Prospetto biografico delle donne italiane/A Lady Morgan

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A Lady Morgan

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Alle mie leggitrici Prospetto biografico
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A


LADY MORGAN



Figlia di possente e grande Nazione, ora a Voi indirizzo le mie parole, nè fra voi e me altro giudice invoco che la verità: niun rancore nel mio cuore s’annida, ch’egli sarebbe oltraggio fra il nostro sesso il parlare sferzando; quindi voi troverete giusto e mite il mio discorso, ma non disgiunto da quella dignità che distingue le Italiane, quali figlie delle auguste prime Romane madri. Vestita di questo carattere io mi presento a Voi, e coll’animo lieto di poter sanare senza gravemente ferire.

Non moverò lagnanza perchè degli usi nostri abbiate fatta menzione, che non è raro fra i popoli stranieri, al rivedere le amate paterne case, rallegrare i gratulanti amici e i parenti coll’enfatico racconto delle vedute cose; ma il volgere in ridicolo gli usi dei popoli salutali, la severità santa de’ costumi, la morale calunniarne ed alla eterna memoria delle stampe affidarla, non può da me essere passato in vergognoso silenzio.

Bene egli è vero che non la prima voi siete a porgere sì tristo esempio, ma altri molti il diedero [p. 8 modifica]prima di voi, e Samuello Sharp1 e Smollet medico2 e Ruggiero Ascham3, furono tutti della Italia martello; ed era pure quest’ultimo di gravi dottrine fornito, come voi siete eruditissima: ma egli pur cadde nella puerile persuasione, che percorrendo terre e mari facile si renda il giudicare di leggi e di costumi al solo passeggero contatto.

In tutt’altri che in Voi direi che quest’uso, e più veramente abuso, derivar suole o da precipitato giudizio, o da povertà di mente, o da malignità di [p. 9 modifica]cuore, o, il dirò pure, da sozza avidità di guadagno; che pur troppo suole ritrarsi maggiore dall’astuto favoleggiare, piuttostochè dalla nuda verità. Ma in Voi, che accogliere non sapreste sì bassi affetti, il crederò prodotto dalla poca conoscenza della lingua e dei nostri dialetti, dalla infedeltà degli uditi racconti, e da esagerato amore di patria, che istigata foste ad illustrare oscurando il nostro nome.

E perchè mai lunge dal lacerare con acerbi detti e con asprissime rampogne amare le Nazioni, non si attengono eglino gli stranieri al moderato narrare del Cantore di Laura, il quale non con veleno asperse le preziose sue carte, nè con odiati colori ritrasse l’industrioso Francese ed il tranquillo Germano, ma d’ogni arte bella, d’ogni scienza e d’ogni costume con molto senno solea pronunziare? Con modesto dire egli protestava Per sola avidità di vedere ho percorse le Gallie, e mi sono inoltrato fino alle sponde del Reno e nell’Alemagna, osservando attentamente i costumi degli uomini, godendo della vista di sconosciuti paesi, ed ogni cosa paragonando co’ nostri, e benché molte cose magnifiche io abbia ivi vedute, non mi è grave però l’essere nato in Italia; anzi a dir vero quanto più mi avanzo viaggiando, tanto più io l’ammiro”4. Così scriveva quel divino, ammirato da [p. 10 modifica]ogni animo gentile, che alla imitazione dovrebbe invitare, a fine che non si vedessero tanti prodotti di felicissimo ingegno brutti sempre d’amari umilianti detti all’Italiano mio sesso indirizzati; detti che imprimono nell’anima e nella memoria degli stranieri indelebili idee tanto fallaci quanto funeste, la cui ricordanza diviene insopportabile a chi nutre alti sensi d’onore e di vera nazional carità.

Ben grave il danno sarebbe ov’io parlassi a tale, che pertinace alla voce santa del vero si ricusasse di udirla; ma poiché in cuore mi posa una lusinghiera speranza che grato e rispettato e sacro vi sia questo lume divino, e che nel fondo dell’anima onesta impressa stiavi la grande importanza di un onorato nome, a Voi stessa io mi appello: a Voi, dottissima Lady, di probe e colte matrone sorella, se della patria, se del proprio sesso si possa soffrire macchiato il nome! Ditelo se retto cuore, se avete anima generosa. Bene io so, che non potrete negarmi, essere giusto e santissimo il dritto di difesa, cui il men forte non rinunzierebbe giammai. Non vi sia quindi grave, s’io qui ricordo alcune oltraggiose memorie a Voi sfuggite nel vostro libro; nè vi offenda ch’io m’adoperi a confutarle, esponendo alcune incontrastabili verità che mi serviranno di base.

Dietro al mio assunto mi sarà facile provarvi, che le vostre accuse [p. 11 modifica]

  1. Di condotta immorale;
  2. Di non sentito materno affetto;
  3. Di evidente mancanza d’istruzione
non sussistono nella entità e misura da voi indicata; e se pure in parte sussistono, non sono che effetto di quella fralezza che tutti, indistintamente, ci fa spesso soccombenti.

Sono ristrette immagini delle grandi Nazioni le private famiglie. Indagate in ognuna di esse instancabilmente, ed in tutte, pochissime eccettuate, vedrete agire uniformi passioni, varianti fra di loro pel solo variare di circostanze, ma sempre della domestica pace disperditrici. Così su tutte le genti operano imperiosamente, sebbene avvolte talora da ipocrita velo, e talora ostentate con isfacciata impudenza: ma ad ogni modo sempre ministre dell’adulazione, del tradimento, corruttrici sempre di massime, di leggi e di costumi. È ingiusto l’attribuire un vizio ad una Nazione, poiché il carattere nazionale non induce giammai a mal fare colui che al mal costume non è propenso. Il cogitabondo Inglese può divenire buon filosofo, o scellerato politico; l’ardente Spagnuolo, sostenitore o tiranno della sua patria; scopritore industre dell’opere di genio il Francese, o rapitore degli altrui tesori: i germi del vizio e della virtù stanno in ognuno di noi; ed è la morale disposizione, il concorso delle leggi, dei costumi, dello spirito di partito, e perfino della [p. 12 modifica]moda, che lo sviluppa nelle diverse epoche di nostra vita. Quindi a torto ci rimproveriamo l’un l’altro, e facciamo man bassa dell’onorato nome del fratello forse men reo.

Possa l’intelletto mio, pur troppo ristretto fra’ confini angusti, varcarli questa volta almeno! Possa lo zelo che la causa della mia Nazione m’inspira, dettarmi tanto energico dire da restarsi per sempre impresso nelle anime oneste e gentili!


prima accusa di Lady Morgan

di condotta immorale


I. L Amour n’est pas un peché en Italie; ni la loi, ni la réligion, ni les usages ne retiennent ses impulsions, ni leur imposent des bornes etc. (Italie T. IV).

II. Les Vénitiennes, qui s’offrent à la vue de l’ètranger, donnent l’idée d’une race créée pour les affections plus aimables, pour recevoir et inspirer les sentiments les plus vifs et les plus tendres; mais les Couvens, les Casinos, la superstition sont les ennemis des vertus, annoncées par ces phisionomies enchanteresses; et les charmes, qui mélés aux plus hautes qualités auraient fixé le siège de l’empire féminin dans les lagunes de l’Adriatique, ont survecu à sa pureté; mais pour en faire de celles, qui les possedent, des esclaves ou des sultanes, [p. 13 modifica]destinèes à étre asservies, ou à dominer par les moyens les plus dégradans. (ivi).

III. On sait que dans toute l’Italie, et particulierement à Florence, il n’était pas rare que les parents prissent la prècaution d’assurer à leurs filles, par leur contract de mariage, l’avantage d’un Cavalier servente; mais alors, comme à present, le Cavaliere n’était admis dans la famille qu’ après la naissance du fils ainé. (ivi).

Les maris évitent encore maintenant le ridicule de paroitre trop souvent avec leurs femmes, malgré les institulions jacobines de Bonaparte en faveur de cette innovation: et s’ils sont vus ensemble en publique, quelques malins viennent toujours leur dire à l’oreille: avete fatta la Pasqua? en faisant allusion à cette reforme temporaire dans les moeurs, à laquelle tout le monde se soumet pendant cette periode consacrée par l’Eglise à la sainteté et à la penitence. (ivi).

IV. Le Patito ou Soifferant de Génes est le Cavalier servente de Milan, est le Cicisbeo de Florence et de Rome: mais il est astreint à plus de devoirs, et il est encore plus esclave que l’un et l’autre.


risposta


A quali fonti abbiate attinte, mia Lady, le orribili accuse che contengono i precedenti articoli, non [p. 14 modifica] è mia mente il conoscerlo, e avvilirei il rispettabile carattere d’Italiana discendendo all’atto vilissimo d’indagarli. Ma egli è pur troppo vero, che quanto avvi mai di vituperevole nella scuola della immoralità, tutto racchiudesi in quelle brevi note; e misera patria mia, se i nostri costumi fossero giunti a tanto depravamento!

Ma ditelo in buona fede, avete voi veramente sentita tutta la forza della vostra accusa: L' Amour n’est pas un péchè en Italie, ni la loi etc.? Sapete voi ciò che fosse per divenire una Nazione imperata dal vizio a segno da render nulla ogni legge divina ed umana? Ciò essendo, quale onorata matrona, quale rispettabile moglie o fanciulla incontaminata potrebbe salvarsi? Il disordine portato tant’oltre introdurrebbe la dissensione e l’affanno fino nel cuore delle nostre famiglie; e gli affetti più santi e più puri, sanzionati dalle leggi di natura, diverrebbero spesso turpissimi amori, scandalosissimo commercio. Deh non opinate, o Signora, così spregevolmente di noi; v’hanno leggi per ogni dove che il buon ordine pubblico, la pubblica decenza e la privata tranquillità tutelano, e severe leggi v'hanno che pene infliggono non miti ai contravventori.

Da me non verrà, che l'uso del Cavaliere servente, o Cicisbeo, sia commendato o giudicato opportuno; nè mi darò briga di giudicare sì meschina [p. 15 modifica]classe di creature divenute ridicole, e i cui riti, appena ricordati nei polverosi codici dell’antica galanteria, furono elegantemente volti in ridicolo dall’aurea penna del Parini. Ugo Foscolo ne accennò la incominciata decadenza5: io la proclamo francamente di già operata.

Ma poichè con asseveranza vi piace, o Lady, di asserire: Que dans l’Italie les parents prennent la précaution d’assurer à leurs filles le Cavalier servente ec., con altrettanta fermezza io debbo rispondervi, che chi v’indusse in siffatto errore offese e calunniò direttamente una delle più colte, delle più gentili e ben costumate Nazioni; poichè se per isventura qualche sconsigliato padre caduto fosse in tanta bassezza, non avrebbe mancato la fama di annoverarlo fra gli uomini stranamente immorali, e come vile e dispregevole sarebbesi mostrato fra gli uomini. Di molto onore e di sano accorgimento sono dotati gl’italiani, e riposare vi piaccia, o Lady, sulla mia fede, che avrebbero riprovata la mostruosità di un atto, che in una nazione di malvagi o d’imbecilli appena sarebbesi scusato. [p. 16 modifica]

Nè confutar pure io vorrò il seguito della nota: Le Cavalier n’était admis dans la famille qu’après la naissance du fils ainè etc. che da tal genere di nauseante sregolatezza rifugge la sola idea; ed il nome di quella Nazione ove fosse generalizzata sarebbe per ogni buon titolo in preda alla derisione e all’obbrobrio. Lo spirito di feudalismo, che solo poteva ispirare tanto malvagia tolleranza, non regnò nella sola Italia, ma pressochè in tutta Europa: interrogate pure i popoli tutti europei, e vi convincerete che non è possibile, generalmente e quasi per uso, adottare costumanze sì ree. Ve lo ripeto: l’Italia mia, sede di umani esseri soggetti al fallire, li vede dall’immenso fervore dell’anima condotti ad amare; ma se lo fanno con sommo trasporto, la lotta diviene più gloriosa; in essa però avvi chi vince e chi perde, come vincitori e soccombenti alle passioni saranno gl’Inglesi vostri.

Dissi che gli usi determinano e sviluppano le passioni dell’animo, ed eccovene una prova. Concedetemi di ricordare l’uso comprovato da Samuello Kiekel 6, [p. 17 modifica]e da Ugo Foscolo 7, mediante il quale è concesso all’uomo inglese di salutare la donna col bacio sulla bocca impresso, e contrapponete quest’uso al nostro antico del Cavaliere servente. Quel vostro bacio, fra noi severamente vietato dalle leggi dei pudore, non vi espone a misere cadute? Ben lo sentiva il vostro Stern 8; e noi esposte almeno vi crediamo a frequente conflitto, che che apponiate che l’uso vi fa fredde, insensibili, sicure a questo come ad ogni altro tratto di urbanità. Dovrete almeno convenire nella stessa persuasione riguardo al Cavaliere servente, poiché finalmente, in senso de’ nostri antichi padri, non era, o essere non doveva che una salvaguardia, un posto d’onore; e spesso avvenire soleva che all’epoca del matrimonio fosse assegnato alla giovane sposa un cavaliere attempato perchè le fosse e mentore e consigliere.

Ma parliamo fra noi a cuore aperto: parliamo dietro la conoscenza del cuore umano. Quel vostro bacio offre non chimerici pericoli, che saranno fatti [p. 18 modifica]nulli mercè la saggia fermezza delle incontaminabili Inglesi, delle quali voglio lealmente credere massimo il numero; ma per le deboli, non è quegli un mezzo efficacissimo a predisporle a quel genere di mistici intrighi, de’ quali, a torto senza dubbio, le accusano alcuni connazionali 9, e de’ quali oh quanto deplorabile idea ci offre il grande Alfieri 10! Accolto da morigerata Italiana l’uso del Cavalier servente, l’avrà serbato nella purità della sua [p. 19 modifica]istituzione; avrà servito alle più deboli di soccorso per coltivare qualche nascente passioncella, che ben lunge però dall’essere guardata con occhio d’indifferenza dai mariti, avrà somministrato argomento di spesse gelosie, di collere, di dissensioni, che lo spirito d’apatìa nel maritale consorzio, che spirito era del secolo e non dell’Italia, non avrà potuto giugner sempre a calmare.

Che non ci narra M. Thomas delle donne francesi, tratto senza dubbio dagli annali della galanteria? Furente l’amore e geloso, odii e vendette produsse a’ tempi di Francesco I; raggiratrici e politiche divennero le donne regnando Catterina de Medici, e le tresche amorose e il danzar lieto fu spesso commisto ai progetti di strage e di vendetta; dolcissimi amori fecer lieto il regno di Enrico IV; metafisici romantici amori tutta occuparono la corte di Luigi XIII; le guerre di minorità, al tempo della regina Anna, tutto il potere accordarono al debol sesso sul forte, ed i grandi avvenimenti erano premeditati negli amorosi congressi 11; l’umana [p. 20 modifica]fragilità coperta volle Luigi XIV col velo di pudor santo; e la futilità regnò nella corte di Luigi XV allora quando si sviluppavano per ogni dove filosofici principj e somma squisitezza di sentimento si manifestava in parlando 12. Avrebbe a dirsi perciò che da quasi due secoli, decorsi dal regno di Francesco I a quello di Luigi XV, siasi trovato scemo quel grande stato di rispettabili donne?

Oh siamo miti verso quel sesso, di cui noi formiamo parte! V’hanno errori in ogni stato, in ogni condizione pur troppo! ma egli non è che con sommo rischio il rimproverarli fra noi a vicenda, e d’uopo è piuttosto lo starsi ben cauti e guardinghi nel dire d’altrui, perchè l’elogio, sebbene giustissimo, di pochi non vale a ristorare una offesa Nazione 13, e sempre il provocato non mantiene l’animo freddo e tranquillo, ma bene spesso, trattovi pe’ capelli, si rivale rigorosamente sul provocante importuno.

L’ultimo squarcio del vostro Articolo è tema [p. 21 modifica]gentilissimo per un elegante novellatore, e più che a mal’animo io lo attribuirò ad uno spirito faceto e vago di rallegrarsi. Non ha altrimenti esistito fra noi l’uso di una temporanea maritale riforma ne’ tempi pasquali: ben egli è vero che da molti anni il marito accompagna ovunque la moglie, quando gli affari dello stato, del foro, o le sue private cure nol contendano; nè vincolata allora resta la moglie con insultante schiavitù, ma spesso sola, o in decente modo accompagnata, fruisce di que’ sollievi che si reputano utili e necessarj alla fisica vita ed alla morale: l’avvilimento ed il disprezzo generano sempre odio, e non amore.

Ed eccovi fatto il ritratto fedele de’ costumi nostri in questo genere. Questo e non altro vi piaccia creder di noi, e credere vogliate ancora, che di esquisita sensibilità forniti sono gli animi nostri; che molti elevati ingegni ravvolgono saggi e salutari pensamenti; che probità ed onore fanno la nostra gloria, e così opinando renderete piena giustizia alla mia Nazione.


seconda accusa

di non sentito materno affetto


I. ... Si l’enfant peut survivre à ses liens preparatoires, et s’il échappe aux coups et aux chûtes qu’ il éprouve par le manque de soin d’une nourrice pompeusement attilée, dont la négligence [p. 22 modifica]n’a pas à craindre l’oeil vigilarli d’une mère etc. (Italie T. III. chap. 17. Toscana p. 33).

II. Les matrones de celie ville (Firenze) ont ètè autrefois les modèles de leur sexe, et elles ont encore toules les qualités naturelles qui pourront les rendre telles, quand des institutions plus favorables aux vertus privées permettront le dévèloppement de leurs affections maternelles, et reveilleront leurs facultés intellectuelles, en exerçant leur sensibilité sur des objets convenables à leur vocation. (ivi p. 38).

III. .... Une famille de trois générations (Pallavicini), une jeune et charmante mère occupée à élèver et à soigner ses enfans, un mari jeune et affectionnè, et une aimable grande-mère prèsident sour le tout avec une tendre sollicitude. C’ètaient des images bien nouvelles dans les salons d’un palais Génois .... etc. (T. II. chap. 12. p. 101).

IV. Les jeunes gens non mariés des deux sexes sont admis à Bologne dans les cercles de leurs parens: usage qui n’existe pas ailleurs en Italie .. etc. (T. II. p. 190).

V. .... La pièce ètait l’Orfanello, Comédie sentimentale de Federici, et l’Orfellin ètait jouè par une petite file, qui comme tous les enfans Italiens, avant que l’education les ait gâtés, ètait gracieuse, intelligente, vive et pleine de charme et d’expression dans ses gestes. (T. II chap. 10. p. 25.) [p. 23 modifica]

risposta


Di tanti affetti che occupano vivamente il nostro cuore, grato e soavissimo sovra ogni altro egli si è certo il materno; perchè la parte più cara di noi stesse oltre ogni creata cosa ad amare invitandoci, con ansia quanto più pura tanto maggiore dolcemente ci astringe a conservarne il ben essere e la esistenza. È lieta ogni madre se lieta e fiorente cresce l’amata prole; afflitta e misera se avvenga che danno a quella sovrasti. Indegna è bene del rispettabile nome di madre quella che il cuore non ha bollente di così santo affetto; nè pietoso merita lo sguardo di Dio colei che la pietà ricusa al proprio figliuolo.

No, non è alle figlie amabili dell’Italiano mio suolo, che voi, Lady, possiate giustamente attribuire aspro ed insensibile il cuore: sviscerato anzi sta nel loro cuore l’affetto materno; ed il pietoso costume portano impresso nell’ampie ingenue fronti, siccome la perspicacia della mente annunzia l’occhio vividissimo e nero. E bene il conobbe il vostro vescovo Brunet, che nella narrativa de’ suoi viaggi della Svizzera e della Italia lo lasciò ricordato 14. Ma spesso accade, e per lo più negli uomini di [p. 24 modifica]talento e ricchi di grande ingegno, che da sinistre prevenzioni condotti, scambino l’eccezione con la regola, e fondato sovra false basi lo stravagante loro edifizio, tentino di sostenerlo a dissenso della verità e della ragione.

Perchè recarvi a meraviglia, perchè attribuire a vizioso costume il non avere trovata per tutta Italia generalmente adottata la pratica salutare dell’allattamento de’ proprii figli? Perchè gratuitamente asserire, che le donne italiane saranno buone madri allorché des institutions plus favorables aux vertus privèes permettront le développement de leurs affections maternelles?

Risponderò primieramente, che nella Italia nostra lunge che un vecchio padre ed una madre rispettabile sieno cacciati da quella casa ove con amorosa cura e grave stento allevarci i propri figli 15; [p. 25 modifica]dai figli restano anzi per sempre indivisi, e questi prestano loro amore, reverenza, adesione, sommessione. Non è poi a stupire se alcuno fra i venerandi vecchi, attaccato tenacemente ai precetti degli antichi suoi medici, e certo tratto dal timore di scorgere nell’innovato sistema sicura la perdita di una nuora gentile, o di un lungamente bramato nepotino, non sappia decidersi ad adottar nuovi metodi. Tutto ciò ch’è commendevole non è sempre eseguibile, perchè l’uomo, pervenuto alla quiete di senile età, rare volte cambia di pensamento; anzi in quello vieppiù lo conferma lo scorrevole tempo, ed a mal cuore si lascierà convincere che abbia a dirsi fatale quello che jeri e jeri l’altro utilissimo e buono ei giudicava. A queste cause soltanto, ed alla deficienza [p. 26 modifica]in alcune giovani di salute era da attribuirsi l’apposta negligenza, non mai ad ignoranza di quelle vertus privées, di quell’affetto materno, che anche da se solo si fa manifesto in ogni animo ben fatto.

L’inglese medico Under Wood abbastanza scrisse per farci conoscere quanti metodi si erano in Inghilterra tentati in sostituzione del latte non solo, ma come all’epoca nella quale egli scriveva (ed era pure sul declinare del secolo XVIII) pochissimo si fosse avanzato il metodo delle madri nudrici, e come tuttavia si abbandonassero i proprj figli con quella vergognosa trascuratezza che bene a torto ci avete rimproverata 16. Ed il celebre Buchan, quasi di lui contemporaneo, nella sua Medicina domestica, e nel conservatore de’ Bambini, [p. 27 modifica]quanto non si adopera a farci conoscere questa importante necessità! Dal che agevolmente può arguirsi, che i grandi principj e le ragioni sviluppate pressoché un secolo prima dall’illustre Giovanni Loke nel suo celebre libro Della educazione dei fanciulli, non aveano bastato a rimovere da voi il mal’uso delle balie. Tissöt, Lourye, il filosofo di Ginevra e qualche altro avevano preceduto il medico Fourcroy di molti anni nella diramazione de’ lumi risguardanti la educazione fisica de’ fanciulli; eppure quest’ultimo, nell’Avviso ai Padri ed alle Madri, espressamente ci manifesta che non erano adottati per anche que’ salutari principj.

Avremo noi da tutto ciò a trarre la conseguenza, che tutte le donne Inglesi, o tutte almeno le abilatrici di Londra siano pessime madri, e madri crudeli ed infingarde le Francesi? Tolga il cielo che quanto io accenno delle altrui Nazioni sia diretto a giustificare una detestabile non curanza nelle madri italiane! Che se in più remoti tempi uso non fu generale, che la madre si facesse nudrice amorosa de’ proprj figli, quest’uso non era riservato tampoco alle infime classi esclusivamente; nè mancò fra noi chi animato da giustissimo zelo portò al nostro idioma quante opere degli stranieri trattarono della fisica educazione de’ fanciulli; scrisse opuscoli, e provocò il parere de’ dotti e delle accademie scientifiche; nè facile egli è il ridirsi l’entusiasmo col [p. 28 modifica]quale per tutta Italia fu accolto ogni nuovo consiglio, studiati i metodi ed in tempo brevissimo mandati ad effetto. Non avvi direi quasi madre che nol tentasse almeno, se certe evidenti ed improvise cause severamente non l’abbia loro vietato. La conoscenza de’ fatti per me stessa, e per recentissime rispettabili asserzioni, mi danno ampio diritto a garantirlo solennemente 17. [p. 29 modifica]E non alle cure di nudrice soltanto si limitano esse queste sensibili creature, ma con materno affetto vegliano attivissime sui figli, nè cessano di sorvegliarli gelosamente se non col cessare de’ loro bisogni; e ben poche o niuna madre forse si trova fra le classi più incivilite, che non vanti l’onore d’avere apprestati i primi rudimenti almeno a’ figli suoi. Se vi foste un po’ più trattenuta, o Lady, ne’ nostri passeggi, veduto avreste frequentemente in pubblico le nostre spose gentili in compagnia d’un bel gruppo di pargoletti, vaghi quanto gli angeli del paradiso, che lor fanno corona quale in grato rispettoso contegno, quale in vivacissimo sembiante o eccitando i cavalli, o alle materne ginocchia festivamente aggrappandosi onde cogliere il bacio del materno amore. Se entrata poi foste nelle case paterne, avreste veduta la ricca stanza di una tenera madre per ogni dove ingombra di bambole e di trastulli, e spesso in que’ trastulli il fondamento d’ogni bel sapere; e mille altri oggetti veduto avreste che vi avrebbero fatta certa della continua presenza degli ospiti fanciulli, cui la italiana madre non insegna nell’età della innocenza a mentire con gli atti e con gli sguardi 18, ma le tracce seguendo dell’ingenuo [p. 30 modifica]carattere, cerca di dirigerli e di piegarli al retto ed al giusto, falso essendo, anche al dire d’illuminate persone straniere, que les enfants italiens soient gâtés par l’education italienne.

E non a mal cuore ascrivere si dee, nè a prova di tiepido affetto il distaccarsi i proprj figli alcuna volta, onde affidarli alla vigilanza d’estranei istitutori, che molte volte importanti circostanze delle famiglie private severamente il comandano: circostanze che spesso coperte esser denno d’impenetrabile velo, che squarciarlo sarebbe imprudentissima cosa.

Se poi un felice concorso di circostanze ci accorda di ritenere nel seno delle nostre famiglie le figliuolette per esservi educate, quale spettacolo delizioso e commovente non offrono esse le italiane madri? Al molle ozio, che la corruttela del cessato secolo generava, è succeduta una salutare, vivificante attività, che la morale ricchezza costituendo delle famiglie, v’introduce il buon ordine, la pace e l’amicizia. Bene spesso accade di sorprendere [p. 31 modifica]in lieto amabile sembiante la madre con le figlie intente alle domestiche faccende, paghe d’avere apprestato al buon padre, al fratello, a se stesse quanto basta e giova a far gioconda la vita; e non accade no che una tal madre abbandoni alla propria inesperienza figlie sì care, ma al passeggio, al teatro, al ballo, alla campagna, sempre con esse si trova; ch’ella tutta si vive per le sue figlie dilette, com’esse tutte si vivono per l’amorosa lor genitrice.

Il vostro cuore fu commosso alla vista della rispettabile famiglia Pallavicini di Genova; l’aspetto di tre generazioni riunite tutta attrasse l’ammirazione vostra, e destò il vostro entusiasmo a segno di crederlo caso unico in quella città: ma quello, sebben luminosissimo esempio, è ripetuto sovente nella Italia, e gli atti nostri rispettosi e leali, e gl’intertenimenti domestici pieni di concordia e di festività, e le solerti cure che ogni buon figlio suol darsi pe’ suoi maggiori, provano assai quanto caro a noi sia di prolungare i preziosi loro giorni. Non è che fra le braccia degli affettuosi figli, che stanca l’anima dalle terrene vicende passi nel seno del suo Divino Fattore.

Lagnatevi dunque, Lady, che il tempo troppo brieve non v’abbia accordato d’internarvi nel seno di un più gran numero di famiglie Italiane, dove avreste trovato la massima parte de’ loro individui, tutti [p. 32 modifica]coadjuvanti al ben essere de’ padri loro, e non avreste recata seco voi la persuasione, che le madri nostre abbiano a starsene al vostro cospetto colla fronte coperta di rossore.


terza accusa

di evidente mancanza d’istruzione


I. Les Florentins sont considérés comme les moins hospitaliers des Italiens (les Romaines exceptés) et le temoignage de plusieurs familles Anglaises qui ont residé long-temps parmi eux, et qui nous ont assurès qu’elles n’avaient jamais diné dans une maison Florentine, semble donner de la vraisemblance à cette imputation. (Italie T. III. chap. 17. p. 60).

II. Cependant malgré les défauts de leur éducation, et les préjugés qui leur ont étè légués par leurs mères y et qui sont soutenus par un parti intéressé à les conserver, les femmes Florentines, méme celles du premier rang, sont pleines de graces et d’agrèmens: une grande partie de cette repugnance à s’associer avec les dames étrangères, qui leur a fait une reputation anti-sociale, inhospitalière, nait, dit-on, de la défiance d’elles mémes, que leur donne le manque d’instruction etc. (T. III. chap. 17).

III. L’Italie produit plus de femmes savantes [p. 33 modifica]que toutes les autres parties de l’Europe: et si l’èrudition de celles qui florissaient dans le moyen âge ne prouve pas une grande originalité d’esprit, elle est du moins une preuve des soins que les citoyens des Républiques Italiennes avaient pris pour leur education. Il est notoire, que Petrarque et Boccace, l’un fils d’un légìste, et l’autre d’un marchand, ètaient éléves comme les enfans des plus grands seigneurs le sont maintenant en Angleterre; et les filles des simples particuliers ont attiré par leurs talents et leur connaissance l’attention des hommes tels que Politien. Mais Bologne est de toutes les Républiques Italiennes, celle qui a conservé le plus long-temps des femmes savantes (T. II. pag. 163. 164).

IV. ... Un grand-pére et une grande-mère, soriani à peine de leur aulomne, deux jeunes demoiselles charmantes et bien élévées comme des Anglaises du méme âge et du méme rang: etc. (T. IV. pagg. 210).

V. Mais la Casa Triulzi . . . . . . . en un mot une des plus douces scènes d’education et d’armonie intérieure qu’on puisse esperer de rencontrer en Angleterre, et qui très-certainement ne s’ètait jamais vue en Italie avant les dernières années etc. (T. I.).

VI. Il est de fait, que quand ce Séminaire a été établi, il ne se trouva pas une dame italienne [p. 34 modifica]que son éducation ou son experience rendit propre à en accepter la direction; et la Baronne de Lór, femme d’un merite distingué et d’une conduite irreprochable, quita une institution semblable qu’elle dirigeait à Paris pour sourveiller la nouvelle fondation de Milan (T. I. p. 187).


risposta


Raro è pur troppo infra coloro ancora che di animo leale e franco sogliono annunziarsi, il rinvenire chi d’ingenui detti e di candido cuore serbi non violato il costume: nè meno difficile si è lo scernere, chi di schietta e nuda verità la voce si compiaccia ascoltare, perchè tutti a grato abbiamo l’inganno che agire tranquillamente ci lascia in conformità delle nostre voglie, senza farci sentire l’amarezza di meritato rimprovero. Ella è quindi dal numero maggiore detta prudenza l’adulazione e la menzogna; e l’adulatore ed il bugiardo sovente sono festeggiati e graditi più assai che l’uomo franco e leale nol sia. Ma egli è per altro egualmente vero, che fra questa moltitudine esistono persone di sano accorgimento dotate, che all’accecarsi pazzamente ripugnano, e poiché, come io dissi da principio, fermo ho in cuore che voi, mia Lady, abbiate ad essere di questo numero, stimo rendervi grato ufficio illuminandovi; [p. 35 modifica]e non dissimulo, che certa ancora di non piacervi, non mi starei per questo in silenzio, essendo cosa della massima importanza il far conoscere a Voi ed agli Inglesi vostri la verità.

Vi hanno ingannata, Lady, nel farvi credere che le manque d’instruction sia la causa diretta che allontani tutte, o una parte delle Italiane dal s’associer alle straniere. Io non posso accordarmi con voi sopra quest’articolo, e negare voi stessa non saprete d’avere ricevuti in Milano, in Napoli, in Piemonte, e nella stessa Roma, che voi chiamate sovra ogni altra inospite, prove non dubbie di quella urbanità che pure vi piace di contrastare; come certamente negare nol vorrebbero tanti probi ed onorati Inglesi e Francesi e Tedeschi, che primi furono a visitare la nostra Penisola, e che ben accolti nelle scelte, brillanti ed erudite compagnie, e nell’interno delle famiglie quasi fratelli ricevuti, scolpirono nelle loro anime oneste indelebile sentimento di riconoscenza. Parlano pressoché tutti gli scrittori di viaggi della Italiana ospitalità, e molti ancora degl’Inglesi vostri ne parlano 19, e non vi ha che qualche maligno che ’l nieghi. Per fino l’irrequieto Sharp non osò dissimularla nelle sue Lettere itinerarie, perchè se difetto havvi in qualche individuo della Nazione [p. 36 modifica]nostra, quello non è certamente di farsi sprezzatore altero dell’altrui costume, che anzi a straniero troppo spesso l’Italiano si affida, e come di oracolo, dell’oltramontano promulgatore ascolta il parlare e abbraccia i consigli.

Che se alcuna volta agli stranieri sembra troppo riservato verso di loro il nostro sesso, non mancano argomenti validissimi a difendere tale contegno; e prima d’ogni altro l’Italiano carattere e l’educazione delle Italiane donne ne accerta, che da inscienza non già deriva, ma da sola circospezione: raro essendo che una donna, anche abbondevolmente istrutta, ostenti nelle compagnie il proprio sapere senza esserne da grande motivo provocata: sentimento di delicatezza esquisito reputandosi, e proprio di chi ha lo spirito di bel sapere fornito, credersi minore d’ogni altro: sentimento che dall’animo gentile delle Italiane nostre sommamente pregiato, caute le rende a non manifestare che con sobrietà somma quelle cognizioni di cui vanno adorne, e che di noi fece dire al sig. Fantin d’Odoards 20: Gli uomini come le donne si applicano in Italia alle scienze ed alle lettere; e la commedia delle donne saccenti non avrebbe incontrato alcun favore in quella penisola. Egli è vero, che le donne saccenti di Moliere erano [p. 37 modifica]ridicole senza essere dotte, ma le Italiane sono dotte senza esser ridicole”.

A questo primo aggiungasi un secondo riflesso, quello della diversità della lingua, particolarmente intendo della vostra, che colta e bene addottrinata può dirsi una donna, anche senza conoscere l’Inglese idioma, il quale, sebben da molte posseduto, non lo è generalmente da tutte (come da tutte le Inglesi l’Italiano non si possiede, per la difficoltà di poterlo spesso parlare, massime nelle città di provincia), e per non essere la Inglese una lingua così intesa, come universalmente lo è la Francese. L’ignoranza di questo potrebbe forse occasionare il vostro manque d’instruction, ma questa diversità di lingua allontana alcun poco dal consorzio di persone con le quali dato non è l’intendersi. Una prudente Italiana preferisce, ove il dovere non esiga d’infrangerlo, un modesto silenzio anziché dare false notizie del proprio paese.

Nè qui vi offenda se io v’offro un esempio evidentissimo degli errori ne’ quali può avvolgere il troppo franco parlare di taluno o taluna di que’ paesi, de’ quali se pure la generale storia si conosce, è spesso ignota la storia municipale delle singole città, che troppo richiedesi a partitamente valutare, e molta vera intelligenza delle cose vi vuole per ottenere, da chi racconta, una dettagliata conoscenza. Voi per esempio, scrivendo di Ferrara, quante cose [p. 38 modifica]assurde non avete dette, che dette non avreste se il mercenario vostro condottiere, ambendo l’onore di farla a sua posta da Cicerone alla Inglese dama di cui male intendendo il favellare, non fosse stato con pari difficoltà male inteso? Perchè non fornirvi almeno d’alcuna delle nostre guide stampate a prò de’ forestieri 21? [p. 39 modifica]Ma come vere furono da voi accolte quelle informazioni, e come vere divulgate purtroppo!... errore nel quale (nè devo, nè posso tacerlo) non sarebbe caduta un’Italiana, che cauta, dubbiosa sempre del mal augurato manque d’instruction, veglia gelosa a non porre mal fermo il piede. Che se motivi [p. 40 modifica]giustissimi essere ponno gli addotti, quanto esserlo non deve egli mai quello che io sto per manifestarvi, e che più d’ogni altro opera possentemente ne’ petti italiani?

No, Lady, non è qui luogo che io mi finga, nè dissimulare potrei seco voi senza coprirmi di vergognosa viltà in faccia della mia Nazione. Per poco che accordare vogliate di riflessione al passato, negare voi non potrete a voi stessa, che troppo e troppo aspramente della Italia e del mio sesso a danno ed onta si scrisse; nè tanta ingiustizia può essere accolta da noi senza sdegno.

Ditelo, Lady, con qual cuore accostarsi dovrà egregia Italiana donna a tali stranieri, dai quali [p. 41 modifica]per somma ricompensa d’offerta ospitalità e di rispettose e fraterne cure, null’altro può sperar di ritrarre che derisione e disprezzo agli insultanti, obbrobriosi titoli aggiunto di donna viziosa, scostumata, ignorante, di perfida moglie, di madre infingarda, insensibile, crudele? Che se fra tanti avvene alcuno (e pochi non saranno) che all’Italiano carattere piaccia rendere quella giustizia che gli si deve; di prudenza è d’uopo e di esperienza per discernerlo tra la folla de’ maldicenti; nè alle prime seduttrici apparenze affidare si deve oggi mai l’onore delle famiglie e della Nazione.

Che se vorrete far discendere nel vostro cuore uno sguardo disappassionato, e riandare con animo di verità le pagine da voi segnate, di quanto amaro dire non le troverete asperse? Mille linee di giusto meritato elogio non valgono, o Lady, una sola d’ingiusto biasimare. Solo a me giova, per quanto almeno a limitate cognizioni si accorda, il farvi conoscere, che niun’altra Nazione forse potrebbe vantare nel gentil sesso tanti elevati ingegni, quanti dal XIV secolo a tutt’oggi ne conta l’Italia, e che errori sono evidentissimi che: L’érudition de celles qui florissaient dans le moyen âge ne prouvent pas une grande originalitè; altrettanto che, de toutes les Républiques Italiennes celle qui a conservé le plus long temps des femmes savantes soit Bologna; nè questa dotta città abbisogna di [p. 42 modifica]rendersi ingiusta verso tutto il restante della penisola, per essere da se sola chiarissima.

Affine però di ridurre a dimostrazione questa verità, necessario rendesi il darvi un’idea dello stato d’incremento e di decadenza, a cui nella Italia andarono le lettere soggette nelle differenti epoche, poiché da quell’incremento e da quella decadenza derivò spesso la maggiore o minore coltura del gentil sesso. Anzi io mi riprometto di convincervi: Che meno assai che dalla protezione dei mecenati e dalle lodi de’ commentatori accordate al nostro sesso, meno assai che dagli eccitamenti o dal biasimo, furono esse condotte allo studio delle lettere e delle scienze da squisitezza di genio, ed allora più il furono che in altra epoca il fossero mai, in quelle appunto che voi credete aver riposato in ozio vile all’ombra di antichi allori.

Ed oh perchè mai sono io scarsa di mezzi più che di buon volere, che di tutte il nome noto ed il sapere non solo farvi vorrei, ma di tutte l’anima ardente ed il retto giudicare e il cuore onesto vorrei mostrarvi? Ma poiché alla estensione della mia brama soccorrere non posso, mi limiterò ad unirvi in un Prospetto biografico la ricordanza di quelle egregie, che a mia cognizione i loro nomi illustrarono o nelle scienze o nelle lettere amene, e delle quali a noi restano cari ad un tempo e preziosi gli scritti.

  1. Samuello Sharp chirurgo viaggiò in età molto avanzata senza conoscere la lingua italiana: fece brieve dimora in Italia, e ritornato in Inghilterra scrisse alcune Lettere itinerarie a danno degli Italiani, che furono confutate da Giuseppe Baretti — (Gl’Italiani di Giuseppe Baretti. Ediz. di Milano, 1818, in 8.vo).
  2. Smollet, rigido ed acre scrittore, forse ancora perchè ammalaticcio, per quanto ne assicura Stern. Disse male di tutto e di tutti in Italia, e tant’oltre giunse il di lui mal’umore, che nella 28. sua Lettera vuole a viva forza sostenere che la bella statua della Venere de’ Medici non è il simulacro della Dea, ma di Frine uscente dal bagno alla presenza di tutto il popolo concorso a’ giuochi Eleusini (Smollet, Lett. 28.).
  3. Ruggiero Ascham, segretario della regina Elisabetta, viaggiò nel 1580 circa, si fermò otto soli giorni in Italia; e ritornato in Inghilterra scrisse: Iddio sia ringraziato che io non feci dimora per più di otto giorni in Italia, perchè in questi otto giorni fui testimonio d’infinite scelleraggini, che io non ne udii, nè vidi, nè lessi tante da nove anni dacché vivo in Londra (Ascham, Opere ristampate in Londra 1780).
  4. Lettere famigliari, Fasc. I, Ep. 3-4-5.
  5. De’ Cicisbei si va perdendo la razza: erano e sono, nè amanti, nè amici, nè servi, nè mariti; ma un composto mirabile di qualità negative (Traduzione del Viaggio sentimentale di Stern, p. 110-111).
  6. Se alcun forestiero, o nativo del paese entra in una casa perchè vi sia invitato a pranzo, o solo per visita o affari, allorquando la padrona, sia maritata o fanciulla, ben venuto gli ha detto, si può abbracciarla e baciarla: che se mancasse a questa consuetudine, lo accuserebbero di dappocaggine, o di rozzezza: — (Viaggi di Samuello Kiekel, dal 1585-1589, inseriti nel giornale tedesco Morgenblat: N. 109 Maggio 1820 e susseguenti. Antologia fiorentina, quaderno di febbraro 1821 fasc. 215).
  7. In Inghilterra le donne baciano pubblicamente gli uomini nella bocca per atto di urbanità: Viaggio sentimentale di Stern. Traduzione d’Ugo Foscolo sotto nome di Didimo Chierico, pag. 129, Nota.
  8. ... Se io la bacio, sono ito, ... la pigliai dunque per la mano conducendola verso l’uscio (Viaggio sentimentale p. 178.)
  9. Io sostengo, dice il d’Archenolz, che la massima parte delle belle donne di questa capitale (Londra) abusino vergognosamente della grazia che diede loro la natura. (Cenni morali e politici sulla Inghilterra estratti dagli Scrittori Inglesi S. 7, p. 77, Ediz. di Milano 1806).
    Colquhoun nel suo Trattato della polizia di Londra, dopo avere portato a quasi cinquanta mille le pubbliche vittime del disordine, le divide in molte classi, e fra queste ne assegna una di donne e figlie reputate oneste, che trovano in case terze, lungi dalla casa abitata, opportune comodità di soddisfare al vizioso costume; e questa classe, aggiunge egli, è molto estesa.
  10. Narra egli che nel secondo viaggio a Londra divenne perdutamente amante della moglie di un uffiziale delle Guardie, colla quale, coadjuvato dall’assistenza di una cognata, ebbe molti notturni colloquj, finché avvedutosene il marito, sfidò l’Alfieri ed intimò il divorzio alla moglie. — Nel mentre che l’Alfieri sperava, mercè l’intimato divorzio, di vedersi tranquillo possessore di tanta bellezza, ebbe a sostenere dal di lei labbro la confessione, di essere stato in amore preceduto da un palafreniere, il quale, cieco di gelosia, aveva ogni cosa confessata al padrone: pure questa confessione, che Vittorio credette spontanea, commossa aveagli l’anima di pietà; allorché sortito dalla casa della sua amata ed entrato in un caffè, ebbe a convincersi, che altro non era che l’effetto dell’essersi divulgata con pubblico foglio l’infame storia: Vita di Vittorio Alfieri. Vol. 1, Cap. 10-11, pag. dalla 176, alla 203, Ediz. di Brescia 1819.
  11. Chaque femme avait son empire. M. de Montbason belle et brillante gouvernait le duc de Beaufort; M. de Longueville, le duc de la Rochefaucolt; M. do Chàtillon, Nemours et Condé; M. de Cheuvreuse le Coadjuteur; M. de Saujon devote et tendre le Duc d’Orléans; et la Duchesse de Bouillon son Mary (M. Thomas - Ésprit des fem. p. 144).
  12. M. Thomas ib. p. 140, jusqu’ à la p. 152.
  13. Io sono assicurata, che lady Morgan, nel suo libro, ha manifestato stima e riconoscenza per molte persone, dalle quali ricevette tratti non equivoci di urbanità.
  14. Gilberto Brunet vescovo di Salisbury. e precettore del duca di Glocester, viaggiò nella Svizzera, e nella Italia, e fra le molte opere da lui lasciate, si rinvennero alcune memorie ancora di quel viaggio, nelle quali a largo cuore commenda l’amore che gl’Italiani hanno pei loro figliuoli, ch’egli giudica sorpassante di gran lunga gli affetti paterni e materni delle altre nazioni. Morì quel Vescovo nel 1648.
  15. Si crede, dice d’Archenault, che i sentimenti teneri facciano parte del carattere inglese, benché non vi sia alcun popolo presso cui l’egoismo sia più generale. Il sentimento resta tutto ne’ romanzi inglesi e nelle teste delle loro donne . . . . . . Un figlio giunto alla maggiorità, una figlia unica che si marita, soffrono costantemente che la loro madre, sovente in molta età, abbandoni la sua casa, il luogo in cui diede loro educazione, il corteggio di una fortuna opulenta a cui era abituata, per andare con una tenue pensione in una casa solitaria a finire la vita nell’abbandono e nella noia. Io volli un giorno portare doglianza contro quest’uso barbaro e generale avanti una famiglia rispettabile ed unita di sentimenti, avanti persone idolatre de’ loro figli, e la mia sorpresa parve ridicola. Chi vorrebbe astringerci, mi fu risposto, alle sollecitudini continue, alle quali assoggetta la presenza di una suocera? si unisce il matrimonio per essere liberi e vivere a suo capriccio. Cenni morali e politici sull’Inghilterra estratti dagli scritti inglesi. Ediz. di Milano, 1806.
  16. „Finora però malgrado gl’incoraggiamenti spesso intonati all’orecchio delle madri, la tiranna moda prevale al buon senso ed alla naturale sensibilità della più parte, anzi per alcune può deplorarsi un altro disordine; che non solo rifiutano di dare nutrimento ai loro teneri ed importanti parti, ma tante volte abbandonano ad una straniera questo incarico, e rare volte, o non mai visitano la nutrice, e vegliano sopra quelli che ne sono incaricati. Under Wood, Tratt. delle malattie de’ fanciulli Trad. del Dott. Gian Paolo Pizzetti. Ediz. di Venezia, 1795, P. 2. p. 149, fino alla p. 154.
  17. Fino dal 1790 in Ferrara mia patria, ed in molti altri luoghi furono fatti dei tentativi affine di riescire nella utile pratica di allattare i proprj figli, e qui siami concesso di ricordare la mia rispettabile madre, che fra le prime ne diede esempio, sebbene di gracile complessione, e non usa fino allora a tali metodi. Nel 1796 traslocò mio padre la propria famiglia in Venezia, ed ivi fui testimonio dell’arrivo di molte dame, e fra queste di D. Catterina Agosti moglie del principe Fabio Gonzaga, della Marchesa Teresa Taxis Valenti, colla cognata Principessa Taxis, della Marchesa Maffei nata Canossa, le quali tutte, fuggendo gli orrori della guerra, e ricovrandosi in quella Capitale, ivi si recavano co’ figli loro, dei quali erano fatte nudrici amorose. Al mio giugnere in Mantova, qualche anno dopo, trovai accolto generalmente quest’uso, e fra le infinite madri che io qui potrei annoverare, piacemi di far menzione della Contessa Anna Arrivabene di Gazoldo, cara, dolce compagna della mia giovinezza; la quale a me tolta, alla patria, alla famiglia nel suo ventiquattresimo anno, aveva già allevati due figli; tale metodo era già stabilito generalmente al mio ritorno in patria, e le giovani spose figlie d’altre città Italiane, tutte si arrendevano alla persuasione dell’utile, ed al desiderio di riescirvi.
  18. Non vi ha cosa più ridicola della nostra bamboccia di cinque o sei anni. Vedetela nelle passeggiate pubbliche sottoposta ad un abbigliamento penoso, sfarzoso, sforzarsi d’imitare il passo, lo sguardo, il contegno delle dame. Che cosa ne avviene? contraggono elleno sino d’allora l’arte delle smorfie e delle grazie artefatte, giacchè non vi ha niente che corrompa tanto le naturali, quanto queste impressioni sciocche ed imprudenti. Quadro di Parigi, T. Il, cap. CXIX.
  19. Milton, Hall, Eustoce, Byron.
  20. Storia d’Italia del sig. Fantin d’Odoards, T. VIII.
  21. Ferrare... étend sa vaste solitude au milieu de ses plaines ìnsignifiantes, dont la nudité.. etc.. (Italie T. IV, p. 261).
    A ciò io null’altro oppongo che le voci dell’armoniosa cetra uscite dal moderno Cantore Britanno:
    Eri allor bella Italia, e ognor sei bella.
    Quel che dar ponno insiem Natura ed Arte
    Tutto si aduna in te, giardin del Mondo;
    E ne’ deserti pur, chi ti somiglia?
    Belle ancor sono le selvaggie piante,
    E per fino il tuo suol dov’è men colto
    Più ricco egli è di suol fecondo estraneo.
    (Lord Byron Pellegr. di Child Harold. Traduz. di Michele Leoni C 4. P. 15.)
    Le premier aspect de Ferrare en approchant de la grande Place, Piazza Nuova (Ivi.)
    Ercole Estense I nel costruire quella piazza il nome le diede di Piazza Nuova; fu detta Piazza Napoleone nel 1814, alla inaugurazione della statua di Napoleone; è detta oggi Piazza Ariostea, da che la statua di Napoleone fu per superiore disposizione abbassata.
    Le Porporato, réside dans l’ancien Palais, où il avoit derniérement ordonné que la Galeria des Tableaux serait fermée aux étrangers (Ivi, p. 266).
    Il Castello, ove l’Eminentiss. Legato alberga non contiene Galleria di sorta alcuna, e solamente in una stanza havvi una soffitta, lavoro egregio a fresco di Dosso Dossi. Havvi altresì in un contiguo stanzino altri piccoli a fresco dello stesso Dosso Dossi, ed un Tiziano Vecellio, ma tutti in pessimo stato pur troppo; un quadro di Benvenuto da Garofolo sta in un’altra camera, ed in ogn’ora che sagra non sia alle cure della provincia, sono quelle stanze aperte ai curiosi. Un tesoro di pitture è sparso per le diverse chiese, e non poche di gran valore stanno nel palazzo del Magistrato.
    Une rue magnifique forme une promenade publique, ou Corso, que les Français ont laissé aux Ferrarais, est encore apellée Strada Napoleone (Ivi).
    La grande e magnifica strada del Corso, esiste fino dalla addizione Erculea, vale a dire fino dal 1491 col nome di Giovecca, nome che sussiste tutt’ora; fu dal Governo Italico decretato nel 1807 il verde passeggio che s’incontra uscendo dall’arco di detta Giovecca, e fu eseguito nel 1811, essendo Podestà il conte Girolamo Cicognara.
    Outre l’inscription que les François ont fait replacer sur la porte de la maison de Lodovico Ariosto, ils en ont ajouté une autre, faite par ce grande fondateur d’inscriptions, cet enthousiaste litteraire le General Miollis (Ivi pp. 263-264).
    Il 9 Maggio 1811 fu decretato dal Consiglio Municipale di Ferrara, presieduto dal Podestà conte Girolamo Cicognara Romei, la compera della già casa di Lodovico Ariosto stata fino allora in terze mani. La compera fu eseguita il giorno 8 Marzo 1815 (Atti municipali), e la casa, riattata a spese della Municipalità, il sullodato conte Cicognara, che presiedeva al riattamento, fece rinnovare nella facciata il bel distico:

    Parva, sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed non
    Sordida, parta meo sed tamen aere domus.

    E dallo stesso fu fatto collocare il Busto nella stanza abitata dal Cantore d’Orlando; la iscrizione è del celebre Italiano Pietro Giordani.
    Alle cure del generale Miolys il trasporto si deve delle ceneri di Lodovico Ariosto, eseguito il giorno 17 Giugno 1801 con pompa atta a ricordarne ai secoli futuri l’avvenimento.