociali ed amministrativi di quella nobilissima regione.

«Cosi tutta la sua opera indefessa per l'autonomia del Trentino e per l’Università italiana a Trieste, da lui propugnata con grande energia e passione, sarà documento importantissimo per dimostrare le condizioni degli italiani sotto il dominio dell’Austria, che negava ad essi persino i diritti garantiti dalla stessa costituzione austriaca.

«Nei suoi scritti, nella propaganda dei giornali e delle adunanze, nei discorsi pronunciati al Parlamento [p. 113 modifica]di Vienna ed alla Dieta di Innsbruck, con efficacia pari alla profonda convinzione italiana, nelle sue lettere e memorie, sono trattate tutte queste questioni con profonda competenza, con larghezze di vedute, con l’intima conoscenza delle condizioni del Trentino e dei suoi problemi.

«Perchè riviva pieno e completo il pensiero di Cesare Battisti, tutto questo materiale deve essere riordinato e vagliato, separando la parte occasionale e polemica da quanto contiene d’interesse duraturo ed essenziale, e nessuno può far ciò meglio della consorte di Lui, Professoressa Ernesta Bittanti Battisti, che per anni gli fu compagna di fede, di studi e di lavoro e ne assistè ed integrò amorosamente l’opera intellettuale.

«Nell’affidare a Lei questo còmpito di pietosa cura, il Governo credo di assolvere un alto dovere; indipendentemente da altri opportuni provvedimenti mercè i quali la vedova ed i figli di Cesare Battisti trovino nella Patria l’aiuto che con la morte dell’eroico martire è venuto loro a mancare».

Mi onoro, ora, di sottoporre alla Vostra approvazione il disegno di legge col quale si provvede alla conversione in legge del decreto anzidetto.

Le finalità altamente patriottiche a cui si ispira il disegno di legge mi affidano che non vorrete negare ad esso i Vostri ambiti suffragi.


* * *


(Mozione per la pace).

In quella stessa seduta del 6 dicembre 1916 fu presentata dall’on. Turati e da parecjhi altri deputati, appartenenti al partito dei socialisti ufficiali, una mozione, che fu chiamata, mozione per la pace, con la quale si invitava il Governo a farsi interprete, presso i Governi alleati della necessità di [p. 114 modifica]provocare la convocazione di un Congresso di plenipotenziari dei paesi belligeranti con l’incarico di vagliare gli obbiettivi e le rivendicazioni concerte delle Nazioni in guerra, allo scopo di addivenire ad una prossima soluzione del conflitto.

Il Presidente della Camera invitò il Presidente del Consiglio, a termini dell’art. 125 del regolamento della Camera dei Deputati, ad esprimere il suo parere sulla mozione stessa e l’on. Boselli fece la dichiarazione seguente:


BOSELLI, presidente del Consiglio. Credo che sia opportuno che il Governo esponga immediatamente il proprio pensiero.

Noi siamo entrati in piena discussione dell’argomento della pace; e non vi è in noi il più remoto proposito di restringere in verun modo quella piena libertà che alla Camera appartiene di percorrere tutte le parti di quest’argomento.

Ma la mozione che è presentata dagli onorevoli colleghi implica uno speciale voto intorno alla iniziativa che il Governo italiano dovrebbe prendere a tale proposito.

Se io potessi sperare di avere accoglienza favorevole presso i proponenti, li pregherei di consentire che la loro mozione si rinvii a sei mesi. Li pregherei di ciò: e, nel caso non consentissero, dovrei pregare la Camera di venire in questa deliberazione. Una franca parola: in questo momento un voto quale ci è domandato, la Camera non può esprimerlo. La Camera non può votare per una pace incerta, infida, prematura: la Camera non può neppure votare genericamente e vagamente contro la pace. (Bene! Bravo!)

La mozione parte da un presupposto - lo concedano gli onorevoli proponenti - che non corrisponde alla realtà. I principi che essi designano come quelli sui quali [p. 115 modifica]la pace dovrebbe fondarsi, sono nobilissimi principi: ma dove hanno essi attinto che questi principii siano accettati dai Governi dagli Imperi centrali? (Approvazioni).

Io lo ignoro.

Vogliono essi, o può volere la Camera, che in questo argomento della pace l’Italia prenda delle iniziative che non sieno inspirate, ponderate, trattate in ogni loro parte di pieno accordo con i nostri Alleati?

In sostanza, da questa Camera non deve uscire voto alcuno il quale possa far credere che noi non siamo in piena concordia coi nostri Alleati (Applausi)....che noi abbiamo un pensiero che non sia pensiero degli Alleati.

Non basta dire che non vogliamo la pace separata, perchè non la possiamo volere per un trattato scritto: conviene dire ai nostri Alleati che non abbiamo l’animo separato, e cioè che non è solo il trattato che ci vincola, ma che è l’animo nostro. (Vivi applausi).

E volete nel vostro patriottismo, perchè il patriottismo non è patrimonio esclusivo di alcuno (Bene! Bravo! all’estrema sinistra), ....volete nel vostro patriottismo un voto qualsiasi che non corrisponda al fervore col quale si combatte nelle trincee e sui mari? (Benissimo!)

Volete che esca da questa Camera un voto il quale svigorisca le energie dell’esercito e del paese in questo momento supremo? (Vivissime approvazioni — Applausi al centro e a destra — Rumori all’estrema sinistra).

MODIGLIANI, Vi manderemo le lettere dei soldati! (Rumori — Commenti).

BOSELLI, presidente del Consiglio. Ascoltatemi come io ho ascoltato i vostri discorsi, anche in quelle parti che non furono amabili per me. (Ilarità). [p. 116 modifica]Non deve dunque uscire da questa Camera voto alcuno che possa svigorire in qualsiasi modo l’energia del paese, e pensiamo che il mantenere ardente, più che mai ed efficace questa energia significa affrettare la vittoria, (Bravo!) il che vai quanto dire affrettare la pace. (Vive approvazioni — Applausi).

Perchè la pace non può consistere in un voto che sgorghi dalle anime nostre e corrisponda ai migliori nostri ideali, ma deve essere un fatto che tragga origine dalla vittoria delle armi (Bene!) da quella vittoria che conduca non ad una pace passeggera, ma a una pace duratura, a quella pace, che assicuri all’Italia la rivendicazione di tutte le sue terre e del suo mare, e che non è un sogno, non è poesia, ma. una realtà necessaria della nostra storia e della nostra esistenza politica. (Vive approvazioni).

La quale pace per essere duratura dovrà sostituire all’antico equilibrio dei trattati, instabili per quanto famosi, l’equilibrio che unico può dare al mondo la stabilità della giustizia e della civiltà, sul diritto delle nazionalità.

E questa pace se, com’è a sperare, la storia umana non abbia sempre a continuare con le stesse tristizie e con le stesse violenze, non deve essere la pace di un giorno ma quella dei secoli nuovi.

Non possiamo perciò votare oggi per la pace, ma neppure contro la pace. (Bravo! Benissimo!)

Il voto che emergerà da questa Camera dovrà significare il sospiro di tutti perchè con la vittoria, ma solo con o dopo la vittoria, si giunga a quella pace che è il più grande beneficio della umana civiltà. (Vivissime [p. 117 modifica]approvazioni — Tutta la Camera si leva in piedi — Vivissimi reiterati generali applausi).

La mozione fu poi sviluppata dall’on. Turati, combattuta dall’on. Marchesano, sostenuta dall’on. Treves, ed avendo il Presidente del Consiglio proposto che essa fosse rinviata a sei mesi, si chiese, su tale proposta la votazione nominale, la quale dette il seguente risultato:
Presenti votanti . . . . . . . . . . . . . . 341
Maggioranza . . . . . . . . . . . . . . 171
Risposero: Sì . . . . . . . . . . . . . . 294
Risposero: No . . . . . . . . . . . . . . 47


* * *


(Mozione per il Comitato Segreto).

Nella stessa seduta fu pure presentata una mozione firmata dall’on. Cappa e da parecchi altri deputati appartenenti ai vari settori della Camera con la quale si chiedeva che la Camera fosse convocata in Comitato segreto per discutere sulle comunicazioni del Governo.

Su questa mozione il presidente del Consiglio, on. Boselli fece la dichiarazione seguente:

BOSELLI, presidente del Consiglio. Il Governo sa che la mozione testé letta dal nostro Presidente è inspirata dai più vivi e sinceri sensi di patriottismo e di interesse alla pubblica cosa: ma il Governo prega i proponenti, i quali nella loro quasi unanimità gli hanno fin qui concesso la propria fiducia, di volergliela riconfermare non insistendo nella loro proposta.

Essa è certo pienamente costituzionale, sullo Statuto essa si appoggia, ma nella nostra storia parlamentare ebbe così rara applicazione, che potrebbe far nascere nel paese il pensiero che l’Italia si trovi in circostanze così eccezionali da dovere adottare un’eccezionale forma di discussione e di deliberazione. [p. 118 modifica]D’altronde la Camera italiana è avvezza ad usare la maggiore libertà di linguaggio; ed è non solo un diritto ma un vanto della tribuna italiana di potere e sapere manifestare tutto ciò che crede utile alla pubblica cosa ed agli interessi della patria.

Il Governo a sua volta nulla ha da celare e nulla celerebbe mai al Parlamento; nè, francamente parlando, potrebbe dire in seduta segreta cose maggiori o diverse di quelle che dirà in seduta pubblica. Ciò posto, prego i proponenti, come dissi cominciando queste brevi parole, di fare atto di fiducia nel Governo.

D’altronde, quest’atto di fiducia corrisponde alle origini del presente Ministero e alle dichiarazioni che già altra volta ebbi l’onore di fare in quest’aula.

Prima che il Ministero attuale si costituisse, vennero fuori alcune proposte, o di riunire la Camera in Comitato segreto o di creare quelle speciali Commissioni che io non so bene come operino in altri paesi, ma al cui concetto io non saprei assentire, perchè delle due l’una: o deliberano, e sono un altro Governo, o non deliberano, e non possono sostituirsi validamente al Parlamento.

Ma lasciamo pure stare tutto questo. Il certo è che a quelle varie proposte si sostituì la creazione del presente Ministero il quale comprende i rappresentanti di tutti i partiti: e dico tutti, ripetendo ciò che dissi un’altra volta; ed è che se il partito, il quale non ha rappresentanti nel Ministero, non ci avesse opposto, come tuttavia ci oppone, la pregiudiziale della guerra, anche a quel partito mi sarei confidentemente rivolto.

Poiché nel Ministero sono tutti i partiti, che simile pregiudiziale non accampano, poiché per questo modo il [p. 119 modifica]controllo delle diverse frazioni politiche è raggiunto nel Gabinetto, il Governo non ravvisa che la mozione, per quanto inspirata da intendimenti così patriottici, possa utilmente essere accolta.

Ond’è che per la terza volta rivolgo la preghiera ai proponenti di non insistere.


* * *


Sulla mozione parlarono gli On.li Cappa e Labriola; ma fu ritirata.

Intanto proseguiva la discussione sulle comunicazioni del Governo che terminò nella seduta del 9 dicembre.

In essa l’On. Boselli fece le brevi dichiarazioni seguenti:


BOSELLI, presidente del Consiglio. (Segni di vivissima attenzione). Farò dichiarazioni brevissime ben comprendendo che la Camera è impaziente di venire ad un voto, il quale ha in questo momento un alto significato politico sia nell’interno del paese, sia presso i nostri alleati, sia infine rispetto al nostro esercito. (Vivissime approvazioni).

Io chiedo anzitutto che il voto della Camera esprima una netta, chiara, positiva fiducia nel Ministero. Il momento è grave: occorre raccogliere ed adoperare tutte le energie del paese. Orbene per raggruppare e per disciplinare tutte queste energie occorre che coloro che siedono al Governo sappiano e sentano di avere sincero e intero l’appoggio dei rappresentanti del popolo. (Vive approvazioni). E la manifestazione della Camera deve significare la sua convinzione che il Governo è ben lontano dal volere annullare il Parlamento, (Bravo!) [p. 120 modifica] poichè le nostre istituzioni cadrebbero il giorno in cui il Governo si tenesse lontano dal Parlamento. (Applausi).

Il voto della Camera deve essere ancora una conferma di quella concordia nazionale, che non è un nome ma è una realtà e deve essere una realtà sempre più piena e più vigorosa. (Approvazioni). Se vogliamo davvero affrettare il compimento dei nostri voti, affrettare cioè la vittoria, ciascuno degli alleati deve recarvi il più compiuto, il più vigoroso e il più sentito dei concorsi (Approvazioni); onde il vostro voto deve significare alle Potenze alleate che se dubbi o discussioni hanno potuto sorgere in quest’aula rispetto ad esse, il pensiero concorde di questa Camera è di piena fiducia verso di loro (Bravo!), è d’intera persuasione che esse sono con noi, con tutto l’animo loro, e che noi dal canto nostro siamo e saremo con loro fino alla vittoria della libertà e della giustizia con tutti i nostri sforzi e con tutta la sincerità della nostra cooperazione. (Applausi!).

Onorevoli deputati, la concordia deve condurci ad allontanare dal nostro pensiero, finché la guerra dura, tutto ciò che non è rivolto alla guerra stessa. (Approvazioni). Noi siamo, e mi piace dichiararlo altamente, un Ministero che ha in sè rappresentanti di diversi partiti: ma io non mi sono mai accorto che vi siano partiti nel Ministero che ho l’onore di presiedere, perchè ho trovato in tutti i suoi componenti la più assoluta concordia di propositi davanti al sospiro e all’opera della Patria. (Vivi applausi).

Ho sentito in questi giorni parlare più volte della fronte unica che tutti gli alleati devono formare per conquistare presto la vittoria. Orbene, onorevoli colleghi, [p. 121 modifica] formi anche questa Assemblea un fronte unico (Approvazioni), donde si diparta la esaltazione degli sforzi immani che il Paese sta compiendo per il conseguimento di tutti i suoi diritti, per il trionfo di tutti i suoi ideali, e in primo luogo di quel principio della nazionalità che per noi Italiani sta in cima di ogni altro. (Vive approvazioni).

Dopo questo non mi indugierò ad esaminare ciascuno degli ordini del giorno che furono presentati. Dichiaro che accetto quelli che nettamente significano fiducia.

Quello dell’onorevole Camera dice: «La Camera, udite le dichiarazioni del Governo, le approva e passa all’ordine del giorno». Quello degli onorevoli Dari, Mariotti e Maury dice: «La Camera, approvando le dichiarazioni del Governo, passa all’ordine del giorno».

Io prego l’onorevole Dari e i suoi colleghi di unirsi all’ordine del giorno Camera. E questa unione sia un’altra dimostrazione e un altro augurio di quel fronte unico, che ancora una volta invoco, (Vivissime approvazioni — Vivissimi applausi).


Circa un ordine del giorno presentato dall’on. Bertesi, l’on. Boselli dichiarò quanto segue:


BOSELLI, presidente del Consiglio. L’ordine del giorno dell’onorevole Bertesi, esprime un senso di orrore per lo strazio che l’impero germanico fa del Popolo belga, e contiene un saluto a questo popolo, tanto sublimemente generoso e tanto martoriato. Più volte la Camera italiana si è resa interprete dell’affetto con cui l’Italia nostra segue le sventure del Belgio ed ammira la gloria sua, [p. 122 modifica] ond’essa ha posto fra i suoi voti più vivi e fra i suoi più fermi propositi la ricostituzione di quella sventurata nazione. Così interpretato, l’ordine del giorno dell’onorevole Bertesi, prego venga dalla Camera approvato. (Vivissime approvazioni — Vivissimi applausi).

L’ordine del giorno Bertesi, accettato dal Governo, fu approvato alla unanimità tra vivissimi e prolungati applausi al Belgio.

* * *

A proposito di varie dichiarazioni che furono fatte nel corso della discussione e specialmente alla fine di essa circa l’opportunità di dare ampio sviluppo ai dibattimenti parlamentari, l’on. Boselli dichiarò quanto segue:


BOSELLI, presidente del Consiglio. Parecchi oratori, e specialmente l’onorevole Turati, hanno ripetuto l’accusa al Ministero di annullare il Parlamento, di venir meno al consorzio continuo che col Parlamento esso deve mantenere.

Ora ancora una volta io protesto contro queste affermazioni, che non corrispondono nè agli intendimenti, nè agli atti del Governo (Approvazioni). Non si può dire che il Governo mantenga il silenzio sopra gli atti suoi dinanzi alla Camera. Poichè le sedute nostre si sono aperte con un seguito di dichiarazioni mie, volutamente diffuse, appunto perchè potessero accogliere la somma dei principali fatti compiuti dal Ministero (Commenti).

Politica estera: il mio collega degli esteri tace qui; ma io posso attestarvi, per esperienza di ogni giorno, come egli sappia parlare altamente ovunque occorra..... (Approvazioni — Interruzioni all’estrema sinistra)

Voci. Ma deve parlare alla Camera! [p. 123 modifica]

BOSELLI, presidente del Consiglio. Alla Camera ho parlato io in nome di tutto il Ministero, ed ho detto di politica estera tutto quanto si può dire alla Camera (Interruzioni all’estrema sinistra).

Nè io nè il ministro degli esteri potremmo dire cosa alcuna oltre quelle che ho già esposto.

Se la Camera ha fiducia in noi (Interruzioni), se crede che noi diciamo ciò che si deve dire e taciamo ciò che si deve tacere, ci confermi la sua fiducia; se non lo crede, conduca qui uomini che sappiano e parlare e tacere meglio di noi (Vivissime approvazioni — Vivissimi applausi — Commenti e rumori all’estrema sinistra).


Dopo di che si passò alla votazione dell’ordine del giorno presentato dall’on. Camera, al quale si erano associati gli onorevoli Dari, Magliano ed altri.

L’ordine del giorno, accettato dal Governo, diceva:

«La Camera, approvando le dichiarazioni del Governo, passa all’ordine del giorno».

Il risultato della votazione fu il seguente:

Presenti votanti 419
Maggioranza 210
Risposero: Sì 374
Risposero: No 45


* * *


La Camera prese le vacanze natalizie il 18 dicembre. Intanto i lavori parlamentari proseguirono nel Senato.

Questo consesso, nella ripresa invernale, aveva accolto con segni di manifesta simpatia e con vivissimi e prolungati applausi le dichiarazioni del Governo fatte dall’on. Boselli nella tornata del 5 dicembre 1916.

Il 21 dicembre dello stesso anno iniziò la discussione del disegno di legge concernente la proroga dell’esercizio provvisorio per i bilanci 1916-17 per la durata di sei mesi e cioè fino a tutto il giugno 1917.

Alla elevata discussione presero parte gli onorevoli Mazziotti, Maggiorino-Ferraris, Maragliano, Veronese, Barzellotti e Diena.

[p. 124 modifica]

Per la parte tecnica risposero il ministro delle Finanze, on. Meda, il ministro del Tesoro, on. Carcano, e il ministro dell’Interno, on. Orlando.

La discussione fu chiusa il 22 dicembre col seguente discorso del Presidente del Consiglio.


BOSELLI, Presidente del Consiglio. (Segni di vivissima attenzione). Onorevoli senatori, gli oratori che recarono in questo dibattito tanta dovizia di idee e tanto fulgore di eloquenza, tutti conclusero, sia pure a traverso critiche, dubbi, consigli ed eccitamenti, esprimendo fiducia nel presente Ministero; del che io li ringrazio. Questa unanimità di consensi fu inaugurata dalla perspicua parola del senatore Mazziotti: fu riaffermata dal senatore Maragliano, il quale ieri con tanta competenza ragionò dei servizi sanitari della guerra: ed assunse oggi, da ultimo, una espressione connessa ai nostri supremi interessi internazionali nel discorso dell’on. senatore Barzellotti. Essa informa i due ordini del giorno del senatore Ulderico Levi e del senatore Morra, che stanno dinanzi al Senato, due ordini del giorno, che il Governo accetta nella loro sostanza, pregando per altro i proponenti ad arrestarsi alla prima parte dell’ordine del giorno del senatore Morra, la quale corrisponde ai concetti espressi oggi dal senatore Barzellotti, non entra in guisa alcuna in dichiarazioni concernenti la pace e le relazioni internazionali, e corona, a così dire, il metodo seguito dalla Camera dei deputati, con la unanimità dei consensi circa la fede nei diritti nazionali e nei diritti della civiltà, e con il proposito fermo ed immutabile di procedere in pieno accordo con i nostri alleati. (Vive approvazioni).

Il senatore Veronese chiese che sia pubblicato il testo della risposta, che l’Intesa rivolgerà alle quattro potenze [p. 125 modifica]nemiche. Questa risposta non è ancora concertata fra i Governi alleati; quando lo sarà, secondo le dichiarazioni fatte dal ministro degli affari esteri, sarà pubblicata.

Il senatore Mazziotti ed il senatore Veronese, chiesero che cosa si potesse dire intorno alla Grecia.

La questione è delicata, e, mentre durano le trattative intorno a quest’argomento, non è possibile di dare particolareggiate notizie sul loro andamento; ma si ha ragione di sperare che si possa, con mutui accordi, sistemare la complicata situazione presente con tutte le garanzie volute.

Quanto ai nostri obbiettivi essi sono semplici e chiari.

Il primo nostro obbiettivo è quello di assicurare con ogni maggiore cautela di provvedimenti e di sorveglianza la incolumità delle truppe alleate che si trovano a Salonicco e in Macedonia; e poi di astenerci da ogni pressione sulla Grecia perché esca dalla neutralità; infine non mescolarci nelle lotte interne dei partiti in quel paese. (Generali approvazioni). E questa politica seguita dal nostro Governo con quella mente e quell’energia, che sono proprie del mio collega degli affari esteri, confido abbia ad essere fortunata; certo essa è saggia e conforme alle tradizioni italiane ed ai principi delle sane relazioni internazionali (Vive approvazioni).

L’ordine del giorno del senatore Morra dice che occorre la massima energia ed unità di azione per apprestare tutti i mezzi bellici necessari al nostro esercito e alla nostra armata.

Io vorrei dire al Senato, e qui mi rivolgo in modo particolare al senatore Mazziotti, che, a parer mio, vi [p. 126 modifica]sono due specie di energie: una energia formale e una effettiva; ora, qualche volta ci si arresta all’energia formale, scambiandola con l’energia effettiva. Mi spiego: il senatore Mazziotti ha ricordato qui nuovi sistemi di azione governativa, mercè i quali o furono creati comitati speciali di guerra in seno al Ministero, o furono concentrati in pochi ministri taluni servizi, istituendo poi accanto ad essi nuove forme di servizi più specializzati.

Io so che è cecità non tenere nella dovuta considerazione gli esempi altrui; ma so pure che è a temere la troppa rapida imitazione degli altrui esempi, e tanto più quando l’esperienza non ha ancora dimostrato se queste innovazioni corrispondano all’intento propostosi.

Io non giudico gli ordinamenti degli altri paesi, ma temo forte che, se si avessero ad adottare senza più nel nostro, ne potrebbe conseguire o che alcuni accentramenti ingenerino confusione oppure che, diminuito il numero dei ministri responsabili, aumenti invece l’azione dei funzionari irresponsabili. (Approvazioni).

Per tutto ciò mi conceda il Senato di asserire che il metodo seguito nel nostro Ministero è veramente informato a quel senso di praticità italiana, che consente di conseguire l’intento senza far mutamenti radicali. Invero il metodo da noi seguito è questo, che, salve sempre le deliberazioni collettive e le discussioni generali dei ministri, si fa luogo, per la preparazione di particolari disegni di legge e per la trattazione di particolari argomenti, che importano una più sollecita decisione, a convegni di ministri più direttamente interessati; per guisa che da un lato si portano poi in consiglio dei ministri i disegni già maturamente elaborati e da un altro lato [p. 127 modifica]si può dare all’azione un impulso più rapido e più vigoroso.

Ho parlato di una energia effettiva. Il mio amico Maggiorino Ferraris diceva: ci vogliono uomini di guerra....

FERRARIS MAGGIORINO. Senza cambiamento dei ministri attuali.

BOSELLI, presidente del Consiglio.... E infatti già nel principio l’ho ringraziato, dicendo che fu unanime l’espressione di fiducia nel presente Ministero; e ancora lo ringrazio di questa sua interruzione, perchè previene ciò che io volevo dire.

Io volevo dire che occorre l’anima di guerra nel Governo; e quest’anima di guerra il mio amico senatore Ferraris ce la riconosce, perchè ci consente di rimanere sopra questi seggi (Si ride). Ed io mi auguro che, per merito de’ miei colleghi, possa giungere quel giorno auspicato dal senatore Veronese, in cui il Governo possa dire di aver compiuto il proprio dovere (Benissimo).

Ma il senatore Mazziotti fece un’altra osservazione. Egli è uno storico diligente e sagace, e sa in quanto pregio io abbia i suoi lavori, conforme del resto all’opinione generale. Ma ieri egli si è allontanato dal suo metodo consueto ed è corso un po’ troppo rapidamente ad un giudizio storico, che mi pare anticipato. Egli disse che ormai il Ministero Nazionale ha percorso l’orbita sua, e che il suo giorno è tramontato, quasi fosse stato un sogno d’estate, che ormai il gelo dell’inverno ha assiderato e sta per estinguere (Si ride).

Io non posso, e non lo vorrebbe lui, non posso annunziare al Senato e al Paese una crisi...

MAZZIOTTI. Nessuno l’ha chiesta. [p. 128 modifica]

BOSELLI, presidente del Consiglio. La vaghezza delle crisi, in questo momento mi parrebbe una di quelle imitazioni, che vedrei non proprio con quale pubblico vantaggio si potrebbero trasportare nel nostro paese. (Si ride).

Il Ministero nazionale conserva oggi quegli stessi motivi dai quali è originato. E voglia il senatore Mazziotti considerare, se non vi sia qualche contraddizione tra il suo consiglio di accentramento di alcuni servizi in comitati speciali, e l’altra sua asserzione, verissima, che occorra intensificare ed estendere sempre più la collaborazione del Parlamento con il Governo.

Il Ministero nazionale è sorto per tre motivi. È sorto, innanzi tutto, perchè tutti i partiti, i quali non avessero opposto una pregiudiziale alla guerra, potessero esplicare una diretta azione nel Governo. È sorto inoltre, perchè il Parlamento potesse, per mezzo dei rappresentanti di ogni partito, dare all’azione del Governo quella sua cooperazione continua ed efficace, che noi non abbiamo creduto di attuare con la creazione delle Commissioni permanenti, secondo quanto ebbi a dichiarare altra volta al Senato, il quale consentì in questa dichiarazione, accordando il suo voto di fiducia a questo Ministero, formatosi appunto con l’affermazione che esso rappresentava la collaborazione del Parlamento. Infine il Ministero nazionale è sorto ancora, non solo per allargare l’azione del Governo, ma perchè il Governo medesimo fosse specchio di quella concordia nazionale, che è di suprema necessità sia mantenuta e alimentata nel Paese, di quella concordia nazionale, alla quale l’opera del Governo sempre si inspirò, e sempre più ancora si inspirerà; poichè quanto [p. 129 modifica]più dura la guerra, tanto più si manifesta strumento precipuo della vittoria il consenso generale di tutti i cittadini e di tutti i partiti della nazione in un volere, in un proposito, in un’opera sola (Approvazioni).

Questo Ministero nazionale, ho inteso dire, ha commesso degli errori; ma, poiché nessun errore è stato spiccatamente denunziato, io non sono in grado di difenderlo. Questo Ministero ha avuto delle deficienze, e può essere; se deficienze vi furono, l’esperienza del passato insegnerà a colmarle per l’avvenire: poi che in fatto di deficienze e imperfezioni tutto è relativo. Del resto il Ministero nazionale, senza merito suo, ebbe la fortuna di potere accompagnare i nostri prodi soldati nella controffensiva del Trentino; ebbe la soddisfazione di poterli seguire nell'entrata in Gorizia. Il Ministero nazionale ha fatto quella politica estera, che già ebbe il plauso della Camera ed alla quale il Senato assente. Esso ha dovuto far fronte a grandi difficoltà nelle colonie in seguito ai loro rivolgimenti interni che ci esposero a seri pericoli; ma li seppe superare, e strinse per la Libia nuovi patti importanti con l’Inghilterra.

Esso ha promosso l’assistenza civile efficacemente. Come abbia provveduto alle finanze, lo avete appreso dalla esposizione finanziaria del mio collega, del quale oggi il Senato riconobbe i meriti verso la finanza italiana. Questo Ministero nazionale infine, per gli approvvigionamenti, in mezzo a inaudite difficoltà di ogni maniera, ha la coscienza di aver fatto quanto era umanamente possibile fare. Insomma, concedetemi che lo dica, onorevoli senatori, noi sentiamo che finora, insieme con la vostra, abbiamo avuto la fiducia del Paese. (Bravo). [p. 130 modifica]Ma questo è un momento in cui bisogna avvalorare tutte le energie; e noi procureremo di farlo; dando tutta la nostra mente, tutte le nostre forze, tutto il nostro volere al supremo intento di quest’ora, all’intento della vittoria. Per conseguire questa vittoria, io ne assicuro il senatore Veronese, e il potere militare e il civile non sono nè imprevidenti, nè impreparati. Le relazioni fra il Comando militare ed il Governo politico sono perfettamente unite e salde; come unito e saldo è il vincolo che stringe insieme tutti i membri del Ministero.

Si provvederà in tutti i modi affinchè sempre più cresca di potenza e di alacrità la mobilitazione industriale: e dei suoi effetti ci è garante l’uomo, il generale Dallolio, che, con sì mirabile e inestimabile energia, governa e stimola questa parte della nostra preparazione di importanza assolutamente decisiva per i risultati finali della guerra. Così noi, intensificando tutto ciò che dà vigore all’industria guerresca, siamo risoluti a che la finanza italiana le assicuri tutti i suoi sussidi in quel modo, che oggi l’onorevole ministro delle finanze ha dichiarato, coi giusti riguardi concernenti lo sviluppo industriale del nostro Paese, anche per l’avvenire.

Nè da parte nostra si è punto tralasciato di volgere i nostri sguardi ed i nostri pensieri a ciò che avverrà dopo la guerra. Noi pensiamo che la vigoria delle industrie, che oggi hanno assunto un così meraviglioso incremento, sia un buon presagio per quella indipendenza economica dell’Italia, alla quale così bene alludeva testè il mio onorevole collega ministro del tesoro. Ma noi e voi e tutti coloro che abbiano modo di guidare l’opinione pubblica, dobbiamo persuadere l’operaio della necessità [p. 131 modifica]di risparmiare quanto più è possibile sopra gli alti salari attuali, affinchè nel giorno della cessazione della guerra esso non abbia a scapitare della alta posizione economica e morale che ora ha raggiunto.

Il Governo presentò alla Camera dei deputati un disegno di legge sull’istruzione professionale, istruzione necessaria per preparare le future fortune delle nostre industrie. Il Governo presenterà un disegno di legge, il quale, infondendo nuova gagliardia alla scuola popolare, darà ad essa atteggiamenti più pratici rispetto all’avvenire nazionale. E poi, come ha osservato testè l’amico Carcano, il paese nostro, il quale ha così meravigliosamente dimostrato la sua attitudine a passare dalla pace alla guerra, troverà in sè la forza per conquistare, oltre l’indipendenza politica, l’indipendenza economica. La conquisterà il forte braccio dei nostri operai; l’avvalorerà l’accresciuta energia di tutte le classi dei nostri combattenti tornando dalla fronte; e la scienza italiana, usa piuttosto ad aleggiare nei campi delle idealità (ed è per questo che noi non abbiamo creato i gas asfissianti), saprà anche dare alle industrie nostre tutto ciò che occorre per metterle al livello delle più prospere e delle più produttive.

Il senatore Ferraris ha, con molta eloquenza, richiamato il Paese a quella austerità che il Governo pensa essere in questo momento il massimo dei doveri per coloro che non combattono. Egli ha accennato soprattutto alle grandi città. A dire il vero, rispetto alle grandi città bisogna distinguere tra gli atteggiamenti del volgo (e sono volgo tutti coloro che in questo momento non sentono le grandi responsabilità, i grandi doveri, i grandi

10 - Discorsi di guerra [p. 132 modifica]palpiti della guerra) e lo spirito patriottico, fervido delle grandi città, che tanto conferisce alla elevazione del pensiero e della volontà nazionale. È per altro vero che e nelle grandi città e nelle minori e per ogni villa, conviene pur sempre che si diffonda la parola eccitatrice degli animi e persuaditrice di tutti i necessari sacrifici.

Quella parola meglio di ogni altro potrete dire voi, illustri membri di questo Consesso; voi che, o prodi guerrieri, o custodi del diritto, o luminari della scienza, o campioni della politica, o eminenti cittadini, avete autorità di dire alle nostre popolazioni non solo quanto alto ha da essere il sentimento a cui debbono ispirarsi, ma quanto vitale sia per la patria nostra una compiuta e gloriosa vittoria. Al Senato italiano spetta in modo speciale questa opera di propaganda civile, questa opera di innalzamento degli spiriti e dei cuori. Voi avete fatto dipingere nelle vostre aule i fasti del Senato romano: ora era quello un Senato che insegnava le vie della vittoria. Il Senato italiano insegnerà anch’esso sempre le vie della vittoria alla nuova Italia! (Applausi vivissimi e prolungati; molte congratulazioni).

In seguito ad alcuni dubbi sollevati dall’on. Morra, l’on. Boselli prese nuovamente la parola e fece le dichiarazioni seguenti:

BOSELLI, presidente del Consiglio. Ringrazio i senatori Morra e Levi di avere aderito alla mia preghiera, ma mi preme dichiarare all’on. Morra che io mi era fermato esclusivamente alla parola confidando, e non avevo in alcun modo supposto che le altre parti del suo ordine [p. 133 modifica]del giorno qualche cosa significassero che potesse diminuire il concetto di questa fiducia: nè io ho mai immaginato che egli potesse, indicando la pace gloriosa, fare delle affermazioni internazionali di dubbia opportunità. Al contrario, io dissi che tutto il suo ordine del giorno, come quello del senatore Levi, era accettabilissimo in ogni sua parte, ma che io lo pregavo di fermarsi alla prima parte per evitare qualsiasi commento ad una fiducia, che per il Governo in questo momento è necessario sia piena, assoluta e manifesta in ogni sua parte, fiducia, che io invoco in modo speciale dai senatori i quali rappresentano quelle provincie che maggiormente soffrono della guerra, quasi olocausto quotidiano del patrio sentimento.

Io mando un saluto particolare a Venezia, a Venezia, della quale con tanta eloquenza ci parlò oggi il senatore Diena, a Venezia, che ancora una volta scrive nella sua storia millenaria una pagina di alto patriottismo, una pagina fulgidissima di gloria, una pagina di nobilissimo dolore. (Approvazioni vivissime).

Il Governo, che sa quella gloria, che sente quel dolore: il Governo, che già cominciò ad apprestare alcuna delle meritatissime provvidenze, avrà sempre Venezia in cima ai suoi pensieri. E insieme con Venezia saluto Padova, saluto Ancona, saluto tutte le città e tutte le terre italiane quotidianamente esposte agli oltraggi del nemico: saluto le città e le terre dove ferve tanta opera industriale per preparare i bellici strumenti, e quelle mirabili città del Mezzogiorno, le quali della guerra sentono tutti i dolori e versano tutte le lagrime e non hanno altro beneficio, che la soddisfazione delle loro idealità e della [p. 134 modifica] loro coscienza patriottica. (Applausi vivissimi e prolungati).

Dopo brevi dichiarazioni del relatore on. Pedotti si votò, per appello nominale, sull’ordine del giorno concordato fra i senatori Morra di Lavriano ed Ulderico Levi.

Il risultato fu il seguente:

Votanti . . . . . . . . . . . . . . 113
Favorevoli . . . . . . . . . . . . . . 113


In quella stessa seduta del 22 il Senato prese le vacanze.