Relazione intorno al funzionamento del corpo dei pompieri San Giovanni Valdarno

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Alfredo Dini

1898 Indice:Alfredo Dini Relazione intorno al funzionamento 1898.djvu Relazione intorno al funzionamento del corpo dei pompieri Intestazione 7 ottobre 2019 100% Da definire


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ALFREDO DINI



S. GIOVANNI VALDARNO

(toscana)


RELAZIONE


INTORNO AL FUNZIONAMENTO


del


CORPO DEI POMPIERI



«Chiunque persevera coraggiosamente in un nobile disegno, non importa la resistenza che egli incontra, finirà per trovarvi una sorgente di benedizione.»


M. Füller




S. GIOVANNI VALDARNO

Tipografia di M. Righi e C.


1898

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Carissimo Alfredo,



Tu hai voluto che io presentassi al pubblico di S. Giovanni questa tua istoria, scritta forse un po’ troppo in furia, ma certo coi più buoni intendimenti che mai potessero animare un Comandante di una Squadra intelligente e simpatica come la tua. Ed io non ti ho potuto dir di no: sempre fermo nel convincimento che sono belli, sono santi i tuoi entusiasmi per la istituzione del corpo dei Pompieri, così utile, così necessario, così rispondente a’ veri ideali di civiltà e di progresso.

Bada però! non è già una prefazione la mia!

Una volta — pochi anni or sono — tu mi invitasti a prestar l’opera mia di filodrammatico per una rappresentazione, che si doveva dare al Teatro Masaccio a beneficio della Squadra Vigili Sangiovannesi, da poco allora nata, ma pur tanto promettente di sé. Io accettai: accettai con quello slancio che sanno provocare in noi giovani tutte le imprese buone e feconde di pubblica utilità. Passammo una serata bellissima, e l’arsenale fu arricchito di due altre pompe!

Oggi un altro lodevole intendimento ti muove. Oggi che la Squadra tua è provvista di tutto il materiale necessario pel pronto soccorso in caso di disastri, fu [p. 3 modifica] vuoi affrontare il giudizio e gli apprezzamenti che sulle rappresentanze dei Pompieri Italiani saranno pronunciati nella prossima Esposizione Nazionale di Torino. — Aspirazione nobile invero: degna di te e dei tuoi bravi militi, che seppero con tanto ardore, con tanta sollecitudine, con tanta abnegazione — attraverso i pochi anni di vita della Squadra dei Pompieri - rispondere agli scopi che la Istituzione stessa informano, e fanno bella e ammirata.

Ed io, che tanto intimo compiacimento provo per tutto ciò che di buono e di veramente utile si sa fare al mio paese, io non esito affatto a darti di cuore il mirallegro. Non solo: ma a’ concittadini miei e tuoi, che noi tanto amiamo, e al benessere dei quali tutte vorremo consacrare le nostre giovani forze e i nostri incorrotti entusiasmi, io lo raccomando questo libro.

Sono più che sicuro che una buona accoglienza lo attende. — È opportuna manifestazione di paese civile quella che mira a conseguire una maggior dignità e un più solido prestigio ad una istituzione, in esso paese sorta, e provvida di benessere e di utilità comuni. — E questo è proprio il caso.

Abbimi sempre il tuo

Aff.mo

DARIO LUPI

All’Egregio Signor

Ing. ALFREDO DINI

S. Giovanni Valdarno


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Il Comune di S. Giovanni, posto quasi nel centro del bacino dell’alto corso dell’Arno, sulla linea Firenze-Arezzo, è Capoluogo di Mandamento, ma è piccolo d’estensione territoriale, misurando appena Ettari 2211. Ha una popolazione di circa 8500 abitanti, 6500 dei quali residenti entro il Paese ed agglomerati in sole 500 case: un buon numero delle quali sono di vecchia costruzione con i secondi o terzi piani tenuti a palchi, cosiddetti morti, atti solo a riporvi il fieno, che nella stagione estiva viene in gran quantità raccolto dalle donne degli operai.

Il paese di S. Giovanni è il più ricco d’industrie dell’intero Valdarno Superiore ed Inferiore. Infatti vi fioriscono una Ferriera per la laminazione del ferro in rottami, due fabbriche di terra cotta, una fabbrica di fiammiferi, letti, nastri, un lanificio etc., che colle loro ciminiere attivissime contribuiscono a moltiplicare le occasioni d’incendio e di sinistri di ogni specie. A ciò si aggiunge: il [p. 5 modifica] modo stesso di costruzione della maggior parte delle case i cui camini sono frequentemente situati a contatto delle travi, la naturale fermentazione del fieno: cause tutte che spiegano la frequenza dei piccoli incendi che si verificano nel nostro paese, e che giustificarono la specifica necessità che s’instituisse qui una squadra di pompieri atta a impedire o a mitigare gli effetti di questa condizione grave di cose.

Il mezzo d’estinzione fino a 9 anni fa era la preadamitica secchia: ma il buon volere, il coraggio, la solidarietà degli spontanei accorrenti in caso di sinistri riuscivano più dannosi che utili, perchè l’aiuto e lo slancio senza guida, senza ordine, producevano e dovevano produrre confusione e disordine, sì che il rimedio riusciva spesso peggiore del male. Se il lugubre rintocco della storica campana della torre di Arnolfo annunziava il sinistro, era un accorrere, un vociare di uomini, di donne, di ragazzi, un lamentio, uno strepito indistinto: e troppi, spinti da quell’amore che distingue la nostra laboriosa popolazione, troppi volevan operare e dirigere, con quanto danno può immaginarsi.

La necessità quindi di dare indirizzo ed organizzazione a queste spontanee, ma disordinate energie, s’intuiva da tutti; ed a decidersi una buona volta ad una razionale organizzazione sopraggiunse un incendio grave, in cui questa necessità apparì impellente ed imperiosa. — Parliamo del grave incendio del negozio e della casa del Sig. Guiggiani Luigi, avvenuto nel 1888, in cui si rivelò la minaccia gravissima che si generalizzasse il sinistro: [p. 6 modifica] minaccia che fortunatamente fu scongiurata più per naturale eventualità di cose, che per intelligente e ordinata manovra.

Fu appunto in seguito al gravissimo incendio del negozio e parte di casa del Sig. Guiggiani, che la benemerita Società dei Reduci e F. M., allora fiorente, si propose di creare nel suo seno una sezione di giovani operai, col nome di squadra dei Vigili volontari. Ma l’avere a disposizione giovani coraggiosi, robusti, ed anche disciplinati, senza dar loro gli arnesi atti a combattere il fuoco, e quel che è peggio ignari dell’istruzione pompieristica, non era aver risoluto il quesito, ma semplicemente averlo lodevolmente enunciato. La Società Reduci certamente non peccò da parte sua di ogni lodevole buon volere, ed oltre prelevare dalla propria cassa sociale una rilevante somma, per l’alto scopo, rivolse appello al Municipio ed alla Cittadinanza per raggiungere la cifra che, secondo l’autorevole consiglio dell’Illu.mo Comandante i Pompieri di Firenze, potesse servire ad acquistare un carro portante una buona pompa aspirante e premente, e sovra ad esso, ed entro apposite cassette, fossero posti tutti gli attrezzi necessari a combattere un incendio (Vedi allegato N. 2).

Di più la Società stessa mantenne a Firenze a proprie spese per alcuni giorni un ex-sott’ufficiale d’Artiglieria, il Sig. Sacchetti Augurio, operaio della fabbrica del Sig. Raffaello Pierallini, per fargli fare un corso di esercizi presso il Corpo pompieri di quella Città. Tornato a S. Giovanni, il Sacchetti, attuale Furiere del Corpo, si adoperò [p. 7 modifica] assai ad insegnare ed impartire un po’ d’istruzione militare e pompieristica ad altri operai di buona volontà. Ma sia per la mala interpretazione data all’istituzione sì nobile ed umanitaria, sia per cause di diverso motivo, la squadra Pompieri ebbe breve e disordinata vita. Fortunatamente rimaneva custodito nel magazzino municipale il poco ma buonissimo materiale necessario all’estinzione di un incendio di media entità.



Nel 1891 la Fratellanza Militare, in questo stato di cose, si decideva a pregare la solerte Amministrazione Comunale di prendere a cuore la ricostituzione della Squadra Vigili, e la Giunta, il 19 Settembre di quell’anno, fece pratiche presso l’Ing. Arturo Luzzatto Direttore della Ferriera, perchè si ponesse a capo di questa umanitaria istituzione compilandone intanto il Regolamento-Statuto. Ma il Sig. Luzzatto, pur dichiarando di concorrere con ogni mezzo alla formazione del Corpo Pompieri, si dispensava dal dirigerlo a causa delle sue molteplici e gravi occupazioni. Venne incaricato allora di tali funzioni il Cav. Sig. Alamiro Giannini, il quale non potè adempiere (come forse egli avrebbe voluto) l’impegno, perchè partì poco dopo da S. Giovanni. Il Municipio con deliberazione del 12 marzo 1892 fece premura a chi oggi compila questa semplice relazione, allora Ingegnere interinale del Comune, di formare il nuovo regolamento per i Vigili, e costituire, dirigendolo, il Plotone dei pompieri. [p. 8 modifica]

Il sottoscritto, accettato l’incarico provvisoriamente e disinteressatamente, valendosi dell’esperienza acquistata ad Arezzo, ove era stato volontario nella squadra dei Pompieri, si studiò di riuscire meglio che per lui si potesse nello scopo desiderato, mosso soltanto dal grande amore per le istituzioni di questa specie.

E richiamato tutto il personale che faceva già parte della squadra organizzata dalla Fratellanza militare Sangiovannese, compreso il furiere Sacchetti, cercò di spiegare lo scopo di questa nuova organizzazione, che sarebbe stata autonoma e libera, ma moralmente sorretta dalla tutela del Municipio. Fece conoscere il progetto di regolamento che avrebbe presentato alla Giunta, e più che altro spiegò l’azione morale del Corpo, la sua disciplina, i varj doveri civili, senza l’osservanza dei quali l’ardua impresa sarebbe certamente e nuovamente fallita.

Tutti concordarono e si mostrarono disposti a intendere la missione cui si sarebbero destinati; e incoraggiato da una incondizionata adesione a questi sani e buoni principi, il sottoscritto propose, ed il Consiglio nell’adunanza del dì 21 Gennaio 1893 approvava il regolamento qui trascritto e la R. Prefettura di Arezzo lo rendeva esecutorio con lievi modificazioni. (Vedi allegato N. 3).

Era Assessore anziano, funzionante da Sindaco, in quell’epoca, il chiarissimo Sig. Cav. Giovanni Furiosi; e medico della condotta interna del Paese il bravo Dott. Paolo Marchi. All’uno ed all’altro S. Giovanni ed i pompieri debbono molta [p. 9 modifica] riconoscenza per il valido appoggio che il primo specialmente dava all’istituzione in seno al Consiglio Comunale, quando trattavasi di acquistare nuovi attrezzi ed uniformi per il corpo. Il Dott. Marchi dal canto suo faceva spesso ai militi conferenze sui primi soccorsi da apportarsi ai feriti, agli asfittici, o sul modo migliore di trasportare da qualunque luogo un infermo. Immaginò e dotò il Corpo di una barellina a libruccio, col coltrino da agganciarsi alla medesima, dopo aver preso e sollevato il paziente. Trasformò uno zaino da militari in un piccolo armadio farmaceutico, ed il Farmacista Sig. Raffaello Sansoni, disinteressatamente, più volte lo provvide dei medicinali indispensabili e prescritti per i primi e pronti soccorsi.

Il 9 Luglio 1893 il Consiglio Comunale nominava, da provvisorio, Comandante effettivo del plotone Pompieri il sottoscritto Ing. Dini Alfredo, senza accordargli veruna retribuzione; ed il 17 Agosto i vigili, richiesti dall’Autorità, per la prima volta, in divisa di tela, entravano in funzioni, prestando un servizio di vigilanza alle corse di cavalli.



Il pompiere Ermini Annibale colto da alienazione mentale si suicidava. La squadra rese solenni onoranze al compagno, ed a queste onoranze oltre tutta la popolazione Sangiovannese, partecipò con gentile pensiero il corpo della Pubblica Assistenza di Figline Valdarno.


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Ma la Squadra mancava di una vera uniforme e di un completo armamento.

Le finanze del Comune non consentendo di provvedere, e più ancora non consentendolo le leggi, che con deplorevole anacronismo, considerano ancora facoltative le spese per i Pompieri, il Consiglio di disciplina del Corpo, in allora composto dei Signori G. Furiosi, G. Feroci, B. Mecheri, Dott. Marchi e Segretario Marliani, decise rivolgere appello al Deputato Attilio Luzzatto, così benemerito per le nostre Associazioni, ai coloni del contado e ad ogni ordine di cittadini, e di promuovere rappresentazioni al Teatro Masaccio, per la costituzione di un fondo per le uniformi. I militi dal canto loro proposero di rilasciare per quattro anni il fondo destinato all’assicurazione per le disgrazie accidentali, onde poter raggiungere così in tutto una somma di L. 3000, che occorreva a fornire la divisa a 23 di loro.

L’appello non fu fatto indarno.

Animati tutti da buon volere, l’intento fu completamente raggiunto, mercè anco le facilitazioni della ben nota Casa C. D. Magirus di Ulma, che fornì elmi, armamentario e bufetteria con pagamenti a rate annuali.

Il Consiglio Comunale nella seduta del dì 31 Luglio 1893, per incoraggiare viepiù questi buoni Pompieri volontari, su proposta dell’egregio Cav. Furiosi, deliberava uniformare il Corpo, inviando il figurino al Sig. Comandante la divisione militare di Firenze, Generale Driquet, che immantinente lo vidimava, elogiandone la seria scelta.


[p. 11 modifica]Dall’Agosto 1893 si può dire che incominci il regolare, effettivo ed efficace funzionamento del Corpo Comunale dei Pompieri.

E perché non appaia che lo zelo e l’amore per l’istituzione siano quelle che mi spronano un po’ troppo ad elogiare il plotone da me comandato riporterò qui alcuni apprezzamenti di persone, e giornali di Roma, Firenze ed Arezzo che hanno in molte circostanze portato su ciò il loro pratico ed autorevole giudizio.

Al Congresso dei Vigili Italiani tenutosi in Firenze nel Maggio 1893 fu rappresentato anche questo Corpo, e fu in quella circostanza, come appare dal resoconto della penultima seduta, che perorai l’istituzione di una Squadra Vigili in ogni Comune di campagna; e rivolgendomi ai rappresentanti del Governo, che stavano alla presidenza, feci rilevare la necessità, che nei bilanci comunali le spese per l’acquisto e mantenimento degli attrezzi atti a spegnere incendi dovessero trovar posto tra le obbligatorie e non tra le facoltative; ma anche questa, come tutte le altre belle ed utili cose progettate in quel Congresso, ed approvate da circa 60 comandanti di Pompieri, da Ufficiali rappresentanti il Ministero, Deputati etc., è rimasta un pio desiderio.

Il 22 Agosto 1893 nella sala comunale, innanzi al Sindaco ed alle altre Autorità Cittadine, i giovani prestavano con la seguente formola il giuramento: «Giuro di prestare con coscienza e rettitudine l’opera mia in ogni pubblica e privata calamità, e quando questa mia opera venga [p. 12 modifica] richiesta dalle Autorità competenti, obbligandomi di osservare scrupolosamente le leggi ed i regolamenti e gli ordini dei miei superiori nel disimpegno delle attribuzioni affidatemi» E nel mese di Novembre dello stesso anno, allorché prestarono per la prima volta il servizio d’onore, nell’occasione dell’apposizione della prima pietra al grande edificio scolastico, il Sig. Prefetto della Provincia, Comm. Balladore, esprimeva ai presenti l’ammirazione pel contegno militarmente corretto tenuto dai Vigili.



Nel Luglio del 1893 il pompiere Curandai Augusto gettavasi vestito nella gora del mulino Battagli, traendo a salvamento un bambino, certo Pierini. La Giunta Comunale portando all’ordine del giorno del Corpo un elogio per l’atto coraggioso compiuto dal detto giovane, lo regalava anche di tenue somma in danaro.



La prontezza e la valentia dimostrata dai Pompieri nei diversi casi d’incendio avvenuti in quell’epoca, sia in paese che in campagna, fecero ognor più crescere l’affetto della cittadinanza per questa squadra: tant’è vero che, come ho già detto, ogni ceto di cittadini gareggiava nell’offrir danaro per dotare il Corpo della tenuta di panno e dell’ [p. 13 modifica] armamento; e La Tribuna, a tal proposito il 4 Gennaio 1894 riportava:

«L'organizzazione dei Vigili di S. Giovanni Valdarno, frutto delle fatiche indefesse dell'egregio Ing. Dini, è oggetto colà della comune ammirazione, e lo sarebbe ancor più, se da tutti fossero conosciuti i mezzi coi quali questo corpo si è potuto formare, dati gli esigui fondi assegnati nel bilancio comunale a tale scopo. Abbiamo visitato il modesto Arsenale e lo abbiamo trovato dotato di mezzi moderni, sia per l'estinzione d'incendi, sia di salvataggio e di pubblica assistenza, quali certo non tutti i paesi di provincia, come questo, possono vantare. La scorsa Domenica poi ammirammo in alcuni militi le nuove eleganti e serie uniformi.»

Erano frequentissime, allora specialmente, le istruzioni e manovre eseguite qualche volta insieme all’Associazione P. A. di Figline: ed oltre a prendervi tutti una vera passione, alcuni militi, nel lavoro della scala ad innesti, si eran fatti già energici e disinvolti. Pensai che nella circostanza delle feste per la Mostra Agricola Industriale, qua tenuta nel mese di Agosto 1894, potevo benissimo far conoscere alla cittadinanza sangiovannese i progressi di questi militi; e difatti alla presenza dell’Illu.mo Signor Comandante i Pompieri di Firenze Cav. Papini, di quello di Arezzo Sig. Ing. Aretini e delle Autorità locali, in Piazza Cavour, fu eseguita una manovra. Che la popolazione numerosissima accorsa rimanesse soddisfatta, lo provano i resoconti pubblicati sui giornali La Tribuna, La Nazione, L’Appennino ed altri.

Anche il compianto Ministro dell’Agricoltura Industria e Commercio On. Barazzuoli, al quale il [p. 14 modifica] Plotone prestò doveroso servizio d'onore il giorno dell'inaugurazione della Mostra, ammirando il serio contegno dei componenti la squadra, mi incaricava di rivolger loro sentiti ringraziamenti.

Il Comandante dei Pompieri di Firenze poi pubblicamente ebbe per quei giovani lusinghiere parole, encomiandoli ed incoraggiandoli a proseguire.


Il Sig. Sindaco di Voghera il 31 Settembre 1894 indirizzava a questo Comune una bella lettera di elogio per i Vigili, e nello stesso tempo domandava il regolamento, i manuali d'istruzione pompieristica, e la nota degli attrezzi di cui siamo provvisti. A tutto fu corrisposto con sollecitudine, inviando quanto quel signore richiedeva.



Il 19 Marzo 1895, giorno festivo, verso le ore 13 1/2 un telegramma del Sig. Sindaco di Montevarchi, grosso paese di commercio, distante da Sangiovanni oltre 5 Km., chiamava questo Corpo Pompieri per domare un incendio sviluppatosi in una fabbrica di scatole. La bella giornata primaverile aveva richiamati la maggior parte di questi operai nelle strade oltre Arno: però l'udire il segnale del fuoco, correre all'Arsenale, attaccare il cavallo al carro di volata e portarsi a Montevarchi, fu fatto con tanta sollecitudine che in soli 22 minuti i Vigili Sangiovannesi si trovarono sul luogo del [p. 15 modifica] sinistro, fortunatamente in parte domato dai militi volontari della Fratellanza Militare di quel paese. E a testimoniar quanto sopra ho scritto, è bene riportare un brano del manifesto, pubblicato dal Sig. Pesucci, per ringraziare tutti coloro, che in quella dolorosa circostanza si adoperarono per attenuare i danni a lui arrecati dal fuoco:

«Ringrazio pure gli egregi Vigili di S. Giovanni Valdarno, i quali chiamati telegraficamente in aiuto, con meravigliosa sollecitudine, volarono a porre a disposizione dei colleghi di Montevarchi l'opera e gli strumenti necessari all'uopo.»

Ed il Sindaco di Montevarchi a questo Sindaco:

«Sento l'obbligo di ringraziare V. S. e tutti i suoi bravi militi per la prontezza veramente ammirevole con cui risposero all'invito.»



Al seguito di un altro gravissimo incendio dei 2 piani superiori della casa N. 17, di Via Giovanni da S. Giovanni, dovuto estinguere coll'uso dell'unica pompa allora posseduta dal Corpo, venne deciso dal Consiglio di Disciplina di procurare l'acquisto di altro materiale. A tal uopo, per non gravare di nuove spese il bilancio comunale, nella sera del 21 Aprile 1895 venne dai dilettanti Sangiovannesi data una splendida serata di beneficenza al Teatro Masaccio. Fu al principio della rappresentazione che il bravissimo e caro amico Dario Lupi, studente in legge all'Ateneo Pisano, recitò un suo monologo in versi sciolti «Il Pompiere». Bel lavoro, anche [p. 16 modifica] dal lato letterario, che meritava certamente di essere dato alle stampe.

Col buon introito della serata unito alla sovvenzione dell’egregio nostro Deputato Attilio Luzzatto, ed i residui del Cap. 3° del Bilancio, fu acquistato dal Comune di Arezzo, e per intercessione del bravo Comandante i Pompieri di quella Città Ing. Giuseppe Aretini, un carretto a due ruote portante due pompe piccole, ma sempre in buono stato, e cioè: una semplicemente premente e l’altra premente-aspirante detta vuota-pozzi, con 65 m. tubo nuovo di canapa e relative lance, secchi di cuoio, etc.



Per la Festa dello Statuto di quello stesso anno l’egregio nostro Sindaco Cav. Ing. Gigli decorava di medaglia al valor civile l’allievo diciassettenne Mati Alfredo, pel salvataggio di un fanciullo travolto dalla corrente nel fiume Arno; ed al Pompiere Forconi Agostino consegnava la commemorativa, per aver preso parte alle campagne d’Affrica come volontario nei Cacciatori.

L’11 Agosto del 1895 segnalai con piacere ala Squadra riunita, come da un rapporto del brigadiere dei carabinieri di Greve nel Chianti rilevavasi un elogio, che il funzionario faceva dei Pompieri: caporale Bonci Giovanni e Casini Annibale: i quali, trovandosi in gita di piacere con una Società Ricreativa in quei luoghi si erano adoperati alacremente, ed anzi avevan dati buoni [p. 17 modifica] suggerimenti per lo spegnimento di un incendio grave, sviluppatosi in una villa signorile poco lungi da quel Paese.



Avendo aderito il Municipio a che una Squadra di Pompieri di S. Giovanni si unisse a quei di Arezzo per il servizio d’onore da prestarsi alla cerimonia d’inaugurazione della Esposizione Regionale operaia, tenuta in quella città nel Settembre del 1895, vi si condusse una Squadra di 16; ed il contegno dei medesimi fu tale da meritare gli elogi di quell’Illustre Sig. Sindaco e del Sig. Colonnello comandante la guarnigione. Ricevemmo dai colleghi Aretini le più sollecite e cortesi attenzioni, tanto da portare con noi vivo ed indimenticabile ricordo.



Il 16 Gennaio 1896 a S. Giovanni Valdarno, ed il 26 dello stesso mese a Figline, il Plotone Pompieri prestò, sia alla funzione religiosa, come a quella civile per la commemorazione degli eroi caduti all’Amba-Alagi, il servizio d’onore, stabilendo poi di tenere, quale cara memoria, appeso nell’Arsenale, il ritratto del concittadino tenente Piero Sansoni, morto gloriosamente nella infausta e memoranda giornata.

Il 22 Dicembre il Generale Menotti Garibaldi, quale Presidente della Federazione dei Vigili [p. 18 modifica] Italiani, da Roma inviava un saluto «ai valorosi benemeriti Vigili Sangiovannesi.»

Il Fieramosca del 22 Luglio 1896 così descriveva altro incendio avvenuto alla cascina Brilli:

«Ieri, domenica, alle 11 sviluppavasi un grave incendio nell'aia della casa colonica Brilli, di proprietà del Signor Cav. Costantino Cerrina-Feroni, ad oltre 2 chilometri da San Giovanni.»

«Le fiamme da un pagliaio si comunicarono ad una capanna, e quindi ad una grande catasta di fascine. I coloni, impotenti, corsero ad avvertire, però un poco tardi, i nostri pompieri, i quali immediatamente fecero partire il carro di volata, quindi altro carro con altra pompa ed attrezzi di rinforzo, tantochè in un quarto d'ora: 22 Vigili e 10 carabinieri e le guardie del Comune erano sul posto.»

«Con potenti getti d'acqua fu cercato isolare il fuoco dagli altri pagliai e dalla casa, e quindi fu spento l'incendio.»

«Il lavoro dei nostri pompieri, faticosissimo, durò circa 3 ore. Bruciarono con la capanna un baroccino e due botti vuote, quindi oltre 500 fascine ed un pagliaio.»

«Il danno può ascendere a circa 1000 lire.»

«La causa è ignota.»

«Dirigeva il servizio di spengimento il Comandante dei Pompieri Sig. Ing. Dini con i suoi graduati.»



Il 12 Ottobre del 1896 volendosi recare, a proprie spese, il Plotone tutto a Firenze, per visitare e rendere omaggio alla Compagnia di Pompieri di quella illustre città, il consiglio di disciplina, riunito sotto la presidenza dell’egregio sindaco L. Gigli, deliberava: di nominare il comandante di quel corpo Cav. Ing. Alessandro Papini «Comandante [p. 19 modifica] onorario di questi Vigili.» La Domenica 18, ricevuti alla Stazione Centrale, dagli ufficiali di quella storica e cotanto benemerita Istituzione, ci recammo all’Arsenale, ove l’intera compagnia schierata ci attendeva.

Ê cosa superflua ricordare, poichè ne’ Fiorentini in genere, la gentilezza è tradizionale, le attenzioni infinite che tutti ebbero per noi. Il nostro Sindaco spediva all’Egregio Sig. Papini un affettuoso telegramma.



Nella notte del 7-8 Novembre di quell’anno San Giovanni corse grave pericolo per la straordinaria piena del fiume Arno, sì spaventevole e minacciosa, che da oltre mezzo secolo niuno ricordava l’uguale. I borri della Gruccia, Fiacchereto e Vacchereccia avevano già straripato. Ordinato il più severo servizio ai nostri Vigili, il plotone fu diviso in quattro squadre, due delle quali furono inviate a Nord ed al Sud del Paese, perché a ragione temevasi che nelle circostanti campagne, più basse di livello e più prossime ai torrenti straripati, potessero esservi famiglie coloniche, che abbisognassero di soccorsi. Un’altra squadra, per la maggior parte composta di fabbri e falegnami, fu adibita alla formazione di zattere, perché non vi erano barche; ed un’altra, in unione a tanti egregi cittadini, si portò a vigilare e riparare i punti più minacciati delle arginature. Niuno in quella brutta notte mancò all’appello, ed i rapporti del Sig. Ufficiale dei [p. 20 modifica] Carabinieri, del Sig. Delegato di P. S. e quello speciale della Giunta Comunale, qui parola per parola riportato, dimostrano all’evidenza come questa popolazione può far conto dei civici pompieri quando luttuose circostanze sopravvengono:

«Il Sig. Sindaco fa noto di aver constatato in parte de visu ed in parte per assunte informazioni, che funzionari, impiegati ed agenti, la squadra comunale dei Pompieri ed alcuni cittadini fecero a gara per prestare l'opera loro, onde scongiurare disastri pur troppo temibili dalla piena del fiume Arno ed inondazione di alcuni tratti di questo territorio comunale, nei due decorsi giorni, e specialmente nella notte dal 7 al dì 8 Novembre corrente. Perciò esso Sig. Sindaco esterna il desiderio che la Giunta si occupi della cosa perchè in qualche maniera coloro che si adoperarono e si distinsero in simile contingenza ottengano quelle ricompense e quegli elogi che si sono meritati.

«E la Giunta

«Facendo plauso all'iniziativa del Sig. Sindaco;

«Sentito il locale uffizio di Pubblica Sicurezza, nonchè il comandante l'arma dei R. R. Carabinieri, ha emesso il seguente deliberato:

«Ritenuto che informato, circa le ore 15 del dì 7 Novembre andante, l'ufficio comunale, che il fiume Arno era improvvisamente cresciuto a dismisura, il Sig. Sindaco impartì gli ordini opportuni al Segretario, alla squadra dei Pompieri ed alle Guardie municipali, perché nulla fosse trascurato al giungere della notte, e fosse cioè pronto quanto poteva occorrere per scongiurare disgrazie in caso di rotta degli argini o di altri inconvenienti atti a cagionarle, e come tutti i suddetti dipendenti comunali risposero all'appello e compierono il loro dovere.

«Considerando che la sera stessa del 7, corse voce che nella pianura in prossimità del fiume si trovavano varie famiglie in pericolo perchè sorprese nelle respettive abitazioni dalla piena, l'ing. Dini comandante la squadra [p. 21 modifica] dei Pompieri, con alcuni Vigili ed altri fu sollecito ad avvicinarsi ai luoghi ove più si temevano disgrazie; e vista la impossibilità di avanzare a piedi verso le case abitate dalle famiglie coloniche Bonaccini e Sani, perchè nella località detta la stradella della Svolta l'acqua era salita fino a metri 1, 80 circa, fu formata alla meglio, alle ore 23 della detta sera, una specie di zattera sulla quale si azzardarono a salire lo stesso comandante Dini, il furiere dei Pompieri Sacchetti Arturo, ed il Pompiere Donati Cesare; ma fatti pochi metri tale zattera si capovolse. Allora l'ing. Dini ed il Pompiere Donati si arrimpicarono su di un albero, mentre il furiere Sacchetti nuotando rimontò nella zattera, e ad uno ad uno tutti e tre poterono giungere alla casa colonica più vicina. Dalla salita della strada in prossimità della Biella, però, le persone che colà si trovavano capirono che i suddetti tre animosi erano stati rovesciati in un fossone; ed allora in una seconda zattera i carabinieri Bianchi e Marchetti della stazione di S. Giovanni, in unione alla guardia municipale Castellucci ed al Pompiere Del Lungo, nella piena oscurità della notte perchè le torcie a vento delle quali erano muniti si erano spente, più volte ribaldati dalla corrente del detto fossone, giunsero dopo una mezz'ora dai primi alla stessa casa Bonaccini, ove l'acqua alta oltre due metri non permetteva di passare al piano superiore che dalle finestre.

«Che mentre si consigliavano sul da farsi per poter portar via quella famiglia, l'acqua tendeva ad aumentare, ed intenti ad aggiustare le zattere, inchiodando delle porte nelle travi che formavano le zattere medesime, udirono delle grida d'aiuto che partivano dall'altra casa del colono Sani distante circa 450 metri; e senza perdersi d'animo, dietro consiglio dell'ing. Dini, legarono insieme con una fune le due zattere, e montarono in queste il furiere dei Pompieri Sacchetti, il Pompiere Del Lungo Mosè, la guardia Castellucci Giovanni ed il carabiniere Bianchi Bonifacio; ma non conoscendo bene la località, si azzardò a montare e dirigerli il contadinello diciassettenne ed [p. 22 modifica]inesperto al nuoto, Rodragues Angiolo. Che questi animosi giunsero colà quando l'acqua era già al piano superiore della casa e furono appena in tempo a salvare un Vitello che stava per annegare. Che non avendo in quella casa legna da ardere si accinsero a ritornare verso quella Bonaccini, dopo però essersi assicurati che nessuno più correva pericolo. Ma causa il vento impetuoso e l'acqua che cadeva a rovesci, si spense l'unica torcia che loro era rimasta, e si trovarono persi, sbattuti a destra ed a sinistra negli alberi. Fortunatamente le loro grida furono udite dal pompiere Donati rimasto nella casa Bonaccini, ed il comandante ing. Dini, salito nel tetto della casa stessa ed accesi dei covoni di paglia, potè fare segnale a quei bravi giovani, i quali poterono ricondursi a stento nella casa Bonaccini medesima, ove l'acqua verso le ore due del dì 8, cominciò un poco a decrescere.»

· · · · · · · · · · ·

«Delibera

«Di proporre al R. Governo, per una ricompensa al valor civile, i benemeriti che si distinsero in quella circostanza.»

Al seguito di che furono premiati dal R. Governo con diploma al valor civile i sigg.

Comandante             Ing. Dini Alfredo
Furiere                       Sacchetti Augurio
Pompiere                   Donati Cesare
»                            Del Lungo Mosè
Guardia comunale   Castellucci Giovanni


e con attestato di pubblica benemerenza del nostro Municipio altri 16 pompieri.


Fu in seguito al pericolo, corso da alcuni Vigili nell'apprestare soccorsi in quella triste [p. 23 modifica] circostanza, che la Giunta Comunale più non volle indugiare ad assicurare il personale, ed il contratto per 10 anni fu stipulato colla Società Internazionale il 31 Dicembre stesso.

Dopo l’incendio del 3° piano della casa n. 4. di via della Madonna, il Sig. Pretore Avv. Allegri, rimise al Sig. Sindaco la seguente lettera:

«S. Giovanni Valdarno, li 17 Novembre 1896.

«Illu.mo Signor Sindaco
«di S. Giovanni Valdarno

«Mi pregio partecipare alla S. V. Illu.ma, che avendo assistito la notte fra il 12 ed il 13 corrente all’estinzione dell’incendio sviluppatosi nel fienile Cappelli in via della Madonna, ebbi luogo di ammirare lo zelo, la prontezza e l’intelligenza dei civici pompieri e del loro Comandante Ing. Dini.

«Costatai che specialmente al loro pronto accorrere, ed alla loro sollecitudine nel mettere in opera il materiale d’estinzione, si deve se l’incendio non prese più vaste proporzioni: cosa che era facilissima, inquantoché in una stanza attigua a quella in cui si sviluppò il fuoco, e da questa separata da un semplice sopramattone, era ammassata una grossa quantità di fieno che fu completamente risparmiata.

«Distintamente la riverisco.»

Il Pretore

firmato «Allegri»



Alle ore 12 circa del 25 Dicembre del 1896 si degnarono far piccola sosta alla nostra stazione ferroviaria, le L. L. M. M. il Re e la Regina, il Principe e la Principessa di Napoli. Non essendo qui uno stabile presidio di truppa, fu ordinato al Plotone Pompieri di prestare il servizio d’onore. [p. 24 modifica]S. M. la Regina Margherita nonchè il Principe Vittorio, vollero dal Comandante essere informati del come funzionava questa umanitaria istituzione.

A questo riguardo il giornale La Nazione nell’edizione della sera di quel giorno riportava:

«Il viaggio dei Reali
«S. Giovanni Valdarno 23 (ore 16,25)

«Oggi alle 12 alla nostra stazione ebbe luogo una imponentissima dimostrazione al passaggio del treno reale. erano presenti tutte le associazioni, il concerto musicale, i pompieri. Il Re s'intrattenne col Sindaco Gigli ringraziandolo per la dimostrazione, e strinse cordialmente la mano all'assessore Sansoni, padre del tenente Piero morto ad Amba Alagi. Ricevette quindi gli omaggi di tutte le autorità. La Regina conversò col comandante dei pompieri, elogiando la tenuta corretta di questi ultimi, ed il loro contegno.

«Alla partenza dei Sovrani grandi applausi.»



Nel Febbraio del 1897 veniva proposto alla Giunta Comunale dal consiglio di disciplina del Corpo l’avanzamento a caporal maggiore del pompiere Bonci Giovanni, e a caporale del pompiere Ciantini Egidio, entrambi per zelo e per esemplare condotta tenuta durante 8 anni di prestato servizio.



Il 2 Aprile un gravissimo disastro, che ebbe dolorose conseguenze, funestava S. Giovanni; e fu talmente accasciata questa pacifica popolazione, che [p. 25 modifica] per assai tempo se ne parlò, e tutt’ora ne dura il triste ricordo.

In una casa a 3 piani, mentre i componenti di 2 rispettabilissime famiglie stavano pranzando, precipitò una porzione di tetto, rovinando i sottostanti solaj e travolgendo al piano terreno ed in cantina, insieme colle masserizie, ben 7 persone. Immantinente i pompieri accorsero; si dettero ordinatamente a trasportar mobili, scansar travi e febbrilmente scavare tra le macerie le povere vittime. Coadiuvati da generosi cittadini poterono far sì che in meno di 20 minuti, le 7 persone (delle quali purtroppo sole 3 vive) potessero essere estratte e portate allo spedale. Meglio sarà riferire per intero ciò che scriveva La Tribuna il dì appresso della immane catastrofe:

«Vi mando altri particolari sull’immane disastro che funestò ieri il nostro paese, e la cui impressione ripercossasi anche nei dintorni e a Firenze, ove le vittime contavano amici e parenti, dura tuttora, e durerà ancora parecchi giorni.

«All’estremità del paese, dal lato della stazione, nello stabile di proprietà Panichi, abitano due famiglie: quella del proprietario, al primo piano, composta del capo della famiglia Agostino Panichi di circa 39 anni, della madre Annina di oltre i 60, della moglie Elvira di anni 40 e di tre figli: Alfredo di anni 13, Alpinolo di 10 e Augusta di 15.

«In qualità di donna di servizio eravi addetta certa Polverini, giovinetta di 17 anni.

«Al secondo piano abitava la famiglia Pazzagli, composta di Leopoldo capo-operaio all’officina della Ferriera, di circa 65 anni, della moglie Augusta di oltre 60, dei figli Augusto, di anni 30 circa e Elio di anni 21, ambedue operai nell’officina suddetta. Era frequentatrice assidua della casa Carolina Petrini sorella di Leopoldo. [p. 26 modifica]«Verso le 12 e mezza un rombo sinistro, foriero di disgrazie, seguito da una violenta rottura di cristalli, fece scuotere la popolazione, che abita nelle vicinanze della Porta Fiorentina. Nessuno, a prima impressione, poté spiegarsi l’accaduto, e solo dalla polvere, che si inalzava dallo stabile Panichi, si arguì che bruciasse.

«La popolazione spaventata si riversò verso quell’abitazione, domandandosi cosa accadesse: quando si affacciò la servetta Polverini che, paralizzata dall’accaduto, ed in uno stato di emozione tale da non poter pronunciare parola, solo a cenni faceva capire che era successo un grave disastro.

«I primi accorsi, Bigi, Feroci, Dini e altri, entrarono in casa e vi trovarono la dolorosissima spiegazione.

«Il pavimento di una stanza che in altri tempi aveva servito da cucina, non si sa per quale causa, era rovinato trascinandosi seco una pila grave di pietra, e una conca piena di cenere.

«Questi corpi pesanti precipitarono in un salotto ove stava pranzando la famiglia Pazzagli, provocando la caduta del pavimento del secondo piano, e trascinando seco tutti i componenti; ed altrettanto successe al primo piano, ove era la famiglia Panichi, la quale era anch’essa intenta al desinare.

«Tutto, uomini e masserizie, fu trascinato nella caduta, fino al pianterreno!

«Si aprì a forza una porta di strada; e così principiò il salvataggio delle persone. La squadra pompieri organizzò subito un servizio di assistenza, che torna a sua lode, e di cui ne parlerò dopo.

«Estratte masserizie e qualche trave, si trovò la Elvira Panichi coperta fino all’ombelico dalle macerie; fu fatta pazientare un poco per estrarre il Pazzagli Leopoldo di cui si vedevano le estremità delle gambe.

«Questi, ferito gravemente alla base del cranio,alla spalla destra e al braccio sinistro, fu portato all’ospedale: e ancora non possiamo con sicurtà dire se sia fuori di pericolo. [p. 27 modifica] Dopo venne estratta la Panichi, ferita gravemente alla testa e con due costole rotte; venne la volta di Augusto Pazzagli, ferito anch’esso gravemente alla testa. Gli altri, Pazzagli Elio con la madre e con la Carolina Petrini furono estratti cadaveri. La giovinetta Augusta Panichi fu trovata ultima, e pure essa morta. Povero fiore troncato nella primavera della sua giovinezza.

«Il bambino Alpinolo Panichi era sortito di casa e fu perciò salvo dal caso. La servetta Polverini, recandosi dal salotto alla cucina a provvedere di stoviglie, e la Annina Panichi trovandosi in cucina, furono anch’esse salve.

«Il Panichi Agostino trovavasi a Firenze ad accompagnare il figlio Alfredo al Collegio Margherita ove è alunno.

«Non si può spiegare l’emozione alla quale era in preda la popolazione che si assiepava sul luogo del disastro; ad ogni ferito o morto che passava nelle barelle di soccorso, urli di disperazione si elevavano dalla folla.

«I nostri vigili, comandati dall’ing. Dini, operarono miracoli di prontezza e sollecitudine durante il salvataggio, col pericolo sempre costante di due muri che minacciavano rovina. Fra coloro che si distinsero meritamente notammo Corsi Lorenzo, Bigi, Feroci, l’ing. Sequi, l’ing. Federici ecc.

«Del resto fu una gara di emulazione tutti essendo compresi dall’orrore della disgrazia. Al trasporto dei feriti e dei morti coadiuvò pure la Misericordia.

«Essendosi rapidamente sparsa la triste notizia a Figline, venne da quel paese la Società di pubblica assistenza coi medici.

«I dottori Manaresi, Morais e Bruni prestarono alle vittime quell’assistenza, che il caso disperato reclamava, con zelo e prontezza encomiabile.

«Ancora non si possono fare prognostici sui feriti. Si teme per il Pazzagli Leopoldo la commozione cerebrale. «La costernazione della popolazione è indescrivibile. È un continuo accorrere per notizie: è un rimpianto per le vittime e per le disgraziate famiglie gettate nel dolore.

«Si preparano solenni funerali alle vittime, [p. 28 modifica] specialmente per parte dei compagni di lavoro della famiglia Pazzagli.

«Circa le cause non è possibile, almeno per il momento, poter neppure lontanamente precisare il fatto.

Il pompiere Cesari Luigi riportò una ferita lacero-contusa al piede sinistro, e si ebbe con lodevole sollecitudine dalla Società Internazionale il dovuto soccorso per giorni 20.



Perché nei possibili incendi nessun attrezzo, anche accessorio e utile alla estinzione avesse a mancare, si pensò di costruire un apposito carretto a due ruote, atto a trasportare funi, picconi, mazzuoli, ganci, legname per puntellature, secchioni, ecc., ecc. Il carretto è completato da una botticella della capacità di due some d’acqua, destinate alle prime operazioni di spegnimento; e ciò perchè, per la speciale costruzione dei fognoni che attraversano il paese e nei quali soltanto l’acqua viene ad immettersi per alzamento di cateratte, si verifica per il sopravvenire di quella quasi sempre un ritardo, che ben rendeva necessario il provvedimento da noi escogitato.



Il nostro Corpo possedeva fino al Luglio dell’anno decorso solo 2 scale: quella cosiddetta Italiana, e l’altra a granfi od uncini di ferro, fatta qui costrurre. Ed allorquando necessitava di adoperare [p. 29 modifica] la scala verticale, da nessun lato appoggiata, si faceva funzionare, mediante funi, e quale scala aerea, quella ad innesti. E benchè l’operazione così effettuata sia un po’ pericolosa, pure i nostri pompieri la eseguivano con abbastanza sollecitudine. Ma il desiderio di tutti era di possedere una scala Porta. Come fare? Non potendosi ricorrere allo stremato bilancio Comunale, si sarebbe dovuto fare appello alla solita carità cittadina. Ciò sarebbe stato troppo! Si ricorse ad altro espediente. L’ing. Federici della locale ferriera ci coadiuvò. Saputo che a Firenze l’egregio sig. Gustavo Giovannozzi, benemerito ex-ufficiale dei vigili, possedeva diverse di quelle scale, e di una specialmente desiderava disfarsene, fu all’uopo interrogato, e, combinato il prezzo, la scala fu acquistata mediante il concorso di 12 cittadini azionisti.



Il consiglio d’amministrazione del consorzio del ponte sull’Arno presso S. Giovanni, comperava a Firenze una barca per servirsene nei restauri della parte in muratura di detta opera d’arte. Con quella si sono fatti esercitare alcuni pompieri, perchè nei casi d’inondazione possano esser pronti a recare gli aiuti necessari alle famiglie coloniche, che potrebbero, come nel 1896, rimanere bloccate dalle acque.


[p. 30 modifica]Il Corpo possiede ancora una lettiga auto-respiratoria, maestrevolmente ideata dal compianto dott. Coliva di Firenze, la quale, oltre a servire — avendo i cerchioni delle ruote di caoutchouc — a trasportare malati o feriti, ha il pregio, per un congegno meccanico applicatovi, di praticare agli asfittici la respirazione artificiale. Cosicché mancando in questo industre centro operaio una vera e propria Società di P. A. i pompieri, aiutati ed istruiti all’uopo dall’egregio Ufficiale Sanitario dott. Morais, compiono volontariamente, e senza compenso, quel santo ed umanitario ufficio (Allegato N. 3).



Abbiamo così adempiuto al compito nostro: quello cioè di segnalare le origini della nostra modestissima istituzione, le vicende che ha attraversato, i mezzi dei quali può oggi disporre, gli scopi che si propose. Noi sappiamo di essere ben lungi dall’avere ottenuta quella completa organizzazione che gli studi moderni reclamano da istituti di questa specie; ma in confronto dei mezzi scarsissimi di cui, non per volontà di uomini, ma per forza di cose abbiamo potuto disporre, otteniamo la soddisfazione di constatare che i risultati conseguiti non furono scarsi. Purtroppo è penoso che lo Stato e gli istituti locali non siano assecondati dalle leggi per sorreggere economicamente queste associazioni, che dovrebbero costituire uno degli organi più efficaci e pratici della moderna assistenza [p. 31 modifica] sociale. Abituati a modellarsi sull’organizzazione amministrativa Inglese e Germanica, siamo in questo rimasti alla retroguardia; ed in Italia i Corpi di pompieri e le Compagnie d’assistenza sono in generale considerate come ornamentali pei Municipi, essendosi tutto ciò abbandonato alla iniziativa privata.

In S. Giovanni Valdarno, dove è forte e vigorosa la spinta dei sentimenti umanitari, la nostra Squadra Vigili ha fatto, giudicandone noi, miracoli di vitalità e di energia. Ma la vita di questi organi di assistenza, su queste basi economiche, è destinata a campare nell’incertezza e nel dubbio, finchè non entrerà a far parte di quel pratico e sano socialismo di stato, sola fonte di vero e durevole benessere pubblico.

Intanto, finchè altrimenti non si provveda, possiamo esser tranquilli che in S. Giovanni la istituzione nostra resterà salda ed incrollabile, mercè il buon volere e l’amore per il bene, che fu l’unica molla che ha sorretto fin qui il Plotone Comunale dei Pompieri.

E questo buon volere e questo potente e disinteressato sentimento del bene confidiamo voglia soltanto aver presente chi esamina e giudica la modesta opera nostra.

Ing. Alfredo Dini



[p. 32 modifica]Allegato N. 1.

Quadro dei componenti

il Consiglio di Disciplina del Corpo


Comandante Onorario

Cav. Arch. Alessandro Papini, di Firenze


Presidente

Cav. Ing. Leopoldo Gigli, Sindaco di S. Giovanni Valdarno


Membri di vigilanza

Alessandro Lovari,   Consigliere Comunale
Bettino Mecheri          »                    »
Dott. Ottavio Morais,   Ufficiale Sanitario
Pietro Marliani,   Segretario Comunale


Comandante effettivo (Relatore)

Dini Alfredo, Ingegnere Comunale



[p. 33 modifica]Allegato N. 2.

Materiale da Incendi ed attrezzi di salvataggio

che esistevano nel magazzino del Corpo

nell'anno 1893

1. Carretto a 2 ruote da trainarsi a mano e da attaccarvi il cavallo, portante una pompa aspirante e premente della forza massima di litri 160 al minuto. Questo carro, sistema Papini, porta tutti gli attrezzi qui descritti, capaci di combattere un incendio ed eseguire salvataggi.
2. Nelle cassette laterali di questo carro e nel fondo scorrevole son posti 2 picconi e 2 martelli da muratore, 1 mazzuolo e 2 ferri da scalpellino, un’ascia ed un saracco da falegname, 2 pale, 2 picconi, 1 bidente, 1 scure, 2 forconi, 1 granfio, 3 mazzuoli di legno e 4 torcie a vento — 1 lancia di metallo, 1 chiave da buloni, 1 palo di ferro.      
3. Numero 4 tubi di aspirazione e 8 rotoli di tubo in tela di pressione, tutti muniti dei relativi raccordi di congiunzione.      
4. Scala italiana in 4 pezzi da innestarsi, lunga in totale metri 12.      
5. Sacchi in tela, numero 12.      
6. Seggiolo con guanciale per vetturino e 2 cinghioni per bandoliera.      
7. Una barellina porta feriti, da aprirsi e serrarsi, con coltrino in tela. Ideati e fatti costruire dall’egregio Dott. P. Marchi.
8. Uno zaino-farmacia col necessario per i primi soccorsi.      »     »     »     »     »
9. Lenzuolo in tela da barche rinforzato da cinghioni per salvataggio di persone e mobili. Ideati e fatti costruire dal Comandante.
10. Grosso canapo lungo 11 m. con gancio di ferro a vite, da fermarsi ai parapetti delle finestre.      »     »     »     »     »
11. Grosso piccone-mazza e 4 scurettine da cintola — Gancio di sicurezza.      »     »     »     »     »
[p. 34 modifica]Allegato N. 3.

REGOLAMENTO — STATUTO

Capo I. — Disposizioni disciplinari


Art. 1. — Lo scopo dell’istituzione di una squadra di pompieri municipali, si è il provvedere all’estinzione degl’incendi.

Art. 2. — Presterà inoltre servizio in occasione di altri disastri come franamenti, rovine di fabbricati, assistenza pubblica etc., ed ogni qualvolta in fine, che l’Autorità Municipale ordinerà servizi che avrà ravvisato consentanei alla istituzione.

Il personale del corpo dei pompieri si compone come appresso:

Comandante N. 1
Quartier-mastro (Furiere) » 1
Capo-squadra (Caporal maggiore) » 1
Caporale magazziniere » 1
Militi » 18
Allievi pompieri » 6
Totale N. 28

Art. 3. — La nomina dei militi e l’idoneità dei medesimi verrà riconosciuta dal Consiglio di disciplina del corpo, il quale si comporrà:

del Sindaco, Presidente
di due Consiglieri Comunali Consiglieri
di un Medico                              
del Comandante la Squadra
del Segretario Comunale, Segretario.


I graduati verranno fatti per esame dopo due anni di esercizio.

I pompieri saranno scelti fra gl’individui che esercitano mestieri, che hanno qualche rapporto con la natura dell’istituzione,

[p. 35 modifica]

quali sono: muratore, fabbro, falegname, ottonaio, trombaio, carraio, imbianchino, etc.

Art. 4. — I graduati dovranno essere di adeguata istruzione elementare; gli altri dovranno preferibilmente saper leggere e scrivere.

Dovranno inoltre tutti individualmente esser forniti di quelle qualità morali, che sole valgano a procurare al corpo dei Pompieri la piena ed illimitata fiducia dell'autorità e dei cittadini, la pubblica estimazione; e dovranno tutti possedere i seguenti requisiti:

1) età all'epoca dell'elezione, non maggiore di 40 anni non minore di 20;

2) esser ben formati della persona, e riunire robustezza di complessione e destrezza di corpo;

3) buona salute abituale da constatarsi mediante visita medico-chirurgica;

4) statura non inferiore a m. 1,57;

5) esser cittadini italiani;

6) aver sempre tenuta una buona condotta sì morale che politica;

7) non aver riportato condanne infamanti presso i Tribunali.

Art. 5. — L'ammissione definitiva nel corpo ha luogo dopo un mese di esperimento, trascorso il quale l'aspirante prenderà una ferma di triennio in triennio.

Il comandante dei Pompieri ne è l'immediato capo ed il primo responsabile di ogni servizio.

Sono sue attribuzioni:

a) la direzione e distribuzione di tutti i servizi ordinari e straordinari;

b) l'istruzione del corpo dei Pompieri (pompieristica e militare);

c) l'amministrazione del corpo stesso;

d) la conservazione e mantenimento in buono stato del materiale per l'estinzione degl'incendi;

e) il mantenimento scrupoloso della disciplina e quant'altro può concernere la direzione ed il comando del Corpo.

Art. 6. — Spetta al comandante del corpo la tenuta dei registri di matricola e stato di servizio, nonché la formazione dei ruoli di pagamento ordinario e straordinario.

Ė tenuto inoltre a fare, sull'andamento dei servizi, regolari [p. 36 modifica] rapporti all'Autorità Municipale, ordinari ogni sei mesi, e straordinari subito dopo gl'incendi, ed ogni altra volta che il servizio lo esiga.

Art. 7. — Il furiere dipende direttamente dal comandante e lo coadiuva in tutte le sue attribuzioni: in di lui assenza ne assume le funzioni ed in caso specialmente d'incendio, se giunge sul luogo prima del comandante, è tenuto ad assumere la direzione delle operazioni d'estinzione dell'incendio stesso.

Art. 8. — I caporali dirigono i vari servizi a seconda che loro vengano affidati dal comandante, tengon cura degli attrezzi del magazzino ed in caso d'incendio, finché non sono presenti il comandante o il furiere, i caporali assumono la direzione di tutte le operazioni.

Art. 9. — I comuni ed allievi pompieri sono tenuti a tutti i servizi di che all'art. 3 del presente regolamento.

Capo II. — Del servizio


Art. 10. — Il servizio ordinario per la estinzione degl'incendi viene stabilito nel modo seguente:

Gli avvisi d'incendio devono esser dati all'Ufficio di Polizia Municipale, con residenza nel Palazzo del Comune, ove dovranno rimanere sempre depositate le chiavi del magazzino delle macchine, il quale però non potrà mai venire aperto senza ordine del Comandante, tranne i casi d'urgenza per avvenuto incendio. Se nascesse dubbio sulla verità dell'incendio denunciato, potranno le Guardie Municipali trattenere la persona che ne ha recato l'avviso, finchè ne sia comprovata la verità.

Art. 11. — Le Guardie Municipali appena avuto l'avviso d'incendio dovranno con ogni sollecitudine parteciparlo al Comandante del Corpo ed agli altri graduati. Verrà inoltre dalle medesime provveduto immediatamente alla subito chiamata di altri Pompieri e del personale di sussidio.

A quest'ultimo scopo quando l'urgenza e la gravità dei casi lo richieda, il comandante del Corpo potrà valersi della campana comunale e dei trombettieri.

Art. 12. — Sarà pure cura delle Guardie stesse di rendere inteso del disastro il Segretario Municipale, che dal suo lato informerà il Sindaco, l'Ufficio Tecnico e l'autorità di Pubblica Sicurezza. [p. 37 modifica]

Art. 13. — La direzione immediata dell'operazioni di attacco contro gli incendi, spetta interamente al comandante od a chi ne faccia le veci, ed è inoltre di sua spettanza dare ogni opportuna disposizione riguardante il corpo dei Pompieri, prima e dopo la estinzione degli incendi.

Art. 14. — Il comandante dei pompieri quando la necessità imperiosamente lo colga potrà richiedere da ogni cittadino l'opera sua per l'estinzione degl'incendi, e niuno potrà ricusarla a termini dell'art. 26 del codice penale toscano.

Art. 15. — I proprietari, inquilini e custodi di edifici ed altri recinti vicini al luogo dell'incendio, dietro richiesta del capo-pompiere e degli Agenti di Polizia Municipale o di Pubblica Sicurezza dovranno aprire gli accessi tanto che ciò si reputi necessario per prendere acqua, quanto per dominare ed estinguere più facilmente il fuoco.

Art. 16. — Spetta al Sindaco ed in sua assenza è in facoltà dell'Ingegnere-Ispettore, il dare ordini per il taglio degli edifizi, quando la natura dei casi lo renda necessario.

Ogni altra disposizione per lo sgombro delle persone e dei notabili è nella competenza del comandante.

Art. 17. — Tutte le volte che il teatro è aperto al pubblico, dovrà intervenire un picchetto di pompieri, come pure dovrà intervenire ogni qualvolta che venisse ordinato o richiesto in altri pubblici o privati spettacoli, od anche di funzioni religiose portanti straordinarie illuminazioni.

Art. 18. — I proprietari dei teatri saranno tenuti a fornirli delle necessarie conserve d'acqua, e dei mezzi adatti a trarne profitto.

Gl'impresari, o quelle altre persone pel cui interesse si dà luogo allo spettacolo, funzioni, etc., saranno tenuti a darne avviso al comando dei pompieri almeno otto ore innanzi; ed a pagare l'indennità competente agli uomini componenti il picchetto, solamente quando sia ordinato sulla loro richiesta.

Art. 19. — Per il duplice scopo della manutenzione del materiale e delle istruzioni del personale avranno luogo le manovre od esercitazioni del corpo dei pompieri almeno 12 volte l'anno ne' dì festivi. Tanto i pompieri effettivi quanto gli allievi sono [p. 38 modifica] strettamente obbligati ad intervenire a tutte le dette esercitazioni. Non meno di una volta in ogni anno dovrà darsi luogo ad una manovra in pubblico, nei luoghi, giorni ed ore che verranno destinati dal Consiglio di disciplina.

Art. 20. — Il pulimento e la conservazione in buon ordine di tutte le macchine e dei relativi attrezzi, è obbligo dei pompieri; spetta al comandante, al quale è affidata la custodia del magazzino e delle macchine, di curarne l'adempimento.

Il pulimento delle macchine dovrà aver luogo sempre dopo le manovre, dopo gl'incendi ed ogni altra volta che il comandante lo crederà necessario.

Art. 21. — È in facoltà del Sindaco ordinare ogni altro straordinario servizio di tutto o parte del corpo in conformità del disposto dell'art. 3 del presente regolamento.


Capo III. — Disciplina


Art. 22. — Ciascun individuo del corpo sarà tenuto alla subordinazione ed al rispetto verso ogni altro individuo di grado a lui superiore, od a cui spettasse anche a parità di grado il comando nei vari e speciali servizi. Dovrà quindi prestare un'obbedienza passiva ed una precisa esecuzione a qualunque ordine d'ufficio che da quello gli verrà dato.

Art. 23. — Ogni pompiere, anche graduato, non potrà mai usare modi sconvenevoli per qualsiasi ragione nè verso gli eguali nè verso gl'inferiori.

Art. 24. — Le domande, i reclami etc., che in ogni individuo del corpo dei pompieri vorrà indirizzare al Consiglio di disciplina, dovranno esser trasmessi a mezzo del comando del corpo.

Art. 25. — I graduati in servizio sono responsabili di tutte le mancanze che si commettono dai loro subalterni.

Art. 26. — Ciascun pompiere oltre all'essere responsabile del proprio vestiario sarà soggetto ancora a punizioni, non esclusa la ritenuta degli utili, quando non lo mantenga nel voluto grado di decenza e di polizia.

Art. 27. — In ogni caso d'incendio tutti i pompieri sono strettamente obbligati ad accorrere con ogni prontezza e sollecitudine, non potendo esonerarli dalla responsabilità dell'inadempimento di questo dovere, che una provata assoluta impossibilità od invincibile impedimento. [p. 39 modifica]Art. 28. — È proibito ed espressamente vietato ad ogni individuo del Corpo di prender denaro, compenso o donativo da qualsiasi persona e per qualsiasi pretesto, in occasione d'incendio o di altri servizi.

Art. 29. — È inoltre proibito l'avanzar domande all'autorità Municipale per compensi e gratificazioni straordinarie per qualsiasi titolo, compresi anche maggiori servizi in occasione d'incendio, essendo a ciò provveduto dalla tabella delle retribuzioni di questo regolamento.

Art. 30. — Qualunque persona appartenente al Corpo dei Pompieri, dovrà riportare il permesso dal comandante ogni qual volta vorrà assentarsi dal paese per più di 3 giorni.

Art. 31. — Le pene da applicarsi al Corpo dei Pompieri sono le seguenti:

a) ammonizione verbale in tempo di manovra, con annotamento al registro di matricola fatto dal comandante.

b) multe da L. 0,50 a L. 5, inflitte dal comandante;

c) sospensione temporanea, fatta dal comandante;

d) degradazione e rimprovero solenne dal consiglio di disciplina;

e) espulsione fatta dal consiglio di disciplina.

Art. 32. — Se un pompiere di rendesse colpevole di reato portante pena correzionale o criminale si considera per il fatto stesso espulso dal Corpo.

L'espulsione potrà inoltre applicarsi:

1) ai quei pompieri che si fossero resi colpevoli di reati punibili in via ordinaria con pene di polizia;

2) a coloro che appena ricevuto avviso d'incendio non vi accorreranno immediatamente;

3) a chiunque si fosse abbandonato ad ubriachezza anche casuale ma recidiva in tempo di servizio; ed abituale fuori di servizio;

4) a coloro che si fossero resi istigatori alla disobbedienza ed inosservanza della disciplina.

5) a coloro infine che si mostrassero ostinatamente recidivi nelle mancanze, punibili con le minori pene, o che si fossero dati ad una vita scostumata ed oziosa, che valesse ad alienare da loro la pubblica stima. [p. 40 modifica]

Capo IV. — Premi ed Onorificenze


Art. 33. — In occasione d'incendi o d'altri pubblici o privati infortuni, i pompieri che si fossero distinti per coraggiose azioni, verranno ricompensati con premi da decretarsi dal Consiglio di disciplina ed Autorità Comunale.

Art. 34. — La Giunta Municipale inoltre fa conoscere al R. Governo, mediante circostanziata relazione dei fatti, i nomi di quei pompieri i quali abbiano salvato persone da certa morte, esponendo evidentemente la propria vita, e li propone sia per l'onorevole distinzione della medaglia al valor civile, sia per quelle altre ricompense che credesse opportune.

Art. 35. — La distribuzione dei premi sarà fatta pubblicamente e solennemente dal Sindaco, alla presenza dell'intiero corpo nella festa dello Statuto.


Capo V. — Vestiario ed Armamento


Art. 36. — I pompieri in attività di servizio vestono una uniforme speciale che si distingue in alta e bassa, e sono armati.

Art. 37. — La tabella A portata in fine del presente, contiene la nota degli articoli di vestiario e di armamento con la durata assegnata per ciascun articolo.

Art. 38. — I pompieri sono responsabili degli articoli di vestiario ed armamento loro consegnati e della loro durata di rigore, tranne il caso fossero stati danneggiati straordinariamente in servizio e non per incuria.

Art. 39. — Il vestiario ed armamento è sempre proprietà della squadra, quindi è in facoltà del consiglio di disciplina, dare in proposito tutte le disposizioni che crederà opportune tanto dal lato dell'economia, quanto del decoro.

Art. 40. — I distintivi dei graduati e pompieri per l'alta tenuta sono i seguenti:

Il comandante si distingue colla doppia asola d'oro al colletto e alle manopole. I bottoni della sua uniforme saranno dorati, la sciabola uso quella dell'esercito.

Art. 41. — Il vestiario di bassa tenuta deve stare nel locale dell'arsenale. [p. 41 modifica]

Il Quartier-mastro avrà sciabola da furieri e grado in lana e seta.

Il Capo-squadra per distintivo avrà un'asola di seta gialla al colletto e grado rosso alle maniche.

Il Caporale, grado rosso alle maniche.


TABELLA A


DURATA
anni
1. Pantaloni di panno nero con banda arancione 6
2. Tunica dello stesso panno ad una sola bottoniera e filettatura arancione 10
3. Finte spalline, cinghia e ghettoni 8
4. Sciabola ed elmo 15
5. Guanti di filo 2


TABELLA B

Rimunerazione degli incendi


  IN PAESE FUORI
oltre il raggio
di 5 Chil.
  di giorno di notte di giorno di notte
Comandante Ogni ora L. 2,00 3,00 3,00 4,00
Furiere » » 1,00 1,40 1,40 2,00
Caporal Maggiore » » 0,80 1,00 1,00 1,50
Caporale » » 0,70 0,90 0,90 1,30
Militi » » 0,60 0,75 0,75 1,00
Per i servizi d’onore a richesta delle Autorità Municipali » 0,20 Viaggio gratis

annotazioni


È dovere del pompiere in divisa, salutare militarmente oltre il proprio ufficiale ed i graduati della squadra, il Sindaco, gli ufficiali del R. Esercito, il Pretore etc. Lo stendardo del Comune di S. Giovanni verrà sempre accompagnato, se in paese, dall'intero corpo, e se fuori dal Comune, da un picchetto di pompieri, il numero dei quali verrà determinato dal Sindaco, e saranno estratti a sorte.

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Allegato N. 4.

Indicazione di tutto il materiale

ed oggetti di vestiario posseduti dal Corpo

al mese di Aprile 1898


Carro a 4 ruote, ad un cavallo, portante la pompa aspirante e premente capace di gettare sino a litri 160 al minuto. Su questo carro son posti tutti gli attrezzi già descritti nel quadro precedente, più un altro pezzo di scala, un seggiolo grande per 4 pompieri compreso il guidatore, ed una cornetta per l'allarme. Ė il carro sistema Papini, al quale fu aggiunto per maggior sicurezza lo sterzo, e di conseguenza allungato.
Carretto a 2 ruote con timone portante 2 pompe, una aspirante-premente, l'altra a vasca, solo premente, entrambe di media dimensione; n. 4 pezzi tubi fortissimi d'aspirazione col relativo pescatore e 3 rotoli (m. 60) di tubo canapa di pressione con relativi raccordi d'ottone. — N. 2 lance di metallo. — Nelle cassette laterali vi si tengono n. 2 fasciatubi, 1 gancio di sicurezza, 1 mazzuolo, 1 martello, 1 paracurve, l'oliatore e n. 3 torce a vento di resina, più una maschera da fumo.      
Carro grande a 4 ruote della scala aerea Porta. — Sviluppa un altezza di m. 21. Ha stanghe a timone, manubri, mazzuoli, funi etc. Questa l'hanno consegnata ai pompieri i signori azionisti, e si dà anche per ripulire i prospetti delle case.
Carretto a 2 ruote, porta attrezzi, con stanghe per attaccarvi un cavallo. — Contiene una botte di 250 litri, ed una cassa nella quale son posti 8 mazzi di fune, 2 picconi, una mazza, una scure da bosco, canapo di salvataggio, mazzuoli, torce a vento ed altro. Nelle fiancate del carretto raccomandati a staffoni in ferro son posti 2 puntelli automatici, la barellina Marchi ripiegata, 2 forconi 1 pala ed un bidente, 4 secchi di cuoio etc. Il carretto fu costruito da Feroci Attilio dietro mie indicazioni, ed i puntelli furono ideati dai signori assessori comunali ing. Gigli Leopoldo e Guiggiani Luigi.
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Carretto a 2 ruote, con cerchioni di caoutchouc, della barellina meccanica autorespiratoria per gli asfittici, del Dottore Ermete Coliva, con due cassette, una per i medicinali e l'altra per la sacca d'ossigeno. L'egregio sig. Angelo Rizzi parente del Coliva tiene qua questa barellina per far conoscere e raccomandare alle Società di P. A. questo indispensabile oggetto.
Lenzuolo di salvataggio già descritto nel quadro precedente.      
Branda da militare con materassino.      
Torce a vento, fasciatubi ed altri oggetti di poca importanza.      
Un armadio grande di abete per riporvi le n. 28 tuniche di tela per gli incendi.      
N. 28 berretti di tela da manovra.      
»   28       »      di panno.      
»   23 elmi di metallo con paracolpo.      
»   23 sciabole-sega.      
»   23 cinghione a 4 fibbie da incendi.      
»   23     »      di parata.      
» 23 tuniche di panno con bottoni e buffetteria di metallo giallo per l'alta tenuta.      
»   23 paia pantaloni di panno.      
»   23 ghettoni di cuoio verniciato.      
»   23 paia guanti di filo.      
»   3 trombe in fa, uso Genio.      
»   1 bandiera di seta.      


[p. 44 modifica]Allegato N. 5

quadro del personale


Comandante

Dini Alfredo (Ingegnere comunale)


Ufficiale sanitario

Morais Dott. Ottavio (Medico condotto)


Graduati

Sacchetti Arturo (Furiere) — Bonci Giovanni (Caporalmaggiore)

Ciantini Egidio (Caporale)


Trombettieri avvisatori

Lapucci Vittorio — Del Lungo Mosè — Donati Cesare


Pompieri effettivi

Casini Annibale Testi Ettore
Piccioli Eugenio Apertini Romolo
Sinni Valentino Francini Dante
Piccioli Attilio Zangheri Armando
Cesari Luigi Graziani Antonio
Forconi Agostino Mati Alfredo
Curandai Augusto Capitani Zulimo1

Assenti temporanei

Cappelli Attilio — Peri Enrico — Soldani Pasquino

Allievi

Dami Angelo Masini Emilio
Cellai Carlo Peri Eugenio 2
Meacci Giuseppe Tani Pilade
Mati Guido

I pompieri Bonci, Cesari, Piccioli E., Donati, Casini ed Apertini, riportarono in servizio ferite o distorsioni, fortunatamente non gravi.

Tutto il personale della squadra è assicurato presso la Società Internazionale.


Note

  1. Cessò di far parte della Squadra il 22 Gennaio 1898.
  2. Sono adibiti al servizio di conducenti i cavalli.
[p. 45 modifica]Allegato N. 6.

Quadro dei servizi prestati dal Corpo dei Pompieri

al 15 Aprile 1898


natura del servizio
Dal 1890
al 1892
1893
1894
1895
1896
1897
Sino all'A-
prile 1898
Totale
Servizi per spegnimento d'incendi gravi 2 1 2 2 1 1 » 9
Detti per spegnimento d'incendi lievi 4 5 3 4 2 3 1 22
Disastri gravi per rovine di fabbricati 1 » » » 1 » 1 » 2
Rovine di un'ambiente, puntellature, rimozione di materie etc. » 1 2 » 2 1 1 7
Rimozione di mattoni pericolanti in punta alle ciminiere della Ferriera » » » 1 » 1 » 2
Chiamate d'urgenza nei paesi in Valdarno 1 » » 1 » » » 2
Vigilanza in occasione di feste religiose e profane2 1 » » 2 2 » » 5
Nottate in occasione di inondazioni » » » » 1 » » 1
Vigilanza per grosse piene d'Arno 1 2 » 1 2 » » 6
Vigilanza alle corse di cavalli e fuochi di artifizio 2 3 5 2 3 2 » 17
Servizio d'onore in occasione di ricevimenti d'autorità, esposizioni, fiere di beneficenza, premiazioni etc.3 4 4 6 3 3 2 1 23
In occasione di trasporti funebri in paese » 2 3 1 2 1 2 11
A richiesta, per rendere gli onori militari ad ufficiali morti in diversi paesi di questo mandamento4 » » » 1 2 1 » 4
Vigilanza contro gl'incendi al teatro 24 8 12 18 5 23 4 94
»     contro gl'incendi nei teatri provvisori di legname » » » 3 29 » » 32

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Trasporti d'urgenza allo Spedale di asfittici e di feriti 1 2 1 2 1 4 » 11
Idem, a richiesta, trasporto di malati gravissimi » 2 2 1 2 3 5 15
Servizi per accedere in locali chiusi » 1 3 2 4 3 1 14
Detti per annaffiature di vie, piazze o giardini pubblici 1 1 2 1 » 1 1 7
Esperimenti biennali innanzi alle autorità » » 1 » » 1 » 2
41 32 42 46 61 48 16 286
  1. [p. 46 modifica](1) Nella casa in Via delle Mura furono estratte dalle macerie quattro persone morte e tre ferite. — Nella casa in Via della Pieve quattro persone ferite.
  2. [p. 46 modifica](2) Prestato due giornate di servizio in occasione del Centenario di S. Filippo Neri in Castelfranco di Sopra.
  3. [p. 46 modifica](3) Due volte a Figline, una volta ad Arezzo, due a Terranuova ed una a Castelfranco.
  4. [p. 46 modifica](4) Municipi ed anche privati hanno ottenuto dal nostro Comune una squadra pompieri, come Terranuova, Castelfranco, S. Giustino, Figline, ecc..