Discorsi di guerra/Capitolo VIII

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Capitolo VIII

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CAPITOLO VIII


Lavori parlamentari durante i mesi di giugno e di luglio del 1917.


In questo frattempo gli avvenimenti di Russia che avevano condotto a fenomeni di indisciplina nell’Esercito e nelle officine, con gravi irregolarità in quasi tutti i servizi dello Stato, avevano pure provocato in tutti gli Stati belligeranti forti movimenti nell’opinione pubblica, a seconda degli interessi vari che erano collegati con l’azione dell’Esercito e del Governo Russo.

Da ciò anche uno stato d’incertezza nell’opinione pubblica italiana.

Intanto gli avvenimenti militari avevano il loro corso con l’accentuarsi dell’offensiva franco-inglese in Fiandra e con l’inizio della offensiva italiana sul fronte dell’Isonzo. Tale offensiva fu iniziata il 24 maggio e procurò al nostro Esercito la conquista di importanti posizioni da Plava al mare, la conquista di molto materiale da guerra e la cattura complessivamente di più di 24.000 prigionieri.

Parallela si svolgeva l’azione diplomatica. Il 3 giugno, festa dello Statuto, il Generale Ferrero, comandante del Corpo italiano di occupazione in Albania, proclamava l’indipendenza di questo paese, sotto la protezione italiana.

Questa dichiarazione, pure riscotendo il plauso degli uomini politici e dell'opinione pubblica italiana, provocò, per ragioni di metodo, discussioni non senza qualche dissenso.

Anche per questioni di metodo circa alcune esigenze di politica interna si manifestò qualche incertezza di idee.

Fu così che gli On.li Bissolati, Ministro senza portafoglio, rappresentante nel Gabinetto Nazionale il gruppo parlamentare dei Deputati socialisti riformisti e la democrazia interventista, l’On. Comandini, Ministro senza portafoglio, rappresentante il gruppo dei deputati repubblicani e l’On. Bonomi, Ministro dei Lavori Pubblici, appartenente anche lui ai socialisti riformisti, manifestarono, per lettera, al Presidente del Consiglio le dubbiezze in cui essi si trovavano in quel momento politico.

L’On. Boselli in colloqui singoli e collettivi che condusse con illuminato patriottismo seppe chiarire ogni divergenza di metodo, cosicché la

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composizione, la funzione e l’indirizzo politico del Gabinetto, rimasero, salvo lievi variazioni di persone, immutate.

Per esaminare la situazione politica risultante dagli accennati colloqui fu tenuto il 12 giugno un Consiglio dei Ministri nel quale ciascun Ministro si mise a completa disposizione del Presidente del Consiglio per quei provvedimenti che egli avesse reputato opportuno di adottare.

Il Presidente del Consiglio, tenuto conto degli elementi vari della situazione politica, reputò opportuno sottoporre alla firma di S. M. il Re i decreti con cui si elevava a Ministero il Sottosegretariato per le Armi e le Munizioni e si nominava titolare di esso il Generale Dallolio: si nominava pure Ministro per i Trasporti Marittimi e Ferroviari il Senatore Riccardo Bianchi, mentre il Ministro Arlotta veniva nominato Ministro senza portafoglio e gli era conservato l’incarico di presiedere la Missione italiana, che in quel tempo si trovava presso gli Stati Uniti d’America e gli si dava l’incarico di proseguire a rimanere a capo dei rappresentanti del Governo italiano presso detta Nazione anche quando la Missione fosse tornata in Italia.

Si accettavano le dimissioni dell’On. Generale Morrone da Ministro della Guerra e del Vice Ammiraglio On. Corsi da Ministro della Marina, i quali erano sostituiti rispettivamente dal Generale Gaetano Giardino e dal Contro Ammiraglio Arturo Triangi.

Il Ministero che, rafforzato da due competenze tecniche (Dallolio, Bianchi R.), rimaneva immutato nella sua figura politica, si ripresentava alla Camera il 20 giugno 1917 in cui venivano ripresi i lavori parlamentari.

La seduta si iniziò con un discorso del Presidente della Camera On.Marcora, il quale rivolse un vibrante saluto al Presidente e alla Repubblica degli Stati Uniti d’America e un fervido plauso all’Esercito ed all’Armata.

A questo plauso si associarono con alte parole il Ministro della Guerra Giardino e il Ministro della Marina Triangi.

Dopo di che il Presidente del Consiglio, On. Boselli, annunziate le mutazioni di persone nel Ministero, comprese quelle riguardanti il Generale Alfieri Sottosegretario per la Guerra che era nominato Sottosegretario per le Armi e Munizioni, del Generale Umberto Montanari che era nominato Sottosegretario di Stato per la Guerra e dall’On. Mario Cermenati, che era nominato Sottosegretario per l’Agricoltura, in sostituzione del dimissionario On. Canepa, che, per altro, veniva nominato Commissario per i Consumi e per gli Approvvigionamenti e quella dell’On. Ancona, dimissionario dal posto di Sottosegretario per i Trasporti Marittimi e Ferroviari, faceva le seguenti comunicazioni del Governo:

BOSELLI, presidente del Consiglio (Segni di vivissima attenzione). Onorevoli colleghi! Il Ministero sorto dalla patriottica unione dei partiti e sorretto dal Parlamento con ripetute e larghe dimostrazioni di fiducia, si [p. 185 modifica]ripresenta concorde di pensieri e di opere rivolte tutte ai fini supremi della nostra grande impresa nazionale. È la nostra, o signori, la concordia voluta dal Paese, sempre più mirabile per la sua virtù di resistenza e per le sue opere civili; la concordia invocata dai nostri prodi combattenti che ci ammoniscono a non ascoltare se non la voce sovrana della Patria; la concordia imposta dalla gravità di questa ora formidabile della storia del mondo, di cui nuove pagine ci si svolgono innanzi ad ogni istante, dalla rivoluzione, che trasforma la Russia, all’impeto di simpatia e solidarietà per la causa degli Alleati, che scosse la più grande Democrazia del mondo e parla così alto nei messaggi del presidente Wilson. Delle conseguenze, che ne sono derivate per la nostra azione internazionale vi intratterrà, tra poco, il ministro degli affari esteri. (Commenti).

Fra tanto incalzare di eventi un nuovo splendore di gloria all’Italia nostra seppe testè aggiungere il nostro esercito incomparabile, allorchè - pugnando contro le tanto addensate forze dei nemici - esso ne ebbe piena ragione; onde apparve al mondo, in quell’ora vittoriosa, come il campione della causa della libertà e della giustizia. Per virtù sua - dopo secoli - il nome italiano si elevò nella ammirazione dei popoli, quale uno dei fattori essenziali della politica e della storia mondiale. Magnanimo compito che pone a durissimo cimento il suo valore, e altre prove ancora di fermezza e di abnegazione richiederà e dall’esercito e dal Paese.

Onde ognora più pronte, più ferme, più concordi hanno da essere le risoluzioni nostre, a sempre più valido concorso con gli Alleati nostri, e a disinganno dei nemici, [p. 186 modifica]che follemente s’illuderebbero se ci credessero divisi nei propositi sol perchè a volte si può dissentire circa i preferibili avvedimenti. (Approvazioni). Col prolungarsi della guerra Fazione politica del Governo si svolge necessariamente adottando nuovi metodi e pigliando nuovi atteggiamenti. Sopra ogni altra cosa, la produzione e l’acquisto di tutto ciò che si attiene alla guerra, e massimamente del materiale bellico, deve sempre più intensificarsi, e sempre meglio perfezionarsi, acquistando, nell’unificazione e nella rapidità, efficienza ognora crescente: e ne riceverà essa pure sempre più energico sviluppo la nuovissima e progrediente arma, l’aviazione. (Benissimo!).

Si informò a tale concetto tanto la istituzione del Ministero delle armi e munizioni, quanto l’unione, nel Ministero dei trasporti, di tutto ciò che concerne i trasporti marittimi, fattore essenziale del proseguimento della guerra e della stessa vita economica e civile, e la materia dei combustibili, senza i quali cesserebbe ogni attività combattente, lavoratrice e cittadina; quanto ancora la attribuzione degli approvigionamenti alimentari al Commissariato generale dei consumi, poichè parve che da quella degli acquisti non dovesse andar disgiunta l’opera della distribuzione; mentre il ministro dell’agricoltura non tralascia di dare opera a quell’intensificarsi delle colture agrarie, che già ebbero un promettente incremento; quanto, infine, la missione assegnata ad un altro ministro di curare con azione immediata e vigilante presso la grande Repubblica americana, nostra alleata, il seguito degli accordi valevoli a congiungere e ad affrettare la cooperazione di quel popolo al trionfo della causa comune. [p. 187 modifica]Parve, o signori, opportuno considerare fin d’ora il passaggio del nostro Paese dallo stato di guerra al futuro stato di pace, specialmente per quanto concerne i fatti economici, sociali, giuridici che immediatamente a questa susseguiranno: - ampia e importante materia, che sarà studiata e vagliata da un Comitato di ministri, e da una Commissione Reale composta non solo da membri delle due Camere, ma da funzionari esperti e da persone segnalate per eminente competenza nelle questioni delle industrie, dell’agricoltura, del lavoro. (Bene!). È d’uopo segnatamente, o signori, che dopo tanto fervore d’industrie, con sì gran numero di operai e così elevati salarii, si prepari ciò che meglio riesca a scansare gli sconvolgimenti repentini e ad equilibrare le condizioni della nostra vita economica. (Benissimo!).

Il ministro della guerra, già dedica ogni sforzo a molteplici problemi, che corrispondono alla gravità dell’ora che volge e cioè: a rinvigorire i rifornimenti per l’esercito che combatte, sopprimendo, con ogni mezzo, l’abuso dovunque ancora vi fosse; (Benissimo!) a perfezionare la preparazione tecnica e morale degli elementi che occorrono alla lotta; a trarre il miglior rendimento, nell’interno del paese, dalle attitudini di tutti e di ciascuno; e tutto ciò, tenendo gli interessi della produzione, specialmente agricola, in tutto il massimo conto che i supremi interessi della guerra consentano. (Approvazioni).

Non indugerà il ministro della marina ad acuire la vigilanza e a fornire validi ripari contro la nefanda guerra dei sottomarini, favorita da incredibili perfidie, e sulla quale dovrà alfine prevalere l’apprestamento di [p. 188 modifica]mezzi adeguati di schermo e d'offesa, che avvalorino l'ardimento dei nostri fortissimi marinai. (Approvazioni).

Si irradierà, presieduta da un ministro, una azióne di propaganda gagliarda per diffondere nel paese la parola patriotticamente incitatrice, (Commenti) perchè non si possa senza contrasto tradire la sublime santità della Patria, e trarre dalle lacrime di chi soffre il veleno per infiacchire le robuste energie dei soldati e del popolo italiano. (Vivissime approvazioni divissimi applausi).

Ma costoro fanno opera vana, onorevoli signori. La coscienza nazionale si ribella ad ogni specie di depressione e di pervertimento dello spirito pubblico, comunque mascherato.

Non sarebbe Governo d’Italia il Governo che non sentisse che primo dei suoi doveri è quello di debellare ogni attentato contro la vigorìa della guerra, contro i diritti della Patria (Approvazioni); il Governo che non sentisse come non possa essere incolume la libertà ove salva non sia la Patria. Dove il parricidio comincia, la libertà finisce. E dove non è Patria sicura e libertà guarentita, non può essere neppure benefico svolgimento di sociale solidarietà; e senza la vittoria a nessuna classe, e tanto meno al proletariato, potrebbe restare speranza di progressivo e felice vivere civile.

Nessuno può non augurare, non invocare, non benedire la pace. Ma chi la volesse senza la vittoria della civiltà e senza la compiuta liberazione nazionale, vorrebbe una pace impossibile, mentirebbe alla sua qualità d’italiano e preparerebbe inconsapevolmente per un prossimo [p. 189 modifica]avvenire nuovo e più inumano strazio di guerre. (Benissimo).

Non io posso pensare che cosiffatte tendenze esistano nel nostro Paese. Se esistessero e si tentasse di tradurle in atto, inesorabile si leverebbe contro di esse l’azione del Governo, il quale vi proporrà, senza indugio, quanto è necessario, di organizzazione e di disciplina, per la tutela della pace interna. (Approvazioni). Nessuna reazione, o signori, e sempre e ovunque il massimo rispetto della libertà che sia conciliabile con la disciplina di guerra. Poichè, mentre si combatte al fronte tutto deve convergere a che si esaltino i vittoriosi diritti della Patria, a che si vendichi il nobile sangue dei nostri eroi.

Io ho coscienza, e altamente lo dico, che l’opera del Governo rispose sempre a queste mie affermazioni. Se tale coscienza non avessi, troppo dovrei dubitare di me stesso e, ve lo dico con patriottica commozione, troppo mi sentirei indegno di un ufficio, che saprei senza esitanza, abbandonare. Con questi sentimenti, con questi propositi, io ripresento al Parlamento il Ministero che ho l’onore di presiedere.

Io sono certo che non ci mancò l’animo ad alcuna cosa utile alla Patria, ad alcuna cosa necessaria alla guerra. La discussione dovrà essere ampia; e il Parlamento giudicherà. Poco importa, o signori, la sorte di un Ministero.

Ciò che importa, ciò che solo vale è la vittoria dell’Italia, è il trionfo della civiltà nel mondo. (Vivissime approvazioni — Vivi applausi). [p. 190 modifica]

Alle dichiarazioni fatte dal Presidente del Consiglio seguivano subito quelle del Ministro degli Esteri On. Sonnino, il quale, tra le altre cose, dava ragione della recente proclamazione riguardante l’Albania, della nostra politica verso la Grecia ove, in quei giorni il Re Costantino aveva dovuto abdicare, annunziava che un piccolo corpo di esercito italiano prendeva parte alla spedizione inglese in Palestina e rifiutava la formula «senza indennità e senza annessioni» proclamata dal Governo provvisorio russo quale possibile base per le trattative della pace generale. Dichiarava che gli obbiettivi italiani, rimossa ogni brama di conquiste e di imperialismo erano quelli della sicurezza delle frontiere nazionali. Diceva che col prolungarsi della guerra le condizioni generali si facevano dovunque, fatalmente più difficili; ma che per conseguire una pace durevole occorreva perseverare nello sforzo perchè ogni momentaneo arresto avrebbe potuto rendere vano il cammino fino allora superato e mettere a repentaglio le sorti della Patria.

La Camera, udite le due dichiarazioni, sospese la seduta perchè il Ministero potesse recarsi al Senato. Ciò che avvenne.

La seduta fu ripresa alle ore 16.30.

Il Presidente comunicò che erano state presentate quattro richieste di convocazione in Comitato Segreto. Le prime Arme di esse erano rispettivamente quelle degli Onorevoli Berenini, Grippo, Calisse, Pantano.

Contro queste richieste parlò subito l’On. Turati, il quale svolse il concetto che il Parlamento, dovendo rendere conto del suo operato al Paese, non può lasciare ignorare al Paese appunto quello che fa.

Questa tesi tu ribattuta dagli Onorevoli Pantano e Berenini, dopo di che l’On. Marcora invitò il Presidente del Consiglio ad esprimere il parere del Governo sulle richieste anzidette.

L’On. Boselli dichiarò quanto segue:

BOSELLI, presidente del Consiglio. Onorevoli deputati, altre volte ho avuto occasione di dire a nome del Governo le ragioni per le quali il Governo stesso non reputava opportuno che la Camera si convocasse in Comitato segreto. Ma il Comitato segreto è un istituto contemplato dallo Statuto del Regno; e, come oggi è proposto, non è la manifestazione di alcun intendimento politico che possa avere per il Governo significazione di fiducia o di sfiducia, ma è semplicemente una manifestazione che emana da varie parti della Camera. [p. 191 modifica]In questa condizione di cose il Governo da parte sua non sente alcuna ragione di proporre un Comitato segreto, perchè tutto quanto esso avesse da dire, lo direbbe al Parlamento in seduta pubblica... (Commenti prolungati); ma poiché, se non si tratta di mozione che venga dal Governo il quale dichiari di dover dire cose da non potersi dire in seduta pubblica, è mozione che viene da gran parte della Camera la quale desidera a sua volta dire cose che crede non opportuno dire in seduta pubblica (Commenti), il Governo non ha che da rimettersi alle deliberazioni della Camera, e si astiene da parte sua dal votare. (Commenti).

Sulla proposta della convocazione della Camera in Comitato segreto fu presentata domanda di votazione nominale da 30 deputati.

Il risultato della votazione fu il seguente:

Presenti 
367
Astenuti 
25
Votanti 
342
Maggioranza 
172
Risposero: Si 
297
Risposero: No 
45

Ebbe poi luogo una discussione circa la procedura da tenere in Comitato segreto non senza varie votazioni nominali. In complesso si stabilì che alla discussione avrebbero assistito soltanto i Deputati e che le discussioni sarebbero raccolte dai Deputati segretari dell’Ufficio di Presidenza che dovevano redigere soltanto un processo verbale.

Il giorno seguente, 21 giugno, la Camera si adunò in Comitato segreto, ed esaurì le sue discussioni in sette sedute, durante le quali ebbero modo di dare ampi chiarimenti sulla politica estera e sulla politica interna gli Onorevoli Sonnino ed Orlando che poterono diradare ogni incertezza circa le discussioni che erano avvenute nel Paese e che avevano trovato espressione nella discussione segreta. La discussione stessa terminò il 30 giugno.

In quel giorno la seduta segreta terminò alle ore 18 e fu immediatamente seguita da una seduta pubblica.

Il Presidente della Camera invitò allora il Presidente del Consiglio a dichiarare quali ordini del giorno accettasse fra quelli che furono svolti nel Comitato segreto.
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L’On. Boselli fece allora le dichiarazioni, che sono qui appresso riportate, insieme con le indicazioni circa la scelta dell’Ordine del giorno sul quale il Governo pose la questione di fiducia.

BOSELLI, presidente del Consiglio. (Segni di vivissima attenzione). Onorevoli deputati, nel riprendere le nostre pubbliche sedute, credo che giovi anzitutto affermare che, se il Paese avesse assistito alle sedute del Comitato segreto, ne avrebbe tratto motivo di alto compiacimento (Approvazioni), riscontrando nella sua rappresentanza il culto dei più alti ideali ed il fermo concorde proposito di condurre la Patria alle sue migliori fortune. (Vivissime approvazioni).

Le adunanze del Gomitato segreto resero sempre più intimi i rapporti tra la Camera dei deputati e il Governo; il che è di grande vantaggio per la cosa pubblica, poiché oggi più che mai conviene che l’azione del Governo e del Parlamento proceda unita e concorde, non potendo le decisioni del Governo, in un paese retto a democrazia, non essere in piena consonanza con le aspirazioni della rappresentanza nazionale, la sola arbitra, la sola responsabile dei destini della patria. (Vivissimi e prolungati applausi su tutti i banchi).

Nel Comitato segreto (e ciò che io dico vale a spiegare anticipatamente quali ordini del giorno saranno accettati dal Governo) emersero sempre meglio i fini e sempre meglio furono apprezzati e approvati gli andamenti della nostra politica estera. (Bravo! - Applausi).

Alla nostra politica interna fu riconosciuto il merito di mantenere alta la saldezza dello spirito nazionale insieme col doveroso rispetto delle pubbliche libertà; il quale intento l’onorevole ministro dell’interno ha bene [p. 193 modifica] espresso dicendo ch’esso mira a tenere ferma la compagine dello Stato. (Vivissime approvazioni — Applausi).

E di politica militare, scabroso argomento, si parlò pure nel Comitato segreto. Ma tutti ne parlarono col sentimento del meglio che si possa conseguire; e fu da ogni parte fervida l’espressione di riconoscenza e di ammirazione verso i nostri prodi combattenti. (Applausi).

Non è qui il momento di trattare il delicato argomento del modo come sono regolati legislativamente i rapporti fra il Comando Supremo e il Governo. Questo io posso dire: che le relazioni tra il Governo e il Comando Supremo procedono nei migliori termini. E questo io debbo soggiungere, o signori, che il Governo sente e assume tutta la responsabilità che gli spetta, perchè il Governo, che sceglie il supremo comandante e lo mantiene nel suo comando, ha la responsabilità dell’opera di lui. (Applausi - Approvazioni).

E il paese può essere certo che da questa Camera non uscì proposito alcuno che, al disopra di particolari apprezzamenti, possa valere a scuotere quella fiducia che il Paese intero ha nel generale Cadorna, uomo di valore, fermo nella condotta della guerra, fermo nella fede nella vittoria. (Approvazioni). Onde il paese ha ben ragione di mantenere tale sua fiducia in lui. (Applausi vivissimi al centro e a destra - Commenti).

Onorevoli deputati, io non mi indugerò in lungo discorso. A voi domando per me e per il Ministero che ho l’onore di presiedere, la fiducia, a quell’intento della concordia nazionale per cui il Ministero si è costituito. Concordia nazionale che, sia pure in unione a tutte le altre forze che a buon diritto si chiede vengano [p. 194 modifica]intensificate nel Governo, io ritengo però che costituisca la forza principale non solo per la pace pubblica, ma anche per la vittoria delle armi nostre; concordia nazionale che senza alcun desiderio mio mi trasse a questo seggio, a cui venni mosso unicamente dalla coscienza di compiere un dovere; concordia nazionale, alla quale voi avete dato ripetute volte ormai il vostro assenso, ed alla quale ha risposto, con più e più manifestazioni, il paese; concordia nazionale che oggi più che mai a me sembra debba essere mantenuta e difesa tanto contro le insidie che al valore italiano, dei combattenti e di chi non combatte, tutti i giorni da varie parti si ordiscono: quanto, e più specialmente, di fronte alle incertezze e alla irrequietudini formidabili, che in ogni dove voi potete riscontrare, volgendo lo sguardo oltre l’Italia nostra. (Applausi - Commenti).

Il Ministero nazionale è un organismo del quale vi ho altre volte parlato, nè voglio intrattenervi ora intorno ad esso. Se non è in esso costituito quel Comitato di guerra, che da taluni, con lodevole intento, si va proponendo, pure nel Ministero nazionale speciali Comitati, continuamente ed efficacemente rinnovatisi, si son man mano formati, e col consenso dei colleghi hanno operato ogni qualvolta ve ne era particolare bisogno. Il creare oggi un Comitato di guerra non so a quale interpretazione potrebbe dar luogo oltre le intenzioni di coloro stessi che lo propongono (Bene), senza pur contare le molte illusioni che ne sorgerebbero, perchè, onorevoli deputati, non è a credere che i Comitati di guerra possono sopprimere quegli ingranaggi dei servizi pubblici attraverso cui passano gli affari; [p. 195 modifica]e chi volesse bene informarsi, troverebbe nella esperienza degli altri paesi la conferma di quanto sto dicendo. (Commenti in vario senso). Il Ministero nazionale fondò l’opera sua sopra la piena unità di sentimenti e di propositi fra tutti i suoi componenti. Tutti noi abbiamo abbandonate le nostre pregiudiziali: in ogni ora della nostra vita ministeriale ci siamo uniti in un solo volere, in un solo proposito. Ministero di guerra, noi, ai supremi intenti della guerra, abbiamo dato tutto l’animo nostro. (Applausi). Ond’è, onorevoli colleghi, che io ho potuto avere l’onore di ripresentare il Ministero nazionale concorde sempre, così come si è presentato a voi la prima volta (Commenti)... Non temo di essere smentito in questo; la concordia vera, sostanziale degli animi e delle opere non fu mai turbata; perchè non bisogna confondere qualche divergenza passeggera con ciò che divide veramente gli •animi e le opere, che giammai, lo riaffermo, ha diviso gli animi e le opere nostre! (Approvazioni - Applausi). E voi sapete come l’efficienza tecnica del Ministero nazionale abbia ricevuto recentemente nuovo incremento.

Ora, signori deputati, se voi confermerete la vostra fiducia a me (lo dichiaro) ed al Ministero, sarà opera nostra di dare alla guerra, sempre più e più intensamente e vigorosamente, tutti i mezzi che possano giovare alla vittoria; e non solo i mezzi bellici, ma quegli altri ancora, che devono fornire ai combattenti ed alle loro famiglie quelle provvidenze, agevolazioni e riparazioni di alta giustizia e di sincera equità che furono invocate da vari oratori nel Comitato segreto. (Bene). [p. 196 modifica]Proseguiremo a mantenere salda la politica interna ai supremi fini della Patria, come testè ho accennato; e faremo tutto quanto può meglio conferire a tenere alto lo spirito nazionale. Procureremo di rendere sempre più efficaci gli elementi principali della vita economica e della vita sociale; tenderemo a semplificare sempre più gli ordinamenti dello Stato, per quanto sia possibile in tempo di guerra, ove ogni giorno arreca una nuova necessità e spesso una nuova complicazione governativa. E infine avremo la mente vigile e l’opera previdente rispetto a ciò che occorrerà dopo la guerra, specialmente in quella sfera d’azione cui si riferisce il disegno di legge dell’onorevole Pavia, e per quella marina mercantile, della quale parlò con tanta competenza l’onorevole Salvatore Orlando, e che è davvero un interesse essenzialissimo per l’Italia nostra; perchè l’Italia, o sarà una grande nazione marittima o non sarà una grande nazione. (Approvazioni).

Quanto a me, onorevoli deputati, se mi confermerete la vostra fiducia, seguiterò a congiungere sempre più e più fortemente le varie esplicazioni di tutta l’opera governativa al raggiungimento dei supremi intenti dell’impresa nazionale e alla preparazione di quella pace sola possibile, onorevole Pala, di quella pace la quale adempia ai voti e sancisca i diritti di tutta l’Italia. (Applausi). Io ispirerò tutta l’anima mia all’anima del Paese nostro, il quale sempre più si va sublimando non più solo per le tradizioni gloriose dei tempi che furono, ma per le magnanime gesta dell’ora presente. Vi è nei cuori una fiamma eterna come la santità della Patria, e questa fiamma non si spegne e neppure [p. 197 modifica]si affievolisce, per l’aggravarsi degli anni. (Approvazioni). Questa fiamma si alimenta dell’ardore comune e generale del popolo che combatte eroicamente, del popolo che resiste a ogni maggiore prova.

Questa fiamma, onorevoli deputati, si rinnova nell’entusiasmo della nostra gioventù, che sempre più si eleva ai giorni nostri nelle idealità, che sempre più si tempra nelle opere gagliarde della nostra gioventù, a cui noi consegnammo il retaggio dei patriottici ricordi, ma che in noi trasfonde il palpito possente dell’ora presente e la visione profetica dell’avvenire. (Vivissimi generali e prolungati applausi. La Camera prorompe in una ovazione). Ed ora, se la Camera consente, io dirò quali ordini del giorno il Governo accetta, e quali non può accettare. L’ordine del giorno dell’onorevole Gasparotto riguarda un argomento di grandissima importanza: è un dovere di giustizia lo studiarlo. Io lo accolgo quale raccomandazione, e voglia il proponente affidarsi a tale mia accettazione.

Eloquenti parole disse l’onorevole Toscano in nome della sua Messina per la difesa dai sommergibili. Non occorre che io ripeta che è sommo dovere del Governo di provvedervi, e da sè e insieme cogli alleati, e promovendo gli strumenti e gli esperimenti che meglio valgano all’uopo, e rendendo più vigili le guardie e più intensa la difesa. Confido perciò che l’onorevole Toscano non insisterà nella sua proposta. L’onorevole Gazelli può essere certo delle cure del Governo per ciò che riguarda la provvista del carbone, [p. 198 modifica]che è suprema necessità non solo della nostra vita economica, ma di tutta la nostra vita. Accetto quindi senz’altro la sua raccomandazione. All’onorevole Monti-Guarnieri già ha risposto il ministro Dallolio, e penso che egli, sodisfatto delle dichiarazioni di lui, non vorrà insistere nel suo ordine del giorno. Non so se vi sia un ordine del giorno dell’onorevole Chiesa... PRESIDENTE. L’onorevole Chiesa ha presentato un ordine del giorno per invitare il Ministero della marina a promuovere un’inchiesta per il disastro della Regina Margherita.

BOSELLI, presidente del Consiglio. Prego l’onorevole Chiesa di non insistere in questo momento nella sua proposta. In tempo di guerra non è bene addivenire a deliberazioni troppo assolute, oltrepassanti le dichiarazioni già fatte dal ministro della marina per conto del Governo. (Commenti). Assicuro che il Governo riesaminerà l’inchiesta, della quale conosco anche le deficienze, e se occorrerà ne promuoverà una nuova. E quanto alla Benedetto Brin, trattasi di argomento che faceva parte del mandato che si affidò alla Commissione creata per esaminare il caso della Leonardo da Vinci. Nella relazione di quella Commissione si parla anche di quanto concerne la Benedetto Brin.

Il Governo esaminerà la relazione; dopo si potrà riparlarne. E non occorre che dichiari agli onorevoli Marchesano, Medici, Drago.... [p. 199 modifica]PRESIDENTE. Essi hanno rinunziato ai loro ordini del giorno. Gli ordini del giorno svolti e non ritirati sono quelli degli onorevoli Giacomo Ferri, Gotugno, Ciriani, Modigliani, Monti-Guarnieri, Alessio, Toscano, Marazzi, Gasparotto e Centurione.

Vi sono poi altri quattro ordini del giorno, che furono presentati dopo chiusa la discussione generale; o da deputati che avevano parlato in detta discussione, e che quindi a termini del regolamento, non possono essere svolti; e sono: quelli dell’onorevole Chiesa, degli onorevoli Bussi e Brunelli, dell’onorevole Ciccotti, ed infine quello degli onorevoli Dari, Baccelli e Pala, il quale è così formulato:

«La Camera, udite le dichiarazioni del Governo, passa all’ordine del giorno». BOSELLI, presidente del Consiglio. Gli ordini del giorno degli onorevoli Cotugno, Alessio e Pantano sono favorevoli al Ministero. Quello dell’onorevole Marazzi, il quale dichiarò che darà il suo voto favorevole, ha bensì intonazione di fiducia per il Governo, ma non posso accettarlo: perchè l’onorevole deputato espose varie riserve e fece comprendere che non approvava l’opera di tutti i ministri.

Accetto l’ordine del giorno degli onorevoli Dari, Baccelli e Pala e prego gli altri proponenti di ordini del giorno favorevoli ad associarsi ad esso. Prego la Camera di votare l’ordine del giorno degli onorevoli. Dari, Baccelli e Pala, il quale esclude ogni dubbiezza su una fiducia piena ed intera nel Governo. (Approvazioni). [p. 200 modifica]PRESIDENTE. Come la Camera ha udito, l’onorevole Presidente del Consiglio ha concluso le sue dichiarazioni accettando l’ordine del giorno firmato dagli onorevoli Baccelli, Dari e Pala. Ne do nuovamente lettura;

«La Camera, udite le dichiarazioni del Governo, passa all’ordine del giorno».

Su questo ordine del giorno l’onorevole Presidente del Consiglio ha dichiarato che il Governo pone la questione di fiducia.

Gli altri ordini del giorno furono ritirati e la votazione nominale diede i risultati seguenti:

Votanti 
424
Risposero: Si 
361
Risposero: No 
63

Con questa larga votazione di fiducia la posizione del Ministero Nazionale usciva rafforzata dalla discussione segreta e subito un senso di maggiore calma e fiducia si diffondeva nel Paese.

Nelle sedute successive la Camera discusse ampiamente e poi approvò, con forte votazione, un progetto di legge che era stato già approvato dal Senato con alcune modificazioni, sulla protezione ed assistenza degli orfani di guerra.

Nella seduta del 6 luglio 1917 cominciò la discussione sul progetto di legge con cui il Governo chiedeva di essere autorizzato all’esercizio provvisorio dei bilanci per i mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre 1917.

La discussione terminò il giorno 12. Al principio della seduta l’On. Chiesa esaltò le recenti mirabili vittorie che in quei giorni erano state riportate dall’esercito russo, dopo un periodo di sosta che aveva destato in tutta Europa grandi preoccupazioni.

Per consegnare qui il ricordo delle impressioni di quel momento importante riportiamo le parole che l’On. Boselli pronunziò per associarsi a quelle dell’On. Chiesa.

BOSELLI, presidente del Consiglio. Io non ho mai dubitato che la democrazia russa sarebbe stata degna di quel grande paese e delle aspirazioni della civiltà moderna. Se vi furono istanti in cui pareva che vacillasse [p. 201 modifica]il pensiero di quel popolo, io fui sempre sicuro che l’ultima parola sarebbe stata la parola del valore e della vittoria.

Confidiamo negli alleati russi, alleati ieri, alleati tanto più oggi che sentono l’impulso dell’anima popolare che non può non essere l’anima della civiltà, non può non essere l’anima del diritto dei popoli. E non temiamo quando si parla di revisione di patti dell’Alleanza: se la Russia volesse chiederla sarebbe certamente solo per rivedere i patti medesimi a vantaggio dei diritti dei popoli, della libertà e della giustizia. (Vivissimi e reiterati applausi — Molti deputati vanno a congratularsi con l’onorevole presidente del Consiglio).

Dopo di ciò l’On. Berenini prese la parola per ricordare alla Camera che in quel giorno ricorreva l’anniversario del martirio di Cesare Battisti e per mandare un reverente saluto alla memoria dell’eroe.

Vi si associò con alte parole l’On. Boselli.

Dopo di che si riprese la discussione dell’esercizio provvisorio, a chiusura della quale l’On. Boselli pronunziò il seguente discorso:

BOSELLI, presidente del Consiglio. Onorevoli deputati, dovendo esprimere il parere del Governo intorno a così numerosi ordini del giorno, io li ho raccolti in gruppi, e per ciascuno di essi non citerò che il nome del primo proponente, chiedendo venia a quei deputati, i cui ordini del giorno avessi omessi, involontariamente, di ricordare.

E soggiungo ancora che, in generale, ho raccolto il pensiero dei diversi ordini del giorno, e non i pensieri dei discorsi con i quali sono stati svolti.

E poiché questo collegamento in gruppi io l’ho già preparato, l’onorevole Presidente consentirà che vi [p. 202 modifica]comprenda anche quegli ordini del giorno che sono stati dichiarati decaduti. Parecchi dei proposti ordini del giorno trattano argomenti speciali ed hanno già avuto, quasi tutti, risposta dai vari ministri. Prego quindi gli onorevoli proponenti di non insistere in essi e di convertirli in raccomandazioni.

Tra questi ordini del giorno sono quelli dell’onorevole Sandrini, per le riforme giuridiche relative alla donna; dell’onorevole Bentini, per la giustizia di guerra; dell’onorevole Sighieri, per le riforme tributarie; dell’onorevole Dugoni, per speciali riforme di ordine finanziario; dell’onorevole Fraccacreta, per nuovi organi statali per i contratti relativi alle opere pubbliche; dell’onorevole Galiini, per le grandi riforme amministrative e giudiziarie; e nella loro larghezza, che comprende molteplici questioni, gli ordini del giorno dell’onorevole Turati, che trattano della condizione dei comuni, dell’assistenza civile, dei consumi, e dei tributi locali, e l’ordine del giorno dell’onorevole Miglioli.

Circa l’indennità per il caro-viveri, o si tratti d’impiegati dello Stato o degli impiegati degli enti locali, per i quali il mio collega dell’interno ha preparato opportuni provvedimenti, o si tratti di lavoratori dello Stato, o di pensionati, già ha detto l’onorevole ministro del tesoro. Prego perciò l’onorevole Rassetti, il cui discorso si è disteso a molte importanti materie economiche e commerciali, ed in ispecie alla marina mercantile, e prego gli onorevoli Parodi, Musatti, Molina e Marazzi di non insistere nei loro ordini del giorno. [p. 203 modifica]Penso che per l’acquedotto delle Puglie l’onorevole Pansini, almeno per ora, e per la congiunzione di Roma al mare, l’onorevole Federzoni, vorranno dichiararsi soddisfatti. Della difesa aerea il Governo si occuperà con ogni studio e con ogni sollecitudine e spero che si riuscirà a meglio proteggere le località più minacciate; ed è prossima una disposizione per la quale il servizio della difesa aerea acquisterà molta maggiore efficacia perchè essa sarà tutta insieme riordinata e dipendente dal Ministero delle armi e delle munizioni. (Bene!)

Alla elettrificazione delle ferrovie deve darsi sollecito impulso; argomento che incalza è quello della legna da ardere; emerge per tante ragioni l’argomento della derivazione delle acque pubbliche; meritano ogni cura ed ogni favore la scuola elementare e gli edilizi scolastici specie nel Mezzogiorno; non possono essere dimenticate le disposizioni circa il contratto d’impiego privato; per le condizioni dei ferrovieri il Governo esamina gli invocati provvedimenti; e io sarei grato agli onorevoli Marangoni, Reggio, Soleri, Pallastrelli, Rattone, Micheli, Chiesa, Turati, Pescetti e Ciriani (rispetto ai ferrovieri del compartimento di Venezia), se si affidassero all’opera del Governo.

Dopo la risposta che, circa i provvedimenti annonari e circa l’Ente nazionale per i consumi ha dato il commissario generale, confido che l’onorevole Agnesi e l’onorevole Medici non vorranno insistere nei loro ordini del giorno e non vorranno insistervi l’onorevole Casolini Antonio, l’onorevole Valvassori-Peroni e l’onorevole Cottafavi, che hanno chiesto una più efficace politica dei [p. 204 modifica]consumi e più giuste norme per le requisizioni, particolarmente nelle campagne. Trattano della compagine umana, come disse l’onorevole Bonardi e, segnatamente, dei provvedimenti sanitari rispetto all’esercito, gli ordini del giorno degli onorevoli Bonardi, Maffi, Brunelli, Bussi e, per molta parte, quello dell’onorevole Dorè. Ad urgenti provvidenze di assistenza sociale mirano gli ordini del giorno degli onorevoli De Capitani e Pietravalle.

Abbiamo ascoltato attentamente e non dimenticheremo le osservazioni ed i consigli, il cui intento si ricongiunge alla giustizia sociale, al vigore dell’esercito e della nazione ed è tale, che deve informare studiosamente l’opera del Governo (Bene!) Perchè si promuova la produzione agraria nazionale l’onorevole Maury propone un ordine del giorno, che prego rimanga anch’esso come una raccomandazione, e, come tale, accetto l’ordine del giorno dell’onorevole Gasparotto, così ragionevolmente formulato, circa i patti agrari.

Avrei potuto anche accettare, nella forma in cui è scritto, e non accetto, l’ordine del giorno dell’onorevole Drago, se egli non l’avesse svolto con interpretazioni, le quali per una parte riuscirono indeterminate, non avendo egli esposto alcun progetto suo, e per un’altra parte porterebbero all’intervento dello Stato nella produzione agraria non solo in casi e per mezzi eccezionali, ma come funzione propria, permanente, predominante dello Stato, non so bene se proprietario o agricoltore.

Nè apparve per qual via si costituirebbe la piccola proprietà, che tutti vogliamo favorire, nè come si migliorerebbero effettivamente le condizioni dei contadini [p. 205 modifica]secondo i voti, nei quali siamo tutti d’accordo e che io manifestai, fra il plauso di questa Assemblea, quando dissi la prima volta i propositi del Ministero nazionale. Spera il Governo poter meglio dar sollievo nella concessione dei sussidi alle famiglie...

DRAGO. Che farete per i contadini? Volete forse la guerra civile? (Commenti — Rumori). BOSELLI, presidente dei Consiglio. Vogliamo la pace civile, che si ottiene svolgendo nella libertà tutte le iniziative, che si ottiene e si assicura nella conciliazione del lavoro comune e nella solidarietà di tutte le classi sociali. (Applausi). DRAGO. Sono parole! (Rumori). BOSELLI, presidente del Consiglio. Sono parole, alle quali seguiranno sempre, finchè starò qui, i fatti da parte del Governo, come già molti fatti si sono anticipati rispetto ai più importanti provvedimenti per la condizione dei contadini, por l’assicurazione obbligatoria nei casi di infortunio, per le scuole agrarie e professionali e per altre riforme che abbiamo promesso e che si recano in atto beneficamente e validamente.

Quando si è trattato di porre nuovi tributi ed in parecchie nuove disposizioni non si dimenticarono mai i riguardi che meritano coloro che sono nel cuore di tutti, i riguardi che meritano quei valorosi figli di ogni terra d’Italia che combattono per la patria, e che al loro ritorno debbono trovare assai più di ciò che valga il vostro e il mio discorso, debbono trovare delle previdenze e delle opere che avvalorino la loro attività ed aprano per essi nuovi tempi di lavoro produttivo e di miglior vita economica e civile. (Applausi vivissimi). [p. 206 modifica]Spera il Governo poter dare miglior sollievo, nelle concessioni dei sussidi, alle famiglie dei richiamati, e, se fosse possibile, di tutti i combattenti. (Vive approvazioni). Si esaminano nuovi provvedimenti per gli esoneri e per le licenze agricole. (Approvazioni). Per le pensioni di guerra si apprestano nuove agevolezze. (Bene!)

La nostra mente, il nostro animo si rivolgono con quella sollecitudine che è dovere a tutto ciò che oggi, o poi, valga a meglio corrispondere ai meriti mirabilmente insigni dei nostri combattenti, o piaccia agli onorevoli Giovanni Amici, Piccirilli, Artom, Turati, Congiu, Pavia, all’onorevole Rava, che addita con tanto sapere le riforme per le pensioni di guerra, all’onorevole Sitta, che chiede una imposta militare più equa e a più larga base, piaccia loro affidarsi a queste dichiarazioni del Governo.

È lieto il Governo di aver ottenuto, istituendo la Commissione per tutti i provvedimenti che debbono trovarsi pronti al cessare della guerra, il consenso della Camera, quale è significato nell’ordine del giorno dell’onorevole Belotti, che egli chiarì con notevoli considerazioni. Egli, l’onorevole Dentice, e l’onorevole Lo Piano, espressero opportunamente dei voti che avranno adempimento. Ed ai problemi del dopo-guerra appartengono, nella ampiezza delle sue linee, l’ordine del giorno dell’onorevole Storoni; 1 ordine del giorno dell’onorevole Pietriboni, che chiede siano predisposte le condizioni più adatte per lo sviluppo dei commerci e dei traffici nelle regioni Adriatiche; 1 ordine del giorno dell’onorevole Giretti, che riguarda la politica degli scambi; e quello dell’onorevole [p. 207 modifica]Gallenga in quanto concerne le provvidenze sociali, mentre nella prima parte mira al sempre più saldo accordo con gli alleati nella politica economica. Hanno larga ala gli ordini del giorno dogli onorevoli Ciccotti, Vinaj, Nunziante (che afferma doversi sot trarre da ogni illecita ingerenza i poteri responsabili), Camera, Callaini, Pantano, Compans, e si estendono tutti ad argomenti che riguardano l’opera del Governo all’estero ed all’interno, la vita della nazione e la disciplina civile.

Essi danno segno di fiducia nel Ministero, anche dove sono incitatori di azione intensificatrice e vigorosa. Ringrazio i proponenti, accogliendone il pensiero a nome del Governo, e più li ringrazio per la parola che va da essi al paese, a sempre meglio elevarne le virtù di perseverante, invitta resistenza, stupende virtù, onorevole Treves, che, come affermò testè l’onorevole Pantano, con infiammata parola, suscitando il plauso fremente della maggioranza grandissima di questa Camera, non sono solamente nell’interno del paese, ma si mantengono e si manterranno sopratutto meravigliosamente costanti nelle trincee. (Vivissime approvazioni). In quelle trincee dove va dal paese il grido dell’entusiasmo, la voce ispiratrice della patria, ma dalle quali la voce della patria torna più vibrante e muove il santissimo esempio del sacrificio e del dovere. (Applausi vivissimi).

Ed io ho fede nella vittoria dell’Italia nostra, ho fede e per le virtù del popolo che vive nell’interno del paese, e soprattutto perchè i nostri combattenti aggiungono un nuovo miracolo di valore, di quel valore che è ammirato da tutte le genti civili, onde il nome d’Italia [p. 208 modifica]ha acquistato nel mondo una gloria nuova, onde tutta si è rialzata l’anima nazionale, l’anima nazionale che è aperta ai grandi ideali della democrazia e della libertà, ma che li congiunge indissolubilmente, onorevole Treves, col sentimento della patria, perchè dove non è patria, non è democrazia e non è libertà! (Vivissimi applausi). Io non seguirò l’onorevole Treves nelle critiche, che ancora una volta ha rinnovato circa la composizione del Ministero nazionale. Già altra volta io ne sostenni il concetto, già ne spiegai i motivi e l’eccezionale funzione politica, bellica e di pubblica concordia.

In tutta verità posso affermare che l’opera del Ministero nazionale si mantenne sempre, sostanzialmente, per la guerra, per la Patria e per la vittoria, si mantenne sempre, sostanzialmente, ferma, concorde nel pensiero e nel volere e unita nelle opere. È vero che per operare noi insieme consultiamo, onorevole Treves; ma per operare senza consultare bisognerebbe abolire i governi liberi, le assemblee ei Ministeri, e bisognerebbe creare quelle dittature militari che ella teme, onorevole Treves, e che non sorgeranno mai nel nostro paese! (Vivi e prolungati generali applausi) perchè nessuno le tenta, nessuno le vuole, e nessuno le tollererebbe! (Applausi vivissimi da tutti i banchi).

Nè io posso accompagnare l’onorevole Treves il cui discorso ho seguito con piacere intellettuale se non con animo lieto di politico consenso, io non posso accompagnarlo nelle sue peregrinazioni. Ma questo io so e affermo: che la politica estera dell’Italia è una politica che procede senza eccessi, ma ferma e forte (Benissimo!) e che senza eccessi, ma ferma [p. 209 modifica]e forte procederà fino al raggiungimento dei diritti della nostra esistenza nazionale, dei diritti della nostra gente. (Benissimo!) Se così non fosse noi tradiremmo il sangue versato dai nostri eroi (Bene!) E noi, che abbiamo dato la bandiera nostra ai venti delle battaglie, non la sostituiremo con bandiera di altro colore meno rifulgente, e non la ripiegheremo in alcun lembo suo finchè non siano conseguiti i destini cui la Patria nostra sospira, ai quali ha diritto, e ai quali deve immancabilmente pervenire! (Applausi).

Non occorre che io dica che non posso accettare gli ordini del giorno degli onorevoli Basaglia, Beltrami, Treves, che non posso accettare alcun ordine del giorno che riguarda la pace, non perchè il Governo e quest’Assemblea non invochino la pace, ma perchè pensiamo che alla pace si debba pervenire, come dissi poc’anzi, con la guerra e con la vittoria, congiunti e concordi con gli alleati, e perchè pensiamo, soprattutto, che per ottenere la pace bisogna parlarne poco o niente, e soprattutto non bisogna diffondere illusioni e sussurrare scoramenti nel paese. (Vivissime approvazioni — Applausi).

Per affrettare questa pace e per la nostra vittoria tutto il paese è in armi, e si glorifica il dolore, si persevera nei sacrifici con quella ammirabile unità che si costituì, dirò così, più profondamente, più ardentemente e più compiutamente nei cuori e nelle opere, dall’Italia risorta in questa guerra di liberazione e di civiltà. Ad ogni incontro questo sentimento, non nuovo ma più operoso e più effettivo di unità nazionale, non solo ferve, ma vuole manifestarsi e si manifesta per ogni guisa in ogni parte d’Italia. Lo manifestaste voi, onorevoli [p. 210 modifica]deputati, unendovi in legione a proporre l’ordine del giorno dell’onorevole De Ruggieri. (Approvazioni). A questo sentimento si rivolse, con la commozione del discorso, l’onorevole Pala, oratore per la Sardegna, che ha diritto ad un rinnovamento di vita; e si rivolge, anch’esso, alla Sardegna l’ordine del giorno dell’onorevole Cavallera. Questo sentimento invocò e suscitò l’onorevole Facchinetti per le popolazioni dove lo stato di guerra reca effettivamente più gravi conseguenze.

Dalle ricchezze del Mezzogiorno, sempre meglio rivelate e fecondate, avrà l’Italia una mirabile potenza economica. Nel Mezzogiorno, dove l’italianità già da secoli era religione di eccelsi pensatori, e in ogni angolo di quelle contrade era domestico culto di arditi propugnatori e di martiri, ignoti in gran parte, ma magnanimi sempre, l’italianità eroica divenne oggi l’impulso e la fede di tutto un popolo. (Applausi). Dal Mezzogiorno avranno novella forza nell’avvenire le nostre istituzioni di libertà e di progresso. (Benissimo’.)

Propongo alla Camera che approvi per acclamazione gli ordini del giorno dei deputati De Ruggeri, Pala e Facchinetti.

E poichè nelle votazioni politiche le forme più comprensive e più semplici si offrono come le più spontanee, io accetto un ordine del giorno pervenuto alla Presidenza e così concepito: «La Camera, udite le dichiarazioni del Governo, passa alla votazione dell’articolo. Di Campolattaro, Teso e Pavia». Prego tutti i proponenti gli ordini del giorno, che hanno espressione e intenzione di fiducia, di aderire a [p. 211 modifica]quest’ordine del giorno sul quale pongo il voto di quella fiducia che è necessaria più che mai in questo momento, in cui il Governo ha d’uopo di attingere dal Parlamento tutta la forza per compiere l’ardua opera sua. Il Governo assume tutte le responsabilità che gli vengono dal Parlamento e non da altre parti (Vivissime approvazioni); ma non avrebbe la forza di operare, in questi momenti difficili, se non fosse sicuro della vostra pienissima fiducia. (Vivissimi e prolungati applausi). PRESIDENTE. Come la Camera ha udito, l’onorevole presidente del Consiglio ha accettato l’ordine del giorno presentato dagli onorevoli Di Campolattaro, Teso e Pavia, sul quale ha posto la questione di fiducia, che è così concepito: «La Camera, udite le dichiarazioni del Governo, passa alla votazione dell’articolo». L’onorevole presidente del Consiglio ha altresì accettati gli ordini del giorno degli onorevoli Facchinetti, De Ruggieri e Pala, proponendo che siano votati per acclamazione; ed ha infine pregato gli altri proponenti di ordini del giorno di ritirarli, avendoli accolti come raccomandazione, all’infuori di quello dell’onorevole Drago, dal quale dissente.

BOSELLI, Presidente del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOSELLI, Presidente del Consiglio dei ministri. Io ho espresso il mio dissenso dalle interpretazioni ieri date dall’onorevole Drago al suo ordine del giorno; ma poichè egli si limita nel suo ordine del giorno ad invitare il Governo a studiare l’argomento sotto tutti i suoi [p. 212 modifica]aspetti, se egli non vi insiste, io gli dò affidamento che studierò l’argomento con quel miglior senso delle dottrine che non muoiono e dei tempi che variano, che è consentito alla mia mente. (Approvazioni).

Dopo di ciò, essendo stati ritirati tutti gli altri ordini del giorno si procedette alla votazione nominale sull’ordine del giorno, accettato dal Governo, che vi pose la questione di fiducia, presentato dagli On.li di Campolattaro, Teso e Pavia.

Il testo dell’ordine del giorno fu il seguente:

«La Camera, udite le dichiarazioni del Governo, passa alla votazione dell’articolo».

La votazione dette il risultato seguente:

Votanti 
326
Maggioranza 
165
Risposero: Si 
273
Risposero: No 
53

Dopo di che la Camera stabili di tenere per il giorno seguente una seduta unica, da cominciare alle ore 10, senza interrogazioni e con sospensione dalle ore 12 alle 14.

In tale seduta si discusse la proposta di legge, di iniziativa parlamentare, per l’inchiesta parlamentare sulla liquidazione delle gestioni per le feste commemorative del 1911 e le esposizioni di Roma, Torino e Palermo.

Si discusse anche il disegno di legge, presentato dal Governo per la liquidazione delle gestioni anzidette.

Gli articoli dei due progetti, concordati e conglobati, furono approvati, dopo breve discussione, svoltasi nella ripresa pomeridiana della seduta.

Durante la stessa ripresa furono annunciati i risultati della votazione segreta sull’esercizio provvisorio che furono i seguenti:

Voti
favorevoli 
189
»
contrari 
51
Dopo di che l’On. Gasparotto mandò un saluto al popolo combattente e l’On. Boselli vi si associò con patriottiche applaudite parole e la Camera prese le vacanze.

* * *

Veniamo ora ai lavori del Senato. L’alto Consesso riprese le sue sedute il 20 giugno 1917.

Il Presidente del Consiglio On. Boselli vi lesse, fra segni di viva attenzione, le comunicazioni del Governo, già fatte alla Camera e che furono
[p. 213 modifica]

accolte, come nota il resoconto, con applausi vivissimi e prolungati, in più punti del discorso e alla fine di esso.

Nella stessa seduta fece pure le dichiarazioni già dette alla Camera il Ministro degli Esteri, On. Sonnino.

L’On. Mazziotti e parecchi altri Senatori chiesero che il Senato si riunisse in Comitato segreto per discutere le comunicazioni del Governo.

Ma, dovendo il Governo sostenere analoga discussione alla Camera dei Deputati, il Senato consentì al rinvio della discussione in Comitato segreto nel giorno che sarebbe stato stabilito di comune accordo tra il Presidente del Consiglio e il Presidente del Senato.

Nella seduta del 21 il Senato iniziò la discussione dello stato di previsione della spesa del Ministero di Agricoltura per l’esercizio finanziario 1916-17.

Tale discussione proseguì nelle sedute del 22 del 23, e del 25 giugno. La votazione a scrutinio segreto, avvenuta nella seduta del 26, dette i seguenti risultati:

Votanti 111, favorevoli 106, contrari 5.

Nelle sedute del 27 e del 28 giugno il Senato si occupò di vari progetti di legge e prorogò poi le sue sedute all’8 luglio successivo. In quella seduta il Senato, d’accordo col governo, stabilì che il giorno seguente si sarebbe iniziata la discussione in Comitato segreto sulle comunicazioni del Governo.

La discussione in Comitato segreto si svolse nelle sedute del 4, del 5 e del 9 luglio. In questa seduta, che ebbe luogo anche nelle ore antimeridiane, la discussione ebbe termine; così che alle ore 12,30 la seduta divenne pubblica.

A chiusura della discussione fu presentato dai Senatori Pedotti e Franchetti il seguente ordine del giorno:

«Il Senato, udite le dichiarazioni e le comunicazioni del Governo, passa all’ordine del giorno».

Il Presidente del Consiglio On. Boselii, pronunciò allora il seguente discorso:

BOSELLI, Presidente del Consiglio (viva attenzione). A nome del Governo ringrazio i proponenti e accetto l’ordine del giorno, ritenendo che esso esprima la fiducia del Senato nel Governo.

Se al Senato piacerà approvarlo, ne avrà forza il Governo e gioverà al Paese d’essere certo che l’opera del Governo ha la fiducia ed il consenso del Senato del Regno, dove è tanto ardore di patriottismo, tanta sapienza politica, tanta autorità di deliberazioni.

Nelle sedute del Comitato segreto Voi ricercaste con luminosa eloquenza e con interrogazioni sagaci i [p. 214 modifica]propositi del Governo, ed al Governo fu grato manifestare in ogni questione la sua mente ed i suoi sentimenti.

Significherà il vostro voto, se vorrete darlo favorevole, consenso di propositi perchè si provveda sempre più e più vigorosamente a tutto ciò che meglio valga per la guerra e per la vittoria (Benissimo): perchè la nostra politica estera continui a procedere, sempre rivolta ai fini della guerra nostra e della civiltà, intima con gli alleati, vindice dei diritti nazionali; perchè la nostra politica interna difenda inesorabilmente le ragioni della Patria da ogni assalto e da ogni insidia, ma si serbi auspice e tutrice della concordia nazionale: perchè la nostra finanza prosegua nei suoi fermi avvedimenti e nelle opere sue che assicurano la guerra e garantiscono il credito pubblico; perchè tutti i provvedimenti economici corrispondano alla resistenza economica, morale e sociale del Paese, che dà prova di tante virtù e nel quale tutte le classi sociali debbono dar prova di austera disciplina nei sacrifizi e nei costumi: perchè siano validamente combattute nei mari le perfidie barbariche, negazione di ogni senso di umanità. (Bene).

Signori Senatori, plaudimmo insieme nei passati giorni al valore dei nostri combattenti ed insieme promettemmo ogni provvedimento di giustizia per essi, ogni provvedimento di conforto per le loro famiglie. (Benissimo). Rinnoviamo l’applauso e la promessa. E la parola altissima del Senato del Regno dica ancora una volta al Duce Supremo la nostra fede che egli condurrà l’Italia alla compiuta vittoria gloriosamente (Approvazioni); dica ancora una volta l’altissima parola del Senato come l’Italia è sempre orgogliosa del suo [p. 215 modifica]Re. (Tutti i Senatori ed i Ministri si alzano ed applaudono ripetutamente, al grido di: Viva il Re).

BOSELLI... del suo Re intrepido soldato che vigila e vive fra le armi liberatrici.

(Triplice salva di applausi; grida ripetute di: Viva il Re! Viva l’Italia! Viva l’Esercito! Viva l’Armata! — Molti Senatori si recano al banco dei Ministri a rallegrarsi col Presidente del Consiglio).

Sull’ordine del giorno Pedotti-Franchetti fu chiesto da molti Senatori l’appello nominale.

Questo diede i risultati seguenti:

Votanti 172. Risposero sì 172.

Il Senato approvò dunque all’unanimità l’opera e gli intendimenti del Ministero Boselli.

Dopo di ciò il Senato prorogò i suoi lavori, che furono ripresi nella seduta del 12 luglio, proseguiti in quella del 13, nella quale il Presidente del Consiglio presentò il progetto di legge per l’esercizio provvisorio dei bilanci dello Stato fino al 31 ottobre 1917 e nella quale fu iniziata la discussione del disegno di legge sulla assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro in agricoltura.

Questa discussione continuò nella seduta del 14. Alla fine di questa seduta il Senatore On. Bergamasco presentò la seguente interrogazione, allusiva al Capo di Stato Maggiore della Marina, On. di Revel:

«Il sottoscritto desidera interrogare l’On. Presidente del Consiglio per sapere se non ritenga necessario e indispensabile che chi è investito dell’alto comando delle forze navali abbia a risiedere sulle navi».

L’On. Boselli rispose con queste parole:

BOSELLI, presidente del Consiglio. Prego il senatore Bergamasco di sospendere lo svolgimento di questa interrogazione. Sia perchè non è presente il ministro della marina...

(Una voce: Non può essere presente).

BOSELLI, presidente del consiglio... Lo sarà tra breve e sia perchè per rispondere ad essa dovrei entrare in considerazioni che il momento e la opportunità non consentono. [p. 216 modifica]Io conosco i sentimenti del senatore Bergamasco e sono certo che questa sua interrogazione muove solamente dalla grande sollecitudine, che egli ha perchè la nostra marina prosegue sempre con la maggiore compagine di efficienza gloriosa, e in modo anche da escludere tutte quelle discussioni che possono pregiudicare questa compagine; e so, per altra parte, che il senatore Bergamasco ammira al pari di me i servizi che la nostra marina da guerra già rese alla presente impresa nazionale, e al pari di me confida in quelle altre prove di valore che la marina italiana darà nella guerra nostra e nella guerra della civiltà. (Bene).

Perciò egli, che nutre questi sentimenti, e che sa che questi sentimenti sono conformi ai miei, non vorrà insistere per uno svolgimento prossimo della sua interrogazione, affidandosi ai sentimenti miei; ed io considererò la sua interrogazione con quella ponderazione che meritano tutte le interrogazioni che vengono da membri del Senato del Regno. (Bene).

* * *

Nella seduta del 15 luglio l’On. Pedotti, Presidente della Commissione di Finanze, presentò la relazione al disegno di legge per un’inchiesta parlamentare sulla liquidazione delle gestioni per le esposizioni di Roma, Torino e Palermo e per la liquidazione delle esposizioni di Bruxelles, Faenza e Parma. Si prosegui poi nella discussione del disegno di legge circa gl’infortuni sul lavoro in agricoltura con dotti discorsi di molti e competenti Senatori.

Questa discussione ebbe termine nella seduta antimeridiana del 16 luglio.

Nella seduta pomeridiana dello stesso giorno il progetto di legge fu approvato, con votazione a scrutinio segreto, con 73 voti favorevoli ed 8 contrari, su 81 votanti.

Fu poi iniziata e terminata la discussione del disegno di legge circa l’esercizio provvisorio dei bilanci fino al 31 ottobre.

Presero parte alla discussione i Senatori: Dorigo, Sinibaldi, Rolandi Ricci. Ad essi rispose prima l’On. Carcano, poi l’On. Boselli.

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Per comprendere bene la portata di questo discorso è necessario avvertire che l’On. Sinibaldi aveva trasportato nella discussione una interpellanza già da lui presentata al Presidente del Consiglio sugli intendimenti del Governo intorno alla proposta dell’espropriazione della terra e del sottosuolo che era stata votata in un recente convegno.

L’On. Sinibaldi alludeva ad una proposta fatta dal Deputato On. Drago e che aveva sollevato un certo rumore.

L’On. Sinibaldi svolse, come risulta dal resoconto sommario, i seguenti concetti:

La questione agraria in Italia è posta: se il governo non ne prepara la soluzione, questa si imporrà da se stessa. Da una parte vi sono i sostenitori della espropriazione, della collettività proprietaria e lavoratrice, dei grandi monopoli di Stato.

Dall’altra si reagisce, invocando il diritto di proprietà e non dissimulando il timore delle più gravi manifestazioni collettivistiche.

Porre il problema agrario con la formula: “la terra ai contadini„ è porlo in un modo unilaterale: perchè il problema agrario non è di destinazione della ricchezza, ma di produzione.

La soluzione del problema agrario è diametralmente opposta alla soluzione comunista. Non si devono espropriare i proprietari attuali che conoscono i loro doveri sociali, ma si deve favorire in tutti i modi la creazione della piccola e della media proprietà.

Vada pure la terra agli agricoltori: ma vada la terra dei comuni e dei proprietari che non coltivano o non coltivano sufficientemente. Nostro intento deve essere di creare nuovi operai laboriosi e produttivi.

Ben pochi fondano oggi il diritto di proprietà su formule arcaiche ed astratte in contrasto col diritto della collettività.

Intanto il diritto di proprietà ha ragione di essere, in quanto merita la tutela dello Stato.

L’Onorevole Boselli così rispose:

BOSELLI, presidente del Consiglio (segni di attenzione). Ringrazio l’onorevole Sinibaldi, perchè ha trasmutato la sua interpellanza nella proposta, che si trova ora davanti al Senato. Così ci sarà più facile discutere dell’argomento, che in questo istante ci occupa.

Io non so se potrò seguire a parte a parte tutto il suo discorso, il quale, pur breve nella sua durata, è però molto denso di idee; e di quelle idee, che, recate ad effetto, potrebbero avere conseguenze molto rilevanti. [p. 218 modifica]Al pari di lui, io non sono un bigotto dell’idea della proprietà.

Nè mi trattiene da questa recisa asserzione il considerare ch’io parlo da quella città, il cui diritto ha scolpito con così corretta e severa precisione di linee, quale nessun altro al mondo, la figura della proprietà individuale; i cui giureconsulti hanno di questa plena in re potestas date quelle definizioni così assolute, che pure attraverso agli svolgimenti e ai rivolgimenti del diritto intermedio: canonico, germanico, statutario, hanno serbato tanta autorità ed hanno esercitato, oserei dire, quasi una specie di fascino fino ai nostri giorni.

Poichè io non ignoro che le ricerche più profonde e più moderne hanno chiarito che in Roma stessa il diritto di proprietà non fu nella realtà della vita giuridica così immune di limitazioni e di temperamenti, come stando alla pura lettera delle definizioni altri fu tratto un tempo ad immaginare. E non ignoro neppure quante delle sostanziali innovazioni del diritto intermedio si siano imposte ormai in tutti i paesi, che pur sentirono più profonda l’impronta della giurisprudenza e della dottrina romana, perchè meglio rispondenti a quei postulati del diritto sociale moderno, di cui nessuno si può illudere di contrastare il trionfale cammino.

Del resto, io non ho che da tener fede a quelle idee di libertà economica, nelle quali mi sono educato alla scuola di un maestro insigne, la cui memoria non mi uscirà mai dal cuore e dalla mente, di Francesco Ferrara. Il Senato, plaudendo al discorso del senatore Sinibaldi, ha dimostrato come sia disposto a consentire che [p. 219 modifica]il diritto di proprietà possa temperarsi talmente da far luogo anche alle espropriazioni nei casi da lui accennati: io non so se potrei spingermi del tutto fino al punto, a cui il Senato è arrivato. Certo il diritto di proprietà si è trasformato e tuttavia si evolve in ogni sua parte. Sotto un duplice aspetto questa trasformazione ed evoluzione è particolarmente rilevante.

In primo luogo per i limiti e i temperamenti, che alle forme classiche della proprietà individuale furono arrecate da quei residui di proprietà collettiva, di cui sono rimaste così visibili le traccie presso di noi con denominazioni varie nelle diverse regioni: usi civici nelle provincie meridionali, partecipanze nell’Appennino marchigiano e nei paesi del litorale adriatico, regole o favole nel Veneto e nel Cadore, ademprivi e cussorgia in Sardegna, e così via; e di cui esempi classici sono il celebre Tavoliere delle Puglie e la Sila di Calabria. Ma non è certo ad un incremento di queste forme che il senatore Sinibaldi mira, dato che con tanta energia egli ha combattuto ogni idea di proprietà collettiva.

Dobbiamo quindi appuntarci a quel secondo aspetto di trasformazione e di evoluzione del quale ho detto, e la cui caratteristica più saliente consiste nel contemperare i diritti del proprietario del suolo, con i diritti del lavoratore della terra: quel contemperamento, che trovò la sua più pregnante espressione nel nome, che antiche leggi davano a quella parte di terra abbandonata ed incolta, che un lavoratore avesse messo a coltura e gli doveva quindi spettare in godimento: labor! Straordinariamente ricche, a seconda dei diversi tempi, le [p. 220 modifica]manifestazioni di tale contemperamento, e molto vari gli istituti che mano a mano ne ebbero origine, dalle enfiteusi del diritto romano-bizantino, alle precarie di origine ecclesiastica, ai livelli del nostro diritto medioevale italiano, e ad altre e ad altre forme ancora, che io per amore di brevità racchiuderò nel nome comprensivo di contratti agrari.

A questi essenzialmente si è riferito il senatore Sinibaldi, richiamandosi in modo più particolare al contratto di enfiteusi E in questo ordine di idee io lo posso seguire con pieno consenso. Ma io non vorrei certo associarmi al regime giuridico di certe legislazioni moderne, che hanno bensì scritto nei loro testi il diritto di enfiteusi, ma lo hanno poi nelle sue applicazioni siffattamente snaturato, da fargli perdere quasi appieno la sua profonda significazione ideale e la sua concreta e salutare efficienza sociale.

Se non che, dicendo che è bene che il diritto di proprietà si temperi e si fecondi al contatto e mercè la riviviscenza di questa e delle altre forme dei tradizionali contratti agrari; non mi parrebbe però, me lo consenta il senatore Sinibaldi, che essi potrebbero utilmente assumere quella forma di contratto unico, al quale, se mal non mi avviso, egli accenna nella terza parte del suo ordine del giorno. Poichè non la sola proprietà si evolve, ma si evolvono del pari anche questi contratti, assumendo particolare fisionomia a seconda dei tempi e dei luoghi. Io, in questo momento, penso al patto agrario tipico della consociazione tra la proprietà e il lavoro, voglio dire la mezzadria. Ma anche la mezzadria classica di Capponi, di Lambruschini, come già quella del [p. 221 modifica]Ridolfì, anche essa s’incammina per la via delle trasformazioni; e l’ultimo scritto di un uomo competente anche in questa parte, il compianto Francesco Guicciardini, additava di già a quali evoluzioni la mezzadria stessa avrebbe dovuto andare incontro.

Io sono d’accordo col senatore Sinibaldi quando con così chiara parola egli ha rivendicato i meriti della borghesia italiana. Certo è che la borghesia italiana ha dei meriti che non vanno dimenticati; perchè quelle istituzioni cooperative, quelle istituzioni di rigenerazione popolare anche nelle campagne, perchè, ad esempio, le Casse di risparmio, onde innegabilmente in alcune parti d’Italia, dalla Romagna al Piemonte, tanto si giovarono le classi lavoratrici, furono opera della borghesia: ed io consento con lui che male si giudicano i lavoratori e gli agricoltori italiani quando ad essi si fa appunto e carico del minore progresso, che si dice essersi verificato nell’agricoltura italiana.

Il quale preteso minore progresso, onorevoli senatori, può essere ammesso se l’avviciniamo ad un ideale di progresso, che è certo nella visione e nella speranza di tutti noi, se lo avviciniamo ancora ai progressi di altri paesi per istruzione agraria e per capitali molto più avanzati che non il paese nostro. Ma che, ad ogni modo, un vero e rilevante progresso agrario anche da noi si sia raggiunto non può essere da alcuno disconosciuto: perchè di questa Italia nostra siamo troppo facili a dire le deficenze e le colpe, e troppo restii ad esaltare i meriti; e fra questi meriti è indubbiamente il progresso agrario che si è compiuto dopo che l’Italia è unita. (Bene, bravo, approvazioni, applausi). [p. 222 modifica]Io vorrei accedere al desiderio del Senatore Sinibaldi e rispondergli con qualche cosa di più che con una promessa di studi; ma se io gli rispondessi di più in questo momento mancherei a quella sincerità, che è sempre dovere del Governo, e dovere sopratutto del Governo dinanzi alle Camere legislative.

Studi, sì; ond’io lo prego di voler trasformare il suo ordine del giorno in raccomandazione.

Il ministro di agricoltura, il quale già altra volta con tanta competenza parlò anche in questo consesso del grave, importante ed urgente argomento, ne farà sempre più oggetto della sua sollecitudine, Ma oggi un voto del Senato non potrebbe aver valore che di affermazione ideale, senza però portata pratica ed effettiva.

Consenta perciò, onorevole Sinibaldi, che l’ordine del giorno suo si trasformi in una raccomandazione; e lei può essere certo che questa raccomandazione non sarà dimenticata; e non sarà dimenticata sia per 1 altezza e la gravità dell’argomento, del quale si tratta, e sia ancora perchè io ben so che esso corrisponde al sentimento del Senato.

Così io partecipo al voto, che sollecitamente, che intensamente, che validamente si provveda alla sorte degli agricoltori (io non dirò alla sorte di coloro che tornano dalla guerra, perchè con nobili parole ella già disse, onorevole senatore, che non si tratta di dar premio di terra a coloro che altro premio troveranno nella gloria del dovere compiuto). Io non dirò nemmeno che si pensi a lanciare, come ella accennò, torme di lavoratori sui campi. E poi su quali campi? Quali sono queste terre incolte dell’Italia nostra? Quante sono? Che cosa vuol dire la terra [p. 223 modifica]incolta? Quella che non è proprio coltivata; oh’è del tutto sterile, che a nulla giova; ma tali terre sono poche, o signori. Quando fui ministro dell’agricoltura feci fare al proposito uno studio da due chiarissimi professori, il Poggi ed il Bizzozzero. Essi percorsero l’Italia e mi riferirono che il numero delle terre incolte davvero era scarsissimo. Ma terra incolta, dice il senatore Sinibaldi, è dove la malaria percuote i contadini; ed altri ancora incalzano e dicono: terra incolta è dove la pastorizia prende ciò che appartiene alla coltivazione granaria. Vedono bene, onorevoli signori, in quali difficoltà ci si caccia quando si vuol determinare che cosa è la terra incolta; mentre minor difficoltà si incontra quando si dice che occorre che lo Stato veda ciò che meglio può farsi per estendere la piccola proprietà.

Ed in ciò siamo di accordo. E anche senza espropriazione di proprietà io avviso che si può in parecchi modi far si che il latifondo, il quale specialmente in alcune provincie è così poco favorevole alla ricchezza nazionale e alla buona condizione delle popolazioni, da far tornare alla mente il classico: latifundia Italiam perdidere, possa dar luogo ad un miglior ordinamento di proprietà, il quale, prima ancora di essere stabilito dalla legge, debba venire agevolato in tutti i modi con le opere pubbliche. Quando invero avete il latifondo separato dalle stazioni ferroviarie, quando avete il latifondo in sito non bonificato è inutile che ci si adoperi per trovare le vie onde esso faccia luogo alla piccola proprietà.

È ufficio perciò del Governo di preparare con le opere pubbliche e col suo intervento la via per cui il latifondo si [p. 224 modifica]possa agevolare, e occorrendo anche prescrivere, di dar luogo per mezzo di enfiteusi o di equi patti agrari ad una migliore ripartizione della proprietà. Strumento a ciò saranno, lo ripeto, massimamente le bonifiche. Quelle bonifiche, alle quali continuamente il mio collega dei lavori pubblici dà opera, tanto che ne sono in corso, concesse ai Consorzi o da concedersi, per 150 milioni; e molte altre bonifiche ancora sono del pari in corso, per opera diretta dello Stato così nel Mezzogiorno, come nella Sardegna, per alcune diecine di milioni.

Consenta il Senatore Sinibaldi ch’io asserisca che questa è la vera via per la quale possiamo giungere ai fini ai quali egli mira. E vi giungeremo inoltre diffondendo l’istruzione agraria, per virtù specialmente di quelle cattedre ambulanti di agricoltura, che in Italia hanno dato così largo ed efficace stimolo alla produzione agraria. È questione di capitali, è questione di istruzione, è questione, lo sento a mi piace dirlo in questa alta Assemblea, anche di educazione (Benissimo), ài sentimento delle classi proprietarie, e sopra tutto dei grandi proprietari.

Io mi sono rallegrato tutto entro me stesso, quando l’altro giorno il senatore Figoli, che è un grande proprietario, ci disse per ben due volte che migliorando la condizione dei contadini si accresce anche l’utilità del proprietario. Questa è la vera economia pubblica, che associa ai principi della libertà economica il senso di quella morale sociale, di quel diritto di tutti i lavoratori, senza del quale la libertà rimarrebbe una visione ideale infeconda, e non si potrebbe conseguire un grande progresso economico; poichè non vi è progresso [p. 225 modifica]economico compiuto e stabile, dove non sia la graduale ascensione di tutte le classi sociali in una piena concordia di lavoro: poiché non vi può essere vera prosperità nell’agricoltura dove non sia piena concordia di lavoro, tra i proprietari ed i contadini. (Approvazioni vivissime, applausi).


Furono poi annunziati i seguenti risultati di votazioni segrete:

Per l’esercizio provvisorio dei bilanci, votanti 81, favorevoli 74, contrari 7.

Per le gestioni delle feste commemorative e delle esposizioni.

Votanti 81, favorevoli 74, contrari 7.

Dopo di che il Senatore On. Lamberti si fece interprete dell’unanime pensiero del Senato nell’augurare che la preziosa esistenza dell’illustre Presidente fosse conservata al Paese il più lungamente possibile ed uguale augurio rivolse al Presidente del Consiglio, la cui vita illustre è consacrata al bene del Paese, ed augurò che la loro opera fosse coronata da ottimo successo.

L’On. Boselli pronunziò allora le parole seguenti:

BOSELLI, presidente del Consiglio (segni di attenzione). L’onorevole Lamberti è stato degnissimo interprete dei sentimenti del Senato; degnissimo interprete tanto più in questo momento, in cui la parola che viene da un uomo, che ha appartenuto e appartiene all’esercito, non ha quella che la superi nell’interpretare il pensiero di una assemblea politica. (Benissimo).

Mi unisco al saluto che il senatore Lamberti ha rivolto all’insigne Presidente di questo Consesso. Mi è grato potergli ripetere che in lui sempre venera il Senato, venera l’Italia, uno degli uomini più benemeriti della Patria, alla quale essi diedero tutto il loro ingegno e tutto il loro ardimento. E dico l’ardimento, perchè Giuseppe Manfredi fu nel 59 di coloro che nella Emilia, quando, dopo la pace di Villafranca, pieno di incertezze [p. 226 modifica]e di perigli era il momento storico, seppero far salve le sorti del nostro riscatto nazionale, rendendo possibile a Luigi Carlo Farini quella splendida rivendicazione del nostro diritto, che fu l’inizio dell’unità italiana. (Approvazioni vivissime).

Ringrazio il Senatore Lamberti per le cortesi parole che a me ha rivolte. Onorevoli senatori, voi avete terminato i vostri lavori approvando la legge che sancisce l’assicurazione obbligatoria dei contadini. Non è questo un puro caso. E, per contro, un nuovo e mirabile segno dei sentimenti del Senato italiano, il quale fu sempre, in tutta la nostra storia politica, freno e sprone; perchè all’assemblea altissima, che è il Senato del Regno, questo appunto si appartiene, di essere freno quando occorre, di essere sprone quando conviene spingere il Governo ad animosamente progredire. (Vive approvazioni).

Voi oggi dimostraste come il Senato del Regno, ove sono tanti uomini che hanno combattuto per la patria, tanti uomini che illustrano la scienza italiana, tanti uomini che rappresentano il lavoro sia dell’industria come dell’agricoltura, tanti uomini che onorano, che onorarono i più alti pubblici uffici e l’assemblea elettiva, voi dimostraste, dico, come qui il senso politico non sia solamente un senso fedele depositario e rappresentante delle nostre più auguste tradizioni, ma sia un senso che sa farsi compagno e interprete non meno fedele del momento politico in cui si vive.

Ed io chiuderò questo mio saluto al Senato volgendo il mio pensiero al Re d’Italia: ma - secondo quanto ho pur dianzi detto — non solo al Re d’Italia soldato, [p. 227 modifica]al quale tutti acclamiamo, sì bene al Re d’Italia, che tanto sente i nuovi tempi, al Re d’Italia, che nella scienza è insigne, al Re d’Italia, il quale dà esempio di una monarchia non fastosa, ma operosa. (Vivissimi applausi).

E da questa Roma, dove se fu tanta gloria di combattenti e trionfatori, rifulse per altro e tuttor rifulge sopra ogni altra la gloria di quei reggitori, di quegli imperatori, che furono non solo valorosi in armi, ma chiari e memorandi per il senso politico, da questa Roma vada il nostro saluto al Re di Italia, che così bellamente in sè congiunge lo splendore di quelle gesta tradizionali, l’Italia unita ha saputo rinnovare, coi più schietti sensi democratici dei tempi presenti; poiché in Vittorio Emanuele III noi tutti salutiamo il più nobile campione non solo delle gloriose tradizioni del nostro passato, ma ancora di quella democrazia italiana, che è la vera democrazia perchè rappresenta colle guarentigie e coll' ordine di salde e sincere istituzioni il progresso nella libertà. (Vivissime acclamazioni).


Con questi alti e patriottici sentimenti il Senato chiuse le tornate estive, rimanendo stabilito che sarebbe stato riconvocato a domicilio.

Il Ministero Boselli usciva, adunque, dalle discussioni avvenute nella Camera dei Deputati e nel Senato, sia nelle sedute pubbliche che in quelle segrete, rinvigorito dalla fiducia delle due assemblee e rafforzato nell’opinione del Paese, la cui vita si svolgeva in una calma operosa, fidente dell’avvenire.