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La polizia di Londra con note ed osservazioni sulla polizia italiana/La polizia di Londra

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La polizia di Londra

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Due parole sulla sicurezza pubblica in Italia

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LA POLIZIA DI LONDRA


Descrizione riportata nell’Appendice della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia


La popolazione della città di Londra (3 milioni e mezzo d’abitanti) è quasi il doppio di quella di Parigi, il quadruplo di quella di New-York, il quintuplo della popolazione di Berlino, il sestuplo di quella di Pietroburgo, e 18 volte maggiore di quella di Roma. Gli abitanti di Parigi, Berlino, Vienna, Pietroburgo non danno complessivamente la cifra di quelli che popolano Londra: essa sola, l’immensa città, racchiude più abitanti che non l’intiero regno di Scozia e raggiunge l’ottava parte della popolazione del Regno Unito.

Il solo accrescimento della popolazione di Londra negli ultimi 30 anni, sorpassa quella del Regno di Grecia.

Non meno meravigliosa è la rapidità di codesto ingrandimento della città di Londra. Dal 1849 non furono meno di 225 mila le nuove case costruite, con 69 squares, e 5831 vie della totale lunghezza di oltre mille miglia, ossia 1650 chilometri circa: onde a ragione diceva uno scrittore francese: «Londra più che una città, è una provincia coperta di case.»

Londra è la residenza della Corte, la sede del Governo, del Parlamento, dei Tribunali supremi e il centro della scienza, dell’arte, della giustizia inglese, e, potrebbesi forse dire del commercio del mondo, come lo è di tutto l’impero [p. 26 modifica]britannico. È a Londra, quasi capitale dell’industria moderna, che fanno capo tutti gli ingegni e le capacità non solo delle contee e delle più remote parti del Regno Unito, ma delle contrade d’Europa, e di quasi tutte le regioni del mondo civile.

Ma con questi si raccolgono pure nell’immensa città uomini di diversa natura e intendimento, vogliam dire coloro lo scopo de’ quali è di vivere alle altrui spese.

Se Londra è il centro dell’arte, dell’ingegno, del lavoro, lo è in pari tempo della miseria e del vizio; essa è il convegno generale di tutte le specie di malfattori che vengono a cercarvi un nascondiglio, o nuovo campo alle loro intraprese criminose. 1

Le classi povere e pericolose di Londra uguagliano quasi, nel numero, la popolazione di alcuni Stati; esse sole basterebbero a formare una gran città di mendicanti: legioni di vagabondi, venditori di zolfanelli, questuanti, cenciaiuoli, suonatori ambulanti, prostitute, e l’infinita schiera nomade che ormeggia sui confini della civilizzazione, pronta a valicarli per entrare in quelli del delitto, compongono questa troppo numerosa popolazione.

A mezzo giugno il suo censimento dava, pei varii quartieri di Londra, un totale di oltre 120 mila poveri alimentati col denaro pubblico. Ma oltre a questa categoria bisogna porre in conto un numero indefinito di individui spostati dei due sessi, viventi alla ventura nelle impure regioni della miseria, dell’ubbriachezza, e del delitto.

Non è certo agevole lo stabilire il numero degli individui che provveggono al vitto quotidiano col furto: però stando alle statistiche giudiziarie nell’Inghilterra e nel paese di Galles, l’anno 1868 — esclusi gli individui che nell’anno dopo, scontata la pena, non erano recidivi — contavansi 115,646 tra ladri (22..... mila), manutengoli (3 mila....) prostitute (27..... mila), sospetti (29 mila) e vagabondi (32... mila).

Se a quelle cifre si aggiunga la media quotidiana dei detenuti (18677) si ha un totale di oltre 134 mila malfattori noti.

Di questo numero 29..... mila tra ladri, manutengoli, vagabondi, prostitute e detenuti, hanno sede e quartier generale in Londra: cioè il quinto dei malfattori del regno. [p. 27 modifica]

Queste sono le cifre ufficiali, ma esse per verità risultano assai al disotto della realtà per ciò che il numero dei delinquenti che vengono a cadere fra gli artigli della giustizia, è relativamente assai scarso, sebbene l’operosa vigilanza della polizia sia tale che nel 1868, nel solo distretto metropolitano, furono presi non meno di 9799 individui per furto.

Se ponsi mente a questa forza numerica delle classi pericolose, in perpetua lotta contro la società, cui solo modo e mezzo di vivere è il rubare; che nella gente onesta che lavora non vede che individui i quali hanno delle tasche da vuotare, in ogni casa o magazzino altro non scorgono che luoghi da saccheggiare, se a queste cose si pon mente, non è tanto a meravigliarsi che sì grande sia il numero dei delitti contro la proprietà, quanto che, malgrado ciò, Londra conti fra le città più sicure.

Della qual cosa si ha facilmente la ragione se si riflette che il brigantaggio non ha in sè alcuna forza o principio di unione. Se quei 30 mila individui, posti fuori della legge, avessero la forza che dà l’associazione, la società sarebbe in loro balìa. Ma, malgrado il proverbio, non c’è punto di onore tra i ladri, sentono di non potersi fidare gli uni degli altri, e generalmente non esitano a tradirsi vicendevolmente. Essi vivono in continuo timore, e una mano che d’improvviso si posi sulla spalla di un birbo, lo paralizza, fosse anche il più audace.

Questa stessa causa della debolezza delle classi pericolose, forma, in senso inverso, la forza di quelle ordinate per la difesa della società. 2

Il bastone di un policeman è per sè stesso ben poca cosa, ma a costa di quel bastone stanno le forze combinate del Governo e della legge.

Con quella sola arme il constabile non esita ad affrontare un attruppamento ed a sfidare qualsiasi pericolo.

La canaglia arretra e si disperde dinanzi al bastone dell’ufficiale di polizia, perchè sente in esso la forza morale e fisica della nazione rappresentata dalla legge, di cui quel bastone è il simbolo. Egli è pertanto in quella debolezza derivante dal difetto di coesione nelle classi pericolose, da una parte, e nel sentimento della forza e dell’organamento [p. 28 modifica]dei difensori della legge, dall’altra, che fondasi e sorge la sicurezza della società civile. Un corpo relativamente poco numeroso, ma bene ordinato e compatto, d’uomini onesti, attivi e risoluti, diretti da capi abili e sperimentati, avrà sempre e facilmente prevalenza sulle masse incomposte dei birbi, dei ladri e di tutti i vagabondi che formano il brigantaggio delle grandi città. Egli è appunto un corpo siffatto che Londra possiede nella sua Polizia metropolitana, la quale ci proponiamo far conoscere col presente scritto.

Un arguto viaggiatore il quale testè visitava l’Inghilterra suoleva dire:

— Quando io nomino la polizia inglese, mi tolgo il cappello. —

Questo elogio non è punto immeritato; dappoichè non v’è probabilmente in altro paese un corpo meglio scelto e diretto, e più utile.

L’importanza e i vantaggi del presente ordinamento della polizia di Londra si comprenderanno meglio, se richiamisi in mente lo stato di anarchia precedente.

Non più in là di 45 anni la polizia di Londra era un’onta pubblica; affidata intieramente alla rappresentanza municipale ed alle parrocchie, non aveva nè forza nè autorità. I malfattori prepotevano; le vie erano infestate dai ladri e dai tagliaborse; appena venuta la sera non potevasi senza pericolo uscir di casa. C’erano i ladri della notte e i ladri del giorno e bande perfettamente ordinate: certi rioni erano occupati da sciami di donne di malaffare, sotto la protezione delle guardie notturne, le quali dividevano con esse il lucro infame dell’infame traffico. Gli agenti, pagati e nominati dalle parrocchie, ad anno, erano grama gente, costretti a ricattarsi della meschina paga colle tasse che mettevano sui negozi di liquori, sui postriboli, e talora sui ladri stessi. 3

Le parrocchie di Marylebone e San Giacomo contavano fra le meglio vigilate, perchè affidavano la polizia agli ex-soldati della marina: perciò i malviventi tenevansi al largo da quelle parrocchie. In altre le guardie di notte non reclutavansi che tra gl’Irlandesi, perchè costoro s’accomodavano a minor paga: ma avveniva sempre che, se il ladro [p. 29 modifica]arrestato fosse irlandese, non stava guari a cavarsela dalle mani de’ suoi compatriotti.

In altri circondari assai vasti e popolosi non v’era polizia di sorta; tale per esempio quello di Depford che nel 1828, con una popolazione di 28 mila abitanti, non aveva un solo policeman, od una guardia di notte. Per metter argine ai furti che si moltiplicavano in modo spaventoso, gli abitanti dovettero costituirsi in compagnie, e divisi in pattuglie di 20 uomini, fare la guardia per turno nelle vie durante la notte; ciò ebbe per effetto di costringere i malfattori a cercar fortuna altrove; ma essendo allora cessate le pattuglie, non tardarono a ritornare ed a ricominciare con miglior lena le loro intraprese.

Tra i vari rioni e parrocchie niuna unità d’azione. Essendo la città divisa e suddivisa in un numero infinito di piccole giurisdizioni, intesa ciascuna a’ speciali suoi interessi, colle rivalità e gelosie proprie, gli agenti della polizia traevano partito da tale stato di cose, per nulla fare, tantochè non di rado avveniva che le guardie di un circondario ricusassero di attraversare la via per aiutare i loro colleghi del vicino distretto.

Il numero sempre più crescente dei delitti fece, sul principio di questo secolo, cercare qualche rimedio a sì deplorevole condizione di cose. Si cominciò pertanto nel 1805 ad ordinare delle pattuglie a cavallo ed a piedi incaricate di perlustrare continuamente le vie di Londra e i dintorni nel circuito di 20 miglia: queste pattuglie erano formate con ex-militari, rette con buona disciplina, ma scarse troppo di numero; poichè nel 1828 le guardie a cavallo non erano che 54, divise in quattro squadroni, e quelle a piedi 89, divise pure in 4 compagnie. Solo nel 1822 si attivarono le pattuglie di giorno — 24 uomini con 3 ispettori. 4

Tuttavia furono questi il germe della polizia attuale, e il solo corpo della capitale capace di tener fronte ad una sommossa senza l’aiuto delle truppe. Egli è a Robert Peel che è dovuto il merito di questo primo ordinamento; il quale però era ancora tanto insufficiente, che in molti luoghi gli abitanti formati in pattuglie, continuavano a far essi stessi la guardia alle vie ed alle botteghe anche il giorno. [p. 30 modifica]

L’esperienza avendo mostrato l’utilità delle pattuglie diurne, il Governo si risolvette ad ordinarle per tutta la capitale: la qual cosa fu fatta colla legge di Giorgio IV, che costituiva un corpo di polizia per sorvegliare tutto il circondario della metropoli — ad eccezione della City — nella periferia di 7 miglia intorno a Charing Gross; il centro della città moderna.

In appresso colle leggi della Regina Vittoria, quel circuito fu allargato fino a 15 miglia dal centro, e nel 1860 estesa la giurisdizione della polizia ai doks reali, ed a molti posti militari.

Ci volle tuttavia molto tempo prima che il nuovo ordinamento della pubblica sicurezza fosse completo, e fu solo nel 1830 che tutto il circondario della capitale si trovò posto sotto l’efficace azione della polizia. 5

A quest’epoca essa componevasi di 17 sopraintendenti, 68 ispettori, 318 sergenti, 2892 constabili, in totale 3295 uomini. Pel successivo ingrandirsi della città, si aumentarono pure queste cifre della forza della polizia, ma in proporzione assai modica.

Oggidì il circondario di Londra è diviso in 19 rioni, distinti con le lettere dell’alfabeto e col nome dei quartieri. Queste principali divisioni si suddividono in altre minori, distinte alla lor volta in sezioni, e queste in beats, o gironi di ronda.

I policeman hanno la sorveglianza dei beats, i sergenti delle sezioni, gli ispettori delle suddivisioni, i sopraintendenti delle divisioni. Havvi ancora la polizia del Tamigi, o dell’acqua, colle cinque divisioni dei cantieri di Woolwich, Portsmouth, Devonport, Chatam e Pembroke, ordinate come le altre, e formanti con questa una forza complessiva di 8878 uomini.

Nel 1869 ai sopraintendenti delle divisioni, furono aggiunti quattro funzionari, col titolo di sopraintendenti di distretto, aventi un grado intermedio tra quelli ed i commissarii, e giurisdizione sopra un quarto circa, ciascuno, del circondario di Londra.

Ogni divisione ha un posto principale, che per mezzo del telegrafo elettrico, comunica coll’ufficio centrale di [p. 31 modifica]Scotland-yard; di guisa che le riserve degli agenti di polizia in qualunque istante possono esser chiamate dove il bisogno richieda: a tale effetto ogni divisione ha una compagnia di riserva, composta di uomini scelti e fra i più robusti. Queste compagnie possono essere immediatamente raccolte sopra un punto qualsiasi, o trattisi delle corse, o di uno attruppamento, o dimostrazione qualsiasi, senza che la sicurezza del rispettivo distretto sia punto scemata.

La divisione di Witchall è specialmente destinata ai servizi generali della Corte, del Parlamento, dei teatri, dei parchi ed altri luoghi di pubbliche riunioni. 6

L’intiero corpo della polizia è sotto la direzione di un Commissario capo e di due aggiunti commissarii, sotto l’autorità del ministro dell’interno, che è responsabile del servizio innanzi al Parlamento.

Il commissario e gli aggiunti sono incaricati dell’esecuzione delle leggi del Parlamento, che provvedono all’ordinamento del corpo della polizia.

La parte di Londra detta la City, ha una polizia propria nominata dall’amministrazione municipale e sotto l’autorità di questa; ma è ordinata a un dipresso come l’altra della polizia metropolitana; la sua giurisdizione è limitata al territorio dipendente dalla City. È retta da un commissario, e composta di 2 sopraintendenti, 14 ispettori, 14 sergenti di posto, oltre a 12 altri incaricati delle ricerche e missioni straordinarie, 56 sergenti ordinarii, 338 constabili di prima classe, 165 di seconda e 95 di terza; in totale 696 uomini.

La scelta degli agenti è fatta con la più scrupolosa cura. Le paghe dei constabili stanno tra i 19 e i 25 scellini la settimana (da 23 a 31 lire italiane). Le condizioni generali per essere ammesso nel corpo della polizia sono, che l’agente non abbia oltre 30 anni, nè più di due ragazzi a proprio carico, se è ammogliato; nessuna infermità corporale; robusta costituzione fisica; d’ingegno pronto; deve saper leggere e scrivere, e sopratutto irreprovevole in punto ad onestà, operosità, sobrietà e condotta. Se dall’esame che deve subire l’agente, risulti fornito di speciale attitudine al servizio, di ingegno e discretezza, dopo 15 [p. 32 modifica]giorni di istruzione, è accettato colla paga di 19 scellini per settimana.

La polizia metropolitana conta 670 irlandesi, dei quali 3 col grado di sopraintendente, 28 di ispettore e 98 di sergente; 152 scozzesi ed 11 stranieri, che quasi tutti fanno parte della polizia speciale, detective. Gli ex-militari stanno nella proporzione di 9 per cento.

La sezione distinta col nome di forza o polizia detective che ha il suo quartier generale a Great-Scotland Yard, venne costituita nel 1862. Dapprincipio non componevasi che di 2 ispettori e 6 sergenti, scelti fra i migliori per finezza d’ingegno, e speciale attitudine a scoprire i delitti. Nell’aprile 1869 questa sezione fu accresciuta di 1 sopraintendente, 3 ispettori capi, 3 ispettori ordinarii, 6 sergenti di 1ª classe e 13 di seconda; di poi furono anche alle divisioni locali applicati di questi agenti speciali.

Le incombenze di tale sezione, che si potrebbe dire da noi, di ricerca o inquisizione, sono varie e difficilmente potrebbonsi accennare in particolare. In generale gli agenti che la compongono, sono principalmente adoperati a ricercare e scoprire gli autori dei gravi misfatti, sempre però dietro ordine formale del Commissario o del Sottocommissario. Talvolta trattandosi di ricerche straordinariamente ardue, sono, per ordine diretto del ministro, mandati nelle provincie ad aiutare la polizia locale. 7

Questi agenti resero importanti servigi specialmente nei recenti disordini provocati dal fenianismo. Ma il maggior lavoro che loro tocca, è causato dalla grande immigrazione dei ribaldi stranieri, i quali, colpiti dalla giustizia nel loro paese, vengono a cercare un asilo più sicuro in Inghilterra. Molti fra costoro sono individui assai pericolosi e richieggono una sorveglianza attiva e continua; alcuni sono restituiti agli Stati dai quali fuggirono; ma il maggior numero, per ciò che l’Inghilterra non ha trattati d’estradizione che colla Francia, la Danimarca e gli Stati Uniti, riman libero a minaccia, pur troppo, degli onesti cittadini.

Questa immigrazione continua di malfattori da tutti i paesi, fa sì che la polizia detective debba avere degli agenti che conoscano le lingue straniere; infatti ne sono fra essi [p. 33 modifica]che parlano perfettamente il francese, il tedesco, il russo, l’italiano e il greco; forniti di una prodigiosa abilità e di una grande esperienza, questi agenti sono veramente una specialità del genere.

Gli altri agenti ordinarii hanno incombenze meno difficili, ma non meno importanti; chè a loro è affidata la sorveglianza del mezzo milione di case, di magazzini, di botteghe sparse sulla immensa superficie di Londra, e l’incarico di andar perscrutando giorno e notte ogni via e vicolo, e cortili ed anditi del quartiere della loro divisione. Le quali strade e vie, percorse regolarmente dagli agenti della polizia, aggiunte le une alle altre, danno una lunghezza di ben 6708 miglia, ossia circa 10,800 chilometri, lunghezza che equivale alla distanza che corre in linea retta tra Londra e San Francisco, attraverso all’Atlantico ed al continente americano.

Quell’immenso spazio è diviso in 921 ronde (beats) diurne, 3126 ronde di notte.

La lunghezza media delle ronde diurne nel circondario metropolitano è di circa sette miglia e mezzo, quella delle ronde di notte di 2 miglia a un dipresso. 8

Le ronde sono descritte sopra un registro che si può controllare ad ogni istante; in esso stanno indicate le vie, le strade, i squares compresi in ogni ronda e il tempo necessario a percorrerle nella ragione di 2 miglia e mezzo (4 chilometri) per ora. Ad ogni frazione è preposto un sergente che è risponsabile della condotta degli uomini che ha sotto di sè, e i quali sorveglia egli stesso, perlustrando continuamente la propria sezione. Sopra il sergente e gli uomini che comanda, sta l’ispettore, incaricato delle visite tanto di giorno che di notte della suddivisione.

Il sopraintendente invigila su tutta la divisione. I commissari e soprintendenti di distretto, o fanno personalmente, o fanno fare dai funzionari speciali l’ispezione delle divisioni riunite.

Le pattuglie si fanno sopratutto di notte, che naturalmente è il tempo più pericoloso. In complesso si può ritenere che i due terzi di tutto il personale della polizia, è adoperato nella sorveglianza notturna, l’altro terzo di giorno. [p. 34 modifica]

Il servizio di notte dura dalle dieci ore della sera alle dieci del mattino: la frequenza delle pattuglie varia secondo le ore: tra le sette e le dieci della sera sono più numerose, avendo l’esperienza dimostrato che in tal periodo di tempo sono più facili i furti, e le vie sono percorse da maggior numero di ubbriachi.

La raccolta dei regolamenti, istruzioni ed ordini generali, espone nei più minuti particolari i doveri del constabile, che egli deve sapere perfettamente a memoria e praticare.

Gli agenti debbono pure conoscere esattamente la topografia della loro sezione, ed avere ogni maggiore informazione degl’abitanti di ciascuna casa, per poterli all’uopo prontamente riconoscere, prestar loro aiuto, ed evitare equivoci.

Il constabile ha obbligo di badare a che le porte e le finestre delle case, nella sua sezione, siano chiuse; che tutte le aperture sui marciapiedi siano assicurate in guisa, che non presentino pericolo ai passanti; deve tener d’occhio qualunque individuo di sospetta apparenza, e tutti coloro che vegga in ore insolite passare con fagotti od involti; e con special cura sorvegliare i negozi da liquori, senza però entrarvi mai tranne sia per causa immediata di servizio; giorno e notte deve stare sulla traccia de’ mendicanti e vagabondi; invigilare le cassette delle lettere, i lampioni, avvertendone ogni irregolarità o pericolo; impedire i soverchi chiassi nelle pubbliche vie, e le moleste provocazioni delle donne di malaffare; sequestrare le stampe e immagini oscene, arrestandone i venditori; avvertire ogni pericolo che presentassero le case in costruzione; raccogliere i bambini abbandonati o fuorviati, i cani vaganti; far trasportare allo spedale le vittime di qualche infortunio; dar l’allarme in caso d’incendio, e dar opera all’estinzione, sinchè non sopraggiungano i pompieri; porre in salvo e custodire gli oggetti sottratti all’incendio; sciogliere gli assembramenti. Sopra ciascuno di questi punti, l’agente ha istruzioni speciali e particolareggiate, che il commissario gli vien spiegando e commentando, colla raccomandazione di recare sempre, nell’esercizio delle sue funzioni, il massimo sangue freddo; di non usar mai, anche con ribaldi, parole violente. [p. 35 modifica]

9 «Quanto più, dice il regolamento, gli agenti saranno in qualunque circostanza rispettosi e cortesi, tanto maggiormente saranno alla loro volta rispettati, e troveranno appoggio nel pubblico.

«Essi non devono intervenire senza necessità; ma quando hanno ad operare debbono farlo risolutamente e vigorosamente.»

Sebbene la istituzione della polizia metropolitana non avesse dapprincipio altro scopo che ordinare un servizio di pattuglie pel giorno e per la notte, non andò guari che l’ottima prova ed i buoni risultati ottenuti da quel corpo, indussero le autorità ad affidargli nuove e più estese attribuzioni, onde guarentire sempre più la sicurezza degli abitanti.

Fra le nuove attribuzioni della polizia fu anche quella relativa alla circolazione pubblica. Il numero delle vetture, omnibus, cabs, e veicoli di ogni fatta, talmente crebbe negli ultimi anni, che senza i più precisi e particolareggiati provvedimenti, le vie principali sarebbero, per gran parte del giorno, campo permanente di confusione e di accidenti d’ogni sorta.

La maggior affluenza delle vetture ha luogo, naturalmente, nelle vie che menano alla City: qui infatti convengono quotidianamente, per ragioni d’affari, i tre quarti della popolazione: Mansion House, the Poultry, Temple Bar, Holborn, Aldhate e specialmente il ponte di Londra, sono percorsi giornalmente da 60 mila passeggieri, e 25 mila vetture. Sarebbe pressocchè impossibile il muoversi, se non fosse provveduto col mantenere una regolare separazione tra la circolazione lenta de’ passeggieri e quella delle vetture; al qual ufficio sopraintendono i constabili che, appostati alle due estremità del ponte, avviano i passanti per quattro linee o correnti distinte nelle direzioni opposte.

I punti più affollati di West End (il quartiere dell’Ovest) sono i dintorni di Hyde-Park, durante la saison, Bondstreet nel pomeriggio, Park-Lane nelia sera, lo Strand, ove si incrociano le vetture avviate a dieci teatri, e sovratutto lo sbocco del ponte di Westminster verso il palazzo del Parlamento. Circa 45 mila passeggieri e 13 mila vetture, nelle [p. 36 modifica]stagioni degli affari, attraversano quel ponte ogni giorno; e dalle dieci ore a mezzoggiorno, dalle 2 alle 4, oltre a mille vetture vengono ad incrociarsi.

Dopo la soppressione dell’ufficio d’iscrizione delle vetture da nolo, la sorveglianza di queste venne affidata al commissario capo di Scotlandyard, che ha sotto di sè, per tale ufficio, 6 ispettori. Costoro debbono visitare diligentemente tutte le vetture da nolo, omnibus, cabs (che sommano a più di 7 mila), ed avvertire se trovansi nelle condizioni di buon servizio; al commissario spetta il rilasciare ì permessi d’esercizio, fissare le stazioni, ecc.

Tutti gli oggetti e valori dimenticati nelle vetture pubbliche, devono essere immediatamente consegnati all’ufficio dei reclami. Nel 1868 furono fatti 4785 reclami contro i cocchieri e fiaccherai, e pronunziate contro i medesimi 4166 condanne.

Per la legge del 1861 tocca pure alla polizia la sorveglianza delle abitazioni e l’esecuzione della legge contro gl’inconvenienti del fumo. Dalla promulgazione di questa legge, nel 1853, furono fatti oltre 15 mila processi verbali e contravvenzioni.

Negli incarichi affidati ai policemans, vi è pur quello di raccogliere le persone smarrite e ricondurle alle loro famiglie od amici.

Nel 1868 sopra 5195 persone dichiarate smarrite o scomparse nel circondario della metropoli, 2805 furono restituite al loro domicilio. In oggetti perduti gli agenti della polizia riconsegnarono ai loro proprietarii per un valore di oltre mezzo milione di lire italiane; finalmente impedirono 324 suicidii.

Dopo i ladri, la maggior bisogna della polizia è quella che le danno gli ubbriachi: gli ubbriachi fracidi, che sono trasportati al posto di guardia e custoditi finchè abbiano ripresi i sensi e conoscenza: gli ubbriachi furiosi, i quali pure sono custoditi fin a quando sia svaporata la loro ubbriachezza. Nel 1868 la polizia metropolitana raccolse sulla via pubblica 2430 individui che, più o meno presi dal vino, turbavano la quiete pubblica: 1665 prostitute che erano causa di disordini: 10643 persone in istato di ubbriachezza, [p. 37 modifica]fra le quali 5079 donne, e 9169 ubbriachi fracidi, di cui 4336 del gentil sesso.

Il maggior contingente degli ubbriachi, dei quali fu constatata la professione, è fornito dagli operai; vengono dopo le fantesche, poi i commessi de’ negozi, e da ultimo i marinai; giova però avvertire che della più gran parte degli ubbriachi non si potè precisare la professione.

L’assidua sorveglianza de’ luoghi ove uomini e donne si radunano a bere e ad ubbriacarsi, è fra le incombenze degli agenti di polizia la più difficile e penosa, essendochè le bettole sono l’abituale convegno delle prostitute e dei mariuoli.

Nel 1868 non si contavano meno di 360 di questi luoghi che sono la vera scuola d’ogni fatta di ribaldi e di ribalderie.

L’altra categoria che occupa e preoccupa la polizia è quella innumerevole degli oziosi e mendicanti. Nulla è più vero di questo che Fregier ha scritto nell’ottimo suo libro sulle classi pericolose della società: «Dal punto in cui l’uomo bisognoso, tirato da suoi malvagi istinti, tralascia di lavorare, diventa un nemico della società, perchè viola la prima legge sociale, che è il lavoro.»

Quella categoria si recluta nella schiera infinita degli oziosi e ribaldi d’ogni specie; in essa stanno i vagabondi, i mendicanti, i venditori di fiammiferi, i raccoglitori di cenci e di vetro rotto, i cantori di strada, astrologi, espositori di cani sapienti, rattoppatori di ombrelli, prestidigiatori, mendicanti d’abiti, donne che vanno in volta piangendo e recandosi un paio di bambini sulle braccia, rovinati da incendi immaginari, supposti soldati «mutilati avanzi della Crimea,» naufraghi d’occasione che spuntano non appena corre la notizia di qualche grossa tempesta di mare, falsi epilettici, e in generale tutti gli scrocconi, i mariuoli, e avventurieri, che alimentano continuamente l’esercito dei ladri e degli assassini.

La base di tutta questa ribalda gerarchia è il mendico abituale, o «comune.» Il mendicante per professione è un ozioso che diviene ladro alla prima occasione. L’accattone è il nemico della società, e soprattutto del vero povero. L’accattone dice il proverbio, ruba al povero. [p. 38 modifica]

10 Coloro che, per ispirito di carità ed appagamento del loro animo filantropico, gettano la moneta al mendicante importuno, il più delle volte non fanno realmente che alimentare un ladro incorreggibile. Però non può dirsi che non fosse dettata da grave e vera ragion sociale quella vecchia legge inglese che puniva, come rei di incoraggiare e favorire l’oziosità e il delitto, coloro che facevano la limosina a tutti, senza distinzione e criterio.

Sarebbe certamente oltre il tema del quale ci occupiamo il voler qui ricercare le cause varie e molte dei delitti: ma egli è fuori dubbio che moltissimi ragazzi vengono educati al furto, come altri lo sono per un onesto mestiere qualsiasi: come questi sono mandati a scuola, quelli sono gettati sul lastrico della via a far l’accattone. Sapendo che se rientrano ne’ covili, che loro tengono luogo di casa, senza recarvi del denaro, loro toccano delle busse, si danno al furto, per raccogliere la somma che è loro richiesta. Questi infelici sono veramente i beduini delle nostre città: si recitano su di loro de’ pietosi sermoni, ma intanto, come selvaggi guidati dal solo istinto, e non frenati da altro sentimento che dalla paura del policeman, si abbandonano all’educazione che può loro dare il trivio

Le classi che, in Londra, vivono di ladroneccio si distinguono in molte specie o categorie. Sonovi i ladruncoli che vanno perlustrando le vie remote e i vicoli, i pick-pockets, i ladri delle vetrine e de’ banchi, quelli che s’occupano specialmente delle abitazioni, e i più esperti e audaci che arrischiano la scalata e la rottura. Questo diverse categorie esercitano le rispettive industrie colla stessa divisione di lavoro che si pratica nelle professioni oneste. Così, a mo’ di esempio, quella de’ monetari falsi abbraccia, 1° coloro che fabbricano moneta falsa: 2° coloro che l’acquistano per metterla in circolazione: 3° coloro che la consegnano ai venditori: 4° quelli che la trafficano sorprendendo l’altrui buona fede, cui si potrebbero anche aggiungere quelli che rubano lo stagno che sarà convertito in mezze-corone e scellini.

Il ladro, quando invecchia, passa maestro dei giovani, dei quali si serve per compire le imprese, cui egli più non basta e che perciò ammaestra con cura. Questi ladri emeriti [p. 39 modifica]hanno guadagnato i loro gradi e l’autorità nelle prigioni e negli ergastoli, spendendo, a perfezionarsi nella loro arte, quanto tempo è d’uopo all’onest’uomo per esercitare una professione liberale.

Ricchi di dottrina e di esperienza criminosa, mettono quasi dell’amor proprio a trasmetterne gli insegnamenti alle giovani generazioni: in Inghilterra questo ramo di insegnamento è affatto libero. Nel mentre i filantropi stanno ancora cercando il miglior metodo per educare il figlio del povero, i missionari del delitto operano ed instruiscono con attività meravigliosa. Ogni anno le prigioni lasciano uscire qualche centinaio di questi maestri, che, scontata la pena, rientrano nella società, e servono come centri d’educazione ai malfattori dell’avvenire! I ladri alunni non mancano neppure di una letteratura propria, che fiorisce e prospera sotto l’impero della libertà della stampa, della quale godono gli inglesi. Si pubblicano a Londra una dozzina almeno di infami letture periodiche, che vendute a basso prezzo, e però assai diffuse, formano l’educazione dei giovani ladri: gli eroi di questi libri sono sempre ladri ed assassini: l’uomo onesto vi ha la parte di citrullo o della vittima; la prostituta ne è l’eroina. Lo stile è pari al soggetto: la frase non conosce reticenze o pudore.

Tuttavia Londra non è veramente la scuola esclusiva dei malfattori che vi stanno. Nello stesso modo che gli uomini operosi e avventurosi della provincia vengono a cercar fortuna nella gran città, vi sono attirati anche i ribaldi che si sentono chiamati dalla «vocazione». I ladri della contea di Lancashire non hanno minor fama dei negozianti della stessa contea, celebrati fra gli altri per la operosità e il pronto ingegno negli affari: il Lancashire è anzi il vivaio per eccellenza dei ladri e degli assassini. La metà almeno dei delinquenti condannati nel 1868, in Inghilterra e nel paese di Galles, appartenevano a tre sole contee: al Lancashire, che diede il 23,6 per cento della statistica generale, al Middlesex 20,5, e al Yorkshire 10,8.

11 Il gran numero dei recidivi che ogni anno sono giudicati dimostra come i ladri praticano il loro mestiere come una professione regolare: il ladro che assaggiò la prigione, [p. 40 modifica]è sicuro di ritornarvi. Il vantato carcere-modello, dove è custodito, vestito, alimentato e scaldato a spese dello Stato, non lo corregge punto, sicchè appena è libero, ritorna al mestiere. La polizia lo piglia e consegna alla giustizia; dopo qualche tempo, più o men lungo, la giustizia lo restituisce alla società, dove la polizia lo riprende di nuovo, e ricomincia il turno.

La specie più comune dei ladri è il ladro della via; numerosissime sono le sue varietà. Tutto ciò che attira la folla nelle vie, un incendio, un assembramento, il passaggio del corteo del lord-maire, o di un reggimento, fa scaturire in un baleno delle centinaia di ladri. Li trovate fra gli assidui uditori nei meetings, alle udienze della Corte dei divorzi, in tutti i luoghi insomma frequentati dai curiosi. Anche i predicatori in voga sono un richiamo pei ladri: quando il reverendo Liddon pronunziò testè il primo sermone che inaugurava la nuova serie dalle sue conferenze, non scomparvero dalle tasche degli uditori men di quaranta borse, ed altrettanti orologi. Salvo d’essere ermeticamente avviluppato e chiuso in un mantello, se avviene di avventurarsi in un assembramento, si può contare sicuramente di essere derubato. Avete un bel stare sull’avviso: due mariuoli vengono ad appostarsi in faccia a voi; parecchi altri vi si mettono a fianchi; ad un tratto avviene un serra serra; vi sentite spinto, urtato, aggirato e il colpo è fatto. Se tenete le mani sulle tasche per custodire la borsa, ecco che vi sentite togliere di capo il cappello da uno che vi è alle spalle: alzate le mani per afferrare il cappello, e prima ancora che ve ne siate accorto, le vostre tasche sono vuotate; un segnale annunzia alla banda che il tiro è riuscito, e i ladri scompaiono di qua e di là per raccogliersi più in là intorno ad un’altra vittima e ricominciare l’impresa.

Assai numerosa è pure la categoria dei ladri da vetrine, che ronzano intorno alle bacheche, aspettando il momento di mettervi le mani. Nel 1868 contaronsi 2650 furti di tal genere nel solo circondario metropolitano; 2084 individui vennero arrestati, e 1196 condannati.

Altri praticano il furto nelle botteghe e magazzini della City, ove trovano modo di penetrare ed appropriarsi [p. 41 modifica]Sovente grosse quantità di merci che rivendono agli ebrei ed ai pegnatarii. Costoro sono più nocivi dei ladri stessi, perchè aiutano e favoriscono il furto; proteggono, ammaestrano i ladri ed anche li mantengono. Il ladro novizio che incomincia dal rubare il fazzoletto per farsi la mano alla borsa ed all’orologio, è sicuro di trovare nel manutengolo un compratore dell’oggetto derubato.

Quando un ladro, già venuto in fama, esce di prigione, sa di avere nel manutengolo un banchiere che gli anticipa anche 50 sterline, intanto che sta a trovare un pegnatario, il quale gli dia non solo i fondi pel primo imprestito, ma anche altre somme sopra deposito di oggetti rubati.

I progressi che ha fatto la polizia nella sua guerra contro i ribaldi, contribuirono per altro a raffinare costoro nella triste loro arte: all’abilità della polizia nello scoprire e sventare i loro artifizii, opposero nuovi metodi e perfezionamenti.

Così avvenne che una classe di tristi arnesi, vinti e cacciati dalla pubblica via, inventarono nuovi modi di derubare il pubblico per mezzo della posta e dei giornali, mediante annunzi i più promettenti, di lucrose cariche, impieghi di danaro, o domande di francobolli per importanti comunicazioni e via discorrendo.

Poi vennero le lettere e suppliche di pretesi uomini di lettere oppressi dalla sventura... o di vittime della prepotenza... virtù pericolanti, innocenza perseguitata; e sopratutto di preti bisognosi.

A tutte queste mariuolerie mirabilmente si presta il servizio postale. Allorchè uno di questi furbi cambia il proprio domicilio, non manca di darne avviso all’ufficio centrale delle poste, col quale artifizio, mentre si sottrae alle ricerche della polizia, ottiene di poter continuare le sue corrispondenze.

Anche dei nuovi modi di circolazione seppero i furfanti trar vantaggio per la loro industria: sovente avviene di imbattersi nelle stazioni delle ferrovie in certe donne agli abiti ed all’aspetto signore, talvolta in vesti di lutto; esse sono là che aspettano... non di partire, ma di far man bassa sugli effetti dei viaggiatori. Altri corrono le ferrovie in [p. 42 modifica]prima classe con biglietti di circolazione o delle gite di piacere, occupandosi lungo il viaggio di far sparire la borsa, o la valigia del vicino.

12 C’è un’intiera banda di questa specie, che sfrutta regolarmente le ferrovie meridionali dell’Inghilterra. Di solito operano nel seguente modo. Uno della banda entra nella stazione e va perlustrando le vetture del convoglio che sta per partire; quando gli sembra d’aver trovata la sua vittima, entra nella vettura studiandosi di mostrare il suo biglietto di circolazione. Subito dopo un altro, in aspetto d’elegante touriste, sale nella stessa vettura; naturalmente egli non conosce nè l’uno nè l’altro de’ suoi compagni di viaggio. Fatto un po’ di cammino, l’uno dei due «gentiluomini» appicca discorso coll’altro, e per togliersi alla noia del viaggio, trae un mazzo di carte da giuoco, e propone una partita. Premesse alcune smorfie, il giuoco s’avvia, e il denaro gira da una mano all’altra. La vittima designata a poco a poco piglia gusto a veder a giuocare, nota qualche errore, arrischia un consiglio benevolmente accettato, si entra in discorsi e non va molto che gli è fatto un posto nella partita; quando questa è finita e si è giunti a Douvres, il malcapitato si trova la borsa vuota. S’avvede allora del tiro giuocatogli, ma la vergogna lo trattiene dal muover querela alla polizia, e i birbi se ne vanno a ritentare altrove il loro colpo.

La polizia di Londra conosce perfettamente una sessantina di questi ladri che percorrono le principali linee ferroviarie con aria e modi di perfetti gentlemen; nella stagione autunnale poi per lo più partono pel continente, dove non di rado spogliano con rara disinvoltura gli stranieri coi quali viaggiano, ed anche i loro compatriotti.

Oggidì pertanto il ladro accomodandosi alle esigenze dei tempi e della civiltà, ha rinunziato alle imprese delle strade pubbliche, armato di carabina e pistole, a cavallo, in agguato che giunga la diligenza; alla violenza ha sostituito l’astuzia; s’è fatto perfetto commediante, e le sue armi sono gli strumenti della sua professione. In luogo delle diligenze da svaligiare, ha il convoglio diretto, utile campo nel quale sa raccogliere larga messe. [p. 43 modifica]

Nelle infinite varietà dei ladri bisogna contare quelli che s’occupano delle Banche, delle case di cambio, e delle botteghe di giojellieri; sono i maggiorenti dell’ordine; sdegnano le piccole imprese, e non fanno «che le grandi operazioni;» fra i colleghi godono di un’incontestata autorità.

Recentemente sono sôrte due nuove specie di ladri, conosciuti col nome di «pescatori alle finestre o alla scalata.» Praticato un foro nelle impannate, vi introducono un uncinetto, e con mirabile destrezza estraggono gli oggetti.

La polizia ebbe cura di istruire specialmente gli orefici e gioiellieri di questo nuovo processo e dei modi coi quali viene praticato.

Un altro rapporto di un agente di polizia descrive pure, come segue, il furto per iscalata:

«Queste sorta di furti divenivano da qualche tempo assai frequenti: essi erano perpetrati con meravigliosa audacia, avendo luogo di solito o nel pomeriggio, o la sera quando le persone della casa o non vi si trovavano, od erano dai vicini: i ladri entravano e sortivano senza essere veduti da alcuno: perciò era assai malagevole il poterli sorprendere: sono vestiti elegantemente e tengono cavallo e vettura propria nelle scuderie da nolo; queste vetture hanno sotto il seggio del cocchiere un cassetto a doppio fondo: apparentemente non contiene che sigari; ma nel fondo stanno gli strumenti per aprire le serrature. Di questo modo fanno le loro corse ed investigazioni, accompagnati sovente da una signora elegantissima, senza che possano cadere in sospetto.»

L’anno scorso la polizia potè scoprire e sorprendere una numerosa banda di costoro. Ma havvene un’altra che finora potè sfuggirle. Nelle sue intraprese lucrosissime ha mostrato un’incredibile audacia. Il furto dei gioielli e delle argenterie a danno del signor Motley, di lord Napier, di lady Mergaret Beaumont non hanno riscontro nella storia di tal genere, e fecero sospettare, in causa dell’agilità prodigiosa che occorse, che v’abbiano avuto parte degli acrobatici di professione.

Una circostanza speciale di tali furti è l’esattezza delle informazioni che i ladri sanno procurarsi sull’interno della [p. 44 modifica]casa, gli usi e le abitudini degli inquilini. Non meno notevole è la destrezza colla quale adoperano i ferri del loro mestiere; nessun ostacolo li arresta; in un batter d’ occhio si aprono il passaggio attraverso il ferro, la pietra, e il legno; non temono che i campanelli di sicurezza e specialmente i cani.

I furti con scalata e rottura se, relativamente, in ragione cioè del mezzo milione di case che la polizia deve guardare, sono meno frequenti, allarmano più d’ogni altro la popolazione: quando avviene alcuno di tali furti, il pubblico dà in alte grida e lamenti ne’ giornali e domanda che cosa fa la polizia.

13 Ma questa potrebbe facilmente rispondere che essa imprigiona pur sempre i ladri, ma che la giustizia li rimanda ben presto alla società, più ladri di prima, e meglio edotti de’ modi per sottrarsi alle ricerche della polizia: più che a questa pertanto, le querele vanno rivolte alla soverchia indulgenza delle leggi penali.

Nel 1868 il totale dei condannati al carcere in Inghilterra e paese di Galles, fu di 158480. Su questi 21189 erano già stati incarcerati una volta, 9263, due volte; 5213, tre volte; 3557, quattro volte; 2438, cinque volte; 2933, da cinque a sette; 2427, da sette a dieci volte; e 4488 più di dieci volte. I peggiori erano naturalmente quelli che avevano subite maggiori condanne: 1343 erano recidivi, già condannati alla deportazione per furto con rottura, aggravato per lo più da violenze contro le persone.

La stessa proporzione si verifica pei delinquenti più gravi e pericolosi della capitale: sopra 21948 condannati dai tribunali di Londra nel periodo di sette anni compiutosi nel 1868, se ne trovavano 1628 che avevano già subìte due condanne; 391 condannati tre volte; 70 quattro volte e 16 più di cinque volte; a non tener conto di tutti coloro pei quali riuscì impossibile lo stabilire la recidiva.

14 L’umanitaria sollecitudine pei furfanti d’ogni razza è, convien dirlo, una manìa del nostro secolo. La moderna filantropia s’è tanto adoperata per render migliore la sorte dei ladri, che ormai questa è d’assai preferibile a quella dell’onesto operaio. Tolte o mitigate le pene più severe, soppressa la deportazione; si riformarono le prigioni avendo [p. 45 modifica]cura che riunissero le condizioni di una buona e comoda casa, col sole, l’aria, lo spazio necessario ad avervi il vero comfort: ora si pensa a procurare ai condannati anche la distrazione e l’idilio del giardino! Il ladro è meglio albergato che la metà almeno degli operai della nostra città. L’Inghilterra non manda più i suoi ribaldi a popolare e dissodare le deserte terre delle lontane colonie; lascia che corrano quella ventura i suoi bravi operai, ma si tiene in casa i ladri. Nessuna meraviglia pertanto se il povero onesto il quale, come dice il motto volgare, tira la vita coi denti, e paga le imposte per mantenere i furfanti, nessuna meraviglia se incomincia a chiedere a sè stesso colle parole di Swift, se per avventura il vocabolo onestà non derivi dal greco onos (asino).

15 E sarebbe forse tempo di domandare se, intanto che pigliano sì grandi cure pei ladri, non sarebbe anche opportuno il darsi pensiero dei derubati, delle donne, delle fanciulle e dei ragazzi in continua agitazione pel pensiero dei ladri, in una parola di tutta quella parte della società che è fuori della categoria «tanto interessante» dei ribaldi, e paga le imposte.

È fuori dubbio che i più gravi delitti commessi in questi ultimi anni, lo furono da condannati liberati e tenuti sotto la sorveglianza della polizia. Mirabili effetti della filantropia! Oggidì non si manda più al patibolo il ladro che dà l’assalto ad una casa di nottetempo: non è più battuto colle verghe pubblicamente, legato dietro un carro, non è più deportato: ma è comodamente albergato in carcere-modello e dopo alquanto tempo gli si abbrevia la pena, per gettarlo di nuovo nella società col suo buon certificato in tasca perchè possa ricominciare le ruberie!

Ed ora che s’è provveduto in ogni miglior modo al benessere della canaglia, i sentimentalisti, sempre in traccia di nuovi argomenti per dar pascolo alla loro filantropica attività, hanno rivolte le loro cure — con logica meravigliosa — sopra un’altra frazione della stessa razza: taluni i quali non hanno mai mosso un dito per recar sollievo alla miseria di una donna povera ed onesta, ora si stringono in società per proteggere le prostitute inferme! [p. 46 modifica]

16 È sentenza ripetuta dagli abolizionisti della pena di morte, che il peggior uso che si possa fare di un uomo, è quello d’impiccarlo; ora è ben peggiore quello che si fa di un furfante matricolato e invecchiato nel delitto, quando dopo una lunga serie di condanne, lo si getta sulla società! Perchè lasciare la libertà d’azione ai ladri incorreggibili? Non è almeno strano che, nel mentre si tengono chiusi tutta la vita dei poveri pazzi, perchè sarebbero un pericolo per la società, si lascino liberi dei ribaldi recidivi, assai più terribili e pericolosi? Giacchè non si vogliono più bandire dallo Stato, il solo rimedio che resta è di tenerli in carcere occupandoli in un utile lavoro.

L’attuale ordinamento della polizia di Londra non venne attuato senza vive opposizioni. E in ciò, se si comprende facilmente la repugnanza che in tutte le classi dei malviventi dovette suscitare una istituzione intesa a proteggere e difendere i galantuomini, non si trova ragione alla opposizione ben più grave che le fece specialmente la stampa liberale.

Allorchè doveva aver vigore la legge che istituiva la polizia della metropoli, il pubblico era preoccupato dal progetto della riforma elettorale; e siccome l’istituzione della polizia era essenzialmente dovuta a sir Robert Peel, così non si stette in forse, per odio contro l’autore, di denunziarla al pubblico, come un tranello tory contro la libertà del paese. Lo spirito partigiano usa ogni sorta d’armi, e ancora lungo tempo dopo la sua attuazione, la nuova polizia era, nei giornali popolari, segnata col marchio del partito che l’avea proposta: i constabili non erano altrimenti designati che coi nomi di Bobbies (Bob è, in inglese, il diminutivo di Robert), di Peelisti, di gamberi crudi, di Peel, ed altri siffatti.

Il più violento avversario della nuova polizia, era un giornale settimanale appartenente ad un noto alderman, che mirava colla sua opposizione a mettersi in evidenza e ad acquistare importanza politica. È divertente il rileggere ora quegli articoli, sebbene ben diverso ne fosse l’effetto al tempo in cui si pubblicarono, in mezzo ad un’agitazione vivissima dei partiti. [p. 47 modifica]

17 Quegli articoli non s’occupavano punto dei ladri e delle loro imprese; ma tutta la violenza delle loro frasi era volta contro «i tiranni della polizia,» alla banda «dei gamberi crudi» ai «giannizzeri,» ai «vili satelliti». Esaurivasi contro questi poveri diavoli tutta la fraseologia delle ingiurie: i richiami e proteste, qualunque si fossero, erano accolti e pubblicati; ogni sorta d’invenzioni e d’esagerazioni erano annunziate come fatti incontestabili: Ancora della tirannide poliziesca! — Della ignobile condotta della polizia! Queste ed altre consimili piacevolezze brillavano in ogni numero del giornale.

Questa guerra senza confine e senza tregua giovò, senza volerlo, alla nuova istituzione. La direzione della polizia seppe trar partito da quelle denunzie per tener in freno gli agenti e migliorarne il personale, promovendo inchieste speciali sopra ogni fatto, ogni querela che fosse pubblicata, per quanto sembrasse inverosimile od immaginaria.

Per tal modo i giornali più acremente ostili, contribuirono a meglio stabilire quell’istituzione che combattevano.

La prima volta che la polizia ebbe a tener testa ai sediziosi della capitale, fu nell’occasione del meeting della Unione popolare, che si tenne nel maggio 1833, nelle lande di Coldbath Fields. Il ministero whig, che allora era al potere, aveva pubblicato un avviso col quale dichiarava illegale il progettato meeting, e lo proibiva. I capi dell’Unione tenner fermo, e decisero che il meeting sarebbe tenuto, e fecero un appello al popolo invitandolo a trovarsi nel luogo convenuto, in armi. Il governo non poteva retrocedere innanzi a questa sfida; il ministro dell’interno diede quindi un ordine verbale ad uno dei commissari perchè raccogliesse sul luogo buon numero di agenti, sciogliesse ogni assembramento ed arrestasse i capi: 430 uomini della polizia furono disposti su varii punti, ed al momento in cui si stava per aprire il meeting, si concentrarono sul luogo fra le grida e i fischi e le sassate della popolazione, dispersero la folla ed agguantarono i capi; un policeman rimase ucciso e due altri feriti.

La stampa popolare uscì in altissime grida «sulla libertà dei cittadini calpestata dalla tirannia poliziesca.» [p. 48 modifica]

L’opinione pubblica fu talmente eccitata e fuorviata, che il giury trovò circostanze giustificanti l’assassinio dell’agente della polizia. Il ministero, agli ordini del quale la polizia aveva obbedito, cedette alle grida popolari, e lord Melbourne, ministro dell’interno, studiossi di togliersi d’addosso la responsabilità dicendo che il commissario aveva oltrepassati gli ordini verbali che gli aveva dati. Il Parlamento, chiamato a pronunziarsi, nominò una Commissione composta dei capi dei tre grandi partiti politici vhigs, tories, e radicali; la quale, dopo severa inchiesta, assolvette la polizia da ogni accusa, e riconobbe irreprensibile la sua condotta.

L’ordine di sciogliere gli assembramenti popolari, è certamente fra i più gravi e pericolosi doveri imposti alla polizia di Londra; ma che essa ha sempre eseguito con fermezza e longanimità esemplari. L’annunzio di un meeting, questa panacea favorita da tutti i riformatori d’ogni fatta, è sempre una buona novella ed occasione per i ladri e i vagabondi; i quali non conoscono nè ammettono altra libertà fuor quella di vuotare le tasche altrui: nè altra tirannia che quella del policeman che li sorprende ed agguanta. Il miglior modo pertanto per tutelare la pubblica sicurezza, sta nel tener separati gli uni dagli altri i malfattori; mentre il pericolo sorge appunto dalla loro unione e dal sentimento della loro forza, che li spinge a dar di piglio negli averi, ed a ricevere gli agenti dell’autorità pubblica a sassate, sicuri di una impunità relativa. E ben si può dire che, se la canaglia di Londra negli ultimi tempi fu tenuta in rispetto, non fu già in grazia della moderazione dei riformatori, ma bensì del mirabile contegno della polizia cui va riferito tutto il merito.

Fu certamente con assai legittimo orgoglio che sir Riccardo Mayne, in uno degli ultimi rapporti al ministro, potè constatare come nei 40 anni dacchè fu istituita la polizia metropolitana, la prima ed unica volta in cui la truppa dovette intervenire colla polizia contro assembramenti sediziosi, fu nel 1868 in Hyde-Park, all’epoca dell’agitazione riformista. Nè in tutto quel periodo di tempo fecero difetto le grandi assemblee popolari; chè v’ebbero la processione dell’Unione commerciale nel 1838, i grandi meetings e le [p. 49 modifica]processioni dei cartisti nel 1842, e la celebre e pericolosa dimostrazione cartista del 10 aprile 1848. In quest’ultima circostanza lo stesso duca di Wellington in persona aveva preso il comando delle truppe, e disposto ogni cosa per intervenire; ma in tutta quella giornata non uscì un solo soldato dalla caserma; solo la polizia tenne testa e prese sopra di sè di respingere la folla e sciogliere i minacciosi assembramenti.

Al finir di quella giornata, che s’era annunziata così minacciosa, Londra potè comprendere il benefizio d’avere un corpo d’uomini bene ordinato, sulla fedeltà e valore dei quali si potesse contare nell’ora del pericolo.

La sommossa di Hyde-Park, nel luglio 1868, fu l’ultima circostanza in cui la polizia ebbe ad agire, ed anche questa volta adempiè ai propri doveri colla tradizionale sua abilità e fermezza.

Allorchè il governo, dopo qualche esitanza, decise di impedire il progettato meeting, che la Lega della Riforma aveva dichiarato di voler tenere ad ogni costo, il direttore della polizia ebbe ordine di prendere le opportune misure perchè il divieto governativo avesse effetto: 1320 constabili con 20 sopraintendenti, 41 ispettori, 127 sergenti, e 105 ufficiali in borghese, furono pertanto inviati ad occupare Hyde-Park: di fronte all’immensa folla accorsa da tutte le parti di Londra, queste forze della polizia non erano veramente gran cosa.

Ladri e malfattori d’ogni specie furono solleciti a raccogliersi a tutti gli ingressi del parco: il popolo affollato a Marble-Arch tentò dapprima di aprirsi un passaggio in questo punto; la colonnetta di un lampione servì come di ariete per sfondare i cancelli, che in breve caddero travolti; la folla si precipitò per invadere il parco, ma la polizia la respinse e fece sgombrare un largo tratto dinanzi all’ingresso che mantenne libero. Frustrati nel loro disegno di invadere il parco da questa parte, i tumultuanti si gettarono contro la cancellata che rovesciarono, e in parecchie migliaia riuscirono a penetrare nel parco. Allora fu chiamata la truppa in appoggio della polizia presa a sassate, [p. 50 modifica]e la vittoria rimase alla legge: il parco fu fatto sgombrare e il meeting non potè aver luogo.

18 Malgrado l’attacco furioso cui furono esposti e le ferite avute, gli agenti della polizia fecero prova di maravigliosa moderazione: non v’ebbe una sola persona in quel gran tumulto, che avesse a dolersi di violenze o mali trattamenti, nel mentre che degli agenti si contarono 265 feriti: fra essi, un sopraintendente, 2 ispettori, 9 sergenti e 23 constabili rimasero inabili al servizio: lo stesso sir Riccardo Mayne ebbe parecchie contusioni.

Non sono tuttavia in queste lotte, suscitate dalle popolari sedizioni — per fortuna dell’Inghilterra, assai infrequenti — i maggiori pericoli del policeman; sibbene nell’esercizio delle ordinarie sue funzioni, durante le solitarie pattuglie della notte, sotto ogni intemperie, e sopratutto negli scontri coi ribaldi d’ogni fatta.

Malgrado ciò, siccome una robusta costituzione e la forza fisica sono fra le principali condizioni richieste per l’ammessione nel corpo della polizia, avviene che la media ordinaria delle malattie sia in questo corpo inferiore a quella dell’esercito.

Sugli 800 uomini che mensilmente si contano malati, da tre a quattrocento, nei mesi d’inverno, sono affetti da catarri, dolori reumatici, bronchiti, angine; mentre sopra i 63 decessi verificatisi nel 1868, 27 avevano per causa affezioni polmonari. Ma la lista s’allunga d’assai se si aggiungono le ferite, le contusioni, le percosse che loro toccano: nel 1868 non vi furono meno di 1130 uomini, cioè una media di 100 il mese posti fuori servizio per fratture, lussazioni ed altre ferite.

19 Questi accidenti, risultati delle lotte e della feroce guerra che fanno continuamente alla polizia i ladri e gli assassini, pei quali e magistrati e giurati pur troppo si mostrano soverchiamente indulgenti, affettano anche gravemente la borsa dei contribuenti. L’ultima statistica dà 188 agenti rimasti inabili al servizio, e provvisti di pensione per un totale di 664 sterline annue: seguono le vedove e le famiglie di 15 policemen morti per le ferite ricevute; 79 altri [p. 51 modifica]feriti, in totale lire sterline 8443, ossia oltre 200 mila lire italiane per pensioni.

20 È pur forza notare che le condanne e pene inflitte ai malfattori per colpi e ferite agli agenti della polizia nell’esercizio delle loro funzioni, sono ben sovente di una mitezza crudelmente ridicola: basti ricordare che l’autore della ferita riportata dal constabile Mackintosch, per la quale rimase storpio per tutta la vita, fu condannato alla multa di 5 lire sterline e 4 mesi di carcere; il detenuto che assalì a calci l’agente Este, per modo che ne morì, s’ebbe 25 franchi di multa e un mese di carcere! E sarebbe facile il moltiplicare citazioni siffatte.

In astratto, o come dicesi, teoricamente, niuno vorrebbe mettere in dubbio il diritto che hanno alla gratitudine ed alle simpatie del pubblico questi coraggiosi uomini, i quali affrontano quotidianamente ogni sorta di pericoli e mettono a repentaglio la propria vita e salute per proteggere la vita e gli averi dei cittadini; ma al fatto quella riconoscenza e stima del pubblico si fa sovente desiderare.

Non solo gli agenti della polizia sono fischiati e malmenati dalla folla, non appena crede poterlo fare impunemente; ma sono oggetto di attacchi non meno coraggiosi, da parte di certi giornali, ai quali non pare migliore e più piacevole argomento per divertire i lettori, che il dir corna della polizia; e il policeman è il bersaglio degli epigrammi non sempre arguti dei giornali umoristici; e non v’è scrittore di pantomime pel Natale, che non si tenga obbligato a mettere in caricatura il policeman, e presentarlo come la vittima di Pierrot, o d’Arlecchino.

Sarebbe tuttavia ingiusto il non contrapporre a questi la più autorevole schiera dei giornali serii e giustamente stimati, i quali hanno smesso affatto quelle abitudini e quel frasario ostile, in cui dapprincipio si compiacevano.

21 Anche la pubblica opinione si è in ciò affatto mutata, e basterebbero a provarlo gli articoli che ogni tanto pubblicano i giornali in lode degli agenti della polizia. V’è però questo, che se una volta gridavasi che la polizia faceva troppo, oggidì lamentasi che faccia troppo poco. Allora se un policeman portava al corpo di guardia un ubbriaco, se [p. 52 modifica]cacciava dai marciapiedi gli oziosi in traccia di fare qualche tiro, se impediva che il marito picchiasse la moglie, si rimproverava alla polizia di violare le libertà dei cittadini: oggi invece se avvenga che qualche ladro penetri nel pubblico giardino di Kensington, che le vetture faccian ressa e ingombro a Bond-street, o che due cabs s’urtino nello Strand, che dei fanciulli nudi nuotino nella melma del Tamigi, che qualche ribaldo commetta un furto senza esser subito agguantato, si chiama con alte grida la polizia, perchè agisca con energia, e se si fanno lamenti, non è già perchè disconosca o violi la libertà dei cittadini, ma perchè non sembra abbastanza pronta ad accorrere a volontà dei medesimi. La polizia, a giudizio di certuni, se non può tutto prevedere, deve almeno saper tutto; e quando pare che non sia veramente nè onnisciente, nè onnipotente, non mancano le deputazioni dei consiglieri delle parrocchie, che gravemente vanno dal ministro dell’interno, a fare delle gravi rimostranze sulla insufficienza della polizia!

Sebbene certe rampogne dei giornali siano ingiuste e infondate, non può negarsi che l’onesta vigilanza del giornalismo contribuì d’assai a render migliore l’istituzione della polizia. Ogni abitante di Londra è pei giornali un «reporter» e quando un agente della polizia commette qualche abuso di potere, od è sorpreso in flagrante negligenza, non manca mai il corrispondente a prender nota del fatto ed a dargli pubblicità. E se tra i giornali ve ne sono di quelli sempre pronti — per amor della vendita, più che della verità — a raccogliere nelle loro colonne qualunque accusa o calunnia contro la polizia, ed a farvi su degli articoli «à sensation»; in generale la condotta della stampa inglese è, su tal punto, leale e veridica.

Riassumendo può dirsi, con giustizia, che la polizia metropolitana di Londra, e in generale quella del Regno Unito, cui fu di modello la prima, presenta una forza e un complesso d’uomini sobrii, vigilanti, intelligenti, sempre pronti a qualunque pericolo in difesa della legge e dell’ordine; una forza insomma della quale l’Inglese, e specialmente Londra, sono fieri a giusto titolo.


Note

  1. [p. 55 modifica]In più ristrette proporzioni la stessa cosa si verifica nelle principali città del nostro Regno italiano, dove la canaglia d’ogni specie trova più vasto campo per malfare e più facile mezzo di celarsi agli occhi dell’Autorità; e dove per conseguenza si richiede uno speciale e adatto impianto degli Agenti di pubblica sicurezza, dei quali ben poco vi è appropriato il Carabiniere coll’attuale sua organizzazione.
  2. [p. 55 modifica]La forza delle classi ordinate per la difesa della società, sta in ragione diretta della compattezza del loro ordinamento.
    Oh! di quanto potrebbe essere migliorato in Italia il servizio della pubblica sicurezza, e forse anche con una spesa minore dell’attuale, quando ogni rivalità, ogni dualismo fosse reso impossibile, mercè la riunione in una sol direzione, in una sol mano, di tutto il personale che fa il servizio della sicurezza pubblica, cioè dei Carabinieri e delle Guardie di pubblica sicurezza, e nel modo che ebbi a proporlo nel mio Libro in cui trattai le questioni del discentramento amministrativo, delle regioni e della sicurezza pubblica.
  3. [p. 55 modifica]Richiamo in ispecial modo l’attenzione del lettore su questo periodo della mirabile descrizione della polizia di Londra.
    Da questa esposizione delle deplorevoli condizioni della pubblica sicurezza in quella immensa Metropoli, allorquando la polizia era affidata esclusivamente alla rappresentanza municipale ed alle parrocchie, ne possono trarre un utile ammaestramento quanti in Italia vanno fantasticando di volere che il Governo si spogli affatto del servizio della pubblica sicurezza, per affidarlo esclusivamente ai Municipii. Meditino seriamente questi fatti storici della polizia inglese e, se hanno onestà di propositi, amo credere che non insisteranno più oltre nel loro improvido divisamento.
    I vagheggiatori di questa radicale riforma in Italia, dimostrano d’essere, alcuni troppo ingenui negli affari di pubblica amministrazione; alcuni altri di mala fede, perchè sperano di togliersi ogni inciampo, ogni ostacolo nell’attuazione dei loro pravi disegni. È questa la vera ragione per cui fanno così aspra guerra alle Questure ed agli agenti che ne dipendono.
  4. [p. 55 modifica]Questo difetto d’unità d’azione, che era lamentato nella polizia di Londra, si verifica attualmente in quella d’Italia, in causa dell’ordinamento vigente nel Corpo dei Carabinieri reali non innestato, come dovrebbe essere, nell’Amministrazione di sicurezza pubblica, sembrandomi un’anomalia, che, in un Governo essenzialmente civile, si abbia tuttora una polizia militare, quasi autonoma, accanto a quella civile.
  5. [p. 56 modifica]Come si rileva da questa descrizione, a Londra ci vollero non meno di 25 anni prima che fosse completo l’ordinamento della polizia, per cui non deve recar meraviglia, nè vi è ragione di dolersi, se in questo nostro nuovo Regno italiano non si è riusciti ancora, nel breve periodo di tempo trascorso dalla sua costituzione, ad ottenere un efficace ordinamento della pubblica sicurezza.
  6. [p. 56 modifica]Sarebbe cosa molto vantaggiosa al servizio se anche nelle primarie città d’Italia, si adottasse il sistema inglese di destinare una divisione o squadra di agenti esclusivamente per i servizi generali dei tribunali, dei teatri, e d’ogni altro luogo di pubbliche riunioni; invece che attualmente p. e. ai teatri il municipio manda i suoi agenti, la questura le sue guardie di sicurezza pubblica, ed i carabinieri ci vanno per loro conto: ed ognuna di queste categorie d’agenti, fa da sè, non dipendendo che dai proprii superiori diretti.
  7. [p. 56 modifica]Un embrione della polizia detective inglese, si ha attualmente in Italia presso qualche questura, mediante la formazione d’una squadra volante di Guardie dirette dall’Ispettore Capo. Ma per la difficoltà d’avere nel Corpo delle Guardie di sicurezza pubblica, col misero soldo con cui sono presso di noi retribuiti siffatti agenti, degli uomini che abbiano gli stessi requisiti voluti in Inghilterra, non si ottengono quegli importanti servizii che rende la polizia detective di Londra. E per trovar modo di migliorare presso di noi questa utilissima organizzazione, bisognerebbe applicare alla suddetta squadra volante due o tre ufficiali di sicurezza pubblica, scelti fra i più abili pel servizio investigativo.
  8. [p. 56 modifica]È notevole l’aumento delle ronde notturne in Londra, in confronto di quelle diurne, essendo queste limitate soltanto a 921, mentrechè di notte ascendono al numero di 3126, epperciò 2205 in più che di giorno.
    Questa ragionevolissima disposizione dovrebbe essere messa in pratica anche in Italia, dove invece si segue attualmente un sistema opposto, vedendosi di giorno in giro per le città molti agenti d’ogni genere, municipali e governativi; mentre che poi di notte ben può dirsi di loro, in generale, che sono come i naufraghi di Virgilio — rari nantes in gurgite vasto. —
    Sarebbe quindi un utile provvedimento quello d’ordinare, che un terzo degli agenti suddetti venisse destinato al servizio diurno, e due terzi al servizio notturno; ed i piantoni, che ora si tengono di giorno, sarebbe cosa assai più vantaggiosa, in quanto agli agenti della pubblica sicurezza, che fossero stabiliti nelle ore innoltrate della notte e nei punti principali della città, come sono quelli dove le vie si incrocicchiano. Questi piantoni poi dovrebbero essere controllati da altri agenti di ronda.
  9. [p. 56 modifica]Proporrei che questa massima fondamentale del regolamento della polizia inglese, fosse fatta stampare a caratteri cubitali in tanti cartelloni, da tenersi costantemente affissi in ogni caserma degli agenti della pubblica sicurezza, per norma continua della loro condotta.
  10. [p. 56 modifica]Non solo in Inghilterra, ma anche in Italia fuvvi un tempo in cui nelle Subalpine provincie era in vigore una legge, che opportunamente puniva tanto chi chiedeva, quanto chi dava l’elemosina; questa legge ha la data del 6 agosto 1716 ed emanò dal Re Vittorio Amedeo. E l’articolo che contiene la surriferita disposizione, lo riporto qui appresso nel suo testo originale:
    «Art. 2. Affinchè le limosine che ciascheduno suol fare, si riserbino con miglior uso a beneficio di detto ospedale, (che è l’Ospedale della Carità tuttora [p. 57 modifica]esistente in Torino) e de’ poveri, che saranno in esso ricoverati, proibiamo ad ogni e qualunque persona di qualsivoglia qualità, grado, e condizione che ella sia, di dar limosine a’ poveri mendicanti, vagabondi e simili, nelle chiese, per le strade, alle porte, o altrove, meno di ritirarli, o alloggiarli nelle case, massimamente dagli osti, cabarettieri, locandieri e tenenti letti in affitto, non ostante qualsivoglia motivo, colore o pretesto, sotto pena di cinque lire moneta di Piemonte, per la prima volta a quelli che daranno la limosina, e di maggior somma a quelli che daranno ricovero ai medesimi, ed in caso di recidiva si raddoppierà la suddetta pena sin al triplo e quadruplo, secondo le circostanze dei casi.»
  11. [p. 57 modifica]Le riflessioni che sono fatte riguardo alla recidività dei delinquenti in Inghilterra, fanno a capello anche pel nostro bel Paese, dove è un continuo entrare ed uscire dal carcere degli stessi individui, per cui il Giornale L’Opinione un giorno scrisse argutamente, nella sua cronaca interna, che — dal Registro della questura null’altro trovò notato salvo che l’arresto del solito ozioso. —
  12. [p. 57 modifica]In Italia è già da molti anni che si va ripetendo di quando in quando, ora in una città, ora in un’altra, una mariuoleria consimile a quella che succede in Inghilterra sulle ferrovie, mediante il giuoco delle carte.
    Presso di noi il fatto succede nel seguente modo:
    Un birbo va in traccia per le vie, e segnatamente in prossimità della stazione d’una ferrovia, di qualche persona che, dall’aspetto alla buona, gli inspiri fiducia di poterla facilmente trarre in trappola. Fatta la scelta, il furfante avvicina la designata vittima con un qualche pretesto, e da una parola all’altra la invita a prendere un caffè od un bicchier di vino. Entrati nel caffè od osteria, dove d’ordinario il birbo ci tiene già appostati due altri suoi compari, che stanno seduti ad un tavolo giuocando alle carte, il predetto furfante finge di trovarli lì per caso e d’essere molto tempo che non li ha più veduti: intanto come vecchi amici si siedono tutti ad un tavolo: uno dei due compari fa la parte dell’imbecille e mostra molto denaro, pel solito in oro od argento, col dire d’avere fatta una cospicua eredità d’un defunto suo zio, e nel giuocare col suo compagno, va perdendo continuamente. A questa vista il birbo che ha in sua compagnia il merlotto, insinua a questi l’opportunità di fare tutti quattro una partita alle carte. L’avidità del facile guadagno dell’oro, che con molta scaltrezza vien fatto lucicare in tavola, seduce facilmente il malcapitato, che si pone a giuocare anch’esso: allora il tiro è fatto, perchè le carte son già preparate per la truffa ed il finto imbecille, invece di perdere, guadagna continuamente, sin che la vittima rimane completamente spogliata sin dell’ultimo centesimo. La truffa poi è condotta con tanta scaltrezza, che bene spesso vi sono stati dei gonzi i quali, non contenti d’aver perduto quanto aveano in tasca, tennero la partita in sospeso ed andarono a casa a prendere altro denaro per continuare il giuoco.
    È notevole l’abilità di questi furfanti nel saper discernere a colpo d’occhio, i merlotti da trarre in trappola ed a sfuggire le ricerche della pubblica sicurezza, che raramente riesce a por loro le mani addosso.
  13. [p. 57 modifica]Chi ha scritto questa bella descrizione della polizia di Londra, osserva che quando colà succedono furti audaci, malgrado l’attiva sorveglianza di quella tanto lodata polizia, si odono alte grida e lamenti nei giornali, ed il pubblico domanda — cosa fa la polizia? — E lo stesso scrittore soggiunge, che la polizia potrebbe alla sua volta rispondere, che la giustizia rimanda, con troppa facilità in mezzo alla società, i ladri più scaltri di prima, per l’indulgenza delle leggi penali. [p. 58 modifica]Queste riflessioni molto bene s’attagliano al nostro Paese, in cui l’Amministrazione della pubblica sicurezza è fatta di continuo bersaglio ad aspra guerra, segnatamente per parte di quella stampa periodica che fa l’opposizione sistematica, e da quegli scrittori di foglietti, che la pretendono a maestri del popolo per guidarlo e spingerlo a tentar di cambiar forma di governo.
    Questa stampa, a cui accenno, ha poi una logica tutta sua particolare: fa di tutto per screditare e rendere invisi gli agenti della pubblica sicurezza, e dopo dice che non sanno rendersi benevisi alle popolazioni.
    Ed in quanto ai giurati, come si sta presso di noi? Ad ogni reato commesso si elevano alte grida perchè non vi è sicurezza pubblica: e poi, quando i malandrini son tradotti avanti le Assisie, come agisce la tanto vagheggiata popolare giustizia dei giudici del fatto? Son noti a tutti i troppo frequenti scandalosi verdetti che vanno offendendo la coscienza pubblica, con grave pregiudizio per la pubblica sicurezza, manomessa con incredibile baldanza dai tristi, che si vedono incoraggiati dalle frequenti impunità.
  14. [p. 58 modifica]Le filosofiche riflessioni che si contengono nel periodo a cui si riferisce la presente Nota, come pure quelle dei susseguenti periodi, dovrebbero essere l’oggetto delle più serie meditazioni per parte dei nostri uomini di Stato, dei nostri legislatori e di quanti altri si vanno occupando della cosa pubblica, per averne utili insegnamenti nelle riforme della legislazione e dell’amministrazione generale dello stato.
    Egli è un fatto incontestabile, che l’umanitaria sollecitudine pei furfanti d’ogni specie, è una mania del nostro secolo, detto il secolo dei lumi.
    Come è pure un fatto innegabile che il ladro imprigionato, si trova, d’ordinario, in condizione migliore dell’onesto operaio.
    Parmi quindi che in questi tempi, in cui sono all’ordine del giorno e fanno un assordante rumore, tante questioni sociali, non si dovrebbe più oltre procrastinare la riforma del vigente vecchio sistema penale, per farlo meglio armonizzare coi bisogni del giorno; per renderlo più razionale e più logico nella scala delle pene, onde la condizione del galeotto non possa più essere, come la è attualmente, invidiata dal condannato alla pena inferiore della reclusione; e per trovar modo d’utilizzare tante robuste braccia che, invece di stare oziose od appena occupate a far calzette, potrebbero venire utilmente impiegate a benefizio della patria Agricoltura.
  15. [p. 58 modifica]Quando penso con quanta filantropia vengono trattati i ladri e gli assassini nella nostra Italia, mentre che appena si ha, ed ancor non sempre, soltanto una sterile parola di commiserazione per le infelici loro vittime, non posso a meno d’applaudire sinceramente ai giusti riflessi che fa l’autore di questa descrizione della Polizia di Londra, riguardo alla manifesta ingiustizia che si riscontra verso gli onesti, in confronto dei ribaldi, notandosi, per questi ultimi, una febbrile smania umanitaria, sia per favorirli nello scolparsi prima e durante il penale procedimento; sia per render loro, nei casi di condanna, meno penoso il meritatosi castigo; e sia per procurar loro, forse con troppa frequenza, anche il condono per Grazia sovrana.
    E per le povere vittime, barbaramente assassinate da questi cotanto accarezzati malfattori, cosa si fa? Ecco un esempio che può ben servir per mille, e che, mentre serve di risposta a questa domanda, dà un’esatta idea della vera attuale anormale condizione morale della maggior parte delle popolazioni italiane.
    Il fatto che qui espongo, l’ho tratto da una dottissima Relazione fatta sull’amministrazione della giustizia da uno dei più distinti ingegni che onorano [p. 59 modifica]l’italiana Magistratura, quale si è il Commendatore Giuseppe Manfredi Procuratore Generale in Bologna.

Parlando egli dell’assassinio dell’infelice Vanni Gaetano sindaco di Cotignola, si espresse nei termini seguenti:

«Ora non è l’estraneo, non è l’impiegato del Governo, l’assassinato; è un dei primarii del paese, il sindaco del comune. Che avviene all’atto dell’infame assassinio? Voi immaginate tutto l’abitato commosso ed a soqquadro, non udirsi che l’imprecare contro dell’assassino, non vedersi che un darsi moto a scoprirlo, ad inseguirlo per porlo in mano della giustizia. Tutto l’opposto accade in Cotignola! All’esplosione micidiale, al cadere del buon sindaco mortalmente ferito, i presenti fuggono, tutti rientrano nelle case, si chiudon queste, si chiudono le botteghe, ed il disgraziato, nell’agonia, è là steso, senza un’anima che lo soccorra, finchè gli estremi conforti non gli son dati dai carabinieri e dai soldati del distaccamento, che lo trasportano a spirare nella deserta vicina sua residenza comunale. Ed il processo? Sarà fra quelli che verran chiusi contro ignoti; perchè niuno ha veduto, niuno ha udito, niuno ha saputo o voluto dare lumi alla giustizia.»

Nè si creda che così succeda solo in Cotignola; giacchè pur troppo ben molti e continui sono dolorosamente i fatti che qua e là succedono, e che provano all’evidenza come il sentimento umanitario sia quasi illimitato in favore dei ladri e degli assassini, mentre tace affatto, od è ben ristretto, verso l’onesto cittadino persin quando cade vittima del più crudele masnadiero.

Insomma è un fatto incontrastabile che la moderna società è d’assai più generosa verso il malfattore, che verso l’onesto cittadino, verso il laborioso ed onesto operaio. E posto che al presente sono alla pubblica discussione ed allo studio varie questioni sociali, sarebbe ben fatto di purre all’ordine del giorno anche quella a cui accenno in questa Nota.

  • [p. 59 modifica]Alle infinite geremiadi di tutti gli appassionati oppositori del domicilio coatto, è un’eloquente risposta l’osservazione che fa l’autore di questa descrizione della polizia di Londra, dove dice:
    «Non è almeno strano che nel mentre si tengono chiusi tutta la vita dei poveri pazzi, perchè sarebbero un pericolo per la società, si lascino liberi dei ribaldi recidivi, assai più terribili e pericolosi!»
    In queste poche parole si compendia un intiero volume di giurisprudenza penale; ed i suddetti oppositori, che si servono del domicilio coatto per un’arma di partito contro il Governo, pensino una buona volta al vero bene della società, la quale reclama continuamente protezione contro i ladri e gli assassini, ed è stanca ormai delle sterili chiacchere di vanitosi avvocati.
  • [p. 59 modifica]Ciò che è successo in Inghilterra per l’instituzione di quella famosa polizia, si va giornalmente verificando in Italia, dove una parte della pubblica stampa si diletta di raccogliere ogni più piccolo fatto, commentandolo, ben inteso, ed esagerandolo con evidente mala fede, per denigrare, con un frasario da trivio, gli ufficiali e gli agenti della pubblica sicurezza, credendo poi questi tali giornalisti a cui accenno, di far dello spirito nel trovare sempre nuovi appellativi ingiuriosi, come son quelli di mardocheo, birro, sgherro e simili, e ciò per ben educare il popolo!
    Questo è il galateo usuale di detti giornalisti, tanto neri che rossi, che la pretendono a maestri del popolo; e con questo linguaggio, più che plateale ed ingiurioso, vogliono poi farsi credere solamente loro i veri onesti, il prototipo del buon cittadino!
    [p. 60 modifica]Quali siano i risultati di questo schifoso frasario, che vien messo in bocca al popolo, lo si vede ogni dì nei non pochi reati che si commettono, ed in ispecie in quelli di ribellione alla pubblica forza. Ma per rigettare lungi da loro ogni responsabilità delle tristi conseguenze di siffatto loro riprovevole procedere contro gli agenti della pubblica sicurezza, lo vanno attribuendo al sistema, e trincierandosi dietro questa parola, credono che nessuno s’accorga essere dessi la causa principale dei gravi malanni che a lamentare si hanno in fatto di pubblica moralità e di sicurezza delle persone e delle proprietà.
    Ed io non esito punto a dichiarare francamente, che la pubblica stampa è il vero moderatore del maggiore o minor bisogno di crescere o diminuire il numero, e per conseguenza anche la spesa, degli agenti della pubblica sicurezza, giacchè è per essa che questi acquistano o perdono forza morale: ed il bisogno d’averne pochi o molti, sta appunto in ragione inversa della forza morale che li circonda: ciò che equivale a dire — se gli agenti sono rispettati, pochi bastano ad avere un buon servizio di pubblica sicurezza; se poi non sono rispettati, è necessità l’averne un maggior numero, perchè trovino nella loro forza numerica e materiale, quel compenso di cui necessitano per la deficienza in loro della forza morale individuale.
    Ecco un problema che pongo sott’occhio a quei giornalisti, a cui si riferiscono queste mie parole.
    Ecco una sorgente d’economie che la pubblica stampa tiene in suo potere, e che potrebbero essere non certo spregievoli per le Finanze dello Stato.
  • [p. 60 modifica]L’enorme sacrifizio di tante vittime del proprio dovere, che ne risulta dai fatti narrati in questa descrizione, in cui si rileva che, per impedire un solo meeting in Londra, vi furono 265 agenti di polizia feriti, e fra essi un sopraintendente, 2 ispettori, 9 sergenti e 23 constabili rimasti inabili al servizio per le riportate ferite, non può costituire, a mio parere, uno dei migliori elogi che si possano fare, nè del tanto decantato rispetto degli inglesi per la legge e pei suoi rappresentanti, nè del sistema di moderazione di quella polizia, non potendo assolutamente essere un vanto nè per gli uni, nè per gli altri, la strage che ne è risultata a danno della polizia.
    La moderazione deve avere i suoi confini: e quando mi si viene ad esporre come un merito che, per voler impedire un meeting, non uno dei metingai ebbe a dolersi della più piccola violenza o male trattamento, mentre che degli agenti dell’autorità e della legge, fu fatta una vera strage, non so più comprendere quale sia lo scopo della pubblica forza, ed a cosa servir debbano le sue armi di difesa, siano queste bastoni, pistole, o revolvers, o sciabole, o daghe.
    A quali tristi conseguenze poi conduca questa, così detta meravigliosa, moderazione della polizia inglese, lo si può facilmente scorgere da chiunque si faccia a ponderare le continue ribellioni alla stessa polizia, che si verificano in Inghilterra e che di frequente si leggono narrate nei giornali.
    Egli è un fatto innegabile, quando ben s’osservi, che anche in quel Paese le cose vanno peggiorando in fatto di rispetto alla legge ed a chi la rappresenta: ed il diabolico lavoro, in parte palese ed in parte occulto, delle società politiche, più o meno secrete, porta i suoi frutti persin colà dove era tradizionale il rispetto agli agenti della polizia.
    Io sono inoltre d’opinione, e traggo questa convinzione dai fatti dell’esperienza, non da semplici fantasticherie o da cattive prevenzioni di partito, che la moderazione, se eccessiva, è un gran male, perchè ne ridondano alla società danni ben maggiori di quelli che si avrebbero da un po’ d’energia spiegata a tempo, quando si è costretti a difendersi da chi intende opporre, a mano armata, forza alla forza.
    [p. 61 modifica]È cosa d’altronde provata e provatissima, che allorquando i dilettanti del disordine, sanno d’avere a che fare con chi è prudente e paziente sì, ma non al punto di lasciarsi mettere le mani addosso, od a ricevere pugnalate e schioppettate con stoica rassegnazione, e costrettovi, sa respingere, senza scherzi, la forza colla forza, e rispondere a dovere ai colpi di stile, o di pistola, o di fucile, basta quasi sempre il solo comparire della pubblica forza per por termine ad un disordine senza il menomo danno d’alcuno, e per sciogliere qualsiasi turbolento assembramento col far restare forza alla legge ed evitando il doloroso spettacolo di morti e feriti.
    L’audacia è sempre in ragion diretta della probabilità che si ha d’andare impuniti.
  • [p. 61 modifica]A conferma delle mie osservazioni fatte nella precedente Nota, sulla decadenza del rispetto tanto vantato pel policemen inglese, si ponderino bene i seguenti dati statistici:
    «Nel 1868 non vi furono meno di 1130 uomini di quella celebre polizia, cioè una media di 100 al mese, posti fuori servizio, per fratture, lussazioni ed altre ferite.»
    Se vi fosse nel popolo inglese tutto quel rispetto per la polizia, che si va decantando, mi pare che non ne potrebbe risultare un numero così enorme di agenti maltrattati e feriti, soltanto in un anno!
  • [p. 61 modifica]La mitezza delle pene lamentata dall’autore di questa descrizione della polizia di Londra, per chi si ribella alla pubblica forza, è un fatto che si verifica pur anche in Italia, come se ne ebbero dolorosi esempi, segnatamente a Milano.
    La bontà del sistema penale si rileva dall’efficacia delle pene: se queste non bastano a tutelare convenientemente l’ordine sociale, chiaro ne appare il loro difetto.
    Tutte le chiacchere e le teorie, che vanno sciorinando in immensi volumi i dotti criminalisti, i quali, dal tranquillo loro gabinetto di studio, fanno ogni dì del sentimentalismo a favore della canaglia, sono cose che dilettano a leggerle; ma quando siamo alla pratica applicazione, io vedo che le leggi, modificate secondo le loro belle teorie, per renderle poi adatte al bisogno, vengono di quando in quando sussidiate da speciali disposizioni di polizia, provocate dalla ognor crescente necessità, in cui la società si trova, d’invocare nuovi mezzi di repressione per difendersi contro le aggressioni dei tristi.
    Ella è cosa evidente che i moderni codici più non bastano; e le leggi ed i regolamenti che ne sono come un’appendice, ormai, più dei codici stessi son più voluminosi.
  • [p. 61 modifica]Fanno eco alle saggie riflessioni che si contengono in questo scritto sulla polizia di Londra, le cose da me dette sulla polizia italiana, nel mio libro che stampai l’anno scorso col titolo — Riflessioni e Proposte sulle questioni del discentramento, delle regioni e della sicurezza pubblica, e segnatamente in quella parte dove dimostrai, non esservi polizia al mondo, non esclusi gli stessi stati retti in forma repubblicana, il di cui potere sia tanto limitato come al presente in Italia. E ciò non pertanto osservai, che non havvi delitto, non havvi malanno di cui non si renda risponsabile l’Amministrazione della pubblica sicurezza, senza che per altro essa possa disporre dell’Arma dei carabinieri con quella libertà che necessiterebbe, dal momento che è stabilito per legge dover essere dessa il principal nerbo di pubblica forza per il servizio della pubblica sicurezza.