Opera dilettevole da intendere, nella qual si contiene doi itinerarij in Tartaria/Opera dilettevole da intendere, nella qual si contiene doi itinerarij in Tartaria, per alcuni frati dell'Ordine minore

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Opera dilettevole da intendere, nella qual si contiene doi itinerarij in Tartaria, per alcuni frati dell'Ordine minore

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Del ſito e qualita, del Paeſe de Tartari.

Capitolo primo.


TT
Rouaſi nelle parte Oriẽtali una Prouincia detta Mõgal, ouero Tartaria. Queſta e ſituata da quella parte che l'Oriente ſi congiunge con l'Aquilone. Et de qui è il Paeſe di certi Popoli, che ſi dimandano Leitai & anche Solanghi. Da mezo giorno e la ſede de li Saracini, fra l'Oriente e mezo giorno habitano gli Humi, & da l'Occidente li Naimani dal'Aquilone, circonda il Mare Oceanno. In alcuni luochi e montoſa, & in alcuni ha molte pianure, ma tutta quaſi in ogni canto e piena d'harena. Non e fruticoſa nella centeſima parte: impercioche nõ pol far frutto ſe non e irrigata da fiumare, che li rariſſime ſe ritrouano. Onde ne Vilaggi ne Citta alcuna ui è edificata: ſaluo una che ſi dimanda Carcurim. e ſi dice ſufficientemente eſſer buona. Noi certo non hauemo ueduto quella, ma ſemo ben ſtati uicino a meza dieta: quando a Syraorda che è la maggior corte de l'Imperatore dimoraßemo, auenga che queſto paeſe ſia molto ſterile: nientedimeno e molto concedente a nutrir

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beſtiami. Sono certi lochi che hanno alquanti boſchetti, & oltra queſti legname alcuno non ſi ritroua. p̃tanto coſi l'Imperator como li Principi & altri ſacociano a ſedere in terra, e cuoceno le ſue uiuande con ſterco di Boui & Caualli. Lo aere e mirabilmente inordinato, a meza eſtade, tuoni, lampi, et ſaette, donde molti allhora periſcono, & caſcano le neue alte per li campi: ſono etiandio in queſto paeſe ſi freddi & crudeli uenti che a le fiate nō ſi pol appena caualcare, onde como foſſemo a Orda, che coſi chiamano le ſtanze de l'Imperadore Principi per lo gran uento giaceuamo gettati in terra, e per la gran poluere chel uento inalzaua nulla uedeuamo. Mai nello inuerno pioue, ma ſpeſſo nella eſtade, e coſi poco che appena la poluere e radice di herbe ſi poſſono inaquare. Qui anchora cade molte uolte grande tēpeſta: e queſto noi uedeſſimo che quādo l'Imperator poi la elettione doueuaſi ponerne la ſedia regale, cadde tanta tempeſta che de la ſubita ſua reſolutione CLX huomini nella corte forano ſomerſi: e molte robe, e ſuoi habitacoli traherno fora. Viè ancora ne la eſtade toſto un gran caldo, e di ſubito freddo grandiſſimo. [p. 6r modifica]

De la forma, habito, & uiuer loro.                                             Cap. ij.


L
A forma de li Mongali ouer Tartari, e eſtratta da tutti gli altri huomini. Pero che tra gli occhi & le galte ſono larghi più de gliatri, le galte etiandio ſono prominente molto da le maſcelle, hanno il naſo piatto e breue, li occhi piccoli, e le palpebre fino a le ciglia eleuate e ſopra il capo a modo de ſacerdoti, radendo da l'una e l'altra parte del frōte, piu ch'in mezzo, fanno capegli longhi, glialtri como le femine laſciono creſcere de quali fanno due code e liganole drieto le orechie. Hanno li piedi piccoli, li ueſtimēti coſi degli huomini como de le donne ſono fatti ad un medeſimo modo. Non uſano mantelli, cappe, o capucci ma portano ueſte fatte a marauiglia de Bucharanno de ſcarlato, ouer Baldaquino, qual ſono forti et precioſi panni, e quelle che ſon fodrate hanno le pelle di fora e ſono aperte da la parte de dietro, que etiam pende una coda piccola fino alli genocchi, le quale non loro lauano, ne mancho permetteno che ſian lauate, ſpecialmente fin che dura il tempo de tuoni, le ſue habitatione ſono rotōde a modo de pauiglioni fatte di Bachette &

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uerghe di ſopra, a mezzo il coperto hanno una feneſtra rotonda, per laqual entra lo lume, & eſcie lo fumo. Pero che ſempre a mezzo fanno foco. Il colmo, e le bande ſono coperte di feltro, del medeſimo ſono anche le porte, queſte ſue trabacche alcune ſe disfanno e portanſi da ſommieri doue ſi uole, altre nō ſi poſſono disfare, ma nelle carette coſi intiere ſi portano, e quelle ſempre portano ſeco uadano in guerra, o in altro luogo, ſono molto ricchi de animali, cioe Camelli, Boui, Capre, e Pecore, li Caualli & altre beſtie, da ſoma, ſono appreſſo loro in tanta quantita che non credo, tutto il reſto del mondo n'habbia tāti. Ma Porci & altri animali non hanno. Lo Imperator Baroni & altri magnati, habundano d'oro, argento, ſeta, e pietre precioſe, li cibi de quelli ſon tutte le coſe che ſi poſſon mangiare, hauemoli ueduto mangiar fino Pedocchi, beuono lo latte de li animali, & in gran quātita pur che ſe ne troui di quello de beſtie da ſoma, pero che nello inuerno li richi ſolo ne beuono, ma li poueri cuoceno del meglio ne lacqua, e lo laſciano diſſoluer poi la matina ne beuono uno o doi bichieri, & a le uolte piu non mangiono quel [p. 7r modifica]

giorno, quando e la ſera ſe da a ogniuno un poco di carne, e ſorbeno il brodo, ma ne l'eſtade che hāno del latte a ſufficientia rare uolte mangiono carne, ſe non le uien donata, o che ſia ſtata preſa a cazza come ſono ucelli e fiere ſaluatiche.


Delli ſuoi coſtumi.                                                                       Capitolo. iij.


H
Anno alcuni coſtumi che ſon molto laudabili, & alcuni in tutto abhomineuoli, ſono piu obedienti a li ſuoi patroni che molti de noi, coſi Religioſi como ſeculari, impercio che portano a quelli ſomma riuerentia, ne mai li diriano una boſia coſi facilmente, ne fariano altro di quello li uiene impoſto. Rare uolte e quaſi mai contendono inſieme, Guerre. riſſe, queſtione, homicidio tra loro niuno interuiene, non ſi ritrouano Aſſaſini & robatori: onde le ſue ſtanze e carette doue ſono gran theſoro, ne con ſerrature, ne con altro inſtrumento ſe chiudeno, ſi alcuna beſtia e ſmarrita colui che la uede o laßala ſtare, o la conduce a quelli che hāno queſto officio: apreßo liquali colui che l'ha perduta la ricerca, & ſenza alcuna

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difficulta ſe la piglia, uno honora l'altro, e liberalmente con familiarita cōmunicano le uiuande, benche poche ſiano apreſſo loro. Sono huomini di grāde tolerantia, pero che alle uolte che ſon ſtati uno e doi giorni ſenza mangiare ſopportano ualentemente, e cantano, e giocano, como ſe haueſſino ben mangiato. Nel caualcare ſoſtēgono gran freddo, & anche caldo intolerabile. Fra loro quaſi mai e alcū piacere, e benche molto s'imbriachino, tamen nella ſua imbriachezza mai cōtendono. Niuno ſprezza il compagno, ma quanto po li da aiuto. Le ſue donne ſono caſte, ne tra loro mai ſi dice de la ſua impudicitia, ma alcune di quelle dicono parole aſſai brutte e dishoneſte, li Tartari uerſo tutti gli altri huomini ſon ſuperbiſſimi, e reputano coſi nobili como ignobili da poco, e li ſcherniſſono. Onde uedemo nella Corte de l'Imperatore, il grā Prince de Roſſia, e'l figliuolo de lo Re di Giorgini, e molti Soldani niſſuno honor riceuer da quelli, anci coloro che alla cura ſua erano aſſegnati, benche foſſero uili li andauono di ſopra, e ſempre teneuano il primo loco, anci ſpeſſo biſognaua ſedeſſeno drieto le ſue ſpalle. Oltra di queſto ſono uerſo glialtri [p. 8r modifica]

huomini iracondi e diſdegnoſi, e quaſi mai dicono la uerita al principio ſono loſingheuoli, ma poi pūgono como ſcorpioni. Concioſia che ſono ingannatori e fraudolēti, e ad ogniuno ſi poſſono con l'aſtutia ſua dāno inciampo. Quello mal che li uoleno fare a marauiglia occultano, acio non ſe ne auedano e trouino qualche remedio contra le ſue aſtutie, ſono ſporchi nel mangiare, & altri ſuoi fatti, la imbriachezza ſommamente honorano, e poi che alcuno ha molto beuuto uomita, e toſto corre a beuer di laltro, prontiſſimi ſono adimandare, a donar auariſſimi, e ſe alcun foreſtiero appreſſo loro e morto non ſi dice nulla.


De la legge, & conſuetudine loro.                                                            Cap. iiij.


Q
Veſto hanno nella ſua legge ouer coſtume, che occidono li huomini e le donne che ſi trouano in adulterio manifeſto. ſimilmente ſe una uergine cade in fornicatione cō alcuno ambedoi ſon meſſi a morte, ſe ſi ritruoua qualcheduno che aſſaſini, o robbi in paleſe ſenza pieta alcuna è ammazato. A qualunche diſcopre li

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conſigli, maxime quādo uāno a battagliare, li dāno cēto battiture delle maggior che poſſa dare un ruſtico col baſtone. Coſi etiandio quando li minori offendono alcun de ſuoi maggiori non li perdonano, ma grauemente lo battono. Generalmente ſe maritano con tutti e ſuoi propinqui (eccetto la madre e la figlia che ſia ſorella da parte di eſſa madre) p̃cio che la ſarabbe da parte di padre, e la moglie di eſſo padre, poi la ſua morte ſoleno torre. Anche la moglie del fratello, il piu giouene poi la ſua morte ouero alcun de la parentela conuien che la togli. Onde eßendo noi li, un certo Prēcipe di Roſſia che ſi chiamaua Andrea fo accuſato al Baty che menaua Caualli fori di Tartaria, e uendeuali adaltri, e benche queſto non foſſe prouato li fu data la morte. La qual coſa ſaputa il fratello minore e la moglie di quello ch'era morto, uēnero a ſupplicar il prefato Prencipe che la terra nō li foſſe tolta, ma quello comandò al giouine che toglieſſe la cognata, & ad eſſa ſimilmente che l'accettaſſe per marito, quella riſpoſe uoler piu toſto la morte, che far contro la ſua legge. Coſtui nientedimeno ben che ambidoi rifiutaſſino quanto poteuano, [p. 9r modifica]

conſtrinſeli per forza a far queſta coſa nephanda. Poi la morte de li primi mariti, le moglie de Tartari nō facilmente piu ſi maritano, ſe non uoleſſi forſe alcuno tuor la cognata, o madregna. Non e apreſſo loro differentia alcuna tra baſtardi, e legittimi, ma il padre da cio che uol ad ogniuno, per tanto ſi ben ſono di ſangue reale, coſi ſi fa Principe il figliuol naturale como q̃llo della Regina. onde hauēdo il Re di Georgia, ò Scotia, doi figliuoli uno chiamato Melich legitimo, e l'altro Dauid, nato de adulterio, morendo laſſo una parte del paeſe al naturale Melich, a cui etiam da parte de la madre ueniua il Reame per la ſucceſſion feminile, uenne da l'Imperator de Tartari, percio anche Dauid preſe tal camino, uenuti adonque ambidoi a Corte, e dati grandiſſimi doni, adimandaua il figliuol naturale che li foſſe fatta iuſtitia a modo di Tartaria, e coſi fo data la ſententia contro Melich, che Dauid il maggiore la heredita che li haueua laßata il padre quietamente in pace poſſedeſſe. E concioſia che un Tartaro habbi una moltitudine di moglie, ha ogniuna caſa per ſe, e famiglia, hor con una, hor con l'altra, mangia, beue, e dorme il Tartaro, niente di [p. 9v modifica]

meno una fra le altre e la maggiore, cõ laqual piu ſpeſſo dimora, & con tutto che ſon tãte, mai di leggiero ſi appizano inſieme.


    De le ſuperſtitioſe traditioni, che loro o li ſuoi maggiori hanno fatto.                                                                                                              Cap. V.

P
Er certe conſtitutione, che loro o li ſuoi anteceſſori hanno ordinato, dicon alcuni peccati eſſer indifferẽti, uno e poner il coltello nel foco ouer a qualunque modo tocchare il foco col ferro, & etiam tirar fori della caldiera le carne col coltello, ouer tagliar con la manera appreſſo il foco: Imperoche credono, coſi tagliarſi la teſta al foco. Vn'altro è appoggiarſe a quel flagello, con che ſi ꝑcuote il Cauallo: perche loro nõ fanno cio che ſiano ſperoni, & con la medeſima ſcorizata toccar le frezze, pigliar ucelli gioueni, & occiderli. Batter il cauallo col freno, uno oſſo romper con un'altro, Gettar in terra latte, o altre uiuande, Vrinar nella ſuo ſtanza: La qual coſa ſe alcuno fa di uolonta, è occiſo, ſi per neceſſità biſogna che dia molta pecunia a lo incãtatore, dal qual uien mondato, e purificato. Il quale etiandio facci

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che la ſtanza con tutte le macerie paſſino per mezzo duoi fuochi. Innanci che a queſto modo ſia purificata, Niuno è ardito intrare, o portar fori alcuna coſa. Oltra di queſto ſe qualche morſello ſi mette nella bocca di uno, che non lo potendo ingiottire lo mandi fuora: ſubitamente per la feneſtra tonda della ſua ſtanza, lo cauano fuora, e ſenza pieta l'ammazano. E ſe alcuno zappa ſopra la porta della ſtanza di un Prencipe, perde la uita. Molte altre coſe hanno ſimile a queſte, che reputano peccati. Ammazzar li huomini, aſſaltar lo paeſe d'altri, e robarli le ſue faculta, e fare cōtro li comādamēti e p̃hibitioni di Dio, è nullo peccato appreſſo di loro. De la uita eterna, e dānatione niente ſanno, credono ſolamēte poi la morte, uiuer ne l'altro mondo, moltiplicar in beſtiami, mangiar, e bere, & far cioche faceuano in queſta uita preſente. Nel principio della Luna, ouero quando è piena, cominciano quello che uogliono fare, e chiamono eſſa Luna grande Imperatore, e pregando quella ſe ingenocchiano. Tutti quelli che dimorano nelle ſue ſtanze biſogna che ſi purifichino per il fuoco, la qual purificatione ſi fa in cotal modo. Prima [p. 10v modifica]

pizzano duoi fuochi, e duoi haſte mettono appreſſo quelli, & una corda in la ſommita delle haſte: ligano poi ſopra la corda certi pezzi di Burcharano, ſotto la qual corda, e ligature tra quelli fuochi paſſono li huomini, le Beſtie, e li habitacoli. Sono ancho due donne, una de quì, e l'altra de lì, che ſpargēdo de l'acqua, recitano certi incantamenti. Et ſe alcuno e ammazzato da ſaetta biſogna al preditto modo paſſare tutti quelli, che dimorano in quello loco. La ſtanza, il letto, la carètta, li feltri, le ueſte, e cioche hanno, da niuno ſi tocca, ma da tutti ſi rifuta como coſa immōda: Et accio breuemente dica tutte le coſe, penſano che ſi purghino col fuoco. Onde quando uiene qualche Ambaſciatore, Principe, o altra perſona, biſogna eßo, e li ſuoi doni per duoi fuochi, accio ſi purifichi paſſare. Concioſia che temono non ſi porti qualche incanto ueneno, o coſa nociua.


Del principio dell'Imperio, ouer Principato

de Tartari.     Cap.     VI.


Q
V E S T A Parte Orientale, la qual habbiamo detto diſopra, como ſi chiama

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Mongal, et in che modo è ſituata: Hebbe anticamente quatro Popoli (como ſi dice) il primo Popolo in lingua loro diceuaſi Iekamongal, cioè a dire grandi Mongali. Il ſecondo Summongal, cioè Aquatici Mōgali, che erano eſſi Tartari da un fiume Tartar coſi nominati, il quale bagna lo ſuo paeſe. Lo tero Merkath, Lo quarto Metrith. Tutti queſti haueuono una medeſima forma, e lenguaggio: benche tra loro in diuerſi Principi, e prouincie foßero diuiſi. Nel paeſe di Iekamōgal, fo uno detto Chingis, Coſtui cominciò eſſer robuſto Cazator, et imparò robar li huomini, e far botini, et a poco etiandio andaua per le Citta, e qualūque poteva: pigliaua, e faceualo ſuo ſeguace. Coſi inclinò li ſuoi Cittadini, che lo ſeguitauano per Capitaneo in male operare, & cominciò a combatter con li Aquatici Mongali, ouero Tartari, e quelli ſoggiugò, morto lo Prencipe loro in battaglia. Doppoi uinſe li Merchathi, e procedendo oltra, ottenne etiandio lo Imperio de Metrithi. Vdito queſto li Naimani hebbono a gran ſdegno, che Chingis foſſe coſi eleuato: Queſti haueuano habuto uno ualēte Imperatore, a cui tutte le preditte Nationi di [p. 11v modifica]

Tartari dauano tributo. Sendo queſto morto ſucceſſero li figliuoli in loco ſuo. ma perche gioueni, e ſtolti non ſapeuano regger il Popolo, erono fra loro diuiſi, & in diuerſo uoler partiti: Ne p̃ queſto ceſſauano moleſtar li cōfini de li Tartari, e far molte Correrie. Per la qual coſa Chingis congrego inſieme tutti li ſuoi ſubietti, il ſimile li Naimani, e Karakitai Popoli, uennero all'incontto. Peruenuti adonque in una Valle ſtretta, fo fatta la battaglia, et ſuperati li Naimani, et Karakitai dalli Tartari: Quelli che potero ſcampare ſi fuggirno glialtri foro fatti prigioni. Fra queſto mezzo lo Octoday delli p̃ditti Karakitai, Cam figliuolo de Chingicam, poi che fo cōſtituto Imperatore, edificò una certa Cittade, la quale hebbe nominata Chanil. Appreſſo quì, uerſo mezzo giorno, è un deſerto grande, in elqual ſi dice per certo habitar huomini ſaluatichi, li quali niente al poſtuto parlano, ne hanno giunture nelle gambe, & s'e alle fiate cadeno, non ſi ponno leuare per ſe ſteſſi: ma nientedimanco hanno tanta diſcretione, che fanno feltri di lana de Camelle, con quali ſi ueſtono, e reparano il uento impetuoſiſſimo. E quādo ſono ſagittati da [p. 12r modifica]

Tartari, mettono nelle ferite certe herbe, e fortemente fuggono da quelli.


De la mutua Vittoria de Tartari, e Kithai.

Capitolo.   VII.


R
Itornati nel ſuo paeſe ſe apparecchiorno a guerra cō li Kithai Popoli: e di ſubito moſſo il Campo introrno nelli ſuoi confini, la qual coſa ſentendo lo Imperatore de Kithai moſſe l'eſſercito ſuo cōtro a quelli, e fo comeſſa una dura battaglia, nella quale uinti li Tartari: tutti e nobili loro furono occiſi ſe non ſette. Onde fino al di d'hoggi quando uoleno battagliare qualche contrada, & alcuno menazali de occiſione: dicono per il paſſato etiandio occiſi non rimaneſſemo piu che ſette, & tamen hora ſemo creſciuti in tanta moltitudine, e perciò non ſi ſpauentemo di tal coſa. Chingis, et gialtri che rimaſero, ſe fuggirno nella ſua Terra. Et concioſia che al quanto ſe haueſſino ripoſſato. Vn'altra fiata ſi preparò alla guerra, & andò contro li Huyri: Queſti ſono Chriſtiani Neſtorini, rimaſto per tanto

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uincitore, tolſe, & uſurpò le ſue littere. Peroche li Tartari fin quà ſcrittura alcuna non haueuano: Hora tale è la littera di Mōgali. De qui partito uenne al paeſe de Sarhuyur, e de Caraniti, e de Hudirath, li quali tutti ottenuti, ritornò nella Patria: e pigliato alquanto di ripoſſo, ragunò tutti li ſuoi Soldati, & aßaltò un'altra fiata li Kithai, & longamente combattēdo con quelli pigliaro una gran parte del paeſe, e conſtrinſero lo Imperatore chiuderſi nella ſua Citta maggiore, laqual tāto tēpo oſſidiorno, che in tutto mancorno le uettouaglie allo eſſercito. Non hauendo adonque, che mangiare commandò Chingiscam a ſuoi, che di diece huomini, uno deſſero a mangiare. Quelli della Citta uirilmente con ſagitte, & altre machine dalli muri, ſe difendeuano, & poi che manchorno li ſaſſi gettauono lo Argento liquefatto: Imperoche quella Citta era molto piena di ricchezzza. Li Tartari nō potendo uincer quella con guerra, cauorno ſotto terra una grāde uia dal Cāpo, ſino a mezzo la Citta: e da poi diſcoprendoſi entro, e fuori, tanto moleſtorno con l'arme li Cittadini, che rotte le porte, e lo Imperatore, con molti ammazzato, ottennero la [p. 13r modifica]

ra, e portorno ſeco in Tartaria l'oro, e l'argento con tutte le altre ricchezze laßati delli ſuoi in gouerno della Prouincia. Allhora ſuperati li Kithai Chingis fo dechiarato Imperatore: Ma fino al di de hoggi è una parte di queſto paeſe in Mare, la qual non hãno potuto pigliare li Tartari. Sono li Kithai huomini pagani, che hanno lenguaggio per ſe, & etiandio (como ſi dice) lo uecchio e nouo teſtamento, & le uite de Santi Padri, & Hieremiti, e chaſe doue orano a certi tempi, como Chieſe. Dicono etiam hauer Alcuni Santi: Adorano uno Dio, & lieſu Chriſto, e credono la uita eterna, ma non ſi battezzano. La noſtra ſcrittura honorano, e reueriſcono: Amano li Chriſtiani, e fanno molte elemoſine, e parano huomini aßai benigni, & humani. Non hanno barba nella faccia, Concordano in parte gli Tartari.

Megliori artefici non ſi potria trouare al Mon-

do, in qualonque opera ſi eſſercita-

no. La terra loro è ricchiſſima

di frumento, uino, oro, ſe-

ta, & altre coſe.

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Della battaglia che feciono nell'India maggiore, & minore.  Cap. VIII.


C
Oncioſia che, doppoi la prefatta uittoria, li Tartari haueſſino alquanto ripoſſtato, partirono li ſuoi eſſerciti. Et lo Imperatore mandò delli ſuoi figliuoli, detto per nome Foſſut, lo quale etiãdio chiamauaſi Cam, cioè Imperatore, cõtro li Comani, e quali, con molta guerra ſuperati, ritornorno nel ſuo Paeſe. Mandò etrã uno altro figliuolo, contro li Indiani, per il che ſupero l'India minore. Queſti, ſono neri Saracini, che ſon chiamati Ethiopi. Partito l'eſſercito de li, ſe n'andò alli Chriſtiani, che ſono ne l'India maggiore. La qual coſa, udendo il Re di quel Paese, (che da tutti è detto il Prete Ianni) cõgregato l'eſſercito, uenne contro a quelli. Et haueua fatto far imagine di bronzo, le quali poſte ſopra li Caualli, o piu toſto Elephanti, oppoſe a quelli. Drieto quelle, erano huomini con folli, ouer manteſi, che ſoffiando accendeuano un foco artificiato, che di quelle abondantiſſimamẽte oſciua, che con gran ſcorno de l'inimica gẽte li Caualli, & l'inimici,

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abbruſciaua. Scendea ſi grande fumo da quel fuoco greco in aere, che luce alcuna iui non ſi potea uedere. Allhora li indiani incominciorno a ſcargare li archi, & far piouer ſagitte. Dilche molti morti alle fiere rimaſeno, & gli altri confuſi ſi partirono, ne piu hauemo udito, che ſian tornati.

Come forono ſcacciati da li huomini Canini, &

ſuperorno li Tabethini.   Cap.  IX.


R
Itornando per deſerti li Tartari, peruennero ad una Terra, Nella quale (ſi come alla Corte de l'Imperatore con fermezza, ne raccontorno i Chlerici Ruthẽni, & altri che li erano ſtati, ritrouaro certi monſtri, li quali hanno ſpecie di femina, Ma poi che per molti interpreti habbeno dimandato quali foſſero li huomini di quella terra, folli riſpoſto in quel luoco tutte le femine, che naſceuano hauer forma humana: ma li maſcoli di Canne. Mentre che dimorarono in queſta Terra, li Canni nell'altra parte del fiume ſi congregarono inſieme, & ſendo d'inuerno, tutti ſi giettorno all'acqua, poi queſto

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reuolgeuanſi nella ſabia, & coſi per lo gran freddo, ſi cõgelaua ſopra di loro quella materia, & poi che ciò molte fiate hebbero fatto, con grãde impeto aſſaltorno li Tartari, ma quelli giettando ſaette ſopra loro parea, che percoteſſero ſaſſi, concioſia che quelle indrieto ritornauano, ne manco l'altre ſue arme li poteano dar noia alcuna. Ma eſſi Cãni ſaltando in mezzo loro, molti col morder ammazzorno; & coſi foro ſcazzati li Tartari dalla ſua Patria. Onde fin a queſto tempo è un prouerbio tra loro de ciò, che ridẽdo inſieme dicono, Lo mio Padre, ouer Fratello, fu occciſo dalli Cãni, le Donne de quelli che pigliarono, menarno ſeco in Tartaria, & ſon ſtate fino al di della ſua morte. Ma de qui ſcampati, capitorno ad un Paeſe che è detto Rurithabeth: doue li habitatori ſon pagani, & queſti con l'arme uigoroſamente combattendo ſoggiogorno. Hanno tal gente una mirabil conſuetudine, anzi miſerabile, impercio che come il padre dalcuno more ſi raguna tutto il parentado, e lo mangiono. Coſtoro non hãno peli nella barba anci portano in mano un certo ferro (como hauemo ueduto) con lo qual ſempre pelano la barba, ſe qualche [p. 15r modifica]

pelo ti naſceſſe. Molto bruti ſono: Dequi lo eſſercito ritorno, nella ſua patria.

Come foro cacciati da li monti Caſpij per certi

huomini che habitano ſotto terra.      Cap. X.


N
E L  Medeſimo tempo, che foro mandati li preditti eſſerciti a uarie eſpeditioni, auioſſe Chimgiscam, contra Oriente al paeſe de Kergis: loqual allhora non preſe, ma ſi come ne era detto, uenne alli monti Caſpij, e da q̄lla parte, che ariuorno li monti, ſono como di pietra adamãtina, e però le ſagitte, & arme loro traſſe a ſe, a modo di Calamita. Gli huomini, che ſtanno tra li mõti rinchiuſi da Aleſſandro Magno, ſentito il cridor de l'eſſercito (como ſi crede) comincioro a rõper il monte. E quando l'altro tempo poi diece anni ritornorno li Tartari, era rotto il monte: e concioſia che prouaſſino entrare a quelli, mai fo poſſibile, che una nuuola era poſta innanti eſſi, oltra la quale piu andar non poteuano: Coſi toſto erano uicini, perdeuano il uedere. Coſtoro il ſimile, poi che ſentiro li Tartari non proceder oltra,

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penſando queſto eſſer da timore, corſono cõ impeto per andarli adoſſo: ma trouata la nebbia, ne loro etiandio potero paſſare. Innanti che ueniſſero li Tartari alli predetti monti, paſſorono piu d'uno meſe per una larga ſolitudine: & inde procedendo piu anche d'un meſe, caminoro per un grande deſerto. Il che fo ritrouato uno paeſe, ma gente alcuna non era d'intorno: pur finalmente ritronorno uno huomo con la ſua moglie, il quale menato alla preſenza de Chingiscam, fo adimandato da l'imperatore, doue habitaſſero gli huomini di quel paeſe. Riſpoſe che in terra ſotto li monti habitauano: Allhora Chingiscam tenuta la ſua dõna, mãdollo dire a quelli, che ueniſſero a lui. Il quale andato, tutto il fatto ricontò: quelli riſpoſero, che in tal giorno ueniriano alla ſua preſenza, per fare il ſuo commandamento. Ma in queſto mezzo per uie occulte ſotto terra ſi ragunorno, e uẽnero diſopra a battagliare cõ Tartari, e molti all'improuiſa ammazzorno. Queſti Popoli quando il Sole uſciua no poteuano ſoffrire quel ſtrepito: Anci come era tal tẽpo bifognaua che poneſſino una orecchia in [p. 16r modifica]

terra, e l'altra fortemente chiudeſſino, per non udire quel ſuono horribile: ne etiãdio a queſto modo erano ſi cauti, che da qui molti non moriſſino. Veduto adonque Chingiscam, che feceua nulla, e li ſuoi haueuano il peggio, partiſſe de qui, e menò ſeco quelli duoi, che erano ſtati trouati, iquali dimororno in Tartaria fino alla morte: e dimandati per qual cauſa habitaſſino ſotto terra. Diſſero, che ĩ quello luoco ogni anno a certo tempo quando naſce il Sole faſſi tanto romore, che non ſi puol per modo alcuno tollerare: la qual coſa, acciò non odano, allhora con Tympani, & altri inſtrumenti Muſici, tutti cominciano a ſonare.

Delli ſtatuti de Chingiscam, e morte ſua, cõ lo

numero de ſuoi Figliuoli e Baroni.   Cap. XI.


R
Itornando da quel Paeſe Chigiscam, e mancato le uettouaglie patiuano gran fame: Hor per ſorte foro trouate le interiore freſche di una beſtia, e cauato fuora il ſterco, le miſſero a cuocer, e poi innanzi che Chigiscã portate tutti, ſe poſero a mangiare: Per la qual

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coſa ordinò lui, che ne ſangue, ne interiori, ne coſa alcuna, che ſi poſſi mangiare (eccetti il ſterco) ſi giettaſſe uia. Venuto adonque nella ſua patria, ordinò li ſtatuti, che di ſopra hauemo narrati: Li quali inuiolabilmente oſſeruano gli Tartari. Poi queſto da una percoſſa de un tuono morì. Hebbe quattro figliuoli, lo primo Octoday, lo ſecondo Thoſſuthcam, il terzo Thiaday, lo quarto non ſapemo il nome. Da queſti quatro ſono diſceſi tutti li Principi de Tartari. Lo primo de figliuoli li Octoday fo Cuyne, che hora è l'Imperatore. Li fratelli di coſtui Octoben, e Chitenen, delli figliuoli di Thoſſuthcam, ſono Baty, Ordu, Siban, Borobaty, che è piu riccho, e poſſente, poi l'Imperator de tutti; Ordu piu uecchio delli Capitani. Sono quelli de Thiaday, Hurin, & Cadan. Del quarto figliuolo de Chingiscam, Mengu, Bithat, & altri molti: La Madre de Mengu detta Serocthan, e gran Signora fra li Tartari, & ſaluo la Madre de l'Imperatore, piu nomata, e potente de tutti (eccetto il Baty) queſti ſono li nomi Ordu è ſtato in Polonia, & Vugaria: Baty etiandio Hurin, & Caden, & Siban, & Duygeth, li quali tutti foro in [p. 17r modifica]

Vngaria, ma etiam Cirpodan, Il quale anchora è oltra mare contro certi Soldani de Saracini, & altri habitanti lo paeſe tranſmarino. Il reſto è rimaſto in Tartaria, cioè Mengu, Sirenen, Hubibay, Smocur, Car, Gay, Sibedey, Bora, Berca, Coreſa, ſono etiam molti altri Principi de quali non ſapemo il nome.

Della poteſta, che ha l'Imperator, e gli Principi.   Cap.   XII.


L
O Imperator loro ſopra tutti ha un mirabile dominio: concioſia che niuno ardiße dimorar in parte alcuna ſe nõ lui li aſſigna, e quello ordina il loco a Principi, li Principi a Cõduttieri, li Conduttieri a Centurioni, li Centurioni a Decani: tutto quello li uien comãdato ſia qual tempo, e loco ſi uoglia in guerra alla morte, ſenza altra contraditione obbediſcono. Imperò che ſe lo Imperatore adimanda la figlia uergine, o ſorella di alcuno, la danno ſenza contradire: Anci ſpeſſe uolte fa adunare molte donzelle dalli confini de Tartaria, e quelle che uuol ritiene per eſſo: & le altre da alli ſuoi Baroni, & in ogni luoco doue manda

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meſſaggi, fa dibiſogno li ſia datto Caualli, e ſpeſe ſenza dimora: Et ſimilmente uenga da qual parte ſi uoglia Ambaſciatori con tributi, è di neceſſita gli ſia datto caualli, carte e ſpeſe. Ma quelli che uengono da Terre, non ſottopoſte a lui, ſono in gran miſeria, e pouertà del uiuer, e ueſtire: e maſſime quando uanno a Principi, e li biſogna tardare. Pero che coſi poco dãno a dieci huomini, che non baſteria à uno, ouer duoi: e ſe li uien fatto miuria, nõ ſi poſſosno lamentare, e peggio che molti doni, coſi da Principi, como Sergenti ſono richieſti. Li quali ſe non darai fanno beffe di te, e reputano da niente, de qui noi gran parte delle coſe, che n'haueuano datto li Chriſtiani per uiuer, fo di biſogno ſpender in preſenti. Alla concluſione coſi tutte le coſe ſono in poteſta de l'Imperatore, che niuno ha tanto ardire che diceße queſto è mio, quello è tuo: ma gli huomini, gli animali, e cio che poſſedono è ſuo.

Onde pochi giorni innanti fo meſſo un ſta-

tuto ſopra queſta coſa. Il medeſimo

dominio ha ciaſcun de Prin-

cipi, ſopra le Prouincie

che reggono.

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Della elettione dello Imperator Octoday & legatione

del Principe Baty.   Cap.  XIII.


M
Orto come è detto in ſopra Chingis congregoronſi tutti li Baroni, & eleſſero per Imperatore Octoday ſuo figliuolo: il quale fatto Conſiglio con ſuoi Principi, diuiſe gli eſſerciti, e mandò il Baty, che li apparteniua nel ſecondo grado, contro la Terra Daltiſſodan, e lo paeſe de biſmini, che erano Saracini, ma parlaueno in Comano. Intrato adonque nelle Prouincie di coſtoro, li fece ſuoi ſudditi: ma una Citta detta Barchin, fece gran tẽpo reſiſtẽza. Però che li Cittadini nel circuito della Citta haueuano fatto molti foſſati, e nanti che queſti foſſero riempiuti, non ſi poteua pigliarla. Li Cittadini della Citta detta Sarguit udito queſto, uſcirono fuori, e ſe rẽderno ſpontaneamente: onde non fo deſtrutta la Citta, ma molti de quelli ammazzatti, e fatti prigioni. Riceuute le ſpoglie, poſero delli ſuoi ꝑ guardia, & andorno contra la Citta Orua. Queſta era molto habitata, e ricca, truouanſi entro molti Chriſtiani, Gazari, Rutheni, Alani, & altri,

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ſimilmente molti etiam Saracini, da quali era dominata: ſtaua ſopra un gran fiume, & era como porto ſpatioſiſſimo. Poi che li Tartari non la potero pigliare, tagliorono il fiume, e quella con tutti li habitatnti ſommerſono: Fatto queſto ſe n'andoro in Roſſia, doue con gran occiſione de Chriſtiani, Citta e Caſtelli deſtrußero. Kaonia Citta Metropolitana della Prouincia, longamente oſſediorno, & al fine preſa foro ammazzati li Cittadini: Onde noi paßando per quel paeſe trouammo infinite teſte, & oſſi de morto, che giaceuano ſopra la ſtrada. Imperò che era ſtata gran Citta, e molto habitata, ma al preſente è redutta quaſi a nulla: & appena ſono ducento chaſe, e li habitator de quelle, ſono tenuti in eſtrema ſeruitu. Partiti da Roſſia, e Comania, li Tartari conduſſero l'eſſercito contra li Vngari, e Poloni, doue molti di loro rimaſero morti: e (como è detto di ſopra) ſe li Vngari haueſſeno uirilmente fatto reſiſtenza, ſi partiuono al tutto confuſi. De qui uennero in la Terra de Morduani, che ſon infideli: e ſuperati queſti nel paeſe de Byleri, cioè la grande Bulgaria, e quella al tutto roinorno. Poi uerſo l'Aquilone contra li [p. 19r modifica]

Haſtarchi, cioè l'Vngaria grande: & habuta la Vittoria, caminoro piu oltra alli Paroſſiti, equali hanno la bocca, e lo ſtomaco piccolo a marauiglia: onde non mangiano, ma cuoceno le carne, e quando ſon cotte, pongono la bocca ſopra la pignata, e del fumo ſi nutriſcono: e ſe pur mangiano qualche coſa, mangiono pochiſſimo. De qui uennero alli Sagomedi, li quali uiuono ſolamente di Cazaſone, e le chaſe, & ueſtimenti hanno di pelle beſtia. Poi ad uno certo paeſe ſopra il Mare Oceano, doue ritrouorno certi monſtri, che in tutto hanno forma humana, ma li piedi di boue con la teſta d'huomo che in faccia pare ſia di cane: doi parole parlauano, como huomini, e poi latrauano como cani. De qui ritornorono in Comania, e li fin al preſente molti ſono rimaſti.

Della legatione di Cirpodan.    Cap.  XIIII.


N
El medeſimo tempo, Octoday Cam mandò Cirpodan Capitano de l'eſſercito uerſo mezzo giorno cõtro una natione detta Chergis, la quale etiandio ſuperò.

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Coſtoro ſono pagani, & non hanno peli nella barba: quando more il Padre per dolore in ſegno de ſcorzo ſi leuano da una orecchia a l'altra, como dire una correggia dalla ſua faccia. Da indi Cirpodan uenne alli Armeni: e paſſando per certi deſerti trouorno monſtri, che hanno forma humana, e ſolo a mezzo il petto un braccio con la mano, e ſimilmente un ſoto piede: duoi ſcargauano uno Arco, e ſi fortemente correuano, che li caualli non li poteuano aggiungere: il ſuo corſo era con un piede à ſalto, à ſalto, e poi che coſi erano ſtanchi faceuano della mano l'altro piede, torcendoſi como un cerchio. Anchora quando coſi erano laſſi, ritornaueno all'andar de prima: queſti Iſidoro li appella Cyclopedi de quali alcuni ne ammazzoro li Tartari, (e ſi como a noi fo detto dalli Chierici Rutheni nella corte che ſtanno con l'Imperatore) molte fiate uennero ad eſſo Ambaſciatori mandati da quelli, acciò haueſſino pace cõ lui. Venuti adonque li Tartari in Armenia, quella ſoggiogorno: & etiando una parte della Georgia, l'altra parte ſe reſe al ſuo comando, e paga de tributo fino al preſente Vinti Millia perpere, che ſon alcune [p. 20r modifica]

monte. De qui ariuorno nella Terra del Soldano Deuurun forte, e poſſente: onde Combattendo con quello, lo uincerno. In ſomma ſeguitorno piu oltre e battagliorno fino al paeſe del Soldano d'Halapia, et adeſſo anche lo poſſedono: deliberando tutta uolta di battagliare in altre Terre non ſon ritornati fino al di d'hoggi nella ſua Prouincia. Andò il medeſimo eſſercito ad un paeſe detto Caliſibaldac, e feceſſelo ſuddito: Imponendoli de tributo ogni giorno quattrocento biſanti, oltra Baldachini, et altri doni, che ſon obligati à Tartari: mãdano etiando ogni anno à dire al Calipha, che uengha in Tartaria: ma quello con tributo, & infiniti preſenti prega, che lo uoglino ſopportare: Nientedimeno lo Imperatore piglia, cio che manda, ma dicegli con Ambaſciatori ſempre che debba uenire.

In che modo ſe deportano li Tartari nelle battaglie.    Cap.    XV.


O
Rdinò Chingiscã li Tartari per Decani, Centurioni, e Caporali: ma ogni diece Caporali ſono ſotto il gouerno di

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uno, e ſopra tutto l'eſſercito uno, o doi, al piu tre Capitani: ma in tal modo che habbino uno ad ubbidire: e quando ſon appizzati a battaglia ſe comunamente tutti non fuggono, quelli che uoltano le ſpale perdono la uita: & ſe uno, o duoi, ouer piu de diece audacemente ſi mettono à combatter, e li altri non ſi ſeguitono, conuiene che ſian morti. Similmẽte ſe accade che in diece ſia preſo alcuno, che li cõpagni non lo liberino eſſi, Anche ſono decapitati. Le arme loro dicono eßer duoi Archi, almen uno che ſia buono, e tre Carcaſſi pieni di frezze, un manerino, e corde da tirare drieto le machine. Li ricchi hanno arme nella ponta acute, che ſolo tagliano da una parte, & alquanto ſtorte. Li Caualli armati, le gambe coperte, ſcudo, e panciera, ma le panciere, e coperture di caualli, alcuni hãno di cuoro ſopra il corpo con artificio duplicato, e triplicato, l'elmo di ſopra è ferro, o azale: ma quello che atorno copre il collo, e la gola è di cuoro, Altri tutte queſte coſe hanno di ferro, fatte in queſta forma. Son certe lame ſottile, large como un dito, longhe un palmo, & in ciaſcheduna fanno otto buſi piccoli, entro mettono tre correggie [p. 21r modifica]

ſtrette e forte, accozzando le lame, una ſopra l'altra: per tanto, quelle alle tre correggie con altre ſottile tirrate ꝑ li buſi ligano: e nella parte di ſopra una correggia da l'una e l'altra parte duplicata con un'altra cuſono, accio le lame ſtiano ſalde, & aſſettate. Queſto fãno coſi a gli huomini como a li caualli: e tanto ſono lucẽte che ſi guarda entro como in un ſpechio. Altri nel ferro di la lãza hãno uno ancino col quale ſi poſſono tranno fuor di ſella li nimici. Li ferri delle frezze ſon acutiſſimi da l'una e l'altra parte: e percio ſempre alato li Carcaſſi portano lime per aguzare le ſagitte. Hanno ſcuti di bachette e uerghe, ma non credo che quelli uſino ſe non nelli allogiamenti & a guardia dello Imperatore, e Principi ſolamente di notte. Sono aſtutiſſimi nelle guerre, concioſia che XLII anni è che batagliano con altri populi. Quando ariuano alle fiumare, li maggiori hãno un cuoro tonda e leggiero nella bocca, dil quale atorno ſon molte orecchi: dentro quelle mettono una corda, e poi che l'hanno impito de ueſtimenti & altre coſe, ſtringono fortemẽte e calzano per modo che pare una bala. Nel mezzo metteſe coſe piu graue, & etiam di ſopra la [p. 21v modifica]

ſella: doue ſi aſſentano como in una Naue; e ligati ala coda dil Cauallo, mandano uno dinanti che nodando gouerni il deſtrieri. Ale uolte hanno doi remi e loro medeſimi ſi uoghano in terra: ſpinto adonque uno cauallo ne laqua, tutti li altri tengono drieto a quello. Ma gli poueri hanno ogniuno da per ſe una bolza o uoglio dire ſacco di cuore ben cuſito: e meſſo in queſto le ſue robbe, lo ligano alla coda del cauallo è coſi paſſano il fiume como è detto di ſopra.

In che modo ſi pol reſiſterli.   Cap. xvi.


N
I V N A prouincia eſſer penſo che poſſi fargli reſiſtenza: inꝑcio che di ogni paeſe, qual ſia ſotto il ſuo dominio ſoleno far gente d'arme. E ſi una prouincia che li ſia uicina non li da ſoccorſo deſtrutta quella che oſſediauono con li huomini che hanno preſo uano contro a queſta: è pongono quelli primi nel eſſercito, è como ſi deportano male li occidono. Per tãto ſe gli Chriſtiani uoleno combatter con loro, fa debiſogno ſe adunino inſieme è di commune conſiglio facciamo reſiſtenza. Li combatitori habbino

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Archi forti, & baleſtre che molto temono, freze & dardi a ſufficienza una parteſana di bon ferro ouer manera col manego longo. Li ferri delle ſagitte quando ſon caldi debbono temperare a modo de Tartari: cioe ne laqua meſcolata col ſale, accio uagliano à penetrar l'arme loro. Le ſpade è lanze con gli ancini chi uagliano à traher quelli di ſella. Pero che facilmente caſcon di quella. habbino ſcudi & altre arme, con quale poſſino defender ſe ſteſſi è gli caualli dall'arme & ſagitte loro: & ſe alcuni non ſono ſi ben armati debbono à l'uſanza loro ſtare indrieto: è ferir quelli da longi con archi & baleſtre. Similmente, è dibiſogno como habian detto di ſopra fare li Tartari, ordinar le squadre: e poner lege alli combatenti, che qualunque ſi uoltera a ſachegiar nãti la uittoria debano ſotto iacer à gran pena: che coſi faceſſe appo loro, ſeria morto ſenza altra compaſſione. Il loco doue ſi de battagliare, ſia nel piano piu che ſi pole: accio da ogni canto ſi ueggiano, ne tutti debbono inſieme ragunarſi, ma ordinar molte ſchiere, ne percio troppo diſtante l'una da l'altra contra quelli, che prima ſi affrontano, è debiſogno mandar un squadrone, è [p. 22v modifica]

l'altro ſia preparato in ſuo ſoccorſo ſuccedere, ſon anchora neceſſarij molti ſpeculatori ad auiſar quãdo ſi moueno le ciurme: impero eße ſempre squadre con squadre debbon ſi poner all'incontro. Concioſia che quelli ogni hora ſi sforzino ſerar in mezo l'inimico. Siano attenti, etiam dio li ſoldati benche fugano, non li tenir molto drieto: accio (como ſoleno fare) non li tirano all'inganni apparecchiati, peroche piu con fraude che con fortezza combattono, & anchora accio non ſi ſtanchino li Caualli. Impero che noi nõ n'habbiamo in tanta moltitudine quãto loro. Li Tartari q̃lli che caualcano un giorno tre e quatro giorni, piu nõ tocano. Oltra di queſto ſi uoltano e Tartari le ſpalle non percio debono partirſe li noſtri, ouer ſepararſi: queſto fingono, per poter diuiſo l'eſſercito, liberamente tornar a diſtruger il paeſe Ma alpoſtuto li noſtri Capitani metano guardie giorno è notte per lo eſſercito, ne fa meſtier li combattenti giacer ſpogliati, ma ſempre prompti alla battaglia. Concioſia che ſempre li Tatari como demonij ſon uigilanti à procurare inganno, e dar nocumento alcuno. Certo quelli de loro che in guerra ſon caduti da [p. 23r modifica]

cauallo, è da pigliarli; pero che come ſon al piano fortemente ſagittano e gli huomini con gli caualli ferendo ammazzono.

Del uiaggio de Frate Giouanne Minore fin alla

prima cuſtodia de Tartari.    Cap. xvij.


N
Oi adonque ſecõdo il mandato della Sedia Apoſtolica, ſendo per gir alle natione de populi de l'Oriente, elegemo prima andare alli Tartari: concioſia che temeſſino alcuno pericolo per loro non adueniſſe alla chieſa de Iddio. Per tanto prendendo camino arriuaſſimo dal Re di Boemia, il quale ſendo noſtro familiare n'hebe conſigliato, che ci auiaſſemo uerſo Polonia e Roſſia: peroche in Polonia haueua di ſua ſtirpe con l'aiuto de quali potreſſimo intrar in Roſcia, è datte le lettere hebbon cõdutto fece che etiã per le ſue corte è cittade ne foſſe datto le ſpeſe inſino al Duca Bolezlao di Scleſia ſuo nipote. Ilqual ſimilmente a noi era noto è familiare, onde fece il medeſimo per fin che ariuaſſimo à Conrado, Duca di Lantiſcia. Alquale (fauoreggiando Iddio noi) era

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all'hora uenuto il Signor Vuaſilicon Duca di Roſſia, da cui etiam piu chiaramente intendeſſimo del fatto de Tartari. Perche gli haueua mandato ambaſciatori, li quali gia erano tornati, ma inteſo che ſeria biſogno noi dargli preſenti, fecemo cõprare de quello che in elemosyna n'era datto per ſubſidio ãel uiaggio, pelle de Caſtori, & altri animali: laqual coſa preſentendo il Duca Conrado, e la Ducheſſa di Cratonia l'Epiſcopo e certi Soldati commolti altri ne dettero di queſte pelle, finalmente pregato il Duca Vuaſilicon dal Duca di Cratonia l'Epiſcopo & Baroni ne conduſſe ſeco nel ſuo paeſe, doue ripoßati alquanti giorni a ſue ſpeſe, poi che da noi pregato, fece ragunare li Epiſcopi legemo le littere del noſtro Santo Papa, che gli ammoniua uoleſſino tornar alla unita della Santa Madre Chieſa, alla qual coſa noi etiam dio quãto poteuamo induceſſimo il Duca li Epiſcopi, et inſieme tutti gli altri. Ma perche il Duca Daniele fratello del predetto Vuaſilicone, ito al Baty, non era preſente, non potero dar di queſto ultima riſpoſta, poſcia Vuaſilicone, ne mando con un ſuo ſergẽte fino in Kionia Citta metropolitana di Roſſia. [p. 24r modifica] [p. 24v modifica] [p. 25r modifica] [p. 25v modifica] [p. 26r modifica] [p. 26v modifica] [p. 27r modifica] [p. 27v modifica] [p. 28r modifica] [p. 28v modifica] [p. 29r modifica] [p. 29v modifica] [p. 30r modifica] [p. 30v modifica] [p. 31r modifica] [p. 31v modifica] [p. 32r modifica] [p. 32v modifica] [p. 33r modifica] [p. 33v modifica] [p. 34r modifica] [p. 34v modifica] [p. 35r modifica] [p. 35v modifica] [p. 36r modifica] [p. 36v modifica] [p. 37r modifica] [p. 37v modifica] [p. 38r modifica] [p. 38v modifica] [p. 39r modifica] [p. 39v modifica] [p. 40r modifica] [p. 40v modifica] [p. 41r modifica] [p. 41v modifica] [p. 42r modifica] [p. 42v modifica] [p. 43r modifica] [p. 43v modifica] [p. 44r modifica] [p. 44v modifica] [p. 45r modifica] [p. 45v modifica] [p. 46r modifica] [p. 46v modifica] [p. 47r modifica] [p. 47v modifica] [p. 48r modifica] [p. 48v modifica] [p. 49r modifica] [p. 49v modifica] [p. 50r modifica] [p. 50v modifica] [p. 51r modifica] [p. 51v modifica] [p. 52r modifica]

uato piu lo uoſtro Capitano, e ſuoi Baroni (ſi como mi ſon potuto accorger) che tutto il reſto del mio dire. Ma ſon qui preſente per la liberta della fede, e uerita: ne temo uno huomo mortale. Venuta gia la ſera che ſi doueuano licentiar da corte lo antedetto Cancellieri, ſendo per partirſi la mattina ſeguente, fece chiamar li Frati, e gli hebbe letto le littere, che Chaam haueua mãdato à Baiothnoy ſute da mandar per tutto il Mondo, ammonendo quelli, che ciò che udiſſero teneßero a mente: Tutte queſte coſe predette ſi fecero nel primo giorno.

Come li Tartari con beffe, & ingãni feciono molto appoloro dimorare li frati. Cap. XLVII.

P
Er tanto nel medeſimo giorno in ſera udito il tenor delle littere promettẽdogli quelli Baroni, e lo Cãcelliere di dar à loro una copia di tal littere: li frati degiuni ritornano al ſuo allogiamento, che era ben lõtano un miglio dal Pauiglione di. B. doppoi quattro giorni F. A. & F. G. tennero a corte, e diſſero à Baroni mediante l'interpreti, che ſi uoleſſe degnar il Prince riſpõder al tenore delle littere Papale: e toſto licentiati uoleſſe darli ſaluo condutto per lo ſuo paeſe. Hor

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alcuni Baroni, che ſe intendeuono col Signore riſpoſero, l'altro giorno, che eriuo uenuti a corte intendemo dal uoſtro parlare eßerui partiti de Chriſtianita, per ueder lo eſſercito de Tartari: poi che tutto non è anchor ragunato inſieme, ne quello haueti ueduto, nõ fa biſogno di eſſer licentiati da corte, ne partirui da qui. Alle qual parole riſpoſe F. A. ſi como nel primo giorno piu fiate ſopra queſto detto ui riſpondemo: Non ſiamo uenuti qui prima per ueder lo uoſtro eſſercito: ma portar le littere del N. S. Papa, e darli riſpoſta: quantunque ſenza dubbio alcuno conſeguiti per queſta uenuta ueder uoi, e le uoſtro eſſercito. Allhora partendoſe li Baroni, e promettendo ciò ricordare a Baiothnoy: e con celerita darli riſpoſta, eſpettarono li frati dalla mattina al gran feruor del Sole fino à nona: & ultimamente ſenza riſpoſta alcuna ritornano alla ſua ſtanza. Coſi ſpeſſe fiate frequentando li altri giorni alla corte per hauer licentia di andare, fomo ſcherniti da Tartari, e reputati da quelli, como uiliſſimi garzoncelli: ne degni d'hauer riſpoſta: anci como cani. Pertanto molte uolte, e quaſi ogni giorno giuamo à Corte, e da prima fino à ſeſta, e tal fiata à nona in quel grã caldo del meſe di Giugno, e Luglio, [p. 53r modifica]

e Luglio, ſenza coperta alcuna dimoraueno, chiedendo riſpoſta, o licentia. Ma non ſendo tenuti degni pur de parlare con eſſi, ſempre ritornaueno al ſuo alloggiamēto degiuni, & affamati. In q̃ſto modo Baiothnoy ſdegnato uerſo di quelli, e per eſcuſation della ſua ſcelerita opponendogli le oſtinate riſpoſte: e comandando tre fiate, como è detto diſopra, che foſſero morti, li ritenne noue ſettimane nell' eſſercito, dileggiandoli come indegni de audiētia. Ma gli Frati con humilta ſopportando la ſua malitia et indegnatione mutarono con ingegno la neceſſita in uirtude.

Come li fecero eſpettare Augutha. Cap. XLVII


A
L fine ſuſpeſa la ſentētia per cinque ſettimane, e fatto littere da mandare al Papa, e parecchiati ſuoi ambaſciatori pensò de licentiarli il giorno de ſan Giouambattiſta. Ma il terzo giorno ſeguente reuocò quello haueua deliberato, dicēdo hauer inteſo come ueniua un grande, e ſolēne Ambaſciatore da Chaam, figliuolo de Iddio, detto per nome Augutha. Coſtui como molti affirmauano era mandato a ſignoregiar tutta la Georgia: e nella corte dell'Imperatore era degli primi Conſeglieri, e ſapeua,

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come Chaam haueua reſcritto al Papa, e dattoli un nuouo mandato, che ſi ſpargeſſe in tutto il Mondo: la copia del quale Baiothnoy uoleua portaſſino li Frati, benche poco innanti foſſero licentiati: e forſe come molti credeuano, ſi penſaua di finir con queſto Prince, la morte loro, che ſin qua haueua differita. Onde non ſi potendo reſiſter a la Tyrānia ſua p̃ tre ſettimane, e piu con humilta, e patiētia ſoſtenero eſpettādo di giorno in giorno l'aduenimēto di Augutha. Staueno fermi, Et immobili hauēdo p̃ ſoſtētation del corpo, un poco di pane & acqua a baſtanza: Et alcuna uolta per non hauerne, degiunādo fino à ſera, mangiauono latte di capra, e uacche forſe etiam alle uolte di caualle, e piu ſpeſſo haueuano acqua pura: e per non eſſer à ſufficienza meſcolaueno col latte agro ſenza far mentione alcuna di uino.                              Come dapoi la uenuta di Augutha ſi partiro.          Cap. XLVIII.


M
A penſando Frate Aſcelino che facilmente con queſto tardare potria perder il paſſaggio dil mare: che era neceſſario per la inuernata che ſi approſſimaua, Ando à ritrouar un gran Conſigliero della corte pregandolo che uoleſſi con ſuo prego far che Baiothnoy

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gli eſpediſſe promettendogli ſi tal coſa faceſſe non douergli eſſer ingrato, Coſtui per tanto andato da Baiothnoy interpoſe preghieri, e bone parole per gli Frati: onde fece far per comandamento ſuo le littere al Papa, e metter in ponto gli ambaſciatori. Hor fatto le littere, e ſcritti entro gli nomi de noncij, et apparecchiato al camino ecco che quel giorno nel qual parimente erano per far partita ſopra giūſe Augutha con lo Auunculo del Soldano di Halapia, e lo fratello del Soldano di Mosloal; che anticamente ſi dicea Niniue. Coſtoro etiandio ueniuano da gran Cane, à cui haueuono fatto Homaggio, o per li ſuoi deſcendenti: Et eſſo cō molti doni, & preſenti honorato s'haueuono fatto tributarij ſuoi. Per tanto etiandio uennero alla preſentia de Baiothnoy: e quello con molti doni adororno tre fiate ingenochiādoſi come haueuā fatto al grā Cane. De qui facendoſi feſta p̃ tutto l'eſſercito, e conuiti a ſuo coſtume in beuer latte di caualle, e Camelli, con canti, ouer cridori; Et inuitando li Tartari d'intorno con le moglie loro a tal ſolennitade, laſciorno da canto le facende noſtre, e de tutti gli Ambaſciatori. Sette giorni continoui ſedettero à mangiare, bere, e ſolazzare. L'ottauo, che fu la [p. 54v modifica]

feſta di Santo Iacobo, dettero licentia a Frati, che ſi partiſſero con le littere di .B. e Chaam, che dicono littere de Iddio, & inſieme con meſſaggieri, che mandauono al Papa. Vno anno tra l'andar, e dimorar, e ritorno ſtettero li Frati. Ma frate Aſcelino in quel uiaggio ſtette anni tre, e ſette meſi, nanti che giongeſſe al Pontefice. Frate Aleſſandro, & frate Alberico forno cō lui tre anni, o poco meno. Frate Simone doi anni, e ſei ſettimane, Frate Guiſcardo che l'haueuono tolto da Triphleis cinque meſi, ſono como ſi dice da Achon, inſino à quello eſſercito de Tartari, in Perſia LVIII diete.

Della littera che fo mādata al Papa. cap. XLIX.


L
A forma della littera, la qual mandò Baiothnoy al Pontefice noſtro, e tale. Per diſpoſition diuina la parola di eßo Chaam mandata à Baiothnoy. Sappi Papa eſſer coſi. Li toi Ambaſciatori ſon uenuti, e ne hāno p̃ſentato le tue littere. Li toi Noncij hanno detto gran parole. Nō ſapemo ſe di tuo precetto, ò da ſe ſteſſi habbin parlato, Tal parole erano nelle littere. Molti huomini ammazzati, eſtingueti, e dati in perditione: Lo comādamento ſtabile de Dio, e lo ſtatuto de colui, che cōtiene la fazza de l'uniuerſo, coſi è appo noi:

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Qualunque udiranno quello habbino ſtanza ſopra il proprio paeſe aqua, e patrimonio: e diano la uirtu a quello che contiene la faccia de l'uniuerſo. Ma qualunque il precetto, e ſtatuto non udira ma metteraſi far à l'oppoſito ſia deſtrutto, e datto in p̃ditione. Sopra cio ui mandamo queſto precetto, e ſtatuto: ſi uoleti habitar ſopra la terra noſtra aqua, e patrimonio fa debiſogno che tu Papa in propria perſona uenghi da noi: Et à quello che contiene la faccia de l'uniuerſo te apreſenti: e ſi tu non udirai lo precetto de Iddio, e di quello che contiene la faccia di tutto il mondo noi nol ſapemo (Iddio il ſa), e neceſſario che nanti che uenghi mandi ambaſciatori, e ne facci auiſo ſe ueni o non, ſe uoi far pace o eſſer inimico la riſpoſta di queſto precetto toſto māderai a noi. Queſto precetto p̃ le mano de Aybeg, e Sargis hauemo mādato: dil meſe di Luglio il uigeſimo giorno di la Luna: ſcritta nel territorio del Caſtello ſiliente.

Delle littere de l'Imperatore mandate al medeſi=

mo Principe.     Cap.     L.


Q
Veſta è la forma della littera di eſſa Chaam; che loro dicono eſſer littera de Iddio. Per comādamento de Iddio uiuo,

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Chingiscam figliuolo de Iddio dolce, e uenerabile dice Iddio, e excelſo ſopra tutte le coſe eſſo: Iddio inmortale, ma ſopra la terra Chingiscam ſolo Signore: uogliamo queſto peruenir a noticia de tutti in ogni loco: Alle prouincie a noi ſubiette. Alle prouincie à noi ribelle. Pertanto fa dibiſogno tuo Baiothnoy gli exciti, e facci auiſo che queſto, e lo mandato de Dio uiuo, & inmortale ſenza dimora, Et etiādio fagli a ſapere ſopra cio la tua petitione: & in ogni loco queſto mio mandato douunca potra p̃uenir il noncio. E qualunque contradira ſera preſo à caccia: e lo ſuo paeſe rouinato, e ti certifico che ogniuno che non udira queſto mio mandato ſera ſordo: e chi uedera ne hauera cura di meterlo in eſſecutione ſera cieco: e chiunque fara ſecondo il iudicio di queſto cognoſcendo la pace, e non pigliandola ſera zoppo. Queſta mia ordinatione peruengha à noticia di quelli che ſanno, e non ſanno. Qualunque udira, e non fara cura di oſſeruare ſera deſtrutto, morto: e datto in perditone. Pertanto cio manifeſta o. B. E qualunque uorra la utilita della ſua caſa proſeguira quello; e ſi fara noſtro ſeruo, ſera ſaluo & honorato, e colui che cōtradira à queſto ſecondo il tuo uolere sforzate di caſtigarlo.

F I N I S.

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Errore incorſo in la prima carta a tergo a

uerſi 27 lego uol dir dico.


Niſſuno ardiſca di ſtampare la preſente opera ſot-

to pena di ſubita ſcōmunicatione, & perder le

opere e ducati cinquanta como nel

priuilegio appare.



Stampata in Vinegia per Giouan' Antonio

de Nicolini da Sabio. Ne l'Anno del

Signore. M D XXXVII.

Adi 17 Ottobrio.

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Del sito e qualita, del Paese de Tartari.

Capitolo primo.


TT
Rovasi nelle parte Orientali una Provincia detta Mongal, overo Tartaria. Questa e situata da quella parte che l'Oriente si congiunge con l'Aquilone. Et de qui è il Paese di certi Popoli, che si dimandano Leitai et anche Solanghi. Da mezo giorno e la sede de li Saracini, fra l'Oriente e mezo giorno habitano gli Humi, et da l'Occidente li Naimani dal'Aquilone, circonda il Mare Oceanno. In alcuni luochi e montosa, et in alcuni ha molte pianure, ma tutta quasi in ogni canto e piena d'harena. Non e fruticosa nella centesima parte: impercioche non pol far frutto se non e irrigata da fiumare, che li rarissime se ritrovano. Onde ne Vilaggi ne Citta alcuna vi è edificata: salvo una che si dimanda Carcurim. e si dice sufficientemente esser buona. Noi certo non havemo veduto quella, ma semo ben stati vicino a meza dieta: quando a Syraorda che è la maggior corte de l'Imperatore dimorassemo, avenga che questo paese sia molto sterile: nientedimeno e molto concedente a nutrir

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bestiami. Sono certi lochi che hanno alquanti boschetti, et oltra questi legname alcuno non si ritrova. pertanto cosi l'Imperator como li Principi et altri sacociano a sedere in terra, e cuoceno le sue vivande con sterco di Bovi et Cavalli. Lo aere e mirabilmente inordinato, a meza estade, tuoni, lampi, et saette, donde molti allhora periscono, et cascano le neve alte per li campi: sono etiandio in questo paese si freddi et crudeli venti che a le fiate non si pol appena cavalcare, onde como fossemo a Orda, che cosi chiamano le stanze de l'Imperadore Principi per lo gran vento giacevamo gettati in terra, e per la gran polvere chel uento inalzava nulla vedevamo. Mai nello inverno piove, ma spesso nella estade, e cosi poco che appena la polvere e radice di herbe si possono inaquare. Qui anchora cade molte volte grande tempesta: e questo noi vedessimo che quando l'Imperator poi la elettione dovevasi ponerne la sedia regale, cadde tanta tempesta che de la subita sua resolutione CLX huomini nella corte forano somersi: e molte robe, e suoi habitacoli traherno fora. Viè ancora ne la estade tosto un gran caldo, e di subito freddo grandissimo. [p. 6r modifica]

De la forma, habito, et viver loro.                                             Cap. ij.


L
A forma de li Mongali over Tartari, e estratta da tutti gli altri huomini. Pero che tra gli occhi et le galte sono larghi più de gliatri, le galte etiandio sono prominente molto da le mascelle, hanno il naso piatto e breve, li occhi piccoli, e le palpebre fino a le ciglia elevate e sopra il capo a modo de sacerdoti, radendo da l'una e l'altra parte del fronte, piu ch'in mezzo, fanno capegli longhi, glialtri como le femine lasciono crescere de quali fanno due code e liganole drieto le orechie. Hanno li piedi piccoli, li vestimenti cosi degli huomini como de le donne sono fatti ad un medesimo modo. Non usano mantelli, cappe, o capucci ma portano veste fatte a maraviglia de Bucharanno de scarlato, over Baldaquino, qual sono forti et preciosi panni, e quelle che son fodrate hanno le pelle di fora e sono aperte da la parte de dietro, que etiam pende una coda piccola fino alli genocchi, le quale non loro lavano, ne mancho permetteno che sian lavate, ſìspecialmente fin che dura il tempo de tuoni, le sue habitatione sono rotonde a modo de paviglioni fatte di Bachette et

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verghe di sopra, a mezzo il coperto hanno una fenestra rotonda, per laqual entra lo lume, et escie lo fumo. Pero che sempre a mezzo fanno foco. Il colmo, e le bande sono coperte di feltro, del medesimo sono anche le porte, queste sue trabacche alcune se disfanno e portansi da sommieri dove si vole, altre non si possono disfare, ma nelle carette cosi intiere si portano, e quelle sempre portano seco vadano in guerra, o in altro luogo, sono molto ricchi de animali, cioe Camelli, Bovi, Capre, e Pecore, li Cavalli et altre bestie, da soma, sono appresso loro in tanta quantita che non credo, tutto il resto del mondo n'habbia tanti. Ma Porci et altri animali non hanno. Lo Imperator Baroni et altri magnati, habundano d'oro, argento, seta, e pietre preciose, li cibi de quelli son tutte le cose che si posson mangiare, havemoli veduto mangiar fino Pedocchi, bevono lo latte de li animali, & in gran quantita pur che se ne trovi di quello de bestie da soma, pero che nello inverno li richi solo ne bevono, ma li poveri cuoceno del meglio ne lacqua, e lo lasciano dissolver poi la matina ne bevono uno o doi bichieri, et a le volte piu non mangiono quel [p. 7r modifica]

giorno, quando e la sera se da a ogniuno un poco di carne, e sorbeno il brodo, ma ne l'estade che hanno del latte a sufficientia rare volte mangiono carne, se non le vien donata, o che sia stata presa a cazza come sono ucelli e fiere salvatiche.


Delli suoi costumi.                                                                       Capitolo. iij.


H
Anno alcuni costumi che son molto laudabili, et alcuni in tutto abhominevoli, sono piu obedienti a li suoi patroni che molti de noi, cosi Religiosi como seculari, impercio che portano a quelli somma riverentia, ne mai li diriano una bosia cosi facilmente, ne fariano altro di quello li viene imposto. Rare volte e quasi mai contendono insieme. Guerre, risse, questione, homicidio tra loro niuno interviene, non si ritrovano Assasini et robatori: onde le sue stanze e carette dove sono gran thesoro, ne con serrature, ne con altro instrumento se chiudeno, si alcuna bestia e smarrita colui che la vede o lassala stare, o la conduce a quelli che hanno questo officio: apresso liquali colui che l'ha perduta la ricerca, et senza alcuna

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difficulta se la piglia, uno honora l'altro, e liberalmente con familiarita communicano le vivande, benche poche siano apresso loro. Sono huomini di grande tolerantia, pero che alle volte che son stati uno e doi giorni senza mangiare sopportano valentemente, e cantano, e giocano, como se havessino ben mangiato. Nel cavalcare sostengono gran freddo, et anche caldo intolerabile. Fra loro quasi mai e alcun piacere, e benche molto s'imbriachino, tamen nella sua imbriachezza mai contendono. Niuno sprezza il compagno, ma quanto po li da aiuto. Le sue donne sono caste, ne tra loro mai si dice de la sua impudicitia, ma alcune di quelle dicono parole assai brutte e dishoneste, li Tartari verso tutti gli altri huomini son superbissimi, e reputano cosi nobili como ignobili da poco, e li schernissono. Onde vedemo nella Corte de l'Imperatore, il gran Prince de Rossia, e'l figliuolo de lo Re di Giorgini, e molti Soldani nissuno honor ricever da quelli, anci coloro che alla cura sua erano assegnati, benche fossero vili li andavono di sopra, e sempre tenevano il primo loco, anci spesso bisognava sedesseno drieto le sue spalle. Oltra di questo sono verso glialtri [p. 8r modifica]

huomini iracondi e disdegnosi, e quasi mai dicono la verita al principio sono losinghevoli, ma poi pungono como scorpioni. Conciosia che sono ingannatori e fraudolenti, e ad ogniuno si possono con l'astutia sua danno inciampo. Quello mal che li voleno fare a maraviglia occultano, acio non ſe ne avedano e trovino qualche remedio contra le sue astutie, sono sporchi nel mangiare, et altri suoi fatti, la imbriachezza sommamente honorano, e poi che alcuno ha molto bevuto vomita, e tosto corre a bever di laltro, prontissimi sono adimandare, a donar avarissimi, e se alcun forestiero appresso loro e morto non si dice nulla.


De la legge, et consuetudine loro.                                                          Cap. iiij.


Q
Uesto hanno nella sua legge over costume, che occidono li huomini e le donne che si trovano in adulterio manifesto. similmente se una vergine cade in fornicatione con alcuno ambedoi son messi a morte, se si ritruova qualcheduno che assasini, o robbi in palese senza pieta alcuna è ammazato. A qualunche discopre li

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consigli, maxime quando vanno a battagliare, li danno cento battiture delle maggior che possa dare un rustico col bastone. Cosi etiandio quando li minori offendono alcun de suoi maggiori non li perdonano, ma gravemente lo battono. Generalmente se maritano con tutti e suoi propinqui (eccetto la madre e la figlia che sia sorella da parte di essa madre) percio che la sarabbe da parte di padre, e la moglie di esso padre, poi la sua morte soleno torre. Anche la moglie del fratello, il piu giovene poi la sua morte overo alcun de la parentela convien che la togli. Onde essendo noi li, un certo Prencipe di Rossia che si chiamava Andrea fo accusato al Baty che menava Cavalli fori di Tartaria, e vendevali adaltri, e benche questo non fosse provato li fu data la morte. La qual cosa saputa il fratello minore e la moglie di quello ch'era morto, vennero a supplicar il prefato Prencipe che la terra non li fosse tolta, ma quello comandò al giovine che togliesse la cognata, et ad essa similmente che l'accettasse per marito, quella rispose voler piu tosto la morte, che far contro la sua legge. Costui nientedimeno ben che ambidoi rifiutassino quanto potevano, [p. 9r modifica]

constrinseli per forza a far questa cosa nephanda. Poi la morte de li primi mariti, le moglie de Tartari non facilmente piu si maritano, se non volessi forse alcuno tuor la cognata, o madregna. Non e apresso loro differentia alcuna tra bastardi, e legittimi, ma il padre da cio che vol ad ogniuno, per tanto si ben sono di sangue reale, cosi si fa Principe il figliuol naturale como quello della Regina. onde havendo il Re di Georgia, ò Scotia, doi figliuoli uno chiamato Melich legitimo, e l'altro David, nato de adulterio, morendo lasso una parte del paese al naturale Melich, a cui etiam da parte de la madre veniva il Reame per la succession feminile, venne da l'Imperator de Tartari, percio anche David prese tal camino, venuti adonque ambidoi a Corte, e dati grandissimi doni, adimandava il figliuol naturale che li fosse fatta iustitia a modo di Tartaria, e cosi fo data la sententia contro Melich, che David il maggiore la heredita che li haveva laßata il padre quietamente in pace possedesse. E conciosia che un Tartaro habbi una moltitudine di moglie, ha ogniuna casa per se, e famiglia, hor con una, hor con l'altra, mangia, beve, e dorme il Tartaro, niente di [p. 9v modifica]

meno una fra le altre e la maggiore, con laqual piu spesso dimora, et con tutto che son tante, mai di leggiero si appizano insieme.


    De le superstitiose traditioni, che loro o li suoi maggiori hanno fatto.                                                                                                              Cap. V.

P
Er certe constitutione, che loro o li suoi antecessori hanno ordinato, dicon alcuni peccati esser indifferenti, uno e poner il coltello nel foco over a qualunque modo tocchare il foco col ferro, et etiam tirar fori della caldiera le carne col coltello, over tagliar con la manera appresso il foco: Imperoche credono, cosi tagliarsi la testa al foco. Un'altro è appoggiarse a quel flagello, con che si percuote il Cavallo: perche loro non fanno cio che siano speroni, et con la medesima scorizata toccar le frezze, pigliar ucelli gioveni, et occiderli. Batter il cavallo col freno, uno osso romper con un'altro, Gettar in terra latte, o altre vivande, Urinar nella suo stanza: La qual cosa se alcuno fa di volonta, è occiso, si per necessità bisogna che dia molta pecunia a lo incantatore, dal qual vien mondato, e purificato. Il quale etiandio facci

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che la stanza con tutte le macerie passino per mezzo duoi fuochi. Innanci che a questo modo sia purificata, Niuno è ardito intrare, o portar fori alcuna cosa. Oltra di questo se qualche morsello si mette nella bocca di uno, che non lo potendo ingiottire lo mandi fuora: subitamente per la fenestra tonda della sua stanza, lo cavano fuora, e senza pieta l'ammazano. E se alcuno zappa sopra la porta della stanza di un Prencipe, perde la vita. Molte altre cose hanno simile a queste, che reputano peccati. Ammazzar li huomini, assaltar lo paese d'altri, e robarli le sue faculta, e fare contro li comandamenti e proihibitioni di Dio, è nullo peccato appresso di loro. De la vita eterna, e dannatione niente sanno, credono solamente poi la morte, viver ne l'altro mondo, moltiplicar in bestiami, mangiar, e bere, et far cioche facevano in questa vita presente. Nel principio della Luna, overo quando è piena, cominciano quello che vogliono fare, e chiamono essa Luna grande Imperatore, e pregando quella se ingenocchiano. Tutti quelli che dimorano nelle sue ſtanze bisogna che si purifichino per il fuoco, la qual purificatione si fa in cotal modo. Prima [p. 10v modifica]

pizzano duoi fuochi, e duoi haste mettono appresso quelli, et una corda in la sommita delle haste: ligano poi sopra la corda certi pezzi di Burcharano, sotto la qual corda, e ligature tra quelli fuochi passono li huomini, le Bestie, e li habitacoli. Sono ancho due donne, una de quì, e l'altra de lì, che spargendo de l'acqua, recitano certi incantamenti. Et se alcuno e ammazzato da saetta bisogna al preditto modo paſſare tutti quelli, che dimorano in quello loco. La stanza, il letto, la carètta, li feltri, le veste, e cioche hanno, da niuno si tocca, ma da tutti si rifuta como cosa immonda: Et accio brevemente dica tutte le cose, pensano che si purghino col fuoco. Onde quando viene qualche Ambasciatore, Principe, o altra persona, biſogna esso, e li suoi doni per duoi fuochi, accio si purifichi passare. Conciosia che temono non si porti qualche incanto veneno, o cosa nociva.


Del principio dell'Imperio, over Principato

de Tartari.     Cap.     VI.


Q
U E S T A Parte Orientale, la qual habbiamo detto disopra, como si chiama

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Mongal, et in che modo è situata: Hebbe anticamente quatro Popoli (como si dice) il primo Popolo in lingua loro dicevasi Iekamongal, cioè a dire grandi Mongali. Il secondo Summongal, cioè Aquatici Mongali, che erano essi Tartari da un fiume Tartar cosi nominati, il quale bagna lo suo paese. Lo tero Merkath, Lo quarto Metrith. Tutti questi havevono una medesima forma, e lenguaggio: benche tra loro in diversi Principi, e provincie fossero divisi. Nel paese di Iekamongal, fo uno detto Chingis, Costui cominciò esser robusto Cazator, et imparò robar li huomini, e far botini, et a poco etiandio andava per le Citta, e qualunque poteva: pigliava, e facevalo suo seguace. Cosi inclinò li suoi Cittadini, che lo seguitauano per Capitaneo in male operare, et cominciò a combatter con li Aquatici Mongali, overo Tartari, e quelli soggiugò, morto lo Prencipe loro in battaglia. Doppoi vinse li Merchathi, e procedendo oltra, ottenne etiandio lo Imperio de Metrithi. Udito questo li Naimani hebbono a gran sdegno, che Chingis fosse cosi elevato: Questi havevano habuto uno valente Imperatore, a cui tutte le preditte Nationi di [p. 11v modifica]

Tartari davano tributo. Sendo questo morto successero li figliuoli in loco suo. ma perche gioveni, e stolti non sapevano regger il Popolo, erono fra loro divisi, et in diverso voler partiti: Ne per questo cessavano molestar li confini de li Tartari, e far molte Correrie. Per la qual cosa Chingis congrego insieme tutti li suoi subietti, il simile li Naimani, e Karakitai Popoli, vennero all'incontto. Pervenuti adonque in una Valle stretta, fo fatta la battaglia, et superati li Naimani, et Karakitai dalli Tartari: Quelli che potero scampare si fuggirno glialtri foro fatti prigioni. Fra questo mezzo lo Octoday delli preditti Karakitai, Cam figliuolo de Chingicam, poi che fo constituto Imperatore, edificò una certa Cittade, la quale hebbe nominata Chanil. Appresso quì, verso mezzo giorno, è un deserto grande, in elqual si dice per certo habitar huomini salvatichi, li quali niente al postuto parlano, ne hanno giunture nelle gambe, et s'e alle fiate cadeno, non si ponno levare per se stessi: ma nientedimanco hanno tanta discretione, che fanno feltri di lana de Camelle, con quali si vestono, e reparano il vento impetuosissimo. E quando sono sagittati da [p. 12r modifica]

Tartari, mettono nelle ferite certe herbe, e fortemente fuggono da quelli.


De la mutua Vittoria de Tartari, e Kithai.

Capitolo.   VII.


R
Itornati nel suo paese se apparecchiorno a guerra con li Kithai Popoli: e di subito mosso il Campo introrno nelli suoi confini, la qual cosa sentendo lo Imperatore de Kithai mosse l'essercito suo contro a quelli, e fo comessa una dura battaglia, nella quale vinti li Tartari: tutti e nobili loro furono occisi se non sette. Onde fino al di d'hoggi quando voleno battagliare qualche contrada, et alcuno menazali de occisione: dicono per il passato etiandio occisi non rimanessemo piu che sette, et tamen hora semo cresciuti in tanta moltitudine, e perciò non si spaventemo di tal cosa. Chingis, et gialtri che rimasero, se fuggirno nella sua Terra. Et conciosia che al quanto se havessino ripossato. Un'altra fiata si preparò alla guerra, et andò contro li Huyri: Questi sono Christiani Nestorini, rimasto per tanto

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vincitore, tolse, et usurpò le sue littere. Peroche li Tartari fin quà scrittura alcuna non havevano: Hora tale è la littera di Mongali. De qui partito venne al paese de Sarhuyur, e de Caraniti, e de Hudirath, li quali tutti ottenuti, ritornò nella Patria: e pigliato alquanto di riposso, ragunò tutti li suoi Soldati, et assaltò un'altra fiata li Kithai, et longamente combattendo con quelli pigliaro una gran parte del paese, e constrinsero lo Imperatore chiudersi nella sua Citta maggiore, laqual tanto tempo ossidiorno, che in tutto mancorno le vettovaglie allo essercito. Non havendo adonque, che mangiare commandò Chingiscam a suoi, che di diece huomini, uno dessero a mangiare. Quelli della Citta virilmente con sagitte, et altre machine dalli muri, se difendevano, et poi che manchorno li ſassi gettavono lo Argento liquefatto: Imperoche quella Citta era molto piena di ricchezzza. Li Tartari non potendo vincer quella con guerra, cavorno sotto terra una grande via dal Campo, sino a mezzo la Citta: e da poi discoprendosi entro, e fuori, tanto molestorno con l'arme li Cittadini, che rotte le porte, e lo Imperatore, con molti ammazzato, ottennero la [p. 13r modifica]

ra, e portorno seco in Tartaria l'oro, e l'argento con tutte le altre ricchezze lassati delli suoi in governo della Provincia. Allhora superati li Kithai Chingis fo dechiarato Imperatore: Ma fino al di de hoggi è una parte di questo paese in Mare, la qual non hanno potuto pigliare li Tartari. Sono li Kithai huomini pagani, che hanno lenguaggio per se, et etiandio (como si dice) lo vecchio e novo testamento, et le vite de Santi Padri, et Hieremiti, e chase dove orano a certi tempi, como Chiese. Dicono etiam haver Alcuni Santi: Adorano uno Dio, et liesu Christo, e credono la vita eterna, ma non si battezzano. La nostra scrittura honorano, e reveriscono: Amano li Christiani, e fanno molte elemosine, e parano huomini assai benigni, et humani. Non hanno barba nella faccia, Concordano in parte gli Tartari.

Megliori artefici non si potria trovare al Mon-

do, in qualonque opera si essercita-

no. La terra loro è ricchissima

di frumento, vino, oro, se-

ta, et altre cose.

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Della battaglia che feciono nell'India maggiore, et minore.  Cap. VIII.


C
Onciosia che, doppoi la prefatta vittoria, li Tartari havessino alquanto riposstato, partirono li suoi esserciti. Et lo Imperatore mandò delli suoi figliuoli, detto per nome Fossut, lo quale etiandio chiamavasi Cam, cioè Imperatore, contro li Comani, e quali, con molta guerra superati, ritornorno nel suo Paese. Mandò etran uno altro figliuolo, contro li Indiani, per il che supero l'India minore. Questi, sono neri Saracini, che son chiamati Ethiopi. Partito l'essercito de li, se n'andò alli Christiani, che sono ne l'India maggiore. La qual cosa, udendo il Re di quel Paese, (che da tutti è detto il Prete Ianni) congregato l'essercito, venne contro a quelli. Et haveva fatto far imagine di bronzo, le quali poste sopra li Cavalli, o piu tosto Elephanti, oppose a quelli. Drieto quelle, erano huomini con folli, over mantesi, che soffiando accendevano un foco artificiato, che di quelle abondantissimamente usciva, che con gran scorno de l'inimica gente li Cavalli, et l'inimici,

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abbrusciava. Scendea si grande fumo da quel fuoco greco in aere, che luce alcuna ivi non si potea vedere. Allhora li indiani incominciorno a scargare li archi, et far piover sagitte. Dilche molti morti alle fiere rimaseno, et gli altri confusi si partirono, ne piu havemo udito, che sian tornati.

Come forono scacciati da li huomini Canini, et

superorno li Tabethini.   Cap.  IX.


R
Itornando per deserti li Tartari, pervennero ad una Terra, Nella quale (si come alla Corte de l'Imperatore con fermezza, ne raccontorno i Chlerici Ruthenni, et altri che li erano stati, ritrovaro certi monstri, li quali hanno specie di femina, Ma poi che per molti interpreti habbeno dimandato quali fossero li huomini di quella terra, folli risposto in quel luoco tutte le femine, che nascevano haver forma humana: ma li mascoli di Canne. Mentre che dimorarono in questa Terra, li Canni nell'altra parte del fiume si congregarono insieme, et sendo d'inverno, tutti si giettorno all'acqua, poi questo

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revolgevansi nella sabia, et cosi per lo gran freddo, si congelava sopra di loro quella materia, et poi che ciò molte fiate hebbero fatto, con grande impeto assaltorno li Tartari, ma quelli giettando saette sopra loro parea, che percotessero sasis, conciosia che quelle indrieto ritornavano, ne manco l'altre sue arme li poteano dar noia alcuna. Ma essi Canni saltando in mezzo loro, molti col morder ammazzorno; et cosi foro scazzati li Tartari dalla sua Patria. Onde fin a questo tempo è un proverbio tra loro de ciò, che ridendo insieme dicono, Lo mio Padre, over Fratello, fu occciso dalli Canni, le Donne de quelli che pigliarono, menarno seco in Tartaria, et son state fino al di della sua morte. Ma de qui scampati, capitorno ad un Paese che è detto Rurithabeth: dove li habitatori son pagani, et questi con l'arme vigorosamente combattendo soggiogorno. Hanno tal gente una mirabil consuetudine, anzi miserabile, impercio che come il padre dalcuno more si raguna tutto il parentado, e lo mangiono. Costoro non hanno peli nella barba anci portano in mano un certo ferro (como havemo veduto) con lo qual sempre pelano la barba, se qualche [p. 15r modifica]

pelo ti nascesse. Molto bruti sono: Dequi lo essercito ritorno, nella sua patria.

Come foro cacciati da li monti Caspij per certi

huomini che habitano sotto terra.      Cap. X.


N
E L Medesimo tempo, che foro mandati li preditti esserciti a varie espeditioni, aviosse Chimgiscam, contra Oriente al paese de Kergis: loqual allhora non prese, ma si come ne era detto, venne alli monti Caspij, e da qella parte, che arivorno li monti, sono como di pietra adamantina, e però le sagitte, et arme loro trasse a se, a modo di Calamita. Gli huomini, che stanno tra li monti rinchiusi da Alessandro Magno, sentito il cridor de l'essercito (como si crede) comincioro a romper il monte. E quando l'altro tempo poi diece anni ritornorno li Tartari, era rotto il monte: e conciosia che provassino entrare a quelli, mai fo possibile, che una nuvola era posta innanti essi, oltra la quale piu andar non potevano: Cosi tosto erano vicini, perdevano il vedere. Costoro il simile, poi che sentiro li Tartari non proceder oltra,

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pensando questo esser da timore, corsono con impeto per andarli adosso: ma trovata la nebbia, ne loro etiandio potero passare. Innanti che venissero li Tartari alli predetti monti, passorono piu d'uno mese per una larga solitudine: et inde procedendo piu anche d'un mese, caminoro per un grande deserto. Il che fo ritrovato uno paeve, ma gente alcuna non era d'intorno: pur finalmente ritronorno uno huomo con la sua moglie, il quale menato alla presenza de Chingiscam, fo adimandato da l'imperatore, dove habitassero gli huomini di quel paese. Rispose che in terra sotto li monti habitavano: Allhora Chingiscam tenuta la sua donna, mandollo dire a quelli, che venissero a lui. Il quale andato, tutto il fatto ricontò: quelli risposero, che in tal giorno veniriano alla sua presenza, per fare il suo commandamento. Ma in questo mezzo per vie occulte sotto terra si ragunorno, e vennero disopra a battagliare con Tartari, e molti all'improvisa ammazzorno. Questi Popoli quando il Sole usciva no potevano soffrire quel strepito: Anci come era tal tempo bifognava che ponessino una orecchia in [p. 16r modifica]

terra, e l'altra fortemente chiudessino, per non udire quel suono horribile: ne etiandio a questo modo erano si cauti, che da qui molti non morissino. Veduto adonque Chingiscam, che feceva nulla, e li suoi havevano il peggio, partisse de qui, e menò seco quelli duoi, che erano stati trovati, iquali dimororno in Tartaria fino alla morte: e dimandati per qual causa habitassino sotto terra. Dissero, che in quello luoco ogni anno a certo tempo quando nasce il Sole fassi tanto romore, che non si puol per modo alcuno tollerare: la qual cosa, acciò non odano, allhora con Tympani, et altri instrumenti Musici, tutti cominciano a sonare.

Delli statuti de Chingiscam, e morte sua, con lo

numero de suoi Figliuoli e Baroni.   Cap. XI.


R
Itornando da quel Paese Chigiscam, e mancato le vettovaglie pativano gran fame: Hor per sorte foro trovate le interiore fresche di una bestia, e cavato fuora il sterco, le missero a cuocer, e poi innanzi che Chigiscam portate tutti, se posero a mangiare: Per la qual

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cosa ordinò lui, che ne sangue, ne interiori, ne cosa alcuna, che si possi mangiare (eccetti il sterco) si giettasse uia. Venuto adonque nella sua patria, ordinò li statuti, che di sopra havemo narrati: Li quali inviolabilmente osservano gli Tartari. Poi questo da una percossa de un tuono morì. Hebbe quattro figliuoli, lo primo Octoday, lo secondo Thossuthcam, il terzo Thiaday, lo quarto non sapemo il nome. Da questi quatro sono discesi tutti li Principi de Tartari. Lo primo de figliuoli di Octoday fo Cuyne, che hora è l'Imperatore. Li fratelli di costui Octoben, e Chitenen, delli figliuoli di Thossuthcam, sono Baty, Ordu, Siban, Borobaty, che è piu riccho, e possente, poi l'Imperator de tutti; Ordu piu vecchio delli Capitani. Sono quelli de Thiaday, Hurin, et Cadan. Del quarto figliuolo de Chingiscam, Mengu, Bithat, et altri molti: La Madre de Mengu detta Serocthan, e gran Signora fra li Tartari, et saluo la Madre de l'Imperatore, piu nomata, e potente de tutti (eccetto il Baty) questi sono li nomi Ordu è stato in Polonia, et Vugaria: Baty etiandio Hurin, et Caden, et Siban, et Duygeth, li quali tutti foro in [p. 17r modifica]

Ungaria, ma etiam Cirpodan, Il quale anchora è oltra mare contro certi Soldani de Saracini, et altri habitanti lo paese transmarino. Il resto è rimasto in Tartaria, cioè Mengu, Sirenen, Hubibay, Smocur, Car, Gay, Sibedey, Bora, Berca, Coresa, sono etiam molti altri Principi de quali non sapemo il nome.

Della potesta, che ha l'Imperator, e gli Principi.   Cap.   XII.


L
O Imperator loro sopra tutti ha un mirabile dominio: conciosia che niuno ardisse dimorar in parte alcuna se non lui li assigna, e quello ordina il loco a Principi, li Principi a Conduttieri, li Conduttieri a Centurioni, li Centurioni a Decani: tutto quello li vien comandato sia qual tempo, e loco si voglia in guerra alla morte, senza altra contraditione obbediscono. Imperò che se lo Imperatore adimanda la figlia vergine, o sorella di alcuno, la danno senza contradire: Anci spesse volte fa adunare molte donzelle dalli confini de Tartaria, e quelle che vuol ritiene per esso: et le altre da alli suoi Baroni, et in ogni luoco dove manda

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messaggi, fa dibisogno li sia datto Cavalli, e spese senza dimora: Et similmente venga da qual parte si voglia Ambasciatori con tributi, è di necessita gli sia datto cavalli, carte e spese. Ma quelli che vengono da Terre, non sottoposte a lui, sono in gran miseria, e povertà del viver, e vestire: e massime quando vanno a Principi, e li bisogna tardare. Pero che cosi poco danno a dieci huomini, che non basteria à uno, over duoi: e se li vien fatto iniuria, non si possono lamentare, e peggio che molti doni, cosi da Principi, como Sergenti sono richiesti. Li quali se non darai fanno beffe di te, e reputano da niente, de qui noi gran parte delle cose, che n'havevano datto li Christiani per viver, fo di bisogno spender in presenti. Alla conclusione cosi tutte le cose sono in potesta de l'Imperatore, che niuno ha tanto ardire che dicesse questo è mio, quello è tuo: ma gli huomini, gli animali, e cio che possedono è suo.

Onde pochi giorni innanti fo messo un sta-

tuto sopra questa cosa. Il medesimo

dominio ha ciascun de Prin-

cipi, sopra le Provincie

che reggono.

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Della elettione dello Imperator Octoday et legatione

del Principe Baty.   Cap.  XIII.


M
Orto come è detto in sopra Chingis congregoronsi tutti li Baroni, et elessero per Imperatore Octoday suo figliuolo: il quale fatto Consiglio con suoi Principi, divise gli esserciti, e mandò il Baty, che li apparteniva nel secondo grado, contro la Terra Daltissodan, e lo paese de bismini, che erano Saracini, ma parlaveno in Comano. Intrato adonque nelle Provincie di costoro, li fece suoi sudditi: ma una Citta detta Barchin, fece gran tempo resistenza. Però che li Cittadini nel circuito della Citta havevano fatto molti fossati, e nanti che questi fossero riempiuti, non si poteva pigliarla. Li Cittadini della Citta detta Sarguit udito questo, uscirono fuori, e se renderno spontaneamente: onde non fo destrutta la Citta, ma molti de quelli ammazzatti, e fatti prigioni. Ricevute le spoglie, posero delli suoi per guardia, et andorno contra la Citta Orua. Questa era molto habitata, e ricca, truovansi entro molti Christiani, Gazari, Rutheni, Alani, et altri,

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similmente molti etiam Saracini, da quali era dominata: stava sopra un gran fiume, et era como porto spatiosissimo. Poi che li Tartari non la potero pigliare, tagliorono il fiume, e quella con tutti li habitatnti sommersono: Fatto questo se n'andoro in Rossia, dove con gran occisione de Christiani, Citta e Castelli destrussero. Kaonia Citta Metropolitana della Provincia, longamente ossediorno, et al fine presa foro ammazzati li Cittadini: Onde noi passando per quel paese trovammo infinite teste, et ossi de morto, che giacevano sopra la strada. Imperò che era stata gran Citta, e molto habitata, ma al presente è redutta quasi a nulla: et appena sono ducento chase, e li habitator de quelle, sono tenuti in estrema servitu. Partiti da Rossia, e Comania, li Tartari condussero l'essercito contra li Ungari, e Poloni, dove molti di loro rimasero morti: e (como è detto di sopra) se li Ungari havesseno virilmente fatto resistenza, si partivono al tutto confusi. De qui vennero in la Terra de Mordvani, che son infideli: e superati questi nel paese de Byleri, cioè la grande Bulgaria, e quella al tutto roinorno. Poi verso l'Aquilone contra li [p. 19r modifica]

Hastarchi, cioè l'Ungaria grande: et habuta la Vittoria, caminoro piu oltra alli Parossiti, equali hanno la bocca, e lo stomaco piccolo a maraviglia: onde non mangiano, ma cuoceno le carne, e quando son cotte, pongono la bocca sopra la pignata, e del fumo si nutriscono: e se pur mangiano qualche cosa, mangiono pochissimo. De qui vennero alli Sagomedi, li quali vivono solamente di Cazasone, e le chase, et vestimenti hanno di pelle bestia. Poi ad uno certo paese sopra il Mare Oceano, dove ritrovorno certi monstri, che in tutto hanno forma humana, ma li piedi di bove con la testa d'huomo che in faccia pare sia di cane: doi parole parlavano, como huomini, e poi latravano como cani. De qui ritornorono in Comania, e li fin al presente molti sono rimasti.

Della legatione di Cirpodan.    Cap.  XIIII.


N
El medesimo tempo, Octoday Cam mandò Cirpodan Capitano de l'essercito verso mezzo giorno contro una natione detta Chergis, la quale etiandio superò.

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Costoro sono pagani, et non hanno peli nella barba: quando more il Padre per dolore in segno de scorzo si levano da una orecchia a l'altra, como dire una correggia dalla sua faccia. Da indi Cirpodan venne alli Armeni: e passando per certi deserti trovorno monstri, che hanno forma humana, e solo a mezzo il petto un braccio con la mano, e similmente un soto piede: duoi scargavano uno Arco, e si fortemente correvano, che li cavalli non li potevano aggiungere: il suo corso era con un piede à salto, à salto, e poi che cosi erano stanchi facevano della mano l'altro piede, torcendosi como un cerchio. Anchora quando cosi erano lassi, ritornaveno all'andar de prima: questi Isidoro li appella Cyclopedi de quali alcuni ne ammazzoro li Tartari, (e si como a noi fo detto dalli Chierici Rutheni nella corte che stanno con l'Imperatore) molte fiate vennero ad esso Ambasciatori mandati da quelli, acciò havessino pace con lui. Venuti adonque li Tartari in Armenia, quella soggiogorno: et etiando una parte della Georgia, l'altra parte se rese al suo comando, e paga de tributo fino al presente Vinti Millia perpere, che son alcune [p. 20r modifica]

monte. De qui arivorno nella Terra del Soldano Devurun forte, e possente: onde Combattendo con quello, lo vincerno. In somma segvitorno piu oltre e battagliorno fino al paese del Soldano d'Halapia, et adesso anche lo possedono: deliberando tutta volta di battagliare in altre Terre non son ritornati fino al di d'hoggi nella sua Provincia. Andò il medesimo essercito ad un paese detto Calisibaldac, e fecesselo suddito: Imponendoli de tributo ogni giorno quattrocento bisanti, oltra Baldachini, et altri doni, che son obligati à Tartari: mandano etiando ogni anno à dire al Calipha, che vengha in Tartaria: ma quello con tributo, et infiniti presenti prega, che lo voglino sopportare: Nientedimeno lo Imperatore piglia, cio che manda, ma dicegli con Ambasciatori sempre che debba venire.

In che modo se deportano li Tartari nelle battaglie.    Cap.    XV.


O
Rdinò Chingiscam li Tartari per Decani, Centurioni, e Caporali: ma ogni diece Caporali sono sotto il governo di

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uno, e sopra tutto l'essercito uno, o doi, al piu tre Capitani: ma in tal modo che habbino uno ad ubbidire: e quando son appizzati a battaglia se comunamente tutti non fuggono, quelli che voltano le spale perdono la vita: et se uno, o duoi, over piu de diece audacemente si mettono à combatter, e li altri non si seguitono, conviene che sian morti. Similmente se accade che in diece sia preso alcuno, che li compagni non lo liberino essi, Anche sono decapitati. Le arme loro dicono esser duoi Archi, almen uno che sia buono, e tre Carcassi pieni di frezze, un manerino, e corde da tirare drieto le machine. Li ricchi hanno arme nella ponta acute, che solo tagliano da una parte, et alquanto storte. Li Cavalli armati, le gambe coperte, scudo, e panciera, ma le panciere, e coperture di cavalli, alcuni hanno di cuoro sopra il corpo con artificio duplicato, e triplicato, l'elmo di sopra è ferro, o azale: ma quello che atorno copre il collo, e la gola è di cuoro, Altri tutte queste cose hanno di ferro, fatte in questa forma. Son certe lame sottile, large como un dito, longhe un palmo, et in ciascheduna fanno otto busi piccoli, entro mettono tre correggie [p. 21r modifica]

strette e forte, accozzando le lame, una sopra l'altra: per tanto, quelle alle tre correggie con altre sottile tirrate per li busi ligano: e nella parte di sopra una correggia da l'una e l'altra parte duplicata con un'altra cusono, accio le lame stiano salde, et assettate. Questo fanno cosi a gli huomini como a li cavalli: e tanto sono lucente che si guarda entro como in un spechio. Altri nel ferro di la lanza hanno uno ancino col quale si possono tranno fuor di sella li nimici. Li ferri delle frezze son acutissimi da l'una e l'altra parte: e percio sempre alato li Carcassi portano lime per aguzare le sagitte. Hanno scuti di bachette e verghe, ma non credo che quelli usino se non nelli allogiamenti et a guardia dello Imperatore, e Principi solamente di notte. Sono astutissimi nelle guerre, conciosia che XLII anni è che batagliano con altri populi. Quando arivano alle fiumare, li maggiori hanno un cuoro tonda e leggiero nella bocca, dil quale atorno son molte orecchi: dentro quelle mettono una corda, e poi che l'hanno impito de vestimenti et altre cose, stringono fortemente e calzano per modo che pare una bala. Nel mezzo mettese cose piu grave, et etiam di sopra la [p. 21v modifica]

sella: dove si assentano como in una Nave; e ligati ala coda dil Cavallo, mandano uno dinanti che nodando governi il destrieri. Ale volte hanno doi remi e loro medesimi si voghano in terra: spinto adonque uno cavallo ne laqua, tutti li altri tengono drieto a quello. Ma gli poveri hanno ogniuno da per se una bolza o voglio dire sacco di cuore ben cusito: e messo in questo le sue robbe, lo ligano alla coda del cavallo è cosi passano il fiume como è detto di sopra.

In che modo si pol resisterli.   Cap. XVI.


N
I U N A provincia esser penso che possi fargli resistenza: inpercio che di ogni paese, qual sia sotto il suo dominio soleno far gente d'arme. E si una provincia che li sia vicina non li da soccorso destrutta quella che ossediavono con li huomini che hanno preso vano contro a questa: è pongono quelli primi nel essercito, è como si deportano male li occidono. Per tanto se gli Christiani voleno combatter con loro, fa debisogno se adunino insieme è di commune consiglio facciamo resistenza. Li combatitori habbino

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Archi forti, et balestre che molto temono, freze et dardi a sufficienza una partesana di bon ferro over manera col manego longo. Li ferri delle sagitte quando son caldi debbono temperare a modo de Tartari: cioe ne laqua mescolata col sale, accio vagliano à penetrar l'arme loro. Le spade è lanze con gli ancini chi vagliano à traher quelli di sella. Pero che facilmente cascon di quella. habbino scudi et altre arme, con quale possino defender se stessi è gli cavalli dall'arme et sagitte loro: et se alcuni non sono si ben armati debbono à l'usanza loro stare indrieto: è ferir quelli da longi con archi et balestre. Similmente, è dibisogno como habian detto di sopra fare li Tartari, ordinar le squadre: e poner lege alli combatenti, che qualunque si voltera a sachegiar nanti la vittoria debano sotto iacer à gran pena: che cosi facesse appo loro, seria morto senza altra compassione. Il loco dove si de battagliare, sia nel piano piu che si pole: accio da ogni canto si veggiano, ne tutti debbono insieme ragunarsi, ma ordinar molte schiere, ne percio troppo distante l'una da l'altra contra quelli, che prima si affrontano, è debisogno mandar un squadrone, è [p. 22v modifica]

l'altro sia preparato in suo soccorso succedere, son anchora necessarij molti speculatori ad avisar quando si moveno le ciurme: impero esse sempre squadre con squadre debbon si poner all'incontro. Conciosia che quelli ogni hora si sforzino serar in mezo l'inimico. Siano attenti, etiam dio li soldati benche fugano, non li tenir molto drieto: accio (como soleno fare) non li tirano all'inganni apparecchiati, peroche piu con fraude che con fortezza combattono, et anchora accio non si stanchino li Cavalli. Impero che noi non n'habbiamo in tanta moltitudine quanto loro. Li Tartari quelli che cavalcano un giorno tre e quatro giorni, piu non tocano. Oltra di questo si voltano e Tartari le spalle non percio debono partirse li nostri, over separarsi: questo fingono, per poter diviso l'essercito, liberamente tornar a distruger il paese Ma alpostuto li nostri Capitani metano guardie giorno è notte per lo essercito, ne fa mestier li combattenti giacer spogliati, ma sempre prompti alla battaglia. Conciosia che sempre li Tatari como demonij son vigilanti à procurare inganno, e dar nocumento alcuno. Certo quelli de loro che in guerra son caduti da [p. 23r modifica]

cavallo, è da pigliarli; pero che come son al piano fortemente sagittano e gli huomini con gli cavalli ferendo ammazzono.

Del viaggio de Frate Giovanne Minore fin alla

prima custodia de Tartari.    Cap. xvij.


N
Oi adonque secondo il mandato della Sedia Apostolica, sendo per gir alle natione de populi de l'Oriente, elegemo prima andare alli Tartari: conciosia che temessino alcuno pericolo per loro non advenisse alla chiesa de Iddio. Per tanto prendendo camino arrivassimo dal Re di Boemia, il quale sendo nostro familiare n'hebe consigliato, che ci aviassemo verso Polonia e Rossia: peroche in Polonia haveva di sua stirpe con l'aiuto de quali potressimo intrar in Roscia, è datte le lettere hebbon condutto fece che etiam per le sue corte è cittade ne fosse datto le spese insino al Duca Bolezlao di Sclesia suo nipote. Ilqual similmente a noi era noto è familiare, onde fece il medesimo per fin che arivassimo à Conrado, Duca di Lantiscia. Alquale (favoreggiando Iddio noi) era

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all'hora venuto il Signor Vuasilicon Duca di Rossia, da cui etiam piu chiaramente intendessimo del fatto de Tartari. Perche gli haveva mandato ambasciatori, li quali gia erano tornati, ma inteso che seria bisogno noi dargli presenti, fecemo comprare de quello che in elemosyna n'era datto per subsidio del viaggio, pelle de Castori, et altri animali: laqual cosa presentendo il Duca Conrado, e la Duchessa di Cratonia l'Episcopo e certi Soldati commolti altri ne dettero di queste pelle, finalmente pregato il Duca Vuasilicon dal Duca di Cratonia l'Episcopo et Baroni ne condusse seco nel suo paese, dove ripoßati alquanti giorni a sue spese, poi che da noi pregato, fece ragunare li Episcopi legemo le littere del noſtro Santo Papa, che gli ammoniva volessino tornar alla unita della Santa Madre Chiesa, alla qual cosa noi etiam dio quanto potevamo inducessimo il Duca li Episcopi, et insieme tutti gli altri. Ma perche il Duca Daniele fratello del predetto Vuasilicone, ito al Baty, non era presente, non potero dar di questo ultima risposta, poscia Vuasilicone, ne mando con un suo sergente fino in Kionia Citta metropolitana di Rossia. [p. 24r modifica] [p. 24v modifica] [p. 25r modifica] [p. 25v modifica] [p. 26r modifica] [p. 26v modifica] [p. 27r modifica] [p. 27v modifica] [p. 28r modifica] [p. 28v modifica] [p. 29r modifica] [p. 29v modifica] [p. 30r modifica] [p. 30v modifica] [p. 31r modifica] [p. 31v modifica] [p. 32r modifica] [p. 32v modifica] [p. 33r modifica] [p. 33v modifica] [p. 34r modifica] [p. 34v modifica] [p. 35r modifica] [p. 35v modifica] [p. 36r modifica] [p. 36v modifica] [p. 37r modifica] [p. 37v modifica] [p. 38r modifica] [p. 38v modifica] [p. 39r modifica] [p. 39v modifica] [p. 40r modifica] [p. 40v modifica] [p. 41r modifica] [p. 41v modifica] [p. 42r modifica] [p. 42v modifica] [p. 43r modifica] [p. 43v modifica] [p. 44r modifica] [p. 44v modifica] [p. 45r modifica] [p. 45v modifica] [p. 46r modifica] [p. 46v modifica] [p. 47r modifica] [p. 47v modifica] [p. 48r modifica] [p. 48v modifica] [p. 49r modifica] [p. 49v modifica] [p. 50r modifica] [p. 50v modifica] [p. 51r modifica] [p. 51v modifica] [p. 52r modifica]

vato piu lo vostro Capitano, e suoi Baroni (si como mi son potuto accorger) che tutto il resto del mio dire. Ma son qui presente per la liberta della fede, e verita: ne temo uno huomo mortale. Venuta gia la sera che si dovevano licentiar da corte lo antedetto Cancellieri, sendo per partirsi la mattina seguente, fece chiamar li Frati, e gli hebbe letto le littere, che Chaam haveva mandato à Baiothnoy sute da mandar per tutto il Mondo, ammonendo quelli, che ciò che udissero tenessero a mente: Tutte queste cose predette si fecero nel primo giorno.

Come li Tartari con beffe, et inganni feciono molto appoloro dimorare li frati. Cap. XLVII.

P
Er tanto nel medesimo giorno in sera udito il tenor delle littere promettendogli quelli Baroni, e lo Cancelliere di dar à loro una copia di tal littere: li frati degiuni ritornano al suo allogiamento, che era ben lontano un miglio dal Paviglione di. B. doppoi quattro giorni F. A. & F. G. tennero a corte, e dissero à Baroni mediante l'interpreti, che si volesse degnar il Prince risponder al tenore delle littere Papale: e tosto licentiati volesse darli saluo condutto per lo suo paese. Hor

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alcuni Baroni, che se intendevono col Signore risposero, l'altro giorno, che erivo venuti a corte intendemo dal vostro parlare esservi partiti de Christianita, per veder lo essercito de Tartari: poi che tutto non è anchor ragunato insieme, ne quello haveti veduto, non fa bisogno di esser licentiati da corte, ne partirvi da qui. Alle qual parole rispose F. A. si como nel primo giorno piu fiate sopra questo detto vi rispondemo: Non siamo venuti qui prima per veder lo vostro essercito: ma portar le littere del N. S. Papa, e darli risposta: quantunque senza dubbio alcuno conseguiti per questa venuta veder voi, e le vostro essercito. Allhora partendose li Baroni, e promettendo ciò ricordare a Baiothnoy: e con celerita darli risposta, espettarono li frati dalla mattina al gran feruor del Sole fino à nona: et ultimamente senza risposta alcuna ritornano alla sua stanza. Cosi spesse fiate frequentando li altri giorni alla corte per haver licentia di andare, fomo scherniti da Tartari, e reputati da quelli, como uilissimi garzoncelli: ne degni d'haver risposta: anci como cani. Pertanto molte volte, e quasi ogni giorno givamo à Corte, e da prima fino à sesta, e tal fiata à nona in quel gran caldo del mese di Giugno, e Luglio, [p. 53r modifica]

e Luglio, senza coperta alcuna dimoraveno, chiedendo risposta, o licentia. Ma non sendo tenuti degni pur de parlare con essi, sempre ritornaveno al suo alloggiamento degiuni, et affamati. In questo modo Baiothnoy sdegnato verso di quelli, e per escusation della sua scelerita opponendogli le ostinate risposte: e comandando tre fiate, como è detto disopra, che fossero morti, li ritenne nove settimane nell' essercito, dileggiandoli come indegni de audientia. Ma gli Frati con humilta sopportando la sua malitia et indegnatione mutarono con ingegno la necessita in virtude.

Come li fecero espettare Augutha. Cap. XLVII


A
L fine suspesa la sententia per cinque settimane, e fatto littere da mandare al Papa, e parecchiati suoi ambasciatori pensò de licentiarli il giorno de san Giovambattista. Ma il terzo giorno seguente revocò quello haveva deliberato, dicendo haver inteso come veniva un grande, e solenne Ambasciatore da Chaam, figliuolo de Iddio, detto per nome Augutha. Costui como molti affirmavano era mandato a signoregiar tutta la Georgia: e nella corte dell'Imperatore era degli primi Conseglieri, e sapeva,

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come Chaam haveva rescritto al Papa, e dattoli un nuouo mandato, che si spargesse in tutto il Mondo: la copia del quale Baiothnoy voleva portassino li Frati, benche poco innanti fossero licentiati: e forse come molti credevano, si pensava di finir con questo Prince, la morte loro, che sin qua haveva differita. Onde non si potendo resister a la Tyrannia sua per tre settimane, e piu con humilta, e patientia sostenero espettando di giorno in giorno l'advenimento di Augutha. Staveno fermi, et immobili havendo per sostentation del corpo, un poco di pane et acqua a bastanza: Et alcuna volta per non haverne, degiunando fino à sera, mangiavono latte di capra, e vacche forse etiam alle volte di cavalle, e piu spesso havevano acqua pura: e per non esser à sufficienza mescolaveno col latte agro senza far mentione alcuna di vino.                              Come dapoi la venuta di Augutha si partiro.          Cap. XLVIII.


M
A pensando Frate Ascelino che facilmente con questo tardare potria perder il passaggio dil mare: che era necessario per la invernata che si approssimava, Ando à ritrovar un gran Consigliero della corte pregandolo che volessi con suo prego far che Baiothnoy

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gli espedisse promettendogli si tal cosa facesse non dovergli esser ingrato, Costui per tanto andato da Baiothnoy interpose preghieri, e bone parole per gli Frati: onde fece far per comandamento suo le littere al Papa, e metter in ponto gli ambasciatori. Hor fatto le littere, e scritti entro gli nomi de noncij, et apparecchiato al camino ecco che quel giorno nel qual parimente erano per far partita sopra giunse Augutha con lo Avunculo del Soldano di Halapia, e lo fratello del Soldano di Mosloal; che anticamente si dicea Ninive. Costoro etiandio venivano da gran Cane, à cui havevono fatto Homaggio, o per li suoi descendenti: et esso con molti doni, et presenti honorato s'havevono fatto tributarij suoi. Per tanto etiandio vennero alla presentia de Baiothnoy: e quello con molti doni adororno tre fiate ingenochiandosi come havevan fatto al gran Cane. De qui facendosi festa per tutto l'essercito, e conviti a suo costume in bever latte di cavalle, e Camelli, con canti, over cridori; et invitando li Tartari d'intorno con le moglie loro a tal solennitade, lasciorno da canto le facende nostre, e de tutti gli Ambasciatori. Sette giorni continovi sedettero à mangiare, bere, e solazzare. L'ottavo, che fu la [p. 54v modifica]

festa di Santo Iacobo, dettero licentia a Frati, che si partissero con le littere di .B. e Chaam, che dicono littere de Iddio, et insieme con messaggieri, che mandavono al Papa. Uno anno tra l'andar, e dimorar, e ritorno stettero li Frati. Ma frate Ascelino in quel viaggio stette anni tre, e sette mesi, nanti che giongesse al Pontefice. Frate Alessandro, et frate Alberico forno con lui tre anni, o poco meno. Frate Simone doi anni, e sei settimane, Frate Guiscardo che l'havevono tolto da Triphleis cinque mesi, sono como si dice da Achon, insino à quello essercito de Tartari, in Persia LVIII diete.

Della littera che fo mandata al Papa. cap. XLIX.


L
A forma della littera, la qual mandò Baiothnoy al Pontefice nostro, e tale. Per disposition divina la parola di esso Chaam mandata à Baiothnoy. Sappi Papa esser cosi. Li toi Ambasciatori son venuti, e ne hanno presentato le tue littere. Li toi Noncij hanno detto gran parole. Non sapemo se di tuo precetto, ò da se stessi habbin parlato, Tal parole erano nelle littere. Molti huomini ammazzati, estingueti, e dati in perditione: Lo comandamento stabile de Dio, e lo statuto de colui, che contiene la fazza de l'universo, cosi è appo noi:

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Qualunque udiranno quello habbino stanza sopra il proprio paese aqua, e patrimonio: e diano la uirtu a quello che contiene la faccia de l'universo. Ma qualunque il precetto, e statuto non udira ma metterasi far à l'opposito sia destrutto, e datto in perditione. Sopra cio vi mandamo questo precetto, e statuto: si voleti habitar sopra la terra nostra aqua, e patrimonio fa debisogno che tu Papa in propria persona venghi da noi: et à quello che contiene la faccia de l'universo te apresenti: e si tu non udirai lo precetto de Iddio, e di quello che contiene la faccia di tutto il mondo noi nol sapemo (Iddio il sa), e necessario che nanti che venghi mandi ambasciatori, e ne facci aviso se veni o non, se voi far pace o esser inimico la risposta di questo precetto tosto manderai a noi. Questo precetto per le mano de Aybeg, e Sargis havemo mandato: dil mese di Luglio il vigesimo giorno di la Luna: scritta nel territorio del Castello siliente.

Delle littere de l'Imperatore mandate al medesi=

mo Principe.     Cap.     L.


Q
Uesta è la forma della littera di essa Chaam; che loro dicono esser littera de Iddio. Per comandamento de Iddio vivo,

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Chingiscam figliuolo de Iddio dolce, e venerabile dice Iddio, e excelso sopra tutte le cose esso: Iddio inmortale, ma sopra la terra Chingiscam solo Signore: vogliamo questo pervenir a noticia de tutti in ogni loco: Alle provincie a noi subiette. Alle provincie à noi ribelle. Pertanto fa dibisogno tuo Baiothnoy gli exciti, e facci aviso che questo, e lo mandato de Dio vivo, et inmortale senza dimora, et etiandio fagli a sapere sopra cio la tua petitione: et in ogni loco questo mio mandato dovunca potra pervenir il noncio. E qualunque contradira sera preso à caccia: e lo suo paese rovinato, e ti certifico che ogniuno che non udira questo mio mandato sera sordo: e chi vedera ne havera cura di meterlo in essecutione sera cieco: e chiunque fara secondo il iudicio di questo cognoscendo la pace, e non pigliandola sera zoppo. Questa mia ordinatione pervengha à noticia di quelli che sanno, e non sanno. Qualunque udira, e non fara cura di osservare sera destrutto, morto: e datto in perditone. Pertanto cio manifesta o. B. E qualunque vorra la utilita della sua casa proseguira quello; e si fara nostro servo, sera salvo et honorato, e colui che contradira à questo secondo il tuo volere sforzate di castigarlo.

F I N I S.

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Errore incorso in la prima carta a tergo a

versi 27 lego vol dir dico.


Nissuno ardisca di stampare la presente opera sot-

to pena di subita scommunicatione, et perder le

opere e ducati cinquanta como nel

privilegio appare.



Stampata in Vinegia per Giovan' Antonio

de Nicolini da Sabio. Ne l'Anno del

Signore. M D XXXVII.

Adi 17 Ottobrio.