Risposta di donn'Ippolito Chizzuola alle bestemmie et maldicenze contenute in tre scritti di Paolo Vergerio contra l'Indittione del Concilio/Alle calunnie, et bestemmie del Vergerio, contenute nel suo secondo scritto

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Alle calunnie, et bestemmie del Vergerio, contenute nel suo secondo scritto

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Alle Bestemie, et maledicenze di Paolo Vergerio contenuto entro à tre suoi scritti

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RISPOSTA DI

DONN'IPPOLITO CHIZZUOLA,

CANONICO REGOLARE

LATERANENSE.


Alle calunnie, et bestemmie del Vergerio, contenute nel suo secondo scritto fatto contra l'Indittion del Concilio di Trento, convocato da Papa Pio Quarto.


EE
SSENDOSI accorto il Vergerio, che con quanto s'habbia voluto far et dire contra l'Indittion del Concilio, contra'l Papa, contra i Cardinali, contra i Vescovi, et contra i Preti et frati, egli però non ha fatto niente, anzi (cred'io) che le proprie cose in tal soggetto scritte gli puzzino non meno, che un fetente fiato, che smorbando i circolanti, puzza parimente tal volta a chi lo spira: et perciò udendo rimediar in parte (se potesse) all'errore, ripiglia di nuovo la penna, et per non confessarsi d'haver errato, si come nel primo scrisse male; cosi nel secondo scrive mal et peggio; tal che nel terzo arriverà al pessimamente; di maniera che molto ben gli sta quel motto, che in ogn'un di questi scritti (come d'impresa sua propria) ha fatto stampar nel frontispicio, il quale come pur ho detto qui poco avanti, nel fine della prima risposta dice, Proficient in peius, Il che non può dir'altro (secondo il giusto senso) se non, che [p. 105 modifica]contraifecondoferino del Verg. to$

fti fuoi fcritti, quanto piu crefceranno in numero & in uolu- mi,tanto piu crefceranno nella impietà.Parole ueramente de gne, & appropriate ad un fuo pari eretico : fi come le intefe VA portolo Paolo in quel luogo, oue le fcriffe.

Egli adunque,nello fcriuer che fece, non fàpeua, nè fi cre- deua 5 che doppo la Indittion publicata nella Bolla 3 fi doueflè- ro far tante altreprouifioni da Papa Pio i n i.perinuitare, pregare,& alficurare gli auerfàrij,acciò che ueniflero al Con^- cilio (tanto imprudentemente da coftui nominato)nellequai fi moftra chiaro,che nófi burla,ma fi uuol far da fenno ; & per ciò (oltre alla Indittion uniuerfàle,il Papa ha mandato anco» ranuntij indifferentemente per tutto il mondo, come buon padre di famiglia, che inuiti ciafcuno a uenire alle fue nozze, per non lafciar che con ragione alcun fi feufi di non effere flato inuitato,nó fi potendo,dico, egli dar a credere, che mai tal cofà fi raceflè,& pur uedendola poi in fatti, fi è trouato affron tato ; & fe non fofle accecato dall’oftination fua negli errori, fe Manderebbe uiuo uiuo a fèpelire, non hauendo mai piu fra te di comparir tra gli altri : perche oue fi ritruoua hauere fcrit to,che il Papa non gli chiama nella Indittione, & che non gli uuol udire,ma gli efclude del tutto,ora uede,& intende tutto il contrario,fcorrendo da ogni parte nuntij,da fua Santità ma dati,ad eflbrtare,& {congiurar,che uengano. Ma conciofiaco fa, che ogni eretico fi ritruoui hauer indurata la fronte, & di- uenutogli il uolto di meretrice, non fi uergognando di comparir di nuouo : meno fi uergogna di publicar fogni, fcriuer chimere,& diuolgar fauole, per uoler pur di nuòuo fobornar ipopoli, ma coli bene gli anderà fatto quefto, come ancor quellaltro fuo penfiero. Perciò che bi fognerà, che ( uoglia ò non uoglia,) fi difeuopraqui, & nel reftoda fua mala & peruer fa mente,cofà che fi conofce fino nel titolo di quefto fecondo fcritto,oue lafciando di dire ch’egli fifia ingannato nel far giu dicio, dice Polo, & l'intitola in quefto modo,

Confutatione d’alcune feufe, che s’allegano per difender la grandiffima iniquità della Indittion del Concilio, fatta da

utd'rhìm.t*

Xàtt.lU

Iniunttìon ic gli eretici .

Vergerà

Arte maligna ielVcrg.

Vergaio.

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Ippolito*

Vcrg.

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Ippol.

Sogno del Ver gaio*

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i o 6 %i(jjofid di Bonn ì Ippolito

Pio ri il. fanno m d lxi. nel mefediVijoIjo

mo feu (ària il meglio che fi può & u °u ^ Cl °

uPc *5 d’obligatione di c p I1 f^n5.vè^ 1 ie > tì[K> e fia > (K«ro < pi , enoMj > i^te

nel r™° fa*»»?!».

,W,.-,r,rA ■ 7"“““>« una iniquità elpreflà.Ma ue

chimera qUa be pnnClp ‘ 0entra a!la n^tiua della fua

tolerTw ‘° ) rcritt0 ^coCa ingiuftiflìma & m-

olerabil ffima.ehe il Papa habbia fattoTIndntion delConci

Ch^r U1 n ° n af P et ?’ & P er laquale egli non chiama altri, r L e uecreature,& fi fa, ch’egli non uoglia anco,che altri^ ,che egh medefimo fia giudice & diffinitor di tutta la caulà.

en diceftì tu 3 che 1 hai Icritto, lènza dir di hauerlo proua- to,ne meno come uerifimile apprefentato a i lettori.

Qualche galant’huomo ha hauuto a dire, Il Papa è Papa* Pafior uni uerfale,& Vicario del figliuol di Doperò egli può

fare ciò chegli pare & piacele.

Vergerlo tu entri nc i fògni,perciò che niun ti crede 3 che al cuno ti habbia detto limili parole; Ma ben puoi tu hauerle ue dure in un lonetto fermo ad un maIedico,& detrattor del Pa pa :& perciò 5 come colà, che tocchi in qualche parte ancor a tejhauendolo incominciato 3 non uuoi finirlo. Ma ecco il lù® principio

Il Papa è Papa,& tu lèi un forante Nodrito del pan d’altri 5 e del dir male 5 Et ritornando al tuo légno coli Icriui:

Quello,che fua Santitàha uoluto indicere,non è Condri® .necefcno,macomeunaeffecwioB ch<;i-Vefcouifaccianeflìkdetenninatione,&

son il Papa, Qudle [p. 107 modifica]control fecondo fcrìtto del Verg, 107

Quefte parole,io fon cerco,che fono un tuo fògno,perpo- 1 ^,^, ter meglio poi (opra tal canto fermo contrapuntare.Può ben efler forfè,che tal’uno habbia detto qualche cofa,ma non già (otto tal forma (quando però coftui fia huomo di qualche fèn {p,& lo dica pelatamente ) conciolìa cofa, che fe ben la maggior parte de gli articoli nel Concilio di Trento trattati, oue- ro che s'hanno da trattare, già in altri Concilij fia determina- Nc i Concitai ta j pur in quefto fi poffono anco chiarir meglio, & aggiugner gli articoli iride gli altri articoli non mai piu tocchi, o rifoluti : & oltre a > già rifoluti fi quefto per cagione, & per la necelfità delì’erefie nate dapoi poffono <*»««* che le cofe fono già rilolute, fi può far tal Concilio, & fi può ri j°iuer «fianco fare per chiarir la mente di chi non fa, che quefto fia già & 10 ‘ flato rifoluto, come per dfempio, l’articolo della proceffione dello Spirito tento, dal Padre, & figliuolo, anchor che folfe già rifoluto nel fimbolo, & ne Concilij oue il (imbolo fu co- pofto da gli Apoftoli, & dal Niceno, nondimeno i Greci ne°

Concilij feguenti la uolfero deputare : Coli i Cócilij fi fanno ancor per mille altri effetti. Però non bifogna che alcuno af- fegnando la cagion del Concilio di Trento,fi leghi folo al paf forche il Verga io fa, che quel galantuomo dicclfc ; come ne anch’io ho detto nella mia rifpofta,ma dico, che il Papa fa il Cócilio,perche lo giudica neceffario,per uarie ragioni,a tut ti,& perciò chiama,& ha chiamato tutti, & lafcia in libertà di ciafcuno^che nel Concilio fiede, il ìifoluere delle cofe fecondò che loro detta la cofcienza,il che efiendo(come è) non ac- cadeua,checol fingere una rifpofta da altri, fattafi alle dita,tu ti pigliafti poi,o Vergerio,di qui occafione (come fai) d’andar ti sfogando nelle maledicenze, & beftémie, fotto colore,che tu fia sforzato di farlo per replicare a chi ti ha rilpofto, & per tal uia anche dipingere le tue ragioni per tanto forti,che loro non fi poflà rifondere,fé non col dire delle fciocchezze . Tu doueui recitar lealmente le colè, come ftanno, & poi replicar (fe fai) con ragione. Ma come potrai farlo, eflendq di quella fchiera a chi niente importa ilfalfificar anco le fcritture fan- te,& tutti gli oracoli di Dio $ Ma uediamo ciò che uai brauan 30 O a do [p. 108 modifica]1-0.8. e RìJj?ofld di Donrt Ippolito

do intorno alla fognata rilpofta.

Vergaio, Il yefcouo di Roma non è pallore uniuerfale, nè Vicario

« di Critto, ma non ettèndo quefta materia tale,che polla com- “ prenderli in uno o due fogli, da poter comodamente mandar “ attorno,come foglio fare, fu la qual farebbe da uentillare al- « cuni luoghi delle diuine fcritture,& alcuni delle iftorie,mi ri- “ ducerò lui prefupporre.

Bello articolo certo, che co fi proferire alla prima botta queft’huomo,che contradice dirittamente alle fcritture fante, a i Concilij, & a tutto il conlènlò della chielà. Egli però niente pruoua,ma lo manda coli fuori, come palio mal dige- (lo da ftomaco mal làno. Il perche fi come elio protetta di nò uolerne ragionar piu oltre, coli io me ne patterò ; adducendo AtunugL folo due autorità in tal propofito ; una,del fantiilìmo Atanagi

Vefcouo Aleflàndrino,il quale fcriuendo a Marco Papa & richiedendogli i Canoni del Concilio Niceno, dice, Io ti gli richieggo per eflertuil Vefcouodella Chielà Romana, la quale è madre di tutte l’altre chiefe, &c. adunque è madre uniuerlàle.

Concilio t . Cut * L’altra è nel Concilio Calcedonenlè congregato contra

{cd°it. Eutiche e Diofcoro Alettàndrino dell’anno 448. oueramen- te,confai tri dicono 451. nel qual Concilio fi dice primiera 1 ' Mdrtuno. méte da Marciano Imperadore che prefente fi ritrouaua,che Uo p dpu uni Leone Papa di Roma gouernaua il Trono Apoftolico.Et che ucrfuk. altro è quello Trono,fe non la fuprema dignità nella Chielà ?

Et Pafcafino Vefcouo dice di hauer nelle mani i comandarne tidelBeatiffimo,& Apoftolico huomo Papa della Città di Note Roma,la quale è Capo di tutte le chicle, &c. Et nell’attio-

tfcbirione . ne terza f u prodotto un libro di Ilchirione Diacono contra

Dioicoro eretico,il qualecofi cominciaua,

Al Santitfìmo & Beatilfimo uniuerlàle Àrciuefcouo,& Patriarca della gran Roma Leone, &c. Dalle quai parole tutte purfi uede,che il Vefcouo di Roma tiene il titolo dell’uni- ll Vupu puftor uerlàle. Onde, elfendo ogni Vefcouo paftor delle anime; fi miuerfulc . come quello di Roma fi chiama Vefcouo, o uer Arciuefcouo

uniuerfalej [p. 109 modifica]I o.ulh

Chi niega il Vicariato uni ucrfaledcl P<* pa, niega che Crijlo jìa Gì e pomuerfale*

contraifecondofcrltt o del Verg. i o 9

uniuerfale, cofi farà anche paftor uniuerfale. Et perche le ani me,delle quali i'Vefcoui fon pallori,no fono de i Vefcom, ma di Crifto,Dicendo effo Crifto, Pafce oues mea$,&c. Perciò iVefcoui paftori della greggia di Crifto, per forza con- uien che fieno Vicarij di Crifto, & il Papa paftor uniuerfale, farà anco Vicario uniuerfale di Crifto: perche tanto è dire.Vi cario di Crifto,quanto dire,che è in uece, ò ha il luogo di Cri fio. Come fta adunque,che il Papa pafca il gregge uniuerfale di Crifto, & che non fia Vicario generale del medefimo Crifto? Però chi niega quelloVicariato,per forza conuien, che nieghi Crifto cffere il uero capo, & padron di quella greggia, alla quale il Vefcouo di Roma è ftato prepofto. & perche,fecondo quefte poche autorità addotte>tutte le chiefe fono fog gette alla Romana ( come figliuole fiotto la madre ) per tanto chi niega il Papa eflfer Vicario di Crifto, per forza negherà in fìeme, che Crifto habbia chiefa, che fia la fua. Il Vergaio, poi dice,di non uoler entrare in quefta materiali prouar,che 5 Vefcouo di Roma nonjfia Paftor uniuerfale, nè Vicario di Crifto, & dice che quello lo fa per fuggirla prolifica dello fcriuereda quale gli uieterebbe poi, che non poteffe mandar attorno comodamente in uno ò due fogli, come è fuo folito, quefti fuoi fcritti:percioche ui farebbe dauentillar alcuni luo ghi delle diurne fcritture, & alcuni delle iftorie, &c.

Ma io per me fon certo, che nó lo fa perche no (a il modo di farlo, uedendo,come altre uolte effendofici prouato, la prò * ua non gli è riufcita, & fe lo fapefle,non mancherebbe a que fta occafìone,percioche le ua cercando tutte, & le compera ('come fi dice)a denari contanti. Et per dare un poco di lu

ce a coloro,che non conofcono troppo bene il Vergerlo, dirò ciò che di lui mi han detto piu fuoi conofcenti qui in Ita- j};f c rittÌQn

lia,i quali parlandone loraffomeglianoa punto a quei libri, idvcrg . che ulano i Preti e i Frati quando cantano i loro uffici, i quai libri fi chiamano Antifonari],& fono grandi di datura,& di al Antifonari » to uolume, & di fuori fono ben ornati con belle chiodature dorate:ma di détto poi hanno pochiftìme lettere, cofi (dicoii

colto[p. 110 modifica]i?,f o., di Donrflppolitò

coftoro) è il Vergerio, che col Tuo ciarlarle fa di fuori,puo forfè parer'ad alcuni di elfer qualche gran cofa,& gl’ignoranti fi credono ,che per quella moftra debba ancor contener di grandi,& alti concetti. Ma com'egli s’apre da chi sà aprirlo,!! ritruoua di tante poche lettere,che rielce propriamente un Antifonario. Et chi non crederebbe qua,ch'egli non fa- pefiè qualche colà,quando dice,che ui fàrebbono da venti- lar’alcuni luoghi delle diuine fcritture, & alcuni delle ifiorie in quella materia t come fe folfe tutto elfercitato ne i Telli

delle fcritture, & folfe qualche grande Iftorico,& che tutto il tempo della uitafua non hauelfe fatto altro mai che db fputare per ritrouar il uero, & nondimeno fi sà, qual egli fia,- & in che forte di libri fia efièrcitato.

Entra poi fu’i prefupporre,che coli fia come noi diciamo (& faccia dimeno,fepuò)& dice.

Vergerio. Prefuppono adunque,chc il Vefeouo di Roma fia quale di

« cono gli auuerfarij, poniamo ch’egli fi fia ( tolga pero Dio, « ch’io confelfalfi mai,lui hauer’il Vicariato di Grillo, ch’io ne- <c gherei uno deprincipaliffimi capi della fama dottrina noftra; s< onde deriuano alcuni importati articoli.)Ma dato,& no con- « cedo. Io dimando,le per elfer nel luogo di Crillo(come egli £C dalli ad intendere,& malifltrno)gIi debba però elfer lecito di « partirli dal douere,& dalla giuftitia 2 Colloro dicono, che ef- “ fendo Vicario,egli può far come vuole, anzi quella enormiffii « ma propofitione è fiata polla in carte da. qualche canonifla K adulatore,il qual dice di brocca,che nelfun può dire al Papa, « Quare hoc facis ? quantunque egli facelfe qual fi uoglia che « fia enormifiima cola; io dico,che tanto piu le gli conuiene di « r elfer umile & giullo ,hauendo ardimento di farli queIlo,ch’e- «« gli fi fa,& non è.

J# olito. Et coli ua feguitando quello uccello fenza carne,ma tutto

di piume,come fono gli uccelli notturni, comunemente chia mati Guffi,o Alocchi,o Barbaianni;cofi coflui,ciarla ciarla, & poi allo ftringere, non ui fi truoua altro ché piume, talché bé m’aueggio eh’egli fia un’antifonario. Egli ha impaftricciato

due. [p. 111 modifica]contrai fecondo fcrìtto del Verg. 11 1

due, ótre carte d’intorno ad un fogno, ch’egli ha fatto delle colè nofìre,& al fine ha detto poi nulla. Non accade,che egli i fari Canoni c infogni,che al Papa non fi conuenga far colà che fti'a male,* nel dar t aut* lo fappiamo meglio di lui,& però diciamo,che quanto piu ri tariti che dm fiedeinalto,&chcègiudiceuniuerfale di tutti,tanto piu gli no al Papaia

conuiened’elfor buono,giufto,& fanto. Della qual colà i “fami

-noftri libri fono pieni,& i Papi medelìmi lo confdìano,lo feri uono,& a perpetua memoria lo lafoiano a gli occhi di tutto il m - . tnondo,-chefiailuero,uegganfii Decreti nella diftintion4o. Dijlinc^o,- & fi frollerà chiaro quanto qui ho detto. Nè bifogna che il Vergerlo s'affatichi in addurre elfempi di Principi focolari» perche noi gli habbiamo beuuti da miglior fonte fin da pria- cipio. Ma con tutto quello non bifogna poi, ch'egli col fuo gridare uoglia iperfuaderci, che quella fia buona confequeri- Sgomento za. Il Papa deue uiuere giullamente, effondo Vicario di f d if 0 . Crillo(come etiandio collui qui fuppone). adunque,fo farà Della malitU errore,deue elfor giudicato da gli huomini? Nepatur confo- dclfapa nii* a

quentia. Ma sfogli falla,Iddiafolo ha da giudicarlo,& cori no fuor che danarlo, nè di ciò habbiamo noi d3 curarci,elfondo coli piab d lo riabbiano obligata la innocenza foia fedamente al Cielo,& foruino la cofoienza fua inuiolata allfolTamine dei fottililfimo inueltigatore.

Anterio [p. 112 modifica]112 *RiJpofld di Donrtlppolitó

Anterio, Anterio Papa dice di fé dello, I fatti de’ fudditi fono giudi catida noi, mainodri fono giudicati dal Signore.

Tutte quede fentenze, con altre limili fi leggono regidra- te ne’ Decreti(oltra i proprij luoghi in fonte) ca. 9. q. cap. conqueduseft,&c. Coli ne imedefimi decreti nel fine della Arutcleto. didintion 99. fi dice da Anacleto Papa.

iddioJ^o de» L a depofition de’ lèmmi pontefici , ouero de lommi fa-

lettidltfhuo cerdoti ’ IdcJ io l ha rif èruata ; auuenga che la elettion loro, miai S i’hauelTe conceda a buoni facerdoti, &fpirituali popoli ,&e.

Tutti quelli detti fono la maggior parte di Papi fanti martiri, accioche il maligno Vergerio non dichi che elfi attedino a fe fteffi.

Non habbiamo adunque noi da uoler {indicare il Vicario di Grido,quantunque fia obligatillìmo a uiuere piu fàntamen te de gli altri. Conciolia colà,che tal’obligàtione non l’hab- bia uerfo di noi, ma uerfo di Dio, & perciò a fua Maellà fola deue efièr cotal giuditio riferuato,& a noi badi di fapere, che nelle cofe della fede nodra,& della inllruttion della Chiefa, non polla errare , tal che l’error fuo fia di fcandolo a gli altri , di che altroue pure,& ad altri propofiti io ho affai a lungo ragionato . Perciò quando feguita la fua diceria con dire.

Verge, Che > adunque un Imperadore, un Re, un Principe farà

4 « delle cofe elforbitanti, & dirà che a lui Ila bene a farle, per- c< ch’egli fia fignore ? Anzi egli deue tato piu riguardar di dar in “ freno,& ueder di non fcappucciare. & dicono le leggi ciuili “ elfer parola degna di Principe, il qual fia altramente lèpra ^ “ le leggi,s’egli dice, d’elfèrlèttopodo alle leggi,cioè alle cofe « ragioneuoli. Niuno adunque diali ad intendere,che il Pa- « papolfa,(dico di ragione,quantunque egli folfe quello che « fi fa ) ecceder,& trapalfar pur un tantino i termini della giudi « tia,& della honedàrmaflìmamentedoue fi trattano materie « c grauilfime,& appartenenti alla làlute d’innumerabili anime,

« & aH'honore,& alla gloria del grande Iddio,come è nella ma « teriad’unConcilio.

Ippolito . A tutto ciò dico l’ideflò, ciò è che nè l’Imperadore, nè il

Re [p. 113 modifica]ÙD.ntfa '1 fecondofecritto del Verg. 11 j

Re,nè il Principe,nè il Papa debbon far ccilà,chc non ftia be- ne; ma non perciò feguita che debbano, o pollano efler corrètti da altri che da i maggiori,& perche il Papa non ha altri, che Dio,come efTo è maggior di ciafcuno in terra ; pero da f

niun’altro può elTer giudicato. Et qui il Vergerio ha uoluto ^ foivcrg'* pizicaralquato di quell’ultimo articolo di Giouani Hus,che ^ c ^ trd i daua libertà a i Popoli,& a cialcun particolare, di afTaflfmare i àpi . Principi fotto titolo di uoler caftigare la loro tirannide.

Ritorna poi queft’huomo mal fino, al Può ufato maledico grido contra rindittione,come quella,che ePcluda tutti i Puoi Complici,di che ha ragionato uPque ad nauPeam 5 & pur non cella, ma feguitandò dice,

Nè accade a confermar o con altre ragioni,© Con auttorità Vcrg> difcritture diuine,o fiumane,quella propofitione, ellèndo el „ la certirtima,cioè che un Papa non fi debba partire da quello „ che è giulto,ma folo s’hà da uedere, Pe in effetto fieno ingiù- M fti, & intolerabili i modi,e quali il buon Papa ha fpecificato n nella Pua Indittione & fa publicar da i fuoi Nuntij, Delphini, „ &Commenduni con uiueuoci per tutta la Germania. Egli „ dice,che chiama i fuoi Mitrati,i Puoi cuculiati,& i fuoi Prelati, „

& non fa mention di noi altri poueri Perni di Giefu Grillo , i „ quali non habbiamo,nè mkra,mè cappucci,nè fiamo unti per „ mano d’huomini ; adunque egli ci efclude & non c'è replica, „

0 dubbio. 3>

Qui comincia ad accorgerli, che ha mal tratto, & non per r ppolit* « quello fi chiama in colpa,ma uolendofi aiutare,ogn’hor piu fi uà ingarbugliando,a guifa d’uccello impaniato co i piedi,che penfando d’aiutarfi con l'ale,quanto piu le dibbatte, tato piu • s impania, talché al fin poi non fi può muouerejcòfi collui tro ■ uandofi dal fatto(contrario a quanto diceua di prima) colto nella ePprefla bugia, PeditioPamente da lui compolla contra l’Indittione,& gli inuiti del Papa,mentre penlà di fuggire, fi truoua piu auiluppato,che mai,nella rete,& perciò penlando " fi di uoler bellamente fuggire,ricorda qua i due nuntij, mari- dati da Pua Santità per tutta Germania,com’egli dice,-St a che

P farei r [p. 114 modifica]11 4 %ìJ^oHa di Donn' Ippolìtù

fare? forfè per dir loro il Papa ui commanda, che non veniate ? non fi fa ciò che han detto, & procurato apprefiò de* Pria cipi nella dieta congregati ? & non fi fa fimilmente tutta la ri- fpofta,che ne hanno riportato? Et doue trouerà quello valen t’huomojche nellalndittione il Papa dica,& faccia predicare da fuoi nuntij,che chiami folo i Tuoi Mitrati,! fuoi Cuculiati, &c. Ben leggo io,che chiama Patriarchi, Arciuefcoui,& Ve- fcouijcome fuoi propri] fratelli, chiama gli Abbati, come fìr gliuoIi,& poi tutti in generale,a chi fi con uenga per qualche ftrada federe nel Concilio. Et truouo,che prega,& efiorta,co me figliuolo l’Imperadore,i Re,e i Principi, che uengano,o mandino,Oratori,&Prelati,&c. fottolequai cofe,(comc di fopra nella prima rifpofta ho detto ) fi contengono quanti mai contener fi pofiòno,atti al Concilio,& maffimamente Ibe to quella partita,che dice,di chiamar quelli,che per antica c5 fuetudine,fòn loliti ad entrami, dilcorra dunque il Vergerio, Sdnfieme con elfo lui ogn'un chi vuole, per tutti i Concili;, che fono mai fiati,& vegga, fe quelli, di chi egli fi laméta,che non fi ammettano, fieno loliti d’efièrui ammdfi,& come l’ha nera trouato,fia certo,che niun di loro farà mai efclufo,che fc non lo ritruoua, che bifogna tante uolte replicar riftefiòua- namente,come fa qui dicendo ,

Dice poi di conuocar tutti quelli, che de iure pofiono in- u trauenir ne’ Concili;, gli Eretici non ui } pofiòno interuenir, “ il Papa ha noi per Eretici,& fe ne mente lenza prefation d o- u nore^adunque ciefdude. Dicepoi di conuocar tutti quei che " fon loliti a intrauenire ne i Concili;,& anche qui egli e’efclii- “ de,perciò che tirannicamente con certa fua legge fatta con-

  • tra quello che fecero de gli Apolidi, quando celebrarono il

•* loro Concilio,ha introdottole non ui pollano intrauenire,

« fe non certi fuoi mitrati, e cuculiati ( com’habbiam detto ) il 9t qual deuefi hauere per una marcia cormttela,anzi Tirannide.

M Dice poi di nò ui uolerammettere chi,nó clfendo mitrato,o

  • cucullato,non ui hauefie priuilegio di poter efler del numero

de’ giudici del Concilio;!! qual priuilegio ,’non hauendoaE

cm [p. 115 modifica]mtra’lfecondofrìtto del Verg. 115

Éun di noi, nè defidcrando d’hauerlo, ( 8 c Iddio et ne guardi) j9 palefecofa è, che anche in quello luogo fiamoefclufi. „

Tutte quelle parole fono come poluere al uento, fé non le ippolit*l proua meglio,& fono come di un che uaneggi ; anzi fi arrabbi per ramanco di non poter giuocar di mani, come collui uor- rebbejperò pallino. . . . . .

Seguita,& dice, che il Papa per priuilegio fa quanti giudici uuole nel Concilio, onde lèmpre può ottenere ciò che uuq k ; 8f per tanto conchiude,che quella parte che dice,Ex priui kgiojfìa tutta empia. Ma qui conuerrebbe che (fé hauefle dimorfo j fi accorgeflc ancora, che fi ha dato della zappa fui pie de i perche fe il Papa può, & non uuole far quanti giudici gli piace ; adunque(fe il Vergerio crepa{Te)bifogna,che in quella parte lo laudi. Or che non uoglia, fi uede chiaramente confi

derando,che niuno entra in quel Concilio, ilquale non fia o- blkato di moftrare,il perche ui entri, cioè fe o per ragion comune,© priuilegio, o antica confuetudine. Et qui uorrei che i detrattori confideraflèro, che ne Paolo 11 1 .nè Giulio 11 1 . ne etiara Pio 1i1 1 . ha ammeflò nè ammette alcuno di nuouo al Concilio (ancor che loconofca della fua dottrina)per priuile gio,che efiì gli habbiano fatto ; ma folo ammettono,& hanno ammeflò quelli,ch’hanno il priuilegio da’paflati fuoi antecef- (òri. Per qual cagione adunque uorranno quelli mormorato fi,che a loro fia conceflò da Pio ini. quello, che è negato a noi,cioè,che fe per niuno de’ tre rifpetti ne gli ordini de’Con cìlij ( già. tanti anni innanzi a quello di Trento oflèruati ) non

hanno da intrauenire,uogliono,che ora Pio 111 1 .gli chiami? Amgdntéi*

& (è gli chiama,brauano anche,di non uoler uenire? Quella è g/j eretici. ben tirannide da fenno,con la quale limili huomini da poco fi «orrebbono cacciar il Papa fotto il piede,con dir,Voglio che Tìunnidc ds tu ci chiami,& poi darà a noi il rifonderti. Ma già che fiamo gli eretici « aquefta,uorrci pure,che mi diceflèro,di quale fchiera uorreb- bono,che fufler quelli,che debbono feder nel Concilio,fe nò faranno della fchiera,a chi per ragion communio per priuile ^io reale,ò pcrfonak,ò per antica confuetudine,fi conuengaè [p. 116 modifica]DT

Chi uole ch'ai tri entrino nel Concilio fuor che ì chiamati, confonde il mondo.

Ni? e km eden na di mutar fordine dico cilij.

Gteretici non cercati altro checofuflone.

N iun Principe uole che gli or ditti fuoi fieno alterati .

Chi uole la mu tatto de gl’or '■dinine Cocili, vorrebbe tnag giormente la mutatio de gli ordini de gli fiati.

ii 6 %ijj?oBa di Dontr Ippolito

Certa cola è,che fè lì uorrà far altri ordini, bifògnerà infieme confonder il mondo per far una ferita nuoua di chi ha da en- trare,& di chi ha da reftar fuora, tutti non poflòno, elegger piu queftojche quello,ha del faftidiofo,& porterebbe penco lo,che douendo incominciar il Concilio fi uenilfe ad un fatto d aime,dolendofi gli efclufi (con ragione) della ingiuria rice- uuta ; com ora fanno i detrattori(ancor che fia contra ogni ra gione,& contra ogni buona regola,che fia mai fiata.)Ma uor- rei pur anco lapere,a chis’alpettafièdi far tal nuouomodo,& nuouo fide dell entrar nei Concili]. Al Papa ? Cofìoro no uo gliono. A Principi f non uuole il Papa,con i fuoi. a piu baffi ì non uuol la ragione, al Concilio fìefib ? già fiamo in difputa che debba intrauenirgli .che cofa dunque babbiam noi da.fa re. Qui in effetto non conofco altro,fe non che i detrattori fò lo uogliono confinone,& difturbi, detraendo all’antico ftile paflato per tante mani,& per tanti tempi,il qual no fi può mu tare le non con ogni difòrdine .Ma io non ho ancor uifio,che nelle diete,ò nei parlamenti,ò in altra forte di congregano™, fatte per dar ordine alle cofe degli fiati,& anco della Religio ne,fi mandino coli facilmente le carte a móte;ritrouando nuo ni cofìumi (come cofioro uorrebbero ) nelle cofe nofire,nè fi guarda in quelle,fe ben alcun gridi, & fi lamenti, ma lafciano dir chi uuole,& attendono effi a far i fatti fuoi. No ho io dub bio alcuno,che chi infegna di leuar gli ordini inuecchiati ne i Concili;,per entrarci anch’effi,& menar il mòdo a fuo modo, non infegnaffero piu uolentieri a mutar gl’ordini de’principa ti,& reggimenti del mondo ; & molto piu uolentieri, cred’io, che ui mettefiero le mani dentro col difcacciar coloro, a chi per ogni ragione s’appartiene il gouerno. Et fon anche cer- to^chequefiaguerrafattaalPapa fotto titolo dellufurpata autorità fpirituale, molto maggiormente gli uenga fatta per lo principato da quelli affamati, a i quali pare, che coli ben fi ftefle in man loro lo fiato temporal della Chiefa, come anco nelle mani del Signor di Roma. Et non è alcuno di quefii(che coli uan fcriuendo 5 & predicàdo) che fe gli uenifTe offerto'dal

Papa

[p. 117 modifica]contrari fecondo firitto del Verg. i 17

Papa il Principato, & Dominio ch’egli ha qui in Italia, non fi sbrigato in un tratto dalla fattione cetraria, & diuentatopiu papilla,che non fia il Papa:& di quello io ne ho tanta chiarez za nella mia mente, che ho per matto da catena, chi altramen te crede. Debito adunque di ciafcun principe, & onorato fi- gnore,ò d’altra coditione ancora piu balla (ma di qualche giu ditio) farebbe,di riconofeere la forfanteria di fimil genti, del lequali la maggior parte per fue mal’opre,ò lì è fuggita da ffa ti,ò fcappata dall’ordine de’preti,ò fuor ufeita per delitti d’iffi portanza da i paefi propri;* natiui,& taluno ha fatto tre ò quat rro forti di mutationi prima che habbia ( come fi dice;fattoi! falto del montone. Io non entrerò a dire de’Germani,nè din glefi,nè d’altra nation,come potrei dire: etondo flato & il Lu tero,& il Buccero,& altri pure sfratati,& in particolare il Bue cero difeefo forfè da Giudei,poi Criftiano, poi frate,poi ereti co,& poi fi ritornò a morir Giudeo,cioè,quato alla fede, per quel che fi dicerma dirò di alcuni eccellenti de’nofìri d’Italia .

L’Occhino fi fece di tre,ò quattro mifture di frati, & poi fi rifolle; & efiendo uecchio pazzo andò a maritarfi,ò piu toflo a pigliarli una concubina. /

Pietro Martire fu canonico regolare, & nel tépo della gio- uentù ( per quanto alcuno de’ fuoi compagni huomo di lettere^ di ftrettilfima conuerfatione có lui, m’hagiurato piu uol te) fi foleua chiudere in luogo ofeuro in Padoua nel monafle- rio di fan Giouanni di Verdara ; & poi ufeendo,foleua dire,limili parole, Io non fo tante cofe, ho chiamato il Dianolo, l’ho inuocato, me gli fon donato,nè mai ho uifio, nè udito co fa alcuna, credo che fieno tutte fauole ; & per me di tutto ciò m’accorgo che coli credeto,& creda tuttauia,già che fi è aflì- curatò di fare ogni forte di male nella chielà di Dio, lènza temer del demonio un pelo. Che colà non fece egli per ambinone nella congregation fua per abballar altri, & ingrandir iè fleto ? Peniate mò, fe piu uolentieri metterebbe la mano nel Papatoi? ÀI fine fi fcappò dal monafterio di Lucca,& eton do già uecchio,pur anch’elfòfi feoprì ciò che era,maritàdoli

Viti Z? coftx mi di alcuni moderni eretici.

Occhino.

?ict. maxtire » [p. 118 modifica]118 WJpop di Donrt Ippolite

per lutturiare apertamente, come forfè anco haueua fatto fa fècreto per altri tempii & di Luterano fi è fatto facramétario» Con coftui fi fuggì un Don Gio. Battifta il qual fu Ebreo ; poi Criftianojpoi frate,poi luterano,poi zuingliano »

Del Vergerlo che dirò? che tal’hor da Rettor di Rudenti con una ghirlanda in tetta nelle barche da Padoua (& quello per troppo ceruello che haueua)tai'or da Auuocato,tal’or da Vefcouo, tal’or da fuggitiuo eretico ; fi è uifto traueftitoèEt che fòrte di uita ha egli tenuto ? da far d’ogni erba fafeio, come lo fa chi l’ha praticato. Dio benedetto, che fòrte di gen te,o piu torto canaglia è quella,che uuol riformare il mondo, por legge al Concilio, & introdur nuoua uita ? Aprite gli occhi della mente,o Crirtiani.

Seguita quella fi nobil pezza, continuando pur il fuo finto, & fimulato lamento; perche fia elclulò co i fuoi dal Concilio, attelò che pur confettano gli articoli di fede comprcfi nel fìmbolo de gli Apolidi,Niceno,& di Atanafio, confettano il Vecchio,& nuouo Teftamemo ; & dice, che lòno parte della chielà,fi come furono anche gli Apofloli:& fe non fono,ardirono di dire,che nè anche gli Apolloli furon parte di quella» Di tutto ciò fi mente egli, poi che non lòno nè carne, nè pe- Ice ; chi è Luterano,chi Zuinghliano,chi Caluiniano, chi della confettìone Auguftana,chi della aggiunta, chi Anabatifta, & chi duna fetta,& chi d’un’altra. Chi liete adunque noi,che confettate quelli articoli,quelli fimboli, & quelle fcritture ?

V irìetl di fet tra q Ue iii 5 c he fi dolgono del Papa, almeno da quaranti

tc tngUmu c hi liete uoi che lamentandoui,ditedi confettar tan-

    • te cofe ? dite fu,perche fecondo le uoftre lètte. coli laprò io,

le lè confettate o nò. Io fon certo, che tutti gli eretici hanno detto anch’ettì di confettar l’ifteflò,& nondimeno non le han dxtli eretici no credute, fecondo il giullo ; & però fono flati eretici; coli ài oggi niente noi non credete al giullo quello che dite,ma parte fi , & parte inturmente nò ; come per ettèmpio.

predino . Nel fìmbolo de gli Apolloli, credete la remittìon de’ pece*

ti,doppo il credere la lanca Carolici chielà, ma nó la credete

rutta# [p. 119 modifica]contrarifecondo fcrìtto delVerg. 119

tutta ; negando la penitenza facramentale, che nella chielà ia uertù di Crifto fi ritruoua.

Dite,di credere nel fimboloNiceno l’Apoftolica chiela;& nondimeno la negate in fatti, non udendo ch’ella fia, oue fi ritruoua in Roma,durata al mondo Tempre, quando tutte Tal tre ehiefe de gli Apolidi, che per lo mondo erano fparfe ( fecondo i Vefcouati loro)fono màcate,& uenute in mano d’infedeli,ma quella fola mai per alcun tempo è mancata.

Dite,di credere nel (imbolo d’Atanafio,che chi ha fatto bc jié,anderà in uita eterna,& chi male,anderà all’inferno, & nò dimeno poi negate i meriti del Criltiano.

Dite,di creder tutto ciò,che nell’uno,& nell’altro Tettarne to fi ritruoua, & nondimeno negate l’autorità del lòmmo là- cerdote figurata nell’antico, adempiuta nel nuouo in Pietro »

& nel Papa di Roma. >

Dite,di elfer parte della chielà come furono gli Apolloh ;

& nondimeno negate quella chielà,che loia fi ritruoua deriua ta da gli Apolidi a noi di tempo in tempo,fecondo la compii tation de’libri Criftiani,& non ui uergognate,di dire, che liete di quella fetta, che folo da quarantanni in qua è Hata illu- ftrata nella dottrina uera, & nella fede. Come non liete

dunque uoi bugiardi da fenno, fe col Vergeriouolete dir ^

quello? v

Seguita,& dice, che il Papa non gliuuolafcoltare,neinfe- Vfr £’ gnare,fe fi trouerà, che non le fappiano, perche non ricufano » d’imparare,fe lor farà moftrato di meglio. ^

Qui mollraprimieraméte,di non faper ciò che fi credano, " poi che lafcia anche la fuaparte al dubbiofo animo di poter imparar meglio,& dal Papa. Ma noi fiamo ben chiarilfimi, che i Luterani non ci pollano inlègnar co fa di fede, perche la ucde c ^ r0 noftra fede nelle cofe di elfentia non ci lafcia dubbio, che fe f crct ^

juflimo dubbiofi, faremo infedeli: & il galant’huomo fi lafcia no n fatino do frappar quella fi bella uerità di bocca. Ma è poi un bugiardo che fi credano a dire,che fe gli farà moftrato di meglio, imparerà ; & al giudi lio di qual dirà egli, quello elfer meglio, & quello elfer peg[p. 120 modifica]no r R.tfpofladi Domi'Ippolito

gio ? dio, ò d’altri ? & fe d’altri?di che forte, della dia ò della noftra fchiera ? ò che bel palio. dice,

Vergerlo. Se il Papa è Vicario di quella fomma bontà, che è Cri- <c flo,perche non ne infogna egli? perche non ci laida entrare « anco noi in quel luogo,che è il fupremo tribunale,& giuditio « delle chiede, acciò chepoteflìmo elfercauatidallo errore, fe « damo in effetto in errore ?

Ippolito. Che dubbio è che ci fiate? Ibi quello ui condanna ( quandi nonfapen do mai altro nò folle) che non lapete uoi delfi le ui fiate, o nò, do gli eretici perche non fapete ciò che ui uogliate credere . Segno di che jijieno merro fono j e uo dre tante fette ; tra le quali uoi andate faltando d : u 7 <tniu &U C ° n n ?nell’altra, fecondo che o piu rodo, o piu tardi ui braccate di llar in quella,oue ui trouate. Et tal di uoi è che le ha feopaté tutte. Non fi è uifto nelle diete fatte fopra di ciò,dallequa- Veretico non ^ Ul detepartiti in difeordie ? & perche quedo, fe non perche uoi effer infe * non è alcun di noi che uoglia elfer infognato, ma infegnare,& gnato, ma uoi elfer maedro di putti, & códuttor di ciechi? Et fe entrade nel infegnare . Concilio, chi dubita, che lo metterede tutto in confufione ?

Kom.z. Che fe non uolete altro dal Papa le non edere infognati, già f ho detto tante uolte,ueniteuene oltra, che farete i ben uenu ti ; & con quanti faluicondotti uoi uorrete. - Verterlo , : ‘ elfendo parte della c hiefa (& fi mente) fe il Papa

  • * « può dar loro delfunghieaddoffo, gli ammazza come malua-

« gilfimi huomini, perche abbracciano la pura dottrina di Gie- « di Crido.

Ippolito, Queda mi par una gran cofa,chc codui habbia detto disopra tanto sfacciatamente, che quando fodero ben chiamati, non ui uorrebbon uenire,& fi uada ora lagnando tanto, & cru dando,pèrche non gli fia dato adito di uenire : fe nò uuoi uenire, perche ti crucijtanto d’elfer efe!ufo?&fe ti crucij tanto, perche hai tu detto di non uoler uenire, ancor che tu folli dal Papa chiamato ? Nó uedi tu,che dal cieco furor cacciato, no dai in ceruellomez ora ?Ma quello,che nieghi ora, di qui a poco tu l’affermi,& quello che or ora uaì cercando, da qui a poco tu loabomini. ma odi queft’alcrQpunto.

Tu non [p. 121 modifica]eontra'lfecondo fcrìtto del Verg. 1 11

Tu non fapeui come meglio rinouar l’Ere'fie, le di nuouò non mi metteui innanzi le querele de’ Donatici , & de’ Roga tiani co’l retto degli Eretici antichi: Etti diceuano, come tu, di creder benittìmo. Diceuano,come tu, che erano perfe- Querele guitati a torto. Diceuano, come tu, che erano parte della ticheie gli e- Chiefa. D iceuano,come tu,che accettauano i Simboli, & le *

fcritture tutte,& nondimeno pur erano Eretici com’ancor tu fei. Che cola dunque fu rifpofto alle lor querele d’ettèr per feguitati da’Catolici,come tu fei ora dal Papa? Leggi Ago- ftino centra i Donatici & leggilo centra Vicenzo Rogatia- no;& di qui impara,che tu fei un'Eretico limile,& peggior di Ioro:& fe vuoi anche Papere il particolare,perche il Papa per Seguiti uoi altri, leggi il mio libro de’ dilcorfi nella prima parte a capitoli 3 9. & l’imparerai. Voialtri uolete a tutto V eretico hot tradito elfer finitimi trilli in 'ogni genere, & non fate altro rc ° e P° te J che profettìone elprelfa di publici feditioli, & di rouinar l'ani me,& di mettere i Regni,& le prquincie intere in tumulti, & tjmr ^ Cr ^ in arme,& fete cagione di guerre immortali,& d’infiniti homi ^ Q f cidij,ftupri, ruberie,& d ogni altra forte di male: & poi come tante Citelle uolete pianger qui,come fe a torto fotte perfe- guitati,& cattigati:& ui pare ancora di eifer fanti nel mezo di tante,& fi enormi feeleragini,che non lolo liete uguali a gli homicidiali,& aivencfici,come quituricordi, ma non sòio forte alcuna di federati huomini,a chi uoi non fiate di gran lunga fuperiori. Pero fe a qual generatione fi uoglia conué- ne mai fupplitio , chi dubita,che maggiormente fi conuenga a uoi? Però dimmi tu qual foggia di leggi(dalle uoftre in fuo- rejnon ui condanni a morte ? & tu che hai fatto un pezzo dei dotto ne i parafi, guarda in qual Bartolo o Baldo non ti fia gri dato il fuoco addotto. & è un bel patto da notare, che le uoi altri,gentil perlòne,uiritrouatea calo elfer fuperiori o uguali a i Catolici in qualche loco,fubito come tanti lupi affamati,

& cani rabbiofiui li allentate addotto, no tralafciando lotte alcuna di male,che non gli facciate nella robba,nell’onore,& fletta uita: come ottimamente! fatti non mi lafciano mcnti-

CL re » [p. 122 modifica]122 WJpopdi'Donn>Ippolito '

re, eh eh or nella Francia ufate : & nondimeno poi uoletedo-

tergerlo ,

I ppoìit»

Verge»

Ippolito . Vergerlo ,

Ippolito»

Verg.

de’ Papi quanto ti piace.

Egli è forza dirueloi(perriuolgerea noi Papa una parte di guelfo mio ragionamento) uoi fietepieni di garbugli, & d*

Cefi fcriue la eccellenza del Vergerlo : & non è poco, cH ella h ha anco degnata di dar del uoi al Papa, già che le l’ha

meho tante uolte in parole lòtto a piedi.

I garbugli in fomma fon quelli. Papa Giulio terzo Icrif le a 1 Signori Suizzeri, che douellèro mandare i lor Prelati al Concilio di Trento,& nel breue poi ui era la confueta claufu la,che dice ; Come il lator prefente ui dirà piu a pieno. Il nun tio che era M. Girolamo Franco,& fu il lator del breue,ditte, & lalcio in ilcritto,chemandaflèro i lor Vefcouidlor Dotto- n,i lor Predicatori,i lor huomini dotti ,• & venne a dire di piu, anzi quello,che il Papa non uoleua.

Iddio fa fe quello fu uero,ma non importa, che a punto Ila com’egli l’ha foggiunta,feguitando, & dicendo al Papa.

Direte,che fu error del nuntio, & tu lo chiami garbuglio? fiate ad udire il relto & intenderete, ch’io lo chiamo garbuglio,perche egli è garbuglio.

Et chi può dubitare,che quello non folle errore del min- fio,le per uenire al Concilio,intendeua,ucnir per hauerci uo to ? Et chi era li grolfo,che lo douelfe credere al nuntio, (landò il breue,come liaua,&efTendo l’ordine continuato Tempre in contrario ? Non lìpuò adunque dire,che ràfia garbuglio fino a quello punto. Hor feguita il relto, già che dici al Papa,che debba Ilare a udire, come dicono ancor tutti i buffoni a i gran Principi.

Mandando uoi fuori la moderna bolla della Indittione,ha nere in ella piu chiaro che’l fole detto,di chiamar (blamente quei che fon de’ uodròcioèjPatriarchijArciudcouijVefcouis

Abbati [p. 123 modifica]tóntra'!fecondo ferino del Verg. 1 23

Abbati, & quando iuoftriNuntij prefentorono la Bolla a i 3J Principi deirimperio,differo,che ogn’huomo,che haueflè uo „ luto, farebbe flato nel Concilio afcoltato di qualunque cofa. }J Non diflero il contrario per diametro di quello che è nella Bolla? e falere ufar di quelli tratti p feruiruene(come fi dice) t> ftandoacauallofu lfofTo,oattaccarla ai Nuntij, quando ui n pare, & dire che hanno fallato : fon quelle cofè da Crifliani ? 9y Sarebbe pur’ormai tempo, che fe non per onore ( il quale tutto t’hai giocato ) almeno per non fentirti sbatter dietro le mani, tu te n’andafii a nafeondere al fuono di queRe parole.

QueRoè pur quello che ti fcanna, mentre nie^hi che non è dato luogo di dire le ragioni uoflre-, & queRo è quello, ch’io tante uolte t’ho detto,che i Nuntij mandati folo per tal’effet Contrdidm t-o( il qual tu nieghi) rifanno mentir per la gola. Et come delVcrg , puoi tu ancor di nuouo qui tirar de’calri ? I Nuntij inuitano^

& fono mandati ad inuitar quei,che fi sà,che non fon de no- firi, nè meno fono Patriarchi,nè Arciuefcoui, &c. che cola dunque uaitu abbaiando comecane? Etacheeffetto fono mandati ? Et oue truoui qui garbuglio ? Se a i Signori Suiz- zeri foffe flato detto dal Nudo, quello che il DelphinoeCó- menduno dicono,cioè che mandaffero i fuoi dotti, & predi»; catori,per effere uditi o uero per confegliare, & non per federe nel Concilio, il Papa haurebbe hauutoil torto a non lafciar ch’entraflero,fi come l’haurebbe ancho Papa Pio ? fe lo negaffe:ma egli non ricuferà mai quello, che i fuoi nuntij fin qui hanno detto : perche non gli può hauer mandati a i Principi^dell’Imperio per altro effetto ; nè meno gli vuol hauer. mandati fuor che per inuitar’effi, & i loro a uenire,& hauer il luogo, che lor fi conniene. oue truoui adunque tu quefla có- tradittione diametralmente ? Io mi Aupifco a confiderai e ciò chetiefee dibocca;& Aoin gran dubbio, fe tu fai ciò che fai,per darmi fpaflo a bello Audio nel leggere le tue inettie,o pur fe lei coli matto,che tu dica da douero. Ma recita il reAo.

Nel paflato Concilio di Trento u’erano due Arciuefcoui,! Verge. quali erano a punto due mafehere. L'vpfalenfe , che è nel-

Qw

la [p. 124 modifica]Ippolito

Vcrg.

124 ^ìjpojìd di JDomt Ippolito

la Gottia,& l’Arroacano,che è nella Ibernia, dico mafehere le quali non haueuano altroché fofTe d’Arciuefcouo, chela

re n-h^ete f'T’’ & ° ra ÌU °Ì° d ' qudle due ’ che fono mor tc 3 n hauete fatto una terza, che chiamali il Patriarca di Co-

ilantinopoli , il qual uoi uolete che uenga nel Concilio di

!" c l u , u ' c °nfcHò Vergerlo,che non sò cioche ru ti habbia

orinati in cnipft a . c ^ epf0 P°® t0 tu habbia coli addotto i no. minati in quello luogo,ne men conofco quello terzo Patriar ca Coilantinopohtano.Son ben chiaro , che tu habbia uo- luto dir male, & detrahendo,non la perdonare, nè a uiui, nè a morti, per farti conofeer meglio : & sò, che uè un Patriarca di Gierulalemme ; del quale conofco due colè ( che i due mora non so di hauergli mai conofeiuti) l'una.che non è uno epliml et h fe,h T m ° pe r Ci |cci ar g' il “uecarote:raltra,che

ut Tr,h b l"h Sa re f “ 1 CU< ? libro ’ & sà deciferareia tua

Ulta, perche1 ha aliai ben in pratica : & credo, che non fine

. v Sl r è uCa ì a P oi quelTaltra eccellente barreria,di fingerete r v elcouifacciano 1 Decreti, cipouerelli non ne hanno nè colpa,nepeccatorperche il Papa è quello che gli faa fuo mo- do,& poi gli manda a Trento, che fieno da i Vefcoui pronun ciati. Non parlo io propriamente, quando dico, che quelle fieno cofe da barri i Ma che fo io, quafi ch'io potelfiabbrac ciare in quelli miei foglietti tutte le male arti, che ufate d’intorno a quelli Concihj ? Dio, perche hauete tolto a combat» ter contra di lui, Scontra il fuo diletto figliuolo Giefu Cri»

Et [p. 125 modifica]contrai fecondo 'ferino del Verg. 125

Et chi non haurebbe quibifogno di orecchie di ferro per ìtfi. hauerpatientiain udir tante uolte una fi mal concertata bugia ? Già mille uolte habbiamo intefo quella cantafauola, nè occorrerla piu replicarla,mabifognaua prouarla, & non ci render naufea con la tua fi ftomacof^bocca , dalla quale che

cofa ufeir può,che tutto non puzzi ? Già fei conofciuto,& di feoperto, & di fopra fei conuinto di quella tua particolar ma lcdicenza,& non occorreuaqui,che tu efclamaflì tato a Dio, nè tu tratta® il Papa da cieco,ben fai,che i tuoi gridi non paf fano piu fu,che i tettij& fon certo io,che chi haurà tolto a có* batter con Dio,rimarrà co i Giganti fepolto, come a punto faràdite,chequifaidelGigante> lodandoti tanto delle tue prodezzeiperò ti lafcìo a roder te Hello,già che tu hailafciato il Papa,la Chielà,& CriHo,con dire.

Et con quello uilafcioM. lo Papa. _ . s vergerlo.

Seguita poi, anzi non feguita,ma torna indietro dicendo, j pp 0 iu 0 . Che il Papa nó folamére non gli vuole afcoltare,ma ancor vergerlo. egli medefimo vuol’effer folo in diffinir le colè,& le gran con „ trouerfie,che fono al mondo,anteponendo le Hello a tutti i „ litteratì, fauij, & pij huomini dell uniuerlo, contra Io ftile di „ Gregorio magno, il quale per modeflia riculàua di elfer chia „ mato Vefcouo uniuerfale,dicendo,che quello,vniuerfale,era „ titolo d’Anticrifio:& coflui hauendo le non pochilfime lette re,anzi elfendone folamente tinto,fi lafcia dare ad intendere, „ di hauerc omniaiura, atqueomnemTheologià in fermio pe }> to'is,&c. „

Quella maledica inuétionc ha egli detta di fopra nel primo Ippolito . fcritto,& n’ha riportata rilpofla,ma egli nó fi uergogna, fe bé mille uolte uien ributtato. Si mente, che ilPapauoglia giudicar luì folo,mentre fi fa il Concilio,con tutto però che giudicar potefièrma quello èun puto,che non fi ha da metter innanzi a caualli, & non efièndo qui a propofito, io lo tratterò alcroue ; Bilògnaua eh egli prouaffe, ciò che dice, & non far fèmprela notte della Epifania.

A quel punto polche tocca del chiamarli uniuerlàle »Di~ [p. 126 modifica]11 s *2{ì/f>oJla dì T>omt Ippolito rc ,C non r èSS^ Mag 7 P f modeftia non lo^rScetìg

vorrei^hf titQloefl ' cr di Anticrifto,

j°"? ’ “f. mi Cl f a ' re 11 luo g° » oue Gregorio Magno habbia dette corali parole ; concio & cofa, che nella epiftola che ferme ad Eulogio Patriarca Aleffandrino, ( nella qual tratta tal f°ggetto,& e regiftrata nella dift.99. nelfine)non fè ne ri* Chccfim^ truoui pur una fola parola,chequàdobeneuiiìritrouaflèiol-

quindi adfrfcheilddS riUere ? Za d ,‘ co(l fa !? to Pa P a •' come farebbe

tintitelo id ori* "anoi ^ ufur P arrdo come pedona

Tumtrfde. f’’??■ ha d ^“> che f °® titolo d'Anticrifto : o uera- mentc ; Chi penfaffe fotto tal titolo di vniuerfale, leuar'i ti- nè Verro" 8 ‘ a "'.non lafciando nella Chiefa nè Patriarca, ne Vefcouo,col darli ad intender,di eilèr Ufficiente da fé fo- lo,d‘ gouernartutti i particolari della Chielà di Crifto, que- fla farebbe fuperbia,& proprietà d'Anticrifto, & fecondo tal fenfo, (come fi uede chiaro dalle parole in quel luogo recitate) fan Gregorio rifiuto di effer coli chiamato. che fia il vero, dice fra 1 altre colè; Vobis fubtrahitur, quod alteri, plus quam ratio exigit, prabetur. & poco apprelfo, Nechonoré die deputo,in quo fratres meos honorem Cium perdere co- gnofeo, &c. & piu a baffo, Tunc ego honoratus fum.cum fin

SJr ir**'o USqUe h °S° r c - o tUS non ne § atur: fi enim me uni- uerfalem Papam ueftra Saèhtas dicit,negat,fe hoc effe, quod

me fatetur uniuerfum: fed abile hoc,recedane verba.qua: ueri tatem mflant,& caritatem vulnerane, &c Qyefte parole,non ha dubbio, che uogliono dire,come

Gre g o.,oricufi.lt.tolodellVn,uerrale,pernonpriuarglial-

eólad r h° r n & ° r ,° ° r n0n * ma °8 ni UOlta Che alle pattiniv C ^erereftino .Vefc o u.,& alle Metropoli ifuoi Metro

politam,Patriarchi,& Arciuefcoui,có i Puoi titoli,& fuoi ono ri,lènza contradittioneal Papa tal titolo dell'ecumenico, &

vniuerfale di tutta la Chiefa,ficonuiene ; fiotto al cui gouer-

no,egiurifdittione gli altri tutti o fieno Patriarchi, o Arciue-

«:oui,o ye(coui,hannoda,uiuere,& regolarli: alcui propoli[p. 127 modifica]contrari fecondofcrktodelVerg. 1 27

to Io ifteffo fan Gregorio dice che la Romana Chiefà è capo delle altre,& fecondo lei le altre debbono uiuere, diftinc.i 2. Praecptis apoftolicis, xxiiij.q. 1. Il perche la Chiefà pregan do Dio per il Papa dice , Qixem paftorem Ecclefias tute prteef feuoluifti. SanMarceiloPapa& martire, parlando di San Pietro, dice, Ipfeenim eft caput totius Ecclefia?, &c.

! Coli Tanto Anacleto Papa,& martire uuole , che fi uiua fecondo la Chiefa F omana; diftintione 2 2.Sanda Romana ec- clefia,& cofi fan Califfo Papa,& martire ; diftinóiione 12.No decet. Cofi fan G:o. Crifoftomo fòpra fan Matteo, & fopra gli atti de gli Apoftoii. Et Giulio Papa dice, che in Roma Iddio pofè il principato di tutta la chiefà,diftin&ione 11. Noli- te errare,& perciò uuole,che da lei ognuno impari ; Cofi fan Leon Papa, nel terzo fèrmone della confacrationfua.Cofi Nicolao Papa fcriuendo al Patriarca, & clero Coftantinopò- litano ; Tutti quelli parlando di fan Pietro, lo chiamano capo di tutta la Chiefà, che habbià l’autorità in tutta quella, non come Moifè in un Polo popolo ; ma come Principe della uni- uerfàl Chielà, & che habbia la fuprema poteflà nella medefi- ma uniuerfàl chiefà ; & perciò nel Concilio Calcedonenfè fii gridato da tutti i Vefcoui,Leone fantiff mo Apoftolico & ecu menico( cioè uniuerfale) Patriarca, uiua per molti anni .Et Luccntio Vefcouo nel medefimo Cócilio Vicario della Apo italica fede dicè, Vt nouèrimus quid Apoftolico uiro uniuer- iàlis EcéJèfias Papa deferre debeamus, &c. Cofi dice anco .nella fottofcrittione alla condannatione di Eutiche nel Concilio fteflo. Chi uorrà dunque a tante autorità cótradire per afcoltare il giuditio {ciocco d’unfimirhuomo? Come non è egli un cane,ritornato al uomito, anzi un porco lauato, & di nuouo ritornato a riuolgerfi nel fango j il quale quantunque di fopragli fia flato rifpofto, nondimeno ritorna a rivangar la maledicenza contra il Papa, trattandolo da ignorante, & da Sciocco : come quello che efièndo folo tinto di lettere, fi laici dar ad intender fauolecMa con tutto ciò non ritornerò già io a lauarlo di nuouo, per non perdere il fapone (come fi dice in

Gregorio pp. La Rom.cbic « fa capo dettai tre cbiefe. lìarceUo pp.

Anacleto pp.

Califlo pp. Gio.Crifo/l • Giulio pp.

Leone pp.

Nicolao pp. Pietro capo in tutta la Chiefa

Il Codilo Cai cedcncfe chia ma il Papa Pi triarca uniuer fale.

Lucentio .

2.Pet'U [p. 128 modifica]Violili.dot» tordi leggi os notato da gli antecejfori P 4 pi.

Il P dpa ìnquà to Pupa ha da dir fentenza d'intorno a tut te le cofe della fede,mmiier ri.

S.Pietro non ftudiò mai. Watt. 1 6. Atto. 1 5 Aito. i. Verg.

Ippolito.

Verg.

Ippolito.

228 %ifpofìd di Donn' Ippolito

prouerbio); & fé uuol elfer tempre un porco,per cagion ai oq ia,& di lafciuia,può anch’elferriftelfo per cagion dittarli'lem pre riuolto nel fango delle maledicenze. Io ho rifpofto & fat touedere, per quanto iitiportauano i termini della ragione 9 lenza dar folpetto di adulatore,Se Pio 111 1 . fia ignorante, 0 dotto,& quando ben’io non l’haueftì detto,pur lo direbbe tilt to il modo che ha uifte le tee tegnature fatte di gratia & di gin ftitia in Roma mentre fu Cardinale. Però qui non ho piu da dirne altro ; & riueggafi di fopra; Dirò tei quello,per auuerti rei lettori,che i Canonifti dicendo, che’l Papa habbia omnia iura &c. non intendono di perfona particolare ; ma del grado^ auttorita,che tiene il Papafil q uale in quanto tale perte na graduata, ha da dar temenza, efiendo gouernato dallo Ipi rito di Dio,com’è in tal calo,d’intorno a tutte le cofe concernenti la fede, & la commune utilità di tutta la chiefa ; nel che mai fi ritruoua,che decreto alcuno fatto da Papi d’intorno a limili articoli ( o folle huomo di lettere,o lenza ) habbia errato i & di già ho auuertito i lettori, che fan Pietro non ftudiò mai nè per lettera raèper uolgare, & nondimeno fu Papa oi di nato da Crifto ; & elfo daua le temenze ne i Concili;, ragionai, &difendeua tuttala chiefa dalle detrattioni de maligni ; come ne gli atti fi uede chiaro.

Seguita,& comincia a darli dell’acqua a’piedi,& dice, che quel galanf huomo (del quale ha ragionato di fopra) udendo quella parola,che ancor qui ha replicato cioè,che il Papa uo- glia elfer telo giudice, lo riguardò con uifo feuero, & dille, guarda ciò che tu dicali Papa non uuol elfer telo giudice; anzi manda i fuoi Vefcoui che fieno nel Concilio giudici, &c.

Vuol moftraril Vergerio per tai parole di elter animofo mol to nel rifpondere a eoftui,che quali gli minacciarla io nó mi marauiglio, perche credo, che fuftea tauola,&perciò era fatto tutto arditojonde fiegue,

Et io non potendomene contenere gli ditti infocatamele*

Quello infocamento non era tenza l’occafione,in chefir^ trouaua il Vergerio 9 come detto.

Tutto [p. 129 modifica]contrai fecondo fcritto del Verg. 119

Tutto è fìnto ciò eh egli fa,- & chi potefTe crederè,che il Pa pa haueffe per ( cóferuatione del fuo non douuto principato, & della Tua ufurpata grandezza )

Se egli l’ha ufurpata a chi l’ha egli tolta, & chi l’haueua pri ma o Vergerlo, & con quali arme fé l’ha ufurpata ?

Fatta la legge contra la diuina legge,

Scriue nel margine 15. cap. ad. come fe a quella legge de gli Atti Apoftolici in quel cap.offeruataùl Papa contradicef- fe con altra legge

Che elfo, &i Cardinali debbiano interuemrenel Conci» lio ; non fe ne curi di efferui eflo,nè che i Cardinali ui fieno;& forfè che la cola è di poca importanza ? ma madami qualche fuo mitrato, o fattaccio, che debba giudicare tutto lo flato della Chiefa Romana ?cofidifs’io,&c.

In uerità,che quello detto fa nò fo che di quel ch’ho indo- uinat’io,cioè di tauola ; & perciò come cofa mal comporta,& peggio intela da fe>& da altri dapoi che ha digerito alquato, ritorna a uolerla pure racconciare s’ei potefle,però feguita.

Et dico ora di nuouo,nó eflèr cofa dahuomofenfàtoadarfi ad intendere, che il Papa trattandoli de fumma rerum, mandali i fuoi Patriarchi de Turchi,& altri Vefcoui dotti, & in- dotti,fauij & matti,quali haueffero a fardifuateftagiuditio , & diffinire la moderna controuerfia,nella quale fi tratta di tut ta quantala riputatione, & di tutta etiamdio la uita del Papato, &c.

Or non l’ha egli detta meglio dapoi che ha digerito,* non ha fatto un bel difeorfo da huomo fenfato ? ma no l’ha ancor finita,nè men s’è fatto intendere, perche nò è ancor ben ritor nato in fe fteffo. Vdiamo dunque la terza uolta ciò che scabbia uoluto dire in fi fatte intricate parole : & eflo fi ritorni a federe.

Dirò io com’ella fta,il Papa fa l’Indittione,& non e pero in libertà d’ogn’un d’effi d’andarfene di lungo a Trento, perche ui fieno chiamati i Vefcoui ima uiuanno folaméte quelli che il Papa poi ricerca particolarmente,& fuoi dar la paga a mol-

Verg*

Ippolito.

Vergerlo, Ippolito .

Vergi.

Ippolito*

Vergerle *

Ippolito*

Vergerlo „

5 » [p. 130 modifica]i far ' ^iJpofia'dfBonr? Ippolito

« ti di eflì,di mefe in mescerne a gli archibugieri,& quelli fall, “ che particolarmente ricercati ui uanno, fé ne danno in Tren- cc to a far buona ciera.

Ippolito. Et per quello è,che ui uanno tanto uolentieri.

Vergaio , Occupandoli però qualche uolta nellafcoltar qualche di- <e fputation fratefca,la qual fallì per una uifla falla, fino a tanto, <c che uenga il giorno nel qual debbia farli la lelfione ; & all’ora “ a fuon di molte campane,& ftrepiti di tamburi, circondati da “ molti armati (com andaron gli Àpofloli nel lor Concilio apu ét to apunto ) fe ne uanno in coro della Chiélà di fan Vigilio, & “ quiuipollificonla fua bella mitra,& bel piuiale a federe in or <c dinàza,afcoltanoattentamétei decreti impaflricciati dal Pa- <c pa,& da qualche Cardinale,o frate entro di Roma,& chinate £t le telle,pronuntiano reuerenteméte,Placet, &'queflo è il Co <c cilio,chi non lo fapelle,perciò che dalli poi fama che i Vefco- tc ni,& il Concilio habbin fatto, & detto, & nondimeno ei non ££ haurà fatto nulla. Ma il Papa, flandofia Roma nelle fue deli- <c tie,& tanta è la uiltà de’Velcoui (per lor gra,tia)che per paga- ‘ c mento,&per far piacere a! loro Idolo, fono contenti di dar a tc nolo il corpo loro, come meretrici, o almeno la gorgia, & la (t Rocca. Qual fu mai la piu fcelerata,& piu orribile barreria, ££ uergogna ? & è certillima, & già è diuolgatilfima,& nondi

t£ meno non fe ne rimàgono,effendone fcoperti,& /gridati ; ma ££ auerrà loro quello,che hauranno meritato,che oltre alla dan- u nation delle anime fempiterna(queflo è quello che importa) <£ faranno moflrati a dito intuttala prefènte età,& hauranno la <£ infamia in tutta la poflerità ; & nódimeno i decretai quali dr- <c confi effer fuoi,& non fono, faranno hauuti a fcherno, come “ già fono i pattati Tridentini con tutto il papato. O impu- “ dentia,è poffibil egli,che non le ne rifentano, & nonfene ue£ 4£ gognino? Ma uiuadan pure, che fe ne terrà molto ben con- “ to per publicargli,per quello che noi non uorremmo,ma fare 44 mo sforzati dal zelo della gloria di Dio. Obei Vefcoui,ó t£ bei pallori, i quali con tali intrighi, & tratti da barri, tengon S£ mani,onde fieno còfermate le idolatrie^ le ribalderie, con-?

culata* [p. 131 modifica]contraifecondoferii to del Vèrg.

^'l'alleata , & fotterrata un’altra udita la propria dottrina del fi- „ gliuolo di Dio, che puotà imaginar di far peggio ? qual può 3>

e/Ter maggior triftezza di quella ? ,,

Aduque è ueritàmo quel ch’io dilli, che il Papa iltelio uuol elfere il giudice,& il definitore,& dandoli nel fuo Bel uedere m pronunciar di fuo ceruello ciò ch’egli uorrà per le gorgie, & n per le bocche delle fue creature, ancor ch’egli finge altro per w fila lealtà. J »

In quanto ueramente a quel che dille colui, che tutto e me n tc,& uolontà del s Papa,cioè, che ad ogni modo non fia piu ne }> celfario di far un Concilio da douero, & co la prefenza de gli w auuerfarij difputar la caufa, percioeh’ella fia Peata difputata,8c w decifa altre uolte,di ciò,che mi par cofa d’importanza Cs’alcu

nauene)ne dirò poche parole. , . r ; - »

Grande è la mia patientia, in ogni modo eh io ho in alcol- i ppolitn . tar un fimil huomo,già che no ha nè bocca, nè lingua ,nè labbra,d’altra maniera di quella, che li dipinge ne’ Salmi, oue fi dice di coloro,che fono abomineuoli apprelfo Dio,& appref

fo il mondo infieme, Sepulchrum patens eli guttureorum,

linguis fuis dolofe agebant, uenenum alpidum lub labijs eo- il V ergerlo è rum,quorum os maledizione & amaritudine plenum eft &c. intolUMp Giade & intolerabile è la puzzadelle fepolture piene dd cor ^ f pi morti quando fi aprono; Mortale è il ueleno,& lenza alcun nuameenua . riparo quando l’afpide Tordo morde agiataméte.-ma la lingua del detrattore,& la bocca maledica, che fputa Tempre amaro toHìco non èin alcun modo da compararli,perciò che ella a- uanza di gran lunga ogni cofa tale,& per tanto come potàbile mai,che alcuna orecchia criftiana udir polfa le detratnoni, le maledicenze,& beftemmie, che efeono dalla federata hoc ca di fi gran trilioni qual fenz’alcun riguardo nè di Papa,nè di Cardinali,nè di Vefcoui,nè di preti,nè di frati, o a diritto, o a riuerfo,proferilce ciò che gli uiene in bocca,contra l’onor, & la riputation di tutti,& contra la uerità efpretàa ? & nondime no ogni cofa gli Ita bene,pur che fia maledicenza, infamia, Se difonellà intolerabile. mercè che è del numero di coloro,che

R 2 portano [p. 132 modifica]r * 1 ‘Rìjpofta di Donn' Ippolito

portano la fpada in bocca, cioè che con parole concitano api 1 armi & a tumulti.de quai coli ferine ii fai. 5 8. Ecce loquen- tur m ore fuo, & gladius in labijs eorum, & G , Et chebifogna fai qui altra n(porta ad un tale, fenza ogni uergogna, poi che ! Sp nC11 °L c ^5 tuttauia e m eflère in faccia di tutto ilmon- do,(lenza che alcun paragli da delle mentite?Et qual è quei \ efcouo,che non ha m libertà d’andarfi al Concilio,fe gli pia ce?& qual e medefimamente quei Vefcouo, che dal Papa nd

nf gat n ChC U1 Uada J ^ ? er qual ca S ione fì è fatta & tutta uia fi fa ìnrtanza apprertb de Principi foreftieri, che debbano mandare ìlorVefcoui al Conciho? Dipendono forfè dalla paga del Papa gli Spagnuoli,i Francefi, gli Alemani,gli Ingle fi,o di altre natiom ftraniere, talché fi portà dire, ch?il Papa gli h abbi a pagati & pregati fperàdo, che debbano dare il fuo corpo a nolo come meretrici,o almeno la gorgia,& la bocca, (come querto sfacciato afferma) per feruirio ? Guardate, come ragiona querto fuergognato,di tantifignori, & perfonag- gid importanza, quanti fi ritruouano nel Concilio,che la mi- n -°u C ? r 5 Che dl loro fidica > èdi trattargli tutti da ignoran ti,bufali,empij,barri, meretricio idolatri : & guardate come uorrebbe rtrappazzar il Papa col collegio de Cardinali, poi che non direbbe il quinto di tati facchini,di quello che fi hab bia detto di tutti loro. Et il Papa è pur grande ancor erto tra i Principi temporali. Come adunque non gli ha tanto rifletto almeno quanto haurebbead un Principe,quantunque pollerò ? Et quando ben uolefTe dir quello che ne crede,& forfè non crede ancora,dell’autorità che tiene, non douerebbe ab meno andar egli riferuato, ragionando della perfona, & fìiai & dei Cardinali ? E forfè fiato Giouann Agnolo de Medici, che habbia ntrouata la dignità del Papato, & perciò chi odia il Papato,debbia odiare infieme la perfona, che l’ha trouato ? o fono forfè fiate le perfone de i trenta Cardinali fottoferitti, i incentrici de cappelli raffi? SdVefcoui, che fono in Tren to, fono forfè gl’inuentori de’ cappelli uerdi?

Et nondimeno,quefio(non fb fèper raodeftiail debbia dire)

pokron[p. 133 modifica]contraifecondo feritio del Verg. 13 3

poltrendone affamato ; trattandola caufàdel Góncilio,non f ftudia ad altroché a dir uillania alle perfon e, come priuate ; che in quefio conto nò haurebbon nè colpa,nè peccato,quan do ben folle mal fatto ciò che fanno :_ma quando foffero m errore,donerebbono effere feufate, già che folo uanno dietro alle pedate de loro anteceflori. Confideri il lettore cio- che egli dice,& trouerà,che lafciando il Papato da parte,atte de folo(foor di tutti i propofiti)ad incaricar la perfona di Pio, & cofi de’ Cardenali,cofi de’ Vefcoui,& d’altri, che ora fona al móndo.Ma confideri poi qui l’ifteffo Lettore di quanta bontà,& pietà infiemefiailPapacoi Cardinali, & tanti Signori in tolerare un tale ; che fi può ben fàpere, che fe uolel- fero leuarlo, & effo, & altri dalla uia di poter mai piu ragionare,non gli mancarebbono i modi,& fe fodero quei Tiranni,che cofiui dice, egli fe n’auedrebbe,fe gli giouaffe lo itarfi que fta,& s’auedrebbe infieme fe fi trouaflèro pugnali o archi bugi per lo fuo corpo, che fi sa bene che hanno il modo di fpendere. Ma con tutto che fieno huomini fragili, & imperfetti, nondimeno,come altro Dauid ,che perdonaua a fuoi detrattori,& non permetteua,che fofiè dato loro noia;, cofi fannoqueftiSignori,i quali fono Criftiani,& bramano la emenda di ciafcuno. onde fe cofiui anco capitaffe lor nelle piani, fin tanto che ui foffe fperanza di refipifeenza, lo fcara- perebbono, & conuertitq, l’accarezzarebbonoifegno efpref foche non fon tiranni, ne crudeli, ma che hanno lo fpìrito manfueto di Crifto, che gli gouerna in fimil Cafo : & dicami chi vuole, quando se mai intefo, che i Papi habbiano mandato a far uccidere alcuno di tanti & tanti che ne fono tifati, i quali ftraparlano è Volete almeno che ogn un tale fubito che fi fogge dltalia,uadi nel cartello d’Atlante, talché non poffa eiìèr offefo $ Non fisa forfè, c foche fi fa da molti? Io ho uifto nelle ingiurie priuate, alcuni Italiani priuatiffimi ,fe guitari nemici fin in Franciai&piu in là, & ammazzargli : Et il Papa, o i Cardinali non lo potrebbon fare i & di quanto lor farebbe facile, Se tanto piu, quanto in. cafo tale non u

uerrebbe

Il Verge.flr*& parla del Papa er altri no co me nemico del l’autorità lo* ro,ma come ne mico delle lor priuate perfo*

ne .

Bontà del PP. C r de' Card . er altri {ignori in non fare ammazzargli Eretici lor de trattori ,ne gli altrui paefi . .

i.Rfg. 16. [p. 134 modifica]13 4 %$oBd dì Bonn Ippolito ■-

uerrebbe ad ingiuriare alcuno per conto della lètta ;& della dottrina, facendoli per uendetta folo della priuata ingiuria ì Ma chi fi uorrebbe imbrattar le mani nel fangue di perfona ta le,fe non folfe un Boia ?

Hor qui non voglio lèguitar piu oltre nel rifondere alle fue infolentiflime gagliofferie,per non dar materia a’fempliri, che nelle fue manifulfer caduti per difgratia loro, di fcanda- lizarfi. La oue ho penfato folo di edificar, & aiutargli : ma co tutto ciò però li prego,che tra gli altri penfieri, habbiano ancor l’occhio allo Itile,che ufa nel fuo foriuere, lontano del tue to dal Criftiano, pieno di carità, & di modeftia „

Dirò ben però qui có quella occafione una parola a i Prirt-# cipi,ne cui paefi uiuon fienramente i pari del Vergerlo noltri ribelli, & prego Dio che quella mia fcrittura gli uenga lor ... nelle mani accioche m’intendano, che & per debito Crifìia- Debito ipnn n0j & p er officio del magillrato che tengono, & per creanza tic! TdUafti* % nor ^ e almeno,o ciuile, toccherebbe a loro il uietar, & ca- p&i Detrat fog ar forfanti,che con fi fporche maniere parlano de 9

tori del Papa. noftri Carolici Principi & Signori : ciafcim de quali cede al Principe & Signore di Roma,(il qual ora è Papa Pio quarto,) dal cui principato dependano tanti altri gran Signori, elfen- do alcun di loro,chi Vaftallo & chi Feudatario fuo. Et chi no Molti princis fa che in Italia tanti Signori gli pagano il cenfo ; tanti Conti, pi fono fogget Baroni, Duchi, & Re,fono al Signor di Roma tributari, & ti al Papa nei fuor d’Italia fon'ancori Regni intieri, che al medefimo Si- loro flati . gnor di Roma fono obligati, & Feudatari) ? con che ragione

Vfrg. adunque fi potrà ftraparlar tanto del Papa come fa il Vergerlo, & inanzi di lui, i fuoi maeftri, & non ftraparlar’infieme di tanti altri fi gran Principi che da lui dipendono ? Adunque il . Duca di Ferrara,il Duca di Parmai con tanti altri in Italia, il

chi ingiuria il Catolico, riconofcerà per Principe, & pagarà il tributo a

Papaf* unó,che non fia fignore,ma fia un barro,un idolo, & un puro

m “Ta di. wraffliò-? Chi può di tai (ignori tolerar fimil ingiuria? Se folfe c, P l S n * pur ora che il gran dominio di Roma cóle prouincie a lei fog gettéjfolfè tremito alle mani del Papa,& che con l’arme in ma ho eglifèfhàueflc ufurpaco,o fatto foggetto,forfè in tal cafo

fi potrebbe [p. 135 modifica]contraifecondo fcrìfto delVerg. i 3 5

fi potrebbe dubitar fé egli folle o nò folle legittimo fignor& patrone: ma già che Pio,non l’hà hauuto da le,nè men Paolo quarto, nèMarcello, nè Giulio,nè Paolo terzo,nè Cleméte, Antichità del nè tati & tati altri; & niuno de’ Principi Criftiani a ciò ha mai Io delu contradetto,nè lì è doluto come dicofaa fe ufurpata, anzi chie f d - gli Imperatori fteftì hanno baciato & baciano di continuo il * piede ad ogni Papa: chi potrà tolerarfimil forte di feditici!, die tutto il giorno fi uanno lauando la bocca del Papa ? Certo i Principi Germani,& di qual’altra forte efièr uogliate, do ueréfte atcorgerui, che tra 5 noftri fcrittori non è alcuno che ftraparlide cali uoftri,co tutto che fiate nella materia della fe de a noi cótrarij .Nè il Papa ciò tolerarebbe, ma caftighereb 1/ P apa no tei be qualunque di noi,che mettelfe la lingua nell’onor uoftro, Udrebbe mai & pur dourefte fapere,che hauendo noi per conclufion ferma chealcunfcnt & rifolutilfima , Che l’erefia fpogli ogni Principe del fuo principato, coli ben potremmo sparlar noi di coloro, che ef- ^ ^ e

fèndo eretici tengono però i principati,& chiamarli Tiranni, #

& Barri,& di altri peggior nomi ancora, come fa il Vergerlo Qgm Pr ì„ c ip e nel parlar del Papa. Perche adunque non prouedete uoi, eretico è fpo * & non caftigate limili federati ? Nel ragionar come ha fatto giiato del pria coftui,non ha egli offefo tutto il mondo ì ' Egli con ogni for cipato. cte di maledicentia uitupera no folo il Papa, ma tutto il Conci ilorio de* Cardinali , & tutta la fchiera de Vefeoui , & tutto il 1 / Verg. ha ut corpo del congregato Concilio. or chi refta qui di fuore in- operato ogni tatto ? Nel Conciftoro de’ Cardinali, & nel numero de Ve f orte dl icouijlono tantifignori d’ogni natione, alcuni de’ quali fono *

fignori per natura,come fono tanti fratelli di Duchi, di Prin- c *’

cipi, & di Re ancora .-altri fono fignori eletti delle città loro . Nel corpo del Concilio poi ui fi truouano tutti i gran Principi Criftiani,almenocoi loro Ambafciatori; come tole-- rarete adunque uoi uno ne’ uoflri paefi,che lòtto l’ombra uo- ftra & fenza paura di condegno caftigo habbia coli da ingiuriare , & infamar ogni perforta è dourefte tal hor penfarui o fir gnori principi dellTmperio,& di altro,che farebbe onor uo?-

8ro 3 & prouedere che nella materia della fede fi proceda

con [p. 136 modifica]Vergerlo.

Ippolito . Vergerio,

Ippolito.

Verger io.

Ippolito. Verg.

Ippolito .

Treauertcze*

ì 36 < RjJj>'òJladiDonrtIppolito

con ragioni, & non con uillanie. Ma ritorniamo a cafà. ~ Voglio ritornarariuolgere il parlar mio al Papa medefi. mo, ad ogni modo sò, che la riuerenza Tua, mi vuol’un grati bene j& credo,quanto ione uoglioa lui, inquanto Papa , che inquanto creatura di Dio , perche non l’amerei, s’io fon Criitiano ?

Poi entra.

Che dite uoi padre Tanto? ecco ch’ioui do della (antica perlatella,&c.

Hor non fon quelli gli Icherzi di quelli uenerabile animai le che ho detto ? Ma uediamo cioche uoglia dire dappoi che ha fatto igeili a lui llelfo limili. Interroga il Papa di quella propolitione,cioè/e Tua Santità dica.

Che effondo altre uolte Hata afooltata & diffinità quella cauta con la prelènza de gli auuerfàrij in altri Concilinoli ha conueneuole,che ella fiaafcoltata & diffinità un’altra uoE ta,& che però non fèria flato bilògno d’altro ordinario 3 3c lo lenne Concilio,che d un cotale ehècutiuo, &c.

Et fatta l’interogatione, fa ancor che il Papa rifponda, & dica.

Si Io diciamo, quantunque i nollri predecelfori non l’hab bia,uoluto dir chiaroj& hanno fatto male a non dirìojcon ciò -fià colà,che non fia lecito a riuangare una materia,la quale lia Hata una uolta finita, & acquetata per fentenza fatta & preferita , &c.

Tal diceria fa quello uenerabile con aggiunta d’altre paro le dell’iflelfo fcritto ,per ingannar uoi o femplichper la cui la- iute ho tolto io a fcriuere; & nò perche di lui mi curaflì: & per che fiate auuertiti,ui rifoluo in poche parole il tutto.

Primieramente auuertite 3 che ui ho detto di fopra,comè collui fi fogna tal rifpolia;perche vuole pur che il Papa dica nella Indittione cioch’egli non dice : ma quando alcun l'ha- uelfe detto,per penfarli con tal rilpolta di dar fine alle parole infoienti difimil mollro che vuol parlare.

Auuertite quefl’altr-o palio ; Che le colè ne’ Concili]. un&

uerfali» [p. 137 modifica]contrai fecondo fcrìtto delVerg. i 3 7

uetfali,& leggitimi decife,non hanno da eflèr riuangate, co- Lecofe in uà me cofe dubbie : perche fe doppo lìti Concilio Coli fatto ri- Concilio ben marranno ancor dubbie, & in quale altro Concilio fi^potran rifolutc , non no mai chiarire ? perche con la medefima ragione, che Ci man debbano riuo derà a monte l’autorità d’un Concìlio tale,con rifletta fi man derà anche l’altra:& a quello modo,la fede noftra, che fi fon a tro

da nelle cofe predicate dalla chiefà,& da quella rifolute, mai *

non farà fiabile,ma fempre dubbiofa » ,

Auuertite il terzo, che quando fono nate le erefie, fempre (fi come ogni forte di male fi fonda nel bene)cofi elle fempre Le crc fl e hanno hauuto il fondamento loro nelle fcritture,le quali da no duut0 il gli Eretici in ogni età fono fiate addotte in lor fauore» & elle ^rffprenel » tal hora fono fiate addotte giuftaméte fecondo le parole, ma / c fcritture .* falfamente interpretate,come faceuano gli Arriani, & i Ne- Le p Uro i e florianÌ,col refto de gli antichi Eretici. Tal hor poi fono fta- rc , no ben te addotte falfamente fecondo il fenfo,& fecondo il tetto. & interpretate . al fine,fono fiate adddotte negatiue,cioè,dicendo gli erètici ; Parole , zrfen Quèfto non è uero,perche nelle Icritture non fi ritruouaj On Jofalfo. de gli Arriani con dire, che la parola Omoufion : che vuol di Attegation del re della iftettà fbftanza, non fi ritrouaua nelle fcritture, nega l<t f crittur(t m uano la diuinità di Crifto. Hora in tutti quelli cali fem- pre fi è congregato il Concilio, eflèndo fermiffima fede per An d n i. ogni tempo appreffo ciafcun Criftiano,quella effer la uerità o moujion . della fede,che dal comune confenfo è fiata determinata & ri concilio con * ceuuta: & fe mai altra uia è fiata,dicalo il Vergerio,che io mi gregato . ftarò cheto : & perciò ftando quefto, è da auuertire il quarto Quella è la ue punto. Che nel rifoluerel’erefie fondate ne i tefti bene ad nfàf tinche dotti,ma finiftramente interpretati, fempre il Concilio ha u- ichriftiani di fato di ricorrere alla interpretatione de padri, confiderando cc, ™ mn con3 quaifenfo habbiano hauuto d’intorno a tefti addotti ; Che ^ r f t f n ° con fèacafolacontrouerfiafbffeftatadicofanuoua,nè mai piu N elle contro- da alcuno ponderata in fcrittura, fubito ricorreuano alla tra- uer ji e delle dittione,cioè a quello,che fin a quello tempo haueuanocre- fcritture e bc duto di tal Dogma,& di tal tefto, & fecondo quelle uie deter adduttemafal minauanQlelitiv Tal pratica fijuéde chiara in ogni Conci- punente inter*

S lio [p. 138 modifica]pretate Leon* cilij fon ricor* fi alla interpre tation di padri Traddittione , euc non. fiditi- terpretatione. Effefino . Co&atinop.^. No ta.

Eretici, zrfal fari delle ferie ture .

Ed Chiefa Ro matta fedelifiì ma conferita- trice de uerì tefii delle ferii ture, & deli* bri de P adri . Confi. 3.

A tanagi . Cofiume degli eretici di fai* far’i tefii. Nelle difeor* die,no rnaipiu nate, la tra* dittion hafla .

1 d $ 'RifyoBa di Doni? Ippolito

Ilo fatto, ma (penalmente nello Efefino, & Conflantinopo litano terzo. Et perche lerefie per tal uia nate,erano di mag gior importanza, che quelle, che nafceuano da’ tetti fallì, & f attamente addotti,perciò le con quella uia le prime erefiee- rano sbattute,molto piu poi le feconde, le quali fubito lì chia riuano col uedere in qual maniera i padri leggettèro,& inter- pretaflero i tetti addotti : il che,trouato che fotte contra quel lo che adduceuano gli eretici,fubito li condannauano, & co- me Eretici,& come falterij delle Icritture tecre.

Alle quali auuerte.nze fi può aggiugnere la quinta,che per ntrouarla ueritàde’tetti,& dei padri,tempre fu giudicato, che la Chiefa di Roma fotte fedeliflìma,& perciò a lei fcriue- uano i Padri Orientali per hauerne la intera copia,& giufta,& fedele,ettendoficuridi non poter’efferingannari,nèaltei,nè pocoiondelo ImperatorFlauio Cottantino fcrilfe al Papa, che gli mandatte libri : & Atanagi fcritte medefimamente a Marco Papa, che gli mandatte i Canoni del Concilio Nice* nr bperche fapeua che apprettò la Romana Chiefa fi feruaua- interamente le cofe della Religion Chriftiana,fi coinè per

no :

no interamen te ic eme tiara rvengion v_nriitiana,li coinè per contrario nelPOriente da gli eretici erano flati falfati, coinè ancor hoggi dì fanno i noftri moderni.

Le terze erefie poi fi uinceuano con la femplice traddittio ne,onero con la opinione uniuerfale de i Padri, che nel Concilio fi ritrouauano,quando fotte occorlo 3 che mai per lo paf- fato non fotte fiata tal lite in campo„

Pero tento Atanagi dilputando con Arrio innanzi a Pro- Regola dis bo Pa £ ano g iudice > & dandogli elfo le regole di poter giudi- Atanagi per care le cofe dellafede noftra, ancor che folte Pagano fubito conofeer le e* g Ij dice: Ogni uolta,che fi dilputa di cote appartenente a qual refie . che fetta ; & fia propella una nouità d’intorno alla religione di cheli dilputa, cetraria aduna uecchia,giudica,che la noui

Regola di fan tà falfa ’ & la Cofa uecchia fia uera > & cofi riduce poi alla Agofi< centra Crlftiana * Agoftino dice,che oue la traddittion fi rkruoua, Crcfcen.lL i. ancor che non U1 fcritturajnon fi deue dubitar puto di quel tap.zj, loffie la traddimon ci propone s Onde quando gli eretici

m [p. 139 modifica]contrai fecondo fcrìtto del Vierg.

mi dicono , quello non fi ritruoua nelle fcritture, io debbo ri I tmcx Mis Ipondere,balla che per traddittione io l’habbia hauufo : & di Ba fl li ì- ce quello padre, che in tal calo fi deue creder che la colà prò ltem ad polla per traddittione, fia cofa Apoftolica,quando l’ufo della Chiefa coli ofièrua. mia fide ! *

Di tutto dò ueggafi la prima parte de i miei difeorfi a cap. ltem cotL M£

24.60028. _ tùcheos.

Hora di niuna di quelle coferifolute fiotto tal forma dai Dittine, ij.fln Concilij,s’hada dubitare,& chi ne dubitale oftinatamen- alfine deOa di terrebbe ereticordi lorte, che per cagion della colà già de- ftinft- terminata,non occorre piu far Concilio, mafioìo elfiequire: ^ota • perche colfar Concilio, fi mollra chiaro di non creder quello, che per mezo del Concilio fi vuol ritornar ariuangare.

Et qui è un bel palio da auuertire, Che tutti gli eretici han o gni eretico no dimandato Concilio fiempre di quelle cole,che elfi crede- ha dimandato nano contra ladetermination de Concilij llelfi, effendo per- cociliodi quei fuafi contra di loro, che quello,che folfie rifioluto cétra il prò articoli che ef prio lor credere,non potelfo elfiere fiato rifioluto da Concilio f° creiìe C0 *J «alido ; con tutto perciò che dal fiolo Concilio potefiè elfier ffimon decifio:& perciò n’andauano ricercàdo un migliore ; & di qui fermale han fon nati i conciliaboli fatti da gli eretici contra la determina- r nQ tut )igl'ere tion de’Concilij Carolici. Tal colà fi uede piu chiara che il dei cheti Con fole nelle determinationi fatte dal Concilio Niceno primo, dliofolopoffa contra le quali perfouerando gli eretici, & hauendo fieco tira- terminar le co to lo Imperador Coflantino,figliuolo di Coftantino Magno, troucrjìejiano furon fatti uarij conciliaboli in uarie parti del mondo, fola- f Moi lor ° c ° mente per impugnar la rifiolution del Niceno : & le cofie fi ri- dlìabohcotra duflèro a tale, che quali pareua ( come attefta fan Girolamo ) 1 7 * -

che fiolo tre Veficoui folfier Carolici, cioè Atanagio,Ilario Pit c 0 °J ° 0

tauenfie, & Liberio Papa : & quelli furono tanto trauagliati Niceno m dall’Imperadore eretico, che uedendo poi, com’egli haueua solo tre vefeo riftituito Liberio nel fiuo luogo ; alcuni hebbero penfiero, & ui Catolid . mandarono fuori la uoce, (la qualeanco arriuò all’orecchie dilàntoAtanagio,nèfi potè chiarir bene: ma la (ciò ancor dubbiofo l’animo di fan Girolamo)che ciò folfie,perche Libe

S 2 rio [p. 140 modifica]dubbio di LÌ ber io pp.

Card. Vuar* minife.

Gli eretici di oggi dimanda no il Concilio § gettar fi dalle fijrUe il nome d'eretico.

Pretesifalfì degli eretici.

Ineomeniente che feguirebbe fe con altro co cilio fi uoleffe rifoluer quello che in altri Co cilij foflc già terminato .

140 ^ìjpofta di DonnJppolito.

rio finalmente hauefìe conferito anch’cfiò alla creila , della cui opinione fin alprefentegiornoiono di bel nuouotutti eli etenci^tra quali^è il Vergerio: ma fono conuinti per bugiardi dalle mone; che raccontano il fatto., le quali dottiffiinamente tono esaminate dal dottiffimo, & catolichiffimo Ofio Car dinal Vuanmenfe nel fecondo libro delle fue cofutationi cótta Brentio,& contra Paolo Vergerio Hello, nel titolo De le- gitimis ìudicibus rerumecclefiafticaru m, 8 cc,

Tutto ciò fecero gli eretici di quel tempo, & ora fanno il medefimo i noftii eretici 5 per far pruoua;ie pur con qualche modo fi potefTero gittar dalle /palle il titolo d*eretico:& perche par loro, che ni una ftrada folle miglior del Concilio, fe per forte 1 hauefiero dalla loro', però con tutto che l’habbiar no in odio,nondimeno làpendo di quanta autorità fia appref fo di tutti i Codiarli,moftràno uolerlo anch’efiìunaperò a lor modo . & per tanto calumniando quello, chfe ih altri Conci- lij fi e determinato con ritrouargli fempre qualche attacco firn ulato,come farebbe, o chela parte non folle citata ; o chei giudici non fotfèr leggitimi,o che il dar denoti non folfe libe ro,o filmili altri uncini ( che quando foiferoimporterebbono non poco ) fenza prouar cofa, che fi dichino ; ne uanno fempre ricercando un di nuouo, che fia libero : & quando poi fiar mo a ueder ciò che uoglia dire quella libertà, ritrouiamo,che per libertà intendono una sfacciatagine,& un temerario ardi re,& infoiente : della qual cofa ne parla quf affai il Vergerio ; Adunque auuertitegli alle unghie,Sconfiderete con ddigen za,che fe fi ritornaflè a far Concilio* riuocàdo in dubbio quel lo,che di già è rifoluto in altri Concilij; talché no fi folfe obli gato a credergli,di due cofe per forza ne feguirebbe una:cioè che ò fi rifoluerebbe l’ifteflo,ouero altro ; & uoglia qual delle due fuccedelfe,a tutte le guife, niente ancor farebbe ficuro da crederli,Conciofia cofa,che ( lènza che al primo modo fi alfa ticallèro i congregati indarno, fe non determinalTero altro ; che quanto di prima era terminato) ogni uolta,che tra i polle ri poi uenilfe un’altro ceruello come quello del Vergerio,che

non [p. 141 modifica]contraife condò'fcritto del Verg. 141

non uolcfìe ftar faMo,cofi conuerrebbe cedere a lui,quanto a coftui facendo un’altro Concilio a fua requifirione foprale medelhne cofe,& tanto maggiormente, quanto haurebbe di piu l’efièmpio della conceffson fatta al Vergerlo, ò ad altro di addurre in campo; con dire : Al Vergerlo fu concelfo, che fi reuocafièroin dubbio di nuouole cole in altri Concilij deter minate, perche egli intendeua di addur di nuouo pruoue delle fcritture làcre contra quelle deterrainationi: & per qual ca gione non uolete ancor concedere q ueftò a me,che pretendo l’iltefiò contro a quanto fufiè rifoluto in quel Concilio ? che fé a cofiui per tal cagione fofiè conceduto il medefimo, & ri- tornafièro poi altri,molto piubifognerebbe acconlèntire,già che la colà fofiè coli pallata in eflèmpio,& coli di mano in ma no: Di maniera che non ui farebbe mai cofa tanto chiara che a petition di eretici non fi douefiè riuocar in dubbio apprefio de’Catolici : & che forte di fede farebbe la Criftiana, che da ogni uento di dottrina cofi fofiè fempre ritornata al dubbio de fuoi articoli ? & nondimeno quella è la inftantia, che fa il galant’huomo ; Cotto titolo che i Concilij pafiati, oue fi fono diffinite lecofe contra quella maladetta,& Icommunicata fet ta,non fieno fiati liberi,& leggitimi di giudici,&c. Ma ftarefi fimo frefchi,fe uoleflimo dar orecchie a chi manda fuora lìmi li noci, A noi balla,che di confenfo de pafiati Concilijje con trouerfie già fieno fiate terminate, nelle cui terminationi fof- fero addotte le ragioni dell’una,& dellaltra parte,& fofiè poi rifoluto per la catolica;onde fenza piu Concilio,o altre ragio ni a i pofteribalta il fapere,che fofiè cofi rifoluto da chi pote- ua:che fe gli eretici haueranno poi altro parere, & che lia lor concelfo di poter genite nel Cócilio a chiarirfi della cagione, perche fofiè coli terminato,deueloro alfai ballare, fenza dir di uolere che ogni cofa fi rimetta in priltinum,& che le rifolu- tioni fatte diuentino dubbiolè, dapoi che tanto chiaramente cantano. Non fi ritruoua mai, che gli Apoftoli riuocafièro piu in dubbio in altri Concilij quello, che come articolo di fede hauelfero rifoluto in uno,có tutto che gli eretici & molti giudei

Se ad inftanza de gl'eretici fi riuocaffero in dubbio lecofe ne ì Cocilij gii ri)olute.,niuno articolo difende farebbe fi# bile.

B aflaalCatolì co di fapere che le cofe fi fieno rifolute ne i Concilij.

Basca a gli ere ticì che fieno afcoltati tic Concilij.

Gli Apoftoli non riuocaron mai in dubbio [p. 142 modifica]1 4 1 cRijpojld di Bonn’ Ippolito

cofr ulema ri ti Giudei & conuertiti contradiceflèro. Ma era ben aflai che foluta nei loro gli eretici fusero uditi,& chiariti,fenza che a Criftiani di nuo Coeikjtcotut uofifaceflè dubbio quello, che gli era già flato prefenta-

ro molti III t0 lnnanZ1 com ^ chiaro : & io P er me fon certo,che fé per dif- dicenti, er ere £ rat * a Vergerlo col refto de gli eretici ottendfero mai quai tiri. c ^ e co * a ^ c h e uanno cercado in un Concilio,dapoi che

Notrf» 1 haueflèrobene ftabilita ; non uorrebbono efler tenutiado-

nerlèmpreriuangarrifleflòrma fi anderebbono rimettendo alle cofe già fatte. Et perche dunque uogliono poi che noi fiamo obligati di tarlo doppo tanti Concilij,che hanno rifolu te le cole noftre fin all’ultima radice ? & fe il Vergerlo mi halite faputo dire in particolar qualche colà di quelle,in che ef lo pretende hauer tante ragioni,come foriue,ioperme, ( fal- uando il miglior luogo ad altrf) haurei tolto a far ueder chiaro,che tal colà farebbe flata diffinita infieme con la maggior parte delle altre,che fono in controuerfia,da’Concilìj che già piu di cento anni fi fon celebrati. Ma poi che egli non mi ha uoluto, o non mi ha làputo dire co fa in particolare, per non efler conuinto fùbito da antichiflìmi Cécili j , però nè anch’io flato a pigliarmi affanno in uolerprouare tutte le cofoad una ad una ; ma baflami hauerauuertito i fomplici lettori, che dal Vergerlo non fieno truffati, &con quefto uoglio hauer fatto rifpofta intera ad una lunga diceria che egli ha fatto,fenza dire una parola fola che rilieui ; però haurete da auuertire alcune colette.

La prima làrà,che doue taflà il Papa,& tutti noi,in quello, che fi dice,di non uoler piu riuangar le colè, & elio aggiugne. Vergerlo. Volete comparar la caufa di Giefu Crifto co i pontigli delle liti mondane,& fia con Dio per ora, dee.

Ippolito'. Come sei uoleflè dire, quella comparatione non fta bene

Ingiuria fatta j 1 bocca di Criftiani. Ma lefcommunicato non fi accorge(& a Crijlo dal le bene ancora fo n accorgeflè,a lui né importa ) di hauer qui vergerlo. ingiuriato Crifto,& tutte le fcritture facre, che di paflò in paf Le fcritture fo raffomigliano le cofe fue alle mondane, come tutte le para trattano le CO bole ne fanno fede: Qnde in particolare trattano! mifterij

del [p. 143 modifica]control fecondofritto del Verg. 143

del Cielo ; per cóparation de’ Principile fanno liti,& guerra inficme,& de’Giudici,innazi a quali fieno le liti, & d’auuer fàrij,che con noi fieno per camino andando da Giudici,& mil lecofe tali,nelle quali tutte fi trattano le cofe Criftiane per co paratione alle cofe mondane, & di tutto ciò ueggafi gli Euan geli come nel margine io gli ho affègnati.

Si ha da auuèrtire poi a quell’altro paflfo,oue dice.

In alcuni de pallati Concilij il giudice non è fiato leggiamo giudice,hauendofii Vefcoui di Romauoluto far Vicari] di Crifto,& non elfendo in effetto s ma ufurpatori,& tiranni, & elfendo i Vefcoui fiati ignoranti,& ciechi(di cento i nouà- ta,& piu ) nella cognition di Crifto,& delle fiere lettere; anzi elfendo fiati creati Vefcoui da chi non haueua autorità di fargli Vefcoui (parlo di quei che furono fatti dal Papa)non u'el- fendo chiamati quei che n’haueuano la cognitione, quantunque non haueuano mitra, nè erano fiati unti dalle mani de gli huomini,com’ho detto ; & fe pur furono chiamati, & ui uen- nero due di elfi, ui furono crudelirtìmamente abbruciati uiui; Et oltre di ciò uedendofi, che le diuine foritture cantano in ef fetto tutto il cótrario di quello,che fu la determinatione,&c.

Quelle fono parole tutte del Vergerlo, nelle quali hauete da auuertire quanto fia indegno del nome> non pur di Crifìia no,ma d’huomo ancora ; poi che fputa fuora le cofe fue tanto contrarie a quello, che già tanti anni da noi fi tiene per uero, lènza pròuarne uno {traccio, come fe le parole fue fodero tut te perle forbite,& ogni fentenza, che adduce folfe l’Euange- lio di fan Giouanni. Ma ( fenza alcun protetto di onore ) egli fi mente dall’Alfa fin all’omega di quanto ha detto,& del Ve- feouo di Roma,& de gli altri Vefooui, quantunque dica il ue- s-o di quei due, che furono abbruciati in quel Concilio ; nel quale difendeuano quella bella dottrina,& quei begli articoli ofimatamente, che di fopra nel primo fcritto hauete udita i & quella è quella bella fcrittura,la quale egli ha detto, che cà ta tutto il contrario di quello, che fu determinato,& quando foggiugne, ,

fc del ciào per coparation al le mondane .

LKC.I4*

M dtt.’j. Luc.ll.lS,

Vergevi» .

Ippoiit»*

Le bugie e» JprefJè del Ver gerio* [p. 144 modifica]Vcrg* ' -

Ippolita .

Sdn.Atdndgio contra coloro che niegdtto i Concili], [otto colore delle fcritture .

1 44 %Jpofta di Donrf Ippolito

Che le le fcritture parleranno per noi, che effi ui uorran» no Ilare , ma le parleranno per loro , che debbiamo ìlare ancor noi.

Vorrei che mi diceffe,chi hauerà da efier il giudice nel ue* dere,per chi parlano le fcritture : noi non uogliamo, che fie-» noeffi,neeflìuogliano,chefiamonoi,&purIe fcritture lo* no allegate dall una,& dall’altra parte,& Crifto non è piu in terra uìfibilmente, che ce le interpreti, come fece a gli Apo- Itoli < Come adunque chiariremo noi quella polla ? In efFeP co coflui & i flioi Complici metterebbono uolentieri tuttele cofedella noflra fede a monte fe potefTero, ma habbiano pa- tiéza, & crepino piu torto,che quello che è rifoluto, fi habbia da mandar a monte:ma bi(ogna,che fia coli rifoluto :& uoi femplici ricorreteui alle auuertenze ch’io ui ho dato di fopra: & per farui piu animo,ui dirò quello, che fanto Atanagio già piu di mille,& tanti anni difle contra coloro, che per le alle- gattoni delle fcritture cótradiceuano alle determinationi del Concilio maffimamenteNiceno, come a punto dice oggi il Vergerio. adunque nel libro, che fa deH’incarnatione;come cita fan Cirillo ad Reginas de reda fide : fe alcuno(dice)oItre a quelle cofe già determinate ; infegna col mezo delle fcrittu re làcreelTeraltro il figliuolo di Dio,& altro quello, che di Maria Vergine è flato, come noi, adottato per figliuolo de Dio,&c. quello tale è efcommunicato & maledetto dalla Tanta & Catolica Chiefa, la quale fi conforma in ciò al diui- no Apoftolo, che dice, Si quis uobis euangelizauerit, &c. & vuol dire rElfendo flato determinato dal Concilio che il figliuolo di Dio & il figliuolo di Maria fia l’ifteflòiogni uolta che alcuno pretendeffed’infegnar’ii contrario anco col tefti- monio delle fcritture fante in mano,la Chielà efcommuni- ca quello tale,perche 1 Apoflolo dice : Si quis euangelizauerit uobis, prater id quod euangelizatum eft, Anathema fit } &c. Hor uedi mirabil cola, ( come ben qui nota il nemico dal Vergerio tanto odiato ) che la Chielà Icommunica colui che con le fcritture insano vuol prouar contra quel» [p. 145 modifica]contraifecondofcrìttò del Verg. 141

|d ,’che ne’ concili j è flato rifoluto da padri, & quello fonda .ella fui teflimonio dell’Apollolo,il quale da gli eretici noflri è addotto contra quel fenlo apunto che gli da in quello luo* go lanto Atanagio con la Chielà. Vorrebbe anche gettar a

mdntela prefcrittione, & la lunghezza del tempo nelle cofe

-di fede, per poter incominciar delle nuoue ; ma noi non ci vo gliamo partire dall’ordine antico , fecondo il quale la nollra /ede,8d’euangelio fi fon gouernatifempre. Onde l’Apollo Roma lo dille. Ex fide in fiderai, &c. Egli è fempre flato creduto ad ^

„unmodó,&achidilpiace,fuofiaildanno. Noihabbiamo Regola di G* ìa regola di Gammaliele, che il crillianefimo, chiamato da ;

elfo Gammaliele opera di Dio, per eflere opera di Dio, mai non fi potrebbe fciogliere, &c. Non bifogna adunque intro metterli qui la fetta Luterana, o di Vuicleffè > la qual nacque pur l’altr’hieri, riIpetto alla Romana Chiefa, la cui gradezza, dignitàfopral’altrechiefe è cantata all’aperta,da quanti fcrittori criftiani, & da quanti concilij fi ritruouano, o a pen na,o a llampa, in carta deferirti ... Et quando dice,che la paro- ifa. 4®*

la di Dio è eterna, & fotto color tale penlà di mandare a gabelliate i collumi & le rifolutioni della Romana chiefa, di- Tutti gli eretì Cendo,che tal parola di Dio s’intenda altrimente . Auertite ciUnno fatto femplici, che ancor gli eretici tutti hanno fatto quello sfor- sfarzo del 20,ma fi fono col Vergerio ritrouati confùfi, perche a punto * ^ _

quello è,che diciamo noi ,che per cagion della eternità della nU di D ? é parola di Dio, le dottrine nuoue tutte fono erefie, come è nmUì ^ 0 quella ; chef fecondo la confellìon del Vergerio)da cento an- gni dottrinò

  • ni in qua,folo fi ritruoua in elfere: ma la nollra perciò fi cono- noux è falfa et

ifce elfer uera,perche perpetuamente dura, ne mai haurà da fi- eretica , er U 1 nirè fin quanto durerà il mondo ; & gridi chi uuole a lìia pò- noftra è Iute* gita,che fempre la dottrina nollra fepelirà ogn’akra dottrina, « » '& Crl « w fiche le fi leui contra : Et hxc eli uictoria qua uineit mundum, fìdes nollra. ì.Ioojia.

Si riuolta poi, come rabbiolò cane » percofio malamente 1 con una pietra gettata da man forte, & gagliarda, per uoler mordere quel tanto dotto,da bene,& onorato uccchio,a cui. [p. 146 modifica]1 46 %t/pofta 'di Domi Ippolito -

nè per lettere, ne per bontà,alcuno di colloro nuoui, farebbe degno di nettar la poluere delle fcarpe,& con un dire olcuro, & intricato,che non ha capo,nè coda (come fi Tuoi dire ) fuor di tutti i propofiti del mondodncomincia a dire, wagerh , Fu l’Olio ipocrita (fatto Cardinale per la rabbia,ch’egli ha <{ moftrato contra la rinafcente dottrina : ma che ua innanti, & “ uince al fuo marcio difpetto) il quale della parola di Dio ha dato alle fiampe, ch’ella polla torli uia & non elfer piu in ufo, “ perche il popolo habbia intermeflo per alcun tempo di ufar- “ la,il che èfimillimo a quello,che iodiceua della prefcritrìóe* Ippolito . Io non fo troppo bene intendere il parlar di quello caual-

Io,ma ben lò ch’egli intende di dire il peggio che là, di fi raro huomo,il quale non uorrebbe elfer per alcun modo laudato da una fi ria lingua. Chi dubita, che l’Ofio non ha penlàto mai che la parola di Dio fi pofià tor uia, ma ch’ella fia eterna? Ma quando parlategli intende della parola fcritta, & no infpi rata,& la fcritta è di tal lorte,che a quel modo,che perir pollò Tuttele B ib= no naturalmente tutte l'altre feritture,ancor che profane,pa- Iric fi pojfano rimente perir potrebbe la fcritturadiuina . Non è forfè ella perdere,*?no fcritta ne i libri,& nelle carte, lequai cofe fono fuggette a mil dimeno U pa* j e accidenti? Et che colà ripugna, che fi come Moife ruppe le ro a ca Dìo n& due tauole ch’erano di marino, fcolpite con la mano di Dio ^ExoàTi^ co ^ ancor n ° fi fquarcino,o fi abbrucino, o nelle acque

Moil lippe fi affoghino, o per altra forte d’accidente li perdano,tutte le te due tauole . Bibbie ? Et oue fi ritruoua che la Bibbia coli fcritta habbia da durar per tèmpre ? però può efièr,che le Bibbie fi perdano, & nondimeno la parola di Dio non fi perderà mai: ma durerà per fempre, & i popoli fedeli fi reggeranno con la lèmplice tradditrone,infognata di mano in mano,&ne i cuori de gl’huo mini fcolpita. cofa che in quello mondo è pur chiaro che la intrattenuta innanzi che tèrittura alcuna fi ritroualTe :il che fu 1M fede’àcIU dalla creatione del mondo, fino al tempo di Moitè;&nondi- paroU di Dio meno firitrouauala fede,daipadri femmata nei figliuoli, per fu prima d'o = la parola predicata, &c. Ora, con tal fenfo ha potuto parlar gni fcrittm . Folio Cardinak 3 anzi ha parlato 3 & ueggàfi i Tuoi fcrittij ma&

{ime [p. 147 modifica]CbHlra'l fecondòfcrìtto del Verg. 147

fine al principio del quarto libro,che di già ho citato,oue trat

M Che poU'OKo fia fatto Cardinale, per la rabbia inoltrata contra la Luterana fetta, dico, ch’egli è cofi uero, che quella

deUDfiofiarabbia.com’èuerochequelIo-degli eretici centra la Romana Chiefa fia zelo di Dio. Cheilnon uoler poi acconfentir noi.chei noftridecreti, ei nota Concili, lì confrontino in un Concilio con la fcrittura facra, gl, dia a creder chiaro,cheidiuinioracolicifienocontra,&c.non importa, eia che ilfuo credere piglia argomento anco aa molto minor loft, cflendoil proprio d'ogni iteruelloleggiero'>

(lo .Et que ila eben delle grolfc .come le ^‘CtMrc^oftr. non fifieno addotte le fcritture facre nel far de decretile ben feano che egli poche uolte ha uifto le coperte de Conci bf JvìfchUo tiene,che non uenga egli 5 & conferifca ìnfieme? Già fono fianco di replicar tante uolte,che uen 9 ano,c gano a farli udire,che il Papa gli inulta.

5 Dicc,che da cerilo anni in qua fempre fiamo andati icara cucciando per non far Concilio,nel qual fi uenga a tal coiti- paianone. Ma aquello modo adunque, fe dacentoanm„, a

cibi,che catano chiariffimamente a fauor di ella,& contra SS i dogmi Luterani, & d’altra forte a qucUa contrari,

“" „ nf fe i libri delVergeriofienonotattaltrimenti.Et

chili" forfe,che come elfo la dicevoli la fa ancora (lampare. Ma fia con Dio 1 fe noi andiamo fcaramucciando.coftoro fug cono a briglia fciolta,& ci uoltano le fpallei & che fia il uero, non hanno pur ardire di comparire, & fe (hanno uengafi ora, die da noi fon prouocati,& fe fuggono.chefi doura dir di losche comparire non uogliono, fedi noi, che compariamo,

6 ci fiamo lidi tante uolte in campagna,& habbiamo appre fintata la giornata,fi dice tutta uia, che andianw barcollicela

H&è*°

I C ocilì) fatti da ceto anni in là coniànmo la lutcrcm [et tu. [p. 148 modifica]ìl Concìlio ce le bruto ogni dùce anni.

Vergerlo ,

Ippolito .

Ogni eretico $4. ~baulito, il mcdefimo colo re che ha il V ergerlo ^nel di prezzare i Cocilij paffuti. Ne’ Cocilij paf fatile cofe fio* no Hate uenti late da buomi ni i'importanza gràie,però no bifognafar ci altro.

La pratica de’ Cocilij paffuti tnoftra che fi

huda fiar'aUi

r 4% 'jRJJpoftddi Bonn * Ippolito '

d°y per fuggire il fatto d’arme ? Rifponda qui il Vergerlo fò« la,& le fi fugge doppo tanti anni, che cofa fi farebbe poi, fé fi) tóleruafie i! decréto fatto di ognidiece anni ? Ma diro béqui ao eh io finto. Volefic Dioiche ogni diec’anni il Concilio fi roité celebrato, che fo ben io quanto minor paelè haurebbd,

occppatoJa Luterana fetta, & quanto maggior fplédore fiue'

drebbe hauer la Romana lède ; Seguita egli & dice, . - £

■ Se potelle eflere,che le diurne fcrirture fodero fmarrite,.^ non fi trouaflèro piu,forfe potrebbe direnate fermi alle dfe rtttiom nofirc,& concili],& habbiate patrenza,&c. Ma fe el- elono per tutto & m ogni lingua tradotte co uoftro gran do-' lore,perche haueteuoi tanta,paura* che gli huom ini da bene) Irnducano mfieine,& ueggano con carità,fe i uoftri capitoli* & 1 uoltri concili] fono a quelle confarmi ?&c.

’ Deh dicami per fuà fe quello gentile fpirito : & quali foni queftì nuomini fi da bene, eh ei uorrebbe che fi riduceffiro in berne con tanta carità a: conferir le cofe? chi? ilVcrgerio^ Grand’huomodabene certo,.grande; Non fi dice alno tra" noi. Vedete o lemplici,cofi hanno détto glialtri eretichi q ua- ri pur tempre hanno hauuto il medefimo colore ( come u’ho detto)delle firitture fiere. Ma non bifogna ritornar piu a far tal pruoue nelle cofe della fede, le quali già fono fiate ferma, te & ftabihte doppo tante difpute, & uentilattoni fatte con le fci ittui e in mano,& di altra maniera, che non fi potrebbe far al prefinte giorno : perche ni erano altri huomini daltra dot, trina,d’altra effircitationeneile fcritturefacre, & d’altro fimi to CriftianOj'che non (onora. Onde fe i pafiàti Concili] fem za farci altro (uenendo alle mani con gli eretici,che produce, uano teftimoni] infiniti delle fcritture) fi rimetteuano in tutte* & per tutto a quanto i finti dottori,& Padri pafiàti finito ha- ueuano; come fi uede chiaro nel Concilio dt Blefo contra j'g refia di Neftorio, ou erano tanti dotti, & fanti,- tra quali ui fi* làn Cirillo;& nondimeno lafiiando i lor pareri da parte* folos fi rifolueuano col parer de padri interpreti delle fcrirture. Se, dico,quegh antichi cofi faceuano 3 che bifogna, che piu quelli 2 • nofiri [p. 149 modifica]con


nóftrì efetici QÌrofflpanla tefta , 4 i uolei: r {^ 01 ^ r -^ ^

Noi fiamo chiari. baftinci le conclufiom,che fafon caua^ lerfcrittureCaere,&propofteanoi datjoftnConciUhCOjne decreti (labili,& ferrai: Ma coftiu uorrebbe pure mfegnarc ia ? gittata morite quello,chegabbiamo minano dicerto,& tur, ta uia uàefortando,a douer dire,come fegue perfuadedo,.che

Hor sù noi uogliamo,ch’ella fi polla «edere,fiamo contenti -ir?quanto a noi, che fi faccia un Concilio libero, & criflaa- ijo,& facciane la Indittion chi vuole, purché il mondo ne ha chiarito,& fi truoui quella uentà, oue fi habbia da far quefta . comparatione delle diurne fcritture, co i Decreti de 1 Conci-

1 ^ O bel paflo, coftui uorrebbe la bacchetta in mano, & fai fi egli Papa, & poi far l’Indittione, già che con fi bel garbo, c infegna a lafciar farla a chi vuole. Ma noi diciamo, che fi: fin qui il mondo non è chiarito di quefta uenta, meno f eh per l’auenir,non fi potendo far pici per i auentre d quello,che fi fia fatto per il pallate « Oue non Colo fi e fatta la compara- tion delle fcritture,& de’ noftri decreti, ma i decreti fono fta ti canati dalle fcritture,& elfi fono le (cotture fteftè, quantun q ue gli eretici non la uogliono cofi intendere , & diciaqio s che le fcritture da gli eretici addotte contra de noftri decreti, fono come quelle,che a.dduftè il Diauolo contra Crifto, per farlo precipitar giu dal pinnacolo . non ci occorrono adunqj tai confegh per ?deftò,ma chi noni intende ,uenga a dimandare,che gli ridonderemo, & gli faremo chiari da quali fcrìt ture haueremo cauate le noftre conclufiom, che non uoglia- mo riuocar in dubbio, ma come articoli di fedeappo di noi, cofi tenerle; & fe il Vergerlo non ba chiara la ueritadelladua fede,egli fta frefeo. ben può dar (entenza aelleflTer fuo; perche Jamiudicatus cft,quanto a Qnfto . _

Entra poi ad un altro apparecchio, eh io chiamo di fcato-

Ìe,peruender care le fue ballotterei quale trai altre cole dice; Che vuol dire un’altri ragione,che del ruttaci coniunce.

dftcrminulioe' de padri, sezi cercar altro.

I decreti de * Concìlij fono conclujìotù ca nate dalle ferii ture [acre . Vergerlo*

ippo»

Ver il paffuto fi fono canati i noflri decreti nei Cdcilijdal le fcritture fi


lo. 3. [p. 150 modifica]t f ó ‘fyfyòfta di borni? Ippolito

« & ci mette il coltello alla gola,& ci fcana, & è quefta,tenete- « labenea mente (dice elfo.)

tppolite , O poueretti noi che faremo ? apparecchiamo pur le gambe per fuggire,come faceua Ifrael all’apparir del Gigate Go- Iiath, & come fece altre uolte inanziaireffercito di Faraone : altramente fiamo fpediti. Hor fu forfè che il mar RolTo ci leuerà dalle (palle quello Egitdaco alfalco,

Adunque ragiona.

rg. Sono quaranta dueanni,che eflèndolì cominciato a difeer

« nere lo fplendqrc del?aurora Euangelica (che bora già il fole « incomincia ad inalzarli uerfo il rìoftro emilpero ) gli Impera— «t dori,iRe,i Principi incominciaron fin’in quel principio a di- « re,ch era necelfario, che le n’haucflè fatto un Concilio uni- « uerfale,nè lì moffero e(Tì a giudicare altramente , perche altre «c uolte alcuni de gli articoli controuerli, follerò Itati per altri «c Concilij diffiniti .Intendete uoi quella ? Sapeuano,che riera tc no Itati fatti de Concili;,& nondimeno ne proponeuano, & •c neuoleuanounodinuouoPalemateriecontrouerfe,non o- Jpfeìite. ftanti altri Concili) già fatti. Quello è gran punto.

Et chi potrà qui rifpondere,gia che tal ragione ci fcanna > pur diremo qualche cofa. Quell’aurora, & quello fplendo re non può elfer d'altro,che di colui, il qual Transfìgiirat fe iti t.cov. . Angelum lucis, che di giorno fa tenebre, tal che lì com’ef fo li trasfigura in Angelo di luce, cofi fa trasfigurar gli Eretici in Apolidi di Criltojcome Paolo afferma in quel luogo. Io ho dall’ApoftoIo già mille cinquecento anni, che la notte Km 1 5 era palfata, & il giorno lì era accollato. Nox pneceflfìt,dies autem appropinquauit. Com’è dunque flato tanto tempo il paefe di coltui ad efler’illuminato,talché fòloda quaràtadue anni in là non fi folfe ancor leuatò il fole ? Ita frefeo fe egli ha dormito tutto il tempo di lì lunga notte ? Et fotto qual clima fi ritruoua nato collui ? fotto gli Antipodi ? Io fono rozo, & non sò dire,fe non il pan pane, ma pure ho un certo compren donio, il qual mi dice, che le da xlij. anni in qua lolamentc nel fuo paefe fi fìa leuata l’aurora,di ragione egli non può ef[p. 151 modifica]contrai fecondo ferino del Verg, 15 *

fere di quelita chi già, 15 00. & piu anni 1 Apodolo dide, che haueuano il giorno uicino,& che la notte era già panata. Nel che,d’altro non uoleua intenderete non dell’Aurora. che le tal cofa è uera( come coftui confeffa del fatto fuo)& che Aurora farà quella, che dice, la qual non è continuata col lo le di giuftitia Grido Dio noftro? non è egli forfè nato fe non da xlij.anni in qua ? o non ha forfè già piu di 15 op.anm pai- fati,cominciato a fparger il lume per tutto il mondo de tuoi ia°gi? Potete adunque o femplici, elfer chiarbehe lorte di lume fia quello della Luterana fetta; Ma udite ora la ragion checifcanna. . p . ~ fY9

Papa Leone,a tempo del quale incomincio la feftade qual ver I*

che parola ouiua,o in alcùbrieue ne dille,& none fece tratta »

tione al cuna, nó però fu alieno da un Cócilio. Succede Adria » no,ilqualeefficaciflimamente confefsò,la Chiefa Romana » hauer de gli abufi & de gli errori,dico,che in fcrittura,la qual >» truouafi per tutto,confefsò,che in coteda uodra Chiefa ui lie j» no de gli errori, promettendo di uoler ufàre ogni diligenza 5 che s’hauedèa celebrar un Concilio,oue fodero leuati, & la » peua egli pur troppo,che le materie erano date in altri Conci » lij decife ,come uoi lòlete dire,che furono.Succedè Cleméte àttimo,il quale a tutti i Principi dell’Imperiò mandò il Con- » te V°o Rangone Vefcouo di Reggio,& sò,che hebbi ancor’ 5» io patte di quelle faticherai qual’io mi da .Venne poi Paolo » terzo,il quale non folamente trattò tutta la materia , per mia » mano nella Germania, ma fattane la Indirtione, ne celebro » un pezzo in Trento ; & il medefimo fece Giulio terzo che di- 5» mandolo necedario,pofefia profeguirlo & continouarlo.La- Tciò Marcello fecondo,il quale effendo uiuuto folamente tre » fettimane,nó potè farne altra dimodratione, ma egli non pen « faua in altro,che a douerne celebrar uno, fe hauede potuto. »

Paolo quarto molte uolte lo promife, & per brieui o lettere, 5?

(ce n’è una ou’egli lo promette al Regno d i Polonia,quàtuq; » ne doueffe elfer la gucrra.fcofi dice)& per Legati, fi com egli 55 fece per il Cardinal Caraffa ( frangola ta memoi 5> [p. 152 modifica]Ippolito .

i.Kcg. 13

Verger io *

i 5 i . ^{ìJJ?opa dit)òm']ppólìwyi

« Spagna,che era in Fiandra,ma ìa uità 'non lo leruì, che nfffaiit « rcbbe facto ancoragli qualche tentatine. Gli Imperadori « adunque i Re e [Principi èiPapihàiirto detto efler necefla* « rio il Conciliò,&fé neTonò affaticati affai,ond’eglifoffe fta* « to fatto, anZli gli Imperadori in due diete fatte in Augufta or « i dinarono,con che modi egli s’haiieffe hauuto a fare, & quei « TonoaìlàuóftraIndittione(peruoftragrada) per diametro « 'contrarffhòra ueramente ui hàùete lafciato ufcirdi bocca ce l queftafcufamagra,la quale! uoftri uanno fpargendo , che no ce Infogni farne,fe non Un Concilietto èffecutiuo tra uoftri co i cc Tirannici modi, che fi fono detti,nè uorrefte in fomma, che «e gli articoli foffero piu difputati con laltra parte, nè giudicati te da altroché dalla uoftra riùerèza. o buon difcorfò d’huomo,è «e egli tale il Cócilio,che gli'Imperadori,Re Principi, città frati «C che,diete,e tutti gli flati, tutti gli ordini delllmperio,tutto il « mondo ha bramato e brama?

J Io hò pur recitato qui un gran pezzo deirargomento, che ci fcanna. & ho fatto qui,come fa la fcrittura fiera, quando dipinge la brauura di quel baftardo beftemmiator di Dio,che fpauentaua il popolo dTfraele,quando ulciua, dico quel Fili- ìleo Gigante,del qtial deferiue anche le arme,che portaua, & fpecialméte la lancia,con la qual fi prometteua di fcannarDa uid fanciullo,& darlo a i cani. Quella lancia era lunga ol- tra mifura,Come è anche l’argomento,che porta il Vergerlo s beftemmiator di Crifto,& nimico capitai del popolo fuo, co quefto argomento mette in fuga i piu femplici, che nó fanno piu che tanto,ma quanto piu fuggono gli altri, tanto piu accende il cuore del zelante Dauid, il quale non có fi lunghe fa gioni, ma confidato nel nome di Dio, beftemmiato da quefto altiero huomo limile ài fuo infernal padre, fi muoue, &ii dilpaccia in pochi colpi, guardate quanto coftui fia altiero , che per uoler nominar fe fteffo,come huomo di gran negotij, nomina il Conte Vgo Rangone Vefcouo di Reggio, mandato da Clementefetttimoa i Principi dell’ Imperio dicendo. Et so eh anch’io hebbi parte di quelle fatiche > tal qual mi

Et [p. 153 modifica]cmiraì fecondo ferino delVerg.

113

IppoJùe*

Et nominando poi I^aóló terzo dice, r

Venne poi Paolo terzoni quale non (blamente trattò tutta verge. la materia per mia mano nella Germania, ma fattone 1 Indit- tione ne celebrò un pezzo in Trento, &c,

Quella è la fuperbia,che fa parteggiar collui per lo campo tioggi con li lungua alla, ma fi come la fuperbia di colui lo condufiè a morte, coli quella di collui lo fepelilce col melodi Dauid, che con la propria fpada gli taglia la fella.

Ecco qual forte di ragioni adducaci è giudicato eflèr bilò gno di Concilio,per le materie controuerfe, adunque bilo- onaua riuocarle in dubbio ? Si niega la confequenza a buona faccia,perche fi dice che quelle,che no erano decife,s’haueua no a decidere,& quelle,ch’erano decife fidoueuan far capire a gli Eretici col render loro le ragioni, fe intender le uoleua- no. & per gli abulì poi (i quali per nollre colpe fono molti) s* haueua da farne le debite prouifioni, che far non fi pollono commodamente fe non col mezo del Concilio, onde non fi giudicò,che folle necefiàrioil Concilio,perche folle riuoca- to in dubbio quello,che altre uoltefii rifoluto, come chiaro, ma per li tre rifpetti,cioè decider quello, che altre uolte non fu piu decifo,inlègnar a gli Eretici le decifion già fatte, & le- uar gli abufi, quella è la necelfità,nè qui s’haueua da fare altri mente di quello,che fia il collume antico, come nè anco mai fu mente di Papi,Impcradori,o Re,che fi facelfe > & che fia il vero,non mel’hà confeffato collui nella fua brauata,che Paolo terzo ne fece un pezzo,& Giulio terzo un’altro? & fe l’han no fatto,non ui furono gli Imperadori, e i Re col mezo de i

loro Ambafciadori,&Vefcoui?Hor come l’hanno fatto iPa pi, 8 r come l’hano accettato gli Imperadori,& i Re?forfe al a J J

uerfo di quello che lo uoleuano? Se dunque l’hanno accet tato al modo che fu fatto, & al modo che u’intrauenne- tofattiMno ro,ou’è il coltello,che ci fcanna,quando difiero che era necef mo fl ruto quul fario di farlo ? lo difièro fi, ma al modo che 1 hanno fatto, & yòrte di Conci accettato,nè altramente fi può credere, chi non è un pazzo,o Ho uokjfero . chi non tratta cotai Principi da pazzi. come reggerà dunque

I Papi, [p. 154 modifica]Vergerlo.

Ippolito .

%iJbofta di Donn’ Jppolitd

®?4

cortili il colpo della propria ipada? Ertò/ha portato in cam- po, ha sfodrata fuor,con dire che Paolo terzo & Giulio ter zo hanno fatto un pezzo per uno di quel Concilio,che da’Pà pi fi diceua effer neceffano, al quale (fecondo labrama de ali imperatori & Re) le loto ffiadlàfon concorfe. Adunque, che colà ha detto quefìo Baflardo Fililo, beftemmiator di Dio,&difprezzatòrd'Iirael)e?niente,fenón che ha merto

m fugaile fquadred Ifiaelle, come dice il tefto, ha beftern- tniato Dio,& deprezzato il fuo Popolósa al fin poi fi ha prò curata la morte ; & che fia uero, ecco docile ritocca per be-

fi iiifilzand- 10 ' & 0gU ^ 0r P iu COine P orco fàlùàticci andar

« Egli è tale il Cócilio,che rànci Papi,quanti ho detto, hant « no proniefio al mondo ? fe non uolefte dire, che fluendo P ar

« l^fpdhd una lorte di Concilio,intendeuanod’un altra.

« Adunque(leeondo uoi) giocauano di manb,& altro haueuà- « ' n01 n bocca, altro in petto, per poterci cogliere dà aeri vi- ec eanj di quell amico, & ci fono ben de frati Teologaftri for- cc 'E^nti,che in legnano col le loroloiche eflèr lecito d’ulàrogni « lotte di artifici, & fino a gli homicidij, & aflàffinamentG a cc conferuauon di cotefia uenerabile (per non le dar qui altro epiteto)fedia.

MeiTer fi,che il Concilio è a punto,come intedeuano,& co me diceuano,& come da tutto il mondo fi faceuano intendere i Papi ; che fia il uero i Principi per tale l’hanno accetta- to,talche non giocauano di mano, ma l’hanno inoltrato aper tamente ne’ due pezzi da quei due Papi fatti. ma da quale In dittion loro,o lettera,o promelfa fatta a bocca hai trouato tu altramente ? che quando ben fia tutto ciò,che hai raccontato de i fatti loro, & che colà ui fi truoiia,che dica o accenni pure un pelo di quanto qui uai beltemmiando ? & chi potrebbe dar miglior conto di te ItelTo, della mente Ioro(etfendoui in- trauenuto) le una uoltaalmenoper diigratia tipiacellè dire il uero,& non ti hauelfi tanto ficcata la uerità di fiotto a piedi?

Che i Papi fieno Vicarij di queli’amico 3 chi dubita;che fe la

Chiela [p. 155 modifica]cóntra'lfecondofcritto del Verg. * 5-5

Chiefa è fpofa di Crifto,(com’è) che il Papa non fia Vicario di colui a chi dice la Chiefa ^Oileótus meus mihi, & egoilli, Gwf.3.

&c. altro amico non riconofconoi Criftiani da lènnp jtuor

che Crifto, del quale la Chiefa è amica : ma forfè il Vergerlo fa un’altro amico, & di quello parla, ma egb,& non il 1 a

P 3 i CheTfr«?Teologaftri,& forfanti infegnino un’arte, ho- micidij,& attattinamentfnó sò uedere,quali altri fi fieno,fuor che i fuoi due martiri di Coftanza, feguitati da fuoi pari nei fuo ultimo articolo,che,quanto fia per lo retto, le cofe nottre fifanno pur troppo alla difcoperta, nè fi ha riguardo ad alcun di uoi ( che non credette forfè di ettere (limati molto tra noi altrf)& quando il Papa uorrà ufare dettarti, & omicidi), non afpetteràjche ueniate al Concilio, ne che da frati gli ha mie- cnato : ma con bocca d’oro ui caftigherà tutti di lontano,come di fopra n’hò già parlato un poco. Che 1 frati poi fieno, o non fieno teologatiti,& forfanti,uoi altri eccettentiflìmi sfratati^ fpretati,ue ne potete accorgere, & (uottro mal grado) ue ne accorgete. Nè fo io uedere, che alcuno di loro ciò mie- onar poffa,dipendo al fermo,che non per arte ò inganno, ma folo per cura, & prouidenzadi Dio l’Apqftolica fede li congrua & confetta fenza artificio d’huomini è accrefciuta no doue fi ritruoua (che fi fa bene,che da fe non hebbe mai forza di leuar la città Imperiale, che è Roma,all’Imperatore ) coli li manterrà per l’iftelfa uia . Non fu inganno quello, che uso Dauid nett’uccidere il Filifteo per foftegno detta fede reale in Ifraele : ma fu forza,& uirtu di Dio : & nondimeno il Fttitteo nonlocredeua ; ~ ^ r “

•u forza,& uirtu di Dio : & nondimeno n rmnco ■ua,& etto fu l’ingannato dalla propria perfuafio- ne,&mon dall’arte, che Dauid fi ufaflè : cofi intrauerrà a uoi,

.Rrg. 17

ne,& non dall arte, cne Dama 11 uianc . tua « —* »

che quando non lo penferete, darete netta ragna, & fara opera^ orditura di Dio, & non del Papa : ma ueggiamo ora la cópita pazzia di quefto uantator eretico,nette parole iegueti.

Ma ho parlato affai,e pur troppo con uoi Papa Pio 111 l.f a Vcrg . rò fine,quando prima u’haurò detto,che in effetto uoi potete „ ben (fe uolete) far un Concilio tra i uoftri o^n Tréto, 0 in Bo „ [p. 156 modifica]1 5 6 ‘Rjfyojìa di DonrtJppolito

“ logna,o in Roma fpacciatamente,& fallo con quei modi,che « a uoi pareranno,& piaceranno, & altri piu maluagi che ue ne « potran parerei piacerete niuno, il qual uiua in Italia, non « haura ardimento di fgridarui pubicamente, come fo io, che « wi fon fuorde’piedi, quantunque gli huomini da bene fecreta <c mentefe ne farebbon beffe, & ftomacherebbonfi de fatti “ uoftri.

Ippolito.

Verg.

cc

cc

Cf

(C

fC

Ippolito .

Chi uuolt il Concilio dall' Imperatore, ò non lo uuole tnaì 3 o penfa di far Monarca del Modo flm Paratore.

llVerg.incari ca f Imperato re per due ri*

Queftolo dice, per inoltrarla forza che gli da il Tuo fpiri- to , 11 qual non Io foccorre,fe non di lontano: ma fe fulTe in Ita ha,non fe gli accollerebbe, fpirito propriamente de gli Apo- ftoli,quando fondauano l’euangelio, & per amor di Crifto fè n andauano in croce a punto apunto. poi feguita,

Ma cauatcui di fantafìa, cauateui del tutto, di poter ueder Concilio generale,delquale uoi habbiate fatta la lndittione, & oue ì noftri ui fieno per intrauenire. I quali Io uogliano da un’Imperadore, & non incominciare a riconofcerui per huo- mo,che habbia l’autorità di far cotale lndittione,ciò è,per ca polupremo di tuttelechiefe del mondo ( fe ubbidirò alla Indittion uofira,e uenitfèro.

. O fia ringrariato Iddio, che al fine l’hai pur detta come la intendi,& come da’ tuoi sfratati maeftri gentilmente l’hai im parata. Vn puntodolo poteui aggiugnerli,& quefio è Che fe ì tuoi non la uogliono, fe non dall Imperadore, conuiene, ò che non la uogliano mai, onero che uogliano anche l’impera dor per Monarca di tutti,tal chealla lndittione, ch'ei farà o- gn’uno fia pronto ad ubidire, fefi dourà far l’uniuerfal Conci ho. Mà,quando ha?c erunt ? Et uoglio pur, che ognun fàppia le tue gentilezze. Qual maggior carico far poteui tu all’Impe mdore Ferdinando,che dire,ò Colo accennare un fimi! tratto? Qui al ficuro, per due rifpetti almeno da tefuaMaefià ne uie-

ne incaricata. L’uno,perche tacitamente tu uuoi dire, che ella fia da poco,fè permette,che altri gli leuxil pàdi mano, ufur pando quello, che e proprio di leficofa, che offende anche i fuoi predecefiorijche hanno tolerato l'ifteflo ; L’altro,perche in tuttele gml« tu gli conciti umidii addoflo fuor dipropofi-

to [p. 157 modifica]contrai fecondo fcrìtto del Verg. 157

to da gli altri Principi della Criftianità,i quali a niun patto uo gliono fopportare,che all’Imperadore fia dato nome, nè pur ombra di Monarca. Là onde gli emuli di Carlo quinto falena cario v.traua dire,che bifognaua umiliarlo, conciofia che egli afpiraflè alla gliatoper iub Monarchia ; & con quello colore gli furono moflTe afpre guer bio della mo* re, con la rouina di tante prouincie, come è cofanota. Che narebu. penfi adunque di uoler qui far tu con Ferdinando è Vuoi trattarlo da un goffo ? & dou’è la riuerenza,che tu porti al tuo fu- premo magiftrato ì O uuoi forfè per tal uia concitargli addof lo qualche guerra?certo ne ho gran dubbio. Ma fe quello no è Ferdinando,di qual natione adunque farà cotal Imperado- re,a chi tutto il Griftianefimo debba ubbidire ì ledefeo > Ma nó uuole ubbidirgli nè Francia,nè Spagna, nè Inghilterra col rello de’ Signori,che non fono fraTedefchi. Lo uuoiFrance fè,ò Spagnuolo,ò Italiano,ò d’altra forte^Ma i Signori di Ger mania non uogliono.Et come puoi tu adunque uoler la Indir tione dall’Imperatore, per far un generai Concilio £ Non uè di, che fenza elfer dal Papa impedito, lì tratta dell imponibile? Et tu fei un gran ualenf huomo ad hauertela coli ben concertata fu le dita,& elfi fono huomini di grà difcorfo,fe afpet- tano,che l’Imperatore mandi fuora la Indizione. O bel pafa fo i Ferdinando fin qui non fi lafcia dir di far la Indizione, ma dice,che fi contenta d’ubidire a quella del Papa,come hanno fatto ancora i fuoi predecelTori,& dice, che hauoi altri per e- retici efpediti,che la uolete d’altra forte, & non uuole riceuer per adeffo da uoi limili incenfì, di darli a credere che all’Impe rator s’appartenga il farla,& non è fimile al Baluardo Ab ime- Iwc j. lec,ouero al luperbiffimo Afiàlon, che fi mollerò contra la ca fa del loro padre ; anzi cétra il padre ftelfa. L’Imperador Fer ijimperio pe dinando riconofce dall’autorità del Papa il fuo Imperio, co- de dal Papa. me quella, che a Germani habbia dato la facoltà di eleggere j(è,& altri:& perciò, come padre proprio,l’onora,& riuerifee,

& fìima le fue leggi,nè ingratamente contra di lui fi porta,co- me uoi altri,generation praua, & peruerfa ogn’or lo ftimula- $e 3 che faccia, Ma 3 & chi può afeokarui 3 fe non altri eretici è ■“ ‘ pei [p. 158 modifica]1 5 B %fyofta di Dom'Ippolitó

per mia foche quello è un bel punto,uoler Plndittione deII ? U niuerlàl Concilio daH’Imperatore, no ui edèndo nè uedigio, ne ombra pur di fperanza,che ciò podà edere; & che difone- ita e la uodra ò Luterani,a lafciarui ufcir cotal parola ? Io per rne non credo,che altri,dal Vergerlo in poi, la podà dire,perche quello farebbe un uenire alle mani tra loro; non concedendo il Luterano d’altra natione, & di altro dominio al Luterano di nation Tedefca, che l’Imperatore potedè fare ITn- dittione uniuerlàle, già che. non habbia autorità nè fpiritua- Ie,ne temporale,che podà comandare a tutti, come al tempo inedrìco Fat* antico hauer foleuano gli Imperadori. Ma oggidì è padàto to 4 * /ignori queltépo,&èun incaricategli altri Signori, adire, che talté- aal Ver 2 - P?P 1 » per ritornarli a dietro;& acciò che fi uegga, che col dire,che 1 Imperadore habbia da fare la Indittione, fi dica an- cora,ch’egli debba hauer autorità foprema ; ecco, che tu defio l’hai confedato, con dire.

Tergerlo j nodo la uogliono da un’Imperatore, & non incomincia-

t{ f C T ' r j Cono ’e erui P er duomo, che habbia autorità di far cota- « j 1 ndif£idne(cioèper capo fupremo di tutte le chiefe del mo r .. do,fe ubbididèro alla Indittion uodra & ui uenidèro.)

PP Adunque chi uuole l’Indittion generale dall’Imperatore,

uuole,ch’egli fi a capo fupremo di tutte le chiefe del mondo, & lo uuole incominciare a riconolcere. Ma qual In<defe,ò Fracefe,ò Spagnuolo,ò Italiano uorrà dar faido a quedo paf- fo> Et chi uorrà credere,che tal fetta penfi di ubidire (fe ITm- peratorcomandade) quando i Luterani Tedefchi medefimi ncufino di ubidire fua Cefarea Maedà in quello, di che gli prega,fcongiura,& comanda ancora ? Io fon certo, che fe all 9 Imperator Ferdinando fofTe Iafciata la cura di far la Indittio- nedel Concilio,egli non la farebbe d’altra forte; che di quel la dedà,che fua Maedà accetta oggi dal Papa: perche non ef- fendo un barro,(come forfè il Vergerio fi credevo non fo ue- dere,come fe J’accettadè,& fe gli fottomettedè, quando non ne hauedè fattogiuditio faldo,ch’ella fia tutta buona, & tutta ragioneuole;& perciò come può clfere, che quando bcnl’Im

perator [p. 159 modifica]contrai fecondo fcrìtt ode IV°rg. 15 9

pcrator màdaflè fuora la'Indittione,gli eretici fodero per accettarla,nó udendo riceuer quella, allaquale fua maefta h accètta con tutto l’animo,& che douendo farne una,la farebbe tutta limile $ Non è adunque nè uero,nè uerifimile cioche dice quefto animale, ma al modo, che fe lha fognata , coli la

manda fuora, & fecondo la fua ufanza. fegue poi & dice.

Fin tato, che no faremo d’accordo di quelli punti,cioè,che l’Imperador debba far l’Indittione,& non il Papa; &chefia-

mo liberi nel difender la caufa noftra, e i Giudici fieno uguali nelle diffinitìoni. .

(Il qual parlar vuol dire,che ancor elfo Vergerlo uogliaha ùer uoce diffinitiua.)

Nel che non faremmo mai d’accordo, la parte nofìra ua o- gni di piu bravamente uincendo,& la fedia papale perdendo, pergratia dell’eterno padre,che la vuol coti, &c.

In tutte quelle parole uorrebbe darci martellò, & gelona, fe potette,& farci inuidiofi del fuo bello flato,in cui fi truoua, ma noi non ci mouiamo per eagion di moltitudine ; ftarem- mo frefchùfe perche la maggior parte declini in un lato, uor - remino correre anche noi. La barca s’affogherebbe in un trat to. Quando Moife daua le regole della religion di Dio al popolo ditte(è l’autorità nei Deuteronomio a xiij.)che quantunque tutta una communità,ftimolatte un folo a lafciar’il pri mo culto,non però quel tale gli doueffe credere, ma fìat fal- do. Gli Apolidi non fi curarono di partirli da Grillo,quan - do gli rivoltarono lefpalle quali tutti, che l’udiuano, & che CrSlo dille loro, Volete forfè partire ancor uoi ? Rifpofero, a chi adderemo hauendo tu parole di iuta eternaèquaiì dicàt, partala chi vuolejche noi lappiamo al fermo, che qui fono le parole di uita eterna. Il male ha fèmpre piu fautori,che no ha il bene, & chine dubita? Il buon feme,delle quattro par Ù una fola fece frutto. Sono molti i chiamati, ma pochi gli eletti! Ma con tutto ciò,che può laper cottui, come uadano le cofe? Iddio fi riferua maggior numero affai di perfone di quellojche l’huomo fi crede,coli dice fua madia ad Elia Pro-

m Na:ura

Vergerle.

Ippotitefi

Vergerlo-

Ippolito.

Deut. 15 Nota.

Gli Apofiolifl fermarono co Crijlo quando gli altri fi par tiuano •

I oan. 6 •

I Gattini moU tiplicano per un poco.

Matt.il. Lue. 8,

Mute.io. 4.Rfg.i9 [p. 160 modifica]i6o

'Kìjpofta di Donrf Ippolita

Natura deirimpietà,& dell’empio,è d’andare moltiplica^ La profferita do, Proficient in peius: mafiamoperò auifati dal Calmo,di èicattiui fini = n on hauer gelofia,nè martello, nè inuidia del loro flato, No» fce pretto . jj ?mu l ar j i n malignantibus, &c. perche tanquam foenum ue- rf ' 3 ‘ lociter arelcent, & quemadmodum olera herbarum cito de- cident,&c.

i Alla Chielà R omana fcriflc fan Paolo la Tua prima epifto» k Roma, che la;& da quel tempo in quà fèmpre è durata,nè mai fi

Sai. 103

Iddio manticn

. , » _li fu per temi

po alcuno,ch’ella no adoraflè Crifto,& quefto è legno elpref lo,che non è fabricata da altri,che da Dio mantenitor delle cofe,fenza il cui fauore il tutto perifce, Auferes fpiritum eo~ rum & defìcient, &c. & in particolare i peccatori, che fona» lènza Dio ; Defìcient peccatores a terra,& iniqui, ita ut non Iddio Menta Mai buoni con tutto,che fieno odiati, &perfegui-

i buoni, fi co- tatbnondimeno da Dio fono confirmati, Confirmat autern me abbuffa i iuft° s dominus,&c. Che direbbe il Vergerio, le uedeflè, che cattiui . l a & tta durata già, 15oc.anni,com’è durata la noftrà

La fetta Lute Chiefà Romana ? le per cagion dello fpatio dixlij.anni lì gio rana. ria tantoché farebbe poi,lèpoteflè numerari migliaia ? ma

Ligujiro bian quefto non può ellère,ancor che come Liguftro bianco ella dia di fe fletta alcuna uifta,& come herba uerde lì moftri al quanto altiera nel mezo del campo del lignote, & come Loglio nel mezo dell’auena ; ma al fine, Inimici domini mox ut: honorificati fuerint, & exaitati, deficientes,quemadmodum fumus,defìcient. Non ui gloriate o uoi della lètta, con dire,che ora uoi andate auanzando,& noi perdendo,che anche Alfalon per un pezzo cacciò Dauid fuo padre, & pareua a ri guardanti,che Dauid haueflè tratto(come fi dice)& i nemici fuci diceuano,che Iddio lo caftigaua de i Tuoi peccati, & lo malediceuano,& beftemmiauano ,* ma al fine fi uide,come an daftè il fatto,poiché Dauid reftò uincitore, & Aflàlon appiè cato co i capelli proprij alla quercia. Quante uolte, & per LA chiefà al • guanto tempo la Chiefà è iellata,come abbattuta da gli ere- ire uolte piu tici(che l’hanno ridotta ad altri termini,che non è hora)& no trauaglm di dimeno al fine con maggior forza è riforta. Sci nemici fuoi

Sedi

Erba verde. Lolio.

Sai 36

Affatone >

i.R eg. 18 [p. 161 modifica]contrai fecondo fcrìtt'ò M Vtrg. 1 £ ?

& di Dio fono andati in fumo, quando la Chiefa ha fermate le radici qui in terra ? Iniufti puniétur, & femen impiorum pe ribit, iufti autem hsreditabunt terram,& inhabitabuntin ie-

culumfeculifupeream,

■Qui potrei decorrere nelle erefie panate,che hanno hauu-

to altro poÌfo,di quello che habbiano le prefenti, fi per camion de loro Maeftri Eretici, fi per rifpetto de’ Principi, che l’aiutauano,& fi al fine per la gran moltitudine,che gli crede- ua: & nondimeno quando penfauano di hauerla, come naue sdrufcitameftà al fondo, all’ultimo ella e arriuata al porto,& lafciando l’erefie in preda d’ogni forte di uento,fiè faluata,

effe fi fono abiffate. & chi vuol péfarfi,che habbiada riufa re altro al prefente? perche la uerità delle fcritture afferma che, Iniufti dilperibuntfimul & reliquia impiorum interi- bunt, falus autem iuftorum a domino, & proteólor eorum in tempore tribulationis, & adiuuabit eos dominus, & libera- bit eos,& eruet eos a peccatoribus, &. faluabit eos,quia (pe- rauerunt in eo, &c. Soffino adunque i venti d’ogni forte di dottrina jpiouano le maledittioni fopra di noi^congiurino tutti gli eretici infieme quato uogliono,che la Chiefà no può cadere,perche è fondata fopra la ferma pietra ; Anzi di qui hauemo occafione noi di piu affinarci nella uia di Dio, purga do gli abufi,& riconofcendo gli errori ; & chi vuol negar,che non fieno tra noi ? Ma, vexatio dabit intelleftum : & quefto farà il bene,che dall’erefie di oggi uorrà cauarne Iddio.

Quello difcorfo non è (lato fatto da me, per rifondere al maledico Vergaio,che egli non merita di udir tante cofe,ma l’ho fatto perche ifemplici non fi abbaglino nel uedere ciò che oggi dì regna al mondo, perfuadendofì forfè, che Iddio non habbia cura della fua Chiefa,alla quale gli eretici fanno tante infidieffeguendo Torme del lor gran padre Lucifero * Rifoluanfi pure,che (è il mondo dura,& effi habbiano uita,ue dranno nèpiu.nè meno auenite delle prefenti, come ancora delle paffate dottrine de gli eretichche tutte (è ne fono gite in fumo,& quanto piu parrà di hauer fatto profitto, tanto piu - ' J ' " X fi ue-

hord fcmpre è con maggior uirtu riferii. Sii. 3 6

E rcfle paffete maggior delle prefenti . Maeftri . Principi. Moltitudine . Naue,

Eph.j,

Sal.tf

Si eottte tutte Valtre ereflc „ coflqueftaanr darà inferno « [p. 162 modifica]r i £ i %ifyofla diDonn'Ippo litb

' fi uedrà la grande, & non mai da fe penfata confufion loro ,

& quello tato fi brauo uincere(di che coftui fi ua iattado; farà un fuoco di paglia,che prefto s’accende,&piu prefto fi muo- rejma ritorniamo allo fcritto.

Come furiofo fi mette a far un ribuffò al Papa, fu l’hauer mandato fuori la Indittione, & i Nuntij in Germania & ih Inghilterra,&dice.

Tcrzerio. Che egli in tutto è fiato mal confegliato, a perder iltem- fc po,& la riputatione infieme, fi perche a lui non tocca il far ta “ ^ Indittione,fi per le conditioni iniquiìfime, & dice,che l’ha <c uer mandato i due nuntij,non ha finalmente fatto altro, che palelàre a chi noi lapeua, che l’Alemagna nonticn piu conto de fatti del Papa,ne de fuoi nuntij,i quali ella per rifpetto c r ? ** riueréza,che porta al fuo magiftrato lupremó,che èl’Imp. gli u h a falciatipafiar per il paefe,ma le altro rilpetto dr quello del f ^ a P a n ° Ui fiato, non fo(dice egli ) come fi folle andata, polito. ' Come dire, che l’haurebbon fatta male . Io non uo- glio qui dir molte colè , fe non che cofiui fi piglia troppo affanno dell’ onor del Papa , già che fi crucia tanto, perche fi fia melfo a perderlo con rjndittione,& co ìNurì- T tij, & mi par,che in tal punto egli fia troppo amoreuole , di

che lo difgratiamo tutti di compagnia,fe tocchi poi, o nó toc chi al Papa,il far la Indittione >& fe habbia fatto bene, ó ma - ■ : ' : le a mandare i Nuntij, di grana laféiamolo un poco sbizzarrì re a fua uoglia, bafti a noi lapere,come fia il latto,& poto più -badò ne dirò due parole : ma prima doglio dire, che è un bel punto quelIo,che dice del gran rifpetto che portano alttrr*- -.. . pcradore,come che non fi fappiadn qual maniera lo trattino. Voleflè Dio,che haueftero qualche rifpetto all’Imperadore, che forfè ui farebbe fperanza,che pian piano fi auezzafièro ad hauer rifpetto anco ad altri, ma ìor non ualenè fupremoma- - gifirato, nè ordine di Dio, & tanto fi fa,quanto non fipuò far dimeno per la paura ; & che fia il uero, perche non lo ripe fa rifatto fpettateancor nel refio, che ui comanda ? Non ui dic’egli for f eruta Mtm ft,ehe debbiai ubidire al Vicario dl f Crifio ? de perche qui

mm [p. 163 modifica]contraifecondo ferino del Verg. 1 6$

non gli hauete rifpetto.ma lo trattate ( infieme con tutti i fi- perdi or kg\i gliuoli della Romana chiefa)da diabolico* & fe direte,quello eretici. elfere zelo,& io ui dimàdo,perche adunque udir i Nuntij, per fuo rifpetto,gia che il zelo fenza il rifpetto Tuo ue gli hauereb be fatti mal trattare * O che il uietar lor il palfo fenza il rifpet to deirimperàtore è zelo,o odiojle e odio, che non nalca da zelo, & come fiere uoii buoni Criftiani,&i riformati* fe anche è zelo,& come gli lafciate uoi pattàre*puo forfè piu in uoi il rifpetto dell’Imperatore,die non poffa il zelo di Dio ? Noi nó lafcieremo già per alcun rifpetto cofi paffar le cofe,& che fu il nero , ecco,che tuttauia ui lamentate, che non habbiate

il uoto ancor uoi,come hanno iVefcoui>&nondimeno per

niun rifpetto non l’hauerete mai, fe non ui uiene di ragione al modo detto di foprajfe quefto dunque è zelo uoftro ,di mal trattargli fenza l‘Imperatore,& non odio,perche il rifpet to di quello ue lo interrompe * Rifpondete. Ma chi può qu& rifpondere altri, che il Vergerio con qualche gentil bugia in punta di lingua, uedi come l’ha pronte nel fuo refto ; Dice,

Che i Nuntij andauano trauagliando per la Germania,per Vfrgmo. accender gli animi d’alcuni contra di loro.onde penfaflero di >s

fargli guerra. ... , „

Quefto non lo pruoua, ma come Te folle uno euangelilta, ippolm gli bafta folo hauerlo pronuntiato. Ma di gratia,& quali animi uoleuano accedere coftoro per far la guerra? Quei de' uo ftri,o quei d’altri * fe de’ uoftri ? a chi darete uoi ad intendere che i nuntij del Papa andaftèro da Luterani per* accendergli a guerra da parte del Papa contra i Luterani * Quella è bene delle mature; fe ancor d’altri,che loro accadeua hauer il palio tra uoi col mezo dell’Imperatore, alquale arriuaron prima, che paflaflèro nelle uoftre parti come nutij del Papa * Ma pur tu dirai,che la cofa folle come tu la uai diuifando, & perciò fai tale argomento a limili.

Sono d’intorno a 2 5. anni che gli Illuftriflìmi proteftàti ad ve rg. una ambafciata,la quale portai io di Paolo 1 il.

Mi marauigliauafe non fi uoleua allegare un pqco. . Ippolita,

X 2 Che [p. 164 modifica]f 64 ‘RjJJpofta di Donr? Ippolito

l'erg, Che li inuitaua pure al Concilio di Trento ; rifpofèro ché

non uoleuan uenirea Concilio, che folle flato Inditto dai Papa.

Dio il fa, le tal’ambafciata contai rifpofta foflè mai in remili natura : ma tranfeat.

Et poco da poi, pur per conto di Concilio fi uenne allarmi . Perciò che quel buon Paolo fcriflèa i Signori Suizzeri (n’habbiamo la copia )

Io non fo fe ellafia autenticai in carta di pecora.

Se,non poter patire, che il fuo Concilio foflè difprezzatò da i Principi : chiamaua difprezzare,perche non acconfentifc fero a cofe ingiuftiflìme. ;

Vórreifaper da te, fela colà apunto fla come la Icriui,o- pur fe ui furono altre cagioni piu proprie di quella guerra,ol- tfra la (prezzatura dei Concilio (la quale però non era dipoco momento ) ma tu potrefti ben (àpere, che altre ragioni & piti particolari, furon quelle che mollerò'l’animo déU’Imperato- Ldcdgìon che re allarmi. Perciò che raffrontò che nella, guerra, contra Fra ntojje.cario y. eia riceuè Carlo da’proteftanti'in hauergli mancato(lècondo V? g«m*4 p arer f uo )dell’aiutò promeffo in cotal guerra,ne fu la onni* emanu. p 0tente ca gione, percioche fi uide ridotto a far pace contra fua uoglia,& prometter la figliuola con dote dello flato di Mi lano al Duca d’Orliens figliuolo del Re Francefco, St per tal affronto Carlo mollò a fdegno, fi terminò di caftigare chi ma cato gli haueua. ne di tal rifolution lua, alcun fu confàpeuo- ie fuor che Francia, che gli promilè ancora aiuto didicce mila fanti,& ottocento lance, condotti dalla perfòna del Duca fopradetto. Il perche Carlo fleflò fu il primo a ricercar il Papa d’aiuto, oprando il mezo di Farnefe, il quale gran tempo ftentò a riuoltare il Papa a dargli aiuto,ne meno l’otteneua,fe da Francia fteflà non era perluafo. Tal colà la fanno iFran- cefi,& la (annoi Signori Vinitiani, i quali per un pezzo (come naturalmente inchinati alla pace,& nemici di guerra) no- trirono la mente di Paolo Terzo a non fi muouere del fuo prò • ' ’ r • polito, if qual era d i non aiutar tal imprefa. Fu adunque tale

la

Ippolito. Ve rgerio»

Ippolito. Verge,

Ippolito . [p. 165 modifica]contra'lfecondo fcrìtto del Verg. i 6 $

la cagione maggiore della guerra di Germania, & non fune papa nè Concilio ; anzi la lega fmacaltica, fu prima in arme»

chel'lmperadore,d'un gran pezzo,perche nei maneggi di

Carlo col Papa,fi perde gran tempo, & efli auifati o

da feflefli,o forfè che dTiThaueiTero anche lènza quello rilo-

luta, furono in campagna; onde piu tolto fu miracolo, che Carlo la fuggifle, ritrouandofi come colto all improuifo.che col ualor fuo?& dell'effercito la uincefTe. Che bifogna dunque dar la colpa ad altri di quel male, che fu comperato a de- ilari contanti ? (fe pur fu uero quello che Carlo ltimaua, cioè di eflTer tradito.) Non furono forfè con l’Imperatore contra tal lega nella guerra altri che Papifti ? non ui fu il Duca Mau- ritio ?on tutti i fuoi fautori Nonbifogna, che un feminator di difcordie con fi efprefie bugie s’interponga, & fisforzidi rendere odiofo il Papa piu di quello, chedìa, a 1 P; oteftant ; quali meglio di te fanno come andafTe il fatto. Maoue hai tu il ceruello ? Non làiche bifogna memoria al bugiardo ? N-oft hai fempre affermato nel primo fcrìtto, che uoi fiere efchifi, & perciò n’hai fatto un lungo meretricio lamento. Come adunque fcordato di quello,che hai detto, fei ora caduto nel la cónfirmation delle mie mentite che n ho date tante uolte d’intorno a quefto articolo * Ecco ciò che qici al nuerfo del primo detto,feguitando il tuo parlar col Papa .

' La uofìra riuerenza ora ritorna a punto per le medefime pe date, & pur gli inuita al Concilio di Trento,da edere con ìni- quiffimi modi celebrato, come appare nella uoftra Indizione jchecofaèquefta? Efiendo giàftatadata una uolta la ri- fpofta che fu data s 1 che,uolete mò forfè ancor noi far come Paolo 111 .il quale pofe le mani all’arme? Facetelo,fe Dio ue lo permette,nella cui infinita bontà, & mifericordia noi ci co

Ora dimmi,non ti contradici tu diametralmente ? In quel primo fcrìtto non uuoi che in alcun modo ui chiami : ma che tra l’altre conditioni inique,che ha il Concilio di Trento, lina fia,che delude uoi altri, & ora dici,che pur u multai & co-

Vcrgcrio

Ippolito* [p. 166 modifica]?66 %ijpofla di Bonn'Ippolito

me ftarannoinfieme quelli due punti? Pouer’huomo, debito oramai farebbe che tu riconofcdfi, come Iddio ti leua ii cer- nello.

Ma ecco nuouo ftupore,fi duole pur tuttauia del Papa,che ouedi prima fi ritrouò il galantuomo a dire* che Pio 11 x r. non gl’inuitaua ; ora fi uegga tanto alla fcoperta comprefo in bugia,però fi duole & dice,

Vergario. Ma torniamo al punto, le quella rifpofta fu data rifòlutiflz-

ma,non doueuate mandar uoi ad inuitar i nofiri, come hauc- te fatto ; perche hauendo una uolta intelaia rifpofta da loro di non uoler uenirea Concilio inditto dal Papa, non occor- reua perder piu ii tempo, & la riputataneinfieme, mandando per MdTo effetto. adunque qualche altra cofa ui moffe ; le quella rifpofta fu data rifblutifnma, uoi certo non manda- uate i uoftri nuntij a torno per douerla hauere in barba un’altra uolta; adunque andauano per praticare,& acceder la guer racontradinoi.

Ialite. Quella c la coperta per non moftrar di dolerli, ch’egli fia dal ratto del Papa conuinto coli di grollbnella honorata bugia,pero Io riuoltaaddollò alla guerra, laqual non fu maipen fata dal Papa; ma fi forfè da qualche fpirito feditiofo, & da ftioi pari,come fin’ora molti effetti s’incominciano a uedere : ma caminiamo oggi mai al fine.

Egli ringratia Dio, che gli faccia uedere quelli tempi, ne quali il Papa co i ftioi nuntij fia coli poco ftimato, & di fi poca autoritàri che pruoua con dire,

Tergerlo . Se i nuntij doueuano palfar per la Germania,ha bifognato,

ce che lTmperator màdalfe feco un fuo curatore, che fu il Truc- « ces d’AJlàtia ( ben galante gentil’huomo a dire il uero )

Ippolito. Coftui qui uuol la mancia,però lo lauda: & perche là, che

è Tempre folito a dir la bugia,&che per tale fi è fcoperto,però aggmgne quellaclaufula ( a dir ii uero ) come fe dicelfe altre uoke ho burlato,& ho Tempre detto il falTo, ora io non burlo nè dico la bugia,ma il uero.

Vtrp II quale operaife, che non fuflè fatto dilpiacere a i uoftri

nuntij» [p. 167 modifica]contraifecondoferino del Verg. i6j

fìuhtij,& che non folle loro denegata l’audienza #

• O bel paflo, i nuntij del Papa non pollano andar ficuri ad Ippolito * inuitar ài Concilio (colà che contra ogni natura di leggi fi ri» truoua,lequafi tutte uogliono che ambafeiador non porti pena,)& i Luterani noftri ribelli,fi uorranno doler poi (& gratia I l uteramje loro falfamente)chelor non fia fatto il faluocondotto, di po- l^dofì di noi ter uenire al Concilio, per dire, & far il peggio che poffano ? Pf cot ° iti 1 ™ Non uogliono dar pur audienza a i nuntij,fe non per rifpetto ^5 L«rr/<d deirimperatore,&uannobeftemmiando, perche noi non uo uocon ^ otto gliamo dar loro il uoto& la bachetta in mano. Che forte di i a f c i 4no poiin demonio è quefto,chehànno nel ceruello > La legge di natu t ^ ere c j,e i no ra uuole,che quel che non uogliamo per noi non lo facciamo ftrinuntij non ad altri, & quello, che per noi uogliamo, facciamo al proffi- fono tra. loro fi ino, & i Luterani non uolendo che fia fatto lor difpiacere dal curi, nè di ha* Papa,ben lo farebbono a nuntij del Papa,fe l’Imperatore né uer audienza» gli intratteneflè ; i Luterani uorrebbono efièr uditi quando m della utu» uogliono beftemiar contra la Romana Chielà:ma fenza l’Imperatore non uogliono udire i nuntij del Papa, che pregare, - t *

Se lupplicar gli uogliono; o che gentil perfone. & perche no fi dica che tale fia il difetto della nation Tedefca, & non della ietta: il nofiro ualente dottore fi ua ingegnando diprouarla ancora col refio della fcuola, in tutte le nationi difperfa ; a fin -cheli uegga, che non la natione Tedefca, la qual di natura t a naticute - Tuoi efièr gentil &cortefe, come ottimo inditio ne danno i defea dinatu* -Principi Catolici,che in una gran parte in Germania fi ritmo ra C r rt ff utc nano : ma la maladetta letta Luterana è di fimil,'natura,che no L *J' n * n f a fa conto nè di coftumi nè di leggi, o naturali o diuine : ma fo- ^ ie '

To fi muoue con furore infernale, però feguita, natura, è d’ai »

O bella partita ; o riputation del Papato, che ua per man tra forte, d altri,fe uuole audiéza,& nó lòlaméte dico per la Germania y erg. v è molto ben’abbafiàta, & quali morta la uoftra eftimationè. „

(Douerefii pur aggiugner la claufula , che dica, Apprefìo Ippolito* de Luterani, già che infiniti ne fono che riuerifeono il Papa,

& fono Carolici. )

Ma per li Regni di Francia tanto quàto ognintorno uede, vergem * j & tolto [p. 168 modifica]i-<y8 di Dontf Ippolitò

Ycrzcrio . & tolto P iu ne uec hà> & nó è belIa anco q^ell’altra uoftra gl$

  • .. ;•*. .c ria,chehauendouoi uoluto mandar l’Abbate Martinengo,

« che intimafTe la Bolla della uoftra Indizione al Regno diate ghilterra,& hauendo uoi per lo potentiffimo Redi Spagna#

« fatto richiedere quella Sereniffima Reina, che folte contenta « dilafciarpahàreildettouoftro nudo in quel Regno, effa l’ha

« denegato francamente, & rifpofto in quanto a quello uoftrq «c Concilio quali quello Hello, che hano rifpofto gi’Illuftriflìmi ®« Principi dell’Imperio è

IAggiugni qui ancora & di ; I principi della Confeflion All guftana>& non dire alfolutamente i Principi dell’Imperio, fa T pendo quanti ue ne fono,che han detto altramente,& non far quefto carico a i Prencipi, che tutti fi fieno lafciati ammorba? da uoi altri. Di che fpero, che per pietà di Dio s’accorgeran r no ancor quelli,che fono fedutti, & ue ne renderanno la degna mercede, facendoui pagar il doppio di quei fauori, che orauifanno. ^ #

Vergi Et le quattro braue città franche, Argent inaurane fordia,

« Norimberga, & Vlma. ma ui è flatopiu,che la Reina non ha « pur uoluto afcoltare nè ueder la faccia del uoftro Nuntio;il « che non è dubbio,che hauerebbon fatto etiandio quelli del- « la Germania,fe nó folle ftata la riuerenza che portano all’Im- « peradore. Il quale commandò che folfero uditi, & fpero, « che hauendo uoi ricercato, che i Magnifici & Criftianilfimi « Signori Grifoni,difcaccino i predicatori Euangelici fuora del « la Valtellina, & concedano, che ui pollano habitar quegli « hipocritoni,quei diauoli de chietini,ouero Giefuiti,fpero dice co,che ne riporterete rilpofta, la quale ui confiderà, come « hanno latto le fudette.

Ippolito . Tutto ciò fcriue il Vergerio, fi per far meglio intendere » qual fia la natura dellefcommunicata fetta, che ouunque fi ritruoua, rompe tutte le leggi,fi per farli intender ancora, che Mentita del quanto ha detto nel primo fcritto, contrala mente del Papa* vcrg.data afe & della Indittione(quando fi lamentaua di non elTer chiama- Mo . to)di tutto fi mente per la gola, & che i diffetti, che per fimi!

u conto [p. 169 modifica]contra'lfecondofcrìttò M Verg. i €9 :

conto ìmponeua al Papa,ora tutti firiuoltano addoffo a Tuoi: ililiali per lor fola uolonrà reftano di uenire, & non perche il I>apa non gli habbia chiamati con ogni forte di condizione honefta ; è ben nero che ancor qui è flato un poco frettolofo»

& però gli auerrà come del primo fcritto,che di qui a nó mol to tempo, troueremo poi ogni cófa in contrario di quanto di ce de i Regni di Francia,& bifognerà all'hora fognarli qualche altra gofferia di rifpofta,per impaftrognare un'altro fcar- tafaccio,& replicare > Ma io non gli prometto già di ritornar piu a ripigliar la penna,per tal conto,per non perdere ( fi come ancor dilli di fopra)la lifcia: & il fapone,come fi dice nel la

uar la tefta a fimilanimale,come qui haurò fattole ifemplict

ivo me lo faranno guadagnare,con accorgerli della qualità di queflo tanto ualent'huomo, che dice,&difdice; entra & ne- , ìce,uienfi & ritorna, tutto in un tratto,& pur che habbia no- injtabimm minato alcuno de’ fioftri con qualche uillania attaccata, gli pare hauer fatto un bel colpo, come fa qui có quelli che chia f ma Ipocritoni, & Diauoli, il cui nome & la cui bontà pero, ^ J con la uirtù infieme è nota a tutto il mondo,non pur qui nell Europa,ma nelle Indie, doue con tanto gran frutto deli’ani-; me ad onor di Crifto,uanno fpargendo il diurno Teme euan- gelicojfcacciando i Diauoli dal cuore di quegli huomini in-, fedeli,per la cui cagione il Dianolo fdegnato, muoue ora la lingua dell’eretico Vergerio,come altre uolte moffe quelle* de’ b iàrifei cont ra Crifto,a chiamargli Diauoli. Ma fpero, che & in Valtellina,& in Germania il Diauolo cederà un giorno il luogo,come fa oggi in Augufta,oue alle prediche di uno di tali che qui infamar fi penfa il Vergerio(dico il Canigi)fi riuol CrngL gono a migliaia gli huomini dallerefia Luterana alla ueiita Catolica. Etauegna che la fperanza del Vergerio fia d’altra forte ; pure ella è coli ben fondata, come anco la fua fede ; la quale non potédofi credere, che il Papa fia Vicario di Grillo, mera ancora che la Chiefa Romana poffa & debba perire, il che proferifee egli(com’una profetia ) fotto tali parole,& [p. 170 modifica]tergerlo.

Ippolito .

H.Vng. infici* ma tuttakJUà cafa,nella fot* ipferittiouc*

L <t proprietà tT iefcrittiqe iiPaoloVerg. Paolo .

Kinegator del la chiefi , cr detta, propria fdfata .

1 7 0 ‘RifyoFta di Donn ’ Ippolito

In fatti uoi ue n’andate in precipitio,& le treo quattro Papi,che ui fuccedano, perderanno ancora quanto hauete per- ; duro uoi, nello {patio di poco piu d’un anno che fiere Papa, potremo per bontà del noftro amoreuoliffimo Padre Dio, cantar quelle parole , Cecidit cecidit Babylon illa magna, QueU’autoreò làn Giouanni Apoftolo ò altri che foflè fiato , * lo uide có gli occhi dello fpirito & i noftri figliuoli lo uedraiv no con gli occhi carnali. - u

> Verge io. :

Quello è il bel fine del Vergerlo nel fecondo fuo Icritto, al quale non è ballato di far quanto ha fatto di male-, le ancor non infamaua malamente la propria calàdi quelle federila,, che egli lolo ha operato; onde lafciado di lòtto Icriuere il proprio nome, fi lottofcriue il luo cognome,accioche col tempo ! non fi làpendo qual fia fiato quel fi gran trillo, che habbia la- feiato al mondo tanto federati Icritti, ne refti lòlo l’infamia perpetua apprefio della calata ; Come feda fua famiglia tutta hauefièdato il uoto,o dettato il foggetto, in coli eretica im- prela. Ma io uorrei che egli ftefiò fi ricordalìè,che fe ha fatta fclo il male,non ne deue lafciar l’infamia ad altri, però doue- rebbe confelfare all’aperta.

Che egli è Paolo, il quale è fatto lupo rapace, & predica- tor della impietà,& ualo dell’ira di Dio>& deftruttor di quel la chielà,per io cui foftegno Paolo Apoftolo lafciò la tefta in Roma,doppo rhauerle infegnata tanto honorata dottrina*; parte della quale fi regiftra nella prima fua epiftola fcritta a i Romani, & cofìui hora impugna laChiefa, riniegala dottrina,& falsifica le parole.

Deueconfellar’anco,che>fi come ha rinegata la Chielà, nella quale rinacque a Crifto,chefula Romana, coliancora' che fia nato della famigli a de’Vergeri, nondimeno ha tralh gnato,rinegando quella fede,che da Tuoi Padri, & Audi, ha?,

  • V ueua [p. 171 modifica]contrai fecondofcrhto del Verg, i 7 i

4 ieua imparato,fc pur l’imparò mai di cuore, & non piu torto

da principio fu Tempre un trifto,come dei pari luoi dice il lai

mo ; Errauerunt peccatores a vulua.)

, Hadaconfertàrnèpiunèmeno,checontuttocheeifoire battezato tra’Catolici ; nondimeno ora non crede piu, chei

giuramenti fatti nel battefimod’aftringano ad ubidire a quel infedele a t la chiefa,che l’ha battezato. ^ ^ giuramenti . ;

Coli ha da dire,che fu ne gli ftudij, ma imparò poche lette ie,& manco timor di Dio, onde fe ben’auuocò in Venetia, Ignorante di nondimeno lafciò nome,che poche uolte difendertele caufe lettere, er di delle Vedoue & de’ Pupilli, ma chi gli porgeua maggior fom bontà noto . ma di danari quello era il piu difefo :

Fu Vefcouo ( & Iddio fa come ) fi dicono di gran colè del fatto Tuo, ma è ben uero,che di pallore fi fece lupo. Lupo non Vc-

Andò in Germania,mandato dal Papa; ma pofela frafca ‘ CQU °* alla facoltà & autorità,che’l Papa gli hauea conceduta,& fe- McrcZte delle ^ed’ogni erba falcio.) facoltà eccle*

Andò nuntio perinuitaregli Eretici, Ma come buon com ftaliche, pagno lafciò,che elfi gli facelfcro il parto,nel quale 5’imbria- Eretico. cò di forte, che piu che mai nel Tuo ceruello durali furor del vino.

Haueua giurato di difender la Romana Chielà, come Tua madre,maalfinehaconfpirato coi nemici di quella, & non n etnico ie Sé è forte ditradimento centra di lei ( che fe gli uienfatta) egli fuachiefx . non ordifea.

Quello è in fomma quel Vergerio,del quale dàdomi l’Etimologia colui,che lo ralfomigliò allo Antifonario, ch'io dif- Etimologi*

fi di fopra,dice ancora, Vergerio, ciò è uero gran rio federa- del nomefuo to,& trillo che hora fcriuea uoi,o femplicùper darui alquanto delia Tua farina,& ancor che ciò che uho detto,douelfe ba ftar per antidoto contra il fuo ueleno ,* nondimeno perche u ho promelfo di rifpondere due parole di quanto dice della ri putation del Papa, & di perder tempo in chiamala Conci- lio,per uolerlo far uniuerlàle,& della perdita che ogn’hora fa ddT autorità fua,nonpolfomancami» uditele adunque,

“ Y z Chiara [p. 172 modifica]i 7 3 - e RiJ]?òfld di Donrr Ippolito

_ Chiara co fa è,che Iddio permette I’erefie,non perche piar cajligo detto eianoa Tua diurna Maeftà,ma per molti rifpetti,tra’ quali uno /tri peccati . è,che col mezo loro cafliga gli abufi, & i peccati che regnano L crc * e * tra’Catolìcirdella qual colà nella prima parte de i miei dilcor ila capi x. fi èragionato a lungo. Ma perche fra le altre ce cita,che ha in fel’eretico,una è di nó riconofcere ciò che egli iteretico efjèn fia, perciò di qui è nato, che elfèndo egli il battone, il milero do il ba.fi on d’ fi dà a credere d’efifere il giudice che punilce,& percuote, on- iddia , fi crede de fi muoue moftruofamente a laudar fe fletto,come fe in lui

Y ll ì ludlcc di faper da fe caftigar’i peccati. Il perche al fine il

Iddio fZ ’ il S iudice sdegnato,getta il battone fu 1 fuoco,& falua il pecca- caligato et ar F or cafìi g at0 : Tlltt0 oceorfe a colui,con chi ragiona Dio dejl battone.. j n Efaia a x. Veli Alfur,virga furoris mei & baculus ipfe eft, 'Bfa. i o, in manu eius indignano mea,ad gentem fallacem mittam eu>

& contra populum furoris mei mandabo illi, utauférat lpo~

lia,& diripiat pradam,& ponat illum in conculcationem qua filutumplatearum. Ipfe autem nonficarbitrabitur,&co|: eius non ita exiflimabir,&c.

Cecità.del Ecco la cecità,per la quale non fi auede di etter’il battone,

/Ione .■ aia fi crede etter’il giudice : però poco apprettò fègue,

Dixit enim,in fortitudine manus me£ ego feci,& in làpien eia meaintellexi,& abftuli terminos populorum,& principes

V '• ■ eorumdepra*datusfum,&c.

Itìfdenzt. Vedi quanta infolenza di quello battone, & di quella fra- fca, la quale da Dio fletto uien confiderata con non picciolo sdegno, però doppo alcune parole foggiugne j Nunquid Srctiris-* gloriabitur Securis con tra eum,qui fecat in ea ?aut exaltabi tur Serra contra eum a quo trahitur ? Quomodo fi eleuetur Zculùs - Virga COn ? tra eleuantem exai tetur Bac ulus qui utique lì

Bella colà, Iddio tronca i uitij de’ luoi popoli con la lècu re,& ettà fe ne ua altiera,come lè ella flelfa hauelfe fatta fope ra. Iddio ua rifecando gli abufi col caftigo,& la fega(che è pu iointtrumento;fiinfuperbifeecontra colui, che l’adopera girandola come gli piace * & è a punto come fe la frafea & la f «erga [p. 173 modifica]contrai fecondofritto de l Verg. 5 7 $

«erga fi leuattè cótra colui che 1 ha in mano,& la ticn leuata,

& il battone leualfe le corna, il quale fenz altro è un puro legno. Quello è Terrore. Hor ecco il fuoco. Propter hoc 1 1fuoco, inittet dominator dominus exercituum in pinguibus eius te- nuitatem, & fubtus gloriameius fuccenfaardebit quali com buttio ignis, &c. . ,

Quando gli arbori fon troppo morbidi,il che mene m dan no del padrone,!! troncano i rami fpetti,ne i quali pareua qua mt ur<t de gii fiche il legno fi infuperbilfe,& fi abbruciano, & il legno ne arbori .

diuien raro. Coli vuol dir Iddio : Tu che ti glorij troppo, & offendo femplice uerga & battone, ti uai gloriando di fare & di dire, ricordati, che Iddio ti diradicherà,© ti sfronderà, & ti abbatterà 1'orgoglio col fuoco,& coloro,che col mezo tuo da Dio faranno flati caftigati, fi falueranno al fine,& faranno il popolo di Dio, & etton’haueràcura, che fia il uero,feguita pocopiudifotto. .

Noli timere populus meus, habitator Syon ;ab Allur in virga percutiet te,& baculum fuum leuabit fiiper te,in uia Ac gipti,&c. fin all’ultimo del capitolo.

Per le cui parole fi uede chiaro,ciò che ho detto, chea ca- ilioo de peccati del popolo di Dio fua maeftà ufa per intimanti gli huomini empi, i quali fi credono d efler’etti che fac Gli empiji/tra ciano gli effetti: ma al fine Iddio gli confonde, & caftiga fin menti di Dio* alla ultima loro rouina, & per tal uia falua il fuo popolo. ca fj!S° ac P 0 * Hor coli dico io, che a giorni noftri auiene .Tra noi non fi P oU * può negare, che non ui fieno de gli abufi,& de gli errori, non dico errori di fede,ma errori di peccati, i quali Iddio ha con gran patienza fopportato lungamente. Ma al fin uededo che feguitiamo a buon giuoco,ci uuol cafligare, & perciò ha mef iddio ci capi* fo mano a baffoni, con le guerre & careftie, già tanti anni, A g<tco uarij fk quai mali ha aggiunto al fine il battone dell erefia,& quello è gdl* mtfmu* «nbafton duro, che ci percuote &ogn’orpiu fifa fennrem peonie* «arie parti fu le {palle de’ poueri Catolici,i quali fono ueflati,

& afflitti come oggi fi uede:& perche all’ultimo non uorrem- moettcrdd numero di coloro, che fono percofli &non fi

snuouono* [p. 174 modifica]

  • 74

^ijpojla dì D'onr? Ippolito

ler. a. cr Ifr.5

Eft. I. = ,

muouono. Percufiì eos, & non doluerunt, ( onde il cafofo ro è tenuto da Dio per difperatoxome anco nel primo di Eia ia fi lamenta j che facelfe il popolo fuo, ) per tal cagione, il pa fior della chielà ha penfato di uoler ritrouarci rimedio col il pctpamojfo Concilio congregato per estirpare l’erefie conia cagion di da jitgeUi a id q ue n e ( c h e fono gli abufi & errori ) però rindittione è ufoita, z°to*concflio & ii Concilio è in efière, di manieraglieli può fperare qual- ler rimediar a che bene,& refrigerio a i npflri gran mali: ma gl’eretici non nojhi gratina cofi credono,anzi uoglionp, che non per caftigo , per ro r li. uina totale,& efterminio nofirò elfi fieno in colmo ; & fperar

Gl'eretici gitt nodi preualer’efiì,& di metter la chielà al fondo,&quelle fo dicano tutto il no le brauate,che fa qui il Vergerlo, perche uede certi pro,- contrario. greilì della fua fetta, Ma il fine farà ueder’il tutto. Siamo cer

LaKom. che ti,chelachiefa,(dico la Romana)non può perire ancor chefia wTancorche - ue ^ta, & dall’onde di quello tempeftofo mare trauagliata Z'^tZZ tanto • Etfiamo chiariall’incontro, che l’erefie ben pollono refie tutti peri prcualor per un pezzo ; ma al fine hanno da profondarli, Dio ranno , è corrucciato con elfo noi, lo confellìamo,ma l’ira fua non du

Vira di Dio reràfempre. Ancor Ifraellc per un gran tempo fi flette fot» non dura fem = to la dura feruitù di Babilonia, ma al fin fu liberato, & Babi- pre contra di fonia fu rouinata,& fi come egli pianlè nelle fue miforie, coli

no }' . rife nelle ottenute gratie,Euntesibant,&flebantmittentes Jfraelle in B<t* f em inafua, uenientes autemuenient cum exultatione, &c. puonià affiit- pianferofopraifiumidi Babilonia al ricordo di Sion ; ma lì confolarono poi col uedere il fine,tanto a Ce fauoreuole,& a i Babilonij rouinofo, talché le difièro. Super flumina Baby- Ionis, illic lèdimus,& fleuimus,&c, difièro parimente, Filia Babilonis milèra. Beatusqui retribuet tibi retributionern quam retribuirti nobis. Et quella èia confolation di tutti i buoni,làpendo che, Non relinquet dominus uirgam impio* rum fuper fortem iullorum, Sono percofiì i figliuoli di Dio da gli empi,ma Iddio gli libera ancor rollo,& gli rallegra con farla uédetta foro. Lmbitur iullus, cum uiderit uindfotam» inanusfuaslauabit in lànguine peccatori,&c. ^

Hor.eofi lperiamo 3 chea noiauenirg

J paglia

Sai 125 Sai. 136

Sai. I

S4/.57

fuoco di pd[p. 175 modifica]contrai fecondo frìtto del Verg. i jf

paglia come difopraho detto, quello progreflo che fanno oggi dì i Luterani, quale fi Ipegnerà predo,& la chicfane re-

fta Ma pe?che dice,che il Papa perde la riputatione, & che ne gliinuiti,chefa,doppoleiTer chiaro,cheuemr nouogliono, intende non d’inuitare, ma di far la guerra, & che egli perde ali’ingroflo.Però uoglio qui,o femplici,che ui ritorniate a me moria due parabole di Crifto,cioè,Quella de gli inuitat 1 alle nózze o a cena,& l'altra della pigna. In quelle due parabole Grillo vuol molìrar chiaro la bótà,& amoreuolezza di Dio , & la ingratitudine de’ Giudei,& però dipinge quella cola lot to tal fimilitudini, nelle quali racconta che nobalìo alla bontà del padrehaucr mandatoifuoi nuntij unauoltaafar gl inulti,& richiedere, i frutti; ma moltiplicò ogn hor piu nuntij, non riguardando,che fodero fiati reietti & mal trattati i primi,& i fecondi,nè meno hauédo riguardoiche egli ione chia tifiamo della mente di coloro a chi mandaua, che nonhaur eb bono fatto colà aIcuna,pUr uolfe feguitare; & non Io lece peL altro, che p meglio difeoprire la benignità fua, & il defiderio che haueua che coftoro ueniflèro. Ma elfi ingratiffimi pigliando di qui occafion di dir male, & far peggio,& fperando anche d’impatronirfi della uigna trattaron male 1 nuuj,& peg gioii figliuolo, ma che ne feguì> .

Il padre Milfis exercitibus perdidit homicidas ulos ,&c. Et il padron della uigna Malos male perdidit, &c. ^ Sappiate che non è perder riputatione d un benigno padie, & honqia- to Signore, il mandar piu d’una uolta i liioi nuntij ad militar Col oro,che hanno riculato gl’inuitiuna &due uolté, ma è un; moftrar meglioramoreuolezza & bontà di chi inuita ,&e un difeoprir piu l’oftinatione, & ingratitudine di chi ricufa, che fe poi ne fegue la guerra,& rouina degli ingrati, non e la uo- lontà dell’ inuitante, ma là fuperbia, & il merito de gli ofti- nati. - ' , \

<■ QuelIo,che fenehabbia da edere,non lo fò dire, che non • ÌO ÌO

glia la ere fu.

P arobole di Cripto . Matt.ii. 1 M att. li.

Iddio rifiuto della eftinatio de Giudei, noti cefo di màdaf gli uarij mn• tij , al fin il fuo figliolo .

No» perde té riputatile chi inuita piu uol te gli ofinatu- Amoreuolez* za del inuitan te.

Ingratitudine del recitante . Bottina dì chi [p. 176 modifica]ricufd,' , JSloti. Tigliuoli di Jpretati er sfratiti . Vergerio . Ippolito .

Adorateti de C*tolìci con s tririi a quel - U .de gli eretU ci .

ÀpOC.lJ.

Tede fermi de' Catolici.

Sii. llé i.Rfg. 11

Trfi.i

Sa/. <?|

Ip. (&

£ 7 <$ jRjfyofadi Doriti Ippolito

£6 io qui del Profeta,come fa il Vergerlo, nè meno ho ioifi', gliuoli come hanno gli (pretati, con gli sfratati, che debbiano uedere cioch’io dico, come elfo confida che uedranno » e Tuoi proprij,dicendo effo,

I notòri figliuoli lo vedranno con gli occhi carnali > Beo

Ma bene affermo, che Iddio potrebbe farlo, & predo » che fe nonio farà,fappiano i Luterani che non perciò adoriamo i loro Dei, ne honoriamo le datue,che hanno erette (come ditòfero i tre fanciulli a Nabiitodonofor) di Lutero, Zuitl» glio,Ecolampadio,Cablino & altri limili Erefiarchi,mafòlo adoriamo Dio & Grido, & honoriamo ia fua Chiefa retta ui fibilmente dal fuo Vicario PonteficediRoma, fecondo quel culto che già mille cinquecento anni è dato introdotto;& doue egli dice, che fpera di cantar quel Cantico dell’Apoca- liffi, Cecidit cecidit Babylon illa, &c. 11 che coftui intende diRoma,& dellaRomana Chiefa; la qualfi crede di ueder prodrataa terra,coli noi all’incontro diciamo fèmpre . Quoniam confìrmata ed diper nos mifericordia eius & ueri - tas domini manet in aeternum, &c. Et quell'akro,Dominus rnortificat & uiuificat,&c. Se ben con fi duro badone (quale èl’erefia)cihabbiaIddiopercoffilungo tempo,& cihabbia leuati gli interi Regni,& le maggiori prouincie,& ridottici ui cino al niente,con fopportare,che per un pezzo : Omnes ami, cinotòri fpreuerintnos,&fadifintnobisinimici, &c.& che Fada fit defolata domina genrium,&c. nondimeno al fine,Id • dio riuolto a pietà ci confiderà ancora, & fermerà fopra di noi le fue prometòè,& la fua mifericordia, col far che femprc tra noi fi conferui la infallibil fua uerità,efTendo elfo il Signor Dio notòro,& noi il popolo fuo & la greggia,de’fuoi benedet ti & beati pafcoli eterni, (da’quali ogni eretico è efclufò,& noi per diuina bontà glifiamo chiamati,)fè per ciò dal uifibil pallore anche ci lafciamo reggerei cui fu lafciata la cura dal Signor nodro Giefu Crido, che pafeetòè le pecore & gli agnelli, &c. Cantando Tempre a Dio con tutta la fua chiefa.

Quantas [p. 177 modifica]contraifecondo fcritto del Verg. ì 7 7

Quantas oftendifti mihì tribulationcs multas, & malas ; Se p >fd. óonuerfus uiuificafti me, & de'abylsls teme iterimi reduxiffi mej&e. Cofi alti curo fperiamo j ancor che fiamo auolti tra tahte'fi graui,& fi acerbe pérfecutiòni fatteci da gli ereticrd* oggi ; & tutto ad onore & gloria di Crifto Signor npftro, del Celefte padre, & dello Spirito fanto,confolator noftro.

Il fine della rifpofta di Donnlppolito Chizzuola al fecóndo fcritto del Vergerio.

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ir.

z RISPOSTA