Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Tomo III/Libro I/Capo I

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Capo I - Idea dello stato civile e letterario d’Italia sotto il regno de’ Goti.

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Capo I - Idea dello stato civile e letterario d’Italia sotto il regno de’ Goti.
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Capo I.

Idea generale dello stato civile e letterario d’Italia

sotto il regno de’ Goti.

I. Ucciso Oreste, e deposto Augustolo, Odoacre si vide l’an 476 signor pacifico di tutta l’Italia, e avrebbe potuto senza ostacolo alcuno prendere il nome e la corona imperiale. Ei nondimeno volle usar dipendenza dalTimperador d’Oriente, ch’era allora Zenone; e inviogli ambasciatori, altro per se non chiedendo che l’onorevol titolo di patrizio. Ma poscia ei si fè appellar re d’Italia, e Zenone fu costretto a dissimulare almeno per qualche tempo questa di’ ei per altro dovea necessariamente chiamare ingiusta usurpazione. Sotto di lui l’Italia ebbe per circa tredici anni pace e riposo, troppo a lei necessario per riparare i danni di tante guerre che aveanla travagliata. Odoacre, benché [p. 4 modifica]II. Prinripii di Cassateloro: diversi* opinioni degli scrittori. 4 LIBRO barbaro e ariano, fu nondimeno principe giusto e clemente anche per riguardo a’ Cattolici. Anzi il celebre S. Epifanio vescovo di Pavia da lui ottemie l1 esenzione da ogni imposta per 5 anni, affinchè si potesse rifabbricare la sua cattedrale e le mura insieme e le case incendiate dallo^ stesso Odoacre e distrutte, quando vi fece prigione Oreste (Ennodius in Vita S. Epiph.). E noi non troviamo alcun vescovo cattolico da lui molestato, nè lamento alcuno che di lui si facesse, come d7 uom barbaro e crudele. II. A’ tempi di Odoacre noi veggiamo la prima volta comparir sulla scena il nome di Cassi doro, da lui onorato di ragguardevoli cariche; e appena vi ha tra gli antichi e tra’ moderni scrittori chi non creda lui essere quel Cassiodoro medesimo che fu poscia sì celebre sotto i re goti, e di cui abbiamo più opere, e i cui nomi erano Magno Aurelio Cassiodoro Senatore 3). Il P. Sirmondo fu il primo, ch’io sappia, ad accennar brevemente (in not. ad. l. 3, ep. i Ennod.) che due Cassiodori doveano ammettersi, padre e figlio, e divider tra loro le diverse cose che di un solo si narrano comunemente. Ma ciò non ostante tutti gli scrittori che gli venner dopo, seguirono a non far menzione che di un sol Cassiodoro. L1 opinione del (*) Dopo la pubblicazione di questo tomo ho veduta la Vita di Cassiodoro scritta dal dotto Sainte Marthe, e stampata in Parigi nel 1695. Essa spiega i meriti di Cassiodoro verso lo Stato e verso le scienze; ma riguardo alla divisione de’ Cassiodori, su cui mi sono qui steso alquanto, ei segue le opinioni del P. Garet, senza però indicarcene più forti pruove. [p. 5 modifica]VRIMfr 5 P. Sirmondo è stata recentemente di nuovo proposta e più ampiamente provata dal cavaliere di Baut in una Memoria inserita nel primo tomo di quelle dell5Accademia di Baviera, di cui però io non ho veduto che il solo estratto nel Giornale di Trevoux (an. 17G^aout, p. 415). Convien dunque entrare all’esame di questo punto} e io riputerò ben impiegate le mie fatiche, se mi verrà fatto di aggiugnere qualche nuova luce alla storia di questo grand’ nomo. Per proceder con ordine e con chiarezza, veggiam prima le cariche che noi troviain conferite ad un solo, o veramente a due diversi. Le lettere scritte dal celebre Cassiodoro a nome de’ re ostrogoti a cui egli ebbe l’onor di servire, e che furon poscia da lui raccolte e divise in xii libri col nome di Varie, debbono essere il principale, anzi l’unico fondamento di queste ricerche. III. E in primo luogo noi troviamo una lettera di Teodorico re degli Ostrogoti a Cassiodoro uomo illustre e patrizio (Var. l. 1, ep. 3), in cui conferendogli questo stesso onorevol titolo di patrizio, rammenta che ne’ principj del suo regno Cassiodoro avea contenuti i Siciliani, sicchè non si sollevassero contro di lui, come sembrava doversi temere, e che quindi egli era stato governatore de’ Bruzj e della Lucania; e commenda altamente gli esempj d’ogni più bella virtù che in questi governi egli avea dati. A questa segue un’altra lettera che Teodorico scrive al senato (ib. ep. 4), ragguagliandolo della dignità di patrizio a cui avea sollevato Cassiodoro} e qui ancora, oltre il ricordare con [p. 6 modifica]6 LIBRO «** j qual prudenza avesse egli governate le provili- 1 eie a lui affidate, aggiugne che anche Odoacre I avealo fatto primieramente caute dell entrate a privale, e poscia delle regie donazioni, cariche I a que’ tempi ragguardevolissime; e finalmente I rammenta che il padre ancora e favolo di Cas-B siodoro erano stati per grandi virtù e per ma-1 gnanime imprese chiarissimi, perciocché il pa- I dre oltre altri onori fu uno de’ deputati ad I Attila per indurlo a ritirarsi dall’Italia, a cuil minacciava rovina e strage; l’avolo difese lai Sicilia e l’Abbruzzo dalle scorrerie de’ Vandali 1 e del loro re Genserico. Un’altra lettera ab-1 biamo di Teodorico a Cassiodoro uomo iUuA I stre e patrizio (l. 3} ep. 28), in cui chiaman-B dolo alla corte gli conferisce il titolo e la dignità di conte. E queste sono le sole cariche che da I Teodorico veggiam date a Cassiodoro. Due let- I tere inoltre abbiamo di Atalarico nipote e sue- I cessore di Teodorico (l. 9, ep. 24, 25) scritte I nella XII indizione ossia l’anno 534 una a 1 natore (altro nome, come si è detto, del ce- 1 lebre Cassiodoro) preposito ossia prefetto del j pretorio, con cui il solleva a questa medesima dignità di prefetto del pretorio, e ricorda in- I sieme gli onori a cui da Teodorico suo avolo esso era stato innalzato; perciocchè dice che essendo ancora in età giovanile era stato fatto questore del sacro palazzo. poscia promosso a quella di maestro degli ufficj dello stesso palazzo. Quindi parlando della nuova carica di prefetto del pretorio, a cui or sollevavalo, accenna che il di lui padre ancora avea avuto il medesimo onore: Sed quamvis habeas paternam [p. 7 modifica]PRIMO 7 prae/ecturam italico orbe praedicatam, aliorum tibi tamen exempla non ponimus. Nell’altra lettera scritta al senato, in cui Atalarieo il ragguaglia della prefettura del pretorio conferita a Senatore, accenna varie opere da lui scritte, delle quali poscia ragioneremo; e quindi aggiugne ch’egli salendo al trono avea trovato Senatore nella carica di maestro degli ufficj, e che poscia avealo fatto suo questore; e ricorda la sollecitudine e il zelo con cui questi erasi adoperato per lui ne’ principj singolarmente del suo regno. Finalmente in due lettere di Teodato successore di Atalarico veggiam nominato (l. 10, ep. 27, 28) Senatore col titolo di prefetto del pretorio; e le lettere che veggiamo scritte da lui a nome di questo re, e di Vitige che gli fu successore, ci mostrano che sotto questi principi egli ebbe la carica di lor segretario, come pure aveala avuta sotto Teodorico e Atalarico. Or tutte queste cariche dobbiam noi crederle conferite a un sol uomo? Ed è egli un sol Cassiodoro, ossia Senatore che in tutte le mentovate lettere è rammentato? IV. La maggior parte degli scrittori che, come abbiam detto, non riconoscono in tutte queste „ lettere che un sol Cassiodoro, ne hanno sta- J bilita la nascita all’anno 479; o 480, non ben " riflettendo che Odoacre, da cui pur essi pretendono eli’ ei fosse sollevato alle cariche mentovate, morì l’anno 493; e che converrebbe dire perciò che Cassiodoro in età di poco oltre a 10 anni fosse stato onorato d’impieghi che richiedevan persone sagge e prudenti. Il P. Caret che ci ha data una bella edizione delle IV. Dislinnole di diveri personaggi lei medcsi~ no nome. [p. 8 modifica]8 LIBRO opere di Cassiodoro, ha osservata questa difficoltà, e però ne ha stabilita la nascita all’anno 469 o 470 Colla quale opinione ei rende la difficoltà alquanto minore, ma non la toglie del tutto. È egli dunque verisimile che un giovinetto di circa 20 anni fosse da Odoacre innalzato alla carica di conte dell’entrate private che richiedeva l’ispezione delle terre proprie del sovrano, la custodia dell’erario, la vigilanza sopra gli schiavi, ed altre somiglianti cure di non lieve momento (V. l. 6 Var. form 8), e che fosse poi sollevato a quella di conte delle regie donazioni, di cui era proprio l’invigilare sulla saggia distribuzione de’ favori e delle liberalità del sovrano? È egli inoltre credibile che al principio del regno di Teodorico, cioè l’anno 493, quando Cassiodoro, anche secondo l’opinione del P. Garet, non dovea avere che circa 24 anni di età, avesse nondimeno credito e poter così grande che bastasse a tenere in dovere la tumultuante Sicilia? Sembra dunque più verisimile che il Cassiodoro sollevato da Odoacre alle cariche mentovate non fosse il celebre scrittore, ma il padre di lui; e al padre pure crede, e parmi a ragione, il P. Sirmondo, che sia indirizzata la lettera dello stesso Teodorico, che in terzo luogo abbiam mentovata, e della quale parleremo più lungamente a suo luogo. Quindi del celebre Cassiodoro scrittore non si ragiona, a mio credere, che nelle lettere di Atalarico e di Teodato. In fatti riflettasi. Atalarico nelle citate lettere dice che il Cassiodoro a cui egli conferiva la dignità di prefetto del pretorio, era stato a’ tempi di Teodorico questore e [p. 9 modifica]PRIMO y maestro dogli uffici. E il Cassiodoro di cui parla Teodorico nelle sue lettere, non veggiamo che da lui avesse tal dignità; ma solo troviamo accennarsi il governo de’ Bruzj e della Calabria, e il titolo di patrizio, di cui lo stesso Teodorico l’avea onorato. E pare perciò che di due diverse persone si debbano intendere le lettere de’ due sovrani. Inoltre nelle lettere di Teodorico sempre si nomina Cassiodoro, in quelle di Atalarico e di Teodato sempre si chiama non Cassiodoro, ma Senatore. Onde mai questa diversità, se non dall’esser diverse le persone in esse nominate? Molto più che così le lettere di Teodorico, come quelle di Atalarico e di Teodato tutte a nome loro furono scritte dal celebre Cassiodoro, che perciò le inserì nella Raccolta delle sue lettere. Per qual ragione adunque dovea egli in esse chiamar se stesso or col nome di Cassiodoro, or con quello di Senatore? E non è egli questo un altro argomento a provare che Teodorico parla del padre, detto sol Cassiodoro, Atalarico e Teodato parlan del figlio a cui si aggiunse anche il nome di Senatore, col qual solo, a distinguerlo dal padre , ei soleva più comunemente esser chiamato, e col qual solo di fatto egli stesso si chiama nelle lettere degli ultimi due libri da lui scritte in suo proprio nome? Io penso dunque che il Cassiodoro che da Odoacre fu innalzato alle accennate onorevoli dignità, fosse il padre del celebre Cassiodoro; e che il padre e l’avolo di lui, che pur da Teodorico si nominano, non fosser già il padre e l’avolo, ma l’avolo e il bisavolo di questo illustre [p. 10 modifica]IO LIEIIO scrittore e ministro di Stato. Or rimettiamoci in sentiero. V. Erano già dodici anni che Odoacre signoreggiava pacificamente l’Italia, quando Teodorico re degli Ostrogoti, o a persuasione, come dicono alcuni, o sol col consenso, come gli altri pensano, dell’imperador Zenone, l’anno 488 si accinse a combatterlo, a patto di rimanere signor dell’Italia, ma con dipendenza dall’imperadore. Dopo un’ostinata guerra di presso a cinque anni, Teodorico finalmente astringe l’anno 4()3u.. Odoacre ad.arrendergli Ravenna che sola gli rimaneva, e se stesso. Odoacre poco dopo è ucciso da Teodorico, o perchè reo veramente, o perchè voluto reo di macchinata congiura. Così divenuto pacifico possessor dell’Italia, Teodorico usò ogni mezzo perchè essa non! si avvedesse di esser sotto l’impero d’un Barbaro. Perciò non solo egli ritenne l’usato ordine de’ magistrati, ma e prese egli stesso, e volle che i suoi Goti prendes-. sero 1’abito de’ Romani. Principe inoltre affabile, splendido, liberale, tenne per molti anni un sì glorioso governo, che sotto di lui fu assai più felice l’Italia, che non sotto la maggior parte de’ passati imperadori. Benchè ariano, i Cattolici non ebbero a dolersi di lui; anzi molti de’ lor vescovi, e fra gli altri Lorenzo di Milano e S. Epifanio di Pavia, furon da lui onorati e favoriti singolarmente, e lo scisma che contro il pontefice Simmaco si formò a’ suoi tempi, fu da lui con regia autorità estinto ed oppresso. Delle magnifiche fabbriche che in molte città d’Italia ei fe’innalzare, parleremo [p. 11 modifica]PRIMO i I altrove. Era egli sì rozzo nella letteratura, che non sapea pure scrivere il suo nome. Convenne perciò, come racconta l’antico incerto autore pubblicato dal Valesio, e che quindi si dice l’Anonimo Valesiano; convenne, dico, lavorare una lamina d’oro forata per guisa che i fori formassero le prime lettere del suo nome, cioè theod; ed egli conducendo la penna fra le aperture de’ fori medesimi sottoscriveva così i memoriali e gli editti (Anon. Vales. ad calc. Hist. Amm. Marcell, p. 512 ed.Lugd.Bat. 1693). E nondimeno egli fu magnanimo fomentator delle lettere, e gli uomini dotti si videro da lui sollevati a’ più ragguardevoli onori. VI. Fra questi il primo che aprì la strada agli altri, fu Cassiodoro; non già quegli, come abbiam di sopra mostrato, che da Odoacre avea già ricevute onorevoli cariche, e che da Teodorico medesimo fu fatto governatore de’ Bruzj e della Lucania e poscia patrizio; ma un altro Cassiodoro di lui figliuolo, che nelle lettere de’ re goti chiamasi sempre col nome di Senatore, e ch’è quegli appunto che per le sue opere è rimasto tra noi famoso col nome di Cassiodoro. Era egli natio di Squillaci, come ad evidenza dimostra il mentovato P. Garet, ed era figliuolo, nipote e pronipote di uomini sollevati a’ più onorevoli impieghi, e per probità non meno che per prudenza famosi. Teodorico, come si è provato colla testimonianza di Atalarico (l. Var. ep. 24), gli diè la carica di questore del sacro palazzo, mentre egli era ancora in età giovanile: primaevum recipiens ad quaestoris officium; e insieme gli diè [p. 12 modifica]12 T.IBUO l’impiego di scrivere in suo nome le lettere e gli editti. In qual anno ciò avvenisse, non è facile a diffinire. La prima lettera che troviamo scritta da Cassiodoro a nome di Teodorico, è indirizzata all1 impera do re Anastasio che allor regnava in Oriente (l. 1 Var. ep. 1), e in essa Teodorico il richiede di concordia e di pace,’ la qual sembra che tra loro fosse alterata: ut sinceritas pacis quae caussis emergentibus rognose ¡tur fìiisse viliata, detersis conditionibus, in sua deinceps finnitate rcstituta per mancai. 11 cardinale Baronio pensa che questa lettera fosse scritta l’anno 49quando Teodorico, vinto ed ucciso Odoacre, spedì ambasciatori ad Anastasio, perchè secondo la promessa già fattagli da Zenone il dichiarasse re d’Italia. Ma il Muratori osserva a ragione (Ann. d’Ital. ad an. 494) che allora non vi era fra Teodorico e Anastasio disparere alcuno. Ei crede dunque (ih. adan. 497) ch’ella appartenga all’anno 498; nel quale Teodorico che non avea ancora ottenuto da Anastasio il titolo sospirato, e che anzi ne temeva lo sdegno, perchè da se medesimo l’avea preso, gli spedì un’altra ambasciata, e ottenne finalmente ciò che bramava. Ma io non veggo che alcun movimento d’armi fosse ancora seguito tra’ due sovrani j e benché l’Anonimo Valesiano chiami col nome di pace l’amichevol trattato che fra essi allora si strinse, a me non pare che si potesse dir veramente che prima fosse tra essi alterata e turbata la pace. Io penso perciò più probabile eli’ ella fosse scritta l’anno 509(), perciocchè veggiamo che l’anno innanzi Anastasio, sapendo che le truppe [p. 13 modifica]VIUMO l3 di Tcodorico guerreggiavano nelle Gallio, mandò una numerosa flotta a devastar la Calabria (Murat, ad h. an.); ma che poscia essendosi Teodorico ben premunito, nel seguente anno Anastasio affrettossi a stringer con lui pace; e in quest’occasione parmi probabile che Teodorico scrivesse l’accennata lettera, e che perciò verso questo tempo ei conferisse la carica di suo segretario e questore a Cassiodoro. VII. Ma M. de Saint-Marc, il quale ci ha dato un assai diffuso e non meno esatto Compendio della Storia d’Italia, che comincia da Odoacre, non solo suppone che un sol Cassiodoro debbasi riconoscere da Odoacre e poi da’ re goti onorato, la qual opinione già si è da noi confutata, ma crede ancora che l’anno 499 fosse egli innalzato alla carica di prefetto del pretorio (Abr. chronol. de l’Hist. d’Ital, t. 1 ad h. an.); e quindi afferma che l’anno seguente, in cui Teodorico entrò per la prima volta con solenne pompa in Roma, Cassiodoro, come prefetto del pretorio, disponesse ogni cosa a ciò necessaria. Ei ne arreca in pruova due lettere perciò da lui scritte (l. 12 Var. ep. 18, 19), in una delle quali ei comanda a Costantiniano, o, come altri leggono, Costantino, che faccia adattare la via Emilia, per cui dovea il re far passaggio, e che tenga pronte le vittovaglie a lui e al suo seguito necessarie; nell’altra ordina a Massimiano vicario di Roma, che dovendo il re venirsene a Roma, faccia gittar sul Tevere un fermo e ben rassodato ponte. Ma come può egli provare M. de Saint-Marc che Cassiodoro (pii parli di Teodorico? Egli non nomina il re clic [p. 14 modifica]Vili. Altri onori conferiti da Trodorico a C.« ¿¿indoro. i.\ LIBRO dee entrare in Roma, e le accennate lettere non ci danno indicio alcuno a conoscere chi egli si fosse. Ma ben abbiamo da altre lettere di Cassiodoro non solo indicj, ma argomenti chiarissimi a dimostrare eli’ egli non ebbe mai da Teodorico la carica di prefetto del pretorio. Nella lettera già mentovata di sopra, in cui Atalarico ad essa lo innalza, e in quella scritta per questo stesso fine al senato, ei rammenta bensì le altre dignità di cui Cassiodoro era stato onorato, ma di quella di prefetto del pretorio ei non fa mottoj benchè pure accenni, come abbiam detto, che al padre di lui era essa stata conferita. È egli possibile che in tal occasione Atalarico non volesse ancor mentovare che Cassiodoro avea altra volta goduto di questo onore? A me sembra dunque evidente che solo a’ tempi di Atalarico Cassiodoro fosse nominato prefetto del pretorio. E quindi l’argomento addotto da M. de Saint-Marc non basta a provare che Cassiodoro fosse alla corte di Teodorico prima dell’anno 509, nel qual anno solamente noi crediamo probabile ch’ei vi fosse chiamato. E se egli era nato, come affermano la più parte degli scrittori, verso il 480, a ragione Atalarico affermò che giovane ancora egli era stato innalzato alla dignità di questore, perchè non contava che circa treni’anni di età. ADI. Non furon però questi soli gli onori a cui il celebre Cassiodoro fu sollevato da Teodorico. Ebbe ancora quello di maestro degli ufficj del sacro palazzo, che noi ora diremmo gran ciambellano. Di tal dignità dice Atalarico [p. 15 modifica]PHIMO l5 nelle più volte citate lettere, ch’ei trovollo adorno quando salì all’impero; e aggiugne ch’egli era giudice famigliare e cortigiano domestico di Teodorico: e gisti renun domino judicem familiarem et internum procerem; colle quali parole io credo che non una nuova dignità si accenni, che venissegli conferita , ma solo la confidenza e la famigliarità del principe di cui godeva. Troviamo innoltre ne’ Fasti Capitolini all’anno 514 nominato Cassiodoro solo console; ed è certo ch’ei fu il nostro, poichè egli stesso parla nella sua Cronaca di questo consolato appunto in quest’anno. Nè vale qui, a mio credere, l’argomento di noi recato a provare che il nostro Cassiodoro non fu nè conte delle private rendite, nè delle regie donazioni, nè prefetto del pretorio sotto Teodorico; cioè il non farsi motto di queste cariche da Atalarico nell’innalzare ch’ei fa Cassiodoro alla suddetta dignità di prefetto del pretorio. Perciocchè tutte queste erano, direm così, cariche di palazzo, e che aveano relazione immediata al servigio del principe; non così quella del console, eh1 era carica della repubblica; ne è perciò maraviglia che da Atalarico non fosse rammentata. IX. Di questi onori, e del favore di cui godeva presso di Teodorico, saggiamente si giovò Cassiodoro ad ispirare nell’animo di questo principe que’ sentimenti di stima per gli studj delle bell arti e degli uomini dotti, che dalla barbara e rozza sua educazione ei non poteva aver ricevuti. Perciò egli valendosi del facile e frequente accesso al re, che gli davano i suoi [p. 16 modifica]1U LllSllO impieghi, Iratlenevalo spesso in saggi ed eru- I diti ragionamenti; e 1" ottimo principe godeva■ egli stesso d’interrogarlo or delle massime de’ I più saggi filosofi a cui potesse egli ancor con- I formarsi, or di varie naturali quistioni, del* corso delle stelle, della natura de’ fonti e del I mare, e di altre somiglianti cose (l. 9 VarM ep. 24). Quindi ne venne il favore da lui pre-l stato alle lettere, e l’impegno con cui fomentò sempre gli studj. Cassiodoro a nome di lui ■ scriveva le lettere e gli editti; e sapendo di I far cosa a lui gradita, ad ogni occasione esal-■ tava con ampie lodi i coltivator delle scienze. ® Ei chiama Roma la città delle lettere (l. 5 Var. 1 cp. 2’j), madre dell’eloquenza e tempio delle 1 virtù tutte (l. 4 Var. ep. 6). Sollevando Ve-■ nanzio alla carica di conte de’ domestici , più I che ogni altra cosa commenda in lui la lette-* ratina di cui era adorno (l. 2 Var. ep. 15); ■ e questa pure loda singolarmente in Armentario 1 e in Superbo di lui figliuolo, cui solleva all’onore di senatori (l. 3 Var. ep. 33). Così dicasi I di più altre lettere in cui s’incontrano somi- 1 glianli espressioni indirizzate a risvegliare l’an- j tico fervore nel coltivamento delle bell’arti. 1 Quindi ancora veggiamo che anche a questi tempi venivan molti per tal motivo a Roma da lontani paesi, e intorno ad essi avea Teodorico saggiamente ordinato che non si partisser da Roma senza il suo consentimento (l. 1 Var. ep. 39; l. 4, ep. 6), per accertarsi ch’essi avessero compito il corso de’ loro studj. A questi generosi suoi sentimenti par nondimeno che si opponga ciò che narra Procopio [p. 17 modifica]PRIMO 17 (li. ile Bello goth. c. 1), cioè eli’ ci vietò che i suoi Goti andassero alle pubbliche scuole, perchè il timor della sferza non li rendesse poi vili alla battaglia. Ma tutto il fin qui detto non ci lascia dar fede a un tale racconto. E certo diversamente ei si contenne colla sua figliuola Amalasunta cui fece diligentemente istruire negli studj d’ogni maniera, come raccogliam da una lettera di Teodato successore di Atalarico (l 10 Var. ep. 4), e da un’altra del medesimo Cassiodoro (In Var. ep. 1). Noi vedrem finalmente molti uomini dotti di questi tempi, dei quali dovrem or or favellare, sollevati da Teodorico in premio del lor sapere ad onorevoli cariche. X. In tal maniera il gran Cassiodoro seppe render favorevole alle scienze un principe da cui pareva clic esse dovesser temere danno e rovine. Gli ultimi due anni della vita di Teodorico furono i soli che alla sua gloria riusciron funesti; poichè in essi si lasciò trasportare ad atti di crudeltà e d’ingiustizia, da cui si era fin allora tenuto lodevolmente lontano. Fra questi fu l’uccision di Boezio, di cui ragionerem tra’ filosofi di questo tempo, che accadde l’anno 524. M. de SaintMarc pensa (Abr. ec. t 1 adori. 524) che a questa occasione il nostro Cassiodoro si ritirasse dalla corte, e ne reca in pruova la lettera con cui Teodorico ad essa il richiama (l 3 Var. ep. 28). Ma noi abbiam già mostrato che questa lettera fu diretta al padre. E veramente, oltre le ragioni che ne abbiamo recate, si rifletta di grazia. Questa lettera è scritta certamente dal nostro TiRAuoscm , Voi. III. 2 [p. 18 modifica]XL Ministero glorioso di Cassiodoro nel regno di AmaLsnnla c «li A talari« o. 18 libro Cassi odoro a nome di Teodorico, poichè egli 1’ ha inserita tra quelle che a nome de’ suoi sovrani egli avea scritte. Or come è dunque possibile che Cassiodoro ritiratosi dalla corte scrivesse questa lettera a nome di Teodorico, con cui richiamarvi se stesso? Questa riflessione a me pare che non lasci luogo ad alcun dubbio su tal quistione. Il padre dunque del nostro Cassiodoro fu quegli che forse allora si allontanò da Teodorico; benchè se le lettere di Cassiodoro son disposte, come sembra probabile, secondo F ordin de’ tempi, non pare che ciò possa asserirsi: poichè dopo la morte di Boezio, Teodorico non sopravvisse che due anni; e dopo la lettera che si suppone scritta per richiamarne il padre alla corte, veggiamo altre lettere in maggior numero che non sono le scritte prima; e sembra perciò che più assai di due anni passasser di mezzo tra il richiamo alla corte di Cassiodoro il padre, e la morte di Teodorico, Ma ciò poco monta al nostro argomento. XI. Teodorico morto F anno 526 non avea allora altri figli che Amalasunta, e questa maritata con Eutarico avea un figlio di soli dicci anni non ancora compiti, detto Atalarico. Questi dunque sotto la reggenza della madre fu dichiarato re d’Italia. Amalasunta, donna per coraggio, per accorgimento, per senno degna di andar del pari colle più illustri reine, ebbe ella pure in gran pregio, e presso di sè ritenne il gran Cassiodoro, il quale nel nuovo regno continuò a’ provvedere col medesimo zelo al vantaggio e alla gloria de’ suoi sovrani, di [p. 19 modifica]PRIMO I () tutta l’Italia c dello scienze, lo non rammenterò qui la saggia condotta da lui tenuta ne’ principj del regno di Atalarico per prevenire qualunque movimento nemico della corte di Costantinopoli; il correre che egli fece le spiaggie tutte del mare perchè fossero ben guardate; l’accordar grazie a’ popoli per tenerli cheti e contenti; il mantenere a sue proprie spese le truppe per non aggravare nè il regio erario nè i sudditi; ed altre sì fatte imprese che son rammentate in una lettera di Atalarico (l. 9 Var. ep. 25), ma che non appartengono al mio argomento. Io debbo solo osservare ciò che a vantaggio de’ buoni studj egli ottenne dal re e dalla reggente. Questa ben diede a vedere in qual conto avesse le lettere, perciocchè pose al fianco del giovane Atalarico uomini dotti che lo istruissero nelle scienze. Ma i Goti, uomini allevati tra le barbarie e che altro studio non avevano in pregio che quel dell’armi, mal volentieri sofferivano un re erudito. Perciò alcuni dei principali tra loro dissero arditamente ad Amalasunta, che essi non si curavano d’avere un re dotto, ma sì di averlo guerriero; e queste due cose potersi difficilmente insieme congiungere. Amalasunta avea troppo a temere della ferocia de’ suoi per potergli offendere con un rifiuto (Procop. (de Bello goth. l. 1, c. 1). Si arrese ella dunque alle loro istanze. Atalarico fu allevato alla gotica, e Amalasunta fu la prima a portarne la pena. Ma perchè ella frattanto reggeva il regno, continuò a mostrarsi favorevole a’ coltivatori delle scienze. Quindi per cancellare in f ira boschi , Voi. IH. 2 [p. 20 modifica]XII. Favore da essi accorda to alle s< icn

    • cd ai duiti.

^ LIBRO qualche maniera il delitto di Teodorico commesso nell’uccisioni di Boezio, a’ figliuoli di lui, non meno che a que’ di Simmaco, rendè i beni paterni ch’erano stati confiscati (ib.). XII. Ma assai più glorioso alla memoria ili - Amalasunta e del suo ministro Cassiodoro si

è l’editto che a nome di Atalarico fu pubblicato intorno a’" professori delle scuole romane.

Fin dagli ultimi anni deli’ impero occidentale, come abbiamo altrove osservato, si era per le pubbliche calamità de’ tempi sospeso il pagamento dell’annuo stipendio per antica legge loro assegnato. Atalarico perciò diè ordine al senato che in avvenire i professori di gramatica , di eloquenza e di legge (che questi soli veggiam da lui nominati) ricevessero annualmente ciò che lor si doveva; perciocchè, dice egli dopo aver lungamente parlato delle lodi e dei vantaggi di queste scienze, se noi a sollevare il popolo co’ teatrali spettacoli rivolgiarn le no’ tre ricchezze, e di queste godon coloro che ne sono men degni, quanto più ne son meritevoli quelli che formano alla città uomini ben costumati, e uomini eloquenti e dotti alla nostra corte? (l. 9) Var. ep. ai)? Noi veggiamo innoltre a’ tempi di Atalarico onorati egualmente gli uomini dotti, e premiati ampiamente gli studj loro, come raccogliesi dalle lettere con cui egli solleva Aratore, di cui poscia ragioneremo , alla dignità di conte de’ domestici (l. 8 Var. ep. 13), e Felice a quella di questore del sacro palazzo (ib. ep. 18), e da più altre che parimenti si porrebbano arrecare. Cassiodoro stesso fu da lui innalzato a una delle [p. 21 modifica]PRIMO 21 più ragguardevoli dignità che fossero allora, cioè alla prefettura dei pretorio (l. 9 Var. ep. 24). Abbiam già di sopra mostrato che fu questa la prima volta in cui Cassiodoro fu di tal carica onorato. E ciò avvenne l’anno 534, coni’ è evidente dalla xii indizione che cadeva appunto in quest’anno, segnata da Atalarico nelle lettere scritte in tal occasione. In fatti la seconda delle lettore scritte da Cassiodoro, mentre era prefetto, è indirizzata a Giovanni papa (l. 11 Var. ep. 2), e in essi parla di se medesimo come di recentemente innalzato a tal dignità; e con cristiana modestia gli chiede l’ajuto de’ suoi consigli non meno che (delle sue preghiere. Or questi non potè essere Giovanni I che morì qualche mese prima di Teodorico prigione in Ravenna. Fu dunque Giovanni II eletto pontefice verso la fine dell’anno 532. E innoltre la lettere con cui Atalarico gli conferisce tal carica, è l’ultima di quelle che a nome di lui furono scritte da Cassiodoro. Ed egli morì appunto l’anno 534? e poscia 1’anno seguente morì il pontefice Giovanni II. XIII Queste sagge disposizioni di Atalarico ci persuaderebbono facilmente ch’ei fosse principe nato alla felicità dell’Italia. Ma tutta la lode se ne dovea ad Amalasunta e a Cassiodoro. Egli giovane abbandonato a’ vizi d’ogni maniera, finì in età di soli diciolto anni la vita, come si è detto, l’anno 534- Teodato figlio di Amalafreda sorella di Teodorico fu per opera di Amalasunta sollevato al trono. Se in lui non avessimo a rimirare che le scienze e gli studj, noi avremmo a parlarne con grande elogio. [p. 22 modifica]22 LIBRO Non solo egli avea coltivata la latina letteratura, ma nella filosofia ancora, e in quella di Platone singolarmente, era bene istruito, e ne facea le sue delicie (Procop. (de Bello goth. l 1, c. 3). Ma in mezzo alle lettere e alla filosofia egli era uomo scellerato, codardo, avaro, e nelr arte della guerra del tutto inesperto. E ben diede egli tosto a vedere il malvagio suo animo col rilegare nel primo anno del suo regno in un’isolelta del lago di Bolsena la regina Amalasunta, ov’ella poco appresso o per comando, o col consenso di lui fu strozzata. Ei nondimeno tenne ancor Cassiodoro alla corte, e di lui si valse a suo segretario, e il mantenne nella prefettura del pretorio, come dalle lettere da lui scritte a nome di questo re e a nome suo ancora si raccoglie (l. 10 Var. ep. 2; l. 11, 12). Frattanto Giustiniano imperador d’Oriente, che mal volentieri vedeva l’Italia in man de’ Goti, sotto pretesto di vendicare la morte di Amalasunta mosse guerra a Teodato 5 e l’anno 536 pose piede in Italia coll’esercito imperiale il celebre Belisario che già avea soggiogata e renduta all’imperador la Sicilia, e diè principio alla più arrabbiata e più orrenda guerra che mai si vedesse, la quale per lo spazio di diciassette anni devastò per tal modo l’infelice Italia, che per più secoli non potè risorgere e riaversi dalle sofferte sciagure. Teodato timido e vile si rendette sì odioso e sì spregevole a’ suoi, che Vitige da lui fatto general dell’esercito fu da’ soldati lo stesso anno 536 acclamato re, e Teodato rifugiatosi a Ravenna vi fu ucciso. Vitige servissi egli [p. 23 modifica]PRIMO »3 pure dell’opera di Cassiodoro; ma le poche lettere che abbiam da lui scritte a nome di di questo re (l. 10 Var. ep. 31, ec.), ci fan conoscere ch’egli, veggendo lo sconvolgimento in cui la guerra poneva l’Italia tutta, presto si ritirò dalla corte, e abbandonate le luminose cariche di cui godeva, andò a nascondersi nel monastero, ove fra l’esercizio delle cristiane virtù e fra l’erudite sue fatiche passò il rimanente della sua vita. Di ciò eli’ egli ivi operasse a coltivare e a promuover le scienze, ragioneremo nel capo seguente, ove degli studi sacri dovrem favellare. Ma prima d’innoltrarci, due cose ci rimangono a esaminare, che appartengono a’ tempi in cui Cassiodoro fu alla corte, cioè primieramente quali opere in questo tempo ei componesse; e in secondo luogo, per qual motivo egli abbandonasse la corte. XIV. Delle opere da Cassiodoro composte ragiona Atalarico nella lettera scritta al senato, quando lo sollevò alla prefettura pretoriana (l. 9 Var. ep. 25). E in primo luogo rammenta le diverse orazioni panegiriche innanzi a diversi principi da lui recitate, e poscia i libri della Storia de’ Goti da lui composti, ne’ quali svolgeva per diciassette generazioni la serie de’ lor sovrani. Delle une e degli altri fa menzione il medesimo Cassiodoro nella prefazione alle sue lettere, e della seconda opera dice eli’ era divisa in dodici libri. Noi dobbiamo dolerci di averla perduta, poichè intorno alla storia di questa nazione assai meglio ci avrebbe egli istruiti, che non altri scrittori. Delle orazioni ancora da lui recitate nulla ci è rimasto. [p. 24 modifica]»4 LIBRO Fin da’ tempi di Teodorico innoltre egli scrisse la breve sua Cronaca dal principio del mondo sino all’anno di Cristo 5.iy, opera in cui s’incontrano errori e inesattezze in buon numero; ma che da molti non all’autore si attribuiscono, ma a’ copiatori. Era egli ancora prefetto del pretorio quando scrisse il libro della Natura dell’Anima, di cui fa egli stesso menzione nella prefazione alfundecimo libro delle sue lettere. Finalmente, essendo ancora nella medesima dignità, per soddisfare agli amici raccolse e pubblicò divise in dodici libri tutte le lettere che nel tempo del suo ministero egli avea scritte. E i primi cinque libri contengon le scritte a nome di Teodorico; il sesto e il settimo le formole che si usavano nel conferire per lettera le cariche del palazzo e della repubblica; i tre seguenti le lettere scritte a nome di Atalarico, di Amalasunta, di Teodato e di Vitige; gli ultimi due quelle ch’egli stesso, essendo prefetto, avea scritte. Tutte queste lettere sono un pregevole monumento della storia di questi tempi- Esse insieme ci mostrano l’egregio e virtuoso carattere di Cassiodoro, in cui sempre si scorge un ministro ugualmente sollecito per l’onor de’ sovrani e pel vantaggio de’ sudditi, e dotato di una probità incorrotta, di una saggia prudenza, di una religion soda e verace. Lo stile ha un’armonia, una sintassi, un fraseggiare così tutto suo proprio, ch’io non saprei meglio diffinirlo, che col nome di barbara eleganza. Le digressioni e le amplificazioni vi sono così frequenti, che parmi vedere un uomo che vivendo tra’ Barbari vuol far pompa del suo sapere, e col mostrar [p. 25 modifica]PRIMO 20 loro quanto egli sappia, fargli arrossire della loro ignoranza. E forse egli così faceva anche per risvegliare in tal modo tra essi l’amor delle scienze. Egli certo non ommise perciò mezzo alcuno che potesse esser giovevole; e a lui dobbiamo singolarmente se, finchè fu alla corte, fiorirono, come vedremo, gli studj in Italia più ancora che in altre età per 1’addietro; benché la barbarie de’ popoli che la innondavano, alterasse notabilmente il gusto non men che lo stile degli scrittori. Or passiamo all’altra questione. XV. Tutti gli scrittori avean finora attribuito il ritiro di Cassiodoro alle turbolenze da cui era allora sconvolta l’Italia, e a un sincero desiderio di servir meglio a Dio. Ma il sig. di Saint-Marc ha creduto di averne scoperto un tutto altro motivo. Questo per altro ingegnoso assai e assai diligente scrittore ha talvolta abusato del suo ingegno medesimo per oscurare la fama de’ più celebri personaggi con gittar dubbj e risvegliare sospetti che altro fondamento non hanno , mi si permetta di dirlo, che un animo mal prevenuto e troppo facile a credere il male, ove avrebbe piacer di trovarlo. Udiam dunque ciò eli’ egli ilice del ritiro di Cassiodoro (Abr. ec. t. 1, p. 143): Sembra che l’amore della solitudine, e il desiderio di frapporre, come si dice, un intervallo tra la vita e la morte, siano stati i soli motivi che il condussero al monastero. Ma ciò non ostante il precipitoso suo ritirarsi, quando Vitige già era per soccombere sotto l’armi di Belisario, e il numr clic correva che i Goti, i quali dipendevan [p. 26 modifica]26 LIBRO da Matasunta figlia di Amalasunta e di Eutarico, volessero vendicare la morte di questa principessa, fan sospettare che per altri motivi egli abbandonasse la corte. La storia non dee dissimular cosa alcuna. La morte sì spedita di Amalasunta è un enimma difficile a sciogliere. Era egli Teodato abbastanza potente per sol concepirne il disegno? Cassiodoro che essendo da tanto tempo primo ministro di Stato, dovea certo avere più credito che un principe disprezzato e di fresco salito al trono, non dovea egli prender le opportune misure per impedir la disgrazia e la morte della figlia di Teodorico suo benefattore ed amico, di Amalasunta sua benefattrice ed amica ella pure? Debbo io dirlo? La morte di questa infelice reina sparge una cotal nuvola sulla vita di Cassiodoro, che mi fa pena. A me spiace, dappoichè ella è uccisa, vederlo ministro dell’uccisore. Io il vedrei volentieri ritirarsi allora nel Monastero Vivariense. Ma egli non si ritira che quando Giustiniano travaglia per suo interesse a vendicar la morte d’Amalasunta, e quando parte de’ Goti sembrano a tal fine con lui congiunti. Cassiodoro allora ritirossi a far penitenza. Io bramo ch’ei non ne avesse maggior motivo che non credesi comunemente. Così il sig. di Saint-Marc con questo affettato contegno di chi non vorrebbe pure, ma si mostra costretto a sospettare e a temere, ci dipinge coi più neri colori questo grand’uomo, e cel rappresenta come un ipocrita, un ingrato, un macchinatore e suggeritore de’ più atroci delitti. E con qual fondamento? La storia non [p. 27 modifica]PIUMQ 37 dee dissinuilar cosa alcuna. Ma lo storico debb’egli sognare e fingere a capriccio, ove singolarmente si tratti di oscurare la fama di alcun celebre personaggio? Vi è egli autore alcuno, vi è alcun monumento su cui fondar quest’accusa? Ancorchè ciò fosse, converrebbe riflettere attentamente se sia tale a cui debbasi prestar fede, e ricordarsi che molte cose si scrivono e si divolgano, e si credon ancora, che pur son false. Ma senza alcun fondamento imputare ad alcuno i più orrendi misfatti, qual nuova legge di critica è questa mai? Cassiodoro, dice il sig. di Saint-Marc, si ritira dal mondo, quando Vitige già era vicino a rimanere oppresso dall’armi di Belisario; quando Giustiniano pareva risoluto di vendicar la morte di Amalasunta; quando alcuni ancora de’ Goti parevan con lui congiunti a tal fine. Potrebbesi a queste osservazioni opporre qualche non piccola difficoltà. Pure gli si conceda ogni cosa. Or che ne siegue? Che Cassiodoro si ritirasse per non cader nelle mani di Belisario e di Giustiniano? e per non ricever da essi la pena della morte di Amalasunta? Ma non potevan essi arrestarlo e punirlo anche quand’era monaco? Questo suo nuovo stato salvavalo forse dalle lor mani e dal loro risentimento? Il monastero poi da lui scelto era appunto opportuno per nascondersi a’ loro sguardi, cioè presso Squillaci nella Calabria vicino al mare, e il più esposto allo sbarco delle truppe greche; e tanto più che questo tratto d’Italia nella lunga guerra tra i Goti e i Greci fu quasi sempre in man di questi. Se Cassiodoro avesse temuto che [p. 28 modifica]28 LIBRO Giustiniano fosse per chiedergli conto del sangue di Amalasunta, sarebbesi egli sì ciecamente gittato nelle mani de’ suoi nimici? L’altro argomento su cui il sig. di Saint-Marc fonda il suo calunnioso sospetto, non è punto miglior del primo. Gassi odoro, die’egli, avea più credito che non Teodato: dunque ei dovea impedire la morte d’Amalusunta, o almen, poichè ella fu uccisa, dovea ritirarsi dal fianco dell’uccisore. Maniera di scrivere e pensare leggiadra veramente e piacevole. Ragionare di fatti accaduti dodici secoli addietro, de’ quali non sappiamo che la mera sostanza precisamente, e le circostanze tutte ci sono affatto sconosciute ed incerte; e nondimeno argomentare, decidere e sentenziare quasi con sicurezza di giudice. Come e donde sa egli il sig. di Saint-Marc che Cassiodoro sapesse gli ordini da Teodato dati per l’uccisione di Amalasunta? e se pur ne riseppe,’ come sa egli che Cassiodoro non si adoperasse, ma inutilmente, per impedirne l’effetto? Cassiodoro avea più credito che non Teodato. Ma Teodato non avea egli più forza che non Cassiodoro? Teodato non era abbastanza ardito per concepire un tal disegno. Qual pruova ne adduce il sig. di Saint-Marc? E innoltre non eranvi per avventura altri cortigiani ed altri ministri da’ quali potesse esser condotto a commettere un tal delitto? Ci dica per ultimo il sig. di Saint-Marc per qual ragione dovesse Cassiodoro allontanarsi dalla corte dopo la morte di Amalasunta. Un delitto che si commette da un re, costringerà dunque i suoi ministri ad abbandonarlo? E se pur vogliasi dire [p. 29 modifica]PRIMO 29 che per gratitudine ad Amalasunta, e per mostrare l’orrore che provava per tale attentato, ei dovea partir dalla corte, ci dica in grazia, come sa egli che Cassiodoro non cercasse di fatto di allontanarsi, ma che da Teodato ciò non gli fosse permesso? Quando si tratti di togliere altrui la fama, e di accusare di un atroce misfatto un uom creduto sempre saggio ed onesto, basta egli per avventura il dire che non si pruova eh’ ci fosse innocente? O non abbiamo noi anzi ogni più giusto diritto a crederlo innocente , finchè chiaramente non provisi ch’egli fu reo? Mi si perdoni questa piccola digressione ch’io ho pensato di dover fare e per difesa di un uomo a cui molto dee l’italiana letteratura ch’egli sempre fomentò e sostenne, e per dare un saggio della maniera di pensare e di scrivere di alcuni moderni autori, i quali troppo volentieri abbracciano ogni occasione di oscurare la fama de’ celebri personaggi (4). Ma rimettiamoci in sentiero. (a) Il sig. ab. Lampillas ha voluto fare un confronto tra i fondamenti che si hanno di creder reo Cassiodoro, e que’: che si hanno di creder reo Seneca di que’ delitti de’ quali io ho detto eh’ è difficil cosa purgarli (Sag. apolog. della Letterat. spaglinola, par. 1, t. 1 , p 168, ec.), e vorrebbe persuaderci che maggior fondamento abbiamo contro Cassiodo.ro che contro Seneca. Chi leggerà quel passo del Saggio apologetico , conoscerà (quanto ragionevole sia la mia risoluzione di non perder tempo nel confutarlo. Si può nondimeno vedere ciò che contro di esso ha scritto il sig D. Pietro Napoli Signore!li (Vicende della Coltura nelle Due Sicilie, t. 2, p. 16. ec.). [p. 30 modifica]3(> LIBRO XVI. Il ritiro di Cassiodoro si può chiamare a ragione l’epoca dell’intera rovina dell’italiana , letteratura. D’allora in poi non potè occuparsi in altro che nel pianger le sue sciagure. I Greci e i Goti guerreggiando furiosamente la devastarono in ogni parte. Appena vi ebbe città che non fosse più volte assediata or dagli uni or dagli altri; e in alcune ancora, e singolarmente in Milano, si videro stragi e rovine che non si posson leggere senza orrore. Gl’Italiani tutti, dice Procopio (l. cit. l. 3, c. 9), erano da ambedue gli eserciti maltrattati aspramente, percìocchè i Goti devastavano le lor campagne, i Greci portavan seco quanto rapir potevano della loro supellettile. Innoltre senza ragione alcuna eran malconci colle percosse, e uccisi (di fame. Vitige per tre anni si difese valorosamente contro di Belisario; ma finalmente costretto a rendersegli insiemi con Ravenna, fu mandato a Costantinopoli. Ildobaldo e poscia Erario o, die gli succederono, appena salirmi sul trono, che ne furon balzati, uccisi da’ lor soldati medesimi. Totila dichiarato re de’ Goti e d’Italia l’anno 541, per undici anni sostenne il rovinoso suo regno, principe (di valor, di prudenza, di onestà assai maggiore di quella che di un Barbaro si potesse aspettare. Ma poichè egli fu morto per le ferite ricevute in battaglia l’anno 552, Teia, che gli succedette, per lo spazio di un anno solo proseguì a difenderlo contro de’ Greci, e l’anno seguente cadde ucciso egli pur combattendo, e con lui cadde il regno degli Ostrogoti, ch’era durato per lo spazio di circa sessant’anni, cominciandolo dalla morte di Odoacre. [p. 31 modifica]PRIMO 3l XVn. Ma col finire del regno degli Ostrogoti non ebber fine le sciagure dell’infelice Italia. Benché Narsete ne rendesse il dominio alfimperador Giustiniano che ancor regnava, ebbe egli nondimeno ancor per più anni a combattere e contro varie bande de’ Goti che occupavano alcune piazze, e contro numerose schiere di Alemanni e di Franchi scesi ad innondarla dalla Germania. Egli si mostrò sempre quel valoroso ed eccellente capitano ch’era stato in addietro, e insieme attese con premurosa sollecitudine a ristorare l’Italia, per quanto gli era possibile, da’ sofferti danni. E ciò non ostante accusato all’imperadore Giustino, il quale l’anno 565 era succeduto a Giustiniano suo zio materno, di trattare i popoli con insofferibil durezza, e perciò richiamato a Costantinopoli, l’ottimo vecchio ne morì di dolore l’anno 567. Ma la morte di Narsete fu troppo fatale all’impero greco , perciocchè l’anno seguente i Longobardi invasero furiosamente l’Italia, e cominciarono a impadronirsene, come avremo a vedere nel libro seguente. XVIII. Prima però di passare a ragionare in particolare degli studj di questo tempo di cui ora trattiamo, vuolsi qui fare una riflessione eli’ io non so se da altri sia stata fatta finora. Giustiniano pubblicò il Codice l’anno 529, mentre regnava in Italia Atalarico; e in esso, oltre alle leggi appartenenti agli studj, vedesi applicata anche a Roma la legge che, come a suo luogo dicemmo , solo per Costantinopoli avea pubblicata Teodosio il Giovane, legge in cui ordinavasi che in Roma nel Campidoglio, ovo [p. 32 modifica]3a unno erano le pubbliche scuole, fossero tre oratori ossia retori latini, e cinque sofisti greci, dieci gramatici latini ed altrettanti greci, un professore di filosofia e due di legge. Ma inutilmente intimava Giustiniano le leggi a’ popoli che ubbidivano ad altri padroni. Noi non veggiamo che si pensasse ad eseguire un tal comando; anzi dalla sopraccitata lettera di Atalarico, in cui comanda che a’ pubblici professori si paghino i dovuti stipendj, la quale probabilmente fu scritta l’anno 533, poichè è tra le ultime fra quelle che Cassiodoro scrisse per suo comando, noi veggiamo ch’egli parla in modo come se altri professori allora non vi avesse, che un di gramatica, un di rettorica e uno di legge: Snccessor scholae liberalium literarum tam gramaticus, quam orator, nec non juris expositor. E benchè poscia gl’imperadori greci ripigliassero e conservassero per qualche tempo il dominio di Roma, e benchè, come vedremo, Giustiniano comandasse che il Codice ricevuto fosse in tutta l’Italia, non è però verisimile, nè abbiamo argomento alcuno a provare che negl’infelicissimi tempi che allor correvano, si pensasse all’esecuzione di questa legge. Più probabilmente potè condursi ad effetto l’ordine che al medesimo tempo diè Giustiniano, e ch’era conforme a quello già dato da Atalarico, cioè che a’ medici e a’ professori romani si pagassero i dovuti stipendj: Annonas, quae gramaticis ac oratoribus, vel etiam medicis vel jurisperitis antea dari solitum esset, et in posterum, suam professionem scilicet exercentibus, erogari praecipimus, quatenus juvenes [p. 33 modifica]libcralibus studiìs eruditi per nostrani rempublicamJlorcant (Pragm.Sanct. Justinian. imp. c.22). Egli è però vero che di Ateneo e di scuole del Campidoglio io non trovo più in avvenire menzione alcuna; ed è probabile che all’occasion delle guerre e delle rovine, onde fu devastata l’Italia per tanto tempo, le pubbliche scuole fossero abbandonate. Ma del lagrimevole stato a cui venne l’italiana letteratura, dovrem favellare più lungamente nel libro seguente.